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Autore: jewelish    23/03/2009    5 recensioni
Una voce dolce. Un profumo di fiori. Sorrise, e la riconobbe senza nemmeno voltarsi. “Ginny”.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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....

 

 

 

 

DISCLAIMER: Harry Potter e i vari Weasley appartengono a J. K. Rowling.

 

 

 

 

Dedicata a chi ha sognato,

 a chi ha amato,

grazie a loro…

 

 

 

 

SEMPRE, COMUNQUE E PER SEMPRE.

Di Cicci92

 

 

 

 

 

La Guerra era finita da un bel po’ ormai.

Era passato tutto.

Beh non proprio tutto.

Il dolore per la perdita di amici e parenti era ancora vivo e presente in tutti coloro che avevano perso qualcuno.

 

Harry in particolar modo, non riusciva a non sentirsi in colpa, quando vedeva gli occhi di Molly Weasley inumidirsi pensando a Fred, o quando il piccolo Teddy diceva papà.

 

Nessuno dava la colpa a lui, ma ugualmente a non poteva non pensare, che se fosse riuscito prima nella sua missione, molte vite sarebbero state risparmiate.

 

E quando gli succedeva di sentirsi così, si rintanava in un angolo della Tana, vicino al laghetto.

Il prato verde e la quercia sotto la quale spesso si sedeva, riuscivano a fargli dimenticare tutto per un po’.

Ma comunque i volti degli amici persi, lo perseguitavano.

 

Le immagini della Battaglia si rincorrevano nella sua mente.

 

Il senso di leggerezza che aveva provato quando la bacchetta di Voldemort gli era volata in mano, non era niente, paragonato al calore che aveva provato quando aveva incrociato i suoi occhi.

 

Pozze calde di cioccolato fuso.

 

Ancora però non era riuscito a parlarle. Erano passati quasi sei mesi e non erano riusciti ad affrontare seriamente l’argomento. Si guardavano, si sorridevano, ma non avevano intavolato il discorso seriamente.

 

Persino Ron era riuscito a dichiararsi a Hermione.

Ma per lui era più facile.

Lui non aveva sulla coscienza il fratello della sua ragazza.

 

Hermione, dolce Hermione, gli diceva sempre che se non si fosse sfogato con qualcuno, non avrebbe mai superato il dolore.

E aveva anche ragione, ma quando provava a parlare, sentiva un blocco.

E non ci riusciva. Si chiudeva nel suo piccolo mondo privato.

 

E spesso quando si trovava davanti ad uno specchio si guardava la cicatrice.

La sua saetta non bruciava più, ma stava lì come monito.

Stava lì a ricordargli che non bisognava permettere più a nessuno di fare quello che Voldemort aveva fatto.

Ed era anche per questo che era entrato a far parte degli Auror.

Sezione Speciale Combattimento.

 

Avrebbe combattuto per evitare altra sofferenza.

E durante le esercitazioni, le parole del vecchio Moody, gli risuonavano in testa.

Vigilanza costante, Potter.

Forse per questo era uno dei migliori lì dentro.

I suoi istruttori erano delle carogne, non si facevano problemi ad usare la Legilimanzia, e lui era diventato bravo a chiudere la mente.

Non avrebbe avuto vita lunga altrimenti.

 

Ancora ripensava a com’era diventato rosso Malfoy, quando il suo istruttore, cogliendolo di sorpresa, aveva detto di non pensare alla sua ragazza nuda durante l’allenamento.

Sì perché Malfoy, Draco Malfoy, era diventato un Auror.

 

Se ci pensava, gli veniva ancora da ridere…

 

“Siamo contenti oggi?”

 

Una voce dolce. Un profumo di fiori.

Sorrise, e la riconobbe senza nemmeno voltarsi.

 

“Ginny”. Non una domanda. Una semplice constatazione.

“Cosa ci fai qui Harry?” Lo sapeva. Sapeva perché si rintanava in quel luogo. Ma apprezzava lo stesso che facesse finta di non saperlo.

“Pensavo…”

 

Nel frattempo lei si era seduta accanto a lui.

 

Abbastanza vicino da poterne sentire il profumo.

 

Ma i loro corpi non si toccavano. E quell’assenza gli pesò.

Gli pesò molto più del solito.

 

Stettero in silenzio. Ma non era imbarazzo quello che aleggiava tra loro. Era soltanto…riservatezza.

Silenzio rotto dalla ragazza.

“Harry”disse infatti Ginny all’improvviso “posso dirti una cosa?”

“Certo”

“Tu…Tu pensi troppo.”

 

Ed Harry si mise a ridere. Incredibilmente dopo tanto tempo, dalle labbra del Prescelto uscì una risata.

 

“Tu credi Ginny?”

“Ne sono profondamente convinta.

“ Ah si? E questa tua deduzione arriva da…?”

 “Arriva dal fatto che se così non fosse, saresti venuto da me tanto tempo fa e mi avresti detto quello che volevi dirmi” disse seria.

 

Harry aveva sempre saputo che la sua Ginny era una ragazza intelligente.

Ma quella volta lo spiazzò. Non credeva che lei avesse…capito.

 

“Beh…ho pensato che avessi…cose più importanti da fare…” provò a giustificarsi.

“Forse si. Ma tu…sei in cima alla lista delle mie priorità.” Gli rispose, mentre le sue guance si coloravano di rosso.

 

“Beh, anche tu lo sei…Però sai…tu e la tua famiglia non avete passato un momento facile e la colpa è anche mia…” cominciò a dire, prima che lei lo interrompesse, piuttosto veementemente…

 

“Ma io lo sapevo che ti girava quell’idea in testa.” Gridò quasi…indignata.

“Tu non…non devi pensare che io o qualcun altro ti crediamo colpevole per la morte di…Fred” disse con un certo sforzo.

Costava a tutti un certo sforzo parlare del gemello morto.

“Io so che non è colpa tua. Tutti sappiamo che non è colpa tua. Ma il tuo egocentrismo a volte supera ogni mia…fantasia.”

 

Quando Harry si sentì definire egocentrico si offese e non poco…

“Egocentrico?Egocentrico, Ginny? Solo perché mi preoccupo di avervi fatto soffrire?Beh grazie” le rispose acido.

 

“Lo vedi? Non capisci…Nessuno ti chiede di preoccuparti…Nessuno ti dice di sentirti in colpa…L’unica cosa di cui tutti hanno bisogno, di cui io ho bisogno, è vederti sereno. Vederti stare bene. Non importa nient’altro. La Guerra ti ha già tolto abbastanza, non c’è bisogno che ti privi anche della serenità. Non ora che puoi essere felice Harry”

 

Sapeva che le era costato dire quelle cose. Una cosa che Harry aveva imparato, riguardo Ginny, era che odiava mostrare i suoi sentimenti.

Crescere in una famiglia di soli uomini l’aveva temprata, le aveva insegnato che mostrarsi fragili, non avrebbe portato niente.

Perciò capì che l’aveva fatta stare male, che l’aveva fatta impensierire molto.

 

E si maledì per questo.

Odiava farle del male.

 

“Mi dispiace Ginny…io non credevo che…non mi sarei comportato così se avessi saputo che…che ti avrei fatto soffrire…”.

Non riusciva a trovare le parole per farle capire quanto ci tenesse a lei. Per questo decise di fare una cosa.

 

“ Vieni con me”

 

 

*******

 

 

Si ritrovarono in un piccolo garage della Tana…

Harry e il signor Weasley erano riusciti a mettere a posto la motocicletta di Sirius, e lui ogni tanto la provava e si divertiva tantissimo. Anche se preferiva le scope.

 

Si avvicinò alla moto, coperta da un telo, lo levò e guardò Ginny in maniera eloquente.

 

“Cosa?” chiese debolmente la ragazza quando capì “Vuoi farmi salire su quell’aggeggio?”

Era visibilmente preoccupata.

“Che c’è, hai paura Ginny?” chiese sfidandola.

 

Ora si sa. L’unico difetto dei Grifondoro è l’eccessivo orgoglio. Li porta a fare anche quello che avrebbero mai avuto il coraggio di fare.

 

“Andiamo, Potter.” Gli disse risoluta.

Harry, salì, la accese e la fece salire. Ginny però non era al corrente che la moto volasse, perciò fece un urlo apocalittico quando la motocicletta si staccò dal suolo.

 

In quel momento, con le sue mani allacciate davanti al suo stomaco, Harry si sentì bene, dopo sei mesi di totale depressione.

Il bello di stare con lei era quello. Ti faceva dimenticare tutto ciò che c’era di brutto al mondo in un secondo. E anche in quel momento, volando fra le nuvole con la motocicletta, sentendola dirgliene di tutti i colori, non poteva fare a meno di…amarla.

 

 

Volarono per un po’, e Ginny moriva di paura ogni volta che Harry faceva qualche acrobazia…Ma il ragazzo lo faceva di proposito. In quel modo, lei gli si stringeva di più e affondava la testa nel suo collo.

 

“Ginny?” le disse ad un certo punto

“Si?”

“Adesso scendiamo, perciò tieniti ok?”

“ Va bene Harry OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO SEI UN IDIOTAAAAAAAAAAAAAAAA!” gli urlò nell’orecchio.

Infatti, lui aveva preso a scendere in picchiata tutto d’un colpo.

 

Atterrarono su una spiaggetta isolata.

 

Quando scese, Harry si mise a ridere come un pazzo e Ginny lo seguì a ruota.

Si stesero sulla sabbia e continuarono a ridere.

 

Dopo un po’ si calmarono e stettero in silenzio.

Le onde si muovevano piano, e il vento leggero non era fastidioso, anzi era piuttosto rilassante.

 

“Harry, questo posto è magnifico. Come l’hai trovato?”

“Beh non mi dire che non hai capito dove siamo?” fece lui, divertito.

“No, dovrei?”

“Direi di si, visto che a meno di un chilometro da qui c’è la casa di tuo fratello Bill. Tra l’altro se i tuoi fratelli sapessero che ti ho portato via con la moto, mi ucciderebbero. Mi hanno fatto giurare che non ti ci avrei mai fatta salire.”

 

Lei, che aveva capito dove si trovarono, sorrise.

“Siamo vicini a Villa Conchiglia?”

“Già”

 

“Harry?” chiese all’improvviso “perché mi hai portata qui?”

 

Harry prese fiato e cominciò a parlare, guardandola negli occhi.

“ Beh…ho capito che mi sono comportato male con te in questo periodo. Sarei dovuto venire da te subito. Ti ho fatto penare un anno già, e poi mi sono messo con i miei sensi di colpa e il mio ‘egocentrismo’” disse, facendola ridere.

“Ma...” riprese “…volevo dirti…che…beh ti ricordi che sono andato da Voldemort per farmi uccidere, il giorno della Battaglia?” aveva deciso di prendere il discorso in maniera larga.

Lei era impallidita, intanto. Come avrebbe potuto dimenticare che era andato a farsi ammazzare? E che ci era quasi riuscito?

Quando lo aveva visto ‘morto’, le era crollato il mondo addosso.

Annuì e lo lasciò continuare.

 

“Beh quando mi sono trovato davanti a Lui, il mio unico pensiero era l’ultimo bacio che ci eravamo scambiati. E…io ho capito che tu…si insomma…io credo, anzi no, ne sono certo…Cioè quello che sto cercando di dirti…è che…

Io ti amo.”

Lo disse con così tanta passione e serietà, che a lei parve quasi un sogno.

 

Lacrime di gioia le comparirono sul volto.

Non credeva che sarebbero sopravvissuti abbastanza da dirselo.

E adesso stare lì, su quella spiaggia, per lei era più importante di ogni cosa.

 

Harry la guardava curioso e lei non capiva perché. Si asciugò le lacrime e gli chiese cosa avesse da guardare.

 

“Io… non ti ho mai vista piangere.” Le disse.

Ed era vero. Credeva che Ginny non piangesse mai, ma evidentemente si sbagliava anche su questo.

“E’ vero, ma ogni tanto capita anche a me. Anche se non mi piace farmi vedere...beh così…”

Gli rispose. Odiava farsi vedere debole. Il mondo non era per i deboli.

Lei lo aveva imparato a proprie spese i primi anni a scuola.

 

“Ma…piangi perché non sai come dirmi che non provi la stessa cosa per me e non vuoi ferirmi? Perché se è così non ti preocc…”

 

Ma Ginny non gli diede il tempo di finire di parlare.

Lo interruppe e gli disse: “ NO! Non è per questo…Solo che non credevo che mi avresti mai detto una cosa del genere. Siamo vissuti in un mondo troppo cattivo per poter pensare a queste cose, e io…beh io ti amo da sempre, non credo che ci sia bisogno di dirtelo.”

 

Disse tutto ciò molto velocemente.

Un sorriso si dipinse sul volto di Harry, che la abbracciò così forte, da non farla respirare.

 

Tu sei la cosa più importante della mia vita” le sussurrò prima di baciarla.

 

E fu come il giorno del suo compleanno. Bello, forte, passionale.

Anzi meglio. Perché ora avevano la consapevolezza che, nel bene e nel male, si sarebbero amati…sempre, comunque e per sempre.  

 

 

****

 

Tornarono alla Tana, che era notte fonda.

Non avevano calcolato bene gli orari. Per questo non si preoccuparono di non fare rumore. Harry teneva stretta Ginny, e arrivati sulla porta della casa, la baciò di nuovo.

 

Quando però una luce lo colpì, aprì un occhio visibilmente irritato dall’interruzione…per poi sbarrarli entrambi, quando si accorse che tutti i fratelli Weasley, lo aspettavano in cucina.

Si staccò da Ginny, che appena si accorse del problemino, molto vigliaccamente, lo salutò e si infilò in camera sua, facendo ciao ciao con la mano e piazzandosi in faccia un sorrisino vispo.   

 

“Ehm…ragazzi cosa…cosa ci fate svegli a quest’ora?” chiese Harry con sguardo innocente.

 

“Potter” si fece avanti Charlie “ l’unico che dovrebbe dormire a quest’ora sei tu. Si può sapere dove sei stato fino a quest’ora con mia sorella?” gli sibilò, quasi come un serpente.

“Ehm…io…noi…”

“Harry, vi – ho – visti – alla – spiaggia” precisò Bill, gli occhi ridotti a due fessure.

 

E lui capì di essere morto. Lui e Ginny non si erano fermati come al solito...

Decisamente no. E maledì quella piccola streghetta, per essersela svignata e averlo lasciato solo in quella situazione imbarazzante.

 

“Sentite, ragazzi possiamo parlarne…”tentò il Prescelto.

Niente da fare, si avvicinavano tutti in modo abbastanza minaccioso. Guardò disperato il suo migliore amico

“Ron, porca miseria non ti ci mettere anche tu. Dammi una mano.”

“Scordatelo Potter. Te lo avevo detto che non dovevi toccare mia sorella.”

Sembravano in modalità ‘uccidiamo Potter’.

 

Maledizione, erano tutti schierati a difendere la virtù della loro dolce sorellina…

Non che ci fosse molto da difendere ormai…

Rifletté sulle sue possibilità di cavarsela e, mettendo in pratica gli insegnamenti del suo istruttore Auror, fece l’unica cosa possibile in quel momento: scappare.

 

 

****

 

L’indomani, i ragazzi erano tutti allegri.

Non sembravano essere arrabbiati, e questo a Ginny sembrò parecchio sospetto.

 

Andò a cercare Harry e lo trovò vicino al laghetto.

Quando lui la vide si accigliò abbastanza.

 

“Grazie mille per ieri sera, coraggiosa Grifondoro” le disse sarcastico.

“Di nulla, figurati” fece come se niente fosse.

“Allora come mai siete così calmi? Cos’è successo?”chiese curiosa.

 

“Niente, dopo che hanno tentato di linciarmi” le disse guardandola di sbieco, “hanno deciso di ascoltarmi. Dopo aver spiegato loro che non ti ho violentata, né altro, hanno capito che sei cresciuta e che puoi decidere da sola con chi stare.”

 

“Veramente?”

“Si” disse ancora arrabbiato.

Non era andata proprio in quel modo. Ron quando erano soli in camera gli aveva dato un destro micidiale per sfogarsi. Comunque quanto meno, si era risolto tutto per il meglio.

 

“Benissimo!” fece lei felicissima. E lo abbracciò. Lui resistette ancora un po’ con l’aria imbronciata, poi però si sciolse e ricambiò l’abbraccio.

 

Era inutile tenerle il broncio e sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.

Lo sapevano tutti che le rosse facevano un effetto particolare ai maschi della famiglia Potter.

 

 

 

 

 

GRAZIE A :

KIKIDABOLOGNA

FUNNYPINK

KARMENPOTTER

ALE03

FAIRY_LULLABY

LADY PATFOOD

 

 PER AVER RECENSITO “first date”.

SONO FELICISSIMA CHE VI PIACCIANO LE MIE STORIE.

 

 

 

Francesca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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