15 Giugno 2006
«Itachi era il finto capo. Aveva
un debito nei confronti dell’innominabile».
La mano di Sasuke tremò, mentre
caricava la pistola.
«Non è vero»
«L’innominabile aveva deciso
di risparmiare la vita a suo fratello, in cambio del lavoro
sporco».
Sasuke sbarrò gli occhi.
«Avresti dovuto
morire assieme a quei fottuti piedipiatti dei tuoi genitori,esattamente dodici
anni fa».
Le gambe per poco non gli ressero.
«Dodici anni fa…»
«E ora da
l’addio alla tua amichetta»
«Maledetti…»
Sparò.
L’uomo sparò.
«Sa---»
L’ultima cosa che vide fu il corpo
di Sakura sobbalzare, per poi rimanere rigido, insanguinato e non vendicato al
centro della strada.
Esattamente affianco a Itachi.
Esattamente davanti ai suoi occhi
terrorizzati.
Sogni intensi
«In fondo noi non moriremo mai,
come anime intendo»
La ragazza lo fissò coi suoi grandi occhi verdi.
«Devo continuare a crederti, Sakura?».
Lo implorava, con quel suo sguardo.
«Se questo non è troppo,
fallo, te ne prego».
Allora le sorrise e le prese le mani fra le sue.
«Va bene, ti crederò»
La vide alzarsi sulle punte dei piedi.
La sentì stampargli un bacio sulla fronte.
«Grazie, Naruto»
Avrebbe ricordato per sempre la sensazione delle sue labbra su di
sé.
15 Marzo 2007
La
lapide è sempre la stessa: marmo bianco illuminato giorno e notte da un
lumino rosso.
I
movimenti sono sempre gli stessi: ti chini, leggi l’incisione che tu
stesso hai voluto far scrivere, cambi i fiori con quelli nuovi, accendi il lume
se spento, congiungi le mani per pregare qualche tempo, e te ne vai.
Le
prime volte era quasi insopportabile recarsi in quel luogo che mai avresti
voluto visitare per qualcun altro dopo la morte di tuo padre; ma poi, con il passare dei giorni e il realizzarsi del
dolore, ci hai fatto come l’abitudine, una triste abitudine di tutti i
pomeriggi. Perché tu vuoi così. Ti senti in colpa se non ti rechi
in cimitero, è quasi come se la colpa della morte della tua migliore
amica fosse diventata tua.
«Ci
credo, lo sai Sakura? Non moriremo…mai»
Parli
sempre, con lei.
Non
ti vergogni affatto a parlare con una lapide; sai benissimo che non ci stai
parlando veramente e che da Sakura, presenza invisibile affianco a te, non
potrai udire risposta.
«Tu
hai voluto così»
Le
parole sono sempre le stesse, i ricordi pure: la monotonia prende il
sopravvento pure nella sofferenza, se non di più in quest’ultima,
visto che le sole cose che puoi fare sono tentare invano di rassegnarti
occupando il tempo nel modo più corretto possibile, per non doverci
rimettere in rimorsi.
«Oggi…»
Apri
gli occhi e li porti attorno a te, diffidente, a voler constatare di essere
davvero solo.
«Sono
venuto da te per un’altra cosa, non solo per sfogarmi».
Alla
fine succede che tu, essere che ancora vivi e ricordi, ti sfoghi con colui che
è morto perché, nella realtà dei fatti, non hai nessun
altro disposto a lasciare la tranquilla quotidianità per ascoltare il
riassunto della tua penosa vita.
Ma
stavolta hai dell’altro da dichiarare, dell’altro che ti preme
dentro e che non ce la fai più a tenere a bada.
«E’
successa una cosa»
Le
iridi azzurre ti si dilatano; stringi il lembo della giacca con forza.
«La
giustizia ha avanzato un annuncio, senza nemmeno stare ad ascoltarmi. Quei
bastardi della difesa mi hanno giocato un brutto tiro».
Non
avresti mai voluto dover pronunciare quella frase che sta per uscire da te per
echeggiare in quella landa pacifica ma a tratti desolata, eppure ecco che
prendi un profondo respiro e lo dici, schiarendo bene ogni termine:
«Vogliono
condannare a morte Sasuke».
Su
quell’ultimo nome apponi un’inflessione accentuata e poi ti chiudi
nel silenzio, atterrito dalle tue stesse parole, e attendi immobile quegli
attimi che pensi bastino a Sakura per realizzare; indi ti alzi, porti lo
sguardo buio davanti a te e ti dirigi all’uscita,
ma non prima di esserti voltato indietro almeno una volta per vedere se la
figura della tua migliore amica, ora che te ne stai andando, sia diventata
riconoscibile.
Sorpassi
con un’espressione dolorosa la tomba di Uchiha Itachi –
l’inizio di ogni cosa - e sei fuori.
Nonostante tutto non smetti mai di
credere sempre che un giorno ti sarà permesso rivederla, Naruto.
E
per l’ennesima volta io, seduto affianco a lei, la tengo stretta per un braccio affinchè non commetta
l’errore di correre da te.
Gli
ribadisco sottovoce che, non fosse stato per quelle parole che ti ha rivolto quel giorno tra i tanti al sapore
di eternità, a quest’ora in te non ci sarebbe più
motivazione alcuna di appoggio alla vita.
E per questo, io, non finirò mai
d’essergli devoto.
***
«Dieci
minuti, non di più»
La
guardia ti spinge dentro la cella, vorresti girarti a darle un cazzotto in
piena faccia- come d’altronde vorresti mettere a ferro e fuoco
l’intero mondo- eppure ti limiti a morderti le labbra e a farti piano strada all’interno di quel luogo buio e piccolo.
Il
cuore ti batte a mille. Come ogni volta che ti rechi lì.
«Ancora
qui?».
Nonostante
tu conosca bene quella timbrica di voce, sobbalzi leggermente e porti spaesato
lo sguardo davanti a te: ti eri quasi dimenticato del per chi sei lì.
«Sono
stato da lei».
Avanzi
ancora un po’, e finalmente l’hai di fronte.
«Quando
mai non ci vai, Naruto?».
Sei
abituato alle sue risposte fredde ed insofferenti, ma oggi ti innervosiscono
più del solito; a fatica fai finta di non averlo sentito, e lo guardi
quasi implorante.
Basta nascondersi dietro delle frasi.
«Hai
mangiato?».
Sul
tavolo noti una cena ancora intatta e fai una smorfia.
«Devi
mangiare».
«Chi
sei tu per dire cosa deve fare un assassino?».
Sai
benissimo che continuando così potreste andare avanti all’infinito
a ribattervi a vicenda, senza mai arrivare al nocciolo della questione: sai che
le tue visite lì si concludono quasi sempre in un nulla di fatto.
Però
oggi non lo vuoi, e ti aggrappi con tutta la forza a ciò che vuoi dire,
per non lasciartelo sfuggire.
«Smettila
di vestire i panni dell’assassino, Sasuke!».
I
suoi occhi mandano un bagliore, uno dei rari, e le sue labbra, sottili, si
schiudono.
Non
sopporteresti dell’altra nera ironia.
«E
tu smettila di vestire quelli di genitori. Li ho già avuti e già
sono morti. E non li ha mica uccisi Itachi, no, li ho uccisi io, la pecora nera
della famiglia».
Conficchi
le unghie nel palmo della mano chiusa; il dolore fisico dona meno spessore alle
parole di Sasuke e ti sembra di poter sopportarle.
«Non
fare la vittima».
Sai bene che non è vero.
Per
l’ennesima volta ti pare di vivere in un mondo assurdo dove le parti si
sono invertite: mai avresti fatto
l’incubo di dover dare della vittima all’Uchiha. Mai. Nemmeno per
scherzo.
«…vattene
da qui».
Sta
andando tutto esattamente come sempre, le stesse dinamiche, lo stesso strazio.
Sasuke
non si fa quasi mai vedere il volto; per tutta la maledetta conversazione se ne
sta sempre a capo basso, le spalle curve.
Puoi
vedere il suo corpo muoversi per via del respiro, per il resto, è come
pietrificato.
«Ti
prego…vienimi incontro».
Conficchi
più forte le unghie nella pelle. Ormai le cicatrici sono diventate
numerose.
«Vattene.
Non devi aver niente a che fare con uno che ti ha sconvolto
l’esistenza».
Fai
una smorfia indescrivibile, quasi fosse un sorriso di bambino un po’
folle ed un po’offeso.
«Ma
non lo capisci che a questo punto non posso più fare a meno di te?!» urli a voce straziata e ti scagli contro di lui,
piombandogli addosso.
Perché deve rendere sempre tutto
più difficile?
«…vai
via…».
Lo
prendi per le spalle magre e lo costringi a levare gli occhi; lui oppone una
lieve resistenza, ma poi subito esausto si abbandona alla tua forza, come mai
sarebbe avvenuto in passato.
«Smettila
di complicare le cose, smettila, smettila!»urli ancora e le tue grida
risuonano a lungo in quella prigione silenziosa, ripiombandoti addosso col
riverbero.
E
quasi non ti riconosci.
Da quand’è che ti sei fatto
tanto disperato?
«Io
ho ucciso, Naruto, io ho u c c
i s o. E non potrai mai capire come ci si senta».
I
suoi occhi non sono più di quel nero intenso che tanto ti ipnotizzava,
invece hanno assunto una tonalità di nero opaca
e s’è possibile più oscura.
Sono spenti.
Ti
mettono tristezza e rabbia.
«E’
stato il fottuto destino, non tu. Ti sei solo ritrovato in mezzo ad una vita di
merda, e non hai potuto fare altro che difenderti».
Sai
che le tue parole sono quelle vere, che non ci può essere un’altra
versione dei fatti, tuttavia non ti danno conforto, ti suonano leggere ed
instabili.
La
verità senti di saperla solo tu, e anche lui [pur negandola]. Ma non ti
basta.
Non basta.
Ancora
una volta vorresti spaccare tutto, aprire un varco nel muro e nella vita, e
portarlo via di lì.
«Visita
finita, Uzumaki».
Ti
distacchi bruscamente e te ne esci.
Sasuke
non ti saluta, sai che è rimasto nella posizione in cui l’hai
lasciato, di nuovo a capo basso, che non mangerà né la colazione
né il pranzo, e che l’indomani lo ritroverai esattamente come
l’avevi lasciato, seduto rigidamente a bordo letto.
Una figura sbiadita, all’opposto
di quella nitida che tanto ti attirava.
Allora
non dici più una parola, ti lasci spingere via dalla guardia malevola e
ti ritrovi fuori, sotto ad un cielo denso di pioggia.
Ti
stringi nelle spalle ti incammini verso la macchina, meccanicamente.
Alla fine non sei riuscito a parlare.
Ciò
che hai detto a Sakura poco prima rimane fra te e lei.
Non
sei capace di dirglielo.
«Lo
puoi vedere, Sakura? Ti prego, va’da lui, un’ultima volta lui …ha
bisogno di te».
Perché,
nel momento in cui glielo dirai, sai che dovrai per forza rendertene conto.
Che Sasuke è destinato a morire.
Per una colpa che non ha.
Fottuto da un destino con il quale,
forse, è stato troppo rigido.
Senza poter fare nulla.
Perché la legge vuole così.
Però sai che il Sasuke di un
tempo è già morto da un pezzo.
«Non
sono capace di dirti addio, Sasuke»
15 Luglio 2008
Per
l’ennesima volta io, Minato, la guardo dalle sbarre, mentre accarezza i
capelli di Sasuke piangendo silenziosamente.
La
lascio per l’ultima volta sola con l’uomo, e vado da mio figlio.
Per
tenerti invisibilmente compagnia, seduto affianco a te sulla solita panchina; a
meno fino a che non spunterà l’alba e vedrò i tuoi occhi
riassumere l’originario bagliore.
Ora le nuvole sopra la mia prigione
Si muovono lentamente attraverso il cielo
Sta arrivando un nuovo giorno
E i miei sogni sono intensi stanotte.
DEAD MAN WALKIN' (B. Springsteen)
Questa
shot da per risaputo tutto il rapporto che
c’è stato prima tra
Naruto, Sasuke e Sakura. E ciò che a fatto a vuoto Sasuke.
E’
una AU, ma può leggersi anche come non tale.
Che non ci siano più “Dead
man walking”.
terrastoria