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Autore: Blablia87    18/02/2016    10 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un enorme cigno bianco nuotò lento in direzione della riva. Uscì dal lago agitando le ali per liberarle dall’acqua ed emise un paio di versi acuti, muovendo qualche passo in direzione del gruppo di persone che si erano radunate intorno al punto più isolato del Round Pond, il bacino artificiale nella parte ovest dei Giardini di Kensington.
Un altro paio di cigni lo seguirono, rispondendo ai suoi richiami.
“Sciò! Sciò!” Il sergente Donovan - capelli in disordine e viso tirato e stanco di chi è stato buttato giù dal letto da una telefonata improvvisa nel cuore della notte - allargò le braccia ed iniziò a muoverle cercando di allontanare gli uccelli il più possibile dal nastro di delimitazione della scena del crimine che stava cercando di sistemare.
“Perfetto, ci mancavano solo queste stupide bestie!” Sbuffò, facendo qualche passo nella loro direzione e continuando ad muoversi scompostamente. “ANDATE. VIA!” Gridò, mentre alle sue spalle venivano sistemate le ultime luci artificiali. Un suono metallico, un lieve ronzio, ed una luce potente illuminò il terreno dietro di lei.
I cigni si allontanarono in modo disordinato ed in direzioni diverse, spaventati dal chiarore improvviso. La donna si passò una mano tra i capelli, cercando di scostarli dal viso, e tornò verso il nastro. Si chinò per recuperare il rotolo finito a terra e lanciò uno sguardo al terreno che stava delimitando, riuscendo finalmente a vederlo in modo distinto.
“Cristo santo…” esalò, bloccandosi.
L’ispettore Lestrade, in piedi al di là del cordone di sicurezza insieme ad altri agenti, si passò una mano sul viso ed indugiò con le dita sulla fronte per qualche attimo, massaggiandosela con movimenti ripetitivi e circolari. Un poliziotto, dall’aspetto una giovane recluta, corse più velocemente possibile oltre in nastro e cadde in ginocchio vicino al sergente Donovan, scosso dai conati. Dopo aver smesso di vomitare si lasciò andare a terra, seduto. Cercava in ogni modo di non guardare il corpo che giaceva vicino alla riva, lambito dall’acqua, ma più provava a far vagare il suo sguardo altrove, più qualcosa lo spingeva a tornare con gli occhi su tutto quel sangue e pezzi di carne che una volta dovevano essere stati il viso dell’uomo a terra.
Donovan finì di legare il nastro ai pali che avevano piantato lungo il perimetro, e lo superò, affiancandosi a Lestrade. Si portò una mano alla bocca, cercando di non respirare con il naso e di filtrare l’aria attraverso le dita, ma il sangue era talmente tanto che le sembrava di riuscire a masticarlo.
Un fiotto di nausea le risalì la gola, ma lo ricacciò indietro, deglutendo più volte.
“Era decisamente meglio quando non si vedevano così… così tanti dettagli.” Boccheggiò. “Ha già chiamato Sherlock Holmes?” Domandò al suo superiore, con voce flebile.
“Ho mandato un agente a Baker Street.” Rispose lui, annuendo.
“Chiunque sia stato, deve essere completamente pazzo.” Affermò la donna, lasciando andare lo sguardo lungo l’intera scena del crimine. “Questo va oltre l’essere deviati.”
“Greg.” La voce di Mike Stamford li chiamò da oltre il nastro. Un agente lo aveva fermato e si era voltato in attesa dell’autorizzazione da parte dell’ispettore.
“Mike! Ok, Ross, fallo passare. È il coroner.” Lestrade fece un cenno con la mano al poliziotto, e quello annuì, alzando il nastro per permettere al medico legale di passare.
“Dio del cielo!” Si lasciò scappare lui, una volta arrivato abbastanza vicino. “Direi che posso fare la mia analisi preliminare anche da qui!” Aggiunse, osservando il corpo con occhi spalancati.
“Non lo dubito. Ma ho comunque bisogno che gli controlli le tasche.” Disse l’ispettore, avvicinandosi e appoggiandogli una mano sulle spalle.
“Ah, sì, giusto, la solita storia che nessuno può toccare il corpo prima del medico legale.” Sospirò Mike, avvicinandosi al cadavere e chinandosi su di lui. Si infilò i guanti di lattice e gli sbottonò il cappotto, cercando nelle tasche interne.
“Ecco qui.” Disse, estraendo un piccolo portafoglio di pelle scura e passandolo a Lestrade che, indossati i guanti a sua volta, lo prese ed aprì in cerca dei documenti.
“Thomas Rogers, impiegato della Sede Postale Centrale.” Lesse l’ispettore, portandosi la patente dell’uomo agli occhi e avvicinandosi ad uno dei fari.
“Ma cos’ha che non va la gente di questa città?!” Anderson - sguardo assonnato e un accenno di barba sul viso - appoggiò la valigetta per terra, al di là del nastro, e si chinò per superarlo.
“Bizzarro che sia tu a chiederlo.” Lo apostrofò Sherlock da poco lontano, con tono vagamente divertito. Era appena sceso da una volante, e si stava dirigendo verso il perimetro della scena del crimine affiancato da John.
L’uomo si limitò a ringhiare sommessamente, recuperando l’attrezzatura e lanciandogli uno sguardo torvo mentre si avvicinava.
Mike Stamford tornò in posizione eretta con un movimento goffo, aiutandosi poggiando le mani sulle ginocchia, e si fermò ad osservare l’uomo al fianco di John Watson con interesse. Erano decisamente una coppia strana, visti così, l’uno di fianco all’altro. La rappresentazione in carne ed ossa di un ossimoro, si sarebbe potuto dire. John, non molto alto, con un fisico ben proporzionato ed i capelli biondi tenuti in perfetto ordine dal taglio militare. Sherlock Holmes alto, esile al limite del poco salubre, con i capelli scuri agitati da un mare in tempesta di riccioli disordinati. Al medico legale venne da sorridere, nonostante lo scenario raccapricciante ai suoi piedi. Non aveva mai visto il suo amico camminare con tanta sicurezza come in quel momento, mentre il detective alzava il nastro per entrambi e attendeva che John lo superasse per farlo a sua volta.
“Mike.” Lo salutò John, aprendosi in un sorriso. Il coroner fece un cenno con la mano e gli andò incontro, sollevato dal potersi allontanare un attimo dal corpo steso a terra.
“Ti presento Sherlock Holmes.” Continuò il medico quando furono abbastanza vicini da poter procedere con le presentazioni. “Sherlock, lui è Mike Stamford, il…”
“Il medico legale.” Concluse per lui il detective, stringendo sbrigativamente la mano dell’uomo di fronte a lui per poi superarlo senza aggiungere altro.
“Sempre prima sulle nostre scene, eh, Alpha?” Sibilò Anderson, passandogli accanto pronto ad iniziare il lavoro di repertazione.
“Sta’ fermo.” Lo bloccò Sherlock, in tono perentorio. “Non. Muoverti. Non respirare, se possibile. Non provare neanche a pensare.”
“Ma che diav-“ ribatté l’altro, guardando prima Lestrade e poi Mike, che si era voltato e stava osservando la scena con un sopracciglio alzato.
“Non ti preoccupare, fa sempre così, ma non è poi così male quando impari a conoscerlo.” Gli sussurrò John, stringendogli rapidamente un braccio come a rassicurarlo, prima di affiancarsi a Sherlock e mettere a fuoco per la prima volta la scena del crimine nella sua interezza.
“Cristo Santo.” Si lasciò sfuggire dalle labbra, portandosi una mano alla tempia e massaggiandola con movimenti regolari, sovrappensiero.
“Una chiamata anonima.” Disse Lestrade, affiancandosi ai due. “Sul mio cellulare.” Specificò poi, cercando nella tasca del cappotto il pacchetto di sigarette che poche ore prima aveva acquistato imponendosi di non iniziarlo prima dell’ora di pranzo.
John lo osservò con la coda dell’occhio portarsi la sigaretta alla bocca ed accenderla, ma decise di non intervenire. Sapeva perfettamente che il suo amico stava tentando di smettere di fumare da qualche mese, ma sapeva distinguere senza ombra di dubbio quando qualcosa lo turbava al punto da fregarsene dei passi avanti fatti. Ed in quel caso, ne aveva tutte le ragioni.
“Bene, direi che la causa della morte è piuttosto lampante.” Cominciò Sherlock, avvicinandosi con attenzione al cadavere. “Da quanto potrebbe essere morto?” Domandò, voltandosi verso John e lanciando un’occhiata anche a Mike, ancora alle spalle del medico.
“Non è ancora in rigor mortis.” Affermò John, avvicinandosi e tastando un polso e poi il braccio dell’uomo a terra.
“La rigidità completa si ottiene tra le dodici e le ventiquattro ore…” Intervenne Mike. “Ma fa terribilmente freddo, qui fuori. L’ora della morte potrebbe falsata. E poi…”
“E poi sarebbe stato meglio se fosse rimasta almeno una piccola parte della testa.” Disse John, deglutendo un paio di volte mentre spingeva lo sguardo oltre l’ultimo punto riconoscibile del collo dell’uomo. “Il rigor mortis inizia sempre da mandibola e nuca , sarebbero stati un buon indizio… se ci fossero ancora.”
Sherlock annuì, facendo un passo indietro per poter vedere la scena nel suo complesso.
“È…” iniziò.
“Ti prego, non dire bellissimo.” Lo supplicò John, alzandosi.
“A suo modo trovo lo sia, sì. Ma in questo caso stavo per dire “strano”.” Gli rispose il detective, inclinando la testa da un lato.
“Beh, diciamo che non capita di sicuro tutti i giorni di trovare un uomo con la testa fracassata a colpi d’ascia in un parco pubblico, se è questo che intendi.” Lestrade lanciò il mozzicone oltre il nastro e tornò a voltarsi verso il corpo. “E di sicuro è la prima volta nella mia carriera che vedo usare come pennarelli sangue e materia cel… Dio, non riesco neanche a dirlo.” Concluse, scuotendo la testa.
“Perché non torni in ufficio e cerchi di far rintracciare il numero dal quale hai ricevuto la chiamata, se la nostra scena del crimine ti disturba tanto?” Lo apostrofò Sherlock, girandosi a guardarlo con un sopracciglio alzato.
“Guarda che è decisamente più normale essere a disagio davanti ad una cosa simile che non allegro come sembri essere tu.” Intervenne il sergente Donovan, una smorfia di disgusto ben dipinta sul volto.
“Mi dispiace se gli omicidi vi creano dei problemi. Pensavo foste della sezione crimini violenti, ma forse mi sono perso qualcosa.” Rispose Sherlock con una lieve inflessione canzonatoria nella voce.
“Ma davvero dobbiamo farci deridere da quest-“ Incominciò Anderson, ma venne fermato da un gesto della mano di Lestrade.
“Non mi interessa se ritieni che abbia lo stomaco troppo debole. Probabilmente è vero. Adesso quello che mi serve è trovare questo bastardo e chiuderlo nella cella più isolata della prigione più lontana del Paese. Va bene?” Domandò l’ispettore, guardando Sherlock.
“Certo.” Annuì lui, tranquillo. “È quello che sto cercando di fare.”
“Perché “strano”?” Intervenne John, avvicinandosi al detective.
“Mhm?” Domandò lui, continuando a spostare gli occhi sul corpo e sul terreno attorno a lui.
“Hai detto che è “strano.” Io direi macabro, orribile, malato… Ma strano…”
“Il modus operandi.” Rispose Sherlock, girando intorno al cadavere e avvicinandosi al punto in cui l’accetta era rimasta conficcata in ciò che rimaneva del viso. “Ha totalmente cambiato metodo. I serial killer non lo fanno praticamente mai, o comunque è un mutamento lento, protratto nel tempo. Solo ieri uccideva con veleno e sonniferi, ed oggi riduce la testa di un uomo a brandelli a colpi di scure?”
“Magari sono più d’uno.” Provò Mike.
“Magari ha usato un’altra persona anche per questo, come per la scritta sul muro.” Aggiunse John.
“Aspettate un attimo, quale altra persona per la scritta sul muro?!” Domandò Lestrade, spostando gli occhi da Sherlock e John e viceversa.
“Niente di importante.” Rispose il detective, guardando il medico con un’espressione di rimprovero.
“Niente Greg. Una sciocchezza.” Sospirò John, voltandosi verso l’ispettore. “Te ne parlerò dopo.” Lo rassicurò, abbozzando un sorriso e sentendosi leggermente in colpa.
Lestrade sospirò rumorosamente e annuì con poca convinzione.
“Comunque no. È sempre la stessa mano. Lui ama vederli morire, ne sono certo. È un esibizionista, non lascerebbe a nessuno la parte divertente.” Riprese Sherlock, tornando a guardare la scritta vicino a quel che rimaneva della testa dell’uomo, fatta col suo sangue.
“DIVERTENTE.” Ripeté Donovan, con tono scandalizzato.
Sherlock la ignorò, voltandosi a guardare il lago. Il vento ne increspava l’acqua, facendola arrivare a poca distanza dalle lettere rosso scuro, dense e cariche di grumi. Le parole erano piccole e fini, tracciate quasi sicuramente con un dito.
 
Tre e quattro e cinque e sei,
fossi in te io scapperei.
 
Lesse Sherlock ad alta voce.
“Comunque con questo dovrebbe aver chiuso il cerchio, no?” Chiese John, e Sherlock si girò lanciandogli un’occhiata interrogativa.
“Tre e quattro e cinque e sei”… “ Recitò il medico. “Il primo messaggio iniziava con i numeri sette, otto e nove, quindi…” Concluse, meno sicuro di quanto non fosse stato poco prima.
Sherlock sembrò riflettere sulle parole dell’altro per qualche secondo, e mantenne gli occhi fissi nei suoi per tutto il tempo, tanto che John iniziò a sentirsi leggermente a disagio.
“Fame?” Domandò infine il detective con tono serio, sbattendo un paio di volte le palpebre, come ad allontanare un pensiero troppo pesante, e cominciando ad avvicinarsi a John.
“Scusa?” Rispose lui, spaesato.
“Sono le cinque del mattino. La nostra cena, ormai diverse ore fa, è consistita in un pezzo di pizza da asporto. Ho chiesto se hai fame.” Ripeté l’altro, leggermente spazientito.
“Io…” John si voltò verso Greg, che osservava Sherlock con occhi sgranati. “Forse un po’, sì, ma… non mi sembra propriamente il momento.”
“Qui abbiamo finito, abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere. Ho bisogno di riflettere, e tu di nutrirti. Dai, andiamo.” Concluse con naturalezza, avviandosi verso il nastro e tenendolo alzato in attesa che John decidesse di superarlo.
Il medico lanciò un’occhiata di scuse all’ispettore, che fece segno in modo rassegnato di andare, e passandogli accanto diede una rapita pacca sulle spalle a Mike, che gli sorrise facendo l’occhiolino.
Anderson, mormorando fra sé e sé, infilò i guanti e iniziò il suo lavoro.
“Se non servo più, andrei anch’io…” Disse il coroner solo qualche attimo dopo, guardando Sherlock e John allontanarsi e sparire inghiottiti dall’oscurità del parco.
“Sì, certo. Ti faccio avere il corpo prima possibile.” Gli rispose Lestrade, facendo un passo verso di lui.
“Che ne pensi?” Gli domandò Stamford, a voce bassa, chinandosi a raccogliere la borsa da lavoro.
“Che prima fermiamo questo squilibrato, meglio è.” Rispose Greg.
“Ma no! Di John e quell’uomo. Voglio dire, a me sembrano affiatati. No? E poi non l’ho mai visto tanto a suo agio con qualcuno. Mi piacciono.” Concluse il coroner, accennando un sorriso.
“Non saprei… Ma se va bene a John, va bene a me.” Disse l’ispettore, sbrigativo, voltandosi a guardare l’uomo della scientifica che aveva cominciato a scattare le foto.
“Quello sempre.” Annuì Mike, portandosi al di là del perimetro di sicurezza.
“Ci vediamo in laboratorio.” Terminò, ricevendo in risposta da Lestrade un semplice cenno con la mano, dato che si era già voltato e stava tornando controvoglia verso il corpo per dirigere l’operato dei suoi uomini.

Angolo dell'autrice:
"Fame?" Perché diciamocelo, Sherlock sceglie sempre i momenti migliori per fare proposte del tutto inappropriate.
E quindi eccolo qui, il nostro terzo omicidio. Decisamente più cruento (e per la gioia di CreepyDoll, abbiamo avuto la scritta col sangue XD) e "disturbante". Il killer cambia modo di agire ma non rinuncia a lasciare in giro pezzi della sua poesia macabra. 
La cosa si sta facendo più "pericolosa" anche per lui, che è passato dal commettere omicidi "puliti" e in luoghi chiusi, ad un'esecuzione in piena regola in un luogo aperto e di pubblico accesso.
Chissà se ha ragione John, e con questo "il cerchio si chiude".

Come sempre vi ringrazio per aver letto. Un grazie particolare a chi ha inserito la storia in una delle tre categorie (a seguirla siete ormai più di settanta, ho un brivido ogni volta che vedo quel numero crescere!) e a chi trova sempre un po' di tempo per lasciare una parola nei commenti. Ne escono fuori spunti di discussione utilissimi e, come ormai avrò ripetuto fino allo stremo, adoro confrontarmi con voi. 
Se voleste farmi sapere come state trovando la storia (mi rivolgo a chi non ha ancora espresso il suo parere ^_^) mi farebbe davvero piacere.

A partire dal prossimo capitolo ne avremo due/tre molto incentrati sul rapporto Sherlock/John. :)

Un saluto a tutte/i e a presto!
B.
   
 
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