Falsi
luoghi comuni… o no??
“E ricordati di spegnere il
gas” ribadì mia madre per la
milionesima volta.
“Uffy Ma!! Me lo hai già detto. Te ne
vuoi andare??” Avevo
fretta, di lì a poco sarebbe arrivata
la mia migliore amica che non vedevo da tanto tempo e volevo avere la
casa
libera per poter parlare liberamente senza la paura di far sentire
qualcosa ai
miei che non avrebbero mai dovuto sapere.
“E mi raccomando! Chiudi la porta a
chiave! C’è tanta brutta gente in
giro”
“Ma te ne
vuoi andare??” rispondo esasperata spingendola fuori dalla porta
“E stai attenta a tutto” dice mentre
sale in macchina dove la aspettano,
da un quarto d’ora buono, mio padre e mia sorella. Resto
appoggiata allo
stipite della porta fino a quando la macchina sparisce dietro
l’angolo.
“Grazie
al cielo se n’è andata “ penso sbattendo
rumorosamente la porta blindata per recarmi
in salotto e svaccarmi, con la grazia di un ippopotamo, sul divano.
Nell’attesa
che arrivi Karin accendo il televisore, una bellissima tv al plasma da
40
pollici, non che mi piaccia più di tanto guardare la
tv,anzi, ma in assenza di
altro, la cena è ormai pronta tutto è
perfetto(per quanto una cena tra due
ragazze che si conoscono da ormai 13 anni e forse più possa
essere) e Karin non
arriverà prima di una mezzoretta quindi tanto vale
approfittarne…
“E
come al solito non c’è niente di
decente” borbotto continuando a fare zapping
mentre con la coda dell’occhio vedo la mia coniglia che
continua a girare come
una dannata intorno al puffo con un pezzo di pane secco in bocca
“Almeno
lei si diverte” penso spegnendo la tv per cominciare a
giocare con la mia
bestiolina.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN “Il
campanello” penso scattando verso la porta
Sono circa le 11:30 quando
l’impianto audio della televisore
diffonde il forte ansimare di Dana, la protagonista di
“Shrooms”, mettendo fine
al film. Mi stiracchio sulla sedia sbadigliando rumorosamente e
alzandomi per
accendere la luce
“Certo
che questi film horror fanno sempre più schifo”
dico tornando a sedermi di
fronte a Karin
“Hai
ragione! È sempre la stessa solfa e non fanno per niente
paura”mi risponde
“Patry? Che facciamo adesso??” mi
chiede sistemandosi sulla sedia
“Bho!
Andiamo in camera mia e poi vediamo” dico cominciando a
sparecchiare. Karin ed
io abbiamo trascorso una stupenda serata: abbiamo chiacchierato, ci
siamo
riempite la pancia con ciò che avevo cucinato(e modestie a
parte cucinare è
l’unica cosa di buono che so fare) abbiamo visto 3 film
horror e la serata non
è ancora finita …
Certe volte mi chiedo come possiamo,
io e la mia Kimmy,
essere amiche nonostante siamo quasi diametralmente opposte, in tutti i
sensi.
Karin è alta, capelli biondi, lisci e corti con un bel
ciuffetto viola sulla frangia, 2 stupendi occhi azzurri unici nel loro
genere e
un fisico perfetto, la carnagione bianca come la neve ed è
veramente bella.
Adora i film horror con annessi e connessi le piace lo sport ma non
molto la
scuola, ascolta musica straniera ed è molto solare ed
estroversa.
Io sono il suo esatto opposto. Alta qualche centimetro meno di lei capelli lunghi di un castano quasi nero, due odiosissimi occhi marroni(come quelli di migliaia di altre persone in questo mondo) e un fisico che è tutto un programma(in negativo ovviamente) non sono grassa questo no, ma non sono per niente un bel vedere; ho la carnagione olivastra(o come dico sempre io, ho la carnagione di un cadavere immerso in candeggina) e non sono nemmeno lontanamente carina(anche se quasi tutti asseriscono il contrario). C’è solo una cosa di me che mi rende fiera: i miei 7 buchi delle orecchie, 3 all’orecchio destro e 4 a quello sinistro. Anch’io adoro i film horror ma adoro soprattutto i libri di cui ho una libreria zeppa in camera (una libreria zeppa di libri?? Da quando??) detesto lo sport e in pratica vivo per la scuola, sono pessimista all’ennesima potenza e introversa fino alla misantropia. O almeno io mi vedo così. Nonostante queste nostre differenze tra me e Karin è stato un grande “colpo di fulmine”, per così dire, a prima vista. E ora eccoci qui, dopo 13 anni da quello che io ricordo essere stato il nostro primo incontro, in camera mia a chiacchierare del più e del meno.
“
Uffy! Ma lo sai che sei antipatica” mormora
Karin sedendosi sul letto vicino a me.
“Dote di natura” rispondo senza troppo
coinvolgimento continuando
a fingere di leggere il libro
con interesse. Non ricordo nemmeno il perché ma ho deciso di
ignorarla un po’
per farla indispettire, un gioco da poppanti lo so ma lo faccio lo
stesso.
“Cribbio!
Vuoi mettere via quel libro? Per una volta ogni morte di Cristo che ti
vengo a
trovare mi tratti così?” mi dice cercando di
strapparmi il libro dalle mani ed
io come contro ovviamente cerco di non farglielo acciuffare
“Scusa tanto! Non era
mia intenzione offendervi vostra demenza!” la scimmiotto io
scoppiando poi a
ridere come una pazza seguita a ruota da Karin.
“Ma quanto sei
pirla?” mi chiede scuotendo la testa e continuando a ridere
“Sapessi…”rispondo io vaga
riponendo il libro al suo posto nella
libreria
“Comunque parlando di cose serie! Fino a quando
stai qui?” chiedo tornando
a sedermi sul letto
“Credo fino a…” un botto
spaventoso risuona per tutta casa. Io e Karin
ci guardiamo allibite
“Cosa è stato?” chiediamo
all’unisono.
Il rumore era stato davvero molto forte e proveniva dal piano
inferiore. Ci
alziamo di scatto e corriamo al piano inferiore. Le luci sono tutte
spente e
tutto sembra al proprio posto, ora il piano è immerso nel
silenzio più
assoluto. Accendo la luce. Tutto è perfettamente nel posto
in cui dovrebbe
essere.
“Secondo te cos’è
stato?” chiede Karin guardandosi intorno
“Non lo so!” rispondo risoluta facendo
una breve ispezione del piano,
alla fine dopo aver girato per tutte le stanze trovo finalmente la
fonte di
quel fracasso infernale.
“Stupida pianta di mia madre del
cavolo” mormoro osservando il cadavere
di quella maledetta pianta su cui inciampo ogni volta che entro in
cucina. È
buttata per terra con alcune foglie strappate e della terra intorno a
lei. E il
vaso in cui era contenuta andata completamente in frantumi
“Ecco
cosa diavolo era” sbuffo rimboccandomi le maniche e
cominciando a raccattare i
cocci. Dopo aver scopato per terra e aver rimesso quel dannato aggeggio
in un
vaso di plastica io e Karin torniamo in camera mia.
“Ma
come avrà fatto a cadere?” chiede Karin
“Ma
che ne so! Mia madre l’avrà sistemata male su quel
cavolo di rialzo di ferro! Giuro
però che prima o poi quella pianta fa
una bruttissima fine” dico inviperita buttandomi
con poca grazia sul mio
letto seguita a ruota dalla mia best.
“ Confessa! Avevi paura” mi ammonisce
scherzosamente Karin
“Sì! Già mi aspettavo di trovarmi
davanti Michael*!” sbruffai
sprimacciando il cuscino per poi sistemarlo meglio sotto alla testa.
“ Allora è proprio amore a prima
vista!!” mi risponde lei ammiccante.
Non faccio in tempo a risponderle che improvvisamente salta la luce.
“Ma che
cazzo… tutte stasera devono succedere?”borbotto io
alzandomi e cominciando a
frugare nei cassetti in cerca della lucina per la lettura. La trovo e
l’accendo, poi mi dirigo nuovamente al piano di sotto e
aprendo il quadro generale
che si trova poco sopra al divano alzo le due levette, ma non succede
niente.
“Ma porca di
quella…” ok
adesso comincio veramente ad
innervosirmi
“Che
succede??” mi chiede Karin comparendo dietro di me
improvvisamente
“È
saltato il contatore!” sbotto chiudendo il quadro e andando
all’ingresso a
prendere il paio di chiavi che apre il lucchetto del contatore che si
trova
all’esterno della casa. Una volta trovate le prendo e mi
dirigo alla porta
secondaria della casa, faccio girare la grossa chiave nella serratura
ed esco
nella fredda aria notturna di febbraio. Davanti a me si para uno
spessissimo
strato di nebbia che m’impedisce di vedere al di
là del mio naso, faccio pochi
passi sulla destra e lì sul muro affianco alla porta
c’è lo sportellino bianco
che al suo interno racchiude il contatore, lo apro e alzo la levetta ma
nonostante questo la corrente non torna, riprovo un altro paio di volte
ma
ugualmente con lo stesso esito.
“Ma
che succede”penso rientrando in casa e sbattendo la porta
“
Allora?” chiede Karin
“Non riesco a far
tornare la luce” rispondo appendendo la lucina alla maglietta
e facendo segno a
Karin di seguirmi al piano superiore.
“Cosa
facciamo adesso?” mi chiede con un tono un
po’ansioso, quella situazione non
piace a lei tanto quanto a me, non che avessimo paura, questo no
però non era
simpatico stare al buio, era snervante.
“Adesso chiamo mio padre e gli chiedo
cosa devo fare per rimettere la corrente” rispondo
Finita la rampa di
scale noto una cosa che mi fa provare una strana sensazione, come una
morsa
allo stomaco. Vicino alla mia camera sul muro in basso
c’è una sottile
tavoletta di plastica che s’incastra nel muro e copre i cavi
elettrici che
passano per tutta la casa e le cui estremità confluiscono
tutte in quel punto,
ebbene in questo istante la tavoletta è poggiata sul
pavimento, i fili
fuoriescono dal muro e le loro estremità sono state
strappate dalla scatoletta
in cui si trovavano, lasciando scoperto il ciuffetto di fili di rame.
“Mio
padre stava trafficando con questi fili,
sarà stato lui a lasciarli così” penso
ma con poca convinzione, non so perché
ma mi sento inquieta e sono diventata guardinga e senza nemmeno
accorgermene
tendo le orecchie al massimo e cerco di aguzzare la vista. Nemmeno un
suono.
L’unico rumore è quello che produciamo io e Karin
respirando.
“Patry
perché ti sei fermata?” la voce di Karin mi fa
sobbalzare, non mi aspettavo di
sentirla.
“N..niente” le rispondo, probabilmente
non si è accorta dei fili e io
non voglio farla preoccupare
“Vieni, cerchiamo di raccattare il mio
telefono” rispondo imponendomi di
far finta di niente.
Muoviamo
ancora pochi passi quando improvvisamente la piccola lucina, dopo aver
emesso
una luce fioca e tremula, si spegne.
“Cavolo!
Non dirmi che si è scaricata?” mi chiede Karin con
un qualcosa di strano nella
voce, qualcosa che non avevo mai sentito: ansia? Forse.
Provo un paio di volte ad accendere la
piccola lucina ma inutilmente, infatti, nonostante io continui a
pigiare il
tasto di accensione questa continua a non dare segni di vita.
“ Sì Kimmy! Si è
scaricata, accidenti” esclamo mettendomela in tasca e
procedendo in avanti a tentoni
“Dammi la mano, così non rischio di
perderti per il corridoio” scherzo
io cercando la mano della mia amica
“Sai che hai uno spirito di patata del cavolo??
“ mi risponde lei
afferrandomi la mano. Bhè ad essere sincera non ho chiesto a
Karin di darmi la mano
solo per aiutarla a orientarsi bene ma anche perché mi sento
irrequieta, troppo
irrequieta, da quando si è fulminata la lampadina: non
è di certo un buon
segno. A tentoni mi dirigo verso il letto poi infilo la mano tra il
bordo del
letto e il muro cercando a tentoni la presa del caricatore del
telefono. L’avevo
messo a caricare poco prima che Karin arrivasse e quindi oramai
dovrebbe essere
carico. Finalmente trovo il filo, lo afferro e lo sollevo per prendere
il
telefono
“Ma che cazzo…”
sussurro. Perché non sento il peso del telefono? Continuo a tirare il filo
fino a che arrivo
alla fine e scopro una cosa che mi fa gelare il sangue nelle vene: il
filo è
tagliato.
“Che
succede? Mi chiede Karin” questa volta nella sua voce riesco
a riconoscere la
paura, devo aver detto quel”ma che cazzo” con un
tono davvero inquietante per
suscitare nella mia amica quella reazione.
La ignoro e rituffando la mano tra il letto e il muro
cerco il telefono.
Appena l’ho trovato cerco di accenderlo, la schermata del
Nokia s’illumina solo
per qualche secondo illuminando la stanza e il cavo tagliato per poi
far apparire
una schermata che dice” batteria scarica” poi
così come si era acceso lo
schermo si spegne.
“Che.. che cosa diavolo hai fatto a quel cavo?
“ mi chiede Karin
“Niente!
Io non gli ho fatto assolutamente nulla” rispondo.
Cosa diavolo stava
succedendo? Perché mi sentivo a quel modo? E
perché stava succedendo
proprio quella sera?
Le
mie elucubrazioni però vengono interrotte da un suono che in
una qualunque
circostanza non avrei nemmeno notato: il rumore di una sedia che si
sposta. Due
urla terrorizzate risuonano nell’abitazione.
“Chiudi la porta! Chiudila, presto.” Urlo
terrorizzata, immediatamente
sento uno schianto e il rumore della serratura scattare. Mi avvicino alla porta
tremando, Karin è di fronte
a me e ansima e io anche.
“Che cavolo succede in questa casa?” mi chiede
spaventata
“C’è
qualcuno!” rispondo io terrorizzata, sedendomi con le spalle
contro la porta
per poi afferrare la mano della mia migliore amica e strattonarla per
farle
capire di sedersi accanto a me. Lei obbedisce avvicinandosi
più possibilmente a
me. In un certo senso quel contatto fa diminuire la nostra paura.
“Come
ho fatto a non capirlo subito? Era lampante! Come ha fatto
sennò quella dannata
pianta a cadere? Ci è inciampato QUELLO, quei fili? Non li
ha lasciati mio
padre in quel modo, li ha strappati QUELLO e il cavo del telefono? Lo
ha
tagliato LUI ”
“E
ora cosa facciamo?” mi chiede. Molte mie conoscenze ritengono
che io sia una
insopportabile secchiona che sa tutto di tutto e che se la saprebbe
cavare in
qualunque situazione: ebbene io ora non ho la più pallida
idea di cosa fare. Ho
paura, tanta paura, il cuore mi batte a mille, sento dei forti brividi
freddi
lungo la schiena e la gola secca.
“Non lo so! Non ne ho la minima idea” rispondo
ansimando, giuro che se
sopravvivo a stasera non prenderò mai più per i
fondelli i protagonisti dei
film horror per le loro reazioni davanti al terrore.
Restiamo immobili per un tempo indefinito,
tendendo l’orecchio per captare anche il più
piccolo fruscio proveniente da
oltre la porta ma non udiamo nessun suono .
“Karin? Credi che dovremmo andare a
controllare?” chiedo deglutendo
“Io
non vorrei! Ma non credo che rimanere qui ci possa essere
d’aiuto” sussurra
alzandosi, poco dopo imitata da me. Più silenziosamente
possibile Karin fa
girare la chiave e abbassa la maniglia. Silenziosamente strisciamo
lungo il
corridoio e cercando di aguzzare la vista e tendere le orecchie al
massimo ma
non riusciamo a vedere niente e tantomeno sentiamo nulla. Karin
è davanti a me
e io la seguo a brevissima distanza.
“Tu
credi che sia al piano di sotto” chiedo avvicinandomi ancora
di più a
Karin
“Io
credo di sì” mi risponde “
Andiamo”
Stando
ancora più attente a non fare rumore cominciamo a scendere
gli scalini. In
certi momenti quasi mi pento di non essere una ragazza come tutte le
altre, una
a cui piacciono i film d’amore. Scommetto, infatti, che il
terrore che proviamo
ora sia condizionato anche dai 3 film horror che abbiamo visto se
invece
avessimo visto uno di quei melensi e inconcludenti film
d’amore ora non staremmo
rischiando un infarto. Improvvisamente Karin lancia un urlo
terrificante e come
in un riflesso condizionato anch’io mi metto ad urlare.
“Mi ha
toccata! Qualcosa mi ha toccata la caviglia” urla lei
singhiozzando
“La caviglia? Come la caviglia?” in un
secondo tutto mi è chiaro, come
ho fatto a essere così stupida? Come? Era talmente lampante,
talmente
ovvio” penso
sollevata. “ Noi eravamo
sedute sul letto quando la luce è andata via e non abbiamo
visto nessuno
strappare i fili. Era già successo che sentissi il rumore di
oggetti che si
spostavano quando ero sola a casa. Sono proprio una
deficiente” Non so perché
ma mi viene da ridere, una risata sguaiata e isterica
“Ma
sei deficiente? Probabilmente in casa c’è un
maniaco e tu ridi?”
“Ma quale maniaco? Non c’è
nessun maniaco!” rido allontanandomi da
Karin, faccio qualche passo, mi chino e poi torno dalla mia best dopo
una breve
ricerca.
“Eccola qui la nostra maniaca!”rido
accarezzando la testolina di
Kitty
“Cioè
vuoi dire che per colpa di questa palla di pelo mi è quasi
venuto un infarto?”
chiede lei in tono fintamente arrabbiato e infinitamente
sollevato, carezzando a sua volta la testolina a
Kitty per poi scoppiare in una risata liberatoria seguita subito da me.
“Alla
faccia di chi pensa che i coniglietti siano dei dolci batuffoli
indifesi”
ridacchio io “ E questo è solo uno dei tanti falsi
luoghi comuni” sussurro più
a me stessa che a Karin
“Certo
che siamo proprio due sceme” sogghigna Karin
“ Hai
ragione! Non è saggio per 2 belle bambine come voi stare
sole solette a casa in
piena notte! Perché potrebbe arrivare un maniaco come me a
portarle via con sé”
ghigna malignamente una voce cattiva dietro di noi. Ci giriamo
lentissimamente
e nell’ombra scorgiamo un’enorme figura. Due urla
di puro terrore risuonarono
per la piccola casetta seguite subito dopo da due tonfi sordi e da un
assoluto silenzio.
*Michael è l'assassino protagonista di Halloween!
P.s Kimmy ovviamente questa ff è tutta dedicata a te! Spero che ti piaccia. Un bacione enorme