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Autore: nettie    20/02/2016    1 recensioni
Stretti l’un l’altra in questo saldo abbraccio, i nostri corpi si incastrano fra loro come i più perfetti fra gli ingranaggi.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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 ( Le frasi in francese, parti integranti del testo, sono spezzoni della canzone "Comme d'habitude" di Claude François. )

Uno spiraglio di luce attraversa la finestra, e sono costretto a svegliarmi. Il sole sta nascendo ancora all’orizzonte, per l’ennesimo giorno, per l’ennesima volta. Una volta aperti gli occhi, sei la prima figura che incontro. Sei tutta rannicchiata in quel lato così freddo del letto, che quasi mi sembri una bambina.

Sei il mio primo sorriso, come al solito.

Mi avvicino a te, lentamente, e provo a scuoterti delic
atamente per una spalla; almeno per darti il buongiorno. Ma non c’è niente da fare: come al solito non vuoi proprio svegliarti. Sei ancora immersa nel sonno, mezza scoperta con il pigiama tutto messo male. Mi viene naturale afferrare un lembo della coperta per coprire il tuo corpicino tanto delicato, e ti rimbocco quel soffice piumone in modo che tu non possa sentire freddo, né ammalarti. Rimango per un po’ ad ammirare il tuo volto dormiente; penso non ci sia cosa più bella al mondo. La mia mano carezza lentamente i tuoi capelli morbidi e lucenti, è un gesto così istintivo che non me ne accorgo neanche. Viene semplicemente naturale, come al solito. Tu, però, dopo aver arricciato il nasino arrossato fai una smorfia, e ti giri dandomi le spalle. Non lo fai apposta, lo so; sei ancora stanca e non vuoi che il tuo sonno sia disturbato. Ti lascio stare, va bene, ma non prima di averti donato un’ultima carezza sul volto dalla pelle di porcellana.

Mi alzo pigramente, come al solito.

Poggio i piedi nudi sul pavimento gelido, e mi viene spontaneo rabbrividire dal freddo. Nonostante tutto mi alzo di malavoglia, e mi dirigo verso il bagno. Nel riflesso dello specchio vedo un uomo stanco, che vorrebbe almeno una volta dare uno strappo alla regola, ma è costretto a stare al passo di scomodi orari che non fanno per lui. Mi lavo, mi raso attentamente e tento di non tagliarmi il viso. Torno in camera, dove tu ancora dormi beatamente. Mi domando cosa tu stia mai sognando, con il sorriso sulle labbra e quell’espressione così serena. Apro l’armadio, e vedo una lunga fila di vestiti che a primo impatto mi sembrano tutti uguali, come al solito. Prendo il primo completo passato per le mani; giacca, camicia e pantaloni. Abbottono ogni bottone con estrema cura, infilo il giaccone pesante e sistemandomi i capelli cerco di rendermi presentabile. Abbandono quella camera tiepida dove ancora riposi, e raggiungo la cucina. Le serrande sono abbassate e tutto è immerso nella penombra, io mi muovo fra le ombre per raggiungere la moka e il barattolo del caffè. Con movimenti trascinati e meccanici finisco per riempire una piccola tazzina di caffè bollente, come al solito. In solitudine, lo bevo di corsa. Mentre sento quel sapore amarognolo scorrermi caldo giù per la gola, do uno sguardo all’orologio che porto al polso.

Sto facendo tardi, come al solito.

Allora mi decido ad uscire di casa, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliarti. Nella mia testa sei l’unico pensiero costante, come al solito. Mi chiudo la porta d’ingresso alle spalle, e vengo avvolto dal freddo invernale che mi fa rabbrividire nuovamente. Sembra penetrarmi le ossa in profondità, e mi viene spontaneo alzare il bavero del c
appotto pesante fino alle labbra, nel vano tentativo di proteggermi dal freddo. Fuori, è tutto irrimediabilmente grigio. Le strade, i palazzi, il cielo e i volti della gente: tutto coperto da una patina di grigia tristezza che ormai, sopra il mondo, ci ha fatto la muffa.
 

Comme d'habitude,
toute la journée,
je vais jouer
a faire semblant.
Comme d'habitude
je vais sourire.
Oui, comme d'habitude
je vais même rire.
Comme d'habitude…
Enfin je vais vivre,
oui, comme d'habitude.

 
 
Dopo il calar del sole, cammino solo per le strade di Parigi. E’ come se fossi sconosciuto perfino a me stesso, e una sensazione di vuoto si dilaga per tutto il mio stomaco. Vorrei farla uscire solamente respirando, ma non ci riesco. Torno a casa, finalmente, come al solito. So già che non ti troverò ad aspettarmi: sei fuori, anche tu a lavoro, costretta da una routine che non hai mai desiderato, schiava degli orari che ti dettano come comportarti. Apro la porta d’ingresso, e la casa è gelida. Non sei ancora rientrata, e io ti cerco invano: chiamo il tuo nome e guardo dentro la stanza da letto sperando di trovarti. Non ci sei, non ancora. La solitudine che tengo dentro inizia a crescere, lentamente, piano e senza farsi notare. Decido allora di coricarmi, magari nella speranza di prendere sonno. Faccio lo stesso percorso di questa mattina, ma al contrario, con movimenti così meccanici che quasi sembra una barzelletta. Poi, finisco per infilarmi sotto le coperte pesanti. Mi sento stanco, spossato, ma c’è qualcosa che mi blocca dal rilassarmi, ora che posso. Tutto solo, in questo grande letto freddo, tutto sembra impossibile d’affrontare. Lascio che il tanto odiato attimo di sconforto si prenda possesso di me e della mia anima, mentre sento le lacrime salire copiose agli occhi scuri. Ecco, anche l’ennesima giornata se n’è andata. Un’altra volta, come al solito. Mi stringo nelle coperte, sento freddo, ma è un freddo diverso da quello avvertito questa stessa mattina. E’ un freddo che mi porto dentro, e non ci sei tu a scaldarmi ed alleviare questo senso di incompletezza, di confusione. Ecco: due, tre, quattro lacrime solcarmi il volto, calde e lente. Si portano via tutto questo stress accumulato, e mi sento irrequieto e sperduto come un bambino. Mi porto una mano al volto, e asciugo le lacrime che scendono copiose sulle mie guance, nel vano tentativo di nasconderle a quella parte di me stesso che non riesce ad accettare tutto ciò. 

Sento una chiave girare nella serratura, come al solito.

Comme d'habitude,
même la nuit,
je vais jouer
a faire semblant.
Comme d'habitude,
on fera semblant,
oui, comme d'habitude…

Eccoti, dopo una giornata così monotona ed assente. Non mi alzo per salutarti: so che verrai in camera da letto, e la tua figura apparirà lucente, in forte contrasto con il buio nel quale sono immerso io. Sei poggiata allo stipite della porta, ancora avvolta nel pesante cappotto che per tutta questa lunga giornata ti ha accompagnata. Lasci che la tua borsetta cada al suolo, e ti chini appena per toglierti i tacchi che calzi. Poi, torni in piedi e mi sorridi, ancora sul posto. Già, mi sorridi, come al solito. Mi sorridi regalandomi una delle tue espressioni più belle. Ti ho aspettato per tutta questa lunga giornata, ed ora eccoti. Ti togli il cappotto scuro con gesti fluidi e spontanei, le tue mani maneggiano la stoffa con classe inaudita, ed io guardo il tuo corpo danzare lentamente, mentre sono ancora avvolto fra le coperte che non voglio abbandonare. Non c’è dialogo fra noi due, perché ci è bastato uno sguardo per salutarci e sussurrar l’un l’altra un “ti amo” che vola dritto ai nostri cuori.

Ti spogli, come al solito.

Mentre mi dai le spalle, inizi a toglierti lentamente il maglioncino che ti ha scaldata per tutta la giornata. Poi, è il turno della gonna. Ti chini appena, e la sfili, lasciando cadere sia il maglione che la gonna a terra, nel silenzio più totale. Togli anche le calze con estrema attenzione per non rovinarle, e quando anche queste ultime raggiungono il suolo freddo, porti le mani al colletto della camicia. La sbottoni lentamente, bottone per bottone, fino a quando non mi dai il privilegio di poter vedere la tua schiena nuda spiccare nel buio; quel corpo di porcellana candida che solo tu hai. Io osservo il tutto in silenzio, dal freddo lato del mio letto. Poi ti raccogli distrattamente i capelli; li leghi in uno chignon mal fatto che non resisterà fino all’alba, come al solito. Quando alzi i capelli, il tuo collo lungo e dalla pelle bianca è la prima cosa che risalta ai miei occhi. Ti volti appena, e mi sorridi ancora una volta con quel viso d’angelo. Il mio cuore salta un battito, e piego a mia volta le labbra in una mezzaluna fine, cercando di abbozzare un sorriso. Ti alzi, e con passo felpato cammini verso l’armadio dalle ante appena socchiuse. Le tue gambe nude e lunghe formano una linea lunga e sinuosa, partono dai fianchi fini, poi lisce e morbide disegnano curve perfette. Ti fai scivolare addosso una camicia da notte rosa perlato, a coprirti le spalle, senza raggiungere però l’altezza del ginocchio. Anche la stoffa morbida della camicia scende dolcemente sui fianchi avvolgendoti la vita. Si adatta a pennello alle forme del tuo corpo; sei perfetta anche con quella veste addosso.

Ti infili sotto le coperte, come al solito.

Ti copri rimboccandoti le coperte, lasciando che quest’ultime ti scaldino al posto delle mie braccia. Non spiccico parola, e tiro un lungo sospiro quando i tuoi occhi chiari incontrano i miei. Muovo un braccio fino a far arrivare la mano callosa al centro del letto, in quel grande spazio vuoto e freddo fra noi due. Spero vivamente che la tua mano dalle dita affusolate raggiunga la mia, e che si stringano forte, almeno loro. Tu guardi la mia mano, inarchi un sopracciglio, poi alzi il volto e guardi me, in faccia, con quegli occhioni grandi che mi scrutano attentamente come se non mi vedessi da dieci anni. Sei tu ad avvicinarti a me, lentamente, e a portare il mio braccio intorno alle tue spalle con movimenti dolci. Ti fai piccola fra le mie braccia, alzi di nuovo lo sguardo verso di me, e i tuoi occhi mi dicono di abbracciarti; abbracciarti forte e non lasciarti più.

Stringiamo i nostri corpi freddi in un abbraccio, come al solito.

Avvolgo il tuo corpicino fra le mie braccia grandi, e mentre tu affondi il volto sul mio petto, io poggio il mento sul tuo capo. Ti sento stringermi forte con presa tremolante, e in tutta risposta saldo la presa sui tuoi fianchi, carezzando lentamente le tue forme, passando poi con dolcezza i polpastrelli sulla pelle liscia delle tue braccia. Il tuo profumo mi entra diretto nei polmoni, i capelli soffici carezzano il mio volto stanco, e tu sei lì, piccola come non lo sei mai stata, a cercare riparo fra le mie braccia. Nessuno dei due parla, e tutto è immerso in un silenzio suggestivo che mi fa quasi fischiare le orecchie.

Vorrei urlare che ti amo, come al solito.

Stretti l’un l’altra in questo saldo abbraccio, i nostri corpi si incastrano fra loro come i più perfetti fra gli ingranaggi. Ti stringo ancora un po’ di più, ti carezzo, e come al solito non mi sembra vero di averti qui, nel mio stesso letto che poi tanto freddo non è. Nel nostro letto. Mi viene spontaneo sorridere lievemente e chiudere gli occhi, mentre faccio scivolare una mano sotto la tua camicia da notte, quasi senza accorgermene. Ti carezzo i fianchi nudi come se fossero la cosa più preziosa al mondo, come se tu fossi un tesoro inestimabile, fino a quando i tuoi occhi non incontrano nuovamente i miei. L’azzurro di quelle due perle che hai incastonate nel volto si mischia con il petrolio dei miei occhi, e non servono parole per intenderci.

On fera l'amour...
Oui, comme d'habitude.

 
   
 
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