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Autore: cristal_93    20/02/2016    3 recensioni
Emotività= facilità a emozionarsi, commuoversi, impressionabilità; controllare, dominare la propria emotivitò... in sostanza, la capacità di provare emozioni. Ma bastasaperle provare o bisogna anche essere in grado di farlo nel momento opportuno?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emotività= facilità a emozionarsi, commuoversi, impressionabilità; controllare, dominare la propria emotività... in sostanza, la capacità di provare emozioni. La ragazza sospirò, chiuse il vocabolario e guardò fuori dalla finestra, appoggiando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo. Era una bella giornara, di quelle in cui il sole splende luminoso e risalta l'azzurro intenso del cielo completamente privo di nuvole. Non sorrise, e sospirò di nuovo. Non che di solito facesse i salti di gioia quando c'ea bel tempo, però non era dell'umore giusto per apprezzarlo davvero. O forse era solo il momento della giornata in cui si trovava a renderla così cupa: primo pomeriggio, cioè ancora cinque ore di luce prima che facesse buio e lei potesse sentirsi serena.

Durante la giornata si sentiva continuamente in obbligo di fare qualcosa, di correre per stare dietro agli altri, di non stare a sprecare tempo, era solo un arrancare faticosamente per arrivare alla fine del giorno ; la sera, invece, era l'unico momento in cui riusciva a sentirsi in pace con sè stessa, quel momento in cui poteva rilassarsi perchè non doveva correre da nessuna parte, e poteva solo pensare al piacere del letto che l'aspettava. Non succedeva mai niente durante le sue giornate, erano vuote e tremendamente uguali le une alle altre, come la si poteva biasimare per la sua impazienza nell'aspettare la notte? Guardandola da fuori, una persona con un tale stile di vita sarebbe sicuramente apparsa come poco emotiva, e l'avevano giudicata in questo modo più di una volta: poco incline a emozionarsi, a tratti quasi autistica, totalmente incapace di provare le emozioni giuste al momento giusto.

Ma non era davvero così,  era solo ciò che stava in superficie, era come appariva agli altri, e non era la vera personalità della ragazza: in realtà lei di emozioni ne avrebbe avuto da vendere, era in grado di provarne davvero tante, e forti, molto forti talvolta, da togliere il fiato. Il problema, però...era che riusciva a provarle solo nel suo piccolo mondo, da sola, senza nessuno a guardare. Se ci fosse stato qualcuno, non sarebbe stata in grado di provare niente perchè si sarebbe vergognata. Ma se era da sola, o meglio, in compagnia di una fonte di svago... allora diventava un'altra persona. Libri, manga, videogiochi, film, video animati... non importa purchè contenessero una storia capace di suscitare in lei forti emozioni, che poi era il metro con cui misurava cose del genere. E lei riusciva a sentirsi viva solo quando si richiudeva in essi.

Più di una volta, leggendo un libro, un manga, giocando ad un videogioco, guardando un film o un video animato, le era capitato di sentirsi così arrabbiata per la piega che avevano preso gli eventi da chiudere il libro sbattendo le pagine, da spegnere lo schermo e lasciar perdere tutto per poi riprendere da dove aveva interrotto una volta calmatasi, ma in genere ci voleva un pò perchè succedesse; più di una volta delle lacrime le erano scivolate fuori dagli occhi per la morte o un evento incredibilmente emozionante, sia bello che brutto, accaduto ad uno dei personaggi di una storia, generando in lei un soffocamento tale da farla interrompere qualsivoglia azione che avesse a che fare con la storia che l'aveva fatta emozionare, per poi riprenderla in mano a mentre tranquilla, ma anche in questa circostanza passava un pò di tempo prima che potesse ricominciare.

Alcune volte però non poteva fare a meno di chiedersi  se la ragione del suo abbattimento non fosse più di una: era solo per la sorte toccata a quel personaggio o era invece perchè avrebbe voluto continuare a emozionarsi e perciò aveva paura di tornare alla sua normale e piatta esistenza? Questo non l'avrebbe saputo mai, come non sarebbe mai riuscita a spiegarsi come mai in questo genere di cose scopriva di possedere emozioni e sentimenti che in nessun'altra occasione provava. Come l'amore, l'amore vero che si può provare solo con una persona speciale, quello che ti porta a pensare continuamente a lei in ogni istante della giornata... ma che lei aveva sempre trovato in diverse persone, nel corso degli anni, ma tutte fittizie. Pur consapevole razionalmente che fossero personaggi inventati, emotivamente non poteva farci niente , e non poteva impedire al suo cuore di accelerare i battiti o di non cercare altro che quel personaggio. Mai una sola volta nella vita aveva provato qualcosa di simile per qualcuno di reale, mai.

Era sbagliato, era malsano, lo sapeva bene, ma essere pienamente consapevole che quelli fossero solo invenzioni era un punto a suo favore, no?C'erano in giro dei veri e propri feticisti totalmente ossesionati da cose anche più stupide, che perdevano completamente di vista la realtà; lei non era così messa male, quindi forse non era da considerarsi un caso disperato. Anche così, però, sentiva che ciò che provava era sincero, ed era molto combattuta. Perchè, finchè si trattava di cose fittizia, riusciva a provare un gran bagaglio di emozioni... e fantasticando e creando storie nella propria mente si vedeva anche in grado di risolvere le situazioni più disparate, con le parole giuste... ma se si trovava ad affrontarle nella vita reale diventava esattamente come chiunque, vedendola da fuori, l'avrebbe giudicata: apatica, poco emotiva e autistica. Una persona capace di freddare la notizia di una malattia grave dicendo semplicemente che non c'è età per queste cose, o di non sapere mai di cosa parlare con il fratello, comportandosi nè più nè meno come con un estraneo, o di non sapere cosa fare o dire di fronte ad una persona in lacrime. Lei in realtà era piena di emozioni, solo che riusciva a manifestarle nel contesto sbagliato. Questo bastava a far di lei una persona emotiva... oppure no?

Questo pensiero non le dava tregua, ma se ci pensava troppo finiva per impazzire e non concludere niente, a non pensarci temava di scappare e basta dal problema. Chiedere ad altri, neanche a parlarne: avrebbe anche potuto farlo a cento persone diverse, ma ognuno di loro le avrebbe dato la propria visione delle cose, e avrebbe finito per confonderla ancora di più. Poteva basarsi solo sul proprio pensiero... ma qual'era il suo pensiero? Sospirando, si alzò e chiuse le tapparelle.
   
 
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