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Autore: the dreamergirl    20/02/2016    3 recensioni
[Post Mockinjay - Pre pilogo - Everlark]
La storia è ambientata dopo il ritorno di Peeta nel Distretto 12. Ho immaginato come avrebbero potuto reagire Peeta e Katniss al ritorno di Gale nel Distretto 12.
Dalla storia:
Peeta mi accompagna alla porta ma prima di aprirla si avvicina a me, mettendo le sue mani sulle mie spalle. Mi sta guardando negli occhi con un’intensità perforante quasi volesse imparare a memoria il mio viso. Poi lentamente fa salire le sue mani sul mio collo e poi sul mio viso. Questo semplice gesto fa esplodere in me tanti piccoli brividi che partono dal punto in cui le sue mani hanno toccato la mia pelle e si irradiano in tutto il corpo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 

 Partenze


 
 
POV Katniss
 
Le parole di Peeta e la primula mi hanno ridato una nuova energia vitale. Ho ripreso la mia quotidianità con più forza e vigore di prima.
Quando lo sconforto sopraggiunge, faccio come mi ha scritto Peeta. Guardo una primula, annuso il suo profumo e mi sento meglio. Qualche volta prendo anche il libro dei ricordi che io e Peeta avevamo iniziato a scrivere. Lo sfoglio lentamente, osservando tutte le immagine delle persone che abbiamo conosciuto e perso, riportate alla vita dalle mani esperte di Peeta. Ogni volto mi ricorda che è giusto andare avanti. Lo devo fare per le persone che ho perso. Non posso sprecare la mia vita, quando loro hanno perso la loro troppo presto. Ogni tratto di questi disegni mi parla per conto di Peeta. Mi spinge a vivere ed è quello che ho deciso di fare.
Dopo il suo gesto mi manca ancor di più.  Mi chiedo quando ritornerà e se mai ritornerà. Mi sono bastate alcune sue parole e un semplice suo gesto per stare meglio. Per donarmi speranza. Per sopravvivere.
Perché non sei qui con me Peeta? È la domanda che mi pongo almeno una volta al giorno.
 
Nel frattempo la vicinanza di Gale mi aiuta ad andare avanti con la mia routine e ad accettare la mia vita.
In questi giorni è stato molto premuroso, era parecchio preoccupato per me dopo l’anniversario.
Quando la sera di quel giorno è tornato da me, è rimasto sorpreso del fatto che fossi in piedi e avessi recuperato le energie. Non ha fatto domande però, ha accettato con un sorriso quel nuovo stato di cose. Non mi ha neanche chiesto del perché ogni giorno prima di uscire di casa mi soffermo ad annusare e ad ammirare le primule. Da parte mia, non gli ho raccontato nulla di Haymitch, della primula, del bigliettino, che è gelosamente rinchiuso nel mio comodino, assieme alla perla, e che ogni sera rileggo prima di andare a dormire per scacciare via gli incubi. Non voglio farlo soffrire.
 
Questa domenica, il giorno della settimana che preferisco, Gale mi ha sorpresa proponendomi di passare tutta la mattinata a caccia e di fare un pic – nic nei boschi. Ho accettato con entusiasmo.
È una giornata stupenda. Respirare l’aria dei boschi è un toccasana per me. L’eccitazione della caccia, la concentrazione che ci vuole per riuscire a catturare la preda, il brivido che sento lungo il mio corpo l’attimo appena prima di scoccare una freccia, la vicinanza rassicurante di Gale, mi fanno sentire libera e viva, come non lo ero da tempo. Oggi ancor più degli altri giorni, in cui io e Gale passiamo solo un paio d’ore a caccia, il passato ha fatto capolino nel mio cuore. Tutti i bei momenti passati che io e il mio amico abbiamo trascorso insieme, prima che gli Hunger Games rovinassero tutto, mi sono ritornati in mente, in un vortice di emozioni felici.
Abbiamo anche acceso un fuoco nella vecchia casupola vicino al lago della mia infanzia e abbiamo mangiato una delle nostre prede. Gale è riuscito anche a trovare delle fragole.
È piacevole stare così come facevamo un tempo a parlare e scherzare, ad ascoltare Gale che racconta delle malefatte di Posy, Vick e Rory che sono rimasti nel Distretto 2 con Hazelle. Mi piacerebbe rivederli, anche se loro mi ricorderebbero troppo la mia Prim. Mi ricorderebbero che lei non può crescere e vivere le sue avventure proprio come loro. Per un attimo mi rabbuio ma scaccio via questo sentimento. Devo cercare di sorridere alla vita, lo devo fare per Prim. Devo vivere anche per lei. Lei è sempre accanto a me. Quando mi addormento posso sentire una sua mano che mi accarezza la fronte, che mi sussurra la buonanotte.
Per questo cerco di godermi il resto del pomeriggio con il mio migliore amico, passeggiando nei boschi e raccogliendo altre fragole ed erbe. Alla fine della giornata abbiamo un bel bottino. Sae avrà molta carne fresca da preparare.
Quando torniamo a casa mia, mi accingo a preparare della cioccolata calda, la perfetta conclusione di questa bellissima giornata. Sto sorridendo mentre la preparo. È una cosa che non facevo da tanto tempo, da quando Peeta se ne è andato esattamente.
Quando rientro in salotto con le due tazze fumanti, Gale si avvicina a me, togliendomele dalle mani e appoggiandole sul tavolino.
- Stai sorridendo- dice con una tenerezza che non gli avevo mai visto in volto prima – è da tanto che non ti vedevo sorridere. Sei bellissima –
Altre volte sarei stata imbarazzata da queste sue parole ma non oggi. Oggi voglio essere una ragazza normale, serena, che si gode la vita.
Lui, lentamente, elimina la distanza tra noi, i nostri visi sono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Mi accarezza una guancia. È strano questo contatto fra di noi dopo tanto tempo, se si eccettua il giorno dell’anniversario in cui Gale mi ha stretta fra le sue braccia, ma ero troppo persa nel mio dolore per provare qualcosa. Oggi, però, dopo tanti giorni, sono così affamata di contatto fisico e affetto che accetto volentieri la sua carezza, che mi dona un calore inaspettato.
Forse incoraggiato dal mio atteggiamento, Gale si avvicina ancor di più e fa unire le nostre labbra. Io non mi scosto, decisa a essere trasportata dal corso degli eventi. È un bacio dolce e appena accennato che non ha niente di passionale, almeno non per me. Sono altri i baci ricchi di passione e desiderio che ricordo e non erano con Gale.
Quando lui si distacca da me ha uno sguardo un po’ triste e un po’ rassegnato.
- Io ti amo. Lo sai? – dice.
Io rimango ammutolita.
Lo so Gale. So che mi ami. Ma non posso risponderti semplicemente così, come la prima volta in cui me lo hai detto. Meriti una risposta definitiva e sarebbe così facile dirti che anch’io ti amo, baciarti nuovamente e passare tante belle giornate come questa.
Per un attimo immagino la mia vita assieme a Gale, non solo come compagni di caccia e amici, ma come compagni di vita. Sarebbe una vita bella. Almeno all’inizio. Ma so per certo che in quella vita mi mancherebbe sempre qualcosa. Mi mancherebbe la forza di andare avanti nonostante tutto nei momenti più difficili. Perderei la capacità di cogliere il bello delle cose. Rischierei, nel tempo, di essere logorata dalla rabbia e dal risentimento. Ma soprattutto mi pentirei ogni giorno della mia scelta perché mi precluderebbe la vicinanza della persona la cui mancanza in questi mesi mi è stata insopportabile.
Gale mi guarda con aria afflitta. È come se riuscisse a percepire i miei pensieri.
- E tu invece ami lui – dice con un tono affranto ma convinto.
- Gale io…-
- Non c’è bisogno che tu lo confermi Katniss. Forse, tu stessa, non te ne rendi neanche conto. Ma io credo di saperlo da tempo ormai, ma non ho mai voluto ammetterlo. Credi che non sappia da dove provenga quella perla che stringi sempre fra lei mani quando stai passando uno di quei tuoi momenti difficili e bui? Ho visto l’Edizione della Memoria. Un suo surrogato riesce ad aiutarti più di quanto faccia io, nonostante ci metta tutto l’impegno – dice con un tono decisamente rassegnato e triste.
Gale
- Hai bisogno di lui per sopravvivere e andare avanti. Non di me- ammette e in cuor mio so che ha ragione.
A questo punto non riesco più a fermare le lacrime e mi lascio andare al pianto. Non voglio perdere nuovamente Gale, non voglio perdere il mio amico, ora che ho trovato la forza di perdonarlo. Allo stesso tempo, però, non voglio illuderlo e negare la realtà ancora una volta. Come al solito non riesco a trovare le parole per esprimere tutto questo. Ma io e Gale non abbiamo bisogno di parole, lui si avvicina e mi stringe forte a sé.
- Mi hanno offerto un posto nel Distretto 1. Ci sono state alcune sommosse che bisogna sedare il prima possibile e vogliono che io comandi le operazioni. Ho deciso di accettare – dice quando il mio pianto si è calmato un po’.
- Te ne vai? – chiedo spaventata. Non voglio rimanere nuovamente sola.
- Si Katniss credo che sia meglio così per entrambi. La giornata, il bacio che ti ho dato, erano un ultimo tentativo per cercare di capire se ci sarebbe mai potuto essere un noi. Ed ho capito che non potrà mai essere così. Noi siamo sempre stati amici, nulla di più- dice rassegnato.
- Gale sei stato molto di più di un semplice amico. Sei stato la mia ancora nei momenti più difficili della mia vita. Ci siamo aiutati a vicenda. Siamo cresciuti assieme. Non voglio che tu te ne vada- dico non riuscendo a nascondere la disperazione che sta nascendo dentro di me.
- Ho bisogno di andarmene per un po’. Il lavoro mi farà bene. Ma non sparirò. Te lo prometto. Ci sentiremo spesso e verrò a trovarti. Anche se credo che presto non avrai più bisogno della mia amicizia – dice mestamente.
- Avrò sempre bisogno di te. Sei il mio migliore amico e questo niente potrà mai cambiarlo –
Lui mi sorride stringendomi forte e dandomi un bacio sulla fronte.
 

 
****
 

Ho appena accompagnato Gale in stazione e un altro vuoto si accumula nel mio cuore. Anche lui mi ha abbandonata come mia madre e Peeta. Faccio sempre scappare le persone a cui voglio bene. So che non era giusto trattenere qui Gale quando non avrei mai potuto dargli ciò che lui desiderava davvero. Perché adesso so che lui, come Finnick e tutti gli altri, avevano ragione.
Non sono ancora pronta ad ammetterlo pienamente. La parte di me che ho cercato di mettere a tacere in questi mesi sta iniziando a venir fuori. Nella sua battaglia contro la mia paura, sta accumulando tante piccole vittorie. La fine della guerra però è ancora lontana.
Ammetterlo ad alta voce mi fa ancora paura. Ammetterlo significherebbe far crollare quei muri che ho così saldamente costruito in questi anni. Ammetterlo mi renderebbe vulnerabile.
Ma poi mi chiedo, non lo sono già vulnerabile? Ed è poi così grave esserlo?
Ripenso a mia madre, a come ha reagito dopo la morte di mio padre, al modo in cui era distrutta.
Ma tu non sei tua madre, Katniss! Mi ripeto.
Ma davvero non lo sono? Dopo la morte di Prim anch’io sono crollata, anch’io ho perso la voglia di vivere. Se non ci fosse stato lui a tendermi la mano, mi sarei mai davvero rialzata?
Hai bisogno di lui per sopravvivere
No, non lo avrei mai fatto.
Ma è giusto volere una persona accanto a sé solo per questo. Perché ti aiuta ad andare avanti?
Quella parte di me così fastidiosa e prepotente, mi riporta a galla immagini e sensazioni remote ma ben impresse nel mio cuore. La caverna, la spiaggia, le notti sul treno, i suoi occhi, le sue braccia, le sue labbra.
Non era solo sopravvivenza. Me ne rendo conto ora. Era un altro il sentimento che pesava sul mio cuore in quei momenti. Un sentimento racchiuso in una singola parola, composta da tre semplici sillabe, ma così potente e forte che non riesco a pronunciare e nemmeno quasi a pensare.
Persa nei miei pensieri non mi ero resa conto di essere arrivata all’ingresso del Villaggio dei Vincitori. Non voglio tornare a casa, in una casa vuota, che ha perso l’odore di pane appena sfornato e focaccine al formaggio che lui usava portarmi ogni giorno. Per questo mi dirigo dall’unica persona che mi è davvero rimasta.
Busso con forza alla porta di Haymitch che mi apre stranamente sobrio. Forse giù al villaggio hanno finito l’alcol.
- Che ci fai qui dolcezza? Perché non sei in giro con il tuo bel fidanzato? –
- Gale è partito. Si è trasferito nell’1 – dico senza guardarlo negli occhi. Non voglio che capisca il motivo della sua partenza.
Ma Haymitch è pur sempre Haymitch. Fa una risata sprezzante mentre mi invita ad entrare.
- Ha finalmente capito che ami Peeta e non lui. Vero?-
Io rimango stupita per questa affermazione. Ma come fanno tutti ad essere così convinti che io ami Peeta? Come fanno a pronunciare la parola amore così facilmente mentre per me è così difficile.
- Non fare quella faccia sorpresa! Tu e Peeta siete gli unici a non averlo ancora capito. Per essere stati tanto furbi e in gamba da sopravvivere a due edizioni degli Hunger Games certe volte siete davvero tonti – dice ridendo.
- Sei sempre gentile – rispondo irritata.
- Dico solo la verità- dice lui con un sogghigno che mi innervosisce sempre più.
Ma per ottenere quello che voglio, quello per cui, ora me ne rendo conto, sono venuta qui, cerco di contenere la mia stizza.
- Haymitch davvero non sai dove si trova Peeta? – dico con il modo più gentile e supplichevole che riesco a trovare.
- Mi spiace non ha mai voluto dirmelo. Quando mi chiama non mi dà nessun indizio su dove si possa trovare adesso – dice e sembra sincero.
Ma non è davvero questa la cosa che volevo chiedergli. Conoscevo già la sua risposta.
Devo costringere me stessa a porre la mia richiesta, lo devo fare. È necessario.
- Haymitch la prossima volta che lo senti potresti chiedergli di tornare?- gli chiedo abbassando lo sguardo sulle mie scarpe. Credo che le mie guance stiano prendendo fuoco.
- Katniss-
È la prima volta che mi chiama per nome e non dolcezza o con uno dei suoi epiteti poco lusinghieri. Sono così sorpresa che alzo la testa e punto i miei occhi nei suoi.
- Ho già provato a chiedere a Peeta di tornare. Credo che l’unica persona a cui basterebbe una sola parola per farlo tornare di corsa sia tu- mi dice.
- Non so come contattarlo- so che è una scusa la mia ma non so se sono ancora pronta a chiamarlo e ad affrontare la verità.
- È una scusa e tu lo sai- mi dice guardandomi di traverso.
- E comunque deve essere il tuo giorno fortunato. L’ultima volta che ho sentito Peeta mi ha dato un numero di telefono per le emergenze – continua.
Si reca vicino alla scrivania e dal cassetto estrae un foglio di carta che mi porge.
- Mi ha fatto promettere che l’avrei usato solo per una vera emergenza e che non l’avrei dato a nessuno. Ma sappiamo tutti che non sono bravo a mantenere le promesse. E poi questa mi sembra una vera emergenza, non credi anche tu dolcezza?- mi dice facendomi l’occhiolino.
Non gli rispondo, mi limito solo a prendere quel fogliettino di carta, che potrebbe racchiudere la mia felicità.
- Non credo sia il numero di Peeta, penso più che altro sia il numero di una persona che possa facilmente contattarlo- aggiunge.
- Grazie – gli rispondo.
- Di niente dolcezza. Non aspettare molto a chiamare quel numero però!- mi dice mentre sto uscendo dalla porta.
Quando esco, non posso fare a meno di osservare il biglietto che ho in mano. Posso finalmente contattarlo ma questo più che farmi felice mi fa paura. Paura che lui si sia rifatto una vita e non voglia sentirmi, che Haymitch non abbia ragione, che se lo chiamo lui non torni da me, perché l’ho fatto soffrire troppo. Ho aspettato troppo. Ho anche paura di quello che potrebbe accadere nel caso in cui lui decida di tornare. Paura di non essere in grado di amarlo, di essere troppo distrutta per poterlo fare. Paura di non meritarlo.
A casa passo mezz’ora di fronte al telefono indecisa su cosa fare. Mi chiedo e mi richiedo se non sia ingiusto ed egoista chiamarlo ora. L’ho fatto soffrire con la mia indecisione, se ne è anche andato per questo. Non posso piombare di nuovo nella sua vita, una vita che magari è più serena e felice senza di me.
Sono una codarda e una vigliacca. Non posso continuare a scappare. Devo affrontare la realtà, anche se lui non vorrà tornare. Lo devo a me stessa ma soprattutto a Peeta. Lui non si è mai tirato indietro con me. Ha avuto la forza di amarmi anche quando era impossibile farlo. E io devo trovare la stessa forza. Per questo alzo la cornetta e inizio a comporre il numero.

6… il mio cuore sta battendo all’impazzata

2… ho paura, tanta paura

4… posso farcela, devo farcela

4…lo devo a Peeta, lo devo a me stessa

2…perché anche se non riesco ad ammetterlo ad alta voce so che è vero

Sento attraverso la cornetta il primo squillo, poi il secondo, il terzo, il quarto, non li conto più fin quando non sento più niente e la telefonata si chiude.
Non ha risposto nessuno.
Non ho nemmeno il tempo di percepire la grandezza della mia delusione quando il telefona squilla.
Alzo la cornetta di impulso, quasi mi aspetto che ci sia Peeta all’altro capo del telefono.
- Pronto?-
- Signorina Everdeen?-
- Si –
- Sono il dottor Aurelius. Sfortunatamente devo comunicarle che sua madre stamattina ha avuto un attacco di cuore ed è in gravi condizioni –
In un attimo sento la terra sprofondare sotto i piedi. Sento la vita sfuggirmi nuovamente di mano. Non di nuovo! Non voglio nuovamente perdere qualcuno a cui voglio bene. Lei è tutto ciò che resta della mia famiglia.
- Deve venire urgentemente al Distretto 4. Il governo le ha concesso la possibilità di lasciare il 12. Il treno parte fra mezz’ora. Alla stazione troverà un addetto con il suo permesso di viaggio-
- Grazie –
- Mi spiace tanto per sua madre. Vedrà che si rimetterà presto –
Io non rispondo e chiudo immediatamente la cornetta. Faccio le valige in fretta buttando la mia roba a casaccio.
Corro verso la stazione. Non riesco a respirare. Mi sembra di vivere uno dei miei incubi. Ma so che questa volta non sarà passato al mio risveglio.



Note dell'autrice:
Scusate il ritardo nella pubblicazione ma è stato un capitolo difficile da scrivere. Spero vi piaccia.


Grazie, grazie, mille volte grazie a tutti quelli che mi lasciano una recensione, che hanno inserito la mia storia fra le preferite, seguite e ricordate. Siete stupendi.
  
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