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Autore: Julsss_    20/02/2016    5 recensioni
[DESTIEL AU CHE PRETENDE DI ESSERE UN PO' DIVERSA]
Colui che scrive e racconta questa storia, è Castiel Novak, uno scrittore alle prime armi che, per coltivare il suo sogno, si rifugia nella vecchia casa di montagna, dove incontrerà quell'uomo misterioso e tormentato dagli occhi verde smeraldo che si aggira tra i boschi suonando la sua chitarra. E, da quel momento, la sua vita sarà completamente sconvolta.
[AVVERTENZE]
- Il Rating potrebbe variare in ROSSO;
- ANGST FINALE.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Hallelujah
























Chapter two:


I was completely lost in his eyes









Arrivai ad un punto della mia vita che potevo considerare fermo. Non era cambiato nulla da quando ero lì, non avevo compiuto passi precisi, ma solo insicuri. Non c’era stata nessuna svolta nella scrittura, non trovavo nemmeno le parole per descrivere cosa provavo, o cos’avessi attorno. Ero completamente smarrito.
La maggior parte del tempo la passavo alla fattoria ad aiutare Bobby; mi svegliavo presto al mattino e tornavo il pomeriggio ad orari variabili. Ma io ero venuto per seguire il mio sogno, cosa diavolo mi portava lì? Non ero tornato per questo, di sicuro non ero venuto per procurarmi qualcosa da mettere sotto i denti, o trovare un lavoro tra le montagne del Montana.
Alla fine di ogni giornata, arrivava quel momento in cui iniziavo a dubitare di me stesso ponendomi sempre la stessa domanda: mi chiedevo se tutto quello che avevo fatto, se trasferirmi in quel posto lontano da tutti e tutto, fosse stata la scelta giusta. Più me lo chiedevo e più non trovavo una risposta.
Poi c’era l’altro momento, quello che preferivo… quello in cui chiudevo gli occhi, e ricordavo i suoi verde smeraldo come tutto ciò che adesso mi circondava. Anche i suoi celavano tanta sofferenza, proprio come la canzone che cantava, la sua voce… mi sentii un inutile buono a nulla. L’avevo fatto scappare quando magari si ritrovava da solo e voleva solo della compagnia, qualcuno con cui parlare. Giurai che se l’avessi rincontrato, gli avrei offerto il mio aiuto.
Non lo rividi troppo presto, passarono circa due settimane.

Quella mattina, mi svegliai con un grande desiderio di camminare, di avventurarmi per i boschi e non ci volle molto per auto-convincermi, anche se non ero un tipo molto attivo, la mia era sempre stata una vita sedentaria… a parte quelle volte che rincorrevo i taxi sotto la pioggia.
Chiamai alla fattoria e inventai una scusa per evitare il lavoro, non so se Bobby ci credette, ero un pessimo bugiardo, ma ebbi il via libera.
Feci colazione con quel poco che avevo, e preparai lo zaino con qualche panino, una bottiglia d’acqua, un quaderno e una penna. Avevo tutto l’occorrente per un giorno. 
La giornata era molto calda siccome eravamo nel bel mezzo del mese di agosto. Mi incamminai senza una meta ben precisa entrando sempre di più all’interno della selvaggia vegetazione seguendo nel senso opposto un ruscello; questo mi ricordò quella volta quando io e mio padre ci avventurammo per i boschi alla ricerca di funghi, ma l’unica cosa che riuscimmo a trovare fu un lupo non appena salimmo sulla cima. Lo ricordo ancora come se fosse ieri: era incredibilmente grosso, possente, con occhi profondi, denti come zanne e un pelo folto che si alternava a sfumature che andavano dal bianco al grigio. Era spettacolare ma, allo stesso tempo, terrificante. Aveva appena finito di dissetarsi quando ci vide. Ci osservava da lontano, e ci lasciò perdere come se fossimo inutili. Ci andò alla grande! Ma se solo avesse voluto, avrebbe potuto uccidere entrambi, però non lo fece.
A quel punto, speravo solo di non trovarne nuovamente uno, altrimenti avrei potuto dire addio a tutto quello che avevo pianificato per me, anche se… la morte avrebbe alleviato le mie sofferenze, le mie necessità. Ma non sarei voluto morire in quel modo, magari all’improvviso durante il sonno. Veloce ed indolore, e credevo di averne avuto già abbastanza.

E proprio mentre pensavo alla mia morte, lo rividi inaspettatamente.
Il ruscello mi portò alla sua fonte; non ero molto lontano dalla cascata d’acqua che fuoriusciva dalle pareti di una roccia nera, gettandosi poi in una grossa pozza che, a sua volta, scorreva attraverso una fessura che aveva dato origine al ruscello.
La prima cosa che notai dall’alto, fu la sua chitarra; l’aveva poggiata contro un masso con accanto il suo zaino. Spostando lo sguardo verso la cascata, alla fine lo vidi. Era di spalle, stava facendo il bagno in quella pozza d’acqua limpida. L’acqua gli arrivava sino al fondoschiena, non lasciando intravedere il resto. Si trovava precisamente sotto la cascata e lasciava l’acqua scorrere sul suo viso. Era quasi una visione celestiale e io mi sentivo solo uno stupido che lo stava osservando da lontano.
Non appena si girò, non ci pensai due volte a nascondermi dietro un albero lì vicino. Poco a poco però, provai il bisogno di scorgere di più i miei occhi e lo rividi: lasciava ancora che l’acqua gli bagnasse i capelli per poi passarsi le dita massaggiandoli; il sole illuminava il suo corpo asciutto e snello, le spalle larghe e i fianchi stretti… sembrava quasi che brillasse di luce propria dimenticando quei raggi di sole che lo toccavano. Era una visione, forse una delle persone più belle che abbia mai visto in quella mia misera vita. Ne fui abbagliato… completamente. 
All’improvviso, si distaccò della cascata e fece per uscire, dirigendosi verso le sue cose.  Mi girai di scatto verso la vegetazione circostante, non potevo, non sarebbe stato giusto. Mi sedetti alle radici dell’albero dov’ero nascosto e, come se me lo fossi aspettato, iniziò a suonare dopo un po’. Stessa canzone, stessa voce.



« Well your faith was strong but you needed proof     
You saw her bathing on the roof      
Her beauty and the moonlight overthrew ya         
And she tied you to her kitchen chair         
She broke your throne and she cut your hair     
And from your lips she drew the Hallelujah
Hallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelujah... »




E finì così, perché io e la mia goffaggine (così aveva detto lui al nostro primo incontro) fummo presenti al momento sbagliato. Mentre stavo cercando di vedere dove fosse, il mio movimento provocò la rottura di un ramo sotto le mie gambe e attirando l’attenzione di lui.

« Chi c’è? » chiese ad alta voce girandosi verso gli alberi.

Ero stato scoperto, il panico mi assalì. Se avessi cercato di andarmene sicuramente mi avrebbe visto e quindi avrei peggiorato solo la situazione. Era stata una pessima idea rimanere lì e di certo non ero il tipo che spiava le persone, no. Qualcosa di lui mi attirava, quei suoi occhi mi avevano parlato, mi avevano chiesto aiuto e io non avevo saputo dargli una risposta. E adesso mi sentivo trascinato da lui.

 « So che ci sei, ti ho visto sai… » disse ancora posando la chitarra.

Mi sentivo in trappola, chissà cosa avrebbe pensato di me una volta riconosciutomi. Ormai non riuscivo più a vederlo, non sapevo dove potesse essere, o cosa stesse facendo. E poi parlò ancora.
 
« Non vorremo fare mica notte? »

La sua voce aveva un tono gentile, per nulla spaventato, o che desse segni d’ imbarazzo nonostante io stessi facendo una cosa così stupida, di cui non era la mia intenzione. Non avrei potuto prevedere quello che stesse facendo, ma fu inevitabile, a quel punto, non rimanerne incantati.

« Non avere paura, non ti mordo » continuò.

Sentivo la sua voce avvicinarsi sempre di più a me e il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Non mi ero mai sentito così… così agitato, così strano, così… rapito.
Ad ogni suo passo, il mio cuore sembrava graffiare contro il mio petto, voler scappare, stavo per essere clamorosamente scoperto. Poi si fermò. Passarono alcuni secondi prima di risentirlo di nuovo, ma questa volta era vicino, potevo percepirlo. Ad un tratto, mi girai alla mia destra.

« Eccoti qui! » esclamò sorridendomi.

Sobbalzai dalla sorpresa spalancando gli occhi e pensai che il mio cuore avesse mancato di un battito. Il suo sorriso mi fece quell’effetto.

« Lo sai che questa è proprietà privata? » mi disse ancora prendendomi in giro.

Ebbi un lieve sussulto e, come se non bastasse, mi si posizionò davanti. Aveva ancora i capelli bagnati e alcune gocce d’acqua che gli cadevano dal viso… non gli avevo dato il tempo necessario per rifarlo sistemare. I suoi vestiti erano altrettanto zuppi. Ne rimasi pietrificato. I suoi splendidi occhi guardarono i miei… mi ci persi completamente.
Quasi dimenticai che stava cercando di fare lo spiritoso, o che forse, mi stava ripagando con la stessa moneta, oppure era un modo gentile per farmi alzare i tacchi e girare allargo. Ma a quel punto, fui dubbioso. Davvero viveva da queste parti? Non c’era mai stata una casa in quella zona, non ci avevano mai costruito per via del terreno friabile da quanto potevo ricordare… e allora dove viveva? Il ragazzo che avevo di fronte a me nascondeva sicuramente qualcosa.

« Ehi, ma che faccia che hai! Ti senti bene? » mi chiese avvicinandosi di più e mettendomi una mano sulla mia spalla.
« S-Sì! » balbettai.
« Ah, allora parli ancora! »
« Ovvio che parlo, mi hai preso alla sprovvista » dissi tutto d’un fiato e incredulo al fatto che avessi trovato le parole per risponderlo.

Il giovane mi sorrise, ma non si bevve la mia scusa. Distolse per un attimo il suo profondo sguardo dal mio, guardandosi attorno. Poi tornò su di me e una nuova sensazione di brivido provai sul mio corpo.

« Mi stavi ascoltando? » disse con fare sospettoso.
« Può essere » dissi alzando gli occhi al cielo e voltandomi al lato opposto al suo.
« Dalla tua faccia… credo che tu sia qui da molto prima »
« Non è… assolutamente vero » mentii spudoratamente perché non potevo fare altro.

Si avvicinò lentamente a me, potevo quasi contargli le lentiggini che aveva in viso e ancora quei maledetti occhi… non ne avevo mai visti come i suoi. Non avrei saputo nemmeno descrivere come mi sentissi. Da quando ero in quel posto, da quando l’avevo incontrato, le parole iniziarono a mancarmi. Iniziò a parlare, a sussurrarmi qualcosa.

« Sei un pessimo bugiardo… dovresti guardarti »

Le sue labbra quasi sfiorarono il lobo del mio orecchio e la sua voce era così seducente e profonda, che mi provocò un brivido che risentii per tutto il corpo. Quel tizio riusciva a farmi provare cose che da tempo avevo abbandonato, e tutto era strano, quasi nuovo. C’era della tensione, ma sembrava quasi conoscermi, ed io non avevo la più pallida idea di chi fosse.
Dovevo conoscerlo! La sua persona, tutto di lui mi incuriosiva parecchio. Perché aveva uno zaino in spalla e una chitarra? Perché se ne andava a spasso tra i boschi cantando sempre la solita canzone? Perché tutto questo mi incuriosiva?
 
« Insomma, ma chi sei? » finalmente gli chiesi.
« Sono solo un ragazzo con una chitarra »

Quella fu la sua risposta, dopodiché si girò e iniziò a camminare scendendo nella direzione in cui io l’avevo casualmente raggiunto. Rimasi impalato e lo vidi allontanarsi, per poi girarsi di nuovo verso di me.

« Che fai, non vieni? » mi domandò.

Non capivo da dove venisse quel suo interesse sfacciato di parlarmi, o di farsi seguire chissà dove. Semplicemente non lo capivo, ma mi lasciai trasportare inevitabilmente, ormai, pensai di non aver più via d’uscita.
Lo raggiunsi senza dire una parola. Sembrava molto sicuro di sé, come se conoscesse il posto come le sue tasche. Rimasi colpito da quella sua sicurezza, e immaginai di essermi sbagliato e che sicuramente abitava da queste parti.
Rimanemmo in silenzio per un breve tratto, dopodiché lui fece la prima mossa.

« Non dovresti avventurarti nei boschi senza qualcosa con cui proteggerti » disse continuando a camminare.
« Ma si può sapere chi sei?! » gli chiesi ancora una volta insistendo. « Ti comporti se mi conoscessi o come se ci stessi provando con me! »

Lui si fermò di colpo davanti a me. Non so con quale coraggio dissi parole del genere, ma tutta quella faccenda iniziava a darmi sui nervi. Pesantemente.

« Ehi, cowboy, sei diretto! »
« Abbastanza » risposi deciso.
« Sono Dean, Dean Winchester » disse porgendomi la mano e abbagliandomi un sorriso.
« Castiel » gli feci incontrare la mia.
« So chi sei, Castiel » mi disse.

Il suo nome era Dean ed io avrei dovuto immaginarlo… mi conosceva! Era incredibile! Un tizio del genere conosceva me, il mio nome e si prendeva anche una certa confidenza. Però finalmente sarei venuto a conoscenza della verità che celava dietro quei suoi occhi verde smeraldo.

« Sei un mistero, Dean Winchester »












Angolo Autrice: 

Come promesso su Twitter (per chi mi segue), ho aggiornato. 
Ero anch'io impaziente di farvi conoscere il seguito di questa storia, e vorrei ringraziare chi ne ha letto il primo cap e, soprattutto, chi è arrivata a leggere questo. 
Spero vi stia piacendo e magari potete farmelo sapere commentando. Ne sarei felice :) 
Adesso, come sempre, mi dileguo e vi lascio andare. 
Alla prossima,
Juls 

   
 
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