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Autore: Zomi    21/02/2016    6 recensioni
#1: Nessuno può rubare del cibo dal piatto di Jewerly Bonney.
#2: -… si so chi cazzo era Gol, non devi ripetermelo diecimila volte!-
#3: Ah, benedetta influenza!
#4: -Se osate fare casino e svegliarlo vi trasformo tutti in mocciosi dal culo pezzato di piscio e in vecchi bavosi e dal naso moccio… sono stata chiara!?!-
#5: Ace non le aveva mai regalato rose rosse. Bonney preferiva la pizza.
*FF partecipante al Crack's day indetto dal forum FairyPiece-FanFiction&Images*
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jewelry Bonney, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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a Piper_Parker

 
NOI IN 5 ATTIMI

 



#1:

Nessuno può rubare del cibo dal piatto di Jewerly Bonney.
Nessuno!
Neppure se sei un marine, uno spietato assassino, una Supernova cazzuta e possiedi le abilità del più forte Frutto del Diavolo di questo e Nuovo Mondo o un membro della Flotta dei Sette.
Nemmeno se sei figlio di Barba Bianca!
Eppure, fissando gli occhi chiusi di Ace, il respiro cadente che allarga e restringe una bolla trasparente che esce dal naso del corvino mentre un russare leggero vibra tra le sue labbra, Bonney si sente quasi dispiaciuta di averlo trasformato in un nanerottolo di pochi anni come punizione per averle rubato la coscia di pollo che ornava il suo bel piatto, e che ora dondola nella manina di Portuguese.
Già, dispiaciuta.
E quasi.
Perché se l’avesse trasformato in un vecchio, bavoso e pieno di rughe, senza guanciotte spruzzate di lentiggini e i capelli mossi e neri come il carbone, lei non lo troverebbe carino, e non ordinerebbe al suo Vice di portarlo con sé sulla sua nave.
 


 
#2:

-… si so chi cazzo era Gol, non devi ripetermelo diecimila volte!- sbuffò, scalciando con entrambe le gambe le lenzuola con stizza, afferrando a mani piene poi un triangolo fumante di pizza che albeggiava ai piedi del letto.
Ace la fissò riempirsi la bocca di cibo, macchiandosi le labbra di un denso sugo rossiccio proprio laddove poco prima lui le aveva sporcate di baci.
Si girò sul fianco, guardandola con maggior attenzione, studiando come riuscisse a divorare ogni cosa le capitasse sotto mano e che –senza un perché- abitasse il suo letto.
Loro letto.
-Non ti fa alcun senso sapere che sono figlio di Gol D. Roger?- le chiese, alzando il braccio a giocherellare con una sua ciocca rosata.
Bonney deglutì rumorosamente, battendosi il petto ancora nudo con un pugno mentre masticava a ganasce spalancate.
L’inevitabile rutto arrivò ad agitare le sue labbra, facendo ridere Ace.
-Non ti fa nessun senso vedermi mangiare come una disperata dopo che abbiamo fatto l’amore?- gli rispose piccata, lanciando a terra il cartone della pizza e gettandosi di schiena e a braccia aperte sul materasso.
Ruotò il capo fino ad incrociare le iridi di ossidiana di Pugno di Fuoco, mischiandole con le sue violacee.
-Allora?- lo punzecchiò con la punta di un piede.
Ace sorrise, accarezzandole l’ovale del volto e scendendo con le dita –dal tatto sempre più caldo- fin sul petto.
-No…- sussurrò, seguendo la scia di pelle rossiccia che le sue dita facevano affiorare sul corpo di Bonney.
-Oddio..- ansimò, sentendo la pelle ustionarsi di piacere al passaggio delle dita di Ace -… voglio… voglio…- chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.
-Cosa?- sorrise Ace.
-… voglio altra pizza!-
Una risata seguita da un gemito di piacere mise fine alla discussione.
 
 


#3:

-Mmmm-
Si rigirò nelle coperte, premendo il capo contro il cuscino.
-Mmmm-mm-
Si posò sul fianco destro, raggomitolandosi con tutte le lenzuola. Stette ferma cinque secondi, per poi voltarsi sul lato sinistro.
-Mmmmmmm!-
Graffiò il cuscino, portando le gambe al petto per poi rilassarle e aprire le braccia su tutto il letto, premendo la pancia contro il materasso.
-Mmmmmm!!!-
Non trovava pace Bonney.
Il letto era freddo, le coperte ispide, la testa pesante, le gambe due blocchi di cemento, la nave oscillava troppo, lo stomaco non voleva toccare cibo per la sua prima volta nella vita e gli occhi lacrimavano di stanchezza e dolore.
-Mmmmm!!!- si agitò sotto le coperte, sbattendo i piedi e lanciando le lenzuola in aria –GNAAAAAA!!!-
Perché? Perché a lei?
Perché l’influenza a lei?!?
Che aveva fatto di male?
Aveva mangiato qualcosa di rubato? Si.
Aveva saccheggiato qualche locanda? Si.
Aveva divorato, ingorda ed educata come un cinghiale, qualsiasi cibo le capitasse sotto mano?
Bhè no.
Come un cinghiale, no.
Perché a lei una tale disgrazia?
Perché, perché, perch…
-Ehi-
Una mano calda e gentile si intrufolò sotto il groviglio di coperte, accarezzandole la fronte bollente e donandole un breve e sano sollievo dai brividi che la scuotevano.
-… Ace…- miagolò piano, afferrando con entrambe le mani quella del moro, accostandosela al viso mentre questi, con sorriso divertito, scostava di poco le lenzuola dal letto, scivolando sotto con la rosa.
-Ancora male?- le accarezzò il viso, facendola mugugnare.
La strinse al petto, tastandole la fronte con le labbra e trovandola lievemente più fresca.
Forse la febbre stava scendendo.
-Hai freddo?- se la strinse al petto nudo, sentendola tremare.
Bonney pigolò piano, avvinghiandosi a lui con braccia e gambe e premendo il capo sui suoi pettorali.
Ohhh ora si ragionava!
Ace che scaldava il letto freddo, le coperte ispide che li stringevano tra loro, la testa leggera per le labbra del moro premute su di esse, le gambe attorcigliate a quel suo bel sedere, la nave che ondeggiava come una culla, lo stomaco zittito e gli occhi fissi su di lui mentre le sue mani calde l’accarezzavano.
Ah, benedetta influenza.
Per fortuna era arrivata.
 
 


#4:
 
Ad Ace capitava di addormentarsi in un luogo e risvegliarsi in uno totalmente differente.
Capitava, e capitava spesso.
Non si stupì quindi di chiude le palpebre con il volto sorridente –e impiastricciato di salsa- di Bonney di fronte, per riaprile e trovarsi davanti il seno della rosa.
Più sopra che davanti a dire il vero.
Il petto prosperoso e sodo del capitano si alzava e abbassava sopra il suo capo moro, posato quasi certamente sulle cosce semi nude di lei.
Il top bianco si tendeva e rilassava a ritmo del respiro di Jewerly, sollevando le fini bretelle scure che si allacciavano agli short verdastri, comodi più che mai sotto la sua nuca assieme alla candida e fresca pelle della supernova.
Non gli era mai capitato di dormire sulle gambe di una donna –di Marco forse, ma quella era un’altra storia- e doveva ammettere che Bonney era morbida e con un certo lato affettuoso.
La sua mano che inconsapevole del suo risveglio continuava ad accarezzarlo sulla fronte, scivolando con le dita poi tra le ciocche corvine, l’arto opposto stretto sulla sua vita in un abbraccio delicato e protettivo, la piccola e soffocata nenia che la rosa canticchiava a fior di labbra.
Si, Bonney era dolce a modo suo, con le carezze concesse solo ad occhi chiusi e al buio, le parole proibite e che desiderava da una vista sussurrate in un orecchio quando lo credeva in un profondo sonno invece che in un leggero dormiveglia, le preghiere che restasse con lei per sempre implorate nel caos dei suoi sogni, quando toccava a lui proteggerla e sussurrale che l’amava.
Si Bonney era dolce.
Lo era anche in quel momento mentre sussurrava, con voce stridula e sull’orlo della rabbia, imprecazioni e ordini ai suoi uomini sventolando in aria un pugno minaccioso.
-Se osate fare casino e svegliarlo vi trasformo tutti in mocciosi dal culo pezzato di piscio e in vecchi bavosi e dal naso moccio… sono stata chiara!?!-
Si la sua Bonney, ridacchiò strusciando il capo sul ventre nudo della rosata, era decisamente dolce.


 
 
#5:
 
Ace non le aveva mai regalato rose rosse. Bonney preferiva la pizza.
Non le aveva mai cantato una serenata, scritto poesie, sussurrato parole dolci, urlato al mondo una dichiarazione.
Il capitano preferiva i baci bollenti, le labbra premute calde sulla sua gola, i morsi sulla pelle, la lingua che scivolava lenta sul suo corpo.
Non le aveva mai regalato vestiti, gioielli o pagato il conto in un ristorante.
La rosa metteva a soqquadro i locali, le uniche gemme che adorava erano quelle al cioccolato ripiene di crema e i vestiti erano inutili se c’era lui con lei.
Bastava un lenzuolo a vestirli.
Ace non le aveva mai detto “Ti amo”.
Bonney avrebbe preferito sentirle quelle parole, almeno una volta.
Ad alta voce o sussurrate all’orecchio sulla fine di un sogno.
Una volta le era sembrato che baciandole la schiena le avesse impresso con le labbra una scritta, ma non era riuscita a leggerla con il tatto.
Avrebbe voluto chiedergli di rifarlo, per assicurarsi di ciò che il suo cuore aveva letto, o ancor di più imporgli –con un bacio a nascondere la supplica- di dirlo chiaro e forte che l’amava.
Ma ora, era tardi.
Ace era morto, a Marineford.
Ace era morto e non sarebbe tornato.
Ace era morto e lo era anche il suo cuore.
Lui non c’era più, e quelle parole, o baci, erano diventati cenere.
Tutto di lui era cenere, e nulla più.
O quasi.
Si passò una mano sul ventre appena, appena, appena rigonfio ma non di pizza.
Perché Ace non le aveva mai regalato rose, gioielli o vestiti, ma qualcosa di più prezioso.
Perché Ace non le aveva mai dedicato una serenata ma ora, dentro di lei, una sinfonia dolcissima e costante batteva con forza crescente.
Perché Ace non le aveva mia detto che l’amava, ma gliel’aveva dimostrato con ogni carezza e bacio.
Perché Ace era morto, ma lei conservava ancora qualcosa di lui dentro di sé.
E non era cenere.
E non era un addio.
Era loro figlio.

 
   
 
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