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Autore: Aenris    21/02/2016    0 recensioni
Quando si è Alpha di un branco devi controllare tutto quello che succede.
Ma quando il branco è composto solo da te...
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ora di matematica è la più noiosa, estenuante e ripetitiva mai esistita. Stai lì, fermo, piegato in due dalla noia a fare esercizi, dopo esercizi. Poi, quando la prof è una vecchia scorbutica insopportabile ti viene naturale strapparti i capelli -oppure il pelo- per non strangolare qualcuno.
A metà della ventiduesima equazione di fila non ce la feci più, poggiai la penna sul banco color caccola -non sto scherzando- e mi riposai qualche minuto. Iniziai a girare la testa in cerca di qualcosa di interessante, le orecchie in ascolto, ma, oltre allo scarabocchiare numeri delle penne, il battito dei piedi di alcuni ragazzi e il fastidioso scricchiolio del legno non sentii nulla. Dalla tasca tirai fuori la scultura in legno del mio lupo.
L'avevo fatta io, dato che oltre al orfanotrofio  non avevo famiglia. Nel bosco la notte mi ero seduto su un ramo di un albero e, con un coltello di titanio, mi misi a fare quella scultura: un lupo che sta per attaccare. Il manto completamente nero, gli occhi color ambra, le zanne snudate color latte. Mi era venuto fin troppo bene, ma questo "talento" è l'unica cosa che mi è rimasta di mio padre, Morto, disperso, sparito. Non l'ho mai saputo.
Me la rigirai nella mano  più e più volte, finendo ogni volta col fissare i suoi occhi. Passi. un rumore di passi si stava avvicinando a me, alzai lo sguardo e mi ritrovai di fronte la prof con il suo puzzo caratteristico. "Qualunque cosa abbia in mano me la dia, signor Lupi." 
Oh giusto...ironia della sorte il mio cognome è "Lupi" e mi chiamo Remo. Non so perché i miei mi hanno dato il nome del fratello del fondatore di Roma -tra l'altro ucciso da quest'ultimo- però non mi dispiace avere un nome raro. Almeno non ho sempre gli stessi nomi che trovi dappertutto: Gabriele o Riccardo, Alberto o Federico. Quelle poche persone con cui ho intavolato una chiaccherata per più di 5 minuti si ricordano sempre di me. Tutte.
"Che cosa vuoi?" risposi annoiato. La faccia di quella femmina fu impagabile: una meta tra stupefatta e incazzata nera. "Che cosa vuoi?! Si risponde cosi ad un prof?!" strillò lei. Frenai la mano dal coprirmi le orecchie. Con un sorriso ebete in faccia risposi "Con quelle come lei sì." Mormorii generali. "Come si permette!" replicò lei. Dio che voce irritante che ha questa qui!. Non risposi. "Mi dia subito quello che ha in mano!" ricominciò lei ancora piena di rabbia. "Prof per favore si lavi prima di entrare...il suo puzzo prima o poi ucciderà qualcuno..." dissi insolente, molto insolente. Ci fu una risata generale. "In presidenza! Subito!". Con la velocità di un bradipo mezzo addormentato raggiunsi la porta ma prima di aprire la porta un coro di applausi e fischi rimbombò nella stanza. Mentre la prof cercava di zittire la classe -inutilmente- mi avviai verso la presidenza. Chiusa la porta mi massaggiai le mie povere orecchie tappate. Presi il corridoio e, sorpassate 4 aule e il bagno del piano raggiunsi le scale. Scesi al piano terra e raggiunsi l'uscita. Prima di uscire girai a destra trovandomi davanti un altro corridoio che portava alla segreteria. Sulla destra del corridoio c'erano due o tre porte. L'ultima porta prima della segreteria era quella della preside. La aprii trovandomi in una stanza davvero piccola. Una moltitudine di canfrusaglie addobbava i muri e la scrivania della preside occupava tutta la parte sinistra. Il colore dominante era il color dell'ebano. Dietro al bancone un signora tracagnotta mi aspettava: aveva i capelli arancione carota, gli occhi erano castani scuri. Aveva un vestito verde con le scarpe nere. Una vera e propria carota all'insù. "Rieccoci di nuovo Remo Lupi. Cos'ha fatto stavolta?".
Passati venti minuti di noiosa discussione mi chiusi quella maledetta porta e iniziai a percorrere il percorso di prima a ritroso. Prima che potessi prendere le scale però un odore mi giunse al naso. Un odore mai sentito prima. Un odore pericoloso. Un odore di intrusi. Un odore di lupi.
Senza pensarci corsi verso l'uscita e la aprìì con una spallata. Con la massima velocità che mi davano le gambe raggiunsi la strada e la attraversai, entrando nella foresta. Con un balzo superai un tronco caduto e ricominciai a correre. Mi fermai. Mi inginocchiai e ripresi a correre. Ma quello che corre non è un ragazzo. Era un lupo


Questa flashfic e l'anteprima di un prossima storia a più capitoli, la pubblicherò appena finisco un altra storia.
A chiunque interessi tenetevi pronti!
aggiungo anche che la storia forse sarà un po diversa. potrei modificarla a seconda delle mie idee. Questa ff è solo uno spunto, un schizzo dell'opera che ne verrà fuori
   
 
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