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Autore: Yolo_you_only_live_once    21/02/2016    6 recensioni
Louis ha perso la vista e la fiducia nelle persone dopo un incidente in macchina. Harry è un cantante famoso che farà di tutto per ottenere la sua fiducia e farlo innamorare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis lo sapeva. Lo sapeva che non doveva uscire da solo di notte, con solo un bastone ad indicargli la strada. Glielo diceva sempre sua madre: "vai dove vuoi al pomeriggio, ma non girare da solo di notte, anche se ti credi invincibile, non lo sei più". Faceva male, ogni volta che glielo diceva sempre di più, ma sapeva che era vero, sua madre non gli avrebbe mai fatto del male di proposito, si incolpava già abbastanza per l'incidente.
Ovviamente lui era una testa calda, qualità - se così si può definire - che aveva ereditato da sua madre, e proprio per questo si ritrova in mezzo ad una strada da solo. Anzi, non era esattamente solo. Da alcuni minuti tre ragazzi si stavano divertendo a farlo girare su se stesso. Gli avevano tolto il bastone e i suoi occhiali erano caduti per terra, per poi essere calpestati dai suoi stessi piedi, e ora stava girando, spinto da uno dei ragazzi e poi dall'altro.
Louis sentì una macchina passare accanto a loro e fermarsi a pochi metri. "Che cazzo state facendo?" urlò qualcuno dal suo interno. Aveva una voce molto roca e profonda, quella che ti aspetteresti da un uomo che fuma da anni, ma Louis era ormai abbastanza esperto da sapere che quella voce apparteneva quasi sicuramente ad un ragazzo. "Lasciatelo stare, razza di idioti." Sentì uno sportello sbattere e subito dopo i passi dei ragazzi che si facevano sempre più lontani. "Ehi, stai bene?" chiese gentilmente lo sconosciuto.
Sobbalzò appena il ragazzo gli toccò la mano, ma si rilassò subito al contatto con la plastica del suo bastone. "Grazie" disse timidamente.
"I tuoi occhiali sono rotti, mi dispiace" disse, e nonostante fosse uno sconosciuto suonò davvero dispiaciuto. "Posso aiutarti in qualche modo?" domandò, facendo un passo indietro.
"Potresti dirmi dove sono? Ho perso il senso dell'orientamento."
"Sei davanti ad un supermercato, hai le spalle verso la porta d'entrata."
"Ok, ci sono, grazie."
"Posso darti un passaggio?"
"Non credo che-"
"Se non mi dici di sì ti seguirò comunque con la macchina, sappilo" lo interruppe. "Ti giuro che non sono un pazzo, sono solo preoccupato per te. Sembri molto scosso."
"Sono molto scosso. Ma non devi disturbarti, non sono lontano da casa."
"Per favore" lo supplicò.
Louis non capiva, davvero. Com'era possibile che pochi minuti prima dei ragazzi se lo stessero passando come fosse una palla e ora questo ragazzo lo supplicava per aiutarlo. "Va bene" disse alla fine, perché era davvero stanco e spaventato. Voleva solo del tè.
"Eri venuto qui per comprare qualcosa?"
"Già preso, dovrebbe esserci una borsetta di plastica da queste parti."
"Oh, eccola." Lo sconosciuto si allontanò da lui, lasciando una scia di profumo alla lavanda. Sentì il lieve scricchiolio delle sue ginocchia mentre si piegava e il rumore della borsa di plastica che veniva recuperata. "Possiamo andare. Vuoi solo le indicazioni o posso toccarti?"
"Mi bastano le indicazioni" disse, lievemente imbarazzato.
"Allora sempre dritto, ti apro io lo sportello."
Fece come gli era stato detto, muovendo il bastone davanti ai suoi piedi per non inciampare, e si fermò appena colpì la scarpa del ragazzo.
"Attento allo scalino, è alto."
Salì in auto dopo alcuni tentativi e si lasciò scivolare sulla pelle.
"Ecco la tua spesa." Il ragazzo appoggiò la borsetta sulle sue gambe e si sedette accanto a lui.
"Scusa, come fai a guidare?" Cercò la cintura di sicurezza e, con non poca fatica, riuscì ad allacciarla.
"Sta guidando un mio amico."
Sentì un click, segno che il ragazzo si era allacciato a sua volta la cintura, e qualcuno muoversi davanti a lui.
"Ciao, se mi dici dove abiti ti porto subito a casa." Anche la sua voce era molto profonda, ma a differenza del suo amico puzzava di fumo e sembrava molto più vecchio. Decise di non farsi domande.
"Puoi lasciarmi all'inizio della prossima via."
"Non ho intenzione di entrarti in casa, non preoccuparti" disse il ragazzo al suo fianco.
"Ok, allora è la numero 33b."
"Perfetto."
L'auto partì senza fare alcun rumore e Louis cercò di rilassarsi contro il sedile.
"Mi chiamo Harry, comunque."
"Louis. Grazie per avermi aiutato."
"Ovviamente, non potevo lasciarti lì."
"Ho sentito due macchine passare prima di te e nessuno si è fermato." Abbassò la testa e iniziò a giocare con le sue dita.
"Mi dispiace." Appoggiò la mano sul ginocchio di Louis, ma la spostò appena lo sentì sussultare. "Scusa."
"Tranquillo. Sai, non vedendo cosa succede tendo ad essere molto suscettibile."
"Comprensibile" disse gentilmente, e Louis poté quasi sentire il sorriso timido nella sua voce. "Siamo quasi arrivati" annunciò pochi secondi dopo.
"Siamo sul lato del marciapiede, vero?"
"Sì, devi attraversare la strada?"
"No. Mamma ha detto che è un condominio azzurro, ha le finestre bianche e dei fiori su tutte le finestre tranne le mie."
"Allora è questo."
La macchina frenò lentamente e Louis si slacciò la cintura.
"Grazie per il passaggio, amico di Harry" disse dopo essere sceso dalla macchina. Sistemò il suo maglione e recuperò il suo sacchetto. "E grazie anche a te, Harry." Sorrise verso quella che presumeva essere la direzione di Harry ed estrasse le chiavi dal suo marsupio, sentendosi in soggezione visto che Harry non era ancora ripartito. Aprì la porta ed entrò, chiudendosela velocemente alle spalle, poi salì lentamente i diciotto scalini che lo avrebbero portato al suo appartamento. Si fermò dopo pochi passi e si girò a destra, cercò con la mano la serratura e aprì la porta. In casa aleggiava ancora il profumo della sua cena - maccheroni riscaldati che gli aveva portato sua madre durante la sua ultima visita - e dei fiori che gli aveva portato. Lui odiava i fiori, c'era stato un tempo in cui li adorava, passava anche ore in giardino con sua mamma e le sue sorelle a piantare fiori, ma ora non li sopportava. Sua mamma gli diceva sempre che non doveva per forza vederli, che poteva semplicemente annusare il loro profumo o accarezzare i petali, ma lui era sempre stato una persona piuttosto materialista, di quelli che si badavano sull'apparenza, e ora il solo profumo non serviva a nulla - o almeno questo è quello che si diceva lui, secondo la donna aveva più a che fare con l'abitudine, con il fatto che non si fosse ancora abituato a lasciarsi andare a tutti gli altri sensi. Li avrebbe fatti appassire, come tutti i fiori che sua madre gli portava, e avrebbe detto che durante la notte li aveva fatti cadere e non era riuscito a rimetterli nel vaso.
Si diresse in cucina e sistemò il tè nel primo ripiano accanto alla porta. Aveva imparato mesi prima che più teneva le cose secondo un ordine ed una logica precisa e meno rischiava di farsi male. Aveva scherzato con sua mamma sul fatto che gli ci fosse voluto così tanto per imparare ad essere ordinato ma appena le aveva detto che era costretto a tenere tutto in un posto preciso per non ferirsi la aveva sentita sentita trattenere un singhiozzo.
Spense la luce, un'abitudine che non era riuscito a perdere, l'unica cosa che lo faceva sentire ancora normale, e si diresse verso la sua camera. Il proprietario gli aveva descritto l'appartamento passo per passo e si era assicurato di far togliere tutte le porte perché Louis non si schiantasse contro di esse durante la notte. Gli aveva detto che appena entrato dalla porta alla sua destra c'era un mobiletto - che Louis aveva fatto togliere - per tenere le scarpe, mentre a sinistra c'era il divano al centro della stanza, una TV posizionata dentro ad un grande mobile di legno che prendeva tutta la parete. Proseguendo c'era la cucina, sulla destra, grande quanto il salotto, aveva i mobili sulla destra e la tavola sulla sinistra, per evitare che Louis la colpisse mentre si preparava da mangiare. Proseguendo dal salotto si arrivava al bagno, sulla destra, che aveva solo lo stretto necessario e una tenda da bagno al posto della porta, per assicurare un po' di privacy si suoi ospiti, mentre a sinistra c'era la sua camera da letto, con il letto appoggiato sulla parete di sinistra e l'armadio davanti. Non era esattamente un bell'appartamento, lo sapeva, ma per una persona che non poteva vedere andava più che bene.
Si spogliò lentamente, passando la mano su un livido che si stava già formando, e si infilò sotto le lenzuola di seta - gentile regalo di sua madre per il suo compleanno e natale. Erano le sue preferite, faceva quasi fatica ad addormentarsi senza di loro, ma la paura di rovinarle lo spingevano a non lavarle troppo e quindi ad usarle poco.
Allungò la mano sopra la sua testa alla ricerca dell'interruttore, non del tutto sicuro di aver già spento la luce, e dopo aver sentito il familiare click abbandonò la testa sul cuscino e si addormentò.
***

Tre giorni dopo stava per rientrare a casa da lavoro - era un centralinista, l'unico lavoro che non richiedesse l'utilizzo della vista - quando si schiantò contro il petto solido di qualcuno, decisamente un uomo.
"Mi scusi" disse subito "non l'ho vista."
"Certo che no." Riconobbe subito la sua voce, era Harry, il ragazzo che lo aveva aiutato con quei bulli.
"Dannazione, mi diverto quando la gente non sa cosa dire e inizia a balbettare." Sorrise divertito e alzò di poco la testa, ora sapendo quanto in alto guardare. "Cosa ci fai qui? Avevi detto che non mi avresti derubato."
"Infatti non sono qui per questo."
"Ehm, vuoi-vuoi salire? Dovrebbe essere presentabile, ma non si sa mai."
"Se vuoi." Nonostante non potesse vederlo Louis se lo immaginò mentre alzava le spalle.
"Vieni." Aprì la porta e lo condusse fino al suo appartamento. "Puoi toglierti le scarpe? Odio spazzare per terra, cerco di farlo il meno possibile."
"Certo." Louis sentì il rumore delle scarpe che venivano tolte e poi appoggiate accanto all'entrata.
"Grazie." Lasciò il bastone per terra e si calcò meglio gli occhiali sul naso. Non sopportava che la gente vedesse i suoi occhi. Aveva visto gli occhi di un cieco prema del suo incidente e aveva odiato il modo in cui erano sembrati vuoti e spenti, quasi fosse morto. "Vuoi del tè?" Si spostò verso la cucina, facendo scorrere la mano sulla parete ruvida.
"Se non è un problema."
"Vivo da solo da un anno e ho perso quattro chili per andare avanti a tè, lo so fare quello."
"Beh, in questo caso." Iniziò a muoversi per la cucina.
"Puoi sederti, per favore? O stai in piedi ma in un punto. Seguire tutti gli spostamenti delle persone mi fa venire il mal di testa" disse, sperando di non suonare troppo scortese.
"Scusami." La sedia fece rumore a contatto con il pavimento e Louis sospirò, sollevato, nel sapere che Harry era fermo. "Come mai non hai la porta?"
"Considerando che anche nella casa nella quale ho vissuto per ventitré anni mi schiantavo addosso alle porte ho pensato che toglierle nel nuovo appartamento fosse il minimo."
"Quindi hai ventiquattro anni."
"Non ricordarmelo." Andò a sedersi accanto a Harry mentre l'acqua si scaldava. "Tu quanti ne hai?"
"Quasi ventidue."
"Ah, i bei vecchi tempi." Sorrise appena Harry ridacchiò. "Allora, a cosa devo la tua visita?"
"Oh, giusto."
Per la prima volta Louis sentì il rumore di un sacchetto di cartone e subito dopo quello più familiare di una custodia per occhiali che viene aperta.
"Ecco, visto che i tuoi occhiali si sono rotti ho pensato di comprartene un altro paio. Sono uguali a quelli vecchi, sono andato sul sicuro."
"Harry, non avresti dovuto. Non è stata colpa tua e questi occhiali costano."
"Famiglia ricca" rispose, forse un po' troppo velocemente.
"Non so se posso-"
"Ti prego. Mi farebbe davvero piacere se tu li accettassi."
Il rumore della plastica che scivolava sul legno gli fece capire che Harry stava allungando gli occhiali verso di lui. Aprì la mano e aspetto che Harry li mettesse sul suo palmo. "Grazie, odio questi vecchi, non li portavo da anni" ammise. Serrò gli occhi e tolse gli occhiali, per poi scambiarli subito con quelli nuovo.
"Figurati."
"Posso sdebitarmi in qualche modo?"
"Sì, finisci di preparare il tè prima che l'acqua esca dappertutto."
"Giusto." Si alzò di scatto e si affrettò per finire di preparare il tè.
"Quindi abiti da solo?" chiese Harry appena il tè fu davanti a lui, giusto per fare conversazione.
"Sì, anche se mia mamma viene spesso a trovarmi. È convinta che abbia bisogno di una tata, il che non è poi così lontano dalla realtà visto che questa mattina mi sono tagliato mentre mi facevo la barba, ma a volte esagera."
"Anche la mia lo fa, ti capisco."
"Abiti da solo anche tu?" Si alzò dalla sedia con la tazza. "Vieni, andiamo sul divano."
"Tecnicamente abito da solo, praticamente i miei amici sono sempre a casa mia" disse mentre si spostavano in salotto.
Louis si mise a sedere nell'angolo di sinistra, l'unico che veniva sempre colpito dal sole - se non poteva vederlo, poteva pur sempre sentirlo - mentre Harry si mise più verso destra.
"Fidanzato?"
"No, single da anni." Sospirò, un po' abbattuto. "Sai, con il mio lavoro faccio fatica a trovare qualcuno che stia con me."
"Cosa sei, un agente segreto?" chiese divertito, girando la testa verso Harry e lasciando che il sole caldo colpisse la sua guancia destra.
"Più o meno. Non posso dirti di più, poi dovrei ucciderti."
"Oh beh, non che io abbia qualcuno a cui raccontarlo, al massimo potrei chiamare mia mamma."
"Perché?" chiese, suonando davvero dispiaciuto per uno che neanche lo conosceva.
"È difficile uscire con un cieco, sai? Ho bisogno di qualcuno che mi dica dove sto andando, che mi aiuti a fare anche le cose più stupide perché potrei farmi male, e in più faccio un sacco di domande. Mi piace sapere cosa succede attorno a me, immaginare la scena nella mia testa come se potessi ancora vederla, ma spesso la gente si stanca di farlo e poco dopo se ne va. Subito dopo l'incidente tutti i miei amici se ne sono andati, solo uno mi chiama ancora per assicurarsi che stia bene, ma abita in America per motivi di lavoro e viene a trovarmi solo a natale o quando viene qui per la sua famiglia."
"È una gran stronzata" disse, veramente arrabbiato "sei cieco, è ovvio che vuoi sapere cosa succede. Io sarei già impazzito se non potessi vedere cosa c'è attorno a me o chi si sta avvicinando in fila al supermercato."
"Evidentemente sei l'unico a pensarla così." Alzò le spalle, nella speranza di sembrare indifferente.
"Ora sono il tuo nuovo amico, sappilo" decretò, con il tono di qualcuno che non ammetteva repliche.
"Non volevo farti pena, non sentirti in obbligo."
"Certo che non mi sento in obbligo, voglio essere tuo amico e basta. Allora, amico, cosa vuoi fare?" Louis sentì la tazza che veniva appoggiata per terra. "Poi la raccolgo, tranquillo, non vorrei mai che tu ti rompessi una gamba per colpa mia."
"Grazie. Possiamo guardare un po' di TV, se vuoi."
"O ascoltare della musica e parlare come due adolescenti pettegole."
Louis si lasciò sfuggire una risatina divertita, che coprì subito con il dorso della mano. "Va bene, scegli un CD." Allungò la mano verso destra per indicare lo scaffale.
"Mmh, vediamo cosa c'è qui. Linkin park, coldplay, The Fray, One Direction. One Direction?" chiese, sorpreso.
"Oh, è di mia sorella, lo giuro. Anche se in realtà non sono così male."
"Sì, alcune canzoni sono carine."
"Ecco chi mi ricordava la tua voce! Assomigli a uno di loro, lo sai? Stesso tono basso, giuro."
"A chi di loro?"
"Non so i nomi, so solo che uno se la faceva con Taylor Swift e che mia sorella era disperata perché lei non le piace."
"Perché, piace a qualcuno?"
Louis rise di nuovo e scosse la testa. "Suppongo che dopo i primi anni di successo, anche se non lo vuoi, tutti si lasciano un po' prendere dai soldi."
"Probabile." Louis lo sentì mentre spostava i vari CD per vedere di chi erano. "Ti vanno bene i coldplay?"
"Certo." Incrociò le gambe sul divano e si girò verso destra, dove di li a poco sarebbe tornato Harry.
La musica partì poco dopo e in un attimo Harry fu davanti a lui, più vicino di prima.
"Di cosa vuoi spettegolare?" Appoggiò la testa al divano, nonostante gli occhi non gli permettessero di mettersi comodo.
"Perché non togli gli occhiali?"
"Non mi piacciono i miei occhi e mi da fastidio tenerli chiusi" rispose con una scrollata di spalle.
"Ma così si rompono."
"Vado a prendere quelli vecchi." Fece per alzarsi, ma Harry lo fermò.
"Vado io, così porto via le tazze. Dove vuoi che le metta?"
"Nel lavandino."
Il divano si mosse sotto il peso di Harry e subito dopo i suoi passi risuonarono nell'appartamento, sentì le tazze che venivano appoggiate nel lavandino e Harry che tornava. "Apri la mano."
Louis fece come gli era stato detto e poco dopo gli occhiali vennero appoggiati sulla sua mano. Chiuse di nuovo gli occhi per cambiare occhiali e Harry prese quelli nuovi per riporli nella loro custodia. "Grazie." Tornò ad appoggiare la testa contro il divano e sorrise timidamente a Harry. "Posso chiederti una cosa?" domandò poi in un sussurro.
"Certo" rispose, anche lui sussurrando. "Ma perché stiamo parlando così piano?"
Louis scoppiò a ridere, con la sua risata forte e cristallina che veniva fuori sempre più di rado. "Non lo so, scusa." Si schiarì la gola e prese un respiro profondo. "Come sono? Voglio dire, che aspetto ho? Quando lo chiedo a mia mamma mi dice solo che sono bellissimo e non devo preoccuparmi, mentre mia sorella dice che sono brutto e sono una causa persa. Non voglio un tuo commento, solo la verità."
"Ok, posso farlo" rispose, il sorriso chiaro nella sua voce. "Sto per prenderti la mano." Subito dopo la sua mano fu su quella di Louis. "Alzati, voglio vederti bene." Lo aiutò ad alzarsi e mugugnò, pensieroso. "Ok, lo so che hai detto no commenti personali, ma hai davvero delle belle gambe. Non sto scherzano, sono davvero belle."
Louis arrossì, non abituato ai complimenti, e si coprì la faccia con le mani per nascondere il suo sorriso.
"Penso che sentirle sia tutt'altra cosa dal vederle, ma sappi solo che farebbero invidia a tutti. Non sei troppo magro, ma neanche grosso e sembrano muscolose, fai palestra?"
"No" rispose, la voce attutita dalle mani ancora davanti la faccia.
"Fortunato di natura, allora."
Louis lo sentì alzarsi e fare un veloce giro attorno a lui prima di sedersi di nuovo.
"Hai anche un bel culo, se posso dirlo."
"Lo so, ho sempre avuto un bel culo. Sodo e alto."
Harry rise divertito, ma non lo contraddisse, era vero che era sodo. "Cos'altro vuoi sapere del tuo corpo? Sei magro e ben proporzionato, non ho altro da dirti."
"Ok, possiamo passare alla faccia." Si tolse gli occhiali ma non aprì gli occhi.
"Hai davvero dei bei zigomi, gli occhiali te li coprono un po'. Il tuo naso è piccolo e un po' all'insù, la bocca piccola e rossa. Molto carino, complimenti."
"Scemo." Si rimise gli occhiali e tornò a sedersi. "Secondo te dovrei tagliarmi i capelli? Mia mamma dice di sì."
"No, ti stanno bene così. Magari una spuntatina qua e la, per dargli più volume."
"Grazie. Se riesco a non farti scappare mi sarai davvero utile."
"Sarei uno stupido se me ne andassi."
"Non ti biasimerei, lo sai."
"Ora sono ufficialmente tuo amico! Mi sto avvicinando."
In un attimo di ritrovò con le gambe di Harry attorno alla vita, le sue braccia attorno il collo e il naso premuto contro la guancia. "Ora sei ufficialmente un koala" disse divertito. Liberò la mano sinistra e la portò sulla schiena di Harry.
"Mi piacciono i koala. Una volta ne ho tenuto uno in braccio."
"Lo sto facendo anch'io" disse divertito.
"Troppo affetto?"
"No, va bene, credo."
"Ok, per oggi ti lascio respirare un po', ma sappi che la prossima volta sarà ancora peggio." Si allontanò da lui, ma questa volta rimase relativamente vicino. "Domani posso venire a trovarti?"
"Se vuoi. Torno a casa alle cinque."
"Ci sarò di sicuro."
Louis lo sentì alzarsi e fece lo stesso. "Stai andando a casa?"
"Sì, ho promesso a mia mamma di chiamarla su Skipe."
"Oh, ok. Ci vediamo, allora."
"Puoi darmi il tuo numero? Aspetta, hai un telefono?"
"Sì, funziona con la voce." Prese il telefono dalla tasca anteriore dei jeans e lo sbloccò. "Aggiungi contatto" disse.
"Woo, posso provare?"
"Funziona solo con la mia voce."
"Oh."
Riuscì ad immaginare Harry che sporgeva il labbro inferiore - impresa difficile visto che non aveva idea di che faccia potesse avere. "Mi dispiace" disse divertito. "Dimmi il tuo numero così lo ripeto al telefono."
Harry gli dettò il numero e Louis lo inserì nel telefono. "Prova a chiamarmi."
"Chiama Harry" disse, scandendo bene le parole.
"Chiamata in corso" disse la voce robotica.
Pochi secondo dopo il telefono di Harry iniziò a squillare. "Ora ho il tuo numero. Ci vediamo domani."
"Ti dispiace se non ti accompagno?"
"Non preoccuparti. Ora mi avvicino." Si avvicinò a lui e gli lasciò un bacio sulla guancia. "A domani."
"Ciao." Tornò a sedersi e ascoltò in silenzio mentre Harry si infilava le scarpe - scarponcini, visto che lo senti aprire la cerniera - e usciva da casa sua.
***

Nel mese seguente Harry andò quasi ogni giorno a trovare Louis e quando non poteva lo chiamava e passavano anche ore al telefono. Parlavano delle loro famiglie, dei loro sogni per il futuro, del lavoro di Louis - stava davvero iniziando a credere che Harry fosse una spia visto che ancora non gli aveva detto come si guadagnava da vivere - e della loro infanzia.

Anche quel giorno Harry era da Louis, stavano preparando - Harry stava preparando - il tè quando qualcuno bussò alla porta.
"Dev'essere mia sorella." Si alzò dalla sedia.
"Tua sorella?" chiese Harry, suonando quasi preoccupato.
"Sì, mi ha chiamato questa mattina per dirmi che sarebbe passata." Uscì dalla cucina e aprì la porta, ritrovandosi subito tra le braccia di sua sorella. Profumava di vaniglia, come sempre, e la sua maglietta era morbida sotto le sue dita e profumava del detersivo con cui sua mamma lavava sempre i suoi vestiti.
"Lou." Lo strinse forte per un secondo e lo lasciò andare. "Sono così felice di sapere che sei ancora vivo."
"Molto incoraggiante, grazie." Allungò la mano fino a toccare la porta e la lanciò per farla chiudere. "Vieni, devo presentarti un mio amico."
Raggiunsero la cucina a braccetto, ma subito Lottie si staccò da lui e iniziò ad urlare.
"Lottie!" Louis allungò le mani alla ricerca di sua sorella. "Lottie, cosa succede? Harry?"
"Oh mio dio" disse Lottie, a corto di fiato per aver urlato.
"Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?" domandò frustrato.
"Louis, sai chi è in casa tua?" quasi urlò Lottie.
"Harry" rispose ovvio.
"Quindi lo sapevi ma non me lo hai detto?"
"Detto cosa?!" Si lasciò cadere sulla sedia, esasperato.
"Lou, è Harry Styles. Ti ricorda niente questo nome?"
"Il mio Harry è anche il tuo Harry?"
"Sì."
"Harry, puoi spiegarmi cosa sta succedendo?" Alzò lo sguardo verso dove sapeva esserci Harry.
"Devo dirlo a mamma." Lottie si allontanò velocemente verso il salotto.
"Lou, mi dispiace. Avrei voluto dirtelo, ma era così bello sentirmi a mio agio con qualcuno. Sei l'unico che non mi tratta come una super star."
"Mi hai mentito" disse. Scosse la testa, deluso.
"Non ti ho mentito, ho solo omesso alcuni dettagli. Tutto quello che ti ho detto era vero."
"Mi sento così stupido."
"Non è colpa tue." Portò una mano sul suo ginocchio. "Ti prego."
"Non per questo."
"Dimmi perché."
Louis sentì le sue ginocchia scricchiolare e capì che si era piegato davanti a lui. "Mi rideresti addosso."
"Non lo farei mai."
"Pensavo che tu ci stessi provando con me" ammise "il che era strano già prima, ma ora che so chi sei è ancora più impossibile." Scacciò la mano di Harry dal suo ginocchio e si girò verso la tavola.
"Lou-"
"Mamma non ci crede. Peggio per lei" disse Lottie tornando in cucina. "Vi va se ordino qualcosa da mangiare?"
"Ci penso io" disse Harry. Si alzò da per terra e andò a recuperare il telefono in salotto. "Vi va bene cinese?" urlò dall'altra stanza.
"Sì" rispose Lottie per entrambi. "Perché sembri arrabbiato?"
"Mi ha mentito."
"Non è vero, sono sicura che stai esagerando."
La sentì trascinare la sedia e sedersi su di essa. "Non capisci, tutte-lascia stare."
"No, ora me lo dici."
"È una sciocchezza, lascia stare. Puoi controllare il tè?"
"Rimango a dormire, ne parliamo questa sera." Si alzò e finì di preparare il tè per Harry e Louis.
"Fatto, arriva tra mezz'ora" annunciò Harry tornando in cucina. Si mise a sedere al posto di Lottie e portò subito la mano sul ginocchio di Louis, che sussultò leggermente. "Lo sai vero che dobbiamo parlare, che tu lo voglia o meno."
"Lascia stare, per favore. Mi sono fatto un'idea sbagliata."
"Come fai ad esserne sicuro?"
"Ti prego, basta." Appoggiò la mano su quella di Harry e lasciò che le loro dita si intrecciassero appena Harry rivolse il palmo verso l'alto.
"Ne parleremo comunque, sappilo." Alzò le loro mani intrecciate e lasciò un bacio sul dorso della mano di Louis.
"Ecco il vostro tè." Lottie piazzò le tazze davanti a loro e andò a sedersi dalla parte opposto a Louis. "Allora, posso sapere perché un cantante famoso è in casa di mio fratello? Scusa per l'urlo, comunque."
"Tranquilla, sono abituato" disse, senza lasciare la mano di Louis. "Posso dirle perché sono qui?" chiese poi a Louis. Gli aveva raccontato che la sua famiglia si preoccupava sempre molto e sapeva che raccontargli del loro primo incontro non era una buona idea.
"Fai pure."
"Ok. Un mese fa da stavo tornando a casa e mentre stavo passando davanti il supermercato ho visto che dei ragazzi stavano spintonando Louis, così mi sono fermato e l'ho riaccompagnato a casa."
"Oh, Lou, perché non me lo hai detto?"
"Perché avreste ricominciato a trattarmi come un bambino. Lo stai facendo anche adesso, lo so che hai la tua solita espressione da cane bastonato. In più stai usando la tua voce da pietà."
"Scusa, mi preoccupo solo per te. Quando eravamo piccoli eri tu a prenderti cura di me e ora voglio ricambiare."
"Non serve, so cavarmela da solo" sbottò. Sapeva che era una combinazione di eventi spiacevoli a renderlo nervoso, non era davvero arrabbiato con sua sorella, ma questo non lo fermò dall'alzarsi dalla sedia e andare in camera sua. Se avesse avuto una porta la avrebbe sbattuta.
"Lo fa spesso?" Sentì Harry chiedere. Stava parlando sottovoce, per non essere sentito, ma ovviamente il suo udito era migliorato notevolmente da quando aveva perso la vista e ora anche i suoni più lievi lo infastidivano.
"Ogni tanto. Non posso dargli torto però, anch'io sarei arrabbiata con il mondo al suo posto."
"Già, è comprensibile."
"Posso sapere perché è arrabbiato con te?"
"Se lui non vuole dirtelo non posso farlo io, mi dispiace. Sto provando a guadagnarmi di nuovo la sua fiducia."
"Perché sei qui con lui? So che siete in pausa per un anno, perché spenderlo rinchiuso in un appartamento?"
"Non mi importa il posto, mi piace la compagnia di tuo fratello. Ha un modo tutto suo di vedere le cose, passa anche ore a descrivere tutti i minimi dettagli della sua giornate ed è bello perché lui non può dirti cosa ha visto quindi descrive il suono del telefono, la conversazione che ha sentito due posti più in là del suo, il profumo del caffè del suo collega e tutte quelle cose a cui noi non facciamo caso."
"Era da anni che non aveva un amico come te, sai?"
"Sì, me lo ha detto. È un vero peccato, è una persona fantastica" disse, usando quel suo tono spensierato che usava sempre quando una cosa gli piaceva o quando parlava della sua famiglia.
"Lo so. Ora gli manca solo un fidanzato e posso considerarmi felice."
"Ci sto lavorando." Louis decise di non soffermarsi troppo su questa frase, infondo poteva voler dire qualsiasi cosa.
"In che senso?" Louis si immaginò sua sorella con gli occhi azzurri spalancati. Sapeva che non era più la bambina di dieci anni che ricordava, gli aveva detto che ora aveva i capelli tinti di biondi, quasi bianco, le sue labbra erano molto più grandi e accentuate dal rossetto, che ogni volta lasciava sulla guancia di Louis perché gli piaceva riempirlo di baci, e gli occhi erano messi in risalto dal mascara.
"Vedrai." Louis lo sentì alzarsi dalla sedia - i suoi passi ormai gli erano familiari - e iniziare a preparare la tavola. "Secondo te che tipo di ragazzo piace a tuo fratello?"
"Non so. L'aspetto di certo non è un problema, anche se sono sicura che gli piscerebbero un po' di muscoli. Solo perché non può vederli non vuol dire che non li può toccare. Poi deve essere una persona gentile e romantica, Lou è incredibilmente romantico e gli piace essere viziato. Inoltre dovrebbe essere paziente e questo te lo dico io. Ha un sacco di problemi a fidarsi dopo che tutti i suoi amici lo hanno lasciato da solo e non gli serve un altro idiota che lo lascia dopo una settimana perché non riesce a fare l'uomo."
"Ricevuto. Muscoli, romantico e paziente."
"Pensi di avere un amico adatto a lui?" chiese, evidentemente più eccitata all'idea di quanto lo fosse Louis.
"Penso di sì."
"E come si chiama? È qualcuno di famoso?"
"Calmati" disse divertito. "Lo scoprirai a tempo debito. Vado a chiamare Lou."
Louis sentì i passi di Harry farsi sempre più vicini e subito lo sentì bussare contro lo stipite della porta. "Vattene." Serrò ancora di più gli occhi.
"Non senza di te." Il letto si spostò sotto il peso di Harry e lo stesso fece il cuscino sotto la testa di Louis. "Hai sentito, vero?"
"Ovviamente."
"Sto per abbracciarti." Si spostò in su sul letto e appoggiò il mento sulla sua testa e un braccio sopra il suo fianco. "Possiamo parlare di quello che mi hai detto prima?"
"Se proprio dobbiamo." Alzò il busto dal letto e "Lottie, accendi la radio e non farti i cazzi miei" urlò, per poi tornare a distendersi tra le braccia di Harry.
Lottie sbuffò, infastidita, ma poco dopo la musica partì, invadendo l'appartamento.
"Puoi ripetermi perché sei arrabbiato con me?"
"Non credo di essere arrabbiato con te, sono più che altro... deluso, ma neanche questo è colpa tua. È solo che, sai, non avevo amici da anni e ho solo scambiato la tua gentilezza per qualcosa che non ci sarà mai."
"E se io ti dicessi che sono stato così gentile perché sono davvero interessato a te?"
"Per favore, non sono così stupido da crederlo."
"Tu mi piaci, Lou."
"Mi conosci da un mese, Harry. In più tu sei famoso, mentre io solo solo un inutile ragazzo cieco."
"Non è vero. Tu sei un bellissimo ragazzo che per un terribile scherzo del destino è cieco. Io ci tengo a te, non ti direi mai di essere interessato a te se non fosse così."
"Non ti credo."
"Presto ci crederai" promise. Gli lasciò un bacio tra i capelli e lo strinse ancora più forte.
"Presto ti stancherai" replicò, godendosi comunque le attenzioni di Harry. Nelle ultime settimane Harry era diventato molto affettuoso e appena passavano un po' di tempo insieme sul divano ne approfittava sempre per stringere Louis a sé e coccolarlo.
"Non vedo l'ora di provati quanto ti sbagli su di me."
"È arrivata le cena" urlò Lottie dal salotto.
"Arrivo" urlò Harry in risposta. Si allontanò da Louis dopo avergli dato un bacio in fronte e uscì velocemente dalla camera.
Louis si alzò con molta più calma e cercò di riordinare i suoi pensieri. Inutile. Raggiunse Harry e Lottie in cucina e subito sentì il profumo di spezie e carne ad aspettarlo. Si mise a sedere al suo solito posto, quello più vicino alla porta sul lato più piccolo del tavolo, e iniziò a mangiare senza dire nulla.
"Quindi... vostra madre non crede che io sia qui veramente?" chiese Harry quando il silenzio divenne insopportabile.
"No, si è messa a ridere."
"Se mi prometti di non farla vedere a nessuno possiamo mandarle una foto."
"E, uhm, se la facessimo in strada e non in casa di Lou?"
"Si può fare, sì."
"Grazie" disse, chiaramente eccitata dall'idea di fare una foto con Harry. "Le mie amiche moriranno di invida."
"Posso salutarle in un video, se vuoi."
"Lo faresti davvero?" domandò sorpresa. E Louis la immaginò mentre sfoderava i suoi occhioni da cucciolo, quelli che faceva sempre a lui quando voleva uscire con i suoi amici.
"Certo, se non è tutta la scuola ma solo un paio di persone."
"Solo tre, giuro."
"Allora va bene, appena finito di mangiare andiamo" promise. "Lou, tu ci aspetti qui?" Appoggiò la mano sul suo ginocchio, facendolo sobbalzare appena.
"Non servirei a molto."
"Invece sì, potresti fare delle facce buffe e farci ridere."
"Sono sicuro che potete farlo da soli" disse, risultando più acido del dovuto.
"Senti, lo so che sei arrabbiato e lo capisco, ma non fare lo stronzo con me. Ti ho spiegato come stanno le cose, quindi smettila di stare sempre sulla difensiva e fare la vittima e credi a quello che ti ho detto." Non aveva mai sentito Harry usare quel tono di voce, soprattutto non con lui. Sembrava arrabbiato e deluso dal comportamento di Louis, ma soprattutto sembrava ferito.
"Non è facile" sussurrò, imbarazzato di avere quella conversazione davanti sua sorella.
"E lo capisco. Ti conosco da solo un mese ma so più cose su di te di quanto tu immagini, quindi fidati di me e basta, non ti costa nulla."
"Mi costerà quando tu te ne andrai come fanno tutti."
"Sei convinto che succederà o vuoi che succeda? Perché da come parli sembra quasi che sia tu a volermi allontanare" sbottò.
"Non è così." Si tolse gli occhiali dopo aver serrati gli occhi e si portò le mani davanti la faccia. Sentiva il bisogno di piangere e urlare, ma non lo avrebbe fatto.
"Lottie, puoi lasciarsi da soli un attimo?" chiese, cercando di addolcire il tono della sua voce.
"Certo." Si alzò dalla sedia e si fermò accanto a Louis per lasciargli un bacio sulla guancia. "Chiamami se hai bisogno, vado in camera tu."
Aspettò di sentire i suoi passi allontanarsi e si infilò di nuovo gli occhiali.
"Di cosa hai paura, Louis?"
"Di perderti come amico."
"Se non-se tu non vuoi di più va bene, ok? Non sentirti obbligato perché sono il primo ad essersi interessato a te dopo quello che è successo o perché sono tuo amico e non vuoi deludermi. Se pensi che ci sia qualcun altro che può renderti felice allora va benissimo, metterò da parte i miei sentimenti e resteremo amici, ma se pensi che possa esserci qualcosa allora buttati, te lo chiedo per favore."
"Come puoi parlare così dopo un mese?"
"Sono una persona romantica, per me sono tutte campane e fuochi d'artificio e non li ho mai sentiti così forti prima di conoscerti. È il modo in cui ridi e ti copri la bocca e nonostante gli occhiali riesco comunque a vedere le piccole rughe ai lati dei tuoi occhi. Il modo in cui ti appropri delle mie maglie quando le lascio e sembri un bimbo perché ti sono enormi ma sei stupendo comunque. Il modo in cui ti ostini a fare tutto nonostante rischi di schiantarti addosso al muro ogni cinque minuti perché non riesci a stare fermo per troppo tempo. E il modo in cui continui a combattere nonostante tu abbia tutte le ragioni di essere arrabbiato con il mondo. Io voglio davvero stare con te, Louis, quindi ti scongiuro, combatti un po' anche per me. Io sono pronto a fare tutti i sacrifici che vuoi e non voglio che tu faccia niente in cambio. Accetterò tutto quello che mi darai, anche se sarà poco alla volta."
"Io-io non-"
"Non dire nulla." Appoggiò l'indice sulle sue labbra. "Pensaci per un po', ok? Non vado da nessuna parte."
"Non pensavo ti sentissi così" ammise, giocando con le sue mani per distrarsi. Odiava essere cieco, davvero, ma in quell'occasione fu felice di non dover vedere l'espressione triste di Harry.
"Non è colpa tua." Portò la mano sulla guancia e asciugò l'unica lacrima che stava scendendo dall'occhio di Louis.
"Pensavo ci stessi provando, ma in modo innocente. Ci sono persone che flirtano senza rendersene conto."
"Tendo a farlo anch'io, ma con te era del tutto intenzionale. Mi affascina il modo in cui vedi il mondo, le tue opinioni strane che vanno contro tutti ma che in qualche modo hanno senso perché sei convincente e so che se fossi solo un po' più sicuro di te stesso potresti avere il mondo ai tuoi piedi."
"È il mio lavoro convincere la gente, no?" disse, nella speranza di alleggerire l'atmosfera.
"Lo è, sì." Sospirò, capendo che ormai Louis non voleva più parlare. "Pensi che Lottie abbia ascoltato tutto?"
"Certo che sì, è una ficcanaso."
"Non è vero" urlò Lottie dalla camera. "Ho ascoltato solo qualcosa" i suoi passi si fecero più vicini e in poco fu di nuovo in cucina "e Lou, credimi, saresti un idiota a farti scappare Harry."
"Non mettermi pressione."
"Perché non andiamo a fare le foto?" propose Harry. "C'è una pasticceria infondo alla strada, possiamo andare a prendere delle paste mentre Louis si fa una bella doccia."
"Ok." Louis si alzò e lasciò il piatto ancora mezzo pieno sulla tavola. "Però mi serve una mano con il sapone, ne ho presi un paio e non so dove li ho messi."
"Ci penso io." Harry gli prese la mano e andò con lui in bagno. "Quale vuoi?" chiese dopo aver aperto l'armadio. "C'è tè bianco, frutti di bosco, vaniglia e quello che ho lasciato qua io quando ho dormito da te."
"Il tuo."
"Te lo metto sul primo ripiano." Passando accanto a lui gli lasciò un bacio sulla guancia. "Ti serve altro finché sono qui?"
"No, grazie."
"Ok. Che paste vuoi?" Appoggiò entrambe le mani sulla vita di Louis e lo sentì indietreggiare finché la schiena di Harry non colpì il lavandino e Louis si trovò tra le sue gambe.
"Va bene tutto" mormorò.
"Vedrò cosa c'è. Torniamo tra poco, ma se ci metti tanto e hai intenzione di girare per casa nudo non mi lamenterò."
"Idiota." Gli tirò uno schiaffo sul braccio e ridacchiò divertito. "Mi porto i vestiti in bagno, per tua informazione.
"Peccato." Gli lasciò un altro bacio sulla guancia. "A tra poco."
"Ciao."
Ascoltò in silenzio mentre Harry usciva dal bagno e subito dopo il metallo che scorreva sul metallo, segno che aveva chiuso la tenda. Aspettò di sentire la porta che si chiudeva e andò in camera per cercare qualcosa da mettersi. Aprì l'armadio e toccò tutte le maglie finché non trovò quella che cercava. Era una maglietta di Harry, lo capiva da quanto grande era, e da quello che gli aveva detto Harry era bianca con le maniche grigie. La prese e si spostò nell'altra anta dell'armadio, dove c'erano i pantaloni, e ne scelse un paio di pesanti che, se la memoria non lo ingannava, erano rossi. Si abbassò e aprì il cassetto, dal quale prese dei boxer e delle calze pelose, che potevano essere blu, bianche o nere.
Tornò in bagno, aprì l'acqua e si spogliò mentre l'acqua si scaldava.

Venti minuti dopo Louis era disteso sul divano con una coperta sulle gambe e la TV accesa. Harry e Lottie non erano ancora tornati, ma Lottie gli aveva inviato un messaggio per fargli sapere che delle ragazze nella pasticceria avevano riconosciuto Harry e ora lo stavano riempiendo di domande.
Altri dieci minuti dopo Harry e sua sorella furono finalmente di ritorno e Louis riconobbe subito il profumo inconfondibile delle paste.
"Dove vuoi mangiare?" chiese Harry.
"Sul divano, mi sono scaldato il posto."
"Vuoi del tè?" chiese gentilmente.
"No, vieni qua."
"Subito." Appoggiò il vassoio con le pastine sulla pancia di Louis, poi alzò le sue gambe e si mise a sedere, portando i piedi di Louis sulle sue cosce. "Sono tutte tue, visto che ci abbiamo messo tanto Lottie ha già mangiato e io anche, mi sono fermato con un paio di fan."
"Ok, grazie." Allungò la mano finché trovò la faccia di Harry e si sistemò meglio sul divano per riuscire a dargli un bacio sulla guancia.
"Prego." Portò le mani sui suoi piedi e iniziò a massaggiarli lentamente, mentre Louis mangiava un bignè al cioccolato.
"Certo che per non essere una coppia sembrate già una coppia sposata."
"E non ho intenzione di lamentarmi. Massaggi e dolci, cosa potrei volete di più?" Louis sorrise a Harry, che face scorrere una mano più in alto per appoggiarla sul suo ginocchio.
"Potresti volere un bel fidanzato" suggerì Harry.
"Mmh, ho sempre sognato di stare con un postino."
"Stupido." Harry lo colpì delicatamente sulla gamba. "Esci con me" disse, e non era per nulla una domanda.
"Harry-"
"Ti prego. Hai detto che ci vuoi pensare ma lo sappiamo entrambi che non lo farai. Voglio solo provarti che posso renderti felice."
"Lo so che puoi rendermi felice, lo fai già, non è questo il problema."
"Lou, dovresti dargli una possibilità, dico davvero. Ti lamenti sempre perché sei da solo e quando uno dei ragazzi migliori di questo mondo vuole uscire con te gli dici di no. Lo sai vero che non ha alcun senso?"
"Bene, visto che voi due avete già deciso."
"Solo se lo vuoi davvero" disse Harry, e Louis non lo aveva mai sentito così insicuro e preoccupato.
"Ho detto va bene."
"Grazie." Prese la sua mano, che ora ricoperta di cioccolata perché era ancora un bambino e si sporcava sempre, e la baciò.
"Sappi che ho aspettative molto alte, come minimo voglio un gelato con due palline e la panna."
"Oh, tesoro, ti stupirai di quello che posso fare per te."
"Ad esempio?"
"Dovrai aspettare e devo parlare con tua sorella per avere dei consigli."
"Non è giusto." Mise il broncio, ma subito dopo scoppiò a ridere per colpa di Harry che gli solleticava i piedi.
"Intanto dimmi quando vuoi uscire con me."
"Presto, così almeno poi la smetti" scherzò.
"Non devi farlo per forza, sai? Mi metterò il cuore in pace." Ok, forse era sembrato più serio del previsto.
"Stavo scherzando, dimmi tu quando vuoi."
"Te lo faccio sapere dopo, adesso devo andare." Spostò le gambe di Louis da sopra le sue e si alzò.
"Dove?" Allungò le braccia verso l'alto e sorrise contro la spalla di Harry appena il ragazzo lo avvolse tra le sue braccia.
"A casa, ho promesso a mamma di chiamarla e tu sei qui con Lottie."
"Va bene, però chiamami." Lo lasciò andare.
"Certo." Si piegò un'ultima volta per lasciargli un bacio sulla fronte. "Ciao anche a te, ti lascio un post-it da qualche parte con il mio numero così puoi aiutarmi con l'appuntamento."
"Non ti fidi di me?" chiese Louis, già sapendo la risposta.
"Per niente."
Sentì il rumore di un bacio, poi i passi di Harry che si avvicinavano di nuovo a lui.
"Non provare a chiedere indizi, non cederemo."
"Userò tutte le mie tecniche migliori."
"Non funzionerà." Gli spettinò i capelli e si spostò davanti la porta, dove si infilò le scarpe e recuperò il giubbetto. "Ciao."
"Ciao" risposero in coro i due fratelli.
"Sto davvero per uscire con Harry?" chiese incredulo appena la porta si fu chiusa e i passi di Harry si sentirono rimbombare sulle scale.
"Sono così contenta per te!" Spostò il vassoio e si lanciò su di lui per abbracciarlo. "Oh, Lou, è fantastico, e Harry è una persona stupenda."
"Non credi che sia solo un'opera di carità, vero?"
"Certo che no, Harry pende dalle tua labbra. Abbiamo parlato di te finché andavano alla pasticceria e nonostante io abbia provato a fargli capire che non sei perfetto lui ha continuato a sostenere il contrario. Ha detto che sei fantastico, bellissimo, intelligente, che sei la persona più forte che conosca, che sei perfetto e vuole renderti felice perché te lo meriti."
"Non credo di essere giusto per lui" ammise.
"Lascia che sia lui a deciderlo, ok? Ho letto un sacco di libri e credimi, risparmierai ad entrambi un sacco di dolore se lasci che le cose vadano e basta senza provare ad intervenire. Non farti mille seghe mentali e fidati di Harry. Se c'è una persona che non ti ferirà è lui."
"Grazie." Sorrise timidamente a sua sorella. "Voglio davvero che funzioni, sono solo spaventato di dargli troppo e alla fine di ritrovarmi con niente."
"Hai paura che non sia sincero?"
"Ho paura che lui diventi troppo per me e che se ne vada con il mio cuore."
"Oh, povero piccolo." Gli lasciò un bacio sulla guancia. "Non preoccuparti, Lou."
"Ti ha lasciato il suo numero?"
"No, ma tu me lo darai senza fare storie, dico bene?"
"Sì, dopo aver finito le mie paste."
"Bravo bimbo."

Trascorsero le due ore seguenti in silenzio a guardare un film, finché Lottie non si mise a ridacchiare da sola.
"Con chi stai messaggiando?" chiese curioso. "E non mentire, sento le unghie che colpiscono lo schermo."
"Harry, gli ho mandato una tua foto da piccolo e sta dando di matto. Ha detto che sei la cosa più bella del mondo e vuole riempirti di baci."
"Ti sto odiando." Sentì la faccia bollire e si nascose sotto la coperta. "Fatti mandare una sua foto."
"Già fatto. Ha gli occhi più azzurri di adesso, lo stesso sorriso con le fossette e i capelli sul biondo tagliati a ciotola. Adorabile."
"Immagino." Riemerse da sotto la coperta. "Com'è Harry? So solo che ha i capelli ricci e gli occhi verdi."
"Non gli hai mai toccato la faccia?"
"Ogni tanto la guancia ma solo per riuscire a dargli un bacio evitando la bocca e gli occhi."
"La prossima volta devi chiederglielo, non posso spiegartelo io."
"Domani glielo chiedo."
"Viene qui anche domani?" chiese, suonando un po' troppo contenta all'idea.
"Viene qui quasi ogni giorno se non ha impegni."
"Oh" disse semplicemente, anche se era chiaro che volesse dire molto di più.
"Forza, dillo."
"È fantastico per te, lo sai anche tu. Non potresti chiedere di meglio. È gentile, dolce, paziente, ti tratta come un principe, è ricco e anche famoso."
"Il fatto che sia famoso è una cosa negativa."
"Comunque è perfetto. Ha già programmato quattro appuntamenti per voi."
"Ottimista" disse divertito.
"Realista. Lo sappiamo entrambi che sarà fantastico" disse, suonando più eccitata di Louis.
"Vedremo."

Il giorno dopo, come previsto, Harry andò a trovarlo. Lottie era già ripartita, perché il giorno dopo doveva andare a scuola e doveva studiare - Louis le aveva detto che poteva stare a casa, ma lei aveva insistito per andare comunque.

Erano seduti sul divano quando Louis riuscì a farsi coraggio e girarsi verso Harry. "Posso chiederti una cosa? So che potrebbe suonarti strano ma, uhm, mi farebbe piacere se tu potessi accontentarmi."
"Qualsiasi cosa." Gli prese una mano e baciò ognuna delle sue nocche. "Farei di tutto per te" disse, suonando spaventosamente onesto per una persona che conosceva da così poco.
"Posso toccarti la faccia? Mi aiuterebbe a farmi un'idea di te."
"Certo, stavo aspettando che me lo chiedessi, a dire la verità. Ho cercato delle cose su internet per sapere come funzionano le cose per te perché non mi sembrava carino chiedertelo visto che ci conosciamo da poco e-"
"Stai blaterando" disse divertito, portando l'indice sulle sue labbra. Aveva la pessima abitudine di farlo quando era nervoso o particolarmente eccitato. "Chiudi gli occhi" quasi sussurrò.
"Fatto."
Le labbra di Harry si mossero sotto il suo dito e questo gli diede il coraggio di iniziare ad esplorare. Partì portando le mani si lati del suo viso, per farsi un'idea della sua mascella, che era affilata e ricoperta da un sottile stato di peluria, come il mento. Passò poi alle labbra, carnose e screpolate, e si spostò sulle guance, anche quelle erano ricoperte da una lieve peluria, molto più morbida e praticamente inesistente, e da qualche brufolo che sicuramente era più piccolo di quanto sembrava sotto i suoi polpastrelli, e si fermò sul suo naso, che aveva una piccola cunetta verso la metà. Fece scorrere le mani verso l'alto e lasciò vagare le dita sulle sue palpebre morbide, sulle ciglia lunghe e le sopracciglia folte. Lasciò che la sua mano salisse ancora e arrivò alle sua fronte, solcata da qualche piccola ruga di espressione, e ai suoi capelli ricci. "Puoi respirare, sai?" sussurrò.
"Lo so" sussurrò a sua volta.
"Ok, credo di essermi fatto un'idea." Allontanò le mani dal suo viso e le lasciò cadere tra i loro corpi.
"Vuoi sentire altro?" chiese innocentemente, per rendersi conto subito dopo che quello che aveva detto poteva essere interpretato anche in altro modo. "Merda, no, mi è uscita male."
Louis scoppiò o ridere e reclinò la testa all'indietro con tanto di mano a coprire la bocca.
"Intendevo dire che se vuoi puoi cercare di capire come è fatto il mio corpo. Dio, ora sembro un maniaco" la sua voce uscì più debole alle ultime parole, segno che si era coperto la faccia con le mani.
"Tranquillo" disse tra le risate. "Grazie per l'offerta, penso proprio che accetterò."
"Ok, io mi metto in piedi e tu fai quello che vuoi."
Lo sentì alzarsi e lo seguì subito dopo. Allungò le braccia davanti a sé e camminò finché non colpì le sue spalle. Erano ampie e sembravano muscolose sotto la maglietta di cotone di Harry. Fece scendere le mani verso il basso e le lasciò scorrere sulle braccia muscolose di Harry, fino a fermarsi alle sue mani, che fece intrecciare con le sue. "Puoi farmi delle domande finché ti tocco, mi sembra il minimo."
"Ok. Cosa volevi fare prima di perdere la vista?" chiese appena le mani di Louis ripresero a muoversi, questa volta sul suo petto.
"Pensavo andassi dritto al punto." Fece scendere le mani sui suoi pettorali e poi sull'addome piatto.
"Voglio che tu me lo dica di tua spontanea volontà." Il respiro gli si bloccò in gola appena Louis portò le mani sui suoi fianchi e li solleticò. Voleva che quella fosse una cosa seria e in un certo senso intima.
"Te lo dirò, non è un problema." Gli prese di nuovo le mani e indietreggiò fino a colpire con le gambe il divano. Si girò per far sedere prima Harry e si mise sulle sue gambe, una mano intrecciata alla sua e l'altra tra i suoi capelli.
"Aspetta." Harry si allungò alla sua destra e recuperò la coperta, con la quale coprì entrambi. "Vai." Strinse più forte il braccio attorno alla sua vita e gli lasciò un bacio sulla spalla coperta dalla maglietta.
"Non c'è molto da dire, in realtà. Avevo diciassette anni e stavo andando a prendere mia sorella con mia mamma, le avevo promesso di andare perché c'era un bambino che la infastidiva e voleva che il suo fratellone la difendesse, quando un camion ci colpì in pieno. Per un attimo sentii solo mia mamma che piangeva e urlava, perché sotto tutti quei vetri e i resti dell'auto non mi vedeva. Poi ho perso i sensi e quando mi sono risvegliato i pompieri stavano tagliando la lamiera per tirarmi fuori" prese un respiro profondo e Harry gli diede un bacio sulla guancia per incoraggiarlo "mia mamma stava ancora urlando, ma questa volta era lontana, e i pompieri stavano gridando ordini, c'era anche l'ambulanza da qualche parte, sentivo la sirena ma non vedevo le luci. Poi mi sono addormentato di nuovo e per una settimana non mi sono svegliato. Quando l'ho fatto ho urlato e basta. Riuscivo a muovere le gambe e le braccia, anche se il braccio destro era ingessato e la gamba sinistra mi faceva male, ma non riuscivo a vedere nulla. Sentivo mia mamma che parlava, che mi diceva di stare calmo, ma ho smesso di urlare solo quando ho sentito mia sorella piangere. Poi è arrivato il dottore, mi ha spiegato che i miei occhi erano rimasti danneggiati a causa dell'impatto e delle scaglie di vetro e che non avevano potuto fare niente al momento, perché ero troppo instabile. Ho ancora qualche possibilità, sai? Quattro su cento. E dovrei spendere un sacco di soldi che non ho." Smise di parlare e solo in quel momento si accorse che Harry stava singhiozzando. "Oh, Harry, non fare così." Gli sorrise dolcemente e gli baciò la fronte. "Ehi, va tutto bene, tesoro." Lo strinse forte e lasciò che Harry piangesse per un po' contro la sua spalla.
"Se-se avessi i soldi ti-ti opereresti?"
"Non credo. Ho solo quattro possibilità su cento e un alto rischio di rimanere cerebralmente offeso, non ne vale la pena."
"E-e se fosse il miglior dottore del-del mondo?"
"Forse, ma non è una opzione per me." Prese ad accarezzare i capelli di Harry, sapendo bene quanto la cosa lo rilassasse. "Non voglio parlarne adesso, scusa."
"Mi dispiace, non dovevo insistere."
"Hai solo fatto una domanda, tesoro, va bene."
Per un po' rimasero così, Louis sulle gambe di Harry con la mano tra i suoi capelli e Harry con gli occhi chiusi che cercava di non piangere.
"Quando hai intenzione di portarmi fuori?"
"Quando vuoi, sei tu quello ricco e famoso che ha dagli impegni."
"Non ho alcun impegno, e anche se lo avessi lo sposterei per te" disse, suonando davvero sincero.
"Facciamo sabato?" chiese, sentendo il cuore battere più forte alla sola idea di uscire con Harry.
"Perfetto." Premette le labbra contro la sua guancia. "Non vedo l'ora, sarà bellissimo."
"Lottie ha parlato di quattro appuntamenti" disse timidamente, indeciso se credere a sua sorella o no.
"Sempre se dopo il primo vorrai ancora uscire con me."
"Chi non vorrebbe uscire con te?"
"Mmh, tu fino a ieri?"
"Vero, ma è complicato." Appoggiò la testa contro la spalla di Harry e si lasciò coccolare. "Posso avere un indizio?"
"Ha a che fare con i sensi."
"Spero non la vista, se mi porti al cinema ti rovinerò il film perché voglio sapere tutti i minimi dettagli."
"Non preoccuparti, ho pensato a tutto" disse, suonando fiero di sé.
"Tu ti divertirai?"
"Sarò in compagnia del ragazzo più bello del mondo, come potrei non divertirmi? In più voglio che anche tu riesca a goderti l'appuntamento."
"Sei fantastico, lo sai?" Gli lasciò un bacio sul collo e cercò di nascondere il suo rossore contro la spalla di Harry. "Sono felice di averti conosciuto."
"Mai quanto lo sono io."
"Impossibile, tu conosci sempre un sacco di gente."
"E con ciò? Non tutti sono speciali quanto te."
"E non tutti sono patetici quanto te" disse, sperando si riuscire a nascondere il suo imbarazzo. "Vuoi del tè?"
"No, voglio continuare a parlare."
"Riesco a fare due cose, sai?" Strofinò il naso contro la sua guancia. "Ma va bene. Ti va di andare in camera? Penso che le tue gambe ormai siano addormentate."
"Stanno benissimo, ma il letto e sicuramente più comodo."
"Andiamo." Si alzò dalle sue gambe e subito dopo sentì Harry fare lo stesso. "Mano?" Alzò la mano e aspettò che Harry la afferrasse. "Grazie." Si avviò verso la camera da letto e, appena la raggiunsero, si lasciò cadere sul letto, rotolò sul lato sinistro e si mise su un fianco.
"Non ti danno fastidio gli occhiali?" Il letto si mosse e cigolò sotto il peso di Harry, che appoggiò la mano sul suo fianco.
"Non mi piace tenere gli occhi chiusi."
"Puoi usare la mia sciarpa, se vuoi, è più comoda e puoi appoggiare la testa" propose, muovendo lentamente la mano sul suo fianco e spostando ogni volta la maglietta di Louis.
"Ok, passamela." Si mise a sedere e tolse gli occhiali.
"È in cucina, torno subito." Corse in cucina e tornò pochi secondi dopo con la sciarpa. Si inginocchiò dietro Louis e la avvolse attorno i suoi occhi. "È blu con dei disegnetti bianchi, in realtà è più una bandana che una sciarpa ma la tengo attorno il collo" spiegò, sapendo quanto a Louis piacesse conoscere ogni dettaglio.
"È morbida" disse passando le dita sulla stoffa "e profuma."
"Da cosa?" chiese, perché il modo in cui Louis sentiva gli odori era diverso dal suo, lui si limitava a quelli più forti e distinti, mentre Louis coglieva ogni più piccola sfumatura.
"Da te. Profuma da detersivo ma anche da bagnoschiuma al tè bianco, dal profumo che usi e da te."
"E che profumo ho?"
"Non so come descriverlo." Si distese di nuovo e portò le braccia sotto la testa. "È dolce ma forte allo stesso tempo, come te, e sicuramente è qualcosa di costoso ed eccentrico."
"Eccentrico dici?" Si distese anche lui e appoggiò la testa sul petto di Louis, che tolse una mano da sotto la sua testa per infilarla tra i capelli di Harry.
"Sì, sei eccentrico. Il tuo profumo, il tuo modo strano di parlare, le tue camicie. Eccentrico."
"Ed è una cosa brutta?"
"Per niente" lo rassicurò. "Sei speciale, ecco tutto."
"Per fortuna ti ho conosciuto adesso, che sono più grande e ho dei soldi, prima non mi avresti minimamente considerato. Usavo solo le acque profumate che usano gli adolescenti, sai, quelle che costano poco e che secondo tutti fanno figo quando in realtà puzzano."
"Probabilmente ti avrei preso in giro a vita."
"Non è vero, sei troppo buono per farlo." Si girò a pancia in giù e appoggiò le mani sul petto di Louis e il mento su di esse.
"Tu lo credi."
"Sei troppo buono per prendere in giro me, mi adori."
"Sentilo, la piccola pop star si è montata la testa" disse divertito.
"Tutti mi adorano, è un dato di fatto" rispose con tono saccente. "Credo siano le fossette" aggiunse in un sussurro, quasi fosse un segreto.
"Io dico che sono i ricci."
"Anche. Non hai idea di quante persone mi tocchino i capelli."
"Miei." Infilò di nuovo la mano tra i suoi capelli in modo possessivo.
"Qualcuno è geloso?" chiese divertito e soddisfatto dalla sua reazione allo stesso tempo.
"Possessivo, non geloso."
"Quale sarebbe la differenza?"
"Sei possessivo di una cosa che è tua, mentre puoi essere geloso anche di qualcosa che non lo è. I tuoi capelli sono miei, sono l'unica cosa di te che posso davvero immaginarlo e che riesco a sentire bene."
"Sono tutti tuoi, allora" disse dolcemente.
Il peso di Harry di spostò da sopra il suo petto e poco dopo le sue labbra furono sulla sua fronte. "Grazie." Gli circondò la vita con le braccia e lo strinse forte.
"Qualsiasi cosa tu voglia è tua."
"Mmh, una bella villa ci starebbe."
"Se vuoi-"
"Sto scherzando, Harry, mi perderei dopo due minuti." Lo spinse sul letto e si accoccolò contro di lui.
"E se-"
"Zitto." Appoggiò la mano sulla sua bocca e la lasciò lì finché Harry non leccò il palmo della sua mano e lui cacciò un urlò per nulla mascolino. "Fai schifo, Harold!"
"Non è vero." Gli riprese la mano e la riempì di baci.
"Smettila" disse ridacchiando divertito. "Non sai neanche cosa ho fatto prima, magari mi sono pulito il culo e non mi sono lavato le mani."
"Non lo hai fatto, lo so." Fece intrecciare le loro dita. "Lottie ha ragione."
"Riguardo a cosa?"
"Al fatto che sembriamo già una coppia."
"Forse." Nascose la faccia contro il suo petto e lo morsicò, giusto perché poteva.
"Ehi, piccolo cannibale." Si massaggiò il punto che Louis aveva morso, sfiorando con le nocche delle dita le labbra di Louis.
"Sono un vampiro, non lo sapevi?"
"Andiamo, lo sappiamo entrambi che c'è solo una cosa che succhi e non è il sangue."
"Harry! Questa era pessima." Scoppiò a ridere e gli tirò un pugno sul braccio.
"Ehi, io parlavo dei lecca lecca."
"Come no, sei un piccolo maniaco."
"Lo giuro" mentì spudoratamente.
"Come no." Rimase in silenzio per un po', soppesando l'idea di continuare quella discussione. "Spero che tu non ti aspetti niente da me, sono anni che non ho a che fare con lecca lecca."
"Non preoccuparti, lo so" disse dolcemente. "Non voglio stare con te per quello, se volevo solo una scopata ne trovavo di gente."
"Quindi non sei un donnaiolo come dicono i giornali ma vai con molti ragazzi?"
"No, direi di no. Da quando sono diventato famoso non ho più avuto un relazione, seria o occasionale che sia, non avevo il tempo e la voglia di portare avanti una storia."
"Ok. Quindi sono passati anni anche per te?"
"Diciamo che fino a pochi mesi fa avevo un amico di letto, che in realtà è il mio ex, ma non lo vedo più da molto."
"Ex che scopano non mi sembra una buona idea."
"Siamo amici, ci scriviamo ancora ogni tanto ma la parte fisica della nostra relazione non c'è più."
"Quindi quanto è passato?"
"Otto mesi, credo."
"Ok. E tutte le storie dei giornali?"
"Qualche sorriso ad una modella e sto già per sposarmi, non credere a quello che senti in giro."
"Va bene." Diede le spalle a Harry e si lasciò stringere.
"Non sarà sempre così, non dovrò sempre fingere di essere etero."
"Non che io esca molto di casa, non è un problema per me."
"Certo che lo è, non ho intenzione di farti soffrire."
"Lo so." Fece intrecciare le loro mani sopra la sua pancia.
"Vuoi dormire un po'?"
"Sì, rimani con me?"
"Certo." Gli lasciò un bacio sulla spalla. "Posso?" chiese dopo aver portato le mani sulla sua bandana.
"Sì." Alzò la testa dal cuscino e lasciò che Harry la sfilasse delicatamente.
"Nel caso ti servisse dopo" disse mentre la avvolgeva attorno al polso di Louis.
"Posso tenerla?"
"Non è un granché, posso regalartene una di nuova."
"Ma questa profuma."
"Puoi tenerla." Gli diede un altro bacio e lo strinse ancora più forte.
"Se ti svegli prima tu mi fai da mangiare?"
"Posso cominciare adesso, se vuoi."
"No, ho bisogno di coccole."
"Ok. Se ti svegli prima tu hai il permesso di svegliarmi, però solo con tanti baci."
"Sarà fatto."
Si addormentarono insieme e, quando Louis si svegliò due ore più tardi, passò cinque minuti a riempire di baci tutta la faccia di Harry finché quest'ultimo non scoppiò a ridere e si decise ad alzarsi per preparare la cena.
***

Il giorno del loro primo appuntamento era arrivato, ma stranamente Louis non era nervoso. Non in modo esagerato almeno. Non era mai uscito in pubblico con Harry e quella era l'unica cosa che lo preoccupava, ma per il resto era tranquillo. Passava tutto il suo tempo libero con Harry da ormai un mese, si erano detti quasi tutto ed erano già molto affettuosi, non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Si spruzzò altra lacca sui capelli nella speranza di farli rimanere dritti e vi passò le mani per assicurarsi di non aver esagerato e di averli impaccati troppo.
Controllò un'ultima volta i vestiti, accarezzando i vari tessuti - i jeans spessi, il cotone della maglietta e il maglione, e andò in salotto per infilare le sue vans preferite, quelle nere.
Il campanello suonò proprio mentre stava per infilarsi il cappotto e lui corse subito ad aprire.
"Wow, stai benissimo con i capelli così" fu la prima cosa che disse Harry, per poi appoggiare una mano sulla sua spalla e sporgersi per baciargli la guancia.
"Io sto sempre bene, Harry" disse dopo essersi ripreso. Sì, Harry era molto affettuoso con lui e lo coccolava sempre, ma non si era ancora abituato a tutti quei baci.
"Vero, ma questo non toglie che così sei particolarmente bello." Lo aiutò a infilarsi il giubbetto e chiuse tutti i bottoni, per poi avvolgere la sciarpa attorno il suo collo.
"Ehi, posso chiederti una cosa?"
"Certo, tutto quello che vuoi" disse dolcemente.
"Ho abbinato bene i colori?"
"Perfetti come sempre." Gli lasciò un bacio in fronte e gli prese la mano. "Sai cosa dovremmo fare? Cucire l'iniziale del colore sull'etichetta, così sarai sempre sicuro di aver scelto bene i colori."
"E lo faresti per me?" Sporse il labbro inferiore, in un broncio che sapeva gli avrebbe fatto ottenere tutto quello che voleva.
"Smettila di usare la faccia da cucciolo bastonato con me, lo sai che non ti resisto comunque."
"Lo so, sei un debole."
"Solo per te." Portò le mani sui suoi fianchi e lo tirò a sé per abbracciarlo.
"Sei patetico, lo sai?" Tolse gli occhiali per poter appoggiare la testa contro la sua spalla.
"Ti piace."
"Mai detto il contrario." Si allontanò da lui dopo un po' e si rimise gli occhiali. "Andiamo?"
"Se sei pronto."
"Prontissimo."
"Allora andiamo." Gli prese la mano e lo condusse fino alla sua auto.
"Posso sapere dove stiamo andando?" chiese dopo alcuni minuti di silenzio passati in auto. Non era un silenzio imbarazzante, neanche quando si conoscevano da poco era mai stato così, ma il fatto che fosse il loro primo appuntamento lo spingeva a riempire tutti i silenzi per non far cambiare idea a Harry.
"Ha a che fare con il tatto" disse semplicemente. "Non è romantico o altro, ma so che ti piacerà."
"E se non mi dovesse piacere?"
"Fingi per me." Portò la mano su quella di Louis, che era posizionata a sua volta sul suo ginocchio.
"Solo perché sei tu." Girò il palmo della mano verso l'alto e fece intrecciare le loro dita.
"Stai bene? Sembri nervoso?"
"Era da un po' che non giravo in macchina" ammise. "Dopo l'incidente sono salito solo una volta per trasferirmi qua, ho sempre preso l'autobus, anche per andare alle visite all'ospedale. Beh, ovviamente anche quando ci siamo conosciuti, ma non avevo molta scelta quella sera."
"Oh, Lou." Strinse più forte la sua mano. "Potevi dirmelo."
"Non potevo farti prendere l'autobus. Comunque sto bene, non preoccuparti."
"Preferisci che ti tenga la mano o che guidi con entrambe?" chiese dolcemente.
"Preferisco tenerti la mano, se ti va bene" rispose timidamente.
"Certo che va bene." La macchina si fermò, probabilmente davanti al semaforo, e Harry si sporse per baciargli la guancia. "Posso fermarmi quando vuoi, ok? Non voglio che tu stia male."
"Non preoccuparti, è solo strano."
"Sono fiero di te." Gli lasciò un altro bacio sulla tempia e riprese a guidare.
"Sembri mia madre" disse divertito. "Però più sexy da quanto mi hanno detto."
"Chi lo ha detto?"
"Sai, la parte bella dell'uscire con una super star è che posso trovare molte cose interessanti su di te su internet. Mi sono fatto leggere un po' di articoli da Lottie."
"Non prenderli troppo seriamente, la maggior parte delle volte dicono cose false."
"Lo so, non ti rendono giustizia."
"Una volta girava una voce su di me che diceva che ogni volta che indossavo il cappello voleva dire che la sera prima avevo scopato."
"È assurdo" disse tra le risate, lieto che Harry stesse provando a rallegrarlo.
"Dillo a me. E sono anche convinti che mi piacciano le nonne. Voglio dire, ok un paio di anni più vecchie, ma tredici sono troppi."
"Me lo vedo già il titolo del prossimo articolo: 'Harry Styles e il complesso di Edipo'."
"Dio, spero di no" disse divertito. "Ultimamente girano più voci sulla mia sessualità, comunque, quindi spero che la smettano con le vecchie."
"Lo speriamo tutti."
"Puoi farmi un favore?" chiese, facendosi serio all'improvviso.
"Se posso."
"Non cercare più nulla su di me, ok? Quello che loro scrivono non ha nulla a che fare con la realtà e l'unica cosa che farebbe sarebbe farti stare male."
"Non cercherò più nulla, lo prometto."
"Non è per me, è per te. Non voglio che tu stia male per una cosa che non è vera. Se mai succedesse qualcosa sarei il primo a dirtelo."
"Ok, grazie."
"Manca poco" disse dopo pochi minuti di silenzio. "Spero ti piaccia."
"Sì, smettila di preoccuparti."
"È più forte di me, voglio solo che tutto sua perfetto." La macchina di fermò e il motore si spense.
"Siamo arrivati?" chiese curioso.
"Sì, vuoi sapere come è fatto il posto?"
"Per favore."
"Ok, siamo nel bel mezzo del nulla, ci sono un paio di case in lontananza e giusto davanti a noi c'è un edificio completamente bianco con il tetto piatto. C'è una porta di vetro con sopra l'insegna del negozio, è bianca con una scritta rosa."
"Ok, andiamo." Scese dall'auto e aspettò che Harry lo raggiungesse per aiutarlo ad orientarsi. "Harry?"
"Dimmi." Gli prese la mano e accarezzò il dorso con il pollice.
"Ci sono altre persone?"
"Sì, un paio."
"Non credi che sia rischioso-"
"Sono tutte vecchie, nessuno mi riconoscerà."
"Mi hai portato a giocare a bocce? Lo sai vero che non ci vedo."
"Uomo di poca fiducia. Vieni con me." Iniziò a camminare verso l'entrata, molto più lentamente del solito per evitare di far inciampare Louis.
"Non devi camminare così piano, sai? Dimmi solo se c'è uno scalino." Lasciò la mano di Harry e si aggrappò al suo braccio.
"E chi ti dice che non cammino sempre così?" chiese, iniziando comunque a camminare più velocemente.
Louis sentì il campanello della porta suonare e l'aria calda del negozio infrangersi contro la sua pelle. "Sento il tuo passo quando sei a casa mia, è molto più veloce."
"Dannazione." Gli lasciò un bacio sulla guancia, giusto perché poteva.
"Buon pomeriggio, come posso aiutarvi?" disse una donna, che dalla voce sembra molto anziana ma ancora arzilla, una di quelle nonne che salirebbe sullo scivolo acquatico con il nipote nonostante la protesi all'anca.
"Oh, salve" disse educatamente Harry "stavo cercando qualcosa di, ehm, soffice."
"Ok, seguitemi." La donna iniziò a camminare e Louis sentì subito il rumore di un bastone che sbatteva contro il pavimento ad ogni passo della donna.
"Haz?"
"Ssh, lasciami fare."
Seguirono la donna facendo lo slalom tra quelle che Louis suppose fossero corsie di un negozio.
"Ecco qua. Qui ci sono le stoffe più soffici che abbiamo. Molte sono difficili da trovare, ma noi le abbiamo" disse, suonando piuttosto orgogliosa. "Avete bisogno del mio aiuto o volete fare da soli?"
"Facciamo da soli, grazie" rispose Harry.
"Lo sai vero che ti sei appena rovinato da solo?"
"Perché?" chiese, suonando piuttosto preoccupato.
"Perché passerò il resto della mia giornata qui dentro" disse eccitato. Lasciò andare il braccio di Harry e allungò la mano finché non toccò il metallo dello scaffale. "A destra o a sinistra?"
"Sinistra."
Si spostò subito a sinistra e quasi urlò appena entrò in contatto con una stoffa morbida. "Oh dio, senti questa cosa."
"Non stai esagerando solo per rendermi felice, vero?" Si posizionò dietro di lui e appoggiò le mani sui suoi fianchi e il mento sulla sua spalla.
"No, lo giuro. Mamma non vuole mai portarmi in questi negozi perché ha paura che mi facciano sentire diverso, ma è l'unica cosa che mi fa sentire normale, anzi, quasi speciale."
"Sono contento ti piaccia." Strinse le braccia attorno alla sua vita e lo strinse forte. "Puoi prendere quello che vuoi, ok?"
"Non voglio farti spendere soldi."
"Andiamo, posso permettermelo."
"Non fare il pieno di merda perché hai dei soldi." Gli tirò una gomitata in pancia. "Non voglio nulla da te, tranquillo" aggiunse poi.
"Ehi, qual è il tuo colore preferito?" chiese, in modo per nulla casuale.
"Ti odio quando fai così" disse divertito. Si allontanò da lui e, tenendo la mano tesa, iniziò a camminare, toccando tutti i tessuti e fermandosi ogni volta che ne trovava uno di particolarmente soffice.
"Ti piace il blu?"
"Smettila." Allungò l'altra mano verso Harry e sorrise soddisfatto appena le loro dita si intrecciarono.
"Se io ti dicessi che sabato prossimo ho prenotato un tavolo in un bel ristorante e vorrei che ti vestissi elegante di che colore ti vestiresti?"
"Ho solo un completo nero, quindi dovrai accontentarti."
"Perfetto."
"Hai intenzione di fare un appuntamento a settimana?"
"Se vuoi possiamo farne due a settimana, ma la prenotazione non posso più spostarla."
"No, va bene, chiedevo solo."
"Hai trovato qualche bel tessuto?"
"Ovviamente."
"Sarebbe?"
"Non te lo dico." Si fermò di scatto e si girò verso Harry, le braccia attorno il suo collo.
"Smettila di sorridere così." Harry passò l'indice sulle sue labbra.
"Così come?"
"Sembri compiaciuto."
"Lo sono."
"Puoi dirmi cosa ti piace così te lo compro e andiamo?"
"Non se ne parla, ho intenzione di toccare tutto quello che c'è dentro questo negozio e uscire a mani vuote."
"Sei impossibile." Gli pizzicò il fianco in modo giocoso e si allontanò da lui. "Forza, principessa, vai ed esplora."
"Mi segui, vero?"
"Ho visto una cosa nello scaffale accanto, ti raggiungo subito."
"Ok." Riprese a camminare senza darci troppo peso e presto si fermò ad accarezzare l'ennesimo tessuto. Non era mai stato bravo nel capire di cosa si trattasse, ma era in grado di distingue morbido e delicato da ruvido e pesante e quello era decisamente uno dei tessuti più morbidi di sempre.
Harry lo raggiunse poco dopo e passarono l'ora seguente a vagare tra le corsie del negozio, con Harry che descriveva le sfumature dei tessuti e Louis che descriveva la loro consistenza.
"Ok, possiamo andare" disse finalmente Louis.
"Va bene." Gli prese la mano per farla avvolgere attorno il suo bicipite e si diresse verso l'uscita.
"A presto" li salutò la signora di prima.
"Arrivederci" risposero contemporaneamente.
"Ecco qua, attento alla testa" disse Harry dopo aver aperto lo sportello per Louis. "Credo mi sia cascato il portafogli nel negozio, torno subito." Senza lasciargli il tempo di rispondere chiuse lo sportello e tornò nell'edificio.
Louis sospirò e si allacciò la cintura, in attesa che Harry tornasse. Non sapeva cosa sarebbe successo di li a poco, se Harry lo avrebbe semplicemente portato a casa o gli avrebbe fatto fare un altro giro, se doveva aspettarsi un bacio, se doveva essere lui a chiederlo o se era meglio non fare nulla. Appoggiò la testa contro il sedile e chiuse gli occhi, nonostante non servisse a nulla.
"Scusa, era finito sotto lo scaffale." Harry salì in auto con il fiatone e si allacciò velocemente la cintura. "Tutto ok?" chiese dolcemente, appoggiando la mano sulla coscia di Louis. "Vuoi andare a casa?"
"Se andiamo da me resterai a farmi compagnia?"
"Certo, se mi vuoi" disse, suonando un po' troppo soddisfatto di se stesso.
"Che domande, come potrei non volere la super pop star?"
"Scemo." Gli stampò un bacio sulla guancia. "Sei davvero bello, lo sai?" Strofinò il naso contro la sua mascella e sorrise appena vide Louis rabbrividire appena.
"No, direi di no, ma grazie."
"Forse non ti tocchi abbastanza la faccia, perché credimi, sei stupendo."
"E tu sei patetico. Non hai bisogno di comprarmi con dei complimenti" disse, visibilmente più rosso del solito.
"Mi piace farti dei complimenti. Potrei scriverti una canzone, sai?"
"Cosa c'è, ora stai cercando di comprarmi svelando tutte le tue carte?"
"Oh, tesoro, non sai ancora nulla di me, ci sono un sacco di cose che potrei fare per convincerti che sarei un ottimo fidanzato."
"Ad esempio?"
"Un mago non rivela mai i suoi trucchi." Gli diede un altro bacio e si allontanò definitivamente da lui per mettere in moto l'auto. "Vuoi fermarti a prendere qualcosa da mangiare?" chiese dopo un po'.
"No, ho qualcosa a casa se hai fame."
"Qualcosa che non sia tè e patatine?"
"Ovviamente no, cosa pretendi da me."
Harry scoppiò a ridere e Louis fece lo stesso. La risata di Harry era super contagiosa, o forse il semplice fatto di sapere che Harry era felice lo faceva sorridere di riflesso. "Ehi, posso chiederti una cosa?"
"Certo."
"I miei amici vorrebbero conoscerti. Non quelli di infanzia, i miei compagni di band. Hanno detto che se nel prossimo album ci sarà una canzone su di te vogliono almeno sapere come sei fatto."
"Oh, ok, se per te non è un problema."
"Certo che no, sono sicuro che li adorerai." Portò la mano sulla gamba di Louis appena si accorse che la stava muovendo in modo nervoso. "Rilassati" disse con il suo solito tono di voce calmo. "Va tutto bene, ok? Tra poco saremo sotto le coperta con delle patatine e un film alla TV."
"E mi farai un massaggio alla schiena?"
"Volevo tenerlo come arma segreta, ma a quanto pare stai già scoprendo le mie carte."
"Se lo fai bene farò finta di nulla e potrai riusare la tua carta, ci stai?"
"Affare fatto."
In poco raggiunsero l'appartamento di Louis e, come promesso, Louis si ritrovò disteso sul letto a petto nudo con Harry seduto sul suo sedere che gli massaggiava le spalle.
"Mmh, ok, sei bravo" praticamente gemette. Ed era bravo davvero. Le sue mani erano grandi ma delicate e, nonostante i piccoli calli che si erano formati suonando la chitarra erano anche molto morbide.
"Non addormentarti, mi sento solo."
"Non ti prometto nulla."
"Non costringermi a farti il solletico" lo minacciò.
"Se vuoi ritrovarti per terra fallo pure."
"Per questa volta passo." Si distese completamente sopra di Louis, tenendo le gambe ai lati dei suoi fianchi e gli avambracci accanto alla sua testa per non pesargli troppo, e gli baciò la spalla. "Voglio le coccole."
"Ok, mio piccolo polipo, se ti alzi un attimo ti coccolo."
Harry si limitò a fare leva sulle braccia, giusto per lasciare a Louis lo spazio necessario per girarsi, poi tornò a distendersi su di lui.
Infilò le mani sotto la sua maglietta e iniziò ad accarezzargli la schiena. "Vuoi fermarti a mangiare? Posso ordinare qualcosa."
"Solo se mi lasci scegliere il prossimo film."
"Affare fatto."
"È ancora il nostro appuntamento o siamo tornati ad essere solo amici?"
"Beh, anche se non fosse più un appuntamento spererei un qualcosa di più di amici."
"Quindi se io ora ti baciassi non sarebbe inappropriato, dico bene?" Alzò il busto da quello di Louis e piegò la testa sopra la sua, solleticandogli la faccia con i capelli.
"Suppongo di no."
"Allora sto per baciarti" lo avvisò, per poi abbassarsi di nuovo su di lui fino a far incontrare le loro labbra, leggermente screpolate per aver anche solo messo la testa fuori da casa. Rimase fermo per un po', per lasciare ad entrambi il tempo di abituarsi a quella nuova sensazione, poi iniziò lentamente a muovere le labbra contro quelle di Louis, che lo imitò immediatamente.
"Baci bene per un cieco."
"E la correlazione tra queste due cose?" chiese, leggermente divertito per quella affermazione.
"Non lo so, tendo a dire cose stupide quando sono nervoso, scusa." Appoggiò la fronte contro quella di Louis e gli accarezzò lo zigomo sinistro con la mano.
"E perché sei nervoso?" Riprese a muovere le mani sulla sua schiena, nella speranza di farlo rilassare.
"Ho paura che tu possa rifiutarmi."
"Come potrei dopo aver accettato ad uscire quattro volte con te?"
"Non so, magari lo hai fatto perché ho insistito molto e stai cercando di rendermi felice perché sei una bella persona."
"Smettila con queste paranoie." Portò una mano tra i suoi capelli e lo costrinse a girare la testa per baciarlo di nuovo. "Ti avrei detto di no, sappilo" sussurrò poi contro le sue labbra.
"Grazie." Si distese accanto a lui e fece intrecciare le loro gambe.
"Grazie a te. Erano anni che nessuno mi faceva sentire così importante." Alzò la testa verso il soffitto, gli occhi chiusi perché per farsi massaggiare aveva tolto gli occhiali.
"Finché me lo permetterai mi impegnerò per farti sempre sentire importante."
"Non mi serve molto." Allungò la mano e tastò finché riuscì a trovare quella di Harry.
"Ti darò comunque tutto" promise, e per qualche strana ragione Louis gli credette. Nessun dubbio, nessuna sega mentale. Sapeva che Harry lo avrebbe fatto.
"Lo so che lo farai" disse infatti.
"Mi fa piacere." Si avvicinò il più possibile a lui e gli baciò il collo. "Sono felice che tu stia finalmente cominciando a fidarti di me."
"Anch'io, è bello non avere solo la mia famiglia."
"E presto conoscerai anche i miei compagni di band, sono sicuro che diventerete subito amici."
"Come sono?" chiese curioso.
"Fisicamente?"
"Sì." Si mise su un fianco e si premette contro il petto di Harry.
"Sono tutti e tre altri, più di te ma meno di me, Liam è il più muscoloso, ha i capelli castani rasati e la barba, gli occhi marroni da cucciolo e il sorriso più dolce del mondo. Zayn ha i capelli neri e credo abbia fatto qualcosa alle punte perché tendono al biondo, ha anche lui gli occhi scuri ma i suoi sono più chiari, ha la pelle leggermente più scura e l'ultima volta che l'ho visto anche lui aveva la barba. Oh, e ha degli zigomi da paura, credimi, per non parlare del suo sorriso. La maggior parte delle volte è dolce, ma quando ride molto arriccia anche il naso ed è incredibilmente adorabile. Niall è un finto biondo, ha gli occhi azzurri e neanche un pelo in faccia, sembra il più dolce ed innocuo ma credimi, quel ragazzo non ha nulla di innocente. Zayn e Liam hanno dei tatuaggi, mentre Niall è l'unico senza."
"Tu hai dei tatuaggi?" chiese, quasi sconvolto a quella rivelazione.
"Sì, un paio."
"E perché non ne lo hai mai detto?" domandò offeso.
"Pensavo lo sapessi. Aspetta." Si alzò dal letto. "Mettiti seduto e vieni qua."
Louis seguì la sua voce e andò a sedersi sul bordo del letto.
"Cominciamo." Prese la mano di Louis e la chiuse a pugno, lasciando libero solo l'indice. "Qui ho una stella." Guidò il dito di Louis sul suo braccio e lo passò sul contorno della stella. "Qui c'è l'iniziale del nome di mia sorella e qui quello di mia mamma." Continuò così per un po', finché Louis non ebbe toccato tutti i tatuaggi sul suo corpo, arrivando perfino al 'big' scritto sul suo alluce.
"Sono... un bel po' di tatuaggi" disse alla fine.
"Ho intenzione di farne degli altri."
"Hai già delle idee?"
"No, ma vorrei che avessero un significato speciale, magari che fossero collegati ad altri tatuaggi. Ti faresti mai un tatuaggio?"
"Non saprei. Se non posso vederli che senso ha? Magari poi è orribile."
"Esiste una penna che scrive in 3D, potrei fartelo fare da Zayn così capiresti come è fatto."
"Non saprei. Al momento non voglio tatuaggi. Però sono sicuro che su di te stanno benissimo." Si sporse e lasciò un bacio sul suo ventre piatto.
"Puoi scommetterci. Soprattutto la stella, mi dà un'aria da vero duro."
"Sicuramente" disse divertito. Gli circondò la vita con le braccia e appoggiò la testa contro la sua pancia. "Sei comodo."
A rispondergli fu la pancia di Harry, che iniziò a brontolare rumorosamente.
"Ok, scusa tanto." Si alzò dal letto e prese la mano di Harry. "Vieni, cerchiamo qualcosa da mangiare."
"Sono le sei, possiamo ordinare la pizza se vuoi."
"Ok, oggi pago io."
"E invece no." Lo tirò a sé e lo abbracciò. "Voglio viziarti."
"Te ne pentirai quando ti chiederò qualcosa che costa più del mio appartamento."
"Ad esempio? Se me lo dici in anticipo inizio a mettere da parte i soldi. Sai cosa? Potrei aprire un conto dove tengo dei soldi per te."
"Già che ci sei potresti darmi la tua carta di credito" disse ironico "Harry, davvero, non devi conquistarmi con i tuoi soldi, lo sai che mi bastano un paio di abbracci al giorno, un massaggio ogni tanto e un pasto caldo fatto in casa al giorno."
"Sono i miei soldi e tu sei il mio-Louis, ho il diritto e il dovere di viziarti."
"Ma io non posso ricambiare" protestò.
"Non importa."
"A me sì. A volte mi sento così inutile. Il povero ragazzo cieco alla quale tutti fanno la carità. Mi piacciono i tuoi regali, davvero, mi fanno sentire speciale, ma allo stesso tempo mi sento sempre in debito e so che non potrò mai ripagati."
"Non devi ricambiare nulla, ma se proprio non vuoi cercherò di limitarmi."
"Grazie." Si mise sulle punte e gli diede un bacio a stampo. "Anche tu meriti di essere viziato e di avere un fidanzato che ti coccola."
"Renderti felice mi rendere felice, lo giuro. Anche solo regalarti un DVD ti fa illuminare e non hai idea di quanto mi piaccia vederti così."
"Sei patetico, Harry, come farò a sopportarti?" Nascose la testa contro il suo collo per nascondere il suo sorriso enorme e le guance arrossate.
"Puoi sempre baciarmi per costringermi a stare zitto. È solo un'idea, eh."
"Scemo." Gli morse la spalla, lasciata scoperta dalla maglietta. "Forza, dimmi che pizza vuoi."
Trascorsero il resto della serata sul divano, gli avanzi di pizza ormai freddi per terra e un film che nessuno dei due stava guardando alla TV.
***

Una settimana era trascorsa e quella sera sarebbero usciti per il loro secondo appuntamento. Harry aveva parlato di un ristorante, quindi era più che sicuro che quella fosse la serata dedicata al gusto. Durante quei giorni avevano parlato poco, preferendo impiegare il loro tempo a baciarsi e coccolarsi sul letto, ma nessuno dei due si lamentò mai. Non stavano ancora insieme, avevano deciso di comune accordo che avrebbero aspettato ancora un po', ma anche se non avevano definito la loro relazione era chiaro ad entrambi che presto si sarebbero messi insieme.

Ricordandosi che Harry aveva parlato di vestirsi elegante Louis aveva optato per una camicia bianca con sopra la giacca nera, dei jeans neri - perché i suoi pantaloni erano spariti nel nulla - e delle scarpe marroni eleganti. Aveva impiegato più di mezz'ora in bagno per tagliare la barba in modo perfetto, non troppo lunga ma evidente, e per sistemare i capelli in un ciuffo alto e, dopo due spruzzi di profumo, si era finalmente diretto in salotto, in attesa di Harry.
Stava per mandargli un messaggio, per chiedergli perché fosse in ritardo, quando il campanello suonò.
Corse ad aprire - una camminata veloce, secondo la sua opinione, non è come se fosse eccitato all'idea di vedere Harry - e sorrise a quello che sperava fosse Harry.
"Mi dispiace, mi hanno-wow" disse, per poi fiondarsi sulle labbra di Louis. "Sei stupendo, Lou."
"Grazie."
"Dio, sei perfetto." Gli riempì la faccia di baci. "Ti manca solo una cosa."
"Sarebbe?" Alzò il sopracciglio e si allontanò di poco da lui.
"Una cravatta."
"Non ne ho una, mi di-"
"Dev'essere il tuo giorno fortunato. Proprio sabato scorso ho trovato una stoffa davvero molto carina in un negozio e casualmente l'ho comprata e ho fatto fare una cravatta."
"Sei un idiota." Gli tirò uno schiaffo sul braccio, ma allungò comunque la mano per farsi passare la cravatta. "Harry, questa è seta" disse, quasi sconvolto.
"An sì? Bene a sapersi" disse, fingendosi indifferente. "È verde scuro." Si posizionò dietro di lui e, dopo aver spostato la giacca, iniziò ad annodargli la cravatta.
"Non avresti dovuto."
"Ssh." Gli diede un bacio dietro l'orecchio e continuò con quello che stava facendo. "Fatti vedere." Tornò davanti a lui e fece un fischio di approvazione. "Stupendo."
"Tu come sei vestito?"
"Ho deciso di non mettere nulla di troppo appariscente, ho dei jeans neri come i tuoi, una camicia nera a pois, la giacca nera."
"Le scarpe?"
"Nere eleganti. I capelli puoi sentirli da te, lo so che ti piace farlo."
"Vero." Infilò una mano tra i capelli di Harry, attento a non scompigliarli più del dovuto. "Hai cambiato balsamo? Sembrano più morbidi e hanno un profumo diverso."
"Sono andato dalla parrucchiera, li ho tagliato poco pochissimo."
"Oh, vero."
"Possiamo andare o hai ancora molto da fare?" chiese divertito.
"Mmh, forse se mi dai un bacio."
"Intendi così?" Portò entrambe le mani sui fianchi di Louis e lo tirò a sé fino a far combaciare i loro petti, poi si abbassò leggermente e lo baciò, prima dolcemente e delicatamente, poi con un po' più di passione, giusto per vedere fino a dove si sarebbe spinto Louis.
"No, intendo così" disse Louis senza fiato. Lo spinse contro il muro e si appropriò delle sue labbra, le mani ancora tra i suoi capelli, ora incurante di tutto il lavoro fatto dalla parrucchiera. Lasciò che la sua lingua accarezzasse la bocca di Harry e, appena quest'ultimo socchiuse le labbra, si impossessò anche della sua bocca, dando vita ad un bacio molto più spinto del solito.
"Cazzo." Harry si allontanò da lui per prendere fiato. "Ok, ammetto che non me lo aspettavo."
"Troppo?" chiese titubante, abbassando la testa. Non era sua intenzione farlo, davvero, ma era la prima persona con la quale usciva dopo anni e tutto quello che non aveva fatto in quel tempo lo stava facendo impazzire.
"No, ehi, va benissimo." Appoggiò la mano sotto il suo mento e lo costrinse ad alzare la testa per potergli dare un bacio a stampo. "È solo che non me lo aspettavo." Gli diede un altro bacio e gli prese entrambe le mani. "Vuoi sapere un'altra cosa?"
"Ok." Si strinse a Harry e "oh, credo di aver capito cosa volevi dirmi" disse divertito appena sentì qualcosa premere contro la sua pancia.
"Già." Ridacchiò imbarazzato. "Sei solo molto sexy vestito così."
"Lo spero bene, ci ho messo secoli per decidere cosa mettermi."
"E hai fatto un'ottima scelta, tesoro."
"Forse dovremmo andare."
"Sì, il mio autista sarà già super nervoso." Gli prese la mano e uscirono di casa. "Prima delle fan ci hanno inseguito, è per questo che ho fatto tardi."
"Non fa niente."
"Signore, prima lei." Aprì lo sportello e lasciò che Louis entrasse per primo.
"Oh, la ringrazio." Si accoccolò contro Harry appena ebbe chiuso sportello.
"Si figuri, questo ed altro per un ragazzo così carino. Hai messo la cintura, tesoro?"
"Ovviamente."
"Bene." Cercando di liberarsi un po' dalla cintura e strinse meglio Louis, che si rilassò notevolmente. "Stavo pensando-"
"Woo, non mi dire" lo interruppe.
"Stronzo" disse, suonando tutto tranne che offeso. "Comunque. Cosa ne dici di integrare l'appuntamento due con il tre? Potrei portarti dopo cena nel posto al quale avevo pensato."
"Non voglio rovinare i tuoi piani."
"In realtà potresti migliorarli. C'è una cosa che voglio fare all'ultimo e non mi dispiacerebbe farlo prima."
"Non farò sesso con te così presto."
"Cosa?! No, ehi, non è quello che volevo dire."
"Lo so, volevo solo metterti in difficoltà" disse divertito.
"Ti odio, lo sai?" chiese, per poi baciargli la guancia.
"Come se fosse possibile odiarmi."
"Vero. Ora puoi rispondere alla mia domanda?"
"Va bene per me, infondo sei tu che paghi."
"Se non lo vuoi non lo faremo. Voglio solo renderti felice."
"Lo so, grazie." Portò la mano a mezz'aria e aspettò che Harry la afferrasse. "Sono davvero felice di averti conosciuto" praticamente sussurrò, imbarazzato all'idea che l'autista potesse sentire.
"E io di aver conosciuto te. Sei l'unico con il quale io mi sia mai sentito così unito dal primo momento" ammise, sussurrando a sua volta senza davvero sapere il perché.
"Pensavo di essermelo immaginato. O di essere l'unico a sentirlo."
"Assolutamente." Gli baciò la mano e, appena vide Louis arrossire e abbassare lo sguardo, lo fece di nuovo. "Oh, per risparmiare un po' di tempo ho scaricato da internet il menù del ristorante, posso leggetelo?"
"Vai."
"Ok, cominciamo."
Per i venti minuti seguenti Harry lesse tutto il menù, fermandosi di tanto in tanto per commentare un piatto che aveva già provato o per descrivergli il gusto del vino che aveva bevuto l'ultima volta.
"Vuoi che ti descriva il posto?" chiese, come faceva sempre.
"Solo se vuoi. Posso vivere anche senza."
"Non è vero. Finiresti con l'impazzire e lo sappiamo entrambi." Gli prese la mano e iniziò a camminare. "La facciata è fatta di pietre tagliate a rettangolo, la porta è di vetro e sopra c'è la scritta 'Rosso', per terra c'è un tappeto rosso" disse, cercando di affrettare le cose il più possibile. "Vieni." Riprese a camminare e presto l'aria calda colpì le loro facce, assieme ad un inconfondibile profumo di cibo, il rumore di forchette che strisciavano sui piatti e le persone che chiacchieravano a bassa voce per non disturbare gli altri clienti.
"Salve" disse una ragazza dalla voce squillante. "Avete prenotato?"
"Sì, Styles" rispose Harry educatamente.
"Seguitemi."
"Attento allo scalino" sussurrò Harry, aiutando Louis a camminare in quel posto sconosciuto. "Aspetta." Si fermò e gli lasciò la mano per spostargli la sedia, che alzò leggermente perché sapeva quanto Louis odiasse il rumore della sedia che strisciava per terra. "Possiamo già ordinare? Sappiamo già cosa prendere" disse poi Harry alla cameriera.
"Certamente." Prese i loro ordini - lasagna e poi bistecca con patatine per Louis e pasta al pesto seguita da costine e insalata per Harry - e se ne andò.
"Harry, puoi dirmi com'è fatto il ristorante?"
"Certo." Allungò la mano sopra il tavolo per appoggiarla su quella di Louis. "Il nostro tavolo è nero, come tutti quelli della nostra fila, mentre gli altri sono rossi. Sopra ad ognuno c'è una tovaglia bianca, dei piatti bianchi, i bicchieri, le posate e al centro ci sono delle candele. Le nostre le ho fatte portare via, non volevo che tu ti facessi male."
"Grazie." Girò la mano verso l'alto e per un attimo rimasero in silenzio.
"Ti dispiace se mi allontano un attimo? Torno subito, lo giuro."
"Ok" disse titubante. Non gli piaceva stare da solo in mezzo alla gente, soprattutto non in un posto sconosciuto come quello. Harry gli aveva chiesto di vestirsi in modo elegante quindi si aspettava di trovarsi in mezzo a uomini in giacca e cravatta e donne super eleganti con orecchini e collane che costavano più del suo appartamento.
Allungò la mano fino a trovare i grissini e iniziò a romperli giusto per fare qualcosa.
Quindici minuti dopo la cameriera era già tornata con il loro vino ma di Harry non c'era traccia e la sua testa aveva già iniziato a pensare le cose più brutte. Razionalmente lo sapeva che Harry non lo avrebbe mai preso in giro così, che non gli avrebbe mai fatto credere di essere speciale per guadagnarsi la sua fiducia per poterlo prendere in giro, ma la sua mente era impazzita. Era convinto che Harry lo stesse guardando da lontano, magari con qualche bella ragazza, e che stesse ridendo per quanto era ridicolo, ancora seduto al tavolo ad aspettarlo.
Con gli occhi che bruciavano si alzò dal tavolo e iniziò a camminare verso quella che sperava essere l'uscita.
"Mi scusi" disse una signora anziana "ha bisogno di aiuto?"
"Per favore" disse, odiando il modo in cui la sua voce uscì completamente distrutta.
Proprio quando la donna aveva avvolto la mano attorno il suo avambraccio per aiutarlo ad uscire una mano si appoggiò sulla sua spalla.
"Lou, dove stai andando? Ti senti poco bene?" chiese Harry, decisamente preoccupato. "Ci penso io, grazie" aggiunse poi rivolto alla donna.
"Si figuri."
"Louis, cosa succede?" Prese entrambe le mani di Louis e le strinse forte.
"Pensavo te ne fossi andato." Sentì le lacrime riempirgli gli occhi e alzò lo sguardo verso l'alto per impedire loro di uscire.
"Cosa? Dio, no, avevo visto delle ragazzine che ci fissavano e volevo solo assicurarmi che non venissero a disturbarci più tardi. Ho fatto un paio di foto e parlato un po' con loro, tutto qui." Si avvicinò a lui per baciargli la fronte. "Vuoi andare un attimo in bagno?"
"Sì." Annuì flebilmente e si lasciò trascinare in bagno, che profumava di detergente e disinfettante.
"Vuoi che-"
"No, grazie" disse, forse un po' troppo brusco. Si tolse gli occhiali dopo aver trovato il lavandino e si sciacquò il viso. Appoggiò poi i gomiti sul marmo e si coprì la faccia.
"Mi dispiace, davvero." Harry appoggiò la mano sulla sua schiena e rimase fermo finché Louis non si raddrizzò. "Avrei dovuto dirti dove andavo e tornare prima, scusa."
"Va bene" sussurrò. Si sistemò la cravatta e si rimise gli occhiali.
"Non va bene. Lo so che non ti piace stare tra la gente eppure ti ho lasciato da solo." Circondò la vita di Louis con le braccia e appoggiò la fronte contro la sua spalla.
"Sto bene, davvero. Non dovevo farmi tutte quelle paranoie."
"Non succederà più, promesso." Spostò la testa solo per poi avvicinarsi di nuovi e baciarlo dolcemente.
"Un altro, devi pur farti perdonare in qualche modo" disse appena Harry si allontanò.
"Te ne stai approfittando per caso?" Senza dare a Louis la possibilità di rispondere riprese a baciarlo. Lo spinse all'indietro fino a fargli appoggiare la schiena contro il lavandino e lo baciò finché entrambi non furono senza fiato. "Meglio?" Gli accarezzò il fianco delicatamente.
"Sì" rispose, nonostante per un attimo avesse pensato di dire no solo per poter passare il resto della sera in bagno a baciarlo. "Scusa, tendo a diventare melodrammatico."
"Comprensibile." Gli diede un ultimo bacio e uscirono dal bagno mano nella mano. Harry lo riportò al loro tavolo e poco dopo la cameriera tornò da loro con il primo piatto.
"Mmh, è buono" praticamente gemette Louis dopo il primo morso.
"Lo so, per questo siamo qui."
"Posso sapere dopo a cosa passeremo? Udito o olfatto?"
"Udito."
"Ti dico già che non mi piace la musica classica."
"Non preoccuparti, mi ha aiutato Lottie."
"Ok, ora sono più preoccupato."
"Le ho solo chiesto se secondo lei poteva piacerti" lo rassicurò, il sorriso evidente anche nel tono di voce.
"Perfetto."
In un'ora finirono di mangiare, con Louis che interrompeva di tanto in tanto la loro conversazione per parlare di quanto buono il cibo fosse e di come "Dio, Harry, questa carne si scioglie in bocca", parole testuali. Appena finito Harry andò a pagare e, dopo essere tornato da Louis, uscirono dal ristorante.
"L'autista ha parcheggiato un po' più in là, vuoi che lo chiami o camminiamo?"
"Non mi hai ancora viziato così tanto, posso decisamente camminare."
"Sto facendo un pessimo lavoro, allora." Si avvicinò di più a Louis per lasciare che si aggrappasse al suo braccio e iniziò a camminare nell'aria fredda di Londra.
"Direi che stai facendo un ottimo lavoro. Mi sento costoso con questa cravatta."
"E lo sembri. Sembri un uomo di classe di tutto rispetto. Credo anche che la ragazza che è appena passata ti abbia guardato il culo, ma farò finta di niente."
"Bisogna ammettere che ho un gran bel culo."
"Non commenterò al riguardo, ti ho già detto cosa ne penso."
"Andiamo, solo perché non posso vederti mentre lo fai non vuol dire che io non sappia che mi guardi il culo ogni volta che cammino."
"Non è vero" disse, quasi offeso "non ogni volta" aggiunse subito dopo.
"Se ti comporti bene un giorno te lo lascerò toccare."
"Lou, non qui" lo pregò, e Louis provò ad immaginarlo mentre arrossiva.
"Perché? Non ti piace parlare del mio culo?"
"Certo che mi piace, parlerei di te tutto il giorno, ma non in mezzo ad una strada nella quale continuano a passare persone."
Per la prima volta Louis si rese conto che, effettivamente, attorno a loro c'erano altre persone. Sentiva la gente parlare, quasi nessuno in inglese perché era un sabato sera vicino a Pasqua, e le macchine che sfrecciavano attorno a loro, i clacson, l'allarme di una macchina in lontananza. Non gli era mai successo, era sempre consapevole di quello che succedeva attorno a lui, sempre sull'attenti, pronto a difendersi in caso di pericolo, ma con Harry era tutto diverso. Quando era con lui lasciava che tutte le sue difese cadessero perché si fidava di lui, sapeva che Harry lo avrebbe aiutato sempre e comunque. Per non parlare del fatto che ogni volta che era con Harry si ritrovava sempre in un mondo tutto loro, dove l'unica cosa a tenerlo ancorato era la voce calma e roca di Harry, o la sua mano che lo accarezzava nel caso non stessero parlando.
"Scusa, vorrà dire che ne parleremo in privato. Ti piace come idea?"
"Mi stai provocando di proposito?"
"Io? Ma lo sai con chi stai parlando?" Si finse offeso e per un attimo prese in considerazione di lasciare il braccio di Harry, poi qualcuno gli colpì la spalla mentre camminava dalla parte opposta e si ritrovò ad avvicinarsi di più a Harry.
"Con il re del dramma, ecco con chi sto parlando."
"Anche" concesse.
"Ecco la macchina."
In circa mezz'ora raggiunsero il luogo segreto - Harry si era rifiutato di dirgli dove stavano andando e di descrivergli il posto una volta arrivato - ed entrarono.
La prima cosa che colpì Louis fu la musica. Qualcuno stava cantando dal vivo e a giudicare dalla voce strascicata quel qualcuno era un uomo piuttosto ubriaco. Quello che lo colpì subito dopo fu il forte odore di fritto e di alcol che c'era nel locale.
"È la serata del karaoke" spiegò Harry. "Vieni." Lo accompagno fino ad un tavolo non troppo lontano e gli spostò la sedia per farlo accomodare. "L'uscita è alla tua sinistra, tutti i tavoli sono davanti a noi e non c'è troppa gente. Ora vado a prendere delle birre." Gli lasciò un bacio tra i capelli e si allontanò da lui mentre l'uomo continuava imperterrito a cantare una pessima versione di 'We will rock you', accompagnato da qualche persona che batteva le mani a tempo - per coprire la sua voce, secondo Louis.
"Ecco a te." Harry appoggiò una birra davanti a lui e si sedette al suo fianco, una mano sulla sua gamba in modo protettivo.
"Ok, grazie Joe per aver cantato. Ancora" disse una donna al microfono. "Ora è il turno di Ross, che proverà a cantare 'Roar'."
L'uomo salì sul palco e Louis ringraziò il cielo che almeno lui non fosse completamente ubriaco e stonato.
"Harry, non voglio sembrati scortese, ma non mi conquisterai con questi che cantano" disse quando l'ennesimo ubriaco iniziò a cantare.
"Aspetta." Gli baciò la tempia e strinse più forte il braccio attorno alle sue spalle.
"E ora tocca a Harry, che ci canterà 'Can't help falling in love'."
"Tocca a me." Harry si alzò prima che Louis potesse capire cosa stesse succedendo.
"Vorrei dedicare questa canzone ad una persona molto speciale" disse, suonando più sicuro di quanto Louis lo avesse mai sentito. Lottie gli aveva detto che Harry diventava tutta un'altra persona quando era sul palco e ora capiva perché. Anche quando erano da soli era sicuro di sé, ma lì, su quel palco, tra la gente, suonava ancora più a suo agio.
"Dì il suo nome" urlò qualcuno.
"Sì, andiamo!"
"Lasciate stare il ragazzo" urlò qualcun altro.
"Si chiama Louis" disse Harry, suonando divertito da quella situazione. "Ok, partiamo."
La base partì e poco dopo la voce di Harry riempì il locale e, come poco prima, Louis si ritrovò perso nel loro mondo. Non sentiva più nessun rumore, nessuna persona che urlava, bottiglie che si rompevano o sedie che strisciavano, solo la voce profonda di Harry. Era bravo, molto, ma questo già lo sapeva, quello che non si aspettava era di ritrovarsi con la pelle d'oca e un sorriso enorme stampato in faccia.
Appena Harry finì si ritrovò ad applaudire con tutti quegli sconosciuti, che stavano fischiando in apprezzamento.
"Potresti essere un cantante, sai?" disse qualcuno, e Louis scoppiò a ridere.
"Meglio di quegli ubriachi?" chiese Harry dopo essersi seduto di nuovo accanto a lui.
Per tutta risposta Louis portò la mano dietro il suo collo e lo tirò a sé fino a far scontrare le loro labbra. "Grazie" sussurrò poi.
"Prego. Ora tocca a te."
"Non se ne parla." Riprese a baciarlo, nella speranza che Harry si dimenticasse di cosa stavano parlando.
"Bel tentativo, ma non funziona con me" disse invece. "Andiamo, canterò io con te."
"Ancora peggio, così si sentirà subito quanto faccio schifo."
"Sono sicuro che sei bravissimo in più li hai senti cantare, no? Credi davvero che a qualcuno possa importare? Domani neanche si ricorderanno di averci mai visti."
"Se canto con te cosa mi dai in cambio?" domandò, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
"Cosa vuoi?" E Louis lo sapeva che stava sorridendo vittorioso, se il suo tono di voce compiaciuto era di qualche indicazione.
"Non lo so, cosa sei disposto a darmi?" Appoggiò il gomito contro lo schienale della sedia.
"Ti darei tutto comunque, lo sai." Portò la mano sul suo fianco e si sporse su di lui fino a far toccare i loro nasi. "Dimmi cosa vuoi e te lo darò."
"Voglio le coccole."
"Lo sai vero che non devi chiedere per quello? Te le farei comunque."
"Voglio solo quello." Alzò le spalle, indifferente. Non poteva chiedere altro a Harry, stava già spendendo un sacco di soldi per lui.
"Come vuoi. Se mi dici che canzone vuoi cantare vado a metterci in lista."
"I will survive."
"Ovviamente avresti scelto la canzone più gay di tutte" disse divertito. "Torno subito." Si allontanò da lui e Louis tornò a rendersi conto delle altre persone. Sul palco al momento c'era una donna, che più che cantare stava urlando a squarciagola una canzone che Louis non conosceva. Le altre persone però sembravano conoscerla, perché quasi tutti stavano cantando e battendo le mani a tempo.
"Altre due persone e tocca a noi." Harry tornò da lui e piazzò un'altra birra davanti a Louis.
"Tu bevi prima di fare un concerto?"
"Uh? No, certo che no, pensavo solo che a te potesse servire."
"E non sei nervoso?" Prese un sorso della sua birra.
"All'inizio ero nervoso, ora sono solo eccitato. Sento l'adrenalina scorrere e non vedo l'ora di salire sul pallino. Sono caduto talmente tante volte che ormai non mi interessa più di fare una brutta figura."
"Oh, povero piccolo." Gli pizzicò la guancia, avendo ormai imparato quanto più alto fosse Harry quando erano seduti. "Ti sei fatto la bua?"
"Sì, mi sono rotto una caviglia poco fa."
"Davvero?" chiese, ora suonando preoccupato.
"Sì, ma non è nulla di che." Premette le labbra contro la sua guancia e Louis rabbrividì per quanto fredde erano. "Scusa, la birra è congelata."
"Fa niente."
"Vuoi scaldarle tu?"
"Certo, non vorrei mai che la tua bocca si rovinasse per il freddo."
"Quanto sei gentile, sono quasi commosso."
"Fai bene." Sporse le labbra e aspettò che Harry facesse il resto, cosa che accadde pochi secondi dopo.
Quando finalmente si staccarono si ritrovarono a dover salire sul palco. Louis stava tremando leggermente - era vero che a scuola faceva sempre parte di tutti i musical, ma per qualche strana ragione il non poter vedere la reazione della gente lo innervosiva più del vedere tutte le loro facce - mentre Harry era ancora più sicuro di prima, con la mano stretta in quella di Louis e il passo veloce.
Harry fu il primo a cantare e Louis per un attimo si dimenticò di essere anche lui sul palco, troppo concentrato ad ascoltare Harry, poi sentì una mano appoggiarsi sulla sua schiena e iniziò a cantare anche lui.
Molto presto si ritrovarono ad urlare insieme alla gente, che stava applaudendo e saltando, esaltati dalla canzone.
"Grazie" disse Harry alla fine, mente tutti urlavano. Prese di nuovo la mano di Louis e lo aiutò a scendere le scale. "Mi hai mentito."
"Riguardo a cosa?"
"Tu sai cantare." Lo spinse contro un muro e portò le mani sui suoi fianchi. "E molto bene anche."
"No, direi di no, ma grazie." Appoggiò le mani sul suo petto e sorrise timidamente.
"Sei stato fantastico. Potremmo diventare un duo, cosa ne pensi? Harry e Louis. O Louis e Harry, cosa preferisci?"
"Preferisco andare a casa e farmi coccolare, se per te va bene." Sbadigliò e cercò di coprirlo contro il braccio di Harry.
"Certo, andiamo." Senza alcun preavviso lo prese in braccio e, ignorando le proteste di Louis, lo portò fuori fino alla sua auto. "Puoi portarci da Louis?" chiese educatamente appena furono saliti in auto.
"Subito. Vi siete divertiti?"
"Molto, lo sai che Louis diventerà il nuovo membro della band?"
"Fantastico" disse, proprio mentre Louis rispondeva con un deciso "no."
"Ne riparleremo, tesoro."
"Sei insopportabile, lo sai?"
"Certo che lo so." Gli spettinò i capelli, giusto perché poteva e voleva infastidirlo un po'.
"Ti odio." Mise il broncio e incrociò le braccia al petto.
"Non è vero."
"No, non lo è, ma ci stai andando molto vicino."
"Mi farò perdonare" promise.
"Ti conviene." Appoggiò la testa contro la sua spalla e si rilassò contro di lui.
"Ti aspetto qui, quanto pensi di metterci?" chiese l'autista a Harry appena ebbe parcheggiato davanti casa di Louis.
"Non preoccuparti, vai a casa, chiamo un taxi."
"Puoi dormire da me, se vuoi" propose Louis.
"O posso dormire da lui. Vai a casa."
"Ok, buona serata, ragazzi."
"Ciao" lo salutarono contemporaneamente.
"Ammettilo, vuoi farmi rimanere solo perché vuoi la colazione a letto domani mattina" disse Harry mentre entravano in casa.
"No, anche se la cosa non mi dispiacerebbe." Cercò la serratura con il dito e infilò la chiave.
"Ricevuto. Cosa vuoi mangiare?"
"Non so neanche cos'ho in casa" ammise. Aprì la porta ed entrò, togliendosi subito le scarpe.
"Sei un caso disperato, Lou." Appoggiò le mani sui suoi fianchi e si appiccicò contro la sua schiena.
"Non è vero, sono speciale." Portò le mani su quelle di Harry e portò la testa all'indietro per appoggiarla contro la spalla di Harry.
"Certo che lo sei. Sono così fortunato a conoscerti." Fece scivolare le mani per poter avvolgere la vita di Louis con le braccia. "Sei quella persona speciale che si incontra solo una volta nella vita e che se si lascia scappare non tornerà più."
"Quindi vuoi tenermi?"
"Finché me lo permetterai, sì." Gli baciò il collo e sorrise soddisfatto appena sentì Louis rabbrividire. "Ho ancora le labbra fredda?" Riprese a baciargli il collo, partendo dal basso fino ad arrivare dietro l'orecchio.
"Harry" sussurrò.
"Mmh?" Strofinò il naso tra i suoi capelli.
"Ho-ho sonno."
"Ok, andiamo." Per un attimo Louis temette di sentire delusione nella sua voce, ma ovviamente Harry non gli avrebbe fatto pesare una cosa così. "Credo di aver lasciato qui un pigiama l'ultima volta."
"Ecco, a proposito del tuo pigiama... diciamo che al momento lo sto usando io."
"E perché?" chiese divertito.
"È il primo che ho trovato" mentì. Sapeva che Harry non gli avrebbe creduto, era la bugia peggiore che avesse mai detto.
"Dovrò dormire in mutande, allora" fu tutto quello che Harry disse. "Spero non ti dispiaccia."
"Non che io possa vedere molto, dico bene?"
"Puoi sempre toccare i miei addominale d'acciaio."
"Certo, contaci." Si allontanò da lui e si diresse verso la camera.
Harry lo raggiunse subito dopo e aprì l'armadio.
"Cosa fai?" chiese mentre si toglieva la camicia per rimpiazzarla con la maglia di Harry.
"Cerco qualcosa."
"Puoi anche dormire nudo se vuoi, non ci sono problemi."
"Mi sembri molto interessato alla cose." Chiuse le ante dall'armadio e poco dopo Louis sentì la cintura di Harry colpire il pavimento. "Sei sicuro?"
"Sì, smettila, non sei l'unico ragazzo con il quale ho dormito, sai?" Si infilò i pantaloni del pigiama di Harry e si distese sul letto, sopra le coperte.
"Ssh, non voglio saperlo." Harry si sistemò accanto a lui, la testa appoggiata sulla mano destra e la mano sinistra sulla pancia di Louis. "Non voglio pensare ai tuoi ex mentre siamo insieme."
"Lo spero bene, sarei piuttosto offeso." Si mese anche lui su un fianco e nascose la faccia contro il collo di Harry, gli occhi serrati anche se il ragazzo non poteva vederli in quella posizione.
"Come potrei pensare a qualcun altro con il ragazzo più bello del mondo tra le mie braccia?" Iniziò ad accarezzargli la schiena da sotto la maglietta, la mano calda e leggermente secca.
"Certo" rispose, suonando per nulla convinto.
"Scusa? Stai forse insinuando che ho dei gusti pessimo?"
"No, non è questo." Strinse più forte Harry e strofinò il naso contro il suo collo.
"Lo sai che puoi parlare con me, vero?" Piegò la testa per baciargli la fronte.
"Mi stavo chiedendo perché non mi hai ancora chiesto di stare con te. Stai cercando di non deludermi?"
"Eh? Cosa ti sei messo in testa? Non te l'ho ancora chiesto perché stavo aspettando l'ultimo appuntamento. Per questo oggi ho deciso di mettere insieme due appuntamenti."
"Oh" fu tutto quello che riuscì a dire, imbarazzato.
"Posso chiedertelo ora se vuoi, non è un problema."
"No, va bene. È solo che ormai sei più a casa mia che da te e sai, di solito non bacio i miei amici."
"Lo capisco, davvero, sto mandando segnali un po' contrastanti."
"Quindi la settimana prossima a quest'ora sarò il tuo ragazzo?"
"Se mi dici di sì."
"Come potrei non farlo." Si spostò sul letto per appoggiare la fronte contro quella di Harry. "Sei fantastico, grazie."
"Grazie a te, piccolo." Eliminò la distanza tra di loro e lo baciò. "Ah, quasi dimenticavo, i ragazzi tornano in città questa settimana, ti andrebbe di conoscerli?"
"Sanno già che sono cieco?"
"Sanno tutto di te, sei l'unica cosa della quale parlo."
"Sanno anche che ho un culo da favola?"
"Quello no, non sono interessati ai ragazzi."
"Peccato, speravo di poter sculettare per finire nelle loro grazie."
"Puoi farlo per me se vuoi."
"Ok, domani mattina farò cadere qualcosa solo per te" disse, usando la sua voce più sensuale.
"Non vedo l'ora."
"Buonanotte, Harry" disse divertito.
"Buonanotte, splendore." Gli lasciò un ultimo bacio sulla fronte e lo strinse più forte.
***

Louis non era pronto. Gli amico di Harry stavano per arrivare ma lui non era pronto psicologicamente. Harry aveva giurato che si sarebbe divertito, che i suoi amici erano fantastici e che non doveva preoccuparsi, ma Louis sapeva quanto importanti fossero per lui e non voleva rischiare di perderlo perché si era comportato come uno stupido con i suoi compagni di band.

Nonostante ciò si ritrovò davanti la porta pochi minuti dopo le tre di mercoledì pomeriggio. Harry era accanto a lui, con la mano destra sulla sua schiena, e davanti a loro c'erano tre ragazzi.
"Ciao" disse uno di loro, con un marcato accento irlandese. "Io sono Niall" praticamente urlò, scandendo ogni parola.
"Niall sei un coglione" disse qualcun altro, e subito dopo Louis sentì il rumore di uno schiaffo e un piccolo "ahia". "Lui è cieco, non mezzo sordo."
"Oh, giusto, scusa amico."
"Non fa niente." Allungò la mano verso di lui.
"Come fai a sapere che sono qui?" domandò quasi sconvolto. Seriamente, da dove veniva questo tipo.
"Sento da dove viene la tua voce e a meno che tu non sia un caso particolare anche se non posso vedere le persone tutti si mettono davanti a me" spiegò brevemente.
"Oh."
"Scusalo, non lo facciamo uscire molto di casa, tende a farci fare brutta figura" intervenne una terza persona. "Io sono Liam." Strinse la mano di Louis che era ancora a mezz'aria per Niall. "È un vero piacere conoscerti, Harry ci ha parlato così tanto di te."
"Taci" disse Harry a quel punto, "il suo ego è già abbastanza grande."
"Disse il piccolo divo." Si girò e appoggiò entrambe le mani sulle sue spalle. "Sei un bambino viziato, lo sai?"
"Non è vero" protestò con voce petulante. "Sei tu quello viziato." Si fece più vicino e portò le mani sui suoi fianchi.
"Non l'ho mai chiesto, non dare la colpa a me."
"Lo so." Gli diede un veloce bacio sulle labbra. "Mi piace viziarti."
"Patetici" disse qualcuno accanto a loro.
"Niall, taci." La sua mano sinistra si staccò dal fianco di Louis per alcuni secondi, probabilmente per fargli qualche brutto gesto.
"No, ha ragione, li stiamo ignorando." Louis si allontanò da lui dopo avergli dato un bacio sulla guancia come scusa. "Cosa volete fare?"
"Possiamo giocare con la play" propose Niall, per poi realizzare quello che aveva detto e tirarsi da solo uno schiaffo rumoroso. "Scusa, giuro di non averlo fatto di proposito."
"Tranquillo." Alzò le spalle, piuttosto divertito da quel ragazzo. "Volete guardare un film?"
"E come-si, insomma, tu non?" domandò confusamente.
"Mi basta ascoltare." Si diresse verso il divano e sentì subito i ragazzi che lo seguivano. "Harry, vai a prendere una sedia, mi sa che non ci stiamo."
"Siediti in braccio."
"Ti si addormenteranno le gambe."
"Non fa niente." Lo abbracciò da dietro e gli baciò il collo. "Che film vuoi?"
"Fa lo stesso." Si rilassò tra le sue braccia. "Che film volete vedere?" chiese, questa volta rivolto ai suoi amici, che erano ormai seduti sul divano e stavano chiacchierando tra di loro.
"Sappiate che ho solo i cartoni animati delle mie sorelle."
"Toy story" disse a quel punto Liam.
"Non ancora" protestò Zayn.
"Mi dispiace, sono stato il più veloce a rispondere."
"Allora va bene" disse Louis divertito. "Fai tu?" chiese a Harry.
"Certo." Si allontanò da lui per andare a cercare il DVD e Louis andò a sedersi sul divano. "Volete qualcosa da mangiare?"
"Non serve chiederlo" intervenne Harry. "Vado io, tranquillo." Lasciò il telecomando a Liam e andò in cucina a prendere delle patatine.
"Stai facendo un ottimo lavoro" sussurrò Zayn al suo orecchio. "È già tuo, sculetta ancora un po' e potrai farti regalare una casa."
Louis scoppiò a ridere e si coprì la bocca con la mano. "Credi che non lo sappia?" chiese dopo essersi calmato. "Ieri l'ho fatto andare al supermercato alle otto di sera perché volevo un tramezzino. Mi è bastato dargli un bacio sulla guancia."
"Sta arrivando" lo avvertì Zayn "ne parliamo dopo, potrei darti qualche consiglio."
"Ok." Si alzò per lasciare che Harry si sedesse e si lasciò cadere su di lui. "Ho freddo."
"Vuoi la coperta, piccolo?" domandò, mentre Zayn se la rideva sotto i baffi.
"No, abbracciami."
"Subito." Lo avvolse tra le sue braccia e iniziò ad accarezzargli il braccio per scaldarlo.
"Faccio partire il film" li avvertì Liam a quel punto.
"Vuoi che ti descriva qualcosa?" sussurrò Harry all'orecchio di Louis, che si limitò a scuotere la testa e a rilassarsi ancora di più.
"Dimmi se peso troppo."
"Non preoccuparti."

Trascorsero i prima quaranta minuti in relativo silenzio, poi Louis iniziò ad annoiarsi e decise di andare in cucina per preparare il tè.
"Vengo con te" si offrì subito Zayn.
"Zayn, se lo fai scappare ti taglio il pisello e te lo faccio mangiare" gli urlò dietro Harry.
"Tranquillo" rispose con il tono di voce meno rassicurante del mondo.
"Forza, rivelami i suoi segreti" disse Louis mentre scaldava l'acqua, per poi andare a sedersi accanto a Zayn.
"È patetico. Molto patetico. Gli piacciono le cose romantiche e sdolcinate. A San Valentino ti comprerà delle rose e un peluche perché è un cliché vivente. Gli piace corteggiare la gente, ma se gli fai una sorpresa ogni tanto sarebbe la persona più felice del mondo. Non che si aspetti qualcosa in cambio, anzi, è felice solo dando e senza ricevere. Non ti forzerà mai a fare niente che tu non voglia e non te lo farà pesare."
"Ti ha detto qualcosa al riguardo?"
"No, non mi parla della sua vita sessuale, tranquillo. Volevo solo fartelo sapere. Se tu non vuoi fare sesso, lui aspetterà."
"Ok, bene."
"Voglio essere sincero con te, Louis. Essere famosi è difficile, ma stare con qualcuno che è famoso lo è ancora di più. Voglio che tu sia onesto con Harry perché non voglio vederlo soffrire, quindi se sei pronto a sopportare determinate cose allora bene, farò il tifo per voi, ma se pensi di non riuscire a stare lontano da lui per tre mesi, di sentire cazzate su cazzate su di lui e di essere al centro dell'attenzione una volta che Harry avrà fatto coming out, allora devi dirglielo subito."
"Non lo so" ammise, frustrato da quella situazione. "Lo voglio, dico davvero, ma ho paura."
"Di cosa? Solo perché tutti sono convinto che Harry sia un dongiovanni non vuol dire che lui lo sia davvero. Non ti tradirebbe mai, se questo ti preoccupato, e ti difenderebbe sempre e comunque" disse, e nonostante Louis non lo conoscesse poteva sentire quanto fosse sincero.
"Tre mesi sono lunghi."
"Siamo in pausa per un altro anno, avrete modo di trovare una soluzione." Appoggiò la mano sulla sua spalla per confortarlo. "Harry ci tiene a te, non l'ho mai visto così preso da qualcuno, non scappare da lui senza averci riflettuto bene. Sono sicuro che lui farebbe di tutto pur di non perderti."
"Lo so, me lo dice sempre." Si ritrovò a sorridere involontariamente.
"Cosa state facendo voi due?" Harry entrò in cucina e si avvicinò velocemente a Louis. "Zayn, cosa gli hai detto?"
"Niente, mi stava aiutando con una cosa" rispose Louis. Circondò la vita di Harry con le braccia e appoggiò la testa contro la sua pancia.
"Devo preoccuparmi?" Infilò una mano tra i capelli di Louis, mentre con l'altra prese ad accarezzargli il braccio.
"No, tranquillo." Gli baciò la pancia e lo strinse più forte.
"Come posso stare tranquillo quando tu stai parlando con una delle persone che ha visto i miei lati peggiori?"
"Tu non hai lati brutti" disse sicuro, "sei un cucciolo di orso bisognoso di coccole."
"Su questo ho da ridere. È la persona più spaventosa che io conosca quando si arrabbia. Urla e lancia cose dappertutto, sono felice di non essere io il suo ragazzo."
"Non sono poi così spaventoso, mi agito solo un po'."
"Tranquillo, al massimo ti tiro il mio bastone in testa." Gli pizzicò il fianco, facendo ridere Harry.
"Lo so che lo faresti." Si piegò per lasciargli un bacio tra i capelli. "E me lo meriterei."
"Finché continui a darmi ragione andrà tutto benissimo." Si alzò e finì di preparare il tè, che poi Harry e Zayn lo aiutarono a portare in salotto.
I ragazzi si fermarono a casa sua per tutta la sera e, dopo un altro film e della pizza, iniziarono a parlare di quello che facevano in tour e di quello che avevano visto l'anno prima, cercando di descrivere il meglio possibile le cose perché Louis potesse immaginarle.
***


Harry bussò alla sua porta domenica mattina alle nove. Louis lo aveva minacciato di prenderlo a bastonate se solo lo avesse fatto, ma evidentemente non era stato abbastanza spaventoso.
Si trascinò ancora mezzo addormentato ad aprire la porta, gli occhi chiusi perché non aveva avuto la forza di mettersi gli occhiali, e i capelli scompigliati. "Entra, ti picchio appena mi sveglio un po'." Lo lasciò passare e gli tirò uno schiaffo sul braccio appena lo sentì ridere. "Ti odio." Chiuse la porta e abbracciò Harry da dietro - solo per farsi sorreggere, non per altro.
"Ti ho portato una brioche al cioccolato."
"Ti sopporto" disse a quel punto. "Portami in cucina" ordinò.
"Ok, principessa." Si girò e lo prese in braccio, sostenendolo con le mani sotto le cosce.
"Perché sei qui a quest'ora?" piagnucolò, strofinando il naso contro il collo di Harry e inspirando il suo profumo.
"Perché oggi è il nostro quarto appuntamento e devo portarti in un posto speciale."
"Sarebbe?"
Harry si mise a sedere, tenendo Louis sulle sue gambe. "Lottie mi ha detto che potrebbe non piacerti, ma ci proverò comunque. È un mercato dei fiori e ci sono un sacco di negozietti vintage. C'è anche un ristorante molto carino lì vicino e, ecco, questo sarebbe il programma del giorno. Ti va bene?" chiese, e la nota speranzosa nella sua voce convinse Louis ad annuire anche se non voleva. "Perfetto, allora mangia e poi vai a vestirti."
"Devo lavarmi."
"Nah, non importa, saremo in mezzo ai fiori, nessuno sentirà la tua puzza."
"Io non puzzo." Gli morse la spalla, giusto perché poteva. "Profumo di fiori appassiti, al massimo."
"Scemo." Si allontanò per dargli un bacio a stampo. "Ti preparo il tè, tu mangia la brioche."
"Questo pomeriggio però facciamo un pisolino insieme." Si alzò dalle sue gambe per farlo spostare e tornò a sedersi.
"In realtà stavo pensando ad un'altra cosa."
Louis addentò la brioche mentre Harry trafficava con le tazze e rimase in silenzio finché Harry non ricevette il messaggio e ricominciò a parlare.
"Pensavo di andare alla SPA a farci fare un massaggio."
"Facciamo un altro giorno? Preferirei dormire sul mio letto."
"Ok, posso sempre fartelo io." Mentre l'acqua si scaldava portò le mani sulle spalle di Louis e iniziò a massaggiarle. "Mi hanno detto che sono bravo."
"Non voglio sapere chi lo ha detto."
"Mia mamma, tranquillo" sussurrò al suo orecchio. "
"Hai intenzione di mangiare fuori o torniamo a casa dopo aver fatto il giro?" Appoggiò la fronte contro il tavolo e lasciò che Harry lo massaggiasse.
"Tu cosa vuoi fare?"
"Ieri ho fatto la spesa, magari possiamo cucinare qualcosa" propose, per poi lasciarsi sfuggire un piccolo gemito di piacere.
"Ovvero io cucino e tu mi baci il collo?"
"Posso prova a fare qualcosa, di solito sei tu che non mi lasci fare nulla."
"Vero, ma solo perché ho paura che tu possa farti male."
"Lo so, lo so."

Un'ora dopo stavano scendendo dall'auto, pronti ad inoltrarsi nel Columbia road flower market.
"Lou, odio dovertelo chiedere, ma puoi usare il tuo bastone? Ti terrò comunque la mano, ma il mio manager non vuole che qualcuno fraintenda e, ecco sì, se puoi."
"Certo, non preoccuparti." Harry gli mise in mano il bastone e iniziarono a camminare.
Attorno a loro la gente chiacchierava animatamente, i bambini urlavano mentre si rincorrevano facendosi largo tra i passanti e dai negozi uscivano tante canzoni diverse.
Si fermarono ad alcune bancarelle, Harry interessato alla storia di ogni fiore e Louis semplicemente troppo addormentato per poter protestare.
Il profumo era inebriante e, nonostante a colpi prevalesse l'odore di terra e i profumi si mescolassero in modo strano, Louis dovette ammettere che non era poi così male. Certo, avrebbe preferito vedere i fiori, invece di sentire Harry sussurrare al suo orecchio il modo in cui un petalo ricadeva o il colore di quello e l'altro fiore, ma forse il fatto di essere con lui, di sapere che quella giornata era incentrata su di lui e su il suo olfatto, lo fece sentire meno triste. Per la prima volta da quando aveva perso la vista non si ritrovò a piangere perché non poteva vedere i fiori, ma fu felice per il modo in cui il suo naso riusciva a captare tutti i diversi profumi. Quando lo disse a Harry lo sentì rilassarsi al suo fianco e, poco dopo, sentì le sue labbra morbide premersi contro la sua guancia.
"Mi fa piacere. Se ti compro dei fuori li lascerai morire?" Gli sistemò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"No, mi farebbe piacere" ammise, sorpreso dalle sue stesse parole.
"Quali vuoi?"
"Rose, ovviamente."
"Tutte quelle che vuoi. Andiamo a cercare le più profumate."
L'ora seguente la trascorsero a girare per le bancarelle finché non trovarono le rose più belle - a detta di Harry - e più profumate.
"Vuoi andare a casa?" gli chiese, suonando piuttosto soddisfatto per essere riuscito a comprargli dei fiori.
"Sì, voglio mettere i fiori nel vaso." Sollevò il mazzo di rose al suo naso e li annusò.
"Va bene." Posò un leggero bacio tra i suoi capelli e lo condusse nuovamente all'auto.
Appena raggiunsero l'appartamento Harry si mise subito all'opera per preparare il pranzo, mentre Louis andò alla ricerca di un vaso, che trovò dieci minuti dopo in salotto.
Mangiarono in silenzio, ascoltando della musica, poi si spostarono sul divano.
"Lou?" sussurrò Harry, le labbra quasi appoggiate contro la testa di Louis e le mani sulla sua pancia.
"Sì?" Portò le mani su quelle di Harry e si premette di più contro di lui per non cadere dal divano. Stava per succedere, se lo sentiva.
"Posso chiederti una cosa?" domandò, sembrando sul punto di svenire. Il suo corpo si era irrigidito di colpo e poteva chiaramente sentire il suo battito accelerato.
"Certo" rispose, la voce tremolante. Si girò tra le braccia di Harry e gli sorrise incoraggiante, sperando di farlo rilassare.
"Ecco, visto che i nostri appuntamenti sono andati più che bene mi chiedevo se tu, sì, se tu volessi diventare il mio fidanzato." Portò la mano sulla sua guancia e accarezzò la barba rada. "Lo so che avevi detto che mi avresti detto di sì, ma se hai cambiato idea va-"
"Taci un po'" lo interruppe, per poi serrare le sue labbra con le sue. "Sì, Harry, voglio stare con te" sussurrò poi, a pochi centimetri da lui.
"Oh dio, grazie." Riprese a baciarlo e lo portò su di sé.
"Ti schiaccio." Fece leva sulle mani e sulle ginocchia per non fargli male e iniziò a baciargli il collo.
"Non mi importa, ora posso morire felice." Piegò la testa per lasciargli più pelle da baciare e portò le mani tra i capelli di Louis.
"Non puoi lasciarmi dopo neanche un minuti che stiamo insieme. Chi mi comprerà una villa sulla spiaggia?"
"È tutto tuo, amore, con la mia eredità potrai comprarti quello che vuoi."
"Voglio spendere i tuoi soldi con te. Girare per Malibu fino a trovare la casa perfetta."
"Malibu è troppo conosciuta. Forse dovremmo cercare un posto più privato."
"Tesoro, non ho neanche il passaporto, stavo scherzando" disse divertito.
"Possiamo rimediare."
"Smettila." Riprese a baciarlo e continuò a farlo per tutto il pomeriggio - solo per impedirgli di parlare, non per altro, nossignore.
***


Quel giorno pioveva, pioveva molto, come non succedeva da mesi, ma infondo era quello che la gente si aspettava durante la primavera londinese. Era per questo che Louis aveva deciso di prendere l'autobus per tornare a casa. Non ci sarebbe voluto molto, più di quanto ci avrebbe messo a piedi perché faceva un giro più lungo, ma programmava di arrivare a casa in poco più di venti minuti.
Giusto per sicurezza, chiese all'autista tutte le fermare, poi pagò il suo biglietto e si mise a sedere vicino alla porta. Non c'era nessuno al momento, ne era sicuro, non sentiva alcun profumo o alcun rumore particolare che indicassero la presenza di altre persone oltre quella dell'autista, e la cosa lo tranquillizzò.
Una volta dei ragazzi lo aveva infastidito mentre tornava a casa, lo avevano spinto infondo all'autobus e lo avevano spintonato finché l'autista non si era accorto di quello che stava accadendo e li aveva farti scendere all'istante. Da quel momento Louis si era sempre seduto vicino all'autista.
Esattamente cinque fermate dopo salirono due ragazze. Indossavano due profumi diversi, entrambi molto forti, e stavano parlando animatamente. Provò ad ignorarle, di solito non gli piaceva ficcare il naso in fatti altrui, poi però sentì qualcosa che attirò la sua attenzione.
"Harry Styles è la cosa migliore che sia capitata al mondo del pop. Non che gli altri siano da meno, per carità, ma lui avrà sempre un posto speciale nel mio cuore."
Louis si ritrovò a sorridere come un idiota e abbassò la testa, nella speranza di non farsi vedere.
"È un vero peccato che si veda con Kendall. Lei è carina, certo, ma quella famiglia e super problematica, non capisco perché non sia ancora scappato." Ok, quello decisamente non lo fece sorridere. Si sentì sprofondare, come se l'autobus fosse sparito nel nulla e lui fosse sospeso nel vuoto.
"Scusate." Si girò verso le ragazze e provò a controllare la sua voce. "Harry Styles sta con chi?" Missione fallita, decisamente, la sua voce uscì tremolante e rotta.
"Kendall Jenner. Stanno insieme da un paio di mesi ormai, lei è qui a Londra al momento" disse la prima ragazza che aveva sentito parlare.
"Oh" fu tutto quello che riuscì a dire. Sentì gli occhi riempirsi le lacrime e ringraziò di avere gli occhiali.
"Ti senti bene?" chiese la seconda ragazza. "Vuoi che ti apra il finestrino?"
"No, grazie. Potete dirmi quel è la prossima fermata?" Si schiarì la gola e cercò di contenere le lacrime.
"Quella davanti la pasticceria."
Ok, era abbastanza vicina, non che gli importasse di bagnarsi a quel punto. "Grazie." Si alzò dal sedile e si avvicinò all'autista. "Può fermarsi alla prossima?" chiese educatamente.
"Certo."
Pochi minuti dopo l'autobus si fermò e la porta si aprì. "Grazie." Scese velocemente e iniziò a camminare verso il suo appartamento, lasciando che le lacrime si mischiassero alla pioggia. Gli aveva detto che stava lavorando. Harry gli aveva detto che aveva avuto dei problemi con la registrazione di alcune canzoni e che non poteva stare con lui. Gli aveva mentito, subito dopo aver fatto l'amore, lo aveva abbracciato e aveva mentito. Sentì la testa girare e la ciambella che aveva mangiato farsi largo nel suo stomaco per risalire, ma ignorò la sua nausea e camminò ancora più velocemente, il bastone davanti a sé e la mano a toccare i muri delle case. Il proprietario del suo condomino aveva fatto mettere una placca speciale perché Louis potesse riconoscere l'edificio senza alcun problema.
Prese le chiavi dal suo zaino e aprì la porta. Salì le scale senza preoccuparsi di pulirsi la scarpe, ed entrò in casa. Per un attimo si appoggiò contro la porta e prese un respiro profondo, cosa che non aiutò per nulla visto il forte profumo di Harry che aleggiava per tutto l'appartamento. Si tolse gli occhiali - occhiali che Harry gli aveva regalato, tra l'altro - e li scagliò contro il muro. Li sentì frantumarsi contro la superficie e per un attimo si sentì sollevato, come se avesse appena rotto una parte di Harry. Si spostò in camera e prese una sacca, nella quale infilò alcuni vestiti - stava esagerando, lo sapeva, ma la sola idea di incontrare Harry in un futuro vicino lo faceva stare male. Prese poi il telefono e chiamò Lottie.
"Ciao" disse, la sua solita voce allegra e squillante.
"Lottie" scoppiò a piangere di nuovo e si lasciò cadere sul letto.
"Lou? Louis, cosa succede? Ti sei fatto male? Dove sei?" chiese, l'apprensione chiara nella sua voce.
"H-Harry" prese un respiro profondo "mi ha tradito" aggiunse poi, e dirlo ad alta voce lo fece sentire ancora peggio. "Posso-posso tornare a casa per un po'?" domandò tra i singhiozzi.
"Certo, Lou, puoi sempre tornare a casa. Dimmi quando sali in treno, ti aspetto in stazione, ok? Ora vado a prendere un sacco di gelato e schifezze, va bene?"
"Grazie" disse, ridendo tristemente. "Grazie, ti voglio bene."
"Anch'io, fratellone." Gli mandò un bacio attraverso il telefono e spense la chiamata.
Prese un respiro profondo e si cambiò i vestiti fradici, si infilò un altro paio di occhiali e si avviò verso la porta. Proprio quando stava per aprirla, però, sentì dei passi farsi vicino e qualcuno bussare alla porta.
Il respiro gli si bloccò in gola e si costrinse a stare fermo. Non avrebbe affrontato Harry in quel momento, non ne aveva alcuna intenzione.
"Lou, sei in casa?" Lou, lo aveva chiamato Lou. Con quale coraggio? Come poteva presentarsi a casa sua dopo quello che aveva fatto?
Abbassò la testa e trattenne le lacrime che minacciavano di scendere ancora.
"Tesoro."
Si portò una mano alla bocca per fermare un singhiozzo.
"Louis non è in casa" disse il suo vicino "non l'ho ancora sentito rientrare." Dio benedica il suo vicino mezzo sordo.
"Oh, ok, penso che lo aspetterò qui."
"Non credo tornerà presto, giovanotto."
"Ok, può dirgli che è passato Harry se lo sente rientrare?" Harry, non il suo ragazzo, aveva detto Harry.
"Certo."
Sentì la porta di casa del suo vicino che si chiudeva e Harry che se ne andava. Aspettò cinque minuti ed uscì cercando di fare il meno rumore possibile, l'ultima cosa che voleva era avere una conversazione con il signor Duncan.

Tre ore più tardi era tra le braccia di sua sorella. Lottie continuava a sussurrargli di stare calmo, che sarebbe andato tutto bene, ma l'unica cosa che lui riusciva a dire era il nome di Harry. Quando il suo primo ragazzo lo aveva lasciato aveva capito i suoi motivi, neanche lui sarebbe rimasto con un ragazzo cieco e depresso, e a dire la verità neanche gli interessava molto di lui. Ma Harry era entrato a far parte della sua vita con così tanta facilità e lo aveva convinto di essere importante, lo aveva fatto sentire amato e dopo anni Louis era riuscito ad amare di nuovo.
"Andiamo a casa, Lou, forza." Prese la borsa dalle sue mani e lo guidò fino alla sua auto.
Non protestò neanche per il fatto che dovesse salire in auto, perché Harry gli aveva insegnato a non avere più paura. Si allacciò la cintura e continuò a piangere in silenzio finché sua sorella guidava.
"Harry mi ha chiamata" disse Lottie dopo un po' "voleva sapere se ti avevo sentito, era preoccupato perché era tutto il giorno che non rispondevi al telefono" aggiunse, chiaramente arrabbiata. Louis era sicuro che stesse stringendo il volante con un po' troppa forza.
"Ok" fu tutto quello che riuscì a dire.
"L'ho mandato a fanculo e gli ho detto di non avvicinarsi mai più a te se ci teneva ai gioielli di famiglia."
Louis abbozzò un sorriso e "grazie" sussurrò. Era bello sapere che la sua sorelline lo avrebbe sempre protetto.
"Per te questo ed altro. Non permetterò che uno stupido cantante faccia del male al mio fratellone." La macchina si fermò pochi secondi dopo. "Siamo arrivati. Mamma è a fare la spesa con le altre, per un po' siamo soli."
"Perfetto." Scese dall'auto e si diresse verso la porta, che Lottie aprì poco dopo.
"Vai in camera, io prendo il gelato."
"Posso avere un abbraccio prima?"
"Tutti quelli che vuoi." Lo avvolse tra le sue braccia e appoggiò la testa contro il suo petto. "Non ne vale la pena, Lou, sei migliore di lui, ok? Se lui vuole qualcun altro tanto peggio per lui."
"Io lo amo" singhiozzò.
"Lo so tesoro, lo so, ma passerà, te lo giuro."
"È strano che io lo voglia ancora? Forse è colpa mia, forse non sono abbastanza."
"Non voglio mai più sentirti dire una cosa del genere, chiaro? Tu saresti troppo per chiunque, non sarai mai tu a non essere abbastanza. È evidente che è lui a non essere abbastanza sveglio." Gli lasciò un bacio sulla guancia e lo spinse verso le scale. "Sotto le coperte, subito, la tua sorellina preferita si occuperà di te."
"Chi lo ha detto che sei la mia preferita?" chiese, leggermente divertito.
"Lo sappiamo tutti, tranquillo, non devi nasconderlo."
"Grazie, piccola peste." Le sorrise e salì in camera. Si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi in attesa che Lottie lo raggiungesse con il gelato.

Trascorsero mezz'ora a parlare, evitando di nominare Harry, poi sentirono delle grida al piano inferiore e in poco Louis si ritrovò sommerso dalle sue sorelline. Lasciò che a turno ognuna raccontasse quello che era successo negli ultimi mesi, perché era davvero da molto che non le vedeva, e concesse ad ognuna cinque minuti di coccole.

La mattina seguente si svegliò con un forte mal di teste. Non aveva dormito molto, forse due ore, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto alla ricerca di una posizione comoda - invano, lo sapeva, perché poteva dormire bene solo quando Harry era con lui e gli faceva da cuscino.
Salutò tutte le sue sorelle prima che andassero a scuola e chiamò il suo capo per darsi malato.
"Bambino mio, come stai?" chiese sua mamma entrando in camera. Si mise a sedere sul bordo del letto e gli spostò i capelli dalla fronte.
"Domanda di riserva?" Piegò la testa verso la mano di sua madre.
"Passerà tutto, vedrai. Se non era l'uomo per te vuol dire che c'è qualcun altro che ti sta aspettando. Prendi me, mi ci sono voluti cinque figli e due uomini prima di trovare quello giusto."
Le sorrise dolcemente e si mise a sedere per abbracciarla. "Sono felice per te."
"E presto io lo sarò per te." Gli baciò la fronte e si alzò dal letto. "Ti serve qualcosa prima che vada a lavoro?"
"No, grazie."
"Chiamami se hai bisogno." Gli diede un ultimo veloce abbraccio e uscì di casa, lasciando Louis da solo ad autocommiserarsi.
Prese il telefono, ma si pentì di averlo fatto appena la voce robotica gli face sapere che aveva dieci chiamare perse da Harry e dodici messaggi. Proprio mentre stava per rimetterlo sul comodino iniziò a squilla. Prese un respiro profondo e rispose, odiando quanto la sua voce uscì debole. "Pronto?"
"Dove sei?" fu la prima cosa che gli chiese Harry.
"Lontano da te."
"E posso sapere il perché?" chiese, non riuscendo a nascondere quanto fosse arrabbiato e ferito.
"Fottiti." Spense la chiamata e subito dopo il telefono, si infilò di nuovo sotto le coperte e provò a dormire. Non servì, ovviamente, e pensò a Harry tutto il tempo, ma almeno il suo mal di testa stava diminuendo e si sentiva meno sul punto di vomitare e più sul punto di svenire. Tanto meglio, almeno avrebbe dormito.

Si rese conto di essersi addormentato solo quando sentì Lottie urlare in salotto. "Esci da questa casa prima che chiami la polizia. Non sei più nessuno per poter entrare." Non la aveva mai sentita così arrabbiata, neanche quando una delle gemelle aveva infilato la sua barbie preferita nella Nutella.
"Voglio parlare con lui, mi deve una spiegazione." Harry. Harry era in casa sua.
"Non provarci! Harry, no, sta dormen-"
La porta si spalancò e Lottie smise di parlare. Maledetta quella volta che Louis gli aveva descritto casa sua.
"Lou, mi dispiace" disse sua sorella appena lo vide seduto sul letto.
"Va bene, non preoccuparti. Lasciaci soli."
"Ok, chiamami se hai bisogno."
"Che cosa cazzo ti è preso?" urlò Harry appena Lottie ebbe chiuso la porta. "Posso sapere perché te ne sei andato senza dirmi nulla?"
"Mi hai tradito" disse, cercando di mantenere la calma.
"Cosa stai dicendo? Non ti ho tradito, non mi sognerei mai di farlo. Da dove viene questa tua brillante idea?" Zayn aveva ragione, Harry faceva paura quando era arrabbiato.
"Lo hanno detto delle ragazze."
"E tu ovviamente non mi ha chiesto una spiegazione, te ne sei solo andato. Ti avevo detto di non credere a nulla" continuò ad urlare.
"Non provare a dare la colpa a me!" Si alzò dal letto e si mise davanti a Harry. "Tu mi hai detto che dovevi lavorare ad una canzone, non che uscivi con una fottuta modella. Mi ha mentito dopo aver fatto l'amore con me."
"Pff, amore, una parola grande per te."
"Cosa vuoi dire?"
"Che non mi ami, mi sembra chiaro. Se tu mi amassi mi crederesti."
"Tu mi hai mentito, Harry, non puoi fingere che non sia successo. Ho sbaglio? Sì, certo, avrei dovuto parlarne con te. Hai sbagliato anche tu? Sì. Caso chiuso."
"Perché devi rendere tutto così difficile? Volevo solo che tu rimanesse fuori da questa cosa, volevo proteggerti" addolcì lievemente il tono della voce, ma Louis sapeva bene che era ancora arrabbiato. "Ti avevo chiesto di fidarti di me e non lo hai fatto."
"Non capisci. Se tu non mi avessi detto che dovevi lavorare io non me ne sarei andato, ti avrei chiesto una spiegazione e forse avrei urlato un po'. Ma tu mi hai mentito, lo capisci questo? Se mi hai mentito su quello avresti potuto mentirmi su molte altre cose. Come potevo sapere se tu mi chiudi fuori?" Decise di non nascondere le sue lacrime e di lasciare che scendessero lungo le sue guance.
"Ho bisogno di aria." Harry si allontanò e aprì la porta finestra che dava sul piccolo terrazzo della sua camera.
Louis prese un respiro profondo e uscì dalla sua stanza. Non era pronto a lasciare andare Harry, ma non sapeva se sarebbe riuscito a perdonarlo, non quando Harry sembrava così sicuro che fosse colpa di Louis. Scese in cucina e sentì subito il profumo di Lottie.
"Avete finito di urlare?"
"Non credo."
"Vi ho preparato del tè."
"Grazie." Aprì le mano affinché Lottie vi appoggiasse le tazze e tornò in camera.
L'aria proveniente dalla porta aperta lo fece rabbrividire leggermente, e per poco non fece cadere le tazze. Le appoggiò entrambe sul suo comodino e si mise sul letto, la schiena contro la testiera e le gambe distese. "Vuoi del tè?" chiese gentilmente.
Senza rispondere Harry tornò in camera e si lasciò cadere per terra, accanto al letto.
Rimasero in silenzio per un po', finché Harry non iniziò a singhiozzare e Louis si sentì peggio di quanto avesse fatto nelle ultime ora. "Harry" sussurrò. Allungò la mano e la infilò tra i suoi capelli. "Vieni qui."
In poco si ritrovò con la testa di Harry sul suo grembo e le sue ginocchia contro la gamba.
"Io ti amo" si ritrovò a dire "e dico davvero. Non ho mai amato nessuno così. È per questo che me ne sono andato, non perché non mi fidavo, ma perché stavo troppo male per fare qualsiasi cosa. Volevo solo non pensare a te, ma tutto l'appartamento aveva il tuo profumo." Infilò di nuovo la mano tra i capelli di Harry e lo accarezzò lentamente. "Mi dispiace, Harry."
"Avrei dovuto dirtelo. Avresti capito, lo so, ma non volevo farti stare male. Speravo che non lo venissi mai a sapere, che questa cosa finisse il prima possibile."
"L'hai mai baciata?" Non sapeva se voleva davvero sapere la risposta, ma evidentemente il suo filtro bocca cervello era un po' andato.
"Solo sulla guancia. Non facevo altro che pensare a te, a come ti saresti sentito se lo avessi saputo. È per questo che ero in America due settimane fa, non avevo altro da fare."
"Quanto continuerà?"
"Rimane qui per altri tre giorni, poi riparte e diranno che non stiamo più insieme."
"Il tuo mondo è strano."
"È così che lavora la pubblicità. Io promuovo lei, lei mi aiuta a nascondere la mia sessualità."
"Mi dispiace non esserti stato vicino."
"Sono io che non te l'ho permesso." Alzò la testa e costrinse Louis a distendersi. "Ti amo. Ho avuto così tanta paura di perderti." Si appiccicò a lui e lasciò che le ultime lacrime bagnassero la sua maglietta.
"La prossima volta ne parleremo."
"Non ci sarà una prossima volta. Stanno programmando il mio coming out."
"Quindi sarò io la tua prossima ragazza misteriosa."
"Sì, solo che avrai meno tette del solito e il culo più bello."
"Mmh, dici?" Si mise su un fianco e gli diede un bacio a stampo.
"Fammi sentire." Portò la sua mano sul suo sedere e lo palpò. "Sì, decisamente."
"Credo ci sarà anche un altra cosa in più."
"Che cosa, amore?" chiese dolcemente, nonostante la sua mano fosse ancora sul suo sedere.
"Secondo te?" Si strusciò contro di lui.
"Oh, ok, direi che c'è un'altra cosa." Rise contro le sue labbra prima di baciarlo. "Ti amo tantissimo."
"Anch'io." Portò la gamba sopra quelle di Harry per bloccarlo contro il letto. "Resti qui con me questa notte?"
"Se mi assicuri che tua sorella non mi ucciderà nel sonno."
"Meglio chiudere la porta a chiave" disse dopo averci pensato per un po'. "Ehi, posso farti vedere una cosa?"
"Certo, tutto quello che vuoi."
"Ok. Non te ne andrai, vero?"
"Non so di cosa parli ma non succederà" promise.
"Chiudi gli occhi."
"Fatto."
Portò la mano sopra l'occhio di Harry per assicurarsi che fosse chiuso e con altra si tolse gli occhiali. Prese un respiro profondo e aprì gli occhi. "Aprili" disse, evidentemente nervoso. Capì che Harry aveva aperto gli occhi quando lo sentì trattenere il respiro.
"Lou." Gli accarezzò la guancia. "Amore." Gli lasciò un bacio sotto l'occhio. "Grazie per esserti fidato di me."
"Grazie per essere qui."
"E dove dovrei essere se non con il mio ragazzo?" Lo strinse più forte e lo baciò. "Vuoi sapere come sono?"
"Non adesso, no."
"Ok." Strofinò il naso contro quello di Louis e riuscì a farlo ridere. "Credi che Lottie mi rivolgerà di nuovo la parola?"
"Ci penso io a lei." Si mise a sedere, nonostante Harry stesse provando con tutta la sua forza a tenerlo fermo. "Torno subito, amore, lo giuro."
"Fai in fretta." Lo lasciò andare e Louis andò in camera di sua sorella.
"Non vi sento più urlare, lo hai già perdonato?" chiese, non suonando contenta all'idea.
"È stato un malinteso, lo giuro, e vorrei che tu facessi pace con lui. Non sono disposto a rinunciare a nessuno di voi due, e se tu vuoi continuare ad odiarlo questo non mi fermerà dal portarlo qui quando voglio. Fa parte della mia vita tanto quanto te."
"Bene." Si alzò dal letto e si avvicinò a lui. "Voglio parlare con lui. Da sola." Si allontanò in fretta e si chiuse in camera di Louis con Harry. Inutile dire che Louis si appiccicò alla porta subito dopo. "Dobbiamo parlare" disse subito, usando il suo tono di voce più fermo e serio.
"Louis lo sa?" Sembrava quasi spaventato, ma Louis non poteva dargli torto. Lottie era più bassa di entrambi, ma quando si arrabbiava diventava una furia.
"Sì. Voglio sapere quali sono le tue intenzioni con mio fratello."
"Non volevo fargli del male, se è questo che vuoi sapere, e non intendo ferirlo ancora. Abbiamo sbagliato entrambi, io a tenerlo all'oscuro e lui a partire così. Speravo che tu sapessi come funzionano le cose nel mio mondo, ormai tutti sanno che le relazioni, soprattutto se vengono pubblicizzate come la mia, non sono vere."
"Lo ami?"
"Certo" rispose senza pensarci neanche un secondi.
"Faresti di tutto per lui?"
"Ovviamente."
"Hai mai pensato di aiutarlo con, sai, la sua vista?" chiese, facendosi improvvisamente più triste e meno arrabbiata.
"Sì e gli ho anche proposto di vedere un dottore, ma non è servito a nulla." Era vero, Harry gli aveva offerto di prendere un appuntamento da un ottimo dottore e Louis non gli aveva parlato per una settimana. Harry andava da lui, provava a baciarlo, e tutto quello che Louis faceva era dargli un bacio sulla guancia e chiudersi in camera. "Ma ho un'altra idea."
"Sarebbe?" chiese Lottie curiosa.
"Conosci tuo fratello meglio di me, lo sai benissimo che sta origliando" disse divertito.
"Non è vero" protestò Louis da dietro la porta.
"Tra due giorni avrai la tua sorpresa" promise. Aprì la porta per dargli un bacio e la richiuse subito.
"Mi dici cos'è?" Aprì nuovamente la porta e infilò solo la testa in camera.
"Amore, cosa non hai capito della mia frase?"
"Cos'è la mia sorpresa."
"Ti odio quando fai così." Lo baciò di nuovo e lo spinse fuori dalla stanza.
"Non è vero, mi ami."
"Certo che ti amo." Louis lo sentì appoggiarsi contro la porta, probabilmente per non farlo entrare si nuovo. "Vuoi continuare con il tuo terzo grado?" chiese rivolto a Lottie.
"Sì. Hai intenzione di sposarlo?"
"Lottie!" urlò Louis, mentre Harry si limitò a soffocarsi con la sua stessa saliva.
"Non è un po' presto?" domandò dopo essersi ripreso. "Ovviamente succederà, ma non credo sia il caso di parlarne adesso."
"Bene. Quanti figli vuoi?"
"Due."
"Perfetto, lascerai che sia Louis a scegliere i loro nomi?"
"Ecco, voglio dire, lo amo e tutto quello che vuoi, ma non glielo lascerò fare da solo. La sua fantasia è un po' troppo, uhm, come dire, ampia per i miei gusti."
"Ottima risposta. Sia mai che venga fuori con un nome orribile. Ci pensa già Kim Kardashian."
"Pessimo esempio."
"Ops, scusa."
"Sono stato perdonato ora?" chiese speranzoso.
"Sì, direi di sì."
Sentì Harry allontanarsi dal porta, probabilmente per abbracciare sua sorella.
"Posso chiederti un favore?"
"Se posso."
"Potresti parlare con tua madre? Penso mi odi e se le parlasse Louis non penso gli crederebbe molto."
"Ok, vedrò cosa posso fare."
"Tieni, puoi avere il mio telefono per un'ora."
"E cosa dovrei farmene?"
"Lo sai vero che conosco un sacco di persone famose? Finché non dici chi ti ha dato i loro numeri puoi fare quello che vuoi."
"Non è illegale?"
"Se riuscirai a farmi entrare nelle grazie di tua madre non mi importa."
"Non preoccuparti." Gli diede un bacio sulla guancia e uscì fischiettando dalla camera.
"Ti sei appena rovinato la vita." Entrò in camera e aprì le braccia, in attesa che Harry lo abbracciasse.
"No, direi di no." Lo strinse più forte e gli baciò la guancia.
"Quindi dormi da me questa notte?"
"Se tua mamma mi lascia."
"Lottie sa essere molto persuasiva."
"Dev'essere una cosa di famiglia. Spero solo che lei non convinca tua mamma con del sesso."
"Woo, piano, non volevo questa immagine in mente."
"Scusa." Indietreggiò fino a raggiungere il letto, e si lasciò cadere portando Louis con sé.
"Domani mattina ti faccio un pompino se mi porti in bagno in braccio."
"Ti fa male qualcosa?" chiese preoccupato, anche se non era strano che Louis pretendesse di essere portato in giro per casa in braccio.
"No, mi piace sentire i tuoi muscoli tesi quando mi porti in giro."
"An sì?" Invertì le loro posizioni, bloccando Louis contro il letto. "Secondo me ti piace quando prendo il comando, quando tu non devi far altro che subire e lasciare che io ti faccia stare bene, che ti faccia sentire piccolo."
"Forse" ammise timidamente.
"Ti piace quando ti alzo e ti portò in giro, quando non devi preoccuparti di nulla perché ci sono io."
"È vero" ammise.
"E a me piace farlo. Sei così piccolo e adorabile. Amo quando perdi il controllo e ti lasci fare di tutto."
"Puoi farlo anche ora."
"Lo sai che non siamo a casa da soli, vero? Ho intenzione di farti urlare."
"Urlo dalla frustrazione se non la smetti." Alzò il bacio verso di lui per fargli sentire quanto fosse eccitato.
"Domani" promise. Iniziò a baciargli il collo, soffermandosi sotto l'orecchio. "Nel frattempo farò del mio meglio per tenerti costantemente eccitato."
"Harry." Inarcò la schiena, nella speranza di ottenere qualcosa.
"Sei già disperato, piccolo?"
"Ti prego." Portò le mani sul suo sedere e lo strinse. "Lo so che lo vuoi anche tu" disse disperato.
"Presto le tue sorelle saranno a casa."
"Non importa, sono grandi."
"Per vedere il loro fratellone che viene scopato?"
"Harry" piagnucolò. Di solito gli piaceva quando Harry lo stuzzicava un po', ma in quel momento lo stava odiando con tutto se stesso. "Per favore."
"A che ora tornano?"
"Cinque e mezza."
"Ok, però fai piano che c'è Lottie." Si alzò e andò a chiudere la porta, giusto per essere sicuro che nessuno entrasse. "Dovrai accontentarti della mia bocca, mi dispiace."
"Muoviti." Per evitare che Harry perdesse altro tempo si sfilò i pantaloni e i boxer in un solo colpo.
"Guardati, sei così disperato." Aprì le sue gambe e si posizionò tra di esse. "Mmh, sei proprio carino." Accarezzò la sua erezione e Louis gemette all'istante, contento di ricevere un po' di attenzione. "Se fai rumore la smetto" lo avvertì, per poi avvolgere le labbra attorno al suo membro senza alcun preavviso.
"Finalmente." Infilò una mano tra i suoi capelli e con l'altra si coprì la bocca, per evitare di fare rumore.
"Bravo il mio bambino." Gli baciò la pancia, poi riprese con quello che stava facendo, leccando lungo tutta la lunghezza e fermandosi sulla punta.
"Mmh." Si morse il labbro inferiore per trattenere un gemito e strinse più forte i capelli di Harry, per invitarlo a dargli di più.
"Stai fermo." Portò le mani sui suoi fianchi e lo bloccò contro il letto. "Se ti muovi ti lego" lo minacciò.
"Non farmi promesse che non puoi mantenere."
"Parleremo dopo di questa cosa." Inglobò nuovamente l'erezione di Louis e iniziò a muovere la testa su e giù, accompagnando i movimenti con la lingua e con la mano.
"Oh dio, Harry." Strinse le lenzuola nel pugno e cercò di stare fermo. "Così, continua."
Harry aumentò la velocità dei suoi movimenti, nella speranza di finire il prima possibile e non essere scoperto da nessuno.
"Haz." Strinse più forte la mano tra i suoi capelli e inarcò la schiena un'ultima volta mentre veniva nella sua bocca con un urlò strozzato. "Merda." Si accasciò sul letto, sfinito e ansimante.
"Tutto ok?" chiese Harry, la voce più roca del solito.
"Sì, fantastico come sempre." Allargo le braccia in un tacito invito.
"Grazie." Si distese sopra di lui e nascose la faccia contro il suo collo.
"Ehm, amore?"
"Ora passa, non preoccuparti."
"Se arriva mia mamma non voglio che ti veda con un'erezione."
"E io non voglio che ti veda con il mio cazzo in bocca. Ora passa, fammi le coccole."
"Come credi." Infilò le mani sotto la sua maglietta e iniziò ad accarezzargli la schiena. "Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, lo sai?"
"E tu sei la casa migliore che sia mai capitata a me. Sono contento di averti trovato quella sera."
"È la prima volta che sono contento di aver perso la vista. Se ci vedessi ancora non ti avrei mai conosciuto."
"Ti avrei trovato comunque, ne sono sicuro. Siamo fatti per stare insieme, è un dato di fatto."
"Siamo a casa" urlò sua madre dal piano inferiore.
"Merda." Harry si alzò di scatto e girò la chiave, mente Louis si infilava di nuovo i vestiti e cercava di sistemarsi.
"Come sta il mio-cosa ci fai tu qui?" Louis non poteva vederla, ma sapeva benissimo che se uno sguardo avesse potuto uccidere al momento lui non avrebbe più avuto un ragazzo. "Chi ti ha dato il permesso di entrare dopo quello che hai fatto?"
"Mamma, calma" intervenne Lottie, che li aveva appena raggiunti. "Harry non ha fatto nulla di male, lo giuro. Mi ha spiegato tutto, è stato solo un malinteso."
"È vero" confermò Louis. Si spostò verso dove aveva sentito provenire la voce di Harry l'ultima volta e allungò la mano in attesa che lui la afferrasse. "Abbiamo chiarito." Si appiccicò contro il suo fianco e gli baciò la guancia.
"E come posso esserne sicura? Un momento, di chi è quel telefono? Ti ha corrotta con un cellulare?"
"No, me lo ha prestato." Lottie si avvicinò a loro. "Grazie, ho scritto un po' a Zayn con il tuo telefono, gli ho detto che sono la sorella di Louis."
"Ok, hai preso qualche altro numero?" Infilò il telefono nella tasca dei pantaloni.
"No, non mi sembrava giusto, però potrei aver scritto qualcosa a Niall" disse, il sorriso evidente nella sua voce.
"Farò finta di niente."
"Voglio parlare con voi due da sola" disse a quel punto sua madre. "Lottie, lasciaci soli."
"Harry è un bravo ragazzo, lascialo parlare, ok?" Lottie uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalla.
"Bene, Harry, posso avere delle spiegazioni anch'io? Non mi piace vedere il mio bambino che piange, sai?"
"Lo so, e vorrei che non fosse mai successo." Strinse più forte la mano di Louis, chiaramente nervoso. "Speravo che Louis non venisse a sapere di questa mia finta relazione, ma purtroppo non è andato secondo i miei piani. Non l'ho mai tradito e non ho intenzione di farlo" disse deciso. "Fa semplicemente parte del mio contratto."
"Amore, puoi andare a prendermi un bicchiere d'acqua? I bicchieri sono sopra il lavandino" disse a quel punto Louis.
"Certo, torno subito." Gli baciò la mano e si alzò dal letto. "Posso portare qualcosa anche a lei?" chiese gentilmente a Jay.
"No, grazie."
Louis aspettò di sentire Harry allontanarsi, poi iniziò a parlare. "Senti, lo so che sei arrabbiata con lui perché mi ha fatto stare male, ma non sono l'unico ad aver sofferto. Lui ha sbagliato a non dirmelo e io a scappare, entrambi siamo stati male ma ora è tutto ok. Non voglio perderlo per una cosa così stupida, quindi ti prego, non esser arrabbiata con lui. È la persona migliore che io conosca, mi tratta come se fossi fatto di cristallo e mi ama davvero, non rinuncerò a lui perché tu sei arrabbiata per una cosa che non ha nemmeno fatto a te."
"Bene, come credi, ma non pensare che sarò gentile con lui. Voglio metterlo alla prova."
"Non farlo scappare, potresti perdere anche me."
"Ecco, Lottie mi ha dato anche dei biscotti." Harry gli mise il bicchiere in mano e appoggiò i biscotti davanti a lui.
"Grazie, amore."
"Prego." Gli stampò un bacio sulla guancia e lo avvolse tra le sue braccia. "Mi sei mancato." Strofinò il naso contro la sua guancia e chiuse un attimo gli occhi, giusto per godersi il momento, poi si ricordò che non erano soli e sobbalzò. "Ehm, ops."
"Vado a preparare la cena."
"Posso aiutare?"
"Harry è bravo in cucina, io ne approfitterei" disse Louis, più nella speranza di far capire a sua mamma che Harry era fantastico che per altro.
"Ok, potrei trovare qualcosa da farti fare."
"Fantastico." Harry si alzò all'istante e Louis lo seguì subito dopo. "Vieni, principessa." Sollevò Louis da terra e seguì Jay in cucina.
"Puoi pelare le patate?"
"Certo" disse, suonando stranamente eccitato per delle semplici patate. Le prese e si spostò sul tavolo, dove pelò tutte le patate per poi metterle in uno scolapasta e lavarle.
"Ora tagliale a quadretti."
"Subito."
"Amore, stava scherzando" disse Louis divertito.
"Puoi tagliare a spicchi, tranquillo" intervenne Jay, suonando anche lei piuttosto divertita.
"Oh, ok." Prese il tagliere che Jay aveva preparato e iniziò a tagliare.
"Amore?" Louis si appiccicò alla sua schiena.
"Attento, sto tagliando."
"Mi ami?"
"Sì" rispose subito "ma non ti dirò qual è la tua sorpresa."
"Ti odio." Si allontanò da lui e mise il broncio, mentre Jay ridacchiava divertita.
"Io posso saperlo?" chiese, cercando di essere gentile.
"Certo, lo scrivo sul telefono." Louis lo sentì digitare qualcosa sul telefono e poco dopo sentì il respiro sua madre bloccarsi. "È una buona idea?" chiese insicuro Harry.
"Sono sicura che lo adorerà."
"Anch'io. I cosi, come li hai chiamati?"
"Tesoro non funziona." Tornò da lui e gli baciò la fronte. "Devi aspettare solo due giorni."
"Ma io lo voglio adesso." Circondò la vita di Harry con le sue braccia e nascose la faccia contro la sua pancia.
"Non posso dartelo ora. Lo porteranno a casa tua." Gli accarezzò i capelli. "E dovrò comprarti anche degli occhiali nuovi. Ho costretto il proprietario di casa tua a farmi entrare e ho visto che li hai rotti."
"Sì, scusa." Gli lasciò un bacio sulla pancia. "Non devi pagarli tu e al massimo ho questi."
"Ma quelli erano i tuoi preferiti, voglio che tu ti senta stupendo." Spostò la mano e iniziò a grattare delicatamente dietro il suo orecchio.
"Costa molto la tua sorpresa? Non voglio farti spendere troppo."
"Smettila di preoccuparti, sono sui per viziarti."
"Quindi è colpa tua se l'altro giorno mi è toccato partire alle sette di sera perché il signorino voleva i cereali nella scatola verde invece di quella rossa?"
"Probabile. Diventa scontroso se non mangia i suoi cereali."
"È colpa tua, sei tu che li hai fatti entrare nella mia vita."
"Vero. Quelli e pasti cucinati in casa invece che cibo precotto tutte le sere."
"Come farei senza di te?"
"Temo che non lo scoprirai mai." Lo strinse più forte e lo coccolò per un po'.
"Haz?"
"Cosa?" Si allontanò da lui e riprese a tagliare le patate.
"Ora me lo dici?"
"Louis, vattene, stai distraendo il mio aiuto cuoco." Jay lo face alzare e lo spedì in salotto. Si mise a sedere sul divano e accese la TV, giusto per non far capire loro che stava aspettando di origliare la loro conversazione.
"Ora capisco perché Louis e mezzo mondo ti ama così tanto."
"Conosce solo la parte peggiore di me, non credo di essere una persona da amare al momento."
"Chiamo Louis tutti i giorni da quando si è trasferito e da quando vi siete conosciuti sei l'unica cosa di cui parla. So praticamente tutto di te e della vostra storia."
"Quindi mi crede quando dico di non averlo tradito? Non avrei mai fatto tutto questo per Louis per poi tradirlo. Sono davvero convinto che lui sia quello giusto."
"Sei stato stupido però."
"Lo so. Mia mamma mi ha urlato contro per un'ora ieri."
"Brava donna." Sentì la sedia strisciare per terra, segno che sua madre si stava sedendo.
"Adora Louis, quindi direi che lo è davvero. Tra due settimane verrà a trovarmi e sono già due settimane che mi chiede cosa poter regale a Louis."
"Non serve qualcun altro che lo vizia."
"Se lo merita. Si merita tutto quanto e di più, non gli farò mancare nulla."
"Ne sono sicura."
"Mamma, hai finito con il mio ragazzo?"
"Vai pure" disse a Harry, che lo raggiunse sul divano.
"L'hai già conquistata." Appena Harry si fu seduto si accoccolò contro di lui.
"Mi guardava come se volesse uccidermi."
"No, credimi. Di solito si dice che non bisogna credere a quello che si sente ma a quello che si vede, ma per me è il contrario e posso assicurarti che non è più arrabbiata, sta solo cercando di spaventarti per metterti alla prova."
"Ci sta riuscendo." Gli baciò la fronte per poi appoggiare la testa contro quella di Louis.
Rimasero così per un po', con solo il rumore delle pentole e la televisione come sottofondo, poi sentirono dei passi scendere dalle scale e poco dopo un urlo - o meglio, due che si mescolarono in uno solo, uno molto potente.
"Non avevo detto loro chi è il mio ragazzo" ammise Louis, per nulla disturbato dalla situazione. Si accoccolò meglio contro di Harry e si lasciò stringere. "Ora mi uccideranno."
"Ci penso io." Si districò da lui e si avvicinò alle due ragazzine che lo stavano fissando. "Ciao, io sono Harry. Louis mi ha detto che per distinguervi devo guardare l'altezza quindi tu dovresti essere Daisy e tu Phoebe."
"Lou" sussurrò Daisy.
"Sta per urlare di nuovo."
Come predetto sua sorella iniziò di nuovo ad urlare.
"Scusale, non sono addomesticate." Lo abbracciò da dietro e lasciò un bacio tra le sue scapole. "Pesti, comportatevi bene."
"Perché non ce lo hai detto?" chiese Phoebe, la voce più alta di un ottava.
"Perché sapevo che avreste reagito così e lo avreste detto a tutte le vostre amiche. Non potete dirlo a nessuno, chiaro?"
"Ok" risposero in coro.
"Bene. Se fare le brave ve lo presto per mezz'ora questa sera."
"Da quando sono diventato una merce di scambio?" chiese divertito, girandosi nella sua stretta per abbracciarlo.
"Da quando ho mal di testa per colpa tua e non voglio sentire altre urla."
"Posso fare qualcosa per farti stare meglio? Vuoi del tè?" Gli baciò il collo, dimenticandosi momentaneamente di due gemelle che seguivano ogni loro movimento.
"Ci sarebbe qualcosa."
"Siamo qui, lo sapete?" chiese Daisy, infastidita.
"Merda." Harry si allontanò subito da lui e si girò verso le gemelle. "Volete chiacchierare un po'? Conosco un sacco di storie imbarazzanti sui ragazzi."
"Vado a farti buona pubblicità con mia mamma." Louis gli diede un bacio sulla guancia e lo lasciò da solo con le sue sorelle.
"Le gemelle si sono impossessate di Harry?" chiese divertita sua madre appena lo vide entrare in cucina.
"Sì è offerto lui. Gli piacciono i bambini, sai? E lui piace a loro. Piace a tutti, in realtà."
"Stai cercando di dirmi qualcosa?"
"No, volevo solo ricordarti che è una persona fantastica e lo amo tantissimo. È grazie a lui se ho ricominciato a salire in macchina."
"Non me lo avevi detto."
"Continua a parlare per distrarmi e ogni tanto mi prende la mano, per ricordarmi che va tutto bene. È sempre così paziente con me, non mi vedo con nessun altro se non con lui" ammise, e lo sapeva che suonava patetico, che sembrava una delle amiche di sua sorella che parlano del loro primo fidanzato come se fosse l'uomo della loro vita, ma sapeva anche che non si sbagliava.
"Quindi hai già deciso? O lui o niente?"
"O lui o niente" confermò. "Dici sempre che devo stare con qualcuno che mi tratta come un principe, e lui mi tratta come un re. Lo hai visto anche tu."
"Dovresti vedere come ti guarda" disse, addolcendo notevolmente la voce. "Come se fossi l'unica persona nella stanza e la sua vita dipendesse da te. Anche quando parla con qualcun altro ha sempre lo sguardo rivolto verso di te."
"Davvero?"
"Sì. Se non fosse che siete carini sarei offesa."
"Lou, aiutami." Harry corse in cucina con il fiatone. "Mi stanno torturando." Si lasciò cadere sulle sue gambe e Louis strinse le braccia attorno la sua vita.
"Cosa stanno facendo al mio piccolo?" Strofinò il naso contro il suo collo.
"Hanno provato a farmi una treccia e hanno detto che se non gli racconto tutto su di noi mi truccano e poi mettono la foto su instagram."
"Non succederà, tranquillo." Gli morse la spalla in modo giocoso. "Ti amo" disse dal nulla.
"Ti amo anch'io, però le tue sorelle stanno arrivando con i trucchi."
"Bambine, andare a lavarvi le mani, la cena è pronta" intervenne Jay.
"Uffa" borbottarono, per poi andarsene al piano di sopra trascinando i piedi.
"Grazie, anche se temo che prima o poi mi costringeranno a farmi truccare."
"Ti proteggerò io" promise Louis, nascondendo la faccia contro il suo collo.
"Oh, mio eroe" scherzò, alzandosi poi dalle sue gambe per non fargli male. "Questa notte hai intenzione di dormire con la mascherina da notte? Perché io non l'ho portata."
"Non importa, ormai hai già visto." Allungò le mani finché non toccò i suoi fianchi e lo tirò più vicino.
"Ti ha lasciato vedere i suoi occhi?" chiese Jay, suonando sconvolta.
"Non posso nasconderglieli per sempre, abita praticamente a casa mia."
"Mi sento solo da me, è troppo grande e vuoto."
"Oh, povero piccolo milionario con la super villa."
"Stronzo" disse divertito, per poi piegarsi su di lui e baciarlo.
"Ehm, ciao" disse qualcuno alle spalle di Louis.
"Fizzy, vieni a conoscere Harry, forza."
"Ciao" disse Harry, gentile come sempre. Si allontanò da Louis per potersi presentare bene a sua sorella. "Sono Harry, è un piacere conoscerti."
"Felicite" rispose lei timidamente.
"Harry" urlarono in coro le gemelle.
Louis sentì Harry borbottare qualcosa, segno che si erano appena gettate su di lui.
"Mostri, lasciatelo stare" intervenne Lottie.
"Haz" lo chiamò Louis, sentendosi ignorato.
"Eccomi." Si mise a sedere accanto a lui e gli prese la mano, per poi baciarla. "Dov'è il tuo patrigno?"
"Ha portato i gemelli dai suoi genitori. Mi dispiace che tu non possa conoscerli, ti sarebbero piaciuti."
"Fa niente."
"Harry, mi aiuti?" chiese Jay, visto che tutte le sue figlie erano impegnate a bisticciare tra di loro.
"Subito." Si alzò e, proprio mentre stava per prendere un piatto per portarlo a Louis, Jay lo fermò e si sporse verso di lui.
"Mi dispiace, credo di essere stata un po' troppo cattiva con te."
"Comprensibile, mi sarei preso a calci da solo se avessi potuto."
"Sei approvato, assolutamente."
"Grazie." Prese il piatto e tornò verso la tavola.
Mangiarono chiacchierando allegramente, la mano di Harry sul ginocchio di Louis per fargli sapere che non se ne sarebbe andato e il piedi di Louis incrociato con quello di Harry, per sentirlo più vicino.
***

"Hazza, Haz, Harry, amore della mia vita" disse Louis allegro. Troppo allegro secondo il modesto parere di Harry.
"Mmh" mugugnò "sono le otto, dormi." Portò una mano sulla faccia di Louis per provare a zittirlo.
"Oggi arriva la mia sorpresa." Si distese sopra Harry, che si lasciò sfuggire un piccolo gemito di dolore.
"Lo so, mancano ancora sei ore." Portò le mani sul sedere di Louis e lasciò che il suo ragazzo gli baciasse il collo.
"Se ti scopo per bene mi dici cos'è?"
"Mancano sei ore" ripeté, alzando involontariamente il bacino contro quello di Louis, notando con piacere che il ragazzo era già eccitato.
"Possiamo fare comunque l'amore? Ti farò urlare così tanto che il mio vicino sordo verrà a lamentarsi."
"Dammi due minuti."

Louis mantenne la sua parola solo in parte. Qualcuno andò a lamentarsi, i vicini del piano inferiore, per l'esattezza, ma erano entrambi troppo sfiniti per fare finta di essere minimamente dispiaciuti.

Quando finalmente il campanello suonò Harry fu costretto a bloccare Louis sul divano gettando gli addosso dei cuscini per poter andare a prendere la sua sorpresa da solo.
"Amore, sei pronto?" chiese mentre chiudeva la porta. Appena si girò trovò Louis con adorabile broncio e le braccia incrociate al petto. "Smettila" disse divertito. "Piegati."
Louis obbedì all'istante, evidentemente eccitato, e si inginocchiò davanti a Harry.
"Forza" disse poi, e Louis alzò lo sguardo verso di lui, non capendo con chi stesse parlando.
"Che cos-" Si bloccò appena qualcosa di peloso sfiorò la sua mano e si ritrovò ad urlare.
"Piano, così la spaventi." Harry si inginocchiò accanto a lui e gli prese la mano, per poi appoggiarla su qualcosa di peloso e caldo che si muoveva.
"Oh mio dio!" disse eccitato. Si sporse di più sull'animale e iniziò ad accarezzarlo con più sicurezza.
"È un pastore tedesco, ha quasi nove mesi. Ci è voluto molto per l'addestramento."
"È un cane guida?"
"Sì. Non vuoi andare da un dottore ma vorrei che tu tenessi lei. È già stata sterilizzata, per evitare che diventi ingestibile durante il calore, e dovresti seguire solo qualche lezione con lei per imparare a gestita e poterla portare con te quando esci. Per legge può entrare in qualunque luogo senza pagare."
"Non è permesso tenere animali qui dentro" disse tristemente, continuando ad accarezzare la cagnolina.
"Come ho già detto, per legge puoi farlo. Ho parlato con il proprietario giusto per assicurarmi che non ci fossero lamentele e ha detto che si occuperà lui di farlo sapere ai tuoi vicini. Alla scuola di addestramento le avevano dato un nome solo perché dovevano registrarla ma non la hanno mai chiamata per nome quindi puoi sceglierlo tu."
"Aki" disse, senza nemmeno pensarci.
"Ok, Aki sia." Portò una mano sul suo ginocchio e l'altra sul cane, ma subito si allontanò per rispondere ad un messaggio che gli era appena arrivato.
"I cani guida costano" gli fece notare dopo alcuni attimi di silenzio.
"Non ricominciamo, Louis. Lo sai che per me non è un problema."
"Grazie" si limitò a dire, sentendo dal tono di voce di Harry che era pronto a litigare.
"Prego" rispose, in modo più brusco del solito.
"Perché sei arrabbiato?"
"Devo uscire con Kendall per l'ultima volta. Mi avevano detto che non sarebbe stato necessario, eppure."
"Ok. Subito?"
"Sì. Vado a casa a cambiarmi e vado a prenderla." Si alzò da terra e Louis lo seguì subito per poterlo baciare.
"Ti amo, torna presto."
"Ti amo anch'io. Cerca di fare conoscenza con Aki" disse, addolcendo notevolmente il tono di voce.
"Posso chiederti solo una cosa?" chiese timidamente.
"Certo." Portò le mani sulla sua vita e gli baciò la fronte.
"Il cane è, uhm, nostro?"
"È tuo" disse, un po' confuso da quella domanda.
"Non nostro?" chiese ancora, suonando un po' deluso.
"Amore, non ti seguo" ammise.
"Lascia stare." Provò ad allontanarsi, ma Harry strinse più forte le mani sui suoi fianchi e se lo premette contro. "Farai tardi."
"Elabora la tua domanda."
"Volevo sapere se è solo mio o se è nostro. Voglio dire, lo so che potrebbe essere presto e tutto quanto, ma sarebbe bello avere un cane con te" disse, tenendo la testa bassa.
"Oh, ora ho capito." Lo costrinse ad alzare la testa per poterlo baciare. "È nostro. E ti comprerò tutti i cani che vuoi. Un giorno andremo a vivere insieme e terremo un canile abusivo per quanti cani avremo."
"Mi sembra perfetto." Gli diede un ultimo bacio e si allontanò di poco da lui. "Ora vai dalla tua finta ragazza, io ti aspetterò sul letto completamente nudo."
Harry emise un verso frustrato e riprese a baciarlo. "Ti odio" disse poi, suonando poco convincente. "Torno presto" promise poi.
"Vai a comprare il lubrificante, è quasi finito."
"L'ho comprato l'altro giorno, è ancora a metà."
"Ho intenzione di finirlo questa sera." Gli fece l'occhiolino e sorrise all'ennesimo verso frustrato di Harry. "Ciao."
"Piccolo ricattatore." Gli tirò uno schiaffo sul sedere e corse fuori di casa prima che Louis potesse reagire.
***

La pausa di Harry stava per finire. Mancavano tre settimane e poi non lo avrebbe più rivisto per nove mesi.
In quelle ultime settimane aveva passato più tempo del solito con Harry, costringendolo a stare a casa invece di uscire a fare la spesa perché voleva godersi ogni momento insieme - non sapeva se sarebbero riusciti a far funzionare la cosa e voleva potersi ricordare di Harry, il modo in cui rideva, il suo profumo, la sua pelle morbida sotto le sue dita.

"Amore, devo parlarti." Harry si sedette accanto a lui sul divano e gli prese la mano.
"Quindi sta per succedere."
"Eh?" chiese confuso.
"Non mi stai lasciando?" Cercò di trattenere le lacrime, infondo era da settimane che si preparava a quel momento.
"No! Certo che no, come puoi pensarlo?" Si fece più vicino e lo abbracciò. "È proprio il contrario." Portò la mano libera sulla gamba di Louis e prese un respiro profondo. "Ho già fatto coming out e ormai tutti sanno che tu sei il mio ragazzo, quindi vorrei che tu venissi in tour con me. Prima di dirmi no pensaci, ok? Lo so che ne abbiamo già parlato e che non ti piace l'idea di girare il mondo senza poterlo vedere, ma a me non piace l'idea di girarsi senza di te. Tornerei a casa di tanto in tanto, ma non sarebbe lo stesso."
"E come farei con il mio lavoro?"
"Puoi lasciarlo."
"E come pagherei le spese? Tu di certo non dormi in un hotel ad una stella."
"Pagherei tutto io. Tutti gli hotel hanno le camere con il letto matrimoniale, non sarebbe una spesa in più. Dovrei solo pagare da mangiare e l'aereo."
"Non se ne parla. Non ho intenzione di dipendere da te." Lasciò la mano di Harry e si alzò dal divano.
"Louis, pensaci, per favore. Anche se la nostra relazione è forte non riusciremo a non vederci per così tanto tempo. Ho bisogno di te e tu di me."
"Non mi interessa, ce la faremo a distanza o niente."
"A volte mi chiedo se ti interessa davvero di me." Cercò - invano - di trattenere un singhiozzo e Louis di sentì subito una merda. "Perché non vuoi? Sono i miei soldi, posso farci quello che voglio. Se voglio comprarti una fottuto hotel lo faccio."
"Harry, non capisci, se poi tra noi non funzionasse-"
"Giusto, dimenticavo che per te siamo già destinati a fallire. Sono io l'unico cretino che spera un giorno di sposarsi e avere dei figli."
"Non è questo." Si avvicinò cautamente a lui. "Ma non puoi sapere cosa succederà. Ora siamo felici, ma se tra qualche anno ti stancherai?"
"Non vedi dov'è il problema? Dai già per scontato che sarò io ad andarmene e la cosa non ti interessa. Non stai provando a farmi rimanere, non hai mai pensato di fare un minimo sforzo per farmi capire che ci tieni, hai già deciso che finirà e ti sei rassegnato."
"Non mi sono rassegnato, so solo che è una possibilità."
"Certo, come vuoi." Si allontanò all'improvviso e si diresse verso la porta.
"Dove vai?" chiese, non riuscendo a nascondere il panico nella sua voce.
"A casa. Tanto vale che mi abitui a dormire senza di te."
"No, per favore." Allungò la mano verso di lui, nonostante Harry fosse lontano. "Resta" lo supplicò.
"Con quale scopo? Stai cercando di goderti gli ultimi momento perché sai già che finirà?"
Louis abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa.
"Non ci credo" sbottò, chiaramente infastidito. "Bene, resterò. E il giorno prima della mia partenza faremo l'amore e poi ci lasceremo, ti piace come idea? Era quello che volevi, dico bene?"
A quel punto stavano entrambi piangendo, Louis rumorosamente e Harry in silenzio, con le mani a coprire la faccia.
"Scusa" sussurrò Harry dopo un po'.
Louis si lasciò cadere sul divano e continuò a piangere finché Harry non si avvicinò a lui e lo abbracciò.
"Ssh, calmati, Louis." Lo portò sulle sue gambe e lo strinse forte contro il petto. "Sono qui, tesoro, sono qui." Lo cullò dolcemente fino a farlo calmare del tutto. "Mi dispiace."
"Non lasciarmi" disse disperato, stringendo la maglietta di Harry tra la mani.
"Mai, lo giuro." Gli baciò la tempia e per un po' continuò a cullarlo in silenzio. "Devo andare a casa comunque, domani devo svegliarmi presto e non voglio disturbarti."
"Non posso dormire senza di te."
"Certo che puoi. Parleremo al telefono finché non ti sarai addormentato."
"Ti prego" lo supplicò, sapendo che Harry non poteva resistergli.
"Va bene. Andiamo in camera." Si alzarono dal divano e andarono in camera tenendosi per mano. "Tu cambiati, io devo chiamare mia mamma."
"Ok." Iniziò a spogliarsi e ascoltò i passi di Harry che rimbombavano nell'appartamento. Gli sarebbe mancato tutto quello, Harry che lo prendeva in braccio, che lo baciava alla mattina per poi andare a preparare la colazione, il profumo di Harry che aveva ormai sopraffatto il suo, i suoi passi per nulla leggeri che lo svegliavano in piena notte quando andava al bagno. Si distese sotto le coperte e chiuse gli occhi.
"Ciao" disse Harry dal salotto. La sua voce era tornata ad essere rauca e triste, segno che stava piangendo di nuovo. "No, non è andata bene" disse, abbassando il tono della voce nella speranza che Louis non sentisse. "Il problema è che io sarei disposto a rinunciare a tutto per lui e lui non mi lascia pagare un cazzo di hotel. Perché non capisce che è più importante dei soldi?"
Louis lo sentì singhiozzare mentre Anne rispondeva dall'altra parte del telefono. Si girò nel letto e strinse forte il cuscino di Harry.
"Lo so che è sempre stato il mio sogno, ma se lui me lo chiedesse smetterei di cantare."
Fantastico, ora Louis si sentiva ancora peggio. Ascoltò mentre Harry continuava a parlare e piangere al telefono con sua mamma, cercando di trattenere le sue stesse lacrime.
"Stai già dormendo?" chiese in un sussurrò Harry, entrando in camera mezz'ora dopo.
Decise di non rispondere e fingere di dormire, nella speranza che Harry non si accorgesse che era sveglio.
Sentì Harry sospirare e poi spogliarsi ai piedi del letto. Lo sentì spegnere la luce e infilarsi sotto le coperte accanto a lui. "Buonanotte, amore" sussurrò al suo orecchio, per poi baciargli la guancia e abbracciarlo.

La mattina seguente si svegliò con la sveglia di Harry che suonava. Si girò sulla pancia nella speranza di riuscire a riaddormentarsi e ascoltò mentre Harry si alzava dal letto sbadigliando.
Proprio quando stava per riaddormentarsi il telefono di Harry iniziò a squillare e il ragazzo corse subito in camera per spegnerlo. "Pronto?" sussurrò, per poi uscire dalla camera cercando di non svegliarlo. "Ciao, Lottie, cosa ci fai sveglia a quest'ora?"
Louis si mise subito a sedere, curioso.
"Quindi hai parlato con Gemma?"
Bene, ora era sicuro che stessero parlando di lui.
"Non credo sia il caso di infierire, lui ha già deciso."
Si morse il labbro e abbassò la testa, sentendosi in colpa. Ancora.
"Lo so che finiremo con il soffrire entrambi ma non posso decidere per lui. Vorrei portarlo con me, ma non posso farci nulla" disse, alzando leggermente la voce come faceva sempre quando era arrabbiato. "Senti, se potessi lo metterei in valigia e lo costringerei a venire con me, ma non voglio che lui mi odi."
Louis di ritrovò a sorridere appena. Sapeva che se Harry avesse potuto lo avrebbe messo davvero nella valigia.
"Proverò a parlargli, ma non cambierà idea, lo sai anche tu."
Tornò a distendersi appena sentì i passi di Harry farsi più vicini e si nascose sotto le coperte.
"Ciao, non fare cazzate." Harry sospirò, frustrato, e appoggiò il telefono sul comodino di Louis, per poi sedersi sul bordo del letto più vicino al suo ragazzo. Restò fermo per un po', semplicemente guardandolo, poi portò la mano sulla sua schiena e iniziò ad accarezzarlo lentamente.
Louis si rilassò immediatamente, ma cercò comunque di non far capire a Harry che era sveglio. Girò la testa verso di lui e la appoggiò discretamente contro la sua gamba.
Harry sospirò di nuovo e si piegò per baciargli la tempia. Restò fermo a lungo, tenendo semplicemente le labbra premute contro la pelle calda di Louis e la mano sulla sua schiena. "Mi mancherai" sussurrò, talmente piano che Louis per un attimo pensò di esserselo sognato. In un secondo Harry non c'era più. La porta d'entrata si chiuse lentamente e l'appartamento calò nel silenzio più totale.
Cercò di fermare le lacrime e si mise a sedere sul letto con la testa che pulsava e fischiò finché non sentì Aki correre dal salotto. L'appartamento non era esattamente il luogo migliore per un cane di quella taglia, ma Harry la portava sempre in giro mentre lui era a lavoro e alla sera uscivano insieme con lei e la portavano al parco.
Aki salì sul letto e si accoccolò sulle sue gambe, la testa sopra la sua mano in una tacita richiesta.
"Cosa faccio?" chiese al cane. Il che, ok, strano, però era in qualche modo di conforto poter parlare con qualcuno che non gli avrebbe imposto le proprie idea. "Non posso perderlo, poi cosa farei senza di lui? Tu saresti da sola tutto il giorno e io non resisterei neanche un giorno."
Aki gli leccò la mano, quasi gli stesse dicendo che era d'accordo con lui.
"Infondo se lui vuole pagare perché dovrei farmene un problema?" Iniziò ad accarezzare il cane dietro le orecchie, che per tutta risposta iniziò a scodinzolare. "Dio, perché devo essere così complicato?" Piegò la testa per strofinare la testa contro il pelo ispido del suo cane. Il loro cane. Restò per un altro po' ad accarezzare Aki, poi si decise ad alzarsi e iniziò a prepararsi per andare a lavoro.
Visto che Harry non sarebbe tornato fino a tardi decise di portare con sé Aki, che quel giorno sembrava particolarmente eccitata.

Quando alla sera tornò a casa, l'appartamento profumava di pizza fatta in casa.
"Oh, sei a casa." Harry si avvicinò a lui per baciarlo e lo aiutò a liberare Aki dalla sua speciale imbracatura.
"Come è andata oggi con quella cosa che dovevi fare?" Si appiccicò contro di lui e appoggiò la testa sul suo petto.
"Bene, dovevamo solo scegliere le ultime luci per il palco e scegliere gli hotel."
"Spero che abbiamo tutti la vasca idromassaggio, se sarò costretto a seguirti per tutte le varie città alla sera sarò sfinito."
"C-che cosa?" Harry si allontanò di scatto da lui, tenendo però le mani su suoi fianchi. "Verrai con me?"
"Non credo di avere molta scelta, dico bene? Non riesco a dormire quando non ci sei, come potrei passare nove mesi così?"
"Oh mio dio." Lo alzò da terra e iniziò a girare su se stesso. "Lou." Lo strinse più forte e portò le mani sotto le sue ginocchia per non farlo cadere.
"Però voglio pagare qualcosa. Anche solo una cena ogni tanto. Non voglio sentirmi inutile."
"Non potresti mai essere inutile." Portò la mano sulla sua guancia e lo baciò. "Grazie."
"Lo sai vero che Aki dovrà venire con noi?"
"Ovviamente." Lo mise a terra delicatamente. "Ora dobbiamo parlare di un'altra cosa importante."
"Lo sapevo che c'era un trappola." Gli prese la mano e andò a sedersi sul divano. "Sentiamo."
"Ecco, stavo solo pensando che continuare a pagare per un appartamento che non userai sarebbe inutile."
"E quindi?"
"Quindi vorrei che tu portassi le tue cose a casa mia. E non temporaneamente."
"Vuoi che venga a vivere con te?" chiese, chiaramente sorpreso.
"Voglio dire, sono due settimane che vado a casa solo per prendermi da vestire e poi torno da te, praticamente viviamo già insieme" disse, e se Louis non fosse stato completamente sconvolto sarebbe scoppiato a ridere per il tono di voce di Harry, così serio e preoccupato e sul punto di una crisi di nervi tutto insieme. "Sarebbe meglio anche per Aki, avrebbe molto più posto per correre."
"Stiamo insieme da un anno e non sono mai stato a casa tua."
"Lo so" disse, leggermente confuso per quel cambio improvviso. "Quindi?"
"Non so se riuscirò ad abituarmi."
"A vivere con me?"
"A vivere nel lusso. Andiamo, tu lo puoi vedere il mio appartamento."
"Ti piacerà. Dammi una possibilità soltanto."
"Posso pagare le bollette?"
"Puoi pagare la spesa."
"Ok, ne parleremo una volta tornati dal tour."
"Quindi verrai a vivere da me?" domandò incredulo.
"Sì, spero solo di non perdermi tra le varie stanze."
"Io-wow. Pensavo che avremmo litigato di nuovo" ammise.
"Solo perché continuo ad arrabbiarmi non vuol dire che mi piaccia, soprattuto non quando ti sento piangere al telefono con tua mamma."
"Quindi hai sentito?"
"Sì. E sappi che non ti permetterei mai di rinunciare alla tua carriera."
"E io non rinuncerei mai a te. Sei tu il mio sogno."
"Quindi è deciso? Verrò in tour con te e una volta tornati andremo a vivere a casa tua?"
"Direi di sì."
"È un passo importante."
"Non ti senti pronto?" domandò, non riuscendo a nascondere la sua delusione.
"Era solo una affermazione." Gli sorrise dolcemente e lo spinse fino a farlo distendere sul divano, per poi posizionarsi su di lui. "Sono pronto e non vedo l'ora."
"Sarà fantastico."
"E finalmente le mie sorelle potranno rimanere a dormire da me invece di fare un viaggio lungo per poi andarsene subito."
"E potremo festeggiare il natale con entrambe le nostre famiglie."
"Sì, sarà fantastico." Si sporse su di lui e iniziò a baciarlo, continuando finché l'odore delle pizze che bruciavano con ricordò loro che il tempo non si era davvero fermato e che il mondo attorno a loro ancora girava.






NOTE: buonasera, nonostante tutto quello che sta succedendo nel nostro fandom ho deciso che continuerò a scrivere anche se un po' più lentamente per colpa della scuola. Avevo un sacco di belle idee per questa storia ma visto che ci lavoro da un mese alla fine ho semplicemente deciso di finirla e casomai migliorarla più avanti quando non avrò più idee. Spero vi sia piaciuta.
  
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