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Autore: ehitsfrannie    21/02/2016    1 recensioni
Esistono Tre Pietre: la pietra dell'equilibrio, quella della saggezza e dell'amore. Tre Pietre essenziali per far tornare la magia a Storybrooke. Il compito di trovarle viene affidato ad Alice, una ragazza tormentata dal suo passato turbolento che sarà costretta a lottare contro i Cattivi più malvagi delle fiabe. Per fortuna (o sfortuna) ci sarà il Cappellaio Matto ad affiancarla in questo viaggio insieme ad un'altra ragazza temeraria tanto quanto il fratello.
Tre Pietre. Tre personaggi. Una sfida per ognuno di loro.
Riuscirà Alice a portare a termine la sua missione? Qual è il vero obbiettivo di Jefferson? Cosa centra Tremotino in tutto ciò? E se Capitano Uncino avesse una sorella?
[le parti di Rumbelle mi sono state gentilmente concesse dall'autrice padme83 alla quale vanno i crediti per le one shot della sua raccolta "In the morning you always come back" di sua totale creazione e stesura.]
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Jefferson/Cappellaio, Matto, Killian, Jones/Capitan, Uncino, Signor, Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXII

 

Jefferson non capì subito ciò che era successo. Certo, era a Storybrooke e viveva in una splendida villetta proprio di fianco alla casa in cui stava Grace, ma qualcosa non quadrava.
Alice non era accanto a lui quella mattina, quando si era svegliato e aveva puntato gli occhi sul soffitto grigio e anonimo. L'aveva vista camminare per la strada e le si era avvicinato, ma lei non l'aveva riconosciuto e questo aveva confermato ogni suo dubbio.
Con il cuore spezzato e la rabbia che divampava dentro di lui, il Cappellaio aveva fatto appello alla stessa persona che gli aveva restituito tutto e poi gliel'aveva sottratto facendolo scivolare giù per ben due volte.

 

**

«Rumplestiltskin!»
Quasi travolse ogni cosa si trovasse davanti a lui quando entrò nel negozio di quello che una volta aveva le sembianze di un folletto, tramutato ora in un signore distinto che gestiva un banco dei pegni in città e incuteva a tutti un certo timore.
Ma Jefferson non provò nulla di tutto ciò quando lo vide far capolino dietro il bancone; la rabbia e il dolore era presente dentro di lui più di qualsiasi altra cosa.
«Capellaio, ce l'hai fatta finalmente.»
«Non hai rispettato il patto! Un'altra volta!»
«Giovane ingrato, ti ho restituito Grace e fatto ritrovare il vero amore...»
«Entrambe non mi riconoscono.» sbottò Jefferson torturandosi le mani.
«Tra otto anni la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro spezzerà la maledizione e tutti si ricorderanno chi sono veramente.» Mr. Gold alzò una fiaschetta di vetro, osservandola con soddisfazione. «Inoltre, grazie alla polvere ottenuta dalle Tre Pietre riporterò la magia in questa insulsa città e potrò andare in cerca di mio figlio. Alice ha sacrificato la sua memoria per salvarti, dovresti essere fiero di lei.»
Jefferson si morse l'interno delle guance. Ciò che Alice aveva fatto per lui era un'altra prova inconfutabile di quello che li legava, che lei ricordasse o meno.
Si girò per andarsene ma, prima di spingere la maniglia per uscire, si arrestò dov'era. «Un'ultima domanda, Mr. Gold
«Parla pure.»
«Come farai per i prossimi otto anni a guardarti allo specchio sapendo di aver barattato l'identità di tua figlia con della polvere magica?»
«Mi ricorderò di aver agito in questo modo per lo stesso motivo per cui il sortilegio è stato lanciato e per lo stesso motivo per cui verrà spezzato.»- disse Mr. Gold sorridendo, senza tradire alcuna emozione. «Per amore.»

**

 

Jefferson capì solo più tardi quando fosse importante che Regina, il sindaco di Storybrooke nonché regina cattiva, non scoprisse che Alice fosse a conoscenza di chi era veramente.
Nonostante ciò, Alice crebbe e si pose parecchie domande sul perché gli abitanti di Storybrooke rimanessero immutati e di come le giornate sembrassero tutte uguali.
A diciannove anni, pubblicò il suo primo libro. Jefferson lo lesse centinaia di volte e il suo cuore mancava un battito ogni volta che tra le righe scorgeva un particolare che ricordava qualcosa passato insieme. La spiava quando ordinava la colazione da Granny's o mentre sistemava il giardino della casa di Ernest, maledicendosi per star perdendosi preziosi anni da passare con lei. Grace, in compenso, non invecchiava di un giorno mentre Alice, dalla ragazzina con i capelli spettinati e la lingua lunga, fioriva in un'elegante donna dai modi gentili ed educati.
A vent'anni, frequentava una prestigiosa università a Boston e tornava a Storybrooke solo per le feste, cosicché il Cappellaio si chiuse nel guscio in cui avrebbe aspettato fino alla fine della maledizione.
Si ubriacava della sua fresca presenza anche solo quando attraversavano lo stesso marciapiede, e non poterla vedere ogni giorno lo fece ritornare nella fossa di follia dalla quale solo Alice e sua figlia Grace sarebbero riuscite a tirarlo fuori.
A venticinque anni, Alice tornò con tanti sogni e una laurea sottobraccio, raggiunta a pieni voti.
«Mi hanno chiesto di lavorare come reporter per un'importante giornale di Boston.» l'aveva sentita parlare con Ruby, assorbendo la sua voce cristallina come fosse luce del sole. «Ma per ora credo che mi fermerò a Storybrooke per un po'. Ormai i soldi che i miei genitori adottivi mi hanno lasciato non bastano più per sostentarmi in una città come quella, quindi lavorerò da casa fino a che non potrò permettermi un appartamento vicino alla redazione.»
E così, per un anno e mezzo, Jefferson poté continuare a sentire la sua presenza in quella Storybrooke che si era rilevata terribilmente monotona finché, un anno prima che compisse vent'otto anni, Alice si trasferì a Boston.
Jefferson aveva la testa affollata di domande. Mancava poco tempo ormai.
E se Emma non fosse riuscita a spezzare la maledizione? E se Boston fosse stata troppo lontana? E se Alice avesse avuto altro per la testa, un uomo, una famiglia?
L'ansia fu sua compagna per mesi fino al giorno in cui la Salvatrice non arrivò a Storybrooke e il Cappellaio Matto non decise di agire. Il suo era un piano infallibile, ma la sua riuscita dipendeva tutta dalla Salvatrice.

 

**

«Lei non si ricorda di me, di quello che abbiamo passato insieme. Io si. E' questa la mia maledizione.»
«Ricordare il passato?»
Jefferson si appoggiò al tavolino, fissandosi i piedi.
Aprirsi completamente ad Emma, raccontarle la sua vita e i suoi sentimenti gli era costato un immenso sforzo, ma doveva farlo se voleva che la ragazza lo aiutasse da aprire il portale che avrebbe condotto lui ed Alice a Wonderland. «Non voglio questa casa né questi oggetti se manca lei.»
«Se davvero credi che ti ami...perché non le parli?»
«E distruggere la sua realtà? La consapevolezza è una gabbia, pensi che io sia così spietato? Che possa infliggerle una tale sofferenza? E' già difficile vivere in un luogo a cui non appartieni, ma averne coscienza...e avere nella testa due realtà differenti...» Il Cappellaio sbatté ripetutamente le palpebre, ed Emma non seppe identificare quel luccichio che gli attraversava gli occhi. «...può farti diventare matto.»
La ragazza annuì. «E' per questo che il cappello deve funzionare, per portare Alice a casa.»
«Quello è l'unico mondo in cui possiamo stare insieme, in cui si ricorda di me.»








Here I Am!
Allora. Panico. Manca solo l'epilogo, e poi questa storia sarà finalmente conclusa. Devo dire che mi sento sollevata, ma anche un po' nostalgica. 
Comunque, torniamo al capitolo. Rumplestiltskin ha rispettato l'accordo stipulato con Alice: lei avrebbe perso la memoria, ma con Jefferson sarebbero tornati sani e salvi a Storybrooke. Jefferson, però, non sembra molto entusiasto: certo, è vivo, ma né sua figlia né Alice lo riconoscono e questo lo fa vivere in uno stato di limbo e frustrazione per un bel po' di tempo, o almeno fino a quando Emma non arriva in città e il Cappellaio la costringe con la forza a far funzionare il cilindro. Eh, be'...tutti sanno come va a finire. 
Si capisce finalmente a cosa servono quelle benedettissime Pietre che hanno fatto dannare un po' tutti, e il motivo per cui Rumplestiltskin le bramava così tanto: esse sono infatti la pozione che riporterà la magia a Storybrooke (che io ho allegramente barattato con la pozione del vero amore, but who cares).
E quindi niente. Porello Jefferson. L'epilogo sarà felice, lo giuro!
Buona settimana, a domenica prossima!
Frannie.

 

   
 
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