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Autore: Neens O Brien    21/02/2016    3 recensioni
"Nonostante avesse incontrato una delusione dopo l’altra, man mano che passavano gli anni, non si era mai arreso, non aveva pensato nemmeno per un istante che non si sarebbero più rivisti. Sapeva che, se l’avesse fatto, avrebbe perso l’unica cosa che lo manteneva in vita, l’unica speranza che gli restava."
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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-ARTHUR-

Non sapeva nemmeno lui perché aveva riattaccato così in fretta.

Un momento prima stava parlando con Merlin, chiedendogli di vedersi come se si conoscessero da una vita, e il momento dopo Chloe era entrata nella stanza, e lui si era sentito…colpevole.

L’aveva improvvisamente colpito il fatto che probabilmente non era normale chiedere ad un altro ragazzo di uscire in quella maniera, ma mentre parlava con Merlin quel pensiero non aveva nemmeno sfiorato la sua mente. Era come se le sue preoccupazioni fossero entrate nella stanza insieme a Chloe, e il ragazzo provò un improvviso moto di rabbia nei suoi confronti.

-Hey, tutto bene?

Arthur si sforzò di sorridere, mentre posava il telefono e si girava a risponderle.

-Si, tutto benissimo. Stavo parlando con Merlin…sai, quel ragazzo che c’era ieri al locale.

Chloe lo guardò aggrottando le sopracciglia.

-Quello magrolino e un po’ strano? Come mai?

Il biondo non sapeva perché, ma quelle parole fecero crescere dentro di lui una profonda irritazione.

-Perché è simpatico. Domani andiamo a vedere l’evento a Green Park.

Non gli era nemmeno passato per la mente di invitare Chloe, e anche lei sembrava essere arrivata alla stessa conclusione, mentre non provava nemmeno a mascherare il disappunto.

-Ah. Pensavo che domani mi avresti dato un passaggio dai miei..

I genitori di Chloe vivevano fuori città, e ogni volta che lei obbligava Arthur ad accompagnarla da loro, lui cercava in tutti i modi di rifiutare, per evitare un pomeriggio intero nel quale sarebbe potuto morire dalla noia. Il ragazzo cercò di nascondere il sorriso che stava iniziando a crearsi sulle sue labbra.

-Mi dispiace, gli ho già detto che sarei andato con lui. E’ nuovo in città, e mi sono offerto di fargli fare un giro turistico.

Arthur non sapeva se Merlin si fosse davvero trasferito da poco, ma non era certo nemmeno del contrario, e quello gli dava il beneficio del dubbio. Sentì Chloe sbuffare.
-Come vuoi, prenderò il treno. Ma sappi che se mi beccherò una qualche malattia sarà solo colpa tua.

Uscì dalla stanza sbattendo la porta, e poco dopo Arthur sentì la porta di casa fare altrettanto. Tirò un sospiro di sollievo e si alzò per andarla a chiudere con il chiavistello. Chloe non viveva con lui, e gli dava fastidio il fatto che la ragazza non rispettasse quasi mai i suoi spazi, soprattutto da quando lui aveva fatto l’errore di darle una copia delle chiavi.

Dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio, si distese sul letto e chiuse gli occhi, sperando per qualche strano motivo che il giorno dopo potesse arrivare in fretta.
 

Non era riuscito a dormire un granchè.

Forse si sentiva in colpa per la litigata con Chloe. O forse si sentiva in colpa proprio perché non si sentiva in colpa per la litigata con Chloe.

In ogni caso, quando la sveglia suonò per avvertirlo che erano le nove, i suoi occhi erano già aperti da un bel po’.

Iniziò a prepararsi, cercando di non metterci troppo impegno, come per dimostrare qualcosa a se stesso. Ma nonostante tutto, arrivò davanti all’entrata del parco con un buon anticipo. Iniziò a camminare avanti e indietro, provando a spegnere il cervello per evitare di sentire la voce che gli diceva quanto avrebbe dovuto sembrargli sbagliato tutto quello.

Quale persona sana di mente avrebbe lasciato da sola la propria bellissima ragazza per passare un paio d’ore con un tipo che conosceva appena?

Evitò di rispondere a quella domanda, in parte perché la riposta non gli interessava minimamente. Era quello che gli andava di fare, e Arthur seguiva sempre il proprio istinto.

Vide la figura di Merlin davanti all’entrata, e aggrottò le sopracciglia, portando lo sguardo all’orologio. Era in anticipo di un quarto d’ora, ed evidentemente l’altro ragazzo era arrivato ancora prima. La cosa gli faceva leggermente piacere, e sollevò una mano per attirare la sua attenzione.

Quando lo notò, sul viso di Merlin si aprì un sorriso, e all’improvviso fu come se Arthur fosse stato colpito da un tir.

Il paesaggio intorno a lui cambiò di colpo, il parco e i palazzi scomparvero, sostituiti da un castello. L’unica cosa che era rimasta uguale era Merlin, fermo con lo stesso identico sorriso di poco prima, ma con abiti diversi.

Arthur non fece nemmeno in tempo a chiedersi che cosa stesse succedendo, che la visione scomparve improvvisamente com’era apparsa. Tutto era tornato alla normalità: le macchine che avanzavano per le strade di Londra, la gente che scherzava, Merlin che avanzava verso di lui.

Quando arrivò, il moro lo guardò con le sopracciglia aggrottate.

-Tutto bene?

Evidentemente la sua faccia tradiva quanto fosse spaesato, ma si affrettò a sorridere.

-Si, tutto bene.

Era la prima volta che gli succedeva una cosa del genere, e non aveva idea di cosa pensare. Cercò di scacciare quello che era appena successo, ma era come se quella visione fosse stata marchiata a fuoco nella sua mente, quasi come un ricordo.

Merlin non sembrava troppo convinto, e cercò di iniziare un discorso.

-Allora, ti piacciono queste cose, eh?

Dalla sua espressione sembrava essersi pentito della domanda nell’istante in cui l’aveva fatta, e Arthur non potè fare a meno di sorridere. Sembrava così impacciato, era…tenero a tratti.

-Si… alcune di queste persone sono davvero incredibili. Insomma, sanno fare cose fantastiche, e non ricevono abbastanza credito secondo me.

Era un po’ quello che pensava anche della sua band, forse con troppa poca modestia. Non pensava di essere in un gruppo che avrebbe riempito gli stadi di tutto il mondo, ma sentiva comunque che si meritavano più che una serata ogni tanto in un pub di Londra.

Merlin stava annuendo, e aveva uno strano sorriso sulle labbra.

-Che c’è?

Il moro sembrò rendersi conto solo in quel momento del suo sorriso, e si schiarì la gola.

-No, nulla, la penso come te. Non so come facciano, sembra quasi..magia.

Arthur non potè fare a meno di concordare con lui. E poi, anche se non lo diceva in giro, era da quando era piccolo che credeva nella magia. In fondo era possibile che fossero esistiti i maghi, i draghi, le fate, magari in un tempo in cui c’erano re e castelli, e strani ragazzi che sorridevano.

Non sapeva perché quel pensiero gli avesse attraversato la mente, era genuinamente confuso.

Doveva aver assunto di nuovo quell’espressione di poco prima, perché Merlin si girò verso di lui.

-Sicuro di stare bene?

Quasi non sentì la domanda, perché quando il ragazzo si era girato aveva ancora un grande sorriso sulla bocca, probabilmente provocato dalla visione del mangiafuoco che si esibiva davanti a loro.

Le labbra di Arthur si incurvarono, quasi seguendo l’esempio dell’altro.

-Sto benissimo.
   
 
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