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Autore: Eowyn88    24/03/2009    1 recensioni
Una semplice storia nella quale Hermione, insieme a Ron ed Harry, vive un'esperienza un pò diversa dalle solite del mondo magico... La storia si colloca nel periodo dopo gli avvenimenti del Principe Mezzosangue e non si collega in alcun modo, con riferimenti, ecc., ai Doni della Morte.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Emozioni

Compleanno... a teatro.

 

 

Una ragazza dai capelli castani si rigira nel letto, profondamente addormentata.

Sul suo volto la bocca s’inarca in un debole sorriso. La sua mente viaggia ancora all’interno del sogno. Il sogno riguardo lui. Una parola, un nome, lo sta chiamando in sogno... ma l’intensità nel pronunciarlo con la mente è tale che realmente le sue labbra si muovono e lo chiamano, sussurrando...

“Ron...”

“Hermione.”

Poteva sentirlo ad un passo da lei. Come se gli sussurrasse nell’orecchio. Ma con voce chiara. Sembrava che fosse, veramente, lì per rispondergli.

“Ron...?”

“Hermione.”

Aprì gli occhi, e si ritrovò di fronte il viso del protagonista del suo sogno.

“Ron...!” esclamò lei con un sorriso. Ma poi, tornata alla realtà e resasi conto che non era più un sogno, chiese, sorpresa: “Che ci fai qui? Dovresti bussare quando entri nella stanza di una ragazza!”

E detto questo arrossì leggermente mentre cercava di darsi invano una sistemata ai bruni capelli tutti arruffati.

Lui, che era inginocchiato vicino al suo letto, si alzò rapido.

“Scusa.” Disse storcendo la bocca in un sorriso sincero, mentre le orecchie gli si colorarono di rosa sulle punte.

“Che tenero...” pensò lei.

“Non volevo spaventarti. Ho bussato ma dormivi così profondamente che non mi hai sentito. Sorridevi anche. Cosa sognavi? Di diventare Caposcuola?”

Lei arrossì ancora un po’, ma sorrise e gli fece una linguaccia.

“Comunque volevo solo ricordarti che oggi è il compleanno di Harry. Volevo assicurarmi che non lo avessi dimenticato!”

Si girò e si diresse verso la porta. L’aprì poi si rigirò verso di lei e disse:

“Sbrigati! Noi stiamo già scendendo a colazione.”

Detto questo uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Hermione sospirò e rimase circa un minuto, imbambolata, tutta presa dai suoi pensieri. Poi si alzò, si lavò il viso, si vestì e si pettinò come meglio poté i folti capelli.

Scese le scale e arrivò nella cucina della Tana. Si trovava lì, infatti. I suoi genitori le avevano permesso di andarci un po’ prima quest’estate, per stare vicino ad i suoi due migliori amici, Ron e Harry, il quale proprio quel giorno diventava maggiorenne per la comunità magica.

Entrata in cucina, si avvicinò ad Harry e datogli un bacetto sulla guancia, gli fece gli auguri. Poi gli consegnò un pacchetto. Harry lo scartò incuriosito mentre lei si sedeva a tavola di fronte a lui e vicino a Ron, per fare colazione. Conteneva una foto di loro tre in una bella cornice argentata.

“Grazie mille Hermione! E’ magnifico! ...” Disse con un sorriso alla sua amica. Il suo sguardo tornò a posarsi sulla foto.

“Figurati Harry!” disse lei.

Fissò preoccupata lo sguardo pensieroso di lui... nonostante fosse il suo compleanno ed Harry faceva di tutto per non darlo a vedere ai Weasley, la ragazza poteva, anche se solo lontanamente, immaginare cosa il suo amico provasse in questi tempi... Certamente l’improvvisa morte di Silente aveva sconvolto in pratica tutti nella comunità magica, ma Harry da allora era rimasto come distaccato da tutto ciò che accadeva attorno a lui, con la convinzione che un grave compito ricadeva unicamente sulle sue spalle. Forse però il fatto che lei e Ron si erano offerti di accompagnarlo nella ricerca degli Horcrux lo aveva rianimato un po’, anche se questo avrebbe voluto dire che non sarebbero tornati ad Hogwarts per l’ultimo anno.

Mentre la ragazza era immersa in questi pensieri, entrò Ginny. Anche lei si era alzata un po’ in ritardo.

“Buongiorno a tutti” Salutò con uno sbadiglio. “Che ore sono?”

“Sono già le 10... è tardissimo! Perché vi siete alzati così tardi oggi... abbiamo tante cose da fare...”

Disse la signora Weasley mentre si affaccendava con le stoviglie e Ginny riuscì a prendere qualche fetta di pane imburrato prima che la madre con un colpo di bacchetta facesse sparire tutto dal tavolo.

“E vostro padre ancora non torna dal lavoro!”

Aggiunse apprensiva guardando il grande orologio della famiglia Weasley mentre proprio in quel momento la lancetta che indicava il signor Weasley si spostava su “In Viaggio” e su “La Tana” un attimo dopo, per spostarsi poi ancora su “Pericolo Mortale” insieme a tutte le altre.

La porta della cucina che dava sul retro della casa, si aprì e il signor Weasley finalmente entrò in casa. Aveva un’aria profondamente stanca.

“’Giorno a tutti!” Salutò.

“Com’è andata oggi al lavoro, caro?” Chiese la moglie facendo ricomparire qualcosa da mangiare per il signor Weasley mentre questo si sedeva a tavola. Ginny ne approfittò per prendere qualcosa anche per sè.

“Stancante, Molly cara. Dalla morte di Silente si è diffuso il panico.” Prese una tazza di fumante caffè e una fetta di pane imburrato.

“Qualche novità?” Chiese Harry con interesse.

Gli sguardi di tutti erano rivolti al signor Weasley.

“Mhm... No, mi dispiace. Nessuna novità su Piton.” Disse indovinando i pensieri di Harry e un po’ di tutti.

“Rufus Scrimgeour ha mobilitato tutte le forze che il Ministero possiede. Alcuni reparti non specializzati per la cattura di Mangiamorte, come il mio, sono stati messi a disposizione per gli interrogatori e per la ricerca di informazioni che possano essere utili agli Auror, mentre loro si dedicano alla cattura e al pattugliamento... però non ci sono stati molti sviluppi.”

Aggiunse sconsolato. Bevve un grosso sorso di caffè.

“E la gente continua ad affidarsi a falsi talismani nella speranza che Voldemort non venga a far visita alla propria casa. L’opinione pubblica non è per niente soddisfatta del Ministero e nonostante La Gazzetta del Profeta cerchi di farci credere che il Ministero stia facendo qualcosa per combattere Tu-Sai-Chi, tutti sanno che siamo ancora in alto mare.”.

Harry si scambiò un’occhiata con Hermione e Ron. Sapevo bene infatti quanto il Ministro della Magia aveva insistito perché Harry lo aiutasse a fare pubblicità al Ministero, e come lui aveva categoricamente rifiutato.

“Così il Ministro fa pressioni su tutti i dipendenti. Siamo tutti esausti e con quali risultati??”. Concluse il signor Weasley. Tirò un sospiro e finì il caffè.

“Allora caro vai a riposare un po’... Ricordi che questa sera siamo stati invitati dai Jones a teatro?” Disse Molly con tenerezza al marito.

“Già, lo stavo per dimenticare”.

“Mi ricordi perché dobbiamo venire anche noi a vedere quella stupida tragedia...!” Disse Ron con espressione scocciata.

“Prima di tutto perché dobbiamo mantenere i buoni rapporti con coloro che ancora restano dalla nostra parte. Secondo, dobbiamo comunque passare ad ordinare i vostri abiti per il matrimonio di Bill e Fleur...”.

“Ovviamente di seconda mano...” La interruppe Ginny con aria sconsolata.

“Terzo, perché non possiamo lasciarvi da soli qui alla Tana. Fred e George rimangono al negozio mentre Bill è da Fleur.” Disse la signora Weasley con tono severo.

“Ma noi siamo maggiorenni oramai...” Tentò di replicare Ron.

“Sì, ma può essere ugualmente pericoloso. E non ammetto repliche!!” esclamò prima che Ron potesse aggiungere altro.

“Non è giusto...” Borbottò Ron mentre usciva dalla cucina insieme a Hermione ed Harry.

“Devi capirla, Ron. E’ sempre tua madre in fin dei conti... e le madri sono sempre tanto apprensive con i figli. Soprattutto dopo quello che è successo ad Hogwarts.” Disse Hermione comprensiva e con un pizzico di saggezza.

“Già. E’ proprio per questo motivo che Hogwarts potrebbe non riaprire quest’anno... i genitori preferiscono tenere i propri figli con loro per paura dei Mangiamorte.”. Disse Ron malinconico.

Hermione diede una leggera gomitata a Ron e gli indicò Harry che si era fatto improvvisamente silenzioso. Entrambi si scambiarono uno sguardo e capirono al volo che dovevano fare qualcosa per tenere, per quanto era possibile, il loro amico di buon umore.

“Ehi, Harry! Perché non ci facciamo una bella partitina a Quidditch... la mamma non ci ha dato niente da fare in casa... e io ho bisogno di tenermi in allenamento...bèh, insomma ti va?” Disse Ron.

Harry alzò la testa per guardare l’amico e sorridendo annuì. Capiva ciò che stavano facendo per lui e li ringraziava per questo.

“Fantastico! Prendiamo le scope!” Ron portò un braccio sulle spalle dell’amico avviandosi verso il giardino.

Hermione aveva già cominciato a salire le scale, un po’ rattristata, per la prima volta nella sua vita, di non essere capace a giocare a Quidditch.

Ma Ron si fermò sulla soglia della porta, mentre Harry proseguì verso il cortile, si girò verso Hermione e disse:

“Ah, Hermione... tu... ehm, vuoi giocare?” Disse con un sorriso un po’ imbarazzato.

“Ron, smettila di prendermi in giro! Lo sai bene che non sono fatta per gli sport!” Rispose lei un po’ scocciata voltandosi.

“Ma io non ti sto prendendo in giro! E poi non è vero che sei negata!... Bèh, forse un po’ sì...”Aggiunse con un sorriso sincero. “Però puoi venire a vederci e se vuoi ti insegnerò a volare!”

“Tu che insegni qualcosa a me??? Il mondo si è per caso capovolto?” Rise con un pizzico di scetticismo nella voce, tanto che Ron parve prendersela un po’. Tuttavia l’idea di passare la mattinata con Ron, anche se si trattava di Quidditch, non la dispiaceva. Anzi...

“Non faccio tanto schifo sai!” Replicò lui sulla difensiva.

“Lo so, Ron... Non volevo offenderti. Scusa.” Rispose sconfortata. Non voleva che proprio ora che le cose tra loro andavano bene ricominciassero a litigare.

Ron parve pensarla allo stesso modo perché le sorrise avvicinandosi a lei e dicendo:

“Non preoccuparti. E comunque questo potrebbe essere un modo per rifarmi di tutte le volte che tu hai aiutato me per i compiti!”

“Già.” Ammise lei con un sorriso. “Però quelli servono per prendere un buon voto mentre il Quidditch è solo un gioco inutile e... So che tu ed Harry e tutti voi giocatori non siete d’accordo.” Aggiunse in fretta quando Ron stava aprendo la bocca per risponderle. “In ogni caso penso che tentare cose nuove non fa mai male, quindi verrò con voi!!” Esclamò non riuscendo a trattenere la grande allegria.

Lui nel frattempo si era avvicinato e dopo quest’ultima affermazione con un meravigliato ma soddisfatto sorriso la prese per mano e la portò con sé in giardino.

Harry già volava  alto insieme a Ginny che l’aveva raggiunto poco dopo che erano usciti dalla cucina. Quando Ron ed Hermione si avvicinarono al capanno dove erano riposte le scope, Harry, che li vide dall’alto, gridò loro:

“Ce l’avete fatta finalmente... Che fine avevate fatto??”

“Hermione si unisce a noi!! Dateci un minuto e siamo su con voi!” Gridò di rimando Ron. Porse una vecchia scopa di Fred a Hermione, che aveva assunto un roseo colorito sulle guance, mentre Harry si lanciava in avanti per acchiappare un sasso piuttosto grande che Ginny aveva lanciato il più lontano possibile.

“Beh, saprai montare su una scopa, oppure...”. Chiese Ron tra il timoroso e il divertito.

“Sì. Fino a lì ci arrivo.” Disse lei afferrando la scopa in modo brusco e mettendosi a cavalcioni. “Mi do una spinta e ...come faccio a frenare??” Si rivolse preoccupata all’amico.

“Sarà più dura di quanto pensassi!” Rispose lui divertito.

 

Passarono così la mattinata a divertirsi tra i tentati di Hermione di stare aggrappata alla sua scopa e gli sforzi di Ron nell’aiutarla nelle manovre difficili.

Più tardi, la signora Weasley li chiamò per il pranzo. Mangiarono con appetito chiacchierando del più e del meno.

 

Nel pomeriggio andarono a prepararsi tutti e sei.

Hermione scese un paio d’ore più tardi insieme a Ginny. Nell’ingresso c’erano già Harry e Ron che aspettavano gli altri. Erano vestiti entrambi con un paio di jeans, una camicia bianca ed una giacca che gli dava un’aria un po’ più elegante.

Hermione non poté fare a meno di notare che la giacca di Ron non era della taglia giusta ma leggermente più grande... doveva essere appartenuta ad un parente di qualche taglia più grosso... ma per la ragazza aveva lo stesso un’aria affascinante.

Lei invece indossava un paio di semplici pantaloni neri, una camicia bianca con un gilè nero sopra e un’elegante scarpa con tatto, anche se non tanto alto.

Aspettarono insieme che scesero i signori Weasley e poi partirono tutti insieme con una delle macchine che il Ministero aveva concesso al signor Weasley, dotata anche di autista, e che sarebbe stata a loro disposizione per tutta la serata.

 

Arrivati dopo qualche minuto a Diagon Alley scesero dalla macchina e si diressero subito da Madama McClan.

Hermione non aveva mai visto la famosa strada più vuota di quel giorno. Lungo la via non si vedeva nessuno anche se dentro i pochi negozi aperti si potevano intravedere delle persone. Le vetrine di Olivander e Florian Fortebraccio erano sbarrate con delle assi di legno. Sulla strada sembrava aleggiare una tetra  aria grigiastra. Un tipico paesaggio di Novembre... se non fosse per uno stranamente soffocante caldo di fine Luglio!

Camminarono svelti e si fermarono solo per salutare Fred e George nel loro negozio. Gli affari continuavano ad andare a gonfie vele ai due gemelli rossi.

Nonostante l’atmosfera un po’ lugubre Fred e George riuscirono a rallegrarli regalando ad un ingenuo Ron un’apparentemente innocua gomma da masticare che si rivelò avere come effetti collaterali la crescita di folti baffi di cui si riuscì a liberare solo grazie all’aiuto di suo padre.

“Ti stavano bene però!” Ridacchiò Hermione trascinando in forti risate anche Ginny e Harry.

Arrivarono così, ridendo ancora, al negozio di abiti.

“Buon pomeriggio.” Salutò la signora Weasley.

“Buon pomeriggio a voi. Posso esservi utile?” Rispose la commessa guardandoli sospettosa. Probabilmente non aveva mai avuto tanti clienti in una volta  di quei tempi.

“Ci servirebbero degli abiti da cerimonia per due ragazze e due ragazzi. E’ per un matrimonio. Grazie.”

“Torno subito.” Annunciò la commessa e sparì dietro il bancone alla ricerca di qualche abito d’occasione.

Nel frattempo Hermione si guardava intorno. Era tanto che non usciva per comprarsi qualcosa. Quando Madama McClan ritornò da loro portava davanti a sé, galleggiando a mezz’aria, 4 o 5 vestiti e due smoking.

“Su, ragazzi. Non abbiamo tutto il giorno. Provateli.” Li esortò la signora Weasley.

Hermione e gli altri cominciarono a provarsi i vestiti. Lei ne prese uno azzurro con veli di tulle e merletti un po’ ovunque. Decisamente troppo sfarzoso per lei. Poi provò un bellissimo abito di varie sfumature di verde. Non era troppo elaborato ma le cadeva proprio bene e risaltava il colore dei suoi occhi. Già affiorava nella sua mente l’immagine di lei accompagnata dal suo cavaliere dai capelli rossi preferito. Sorridendo uscì dal camerino per avere un consiglio. Ma i signori Weasley in quel momento erano impegnati a discutere dei prezzi con la commessa e Ginny era nel suo camerino. Quindi lì c’erano solo Ron e Harry che cercavano di allacciarsi dei papillon sopra il loro abito da sera. Hermione si avvicinò un po’ a loro. Ron si voltò e restò a  bocca aperta mentre Harry ancora preso dal suo papillon esclamò:

“Ecco. Penso di aver capito, Ron. Guarda...”

Ma Ron non stava ascoltando. Era rimasto paralizzato. Harry seguì la traiettoria del suo sguardo e si fermò su Hermione.

“Bèh. Come vi sembro.” Disse lei leggermente arrossita, avanzando verso gli amici.

“Stai benissimo! Questo vestito è proprio adatto a te!” Esclamò Harry. Ci fu un attimo di silenzio. Hermione guardò Ron sperando in un suo giudizio ma quest’ultimo non si era mosso. Harry diede una relativamente leggera gomitata al suo amico che si riprese:

“Bèh... Sei... Sei irriconoscibile!” Disse con una risata sfrontata.

Hermione lo guardò sorpresa. Harry scosse la testa e se ne andò verso il camerino.

Lei si voltò delusa per fare altrettanto.

“Aspetta!” la chiamò Ron andandole dietro e raggiuntala la prese per un braccio e la voltò. Aveva un’espressione confusa sul volto. Lei non fece resistenza, ma disse:

“Non preoccuparti, Ron. Sei stato molto chiaro!” Disse con ironia “Sono irriconoscibile.”

“Io... volevo farti un complimento.” Disse un po’ irritato per essere stato frainteso.

“Ah, era un complimento.” Disse lei.

“Certo. Ho detto così perché da quando ti conosco mi sarà capitata solo una volta in cui ti ho visto così... elegante!” Disse sulla difensiva. “Ma poi perché devi arrabbiarti per tutto? Non capisco!”

“Già. Me ne sono accorta! Comunque non sono arrabbiata, Ron.” Disse calma, tradendo una punta di tristezza. Fece per voltarsi ma lui l’afferrò per la vita in modo che potesse guardarlo.

Perché deve fare sempre così? Mi fa morire quando mi prende in questo modo! Pensò lei.

“Che cos’hai allora?”

“Oh, Ron. Perché non lo vedi!”

“Ma cosa? Che ho fatto ora?”

“Cosa non hai fatto! Non sei capace di fare un complimento senza prendere in giro! Manchi proprio di sensibilità certe volte.”

“Ma Hermione... tra di noi è sempre stato così! Ci divertiamo a scherzare l’una sull’altro.”

“Appunto Ron. E’ sempre stato così. Ma certe volte stufa. Siamo grandi, ora.”

Ci fu un momento di pausa. Entrambi rimasero immobili. Poi Hermione si liberò da Ron e si mosse verso il camerino.

“Hermione.” Lei si voltò. Lui le fece un tenero sorriso a mezza bocca.

“Scusa. Hai ragione. Siamo grandi. E anch’io sono stufo che i nostri scherzi finiscano sempre per farci litigare. Mi perdoni?” Disse con gli occhi dolci.

Quanto amava quegli occhi azzurri. Non poteva resistergli. Gli sorrise e annuì.

Ron aprì la bocca. Sembrava che volesse dire qualcos’altro ma in quel momento la signora Weasley stava venendo verso di loro dicendo:

“Ron, vatti a togliere l’abito. Se vogliamo fare il vestito a Ginny credo che dovrai indossare uno dei vestiti vecchi di Percy. Hermione, tu invece dovresti proprio prenderlo quel vestito. Ti sta d’incanto.” Aggiunse guardando radiosa la ragazza.

Ron le fece un occhiolino con un mezzo sorriso sulle labbra, che la fece sorridere, prima di essere trascinato via dalla signora Weasley.

 

 

Aspettarono fuori quel teatro per almeno una mezz’ora, parlando del più e del meno e ridendo tra loro delle proprie battute sui professori della loro scuola, prima che il signor Weasley si affacciasse alla porta d’ingresso e l’invitò ad entrare.

Entrati si meravigliarono delle dimensioni enormi del teatro che da fuori sembrava piccolissimo, e i tre capirono subito che doveva entrarci in qualche modo la magia. Presero posto in platea. Ron prese posto a fianco al signor Weasley e, quando Harry si sedette a fianco del suo amico, una parte di Hermione ci rimase un po’ male.

“Che cosa importa in fondo...” Pensò mentre le luci in sala si stavano spegnendo, e volgendo lo sguardo in direzione dell’amico, sorrise.

 

Circa un’ora e mezza dopo le luci si riaccesero. Harry e Ron avevano un’aria un po’ assonnata.

“Beh, non è proprio quello che si può definire uno spettacolo divertente”. Disse quest’ultimo stiracchiandosi mentre si alzava.

“Era una tragedia, Ron. Che cosa ti aspettavi di vedere? Io in ogni modo l’ho trovato interessante”. Disse Hermione con un sorriso allegro.

“Interessante? Come fai a trovare interessante una noia del genere??”. Disse lui affiancandola mentre si avviavano verso le scale.

Lei lo guardò e sorrise ancora di più, ma non rispose.

“Perché sorridi sempre oggi?” Le disse guardandola con aria interrogativa ma storcendo un angolo della bocca in un sorriso.

“Sono contenta... tutto qui!” disse lei distogliendo lo sguardo e puntandolo su un signore grassottello che si stava avvicinando a loro. Gli sembrava di conoscerlo. E, infatti...

“Professor Lumacorno!” esclamò lei. Harry si girò subito a guardare con espressione preoccupata.

“Cosa...?” ma non ebbe il tempo di dire altro. Il professore lo aveva già puntato, e l’aveva ormai raggiunto.

“Harry! Signorina Granger! Come state? Anche voi qui? Non sapevo che amaste il teatro!”

Esclamò, ignorando del tutto Ron e poggiando un braccio sulle spalle di Harry, che aveva una faccia molto avvilita per non essere riuscito a sfuggire alle grinfie del professore di Pozioni.

“Ecco, signore, noi eravamo qui con i signori Weasley!” Disse timoroso Harry cercando di far notare al professore anche la presenza di questi ultimi.

“Certo, Harry. Piaciuta la tragedia.” Disse, come se Harry non avesse pronunciato il nome della famiglia di Ron e rivolgendosi poi ad Hermione aggiunse: “Spero non l’abbiano impressionata tutte quelle scene drammatiche, Signorina Granger.”

“No, professore. Non si preoccupi...”

“Suvvia. Non deve vergognarsi di ammettere un po’ di spavento. A proposito Harry già che sei qui voglio parlarti degli incontri, che organizzerò quest’anno ad Hogwarts!”

Disse trascinando il povero ragazzo giù per la scala che conduceva fuori del teatro, il quale lo seguì dopo aver lanciato un ultimo disperato sguardo in direzione dei suoi due amici.

Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo.

Ron aveva un’espressione  rassegnata al fatto che il professore non l’avrebbe notato neanche se si fosse messo a ballare la conga in mutande.

Quando incrociò il suo sguardo però le sorrise, dicendo in una perfetta imitazione del panciuto professore:

“Non sarà rimasta impressionata da quelle scene così drammatiche, Signorina Granger.”.

Hermione non poté fare a meno di sorridere.

“Sì, figurati se m’impressiono per una stupida tragedia, dopo tutto quello che abbiamo visto e vissuto negli ultimi anni!”

Improvvisamente Hermione si rattristò un po’ al ricordo dei realmente tragici eventi che erano accaduti di recente: la morte di Silente, prima di tutto, l’attacco dei mangiamorte ad Hogwarts, il tradimento di Piton.

Ron se n’accorse e per evitare che la sua amica cadesse nella tristezza cercò di attirare la sua attenzione e di spostare il discorso  su qualcos’altro, anche se non era molto bravo con le parole.

“Dai, Hermione. Non pensarci.”

Hermione lo guardò. Provò un senso di compassione per il suo amico. D’altronde lui aveva sofferto di più poiché suo fratello era stato gravemente ferito dal licantropo Fenrhir Greyback. Gli occhi gli stavano diventando lucidi. Ma lui le sorrise.

“Almeno a te rivolge la parola!” Disse facendo un cenno del capo nella direzione in cui era sparito il professore. “Io sono convinto che non mi noterà neanche se riuscirò a prendere il massimo dei voti ai M.A.G.O., figurati poi partecipare alle sue “straordinarie” riunioni.”.

“Ah, non vorrai ricominciare a litigare per questa storia Ron. Non ho chiesto io al professore di partecipare a quegli incontri, e lo sai bene...”

“Ehi, calma stavo scherzando... Non ho nessuna intenzione di litigare con una che trova una tragedia, estremamente sonnolenta, interessante!!”

Disse sorridendo e aspettando un risposta di lei. Hermione di nuovo non riuscì a non rispondere con un largo sorriso al suo sguardo amichevole.

“Scusa. Non volevo aggredirti.”

“Ecco, così  va meglio, Signorina Granger.”

Nel frattempo erano giunti all’inizio della scalinata che portava verso l’uscita.

Ron aveva cominciato a scendere mentre Hermione era rimasta indietro. Scendere delle scale con i tacchi quando non sei abituata non è impresa da poco!

La bocca di Ron si curvò ancora in un dolce sorriso. Hermione per un attimo pensò che avrebbe ricominciato a prenderla in giro. Lui risalì le scale ma una volta raggiuntala le porse il braccio.

“Madame.” Disse con uno splendido sorriso.

“Oh...Grazie” Disse lei in un sussurro e diventando rossa quanto i capelli del ragazzo che aveva a fianco. Questo non se l’era aspettato. Non da Ron.

Afferrò il braccio dell’amico mentre qualcosa in fondo al suo stomaco cominciò ad agitarsi.

Lui ricambiò con un sorriso sincero.

“Sai stavo cercando di immaginarmi Lumacorno seduto in platea in una di quelle poltroncine non proprio della sua misura...”. Disse disegnando una semi circonferenza con il braccio e la mano libera davanti alla sua pancia.

Entrambi continuarono così a ridere e a scherzare fino a che giunsero fuori del teatro, dove un esasperato Harry li aspettava ancora nelle grinfie del professore di Pozioni.

 

Non si sa come esattamente riuscirono a liberare il loro amico dall’assillante professore, ma presto o tardi si ritrovarono tutti quanti di nuovo alla Tana.

 

Quando finalmente Hermione si ritrovò nella sua stanza dopo aver dato la buona notte a tutti potè finalmente soffermarsi a riflettere. Era stata una bella serata... Una tranquilla, serena serata... Forse l’ultima per molto molto tempo, pensò con un’imprvvisa nota di tristezza. Scosse la testa per distogliere la mente da quei pensieri tetri e per lasciarsi andare ad altri più piacevoli che l’avrebbero accompagnata nel mondo dei sogni.

Sapeva già che voleva bene a Ron. Ma non aveva ancora capito quanto era profondo ciò che provava per lui, ma di una cosa era convinta, una cosa che quella sensazione improvvisa allo stomaco le suggeriva, che ciò che voleva da lui non era una semplice amicizia... ma qualcosa di più.

Non dimenticò mai ciò che quella serata aveva significato per lei.

 

 

 

The End.

  
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