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Autore: Recchan8    22/02/2016    1 recensioni
Non era quello che aveva sempre voluto? Che lei smettesse di considerarlo? Ora che aveva ottenuto il risultato sperato perché sentiva una fitta al petto? Perché sentiva di aver lasciato qualcosa in sospeso? Perché si sentiva così dannatamente in colpa?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò dopo tre ore di pisolino pomeridiano, guardò fuori dalla finestra della sua camera al primo piano della villetta estiva e sorrise: anche quel giorno era una bellissima giornata.
I suoi amici erano andati in spiaggia mentre lui era rimasto a casa; voleva andare a rilassarsi in piscina in santa pace, senza i rumori molesti dei suoi compagni di viaggio.
Si alzò dal letto, si stiracchiò e aprì l'armadio. Poco dopo scese le scale con l'asciugamano in spalla, le infradito ai piedi a il costume indosso, ma quando girò l'angolo ed entrò in cucina si bloccò: seduta al tavolo della cucina, intenta a leggere in libro, c'era lei.
"Cazzo...", pensò.
Era convinto che fosse andata anche lei al mare, cosa ci faceva in casa? Scosse la testa, scrollò le spalle e decise di ignorarla. Le passò accanto, sforzandosi di tenere lo sguardo alto di fronte a sé, con un po' di tensione addosso, e uscì in giardino. Tirò un sospiro di sollievo. Quando gli altri sarebbero tornati li avrebbe tonfati di botte dal primo all'ultimo. Di sicuro era stata opera loro.
-"Ehilà"- lo salutò lei senza alzare lo sguardo dal libro. Si rannicchiò sulla sedia di paglia e voltò pagina. -"Non pensavo ci fossi anche tu qui"-.
Il ragazzo sussultò per la sorpresa.
-"...Nemmeno io"- disse grattandosi la nuca a disagio. -"Credevo... fossi andata al mare con gli altri"-.
-"Invece no"-.
-"Invece no. Già..."- ripeté stringendo le labbra.
Cosa doveva fare? Ignorarla e andare diretto in piscina? Ci pensò su un po', poi lasciò l'asciugamano sull'erba, tornò sui suoi passi e si sedette per terra, fuori dalla porta-finestra della cucina. Benedisse il cielo quando si accorse di aver lasciato la busta del tabacco nella tasca del costume. In silenzio, prese a prepararsi un drum.
-"Ti stai... divertendo?"- le chiese dopo un po'.
-"A leggere?"-.
-"No, in questa vacanza"-.
-"Sì"- si limitò a dire lei.
Il ragazzo si rigirò il drum tra le dita per qualche minuto, poi lo infilò nella busta del tabacco, che gettò senza tanti complimenti sull'erba. Appoggiò la testa allo stipite della porta e sospirò senza far rumore.
Non era mai stata così fredda, e lui sapeva benissimo che la colpa era solo sua. L'aveva illusa, presa in giro e ferita. A quel tempo non gliene fregava niente, non gli sembrava nemmeno di aver fatto nulla di male.
La ragazza posò un attimo il libro sul tavolo, si stiracchiò le braccia e riprese a leggere. Da quando lui era passato accanto a lei, non lo aveva mai guardato, cosa che invece precedentemente faceva sempre. Sembrava che non riuscisse a distogliere lo sguardo da lui un solo momento; ma le cose erano cambiate.
-"Cosa fai, non vai in piscina?"- gli chiese lei dopo un po'.
-"Sì, stavo per andare... Perché?"-.
-"Mi dai fastidio"-.
La guardò, credendo che finalmente avrebbe alzato gli occhi dalle pagine del libro, ma non lo fece. Lui non rispose; si alzò e andò in giardino, recuperò il tabacco e l'asciugamano, li buttò su una sdraio bianca di plastica e si tuffò in piscina senza pensarci su tanto.
Non era quello che aveva sempre voluto? Che lei smettesse di considerarlo? Ora che aveva ottenuto il risultato sperato perché sentiva una fitta al petto? Perché sentiva di aver lasciato qualcosa in sospeso? Perché si sentiva così dannatamente in colpa?
Non passarono nemmeno cinque minuti che il ragazzo uscì dall'acqua e tornò a passo spedito in casa. La chiamò per nome, sperando che per una volta avrebbe alzato gli occhi dalle pagine di quel cazzo di libro, ma, per l'ennesima volta, non lo fece; si limitò invece a chiedergli cosa volesse.
-"Rimani lì sulla porta. Suppongo tu non ti sia nemmeno asciugato. Se bagni il pavimento lo asciughi te, sappilo"- aggiunse impassibile.
La guardò, si morse il labbro e strinse i pugni.
-"Mi... dispiace"- disse lui alla fine. -"Mi dispiace. Scusami. Non avrei dovuto fare quello che ho fatto. Io... mi sento in colpa"-.
La ragazza chiuse il libro di scatto e lo appoggiò sul tavolo. Si alzò e finalmente lo guardò negli occhi.
-"E' un po' tardi per scusarti, non ti pare?"-.
-"Mi dispiace"- ripeté il ragazzo.
-"Comunque, accetto le tue scuse"- disse lei accennando un sorriso.
Lui si alzò in piedi e sorrise a sua volta. Si sentiva sollevato.
-"Davvero?"- domandò.
Gli angoli della bocca di lei si abbassarono e la sua espressione cambiò improvvisamente. Tutto l'odio e la frustrazione che aveva accumulato negli ultimi mesi si riflessero nei suoi occhi.
-"No. Ormai è troppo tardi. Pensi che se tu chiedessi scusa a un bicchiere di vetro rotto quello tornerebbe come prima? Pensi davvero che con una semplice scusa tutto si possa sistemare? Sono stata male per tanto tempo, forse troppo, e ora tu vieni a dirmi che ti dispiace. Non lo accetto. Hai avuto la tua possibilità, il treno è passato ma non l'hai preso. Che altro dire? Divertiti anche per me nella tua vita da coglione"-.



 

NOTE DELL'AUTRICE
Certe volte dovremmo riuscire a trovare la forza per mandare a quel paese chi ci ha fatto soffrire inutilmente ;)

 

   
 
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