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Autore: SoGi92    22/02/2016    2 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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9

 

Isabella era seduta in giardino con la schiena poggiata al tronco di un albero e la caviglia destra sopra un morbido cuscino. La slogatura le faceva ancora molto male, ma nulla rispetto a pochi giorni prima…sospirando posò in grembo il libro che stava leggendo. Se solo avesse fatto più attenzione, nulla di tutto quello sarebbe accaduto.

 

Malgrado fossero anni che non andava a cavallo, la passeggiata con Fiamma stava procedendo nel migliore dei modi. La cavalla sembrava aver riconosciuto la padrona, e di questo Isabella ne era felice. Forse solo con quell’animale era libera di comportarsi come preferiva, senza preoccuparsi delle convenzioni sociali.

 

La ragazza decise di inoltrarsi un poco nel boschetto, il Sole era ancora abbastanza alto in cielo, e se avesse fatto in fretta, non sarebbe stata colta dal buio.

 

Un fruscio sospetto attirò l’attenzione di Isabella. Tutto accadde nel giro di pochi secondi: un serpente uscì dalla boscaglia e, passando fra gli zoccoli di Fiamma, la fece imbizzarrire. La contessina cercò, invano, di calmarla, ma cadde a terra battendo la testa e perdendo conoscenza.

 

Isabella restò priva di conoscenza per un tempo indefinito prima di riaprire gli occhi. Ignorando il dolore alla testa, cercò di mettersi in piedi, ma una fitta proveniente dalla caviglia destra la fece desistere. Doveva essersela storta durante la caduta, pensò.

 

Il silenzio del bosco venne interrotto dal rumore di zoccoli in avvicinamento. Isabella, terrorizzata, tentò di trascinarsi fra i cespugli, fallendo. La ragazza chiuse gli occhi e aspettò…

 

***

 

Roberto ci mise poco tempo a giungere al bosco. Sperava con tutto il cuore che Isabella si trovasse lì, oppure che Diego e il conte avessero avuto più fortuna di lui.

 

-Dai Fredo…-spronò il cavallo – Andiamo. –

 

Non dovette fare molta strada, prima di vedere la ragazza distesa a terra con gli occhi chiusi. Con il cuore in gola, Roberto smontò da cavallo e corse verso di lei, augurandosi che non fosse morta.

 

-I…Isabella… - sussurrò il ragazzo, scuotendole leggermente la spalla.

 

-R…Roberto…- la ragazza, riconoscendo la voce, spalancò gli occhi e, piangendo, gli gettò le braccia al collo.

 

Il ragazzo, in un primo momento, rimase sorpreso del gesto di Isabella, ma poi non poté trattenere un sorriso.

 

-Sembra che non abbiate perso l’abitudine di perdervi fra la vegetazione in questi anni…- la canzonò Roberto, riportando alla mente l’episodio accaduto anni prima e aspettandosi una sorta di reazione da parte della ragazza che, però, non arrivò.

 

-Vi siete ferita? Riuscite ad alzarvi? – le chiese Roberto, tornando serio.

 

Isabella scosse la testa. – Credo di essermi storta la caviglia…-

 

 –Quale? –

 

-La destra…-

 

Il ragazzo annuì e, un po’ imbarazzato, parlò tenendo lo sguardo basso. – Ehm… dovrei togliervi lo stivale e la calza… -

 

Isabella arrossì violentemente, e fu grata alla penombra in cui si trovavano, ma acconsentì.

 

Roberto, cercando di procurarle meno dolore possibile, sfilò lo stivale e la calza di lana leggera dalla caviglia della ragazza, non potendo evitare di vedere la candida pelle del polpaccio. –Bene… - sospirò – Ora bisogna solo trovare qualcosa con cui poterla steccare… - si guardò intorno in cerca di due rami abbastanza robusti da poter servire lo scopo. – Torno subito contessina… - si alzò allontanandosi un poco alla ricerca del materiale.

 

L’assenza del ragazzo durò pochi minuti, ma che a Isabella sembrarono un’eternità. – Ecco… ora dovrete stringere i denti. Sentirete un po’ male… - le disse, strappando una manica della camicia che indossava e riprendendo la calza della ragazza, la quale annuì.

 

Roberto sistemo i due pezzi di legno ai lati della caviglia di Isabella e, cercando di essere il più delicato possibile, li bloccò utilizzando la calza e la manica.

 

Isabella, nel tentativo di ignorare il dolore, si concentrò sul volto concentrato del ragazzo. Da che era tornata non aveva ancora avuto il coraggio di guardarlo bene… ora il suo viso era molto più magro di come lo ricordava, e un’ombra di barba gli copriva il mento. I capelli scuri erano più corti rispetto alla moda del tempo, ma Roberto aveva sempre trovato più comodo portarli così. L’unica cosa che non era cambiata in lui era l’espressione allegra dei suoi occhi…

 

-Bene, così dovrebbe andare. – disse Roberto, sorridendo ad Isabella. Sorriso che le mozzò il fiato. Fiato che la abbandonò per alcuni istanti quando il ragazzo le si avvicinò ancora di più, posandole una mano sulla schiena e l’altro braccio sotto le ginocchia.

 

Isabella arrossì violentemente e si agitò. –Cosa credi di fare!? – esclamò, cercando di sottrarsi alla presa, ma procurandosi solo una dolorosa fitta alla caviglia.

 

-Non muovetevi! – la ammonì Roberto. – Forza, mettetemi le braccia intorno al collo. Vi porto sul cavallo prima che faccia troppo buoi per poter viaggiare. –

 

Non senza alcune esitazioni, Isabella obbedì e lasciò che Roberto, tenendola fra le braccia, la accomodasse in sella a Fredo e si posizionò dietro di lei.

 

***

 

Diego e il conte erano appena tornati al castello, abbattuti per non essere riuscirti a trovare Isabella. Giudo li accolse, prendendo i cavalli dei due e portandoli ad abbeverarsi.

 

Giuseppe, seguito dal ragazzo, se sedette su una delle spoglie sedie della cucina. Vedendoli, Caterina, con gli occhi rossi dal pianto, prese due tazze e diede ai due del vino per confortarli.

 

-Mia moglie come sta? – chiese l’uomo, dopo un lungo sorso.

 

-Anna le ha dato un infuso di Valeriana per farla calmare… ora sta riposando. – rispose Caterina, sedendosi anch’essa. –Non avete trovato alcuna traccia? –

 

-Purtroppo no…- sussurrò Giuseppe, si voltò guardando la finestra. – Ormai è buoi… spero solo che Isabella sia al riparo…-

 

Diego si guardò intorno. – Nonna… - la donna si voltò verso il nipote - …dov’è Roberto? -  chiese, notando l’assenza dell’amico.

 

–È anche lui uscito per cercare la contessina… non vi siete incontrati? – entrambi scossero la testa. Caterina sgranò gli occhi. –Oh cielo! – si porto le mani alla bocca – Dove può essersi cacciato… -

 

-Non devi preoccuparti nonna… -la tranquillizzò Diego – Roberto conosce bene queste zone. Sono certo che sta bene. – disse, ma una punta di agitazione per l’amico si instaurò in lui.

 

Malgrado fosse vero che Roberto avrebbe potuto attraversare quei boschi ad occhi chiusi, essendoci di mezzo Isabella, Diego temeva che l’amico avrebbe potuto mettere da parte la prudenza pur di salvarla…

 

Il nitrito di un cavallo, e le urla di Guido, richiamarono l’attenzione dei tre in cucina e facendoli correre in cortile. Quello che li attendeva all’esterno fece scoppiare in lacrime Caterina, mentre Diego e il conte corsero verso Roberto e Isabella.

 

-Padre! – esclamò la ragazza, ancora tra le braccia di Roberto, non appena vide il genitore.

 

-Isabella… - l’uomo aveva notato solo ora la fasciatura alla caviglia della figlia, e si rivolse a Diego – Corri in paese e porta qui il medico! – Il ragazzo obbedì immediatamente, sfruttando il cavallo Fredo. –Roberto, porta la contessina nella sua stanza. – gli ordinò, Giuseppe.

 

Il ragazzo annuì e, preceduto da Caterina con in mano un candelabro, entrò e salì le scale.

 

Una volta adagiata la ragazza sul letto, Roberto venne mandato a chiamare la madre Anna, mentre Caterina iniziò a spogliare la ragazza. Giuseppe aspettò nel corridoio il ritorno di Diego con il medico.

 

***

 

-Molto bene contessina Miroglio. – disse il dottor Ghione – La ferita alla testa è solo superficiale, mentre per far sì che la caviglia guarisca al meglio, vi consiglio di tenerla a riposo per almeno due settimane. - richiuse la borsa in pelle nera – Ora riposate. Tornerò tra qualche giorno. –

 

-Vi ringrazio… - salutò Isabella, sentendo le palpebre sempre più pesanti e cadendo in un sonno profondo, stanca a causa delle vicissitudini della giornata.

 

Il medico uscì dalla stanza, lasciando la ragazza alle cure di Anna e Caterina. Seduto su una delle poltrone del corridoio vi era Giuseppe che, non appena vide l’uomo, si alzò e lo condusse nel suo studio.

 

-Vi ringrazio Ghione per esservi precipitato qui. – disse il conte, estraendo alcune monete e porgendole al medico, che però rifiutò.

 

-Non posso accettare signor conte. Non ho fatto poi molto. Dovreste ringraziare chi ha fatto quella steccatura a vostra figlia. –

 

Il conte, però, insistette. –Accettatelo Ghione. Il lavoro va ricompensato. –

 

-A questo punto sono io che ringrazio voi signor conte. – disse, facendo un inchino – si assicuri che la contessina riposi la gamba per almeno due settimane, questo è necessario. Non posso escludere che vi sia una piccola frattura al calcagno. –

 

Poco dopo il dottor Ghione lasciò il palazzo, e Giuseppe chiese a Roberto di raggiungerlo nello studio.

 

-V…volevate vedermi signor conte? – gli chiese, inchinandosi.

 

L’uomo era poggiato alla scrivania. – Prego Roberto, siediti. – gli disse, indicandogli una delle due poltrone, poste accanto ad un tavolo in mogano. Roberto obbedì, seguito da Giuseppe stesso, offrendo un bicchiere di liquore al giovane. –Forza, bevi un goccio. Senza dubbio ti sarai preso anche tu un bello spavento oggi. –

 

-Già…- rispose Roberto, prendendo il bicchiere e bevendo in un sorso il contenuto.

 

-Caterina mi ha detto che sei partito alla ricerca di Isabella non appena hai saputo della sua scomparsa… - bevve un sorso. – Questa è già la seconda volta che riporti a casa mia figlia sana e salva. Credo tu sia il suo angelo custode. – disse, sorridendo guardando verso Roberto. – Non so proprio come ringraziarti. –

 

-N…non dovete ringraziarmi signor conte… è un dovere di ogni servo proteggere il proprio padrone. – disse Roberto.

 

Giuseppe annuì. – Questo, però, non vuol dire che non meriti alcuna ricompensa. Potrai chiedere ciò che vuoi. –

 

-Al momento non c’è nulla di cui abbia bisogno signore… ma le ringrazio molto per la generosa offerta. –

 

Il conte sorrise. – Bene, ma se mai avessi bisogno di qualcosa, non esitare a chiederlo e farò del mio meglio per accontentarti. – il ragazzo annuì, alzandosi e, capendo che la conversazione era terminata, fece un inchino per congedarsi. – Un momento Roberto… domani tu e Diego dovreste andare dagli invitati al ballo e comunicare loro che è stato annullato. –

 

-Sarà fatto signore. – obbedì, inchinandosi nuovamente.

 

-Bene. Puoi andare. –

 

Roberto si avviò verso la sua stanza, improvvisamente investito dalla stanchezza dell’intera giornata. Trascinandosi a letto, il ragazzo non poté fare a meno di ripensare alla splendida sensazione che aveva provato nel tenere Isabella fra le braccia.

 

 

N.d.A.: Buona sera a tutte/i, nel caso in cui ci fossero dei ragazzi alla lettura! ;-) La nostra Isabella è stata salvata dal prode cavalier Roberto, guadagnandosi, però, un piccolo infortunio…

Spero che la storia vi piaccia fin ora, fatemi sapere il vostro parere! ^^

Un bacione!

 

 

 

 

 

 

   
 
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