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Isabella
era seduta in giardino con la schiena poggiata al tronco di un albero e la
caviglia destra sopra un morbido cuscino. La slogatura le faceva ancora molto
male, ma nulla rispetto a pochi giorni prima…sospirando posò in grembo il libro
che stava leggendo. Se solo avesse fatto più attenzione, nulla di tutto quello
sarebbe accaduto.
Malgrado
fossero anni che non andava a cavallo, la passeggiata con Fiamma stava
procedendo nel migliore dei modi. La cavalla sembrava aver riconosciuto la
padrona, e di questo Isabella ne era felice. Forse solo con quell’animale era
libera di comportarsi come preferiva, senza preoccuparsi delle convenzioni
sociali.
La
ragazza decise di inoltrarsi un poco nel boschetto, il Sole era ancora
abbastanza alto in cielo, e se avesse fatto in fretta, non sarebbe stata colta
dal buio.
Un
fruscio sospetto attirò l’attenzione di Isabella. Tutto accadde nel giro di
pochi secondi: un serpente uscì dalla boscaglia e, passando fra gli zoccoli di
Fiamma, la fece imbizzarrire. La contessina cercò, invano, di calmarla, ma
cadde a terra battendo la testa e perdendo conoscenza.
Isabella
restò priva di conoscenza per un tempo indefinito prima di riaprire gli occhi.
Ignorando il dolore alla testa, cercò di mettersi in piedi, ma una fitta proveniente
dalla caviglia destra la fece desistere. Doveva essersela storta durante la
caduta, pensò.
Il
silenzio del bosco venne interrotto dal rumore di zoccoli in avvicinamento.
Isabella, terrorizzata, tentò di trascinarsi fra i cespugli, fallendo. La ragazza
chiuse gli occhi e aspettò…
***
Roberto
ci mise poco tempo a giungere al bosco. Sperava con tutto il cuore che Isabella
si trovasse lì, oppure che Diego e il conte avessero avuto più fortuna di lui.
-Dai
Fredo…-spronò il cavallo – Andiamo. –
Non
dovette fare molta strada, prima di vedere la ragazza distesa a terra con gli
occhi chiusi. Con il cuore in gola, Roberto smontò da cavallo e corse verso di
lei, augurandosi che non fosse morta.
-I…Isabella…
- sussurrò il ragazzo, scuotendole leggermente la spalla.
-R…Roberto…-
la ragazza, riconoscendo la voce, spalancò gli occhi e, piangendo, gli gettò le
braccia al collo.
Il
ragazzo, in un primo momento, rimase sorpreso del gesto di Isabella, ma poi non
poté trattenere un sorriso.
-Sembra
che non abbiate perso l’abitudine di perdervi fra la vegetazione in questi
anni…- la canzonò Roberto, riportando alla mente l’episodio accaduto anni prima
e aspettandosi una sorta di reazione da parte della ragazza che, però, non
arrivò.
-Vi
siete ferita? Riuscite ad alzarvi? – le chiese Roberto, tornando serio.
Isabella
scosse la testa. – Credo di essermi storta la caviglia…-
–Quale? –
-La
destra…-
Il
ragazzo annuì e, un po’ imbarazzato, parlò tenendo lo sguardo basso. – Ehm…
dovrei togliervi lo stivale e la calza… -
Isabella
arrossì violentemente, e fu grata alla penombra in cui si trovavano, ma
acconsentì.
Roberto,
cercando di procurarle meno dolore possibile, sfilò lo stivale e la calza di
lana leggera dalla caviglia della ragazza, non potendo evitare di vedere la
candida pelle del polpaccio. –Bene… - sospirò – Ora bisogna solo trovare
qualcosa con cui poterla steccare… - si guardò intorno in cerca di due rami
abbastanza robusti da poter servire lo scopo. – Torno subito contessina… - si
alzò allontanandosi un poco alla ricerca del materiale.
L’assenza
del ragazzo durò pochi minuti, ma che a Isabella sembrarono un’eternità. –
Ecco… ora dovrete stringere i denti. Sentirete un po’ male… - le disse,
strappando una manica della camicia che indossava e riprendendo la calza della
ragazza, la quale annuì.
Roberto
sistemo i due pezzi di legno ai lati della caviglia di Isabella e, cercando di
essere il più delicato possibile, li bloccò utilizzando la calza e la manica.
Isabella,
nel tentativo di ignorare il dolore, si concentrò sul volto concentrato del
ragazzo. Da che era tornata non aveva ancora avuto il coraggio di guardarlo
bene… ora il suo viso era molto più magro di come lo ricordava, e un’ombra di
barba gli copriva il mento. I capelli scuri erano più corti rispetto alla moda
del tempo, ma Roberto aveva sempre trovato più comodo portarli così. L’unica
cosa che non era cambiata in lui era l’espressione allegra dei suoi occhi…
-Bene,
così dovrebbe andare. – disse Roberto, sorridendo ad Isabella. Sorriso che le
mozzò il fiato. Fiato che la abbandonò per alcuni istanti quando il ragazzo le
si avvicinò ancora di più, posandole una mano sulla schiena e l’altro braccio
sotto le ginocchia.
Isabella
arrossì violentemente e si agitò. –Cosa credi di fare!? – esclamò, cercando di
sottrarsi alla presa, ma procurandosi solo una dolorosa fitta alla caviglia.
-Non
muovetevi! – la ammonì Roberto. – Forza, mettetemi le braccia intorno al collo.
Vi porto sul cavallo prima che faccia troppo buoi per poter viaggiare. –
Non
senza alcune esitazioni, Isabella obbedì e lasciò che Roberto, tenendola fra le
braccia, la accomodasse in sella a Fredo e si
posizionò dietro di lei.
***
Diego
e il conte erano appena tornati al castello, abbattuti per non essere riuscirti
a trovare Isabella. Giudo li accolse, prendendo i cavalli dei due e portandoli
ad abbeverarsi.
Giuseppe,
seguito dal ragazzo, se sedette su una delle spoglie sedie della cucina.
Vedendoli, Caterina, con gli occhi rossi dal pianto, prese due tazze e diede ai
due del vino per confortarli.
-Mia
moglie come sta? – chiese l’uomo, dopo un lungo sorso.
-Anna
le ha dato un infuso di Valeriana per farla calmare… ora sta riposando. –
rispose Caterina, sedendosi anch’essa. –Non avete trovato alcuna traccia? –
-Purtroppo
no…- sussurrò Giuseppe, si voltò guardando la finestra. – Ormai è buoi… spero
solo che Isabella sia al riparo…-
Diego
si guardò intorno. – Nonna… - la donna si voltò verso il nipote - …dov’è
Roberto? - chiese, notando l’assenza
dell’amico.
–È
anche lui uscito per cercare la contessina… non vi siete incontrati? – entrambi
scossero la testa. Caterina sgranò gli occhi. –Oh cielo! – si porto le mani
alla bocca – Dove può essersi cacciato… -
-Non
devi preoccuparti nonna… -la tranquillizzò Diego – Roberto conosce bene queste
zone. Sono certo che sta bene. – disse, ma una punta di agitazione per l’amico
si instaurò in lui.
Malgrado
fosse vero che Roberto avrebbe potuto attraversare quei boschi ad occhi chiusi,
essendoci di mezzo Isabella, Diego temeva che l’amico avrebbe potuto mettere da
parte la prudenza pur di salvarla…
Il
nitrito di un cavallo, e le urla di Guido, richiamarono l’attenzione dei tre in
cucina e facendoli correre in cortile. Quello che li attendeva all’esterno fece
scoppiare in lacrime Caterina, mentre Diego e il conte corsero verso Roberto e
Isabella.
-Padre!
– esclamò la ragazza, ancora tra le braccia di Roberto, non appena vide il
genitore.
-Isabella…
- l’uomo aveva notato solo ora la fasciatura alla caviglia della figlia, e si
rivolse a Diego – Corri in paese e porta qui il medico! – Il ragazzo obbedì
immediatamente, sfruttando il cavallo Fredo. –Roberto,
porta la contessina nella sua stanza. – gli ordinò, Giuseppe.
Il
ragazzo annuì e, preceduto da Caterina con in mano un candelabro, entrò e salì
le scale.
Una
volta adagiata la ragazza sul letto, Roberto venne mandato a chiamare la madre
Anna, mentre Caterina iniziò a spogliare la ragazza. Giuseppe aspettò nel
corridoio il ritorno di Diego con il medico.
***
-Molto
bene contessina Miroglio. – disse il dottor Ghione –
La ferita alla testa è solo superficiale, mentre per far sì che la caviglia
guarisca al meglio, vi consiglio di tenerla a riposo per almeno due settimane.
- richiuse la borsa in pelle nera – Ora riposate. Tornerò tra qualche giorno. –
-Vi
ringrazio… - salutò Isabella, sentendo le palpebre sempre più pesanti e cadendo
in un sonno profondo, stanca a causa delle vicissitudini della giornata.
Il
medico uscì dalla stanza, lasciando la ragazza alle cure di Anna e Caterina.
Seduto su una delle poltrone del corridoio vi era Giuseppe che, non appena vide
l’uomo, si alzò e lo condusse nel suo studio.
-Vi
ringrazio Ghione per esservi precipitato qui. – disse
il conte, estraendo alcune monete e porgendole al medico, che però rifiutò.
-Non
posso accettare signor conte. Non ho fatto poi molto. Dovreste ringraziare chi
ha fatto quella steccatura a vostra figlia. –
Il
conte, però, insistette. –Accettatelo Ghione. Il
lavoro va ricompensato. –
-A
questo punto sono io che ringrazio voi signor conte. – disse, facendo un
inchino – si assicuri che la contessina riposi la gamba per almeno due
settimane, questo è necessario. Non posso escludere che vi sia una piccola
frattura al calcagno. –
Poco
dopo il dottor Ghione lasciò il palazzo, e Giuseppe
chiese a Roberto di raggiungerlo nello studio.
-V…volevate
vedermi signor conte? – gli chiese, inchinandosi.
L’uomo
era poggiato alla scrivania. – Prego Roberto, siediti. – gli disse,
indicandogli una delle due poltrone, poste accanto ad un tavolo in mogano.
Roberto obbedì, seguito da Giuseppe stesso, offrendo un bicchiere di liquore al
giovane. –Forza, bevi un goccio. Senza dubbio ti sarai preso anche tu un bello
spavento oggi. –
-Già…-
rispose Roberto, prendendo il bicchiere e bevendo in un sorso il contenuto.
-Caterina
mi ha detto che sei partito alla ricerca di Isabella non appena hai saputo
della sua scomparsa… - bevve un sorso. – Questa è già la seconda volta che
riporti a casa mia figlia sana e salva. Credo tu sia il suo angelo custode. – disse,
sorridendo guardando verso Roberto. – Non so proprio come ringraziarti. –
-N…non
dovete ringraziarmi signor conte… è un dovere di ogni servo proteggere il
proprio padrone. – disse Roberto.
Giuseppe
annuì. – Questo, però, non vuol dire che non meriti alcuna ricompensa. Potrai
chiedere ciò che vuoi. –
-Al
momento non c’è nulla di cui abbia bisogno signore… ma le ringrazio molto per
la generosa offerta. –
Il
conte sorrise. – Bene, ma se mai avessi bisogno di qualcosa, non esitare a
chiederlo e farò del mio meglio per accontentarti. – il ragazzo annuì,
alzandosi e, capendo che la conversazione era terminata, fece un inchino per
congedarsi. – Un momento Roberto… domani tu e Diego dovreste andare dagli
invitati al ballo e comunicare loro che è stato annullato. –
-Sarà
fatto signore. – obbedì, inchinandosi nuovamente.
-Bene.
Puoi andare. –
Roberto
si avviò verso la sua stanza, improvvisamente investito dalla stanchezza
dell’intera giornata. Trascinandosi a letto, il ragazzo non poté fare a meno di
ripensare alla splendida sensazione che aveva provato nel tenere Isabella fra
le braccia.
N.d.A.: Buona sera a
tutte/i, nel caso in cui ci fossero dei ragazzi alla lettura! ;-) La nostra
Isabella è stata salvata dal prode cavalier Roberto, guadagnandosi, però, un
piccolo infortunio…
Spero che la storia vi
piaccia fin ora, fatemi sapere il vostro parere! ^^
Un bacione!