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Autore: Worth_thewhile    23/02/2016    3 recensioni
La meravigliosa Roma è la quinta di scena di questa storia.
Louis Tomlinson e Harry Styles fanno parte delle due squadre opposte per eccellenza della capitale che da quasi cento anni si contendono la predominanza cittadina: SS. Lazio e A.S. Roma
Ma non si tratta solo di calcio.
Non si tratta solo di orgoglio e onore.
Non si tratta solo di tifo.
La vera partita che dovranno giocare si svolgerà al di fuori del campo di gioco.
"Non era un giorno come gli altri. Soprattutto non era una partita come le altre perché ci sarebbe stato lui."
-Tratto dal primo capitolo
"Roma è una meraviglia, ma tu lo sei un po' di più"
-Tratto dal secondo capitolo
Football!Au
Larry!AU
Accenni Ziam!AU
Accenni Niall/NewCharacter!AU
Genere: Angst, Introspettivo, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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La terza luce di quel tunnel continuava a sfarfallare e a creare un ronzio quasi rilassante e consolatorio.
Non era ancora stata aggiustata.

Passi e voci si succedevano in quel corridoio in una cacofonia famigliare, quasi confortante, che si ripeteva ogni domenica.
Ma quella terza luce la vedevo sfarfallare solamente una volta ogni due settimane. E quella giornata non era come le altre.
Se ne parlava da settimane ed era da sempre considerato da migliaia di persone, di qualunque età, l'evento dell'anno.

Uno dei due.

Ero teso. Irrimediabilmente teso.
E concentrato.

Dietro di me alcuni miei compagni si facevano il segno della croce, i più spavaldi azzardavano qualche battuta o semplicemente, la maggior parte, se ne restava in silenzio esattamente come stavo facendo io, simulando una tranquillità inesistente. Era tutta apparenza e il bambino che tenevo per mano doveva averlo capito, visto che era stato buono e in silenzio per tutto il tempo.

Non era un giorno come gli altri. Soprattutto non era una partita come le altre perché ci sarebbe stato lui.

Sentivo il rumore dei tacchetti sul cemento e quando mi girai verso l'entrata, dagli spogliatoi, vidi arrivare i nostri avversari, i nostri “cugini”. E davanti a tutti eccolo là, con la fascetta da capitano.

L'ultimo acquisto che aveva portato in tre partite nove punti, colui che era ritornato alla Lazio dopo la bellezza di quasi sette anni, dopo aver giocato in squadre di grande livello, proprio come il Bayern Monaco, dove era rimasto per quasi tre anni.
E poi inspiegabilmente era tornato a Roma. Era tornato a casa.

Mi vide e scostò subito, come scottato, lo sguardo sul bambino che teneva per mano sorridendogli dolcemente.
E quel sorriso, proprio quello, mi riportò indietro di almeno dieci anni.

----

10 anni prima.

Lo conoscevo da tutta una vita, almeno di nome, e avevo giocato contro di lui in molte occasioni. Conoscevo le sue doti da 'regista', molto simili a quelle di Baggio, e sapevo quanto fosse indispensabile all'interno della squadra per la sua attitudine naturale a tenere unito il gruppo. Ma mi ero realmente accorto di lui quando avevo più o meno tredici anni e lui quattordici, quando entrambi giocavamo ancora tra i “Giovanissimi”.
Lo avevo visto sorridere poco prima dell'inizio della partita e sentire la sua risata aveva totalmente e irrimediabilmente mandato il mio cervello in tilt. Non sapevo cosa lo avesse scaturito o chi ne fosse stato la causa ma sapevo di esserne geloso. Volevo che sorridesse così anche a me. Solo a me.
All'epoca non capii cosa significasse, solamente crescendo lo feci.

Da quel momento erano passate innumerevoli partite e stagioni, ed ora a quindici e sedici anni ci ritrovavamo a giocare una delle partite più importanti del campionato degli ”Allievi”. * [Le categorie giovanili possono essere suddivise in primi calci, pulcini, esordienti, giovanissimi, allievi, juniores e primavera. La categoria "giovanissimi" è riservata ai ragazzi con età compresa tra i dodici ed i quattordici anni. La categoria "allievi" è riservata ai ragazzi tra i quattordici e i sedici anni di età.]

SS. Lazio -AS. Roma.

Il derby. L'ultimo di quella stagione. Ovviamente non quello di serie A, ma sempre un derby era e chi è di Roma sa cosa vuol dire. E come in ogni storia d'amore che si rispetti, i protagonisti si trovano in fazioni opposte.
I Romeo e Giulietta del calcio giovanile, da sempre infatti io giocavo per la società romanista e lui per la società laziale.
Nella mia testa immaginavo scenari degni di Titanic o di Moulin Rouge, ovviamente facendo a meno dei finali, senza tenere conto di innumerevoli cose tra le quali la possibilità che lui nemmeno sapesse della mia esistenza.

C'era molta gente quel giorno al campo di Formello: parenti, amici, tifosi, curiosi,  forse anche qualche giornalista, tutti pronti sugli spalti a sostenere l'una o l'altra squadra, che per tutta la stagione non avevano fatto altro che alternarsi al primo posto della classifica.
In quel momento la Lazio aveva due punti di vantaggio sulla Roma e quella partita sarebbe potuta essere in qualche modo decisiva visto che il campionato era in dirittura di arrivo.

Lui era ovviamente il capitano, io ovviamente no. Ma poco male. In ogni caso quella fascetta al braccio gli donava davvero molto.

Ero così perso nei miei pensieri che quasi non mi accorsi del fischio di inizio, ma non passò molto tempo, forse una decina di minuti, prima che quella partita e quel giorno diventassero uno dei peggiori della mia vita, nonostante la mia squadra era riuscita a vincere e a portare i tre punti a casa.

Mi ero fatto prendere dalla foga di intervenire, ma lui era così veloce, così inafferrabile. Io invece ero così inesperto e senza nemmeno pensare avevo agito, ed ero entrato in malo modo sulla sua caviglia. Tutte le persone presenti erano rimaste con il fiato sospeso. Tentai di scusarmi ma lui girò la testa dall'altra parte e mi sembrò di sentirgli sussurrare un vaffanculo.
In quel momento capii.

Non mi avrebbe mai sorriso.
Mai.

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Dopo-Derby

Il discorso del nostro allenatore era stato molto illuminante e ci aveva fatto capire quanto fosse fiero di noi e del tipo di gioco che eravamo riusciti a creare, nonostante il risultato non ci avesse del tutto premiati, ma insomma, un pareggio con la squadra che aveva sempre vinto nelle ultime tre partite era più che accettabile.

<< Bel lavoro >> mi disse uno dei mie compagni mentre eravamo nello spogliatoio, dandomi una pacca sulla spalla, e poi aggiunse prima di andarsene, << Ancora non riesco a credere a quello che hai fatto >>.
Allora tra una risata e l'altra un altro disse << Non hai mai giocato con quella foga.. ammettilo ti sei dopato >>.
Scossi le spalle mentre cercavo di asciugare i miei capelli indomabili.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto tagliarli, ma quel momento era ancora lontano.
Avevo solamente un asciugamano a coprirmi, e in una mano il phon, quando il nuovo arrivato, un centrocampista di appena vent'anni, un po' troppo spavaldo, asserì << Non riuscivano a starti dietro... Nemmeno il loro capitano... Come si chiama? Va beh in ogni caso non veniva dal Bayern? Non doveva essere un fuoriclasse? Forse non si è ripreso dopo che il nostro capitano si è alzato la maglia per esultare… In effetti ha la faccia da frocio non pensat- >>
<< Beh allora se dovessimo ragionare così, tu hai la faccia da coglione quindi.. >> fu la risposta lapidaria, che scatenò diverse risate, di Zayn Malik, nuovo acquisto della Roma, venuto direttamente dalla SS. Lazio. Era un ragazzo dai tratti perfetti e dal fisico scolpito, di norma taciturno, ma che in quel momento aveva tirato fuori gli artigli per difendere un ex compagno, il suo ex migliore amico.
<< Zayn torna a stare in silenzio, nessuno è interessato alle tue stronzate.. e comunque sappiamo tutti che ti sei fatto quel culo >>
<< Tu non sai un cazz- >>
E allora intervenni << Smettetela di litigare per queste stronzate, fate i fottuti adulti. Grazie. >> e poi continuai << E tu ragazzino modera il linguaggio altrimenti la prossima volta potrebbe finire male >>. Lo dissi guardandolo nella maniera più truce di sempre e lui senza degnarmi nemmeno di uno sguardo andò via dallo spogliatoio sbattendo la porta dietro di sé. Zayn mi ringraziò tacitamente.

Da quel momento tutti ripresero a prepararsi in un silenzio quasi surreale, finché non rimasi da solo nello spogliatoio, come ero solito fare dopo ogni partita importante, seduto su una delle panche, ancora con i capelli mezzi umidi a pensare a ciò che era successo in campo. Ci avevo davvero messo tutto me stesso, forse per dimostrare che non ero più il ragazzino inesperto di dieci anni prima, forse per riprendermi una sorta di rivincita.
Pensavo a questo, quando la porta cigolante dello spogliatoio si aprì e davanti a me apparve la persona che stava affollando i miei pensieri ormai da anni, vestita con la sua tuta celeste e blu e con lo scudetto della Lazio ricamato proprio all'altezza del cuore.
Mi ritrovai davanti l'ultima persona al mondo che mi sarei mai immaginato.

Lui era lì davanti a me e mi stava parlando.
Parlando.

Oh cazzo.

<< Scusa? >>
<< Ma sei sordo? Ti stavo facendo i complimenti per la bella partita disputata, peccato che nel tuo intento di fare goal, che solo per la cronaca ti è riuscito perfettamente... Esterno destro da vero fuoriclasse...>> scosse la testa e continuò <>
<< Scusa cosa? >>
<< No allora tu hai qualche problem- >>
<< Intendevo… Tu ricordi? >>
Fece una pausa e continuò a scrutarmi quasi cercasse di leggermi nel pensiero.
<< Come non potrei ricordare il ragazzino che mi ha quasi rovinato la carriera dieci anni fa? >>
<< Gesù come sei melodrammatico, era una cazzo di distorsione e nemmeno lo avevo fatto di proposito.. Sei stato fuori a malapena tre settimane >>
<< Erano quattro settimane e cinque giorni... E comunque ovvio che non lo avevi fatto a posta, questo perché gli occhi li avevi nel culo... Non che oggi sia cambiato qualcosa da quanto ho notato.. >>
Mi alzai in piedi.
<< Ma cosa dici!! Sei tu che sei venuto addosso a me, io avevo la palla.. Ma che- >>
<< Cristo copriti >>
<< Oh mio dio ma sei tu che sei venuto da me! Nel mio spogliatoio! Cosa praticamente vietata ma a quanto pare il vip qui davanti fa sempre come vuole... Non so come eri abituato al Bayern, ma qui di solito le regol- >>
<< Pure logorroico e rompipalle.. >>
<< Non sono né logor- >>  feci un lungo sospiro. << Senti, io devo finirmi di preparare perché sono stanco morto e non ho proprio voglia di discutere con te. Quindi dimmi cosa vuoi e sbrigati ad andartene >>
<< Prima puoi coprirti?! I tuoi tatuaggi mi stann- >>
<< Dimmi. Cosa. Vuoi. >>

Una cosa che notai subito fu il nervosismo palpabile che lo pervadeva da capo a piedi.
Continuava a guardare un punto indefinito dietro di me come se fosse la cosa più interessante al mondo e a toccarsi i capelli scombinandoli tutti. Quanto avrei voluto infilare le dita tra que-
No. In quel momento avrei voluto tanto picchiarlo, perché quei dieci anni di frustrazione continua si facevano sentire e lui era davanti a me in quel momento e non sapevo dove volesse andare a parare visto che non ci eravamo mai parlati prima d'ora. A stento credevo al fatto che si ricordasse di me, anche se per un motivo non troppo nobile.

<< Io... io... Io sono qui perché... Io.. >>

Pensai che soffrisse di manie di persecuzione, che fosse venuto per umiliarmi, per riprendersi dopo anni una sorta di piccola rivincita, che non avesse neanche lui idea di cosa volesse.
Certo era che non sarei rimasto lì ad assecondarlo.

<< Okay fai come vuoi. Quella è la port- >>

Nemmeno il tempo di girarmi dall'altra parte, che sentii le mie spalle sbattere addosso alle mattonelle fredde della parete dietro di me e le sue labbra premere sulle mie con insistenza, mentre mi bloccava le mani sopra la testa.

Ero in balia di quello che stava accadendo.
Ero in balia di lui, delle sue labbra, del suo odore.
Non esisteva più nulla.
Non ero nemmeno certo della mia esistenza in quel momento.
Sentivo solo un fuoco ardere dentro di me.

Sapevo sarebbe stata una serata particolare, ma mai avrei immaginato così tanto.

 

 

Note: Buonasera!
Ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui a leggere e spero davvero che la storia vi abbia suscitato almeno curiosità.
In questo primo capitolo come è evidente non è chiaro chi sia chi (oppure lo avete capito? Scrivete nei commenti se avete qualche idea)..
In ogni caso già dal prossimo capitolo avrete una idea generale di ciò che è davvero successo.
Maledico o ringrazio (non so) Sam per avermi dato l'idea di scrivere questa storia.
I hate ya, sweety.
Ancora grazie a tutti e alla prossima!

Ps: se volete condividere o commentare la ff usate l'hashtag #GITN

 

 

   
 
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