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Autore: kate98    23/02/2016    0 recensioni
Kathlyn andrà a vivere con la famiglia Anderson in un quartiere malfamato.
Jenna, la sua migliore amica, è preoccupata per lei, come farà a trovarsi degli amici quando tutti lì sono conosciuti come dei delinquenti?
Non appena arriva, Kath incontra Nathan, un ragazzo affascinante ma anche abbastanza stronzo.
Il modo di comportarsi di Nathan confonde Kath che sente di odiarlo ma ne è anche un po' attratta.
Ma non può lasciarsi incantare da lui, potrebbe essere pericoloso.
Riuscirà Kath a resistere alla tentazione e al fascino del ragazzo?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nightmere


La mattina seguente mi svegliai di malumore.
Avevo avuto un incubo che però non riuscivo a decifrare bene.
Ricordavo solo che faceva freddo, io stavo tremando e tanti occhi erano puntati su di me e si sentivano delle risate. Io mi guardavo intorno cercando di capire da chi venissero ma non riuscivo a vedere nessuno, continuavo a tremare e a cercare di riscaldarmi con le mani quando, ad un certo punto, mi rendevo conto di essere nuda e sentivo come se gli sguardi mi ardessero la pelle e le risate mi facessero male alle orecchie per quanto erano forti.
Mi ero svegliata di soprassalto, erano le 5 di mattina.
Scesi dal letto, ormai non sarei più riuscita ad addormentarmi.
Nonostante nel sogno avessi freddo, ero tutta sudata.
Non sopportavo quella sensazione perciò andai a fare una doccia, per fortuna il bagno era lontano dalle camere, non avrei fatto tanto rumore.
Dopo la doccia indossai una tuta, mi sentivo già un po' meglio.
Però avevo bisogno di prendere un po' d'aria.
Erano quasi le cinque e mezza e fuori iniziava ad esserci già un po' di luce.
Decisi che non sarebbe stato pericoloso uscire a quell'ora, probabilmente tutta la città stava dormendo.
Così presi la giacca, la chiave che mi aveva dato Amelie e il mio mp3 e uscii.
Non sapevo bene dove andare, non conoscevo il posto, non volevo perdermi perciò percorsi delle vie lineari, ero alla ricerca di un parco o un posto in cui potermi rilassare.
Camminai ancora per un po' e finalmente trovai un parco, non era nelle migliori delle condizioni, c'era un'altalena rotta e le panchine avevano tutte delle scritte sopra. 
Mi avvicinai all'altra altalena, quella che sembrava essere ancora integra, la tirai un po', per vedere se reggeva e mi ci sedetti iniziando a dondolarmi leggermente.
Alzai il volume della musica e chiusi gli occhi, continuando a dondolarmi.
Mi sentivo in pace, con l'aria fresca che mi punzecchiava leggermente il viso.
Senza quasi rendermene conto iniziai a canticchiare la canzone che stavo ascoltando.
Mi sentivo così in pace con tutto in quel momento.
Lanciai un grido di terrore quando sentii una mano appoggiarsi sulle mie spalle, mi alzai di scatto e mi strappai dalle orecchie le cuffie girandomi con il panico negli occhi.
Due occhi color ghiaccio mi guardavano fissi, era Nathan. Sembrava piuttosto arrabbiato.
«Pensavo di averti detto che è pericoloso uscire da sola in questo quartiere? Non mi hai forse sentito?» mi arrivò odore di alcool e notai che dondolava leggermente.
«Beh si ma pensavo che a quest'ora del mattino non ci fosse pericolo.» cercai di dire in tono calmo, la verità è che avevo sempre avuto un po' paura delle persone ubriache.
Non sapevo mai cosa aspettarmi da loro e soprattutto non sapevo cosa aspettarmi da Nathan, non lo conoscevo per nulla.
«Beh, eppure hai incontrato me, quindi di pericolo ce n'è. Certo ti sarebbe potuta andare anche peggio. Sei una ragazza fortuna, ma non esagerare a testare la tua fortuna. Dai vieni, ti accompagno a casa.»
Si incamminò e non potei fare altro che seguirlo, non volevo che si innervosisse.
Camminava più lentamente questa volta perciò riuscii a stare al suo passo.
Ogni tanto si girava a guardarmi. Io tenevo il volto fisso in avanti, non sapevo cosa dire.
Un po' avevo paura, ero da sola con lui e le strade erano deserte. Strade che io non conoscevo mentre lui probabilmente sapeva ad occhi chiusi. Avrebbe potuto mettermi la mano alla bocca e trascinarmi da qualche parte se solo avesse voluto.
Pero gli Anderson si fidavano di lui, no? Potevo fidarmi pure io?
No, certo che no. Non bisogna mai fidarsi delle persone, figuriamoci di coloro che vivono qui. Figuriamoci se mi posso fidare di questo ragazzo dagli occhi color ghiaccio che si comporta sempre in modo così strano, insomma ieri aveva detto che con me aveva appena iniziato e poi mi aveva consigliato di non dare peso ai suoi amici. Cosa significava ciò? 
Forse cercava solo di confondermi, e ci riusciva bene.
Giunsi alla conclusione che non dovevo fidarmi e che forse non sarei più dovuta uscire a meno che non fosse strettamente necessario.
Arrivammo davanti al palazzo. Mi voltai a guardarlo.
«Grazie per avermi accompagnata, sei stato molto gentile.» 
Mi guardò dritto negli occhi, quegli occhi color ghiaccio sembravano volermi entrare dentro.
Spostai lo sguardo, era troppo intenso da poter reggere.
Feci per entrare nel palazzo quando lo sentii schiarirsi la gola.
«Devi fare attenzione Kath, potresti farti male.»
«Sto bene.» dissi, senza aver bene capito a cosa si riferisse.
E corsi in casa, al sicuro.
Lontano da quegli occhi color ghiaccio.
  
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