RIFLESSI
“Lys”
Profumo
di menta. Profumo di fiori. Caldo.
Erano
le uniche cose che Lisa percepiva.
E
il battito di un cuore vicino al suo.
“Sei
qui. Ti ho presa.” disse quel cuore. Disse la voce di
cioccolato che le
ricordava Natale.
E
Lisa sciolse l’abbraccio, perché voleva vedere
quel viso che per tanto era
stato solo un riflesso.
Occhi
scuri su un viso di luna.
Il
suo Jay, bello come sempre. Bello più di prima.
Un’altra
sensazione si stava facendo largo in Lisa. Felicità. Calda,
dolce e brillante
felicità.
Ma
si sa, la felicità non è
destinata a durare.
“Finalmente.
Pensavo non ci saresti riuscito Jay.” disse una voce che a
Lisa suonò
familiare. Fin troppo familiare.
E
poi la vide.
Stava
ferma, alle spalle di Jay, e la guardava. La guardava con
l’aria di chi ha
appena vinto la più grande delle battaglie.
Il
riflesso di se stessa.
Una
se stessa dai capelli neri e dall’atteggiamento sicuro.
“Ciao,
Lys.” disse Jay andando al suo fianco.
“Ce
ne hai messo di tempo, ma finalmente l’hai portata
qui.”
“Ho
avuto i miei motivi.”
“Non
mi interessano i tuoi motivi ora posso lasciare questo
posto.” disse Lys.
Un
sorriso e parole sussurrate all’orecchio.
“Mi
dispiace. Mi dispiace per te. Davvero. Anche se so che non mi crederai.
Ma
lasciare questo posto è l’unica cosa che ho sempre
desiderato. Scambiare la mia
vita con la tua.”
Parole
sussurrate all’orecchio di Lisa. Un salto nello specchio e
lei vide la sua vita
sparire, rubata da qualcuno che avrebbe dovuto essere solo un riflesso.
Ma
il riflesso ora era lei.
Che
crudeltà la vita, a volte.
“Che
significa?”
“Solo
che d’ora in poi tu devi stare qui.”
“Avevi
detto di non conoscerla. Avevi detto di non sapere chi fosse il mio
riflesso.”
un tono accusatorio che si faceva strada.
E
Lisa capì che ancora una volta si era lasciata ingannare. Fa
male. Fa male la
consapevolezza di aver riposto la fiducia nella persona sbagliata.
“Ho
mentito. La conosco. L’ho fatto per lei.”disse la
voce di cioccolato.
“Odiava
questo mondo. L’ha sempre odiato. Voleva vivere la tua vita.
Ma l’unico modo
per farlo era che tu prendessi il suo posto. Dovevi venire da questa
parte e per
farlo dovevi desiderarlo. Io ho fatto questo. Ti ho fatto desiderare di
venire
da questa parte.” spiegò tranquillo. Come si
spiegano le cose ai bambini,
lentamente per farle assimilare.
“Mi
hai mentito tutto il tempo. La conosci. Sapevi come fare per farmi
venire da
questa parte. Tutto quello che hai detto erano bugie”.
Bugie.
Bugie. Nient’altro che bugie e tradimento.
E
ora Lisa finalmente capiva come si era sentito Mattia.
Il
tradimento è un sentimento amaro. Un misto di rabbia e
vergogna.
“Mi
dispiace. Ma lei me l’ha chiesto.” nessun rimorso
in quella voce di cioccolato.
Era
intrappolata. Intrappolata in un mondo che era solo in riflesso del
suo. E come
se le lacrime non fossero mai abbastanza, queste iniziarono a cadere,
copiose,
sulle sue guancie. E lei non vide più nulla.
Non
vide Jay allungare un braccio verso di lei ma fermarsi a
metà perché non era
giusto che a consolarla fosse chi l’aveva fatta piangere.
Non
vide Jay voltarsi e andare via, sparire in un mondo che lui conosceva
ma che
era oscuro a lei.
E
dopo minuti e ore Lisa smise di piangere. Piangere non aveva senso.
Piangere
era inutile, non le avrebbe portato niente di buono.
Si
guardò intorno. Era nella sua camera da letto. Solo un
pallido ricordo della
sua camera. Grigia, spenta, senza traccia di colore.
Dietro
di lei lo specchio. Lo specchio che Lisa avrebbe voluto disintegrare,
fare a
pezzi, distruggere e non vedere mai più.
Era
tutto uguale, come lo aveva lasciato ma al
contrario. Tutto
rovesciato. Tutto spento. Tutto scuro. Tutto senza colore.
Appoggiò
una mano sullo specchio e premette. Premette per tornare
dall’altra parte. Ma
nulla accadde. Perché nulla poteva accadere
finché l’altra lei era lontana.
Lisa
si affacciò alla finestra. E li vide. Vide tutti i riflessi.
Camminavano e parlavano.
Ridevano tra di loro. Diversi l’uno dall’altro,
come diverse sono le persone.
Ma con qualcosa che li accomunava. La mancanza di colore, come se
fossero stati
imbevuti in una sostanza grigia. Un grigio denso e corposo che
avvolgeva tutto.
L’unica
macchia di colore era lei, con il blu dei suoi jeans e il rosso della
felpa.
E
ora Lisa capiva anche il perché del bianco dei capelli di
Jay. Bianco o nero.
Le alternative erano quelle. Non c’erano biondi o castani o
rossi. Bianco per
il biondo. Nero per il castano e per il rosso.
Che
mondo strano.
Che
mondo capovolto.
Jay.
Jay.
Doveva
trovare Jay.
Doveva
trovare quel traditore. Ma il traditore se ne era andato
chissà dove.
E
Lisa si maledisse. Perché la colpa era la sua.
L’istinto le aveva detto di
stare lontana. Di non fidarsi di qualcosa che non conosceva.
Ma
il cuore non era d’accordo.
Al
cuore non importava chi era Jay, da dove veniva o cosa voleva,
finché lui era
lì con lei.
Oh,
stupido cuore.
Oh,
stupido maledettissimo cuore.
E
Lisa si perse in quel mare di riflessi. Cercò e
cercò ma senza risultato.
Finché
qualcuno non trovò lei.
“E
tu da dove vieni?”chiese una voce.
Lisa
alzò lo sguardo e incontrò quello di un ragazzo.
Alto, capelli neri e
sorridente.
“Non
ti ho mai vista?”
“Non
mi sorprende.”
Che
idea stupida avventurarsi per quello strano mondo.
Si
guardò intorno. Era in un parco, seduta su una panchina. Non
riconobbe quel
posto. Chissà come ci era arrivata. Non ricordava neanche
quello.
“Sei
diversa da me. Dal resto di noi.”
E
sentì una mano toccarla.
Si
scostò.
“Ehi
non voglio mica farti niente. Ti sei persa?” chiese ancora la
voce.
“No.”
“Io
credo di si. Perché non vieni con me?”
“No.
Devo andare.”
Ma
una mano la bloccò. Una mano le strinse il braccio. Una mano
le faceva male.
“Rimani
qui con me, invece. Ci siamo appena incontrati.” disse la
voce. Irritata.
“Lasciami.”
Ma
la mano strinse ancora di più.”
“Ehi
Dave!”
Ed
eccolo qui il traditore.
“Jay.
Ciao.” disse quello che Lisa ora sapeva chiamarsi Dave.
La
mano finalmente tornata al suo posto.
“Che
succede qui?”
“Niente.
Stavamo solo facendo amicizia. Vi conoscete?”
“Più
o meno.”
Ah,
che bravo bugiardo Jay.
“Credo
sia ora di andare Lisa. Se vuoi scusarci Dave.”
continuò Jay stringendo un
braccio intorno alle spalle di Lisa e attirandola verso di se.
Un
tentativo di allontanarsi e la presa divenne più forte.
“Vieni
con me.” un velo di minaccia.
Ma
una mano ancora una volta li fermò.
“Dove
credi di andare Jay. Noi stavamo parlando.” disse Dave.
“Appunto
stavate. Ora non più.”ogni forma di educazione
sparita.
Una
lotta di sguardi e la mano li lasciò liberi di andare.
“Evita
di andare in giro.” disse dopo qualche minuto Jay mentre la
riaccompagnava a
casa.
“E
cosa dovrei fare?”
Rabbia.
Rabbia era l’unico sentimento che Lisa riusciva a provare.
Avrebbe tanto voluto
colpire quel bel viso con la cosa più dolorosa su cui
riuscisse a mettere le
mani. Ma Lisa aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di tornare nel suo
mondo.
Doveva. E l’avrebbe fatto. Anche se questo comportava avere a
che fare col
traditore.
“Stai
tranquilla qui. Sei troppo diversa da noi. Gli altri capiranno chi
sei.”
“Come
se la colpa fosse mia.”
Jay
la riportò dentro casa. E chiuse la porta dietro di se.
“Lisa
guardami.”le disse fermandosi davanti a lei.
Lisa
alzò lo sguardo. Uno sguardo d’odio.
“Mi
dispiace, ok? Ma ho dovuto farti tutto questo.”
“Perché?”
“Per
lei.”
E’
ancora una volta Lisa si sentì messa da parte. Ancora una
volta Lisa seppe di
essere stata sacrificata per amore di qualcun altro.
“Vattene.”
E
non ci fu bisogno di dirlo ancora, perché lui se ne
andò.
Senza
voltarsi.
Senza
una parola.
Senza
rimpianto.
E a
Lisa si spezzò il cuore.
Oh,
stupido cuore.
Oh,
stupido maledettissimo cuore.