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Autore: Tefnuth    23/02/2016    2 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Una volta scesi dall’impalcatura i ragazzi e Hellboy trasportarono il corpo del demone gorilla fino al container che era stato portato in volo con un elicottero e, con un po’ di fatica, ce lo misero dentro in attesa dell’autopsia. Risaliti sul proprio camion dell’immondizia attesero il ritorno a casa festeggiando la vittoria, tutti tranne Georg il quale, dopo essersi scusato con i fratelli per la brusca risposta, cadde in un mutismo da cui raramente si destava. Durante il percorso Hellboy iniziò a smanettare con la fascia tubolare, voleva togliersela ma non ci riusciva e così dovette chiedere aiuto ai figli
“Ragazzi aiutatemi a togliere questo arnese per favore” disse il gigante rosso agitando il braccio per aria
“Blue non sarà contento, per niente” replicò Bill ricordando che l’uomo-pesce aveva espressamente vietato loro di togliere la fasciatura
“Ora lui non c’è, e poi il braccio è il mio e se lo tengo ancora perderò il braccio” tagliò corto il demone lamentando l’eccessiva aderenza della benda. I gemelli non poterono far altro che obbedire e togliere la fasciatura tubolare, prima provando a sfilarla e poi strappandola in più pezzi, facendo attenzione a non strappare i punti
“Oh il mio braccio. Grazie ragazzi” ringraziò Hellboy prima di stringere a sé i figli con le poderose braccia, forse un po’ troppo
“Ehi piano, ci dobbiamo lavorare con loro” scherzò Gustav cercando di coinvolgere il fratello ottenendo solo un mezzo sorriso
“Che muso lungo, ti ricordo che hai appena ucciso due fetidi belli grossi” disse il gigante al moro, ma la risposta che ottenne fece capire a lui e agli altri che Georg non era in vena di festa “Festeggerò solo quando saprò che sta succedendo”.
 
“Finalmente siete tornati!!!” esultò Elizabeth appena vide i suoi uomini scendere dal mezzo che li aveva riportati a casa, si vedeva che erano in perfette forze ma passarono tutti egualmente ad un veloce check-up eseguito dalla pirocineta
“Tranquilla ma’ . La nostra spada si è abbattuta sulle loro teste” le disse Bill mentre la madre le volteggiava attorno come un avvoltoio alla ricerca di eventuali ferite sotto ai buchi della maglietta; era una battuta come un’altra che voleva suscitare un po’ di ilarità nella donna, ma ebbe l’effetto contrario
“Le loro teste?” sentire il plurale aveva riacceso la preoccupazione nella pirocineta      
“Erano in due: il gorillone e un cane a tre teste che è spuntato fuori dopo. Ma erano entrambi delle mezze calzette e insieme siamo riusciti a ucciderli senza subire danni” affermò subito Hellboy abbracciando la compagnia per sottrarre i ragazzi ad un possibile controllo secondario, poi la portò fino al container per farle vedere il corpo del demone gorilla
“Accidenti, non me lo ricordavo così grosso, ma è lui di sicuro: ha ancora la mia bruciatura sulla zampa posteriore” dichiarò Elizabeth dopo aver osservato il cadavere, prima che venisse trasportato nella sala autopsie in attesa di essere “visitato” da Abraham.

Il corpo del demone fu subito trasportato nell’obitorio. Ci vollero cinque agenti per riuscire a trasferirlo sulla piattaforma che lo avrebbe portato alla sua ultima casa; era necessario fare l’autopsia il prima possibile poiché non conoscendo l’anatomia dell’essere c’era la remota possibilità che gli organi interni si decomponessero di lì a poco. Abraham chiese a Hellboy e Lyz se volessero assistere ma loro rifiutarono gentilmente dicendo che erano troppo stanchi per farlo e che volevano solo andare nei loro alloggi; così fecero anche i ragazzi nascondendo quella che era la verità ossia che odiavano certi spettacoli. Fortunatamente l’uomo pesce trovò due validi assistenti in Johann e Nahila. La sala autopsie era in una sala buia con una luce ultravioletta ad illuminare il tavolo operatorio, anzi i due tavoli che Abraham e Johann accostarono per far si che nessuna parte del demone scivolasse per terra. I tre si prepararono disinfettando accuratamente mani e braccia e mettendo delle mascherine per non inalare eventuali gas nocivi; prima di procedere Abraham chiese a Nahila di verificare se poteva agire in totale sicurezza, che non ci fossero gas o liquidi nocivi all’interno dell’animale; con la sua vista miracolosa la donna oltrepassò in un battito di ciglia la pelle del mostro controllandone muscoli, organi e infine lo scheletro
“Tutto a posto, puoi procedere” affermò poi Nahila mantenendo la vista a raggi x.
 Utilizzando il bisturi a laser Abraham incise il ventre della creatura; dovette ripassare la ferita più volte, lavorando strato per strato, prima di riuscire a vedere gli organi interni: un intricato complesso di apparati che nulla aveva a che fare con i normali animali, e il cui fetore riuscì a far inorridire persino Johann. Con cautela Nahila estrasse lo stomaco dalla sua cavità e percepì a tatto la strana membrana che circondava l’organo
“Aveva mangiato da poco” osservò la donna che con i suoi occhi aveva visto dei resti di cadavere nell’organo
“Ti prego non dire queste cose, tienitele per te” la pregò Abraham deglutendo la cena che stava per ritornare alla bocca
“Deve essere progettato per resistere alla saliva acida ” ipotizzò Johann toccando lui stesso l’organo spugnoso e teso.
Dopo la vivisezione dello stomaco toccò al cuore anzi ai due cuori, uno più piccolo dell’altro, che fino a poche ore prima alimentavano il demone; dato che erano entrambi divisi in due sole camere (non in quattro come un normale cuore), i tre dedussero facilmente che uno pompava il sangue ossigenato e l’altro quello con l’anidride carbonica; anche questi due erano ricoperti dalla stessa membrana attorno allo stomaco
“Non ho mai visto una cosa simile” confessò Nahila tastando anche la milza e l’intestino, al tatto quelli erano più viscidi e sembravano anche essere più sottili
“Non tutti insieme” proferì Johann all’improvviso alzando le braccia in segno di vittoria
“Cosa vuol dire?” domandò Abraham mentre riponeva sul tavolino il polmone che stava esaminando
“Ci sono arrivato solo ora, questi sono organi che si trovano in altri demoni. Qualcuno si è preso il disturbo di metterli insieme e creare questo” spiegò il medium spirituale soffiando un paio di volte dagli sportelli sulla testa della tuta
“Allora la nostra ipotesi si è rivelata esatta, questa creatura non è nata naturalmente” esclamò Abraham, seguito a ruota da Nahila  
“Non dobbiamo esultare troppo per aver capito subito la verità – li ammonì Johann – perché se il nostro nemico è riuscito a creare uno di questi, nulla può avergli impedito di farne altri ancora più pericolosi. Ho idea che i nostri ragazzi non potranno farcela da soli, anche con l’aiuto di Hellboy” due sbuffi dalla testa di vetro terminarono una frase densa di preoccupazione
“Dovremo prepararci al peggio, dunque?” chiese Nahila ritornando seria; i suoi pensieri andarono subito ai quattro ragazzi, dovette faticare molto per non farsi passare davanti agli occhi le terribili immagini che stava producendo la sua mente
“Ho paura di si, cara mia”
“Allora dovremmo informarli subito” propose Abraham
“Non ora, attendiamo domani: devono riposare con serenità” disse Johann
Mentre Johann, Nahila e Abraham  visitavano il nuovo inquilino dell’obitorio, Georg e tutti gli altri si erano rifugiati nei loro alloggi dove li attendeva già un lauto pasto che Hellboy trangugiò in poco meno di un quarto d’ora
“Red sei un maiale” ridacchiò Elizabeth dando una pacca sulla schiena del compagno, aveva la bocca talmente sporca che la donna dovette ripulirgliela con un fazzoletto.

In realtà non ci furono molti festeggiamenti, l’ora era così tarda che tutti andarono a coricarsi poco dopo aver cenato; non Georg che prima di ritirarsi attese ancora un’oretta per fare una doccia veloce e per lavare gli abiti che si erano sporcati durante la lotta. Quando passò dalla camera dei gemelli li vide coricati sullo stesso letto (quello di Tom), abbracciati l’uno all’altro come la prima notte in cui li aveva conosciuti; come al solito si era già alzata l’aura di guardia di Tom e il corpo di Bill si era ricoperto di un sottile strato di ghiaccio. Nell’altra camera, quella sua e di Gustav, il fratello si era cambiato d’abito lasciando i vestiti sul pavimento e si era messo con il solo intimo sotto le coperte
“Non hai perso tempo tu, eh?” pensò il moro ridacchiando in silenzio prima di augurare la buona notte al biondo e a se stesso. Tuttavia nonostante l’augurio la nottata di Georg non fu per niente tranquilla: l’ansia gli attanagliò lo stomaco e dopo un sonno inizialmente privo di sogni, quello che seguì fu un incubo terribile.

Nero. Il primo colore che vide quando aprì gli occhi del suo Io onirico. Il nero della terra arida e marcia su cui non sarebbe mai potuto crescere più niente; gli alberi erano rinsecchiti e si erano piegati verso il suolo, senza più forza. Non c’era alcun rumore nell’aria, solo la morte. Nel sogno Georg non fece mai un passo, ogni cosa gli compariva dinnanzi in sequenza come in un vecchio film e se avesse potuto il moro avrebbe volentieri tagliato un frame in particolare: i suoi fratelli morti ai suoi piedi e l’oscura figura del ponte che stava a pochi centimetri da lui
“Li perderai Georg. Moriranno tutti sotto i tuoi occhi e tu non potrai far niente” anche se lo sconosciuto era a un palmo dal suo naso, il moro non ne vedeva il volto (d’altronde non aveva visto quale fosse il suo aspetto)
“NOOOOOOOOOOO” gridò il telecineta; un urlo talmente forte da rompere la barriera del sonno, così intenso che il ragazzo si risvegliò di colpo che ancora stava urlava. Accanto al suo letto Gustav, i gemelli e i genitori adottivi lo stavano guardando a occhi spalancati. Intorno a loro gli oggetti stavano volando disegnando orbite senza controllo.

 
  
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