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Autore: NeroNoctis    24/02/2016    4 recensioni
All'apparenza Daniel è un normale ragazzo di 20 anni, amante delle più svariate cose e con uno spiccato sarcasmo. Ma nasconde semplicemente la sua vera identità, quella di un soldato dell'organizzazione Sephiroth.
Organizzazione che caccia "Loro", creature assetate di sangue che vagano per il mondo, che a prima vista non sembrano avere un obbiettivo, ma che tramano qualcosa da dietro le quinte, perseguendo un oscuro obbiettivo. E proprio "Loro" hanno sterminato la famiglia di Dan anni prima.
In un mondo dove "Loro" si nutrono di umani, Dan dovrà viaggiare per trovare la sua sorellina scomparsa e vendicarsi delle creature che han cambiato per sempre la sua vita.
Sullo sfondo paranormale popolato dai Wendigo, prenderanno vita numerosi personaggi il cui destino di andrà ad incrociarsi con quello di Daniel e della sua partner Lexi, per svelare un segreto rimasto sepolto per anni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sephiroth'
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Tessa era ormai ritornata a casa, e le luci del tramonto stavano lasciando spazio all'oscurità della notte, con qualche stelle ad illuminare l'enorme coperta nera che avvolgeva tutto. La ragazza era seduto sul letto, fissava uno dei tanti poster che aveva davanti, dopotutto era la stanza di una sedicenne, e come tutti, era immersa nel casino, e poster. Davanti a lei facevano capolino Green Day, Bullet For My Valentine e molti altri, tra cui alcuni poster di film. In una mensola sulla destra erano riposti molti libri di diverso genere: fantasy, romanzi distopici, e qualcosa di Dan Brown, come Angeli e Demoni ed il Codice da Vinci. Tessa voleva da sempre finire le avventure del Professor Langdon, acquistando il Simbolo Perduto ed Inferno, ma non aveva mai trovato il tempo e la voglia per farlo. Notò che uno dei libri era finito sul pavimento, così sbuffando si alzò per recuperarlo. Lo prese, leggendo il titolo:  Les enfants terribles. Sfogliò qualche pagina, per poi riporlo sulla mensola accanto al 1984 di George Orwell, per poi allontanarsi, schivando qualche vestito sul pavimento. Era leggermente disordinata, forse un po' più di "leggermente", ma non le importava molto, nel suo caos riusciva a trovare n determinato ordine. Fissò nuovamente la parete piena di poster e libri, e si sentì soddisfatta di avere quei gusti. Poteva nascere snob, oppure fissata con la moda, ma no, era semplicemente una ragazza che apprezzava i bei libri e i bei film, così come la buona musica, nonostante in famiglia nessuno avesse quei gusti, lei li definiva più commerciali, fortunatamente aveva trovato Simon, con cui condivideva gli interessi. 
La chitarra, aveva semore voluto imparare a suonarla, fortunatamente SImon aveva il dono di saperci davvero fare, così quando avevano tempo, la studiavano insieme. Tessa aveva imparato a fare qualche accordo, ma non era per niente brava, anzi, il più delle volte stava per distruggere le corde di quella povera creatura inanimata a cui il ragazzo teneva troppo, ma in fondo, teneva più a lei. Chissà se aveva risolto con la madre... ma si, ne era certa, dopotutto non era la prima volta che i due litigavano, era normale tra madre e figlio, ma alla fine riuscivano semre a far pace e ad amarsi più di prima.
Tessa si lanciò nel letto, fissando il soffitto. Doveva esser bello essere amati dalla propria madre, e anche dal padre, ma lei non ricordava bene cosa si provasse. Ricordi frammentati, piccoli scorci della sua vita precedente, fino a quando i genitori non la abbandonarono di notte. Lei fu ritrovata sul ciglio della strada  dalla sua attuale famiglia adottiva, che la portò con sè. In verità non ricordava molto bene quella vicenda, sapeva solo di esser stata presa da questa famiglia, la quale si era trasferita poi a Chicago. L'avevan sempre trattata come una loro figlia naturale, al pari di Matt, il fratello maggiore, ma lei si sentiva comunque "diversa". "La vera famiglia è quella che ti cresce e ti ama, non servono legami di sangue per essere una famiglia" pensò, ma non era facile accettarlo, dopotutto era solo una bambina quando fu abbandonata, e ormai ricordava a stento il volto dei suoi veri genitori e del suo vero fratello. Pensò più volte a cosa avrebbe fatto se avesse avuto il trio felice davanti, ma non lo sapeva... non sapeva nemmeno cosa provare. Rabbia? Quella era normale. Odio? Forse. Ma la cosa che più la tormentava... era il perchè. Perchè decisero di darla via? Perchè decisero di abbandonare lei? Cosa aveva di meno rispetto al fratello? Domande alla quale non sarebbe mai arrivata una risposta.
Sbuffò ancora, odiava avere quei pensieri, ma l'aver aiutato per l'ennesima volta Simon a non rovinare quello che lei non aveva mai avuto, la induceva a vagare tra questo fiume di ricordi. I ricordi erano belli, fors un pò troppo confusi, ma erano solo ricordi. E la bellezza di quei ricordi finiva inesorabilmente a divenire altro, un vortice nero dalla quale era difficile uscire, che ti trascina in fondo e ti toglie il respiro, fino a farti dubitare di te stesso. Ma una luce in quel tunnel la teneva ben salda alla realtà: era amata, sia dalla famiglia che da Simon, infondo a lei, bastava questo.
Fu destata da quei pensieri dal bussare alla sua porta.
– Ehy T, ci sei? – disse una voce maschile, mentre canticchiava qualcosa tra un'attesa e l'altra.
– Si, scusa Matt, arrivo. – rispose, scattando in piedi e schivando l'ammasso di vestiti sul pavimento. Arrivò alla porta e aprì, osservando il ragazzo che si parava di fronte a lei. Indossava una canottiera nera e dei jeans blu, mentre ai piedi non aveva nulla. Aveva i capelli neri, cortissimi, e un piercing al labbro, e anche se all'apparenza sembrava un ragazzaccio, le voleva molto bene.
– Dovresti dare una sistemata, neanche io sono così disordinato, e io sono tremendamente disordinato. 
Tessa sorrise, in effetti quella camera era un vero e proprio casino.
– Sai che se lanci una pallina da baseball qua dentro, finisce in un vortice spazio temporale di caos e disordine, venendo sputata fuori dalla stanza distrutta?
– Si, lo so. E' quello che è successo alla mia ex, è uscita in disordine e confusa.
– Scemo! – sorrise lei. Se Simon era ciò che la faceva ridere, di certo Matt non era da meno, il classico fratellone scemo, ma premuroso.
– Sul serio! Ha visto la tua stanza , ha continuato a ripetere che un calzino si è mosso da solo. Inutile dire che è rimasta talmente impaurita da fuggire via. Credo che abbia persino cambiato città... comunque, ti ho portato la cena.
Le porse un piatto, su cui era servito del sushi, riso alla cantonese con contorno di pollo al curry e una vaschetta di anatra all'arancia. Matt era evidentemente passato dal ristorante cinese di fiducia e lei adorava il cibo cinese. Voleva abbracciarlo, ma avrebbe rischiato di rovesciare tutto sul pavimento, con conseguente apertura del vortice spaziotemporale di disordine, perdendo quel ben di Dio per sempre. 
– Bon appetit, regina del caos.
– Grazie Matt – rispose con un sorriso che sarebbe riuscito ad illuminare quella Chicago per tre notti intere. Se c'era qualcosa di davvero bello in Tessa, era il sorriso, non che fosse brutta, ma quel sorriso era la firma di un maestro d'arte sulla sua ultima scultura che sarebbe successivamente passata alla storia.
La ragazza si sistemò sulla scrivania, accendendo anche il computer portatile. Cercò una serie tv da guardare in streaming, optando poi per Sherlock, gustando quell'ottima cenetta. Una serata a dir poco perfetta, rilassante e in compagnia di se stessa, seppur con qualche pensiero spiacevole prima, aggiunto al pensiero per Simon.
– Chissà come sta – disse, mentre infilava un futomaki in bocca. Lo mandò giù di gusto, e controllò l'orario nel cellulare: le 11. Strano, pensò, in genere si fa sentire, ma probabilmente sarà crollato come sempre. Non ci dette molto peso, non sapeva quello che stava per accadere, ma nel frattempo finì la cena, la puntata e anche la sua voglia di restare sveglia.
Fu svegliata la mattina seguente proprio da Simon, che era davanti casa sua, gli occhi rossi di lacrime ininterrotte, e le mani chiuse a pugno, tremanti. Poi, la terribile notizia.



Ah, i voli riservati ai Nezakh, la migliore cosa di essere una cacciatrice di Wendigo. O almeno era uno dei vantaggi, pensò Lexi. Era ormai arrivata nella casa di famiglia, circondata dal verde. Avrebbe passato le vacanze natalizie là, immersa nel verde, relax e persone che la amavano. Poi c'era anche Cream, la sua amata puledra che non vedeva da decisamente troppo tempo. Inspirò a pieni polmoni, gustando il profumo di quel posto, che la inebriò.
Si diresse verso la casa, sicura che avrebbe visto i genitori, entrambi Nezakh ormai non più un servizio operativo sul campo, ma comunque ancora facenti parte di Sephiroth, per cui non riconducibili come traditori. Nei Sephiroth funzionava così: non potevi decidere di farla finita dal tuo incarico, potevi solo aspettare di essere prelevato dal campo ed essere a disposizione qualora il Re avesse bisogno di qualcosa. Una sorta di pensione con diritto di presenza.
La ragazza alzò lo sguardo al cielo, azzurro e con un bellissimo sole, sentendosi libera. Le mancava Daniel, voleva che fosse lì con lei, ma non poteva farci niente dopotutto. Era fatto così, lei lo sapeva bene. Non era tipo da passare le feste circondato da troppe persone. Si diceva sempre "la prossima volta riesco a portarlo qui con me", ma ogni volta non era mai quella giusta.
Arrivò di fronte la casa, superando una staccionata in legno, osservò le pareti bianchissime e curate, segno che il padre si dedicava sempre con ligio dovere alla cura della casa e delle piante. Amava questo lato di lui, non riusciva a sopportare le cose sporche, o in disordine, diceva sempre che la casa rappresentava la personalità di un individuo e un individuo pulito e ordinato, doveva avere una casa tale al suo spirito.
Aveva senso, dopotutto. Entrò in casa, osservando la cucina imbandita . 
– Ti sei già data da fare, eh mamma? – rise Lexi, osservando le varie pietanze: arrosto, patate, pane ben cotto e altra roba che bolleva in pentola.
– LEXI! 
La ragazza si voltò, trovandosi di fronte qualcuno che non si immaginava minimamente. Un ragazzo alto, capelli castani, sorriso magnetico, ogni azzurri, muscoloso, e un tatuaggio tribale che finiva in uno stormo di aquile in volo. era di fronte la porta d'entrata, con un asciugamano infilato nei pantaloni rossi. La maglia bianca era leggermente sporca, i capelli un pò in disordine ma comunque sempre decenti. Era palesemente lui, quella persona che Lexi non vedeva da davvero tanto tempo, il ragazzo con cui era cresciuta, l'altra metà della sua medaglia. Qualcuno che c'era sempre stato per lei, anche quando Dan non c'era. Il ragazzo più premuroso sulla faccia della terra, ma con quel lato misterioso. Era semplicemente Jake.
– Il pulcino è tornato alla tana! Come stai bellezza? – disse, andando ad abbracciare la ragazza che ricambiò quell'abbraccio. Da sempre sapeva che lui aveva un debole per lei, ma Lexi aveva messo le cose in chiaro sin da quando erano ragazzini. A dire il vero, Jake non aveva mostrato più interesse negli ultimi anni, quindi era la classica cotta da ragazzini, molto probabilmente. Era comunque un amico di famiglia, sempre il benvenuto. 
– Jake! Sto benissimo grazie! Ma non dirmi che... – indicò i suoi vestiti sporchi, l'asciugamano e l'odore di cibo che emanava.
– Esatto. Oggi lo chef sono io.
– Dove sono i miei genitori? Li hai avvelenati col tuo gran cibo vero? Confessa!
Jake parve pensarci su, nominando almeno sette sostanze velenose e altri modi per far fuori qualcuno, poi si limito ad indicare il fienile, con un sorriso abbastanza malizioso.
– Io non mi avvicinerei là, festeggiamenti natalizi anticipati.
L'espressione di Lexi mutò, poi Jake scoppiò a ridere. – Avanti, stanno lavorando. Va a salutarli!
Lexi si incamminò, sorriso in viso, ma venne fermata da Jake.
– Ehy! – urlò lui. – Quanto rimani?
– Fino al 31!
– Che bella notizia! – rispose il ragazzo, tornando in cucina, ma il suo sorrise si spense, afferrando il suo cellulare e aprendo un video allegato in una mail. – Proprio una bella notizia...
Il video partì, mostrando una stanza oscura, illuminata a malapena da luci bluastre artificiali. Sul muro un logo di un albero in fiamme, completamente nero. Ai lati erano presenti delle celle, con dentro alcuni membri di Sephiroth, chi in catene, chi senza sensi, mentre dal lato opposto, in un'unica, enorme, cella, due Wendigo che si agitavano, tentando di abbattere le barre di ferro. Ad un'occhiata più attenta, Jake capì che quello non era ferro, ma metallo Nezakh, quello usato per forgiare le armi anti Wendigo. Il video si spostò su un uomo vestito elegantemente, viso in ombra, che con voce modificata lesse un messaggio contenuto in una busta.
– Consegnaci Alexis, o trova e portaci Daniel Walker. Se non mantieni uno dei compiti entro il primo gennaio 2016, la ragazza morirà. A te la scelta, Jake Kennedy.


-Note dell'autore -
Scusate per il ritardo! Ma sono stato due settimane in Scozia e non ho trovato davvero modo di scrivere, spero che questo capitolo sia abbastanza per farmi perdonare! Cercherò di riportare la pubblicazione settimanale, salvo imprevisti, per qualunque cosa, basta mandare un pm! 
Enjoy! Marco/Neronoctis
   
 
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