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Autore: Meramadia94    24/02/2016    1 recensioni
Viene commesso un omicidio e non è una cosa insolita per il piccolo Conan, ma stavolta è diverso, in quanto ogni prova ed ogni indizio da come colpevole una persona molto importante per il detective Takagi.
Il piccolo detective dovrà dimostrare la sua innocenza, malgrado tutto converga contro di lei e nulla pare riuscire a scagionarla.
Genere: Angst, Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Che Takagi ricordasse, l'ambulanza non ci aveva mai messo così tanto ad arrivare sulla scena di un incidente, malgrado ci avesse messo solo pochi minuti.
Per tutto il tempo era rimasto chino su sua sorella, dandole dei buffetti sulla guancia, per svegliarla e tentando di tamponarle la ferita alla spalla usando le mani o il suo fazzoletto.
Non riusciva ancora a credere a quello che era successo... il detective Goro aveva illustrato, anzi avevano illustrato insieme come si erano svolti i fatti di quella notte per filo e per segno, il colpevole si era arreso ed aveva confessato, era stato preso in custodia... tutto bene, tutto finito, e all'improvviso quel maledetto gli aveva sottratto la pistola d'ordinanza e aveva sparato alla sorella.
Il tutto sotto i loro occhi.
Per tutto il tragitto in ambulanza, non aveva smesso di continuare a tamponare, come se avesse la certezza che se avesse smesso anche solo per un attimo, il cuore della sorella avrebbe smesso di battere.
Li avevano fatti entrare subito e la ragazza era stata subito portata in sala operatoria.
''  Qual'è il gruppo sanguigno?''- chiese il medico mentre spingeva la brandina verso la surgery.
'' A+.''- fu la risposta del fratello -'' Ultimamente è stata in ospedale per una ferita la  braccio, le hanno perscritto delle medicine contro un principio di setticemia... ''
'' Ho capito... non si preoccupi, adesso ce ne occupiamo noi...''- quello fu il momento in cui l'agente Takagi fu costretto a staccarsi dalla sorella.

La prima ora e mezza passò troppo lentamente e allo stesso tempo troppo velocemente. Malgrado non fosse solo ad attendere notizie della sorella, e malgrado Goro, Sato, l'ispettore Megure e Conan cercassero di confortarlo, il giovane agente non aveva dato alcun segno di risposta.
Qualcuno aveva sparato a sua sorella, sotto i suoi occhi. E l'aveva fatto con la sua pistola.
Un poliziotto che si era fatto sottrarre la pistola da un sospettato, ammanettato, per giunta... l'imbarazzo ed il colpo all'orgoglio non sarebbero stati il suo problema più grande, se non fosse stato che sua sorella era stata coinvolta...
'' Non è stata colpa tua...''- cercò di confortarlo l'ispettore Megure -'' C'eravamo tutti al momento in cui è partito il colpo... è stato imprevedibile, non avremmo mai potuto fare nulla per impedirglielo...''
Ma non era sufficiente per allontanare dal suo sottoposto il senso di colpa.
Che le armi fossero associate a morte, dolore e distruzione non era mai stato un mistero, ma per un poliziotto era diverso.
I poliziotti giravano sì armati, ma solo per intimidire o ferire in maniera superficiale un assassino in fuga e per difesa personale, malgrado sperassero ogni volta, con tutto il cuore che non fosse necessario usare l'arma d'ordinanza e che bastasse la forza della parola per infondere un po' di buonsenso...
Insomma, un oggetto che in genere portava solo dolore ma che il suo proprietario aveva giurato di usare solo ed esclusivamente a fin di bene.
Era abbastanza destabilizzante toccare con mano il fatto che quell'arma aveva ferito in maniera grave o troncato di netto la vita di un innocente.
Un evento destabilizzante che avrebbe fatto incrinare persino il sovrintendente Matsumoto, figurarsi un uomo con il carattere di Takagi.
Tutto quello che era successo in quei giorni aveva messo a dura prova i suoi nervi... ad essere onesto, ad un certo punto pensava che l'avrebbe visto crollare.
Prima aveva dovuto fronteggiare l'eventualità che sua sorella fosse un'assassina, poi che fosse stata uccisa dall'assassino, per due giorni non aveva avuto sue notizie, poi aveva dovuto riconsiderare la sua posizione... e per finire la ragazza era stata scagionata e l'assassino preso.
Ma adesso, la sorella minore di Takagi era distesa sul lettino operatorio con un proiettile vicino alla spalla.
Al momento dello sparo e dato il volo che la ragazza aveva fatto, inizialmente erano convinti che il colpo avesse centrato la spalla della ragazza, ma quando si erano avvicinati ed avevano potuto vedere meglio, avevano notato che il proiettile si era piazzato al di sotto dell'articolazione.
Poteva aver sfiorato il cuore, perforato un polmone...
Sato si sedette accanto al fidanzato, che non faceva altro che fissarsi le mani tremanti, con uno sguardo perso nel vuoto.
Il sangue di sua sorella sulle mani... gli sembrava di vederlo grondare.
'' Ma perchè l'ha fatto... perchè...''- borbottò Takagi -'' Sakura non è come loro...''
'' Di che stai parlando?''- gli chiese Sato preoccupata.
'' Lo hai sentito... odiava le donne che aggrediva perchè gli ricordavano la cliente altezzosa e spocchiosa che tanti anni fa ha causato il licenziamento e la morte di sua madre... e Sakura? Lei non c'entrava niente con quel tipo di persona... l'hai conosciuta... è una ragazza dolce... innocente... ha pianto per Yuky e malgrado fosse terrorizzata all'idea di tornare in quella villetta ci è tornata per aiutarci a prendere quel bastardo che l'ha uccisa... malgrado Yuky non l'abbia mai trattata come un'amica...''
Sato sorrise mettendogli una mano sulla spalla per confortarla -'' Dolcezza, innocenza, buon cuore, coraggio, incapacità di covare rancore... sei tu al femminile.''
Malgrado la preoccupazione, il poliziotto arrossì-'' Veramente?''
Sato annuì.
'' Veramente. E ti dirò...''- fece Miwako -'' effettivamente, anche a me pare strano che abbia sparato a Sakura, dato il criterio con cui sceglie le sue vittime... visto che lei e le donne con cui se l'è presa sinora, non hanno niente in comune. Posso capire che l'abbia assalita perchè voleva impedirle di parlare con la polizia, ma quando era già in manette... a quel punto aggredirla a che serviva?''
'' Guarda che il motivo te l'ha detto...''- fece Conan attirando l'attenzione dei due poliziotti -'' è solo un' ipotesi... ma io penso che l'abbia fatto per vendicarsi.''
'' Come... per vendicarsi?''- chiese l'agente Sato.
'' L'odio ed il rancore gli hanno annebbiato la mente. '' - spiegò Conan -'' All'inizio si limitava ad aggredire donne che gli ricordavano quella che ha causato la fine di sua madre... ma con il passare del tempo, ha iniziato ad odiare tutte le donne che a suo parere avevano provato a farlo fesso. All'inizio il suo intento era aggredire la vittima e lasciarla in vita, con il ricordo di quello che le aveva fatto per redarguirla.
Ma dato che la sua permanenza nel suo albergo è stata breve gli è sfuggita. L'ha uccisa appena gli è capitata a tiro per vendicarsi del fatto che fosse riuscita a scappargli e farlo desistere.''
'' Ma certo...''- fece Sato pensierosa -'' Ecco perchè malgrado per lui fosse finita ha sparato a Sakura... la riteneva responsabile del fatto che la polizia l'avesse arrestato.''
'' Gli sarebbe bastato non commettere questo omicidio...''- borbottò Takagi.
Assurdo... non poteva credere che sua sorella stesse lottando contro la morte per un motivo del genere.
Un assassino le dava la colpa del fatto che fosse finito in manette.
Ed aveva deciso di vendicarsi... forse aveva capito il motivo per il quale un direttore d'hotel, malgrado fosse sempre sommerso di lavoro, trovasse il tempo per accogliere personalmente gli ospiti.
La cortesia o la creanza non c'entravano niente. Lo faceva per cercare le sue vittime.
Andava nella hall dell'hotel a ricevere gli ospiti, e controllava guardandosi intorno che tipo di donne c'erano. E se ne trovava una che corrispondeva al tipo di donna che odiava... la teneva d'occhio, con una scusa riusciva ad attirarla da qualche parte e la ''rieducava''.
Non poteva riuscire a credere che Sakura avrebbe finito la sua vita in un ospedale di Tokyo. Era lui il poliziotto della famiglia, quindi sarebbe stato più logico che ci finisse lui sul tavolo operatorio, a lottare per la sua vita, ed effettivamente poco  tempo fa lo aveva fatto...
No, non poteva morire così... non avrebbe perso solo sua sorella in quel caso, ma anche la sua migliore amica e confidente.
Le aveva raccontato spesso dei suoi sentimenti per Sato, e molte volte le aveva detto -'' Ma te l'immagini che pazza sarebbe... una così con uno come me?''
E lei aveva sempre replicato -'' Io inizierei a farmi serie domande sulla sua sanità mentale, se non ti considera!!!''
Era anche l'unica persona a sapere che ogni tanto, proprio quando stava per tornare a casa dopo la fine del turno, Shiratori lo prendeva da parte con una scusa e che assieme a quattro o cinque investigatori della prima sezione, lo torchiavano come se fosse stato un delinquente in libertà vigilata.
Non si erano mai accorti però che prima dell'interrogatorio, mandava sempre un messaggio vuoto a Chiba, che interveniva prontamente a levarlo dalle mani dei colleghi, dicendo che c'era un problema e che aveva bisogno di aiuto per risolverlo.
Chiba e Sakura. Erano gli unici a sapere dei giochetti di Shiratori contro di lui. Il primo gli aveva più volte ricordato che sarebbe bastato minacciare, senza farlo davvero, di informare l'ispettore Megure che Shiratori sfruttava le risorse del distretto per scopi personali... ma ogni volta Takagi aveva risposto.
'' Sono adulto. Me la posso sbrigare da solo.''- non ci pensava nemmeno ad andare a fare la spia ai superiori... gli avrebbe solo fatto fare la figura dell'infame e a peggiorare le cose. Mai l'aveva fatto prima e mai l'avrebbe fatto.
Ma capitava che ogni tanto si confidasse con Sakura al riguardo.
Una vita senza la sua sorellina? Impensabile.
'' Tranquillo... andrà tutto bene.''- lo tranquillizzò Sato -'' la conosco poco, ma per quel che ho visto, come ho già detto, sei tu al femminile. E' per questo che so che uscirà da qui con le sue gambe.''
Strana razza i Takagi... fuori mostravano il visetto innocente ed indifeso di un bambino, ma dentro avevano la tempra dei leoni.
Ad ogni modo, sperava davvero che la ragazza ce la facesse. Se così non fosse stato, non solo il suo fidanzato avrebbe perso una persona importante per lui... ma sarebbe stata la seconda volta che si vedeva morire davanti agli occhi qualcuno di rilievo ai suoi occhi.
Ricordava ancora quando il ragazzo era stato trasferito nella loro squadra e lo avevano assegnato alla supervisione di Date... e ricordava ancora meglio il giorno in cui l'agente perse la vita in quell'incidente.
Quando raggiunse Wataru Takagi all'ospedale, dopo aver saputo quanto era accaduto, lo trovò in un stato pietoso. Continuava a piangere e a borbottare '' E' tutta colpa mia''. Sembrava un disco rotto. Avendo lei stessa perso un collega molto significativo, trovò più che naturale stargli vicino in quel momento così doloroso.
Quel dolore fu l'inizio di tutto. L'inizio della loro storia, anche se nessuno dei due ancora immaginava quanto forte sarebbe diventato il loro rapporto.
Comunque Sato ricordava bene, in che stato fosse Takagi quando aveva perso il suo amico... per questo sperava che non dovesse rivivere quella terribile esperienza.
L'idea che sua sorella fosse stata uccisa con la sua stessa arma, lo avrebbe distrutto. E lei non era certa di avere la stessa capacità del poliziotto nel riprendere i pezzi delle persone e rimetterli assieme.
In quel momento, uscì un dottore dalla sala operatoria.
Takagi scattò in piedi come un pupazzo a molla.
'' Dottore, allora?''- chiese il poliziotto con la voce rotta dalla preoccupazione e dalla speranza.
'' Ha perso un sacco di sangue... temo che ci sarà bisogno di una trasfusione.''- riferì il medico -'' Purtroppo l'altro ieri c'è stato un incidente e le scorte di sangue sono ridotte all'osso, ormai. La sua offerta di poco fa è ancora valida?''
'' Certo.''- e c'era bisogno di chiedere se era disposto a donare il sangue per aiutare sua sorella?
'' Takagi...''- fece Megure con aria preoccupata in volto, memore che poche ore prima il suo sottoposto gli aveva detto di avere l'aria stanca a causa della mancanza di sonno e dello stress che aveva accumulato e che dubitava avesse sfogato nei giorni passati.
Per donare il sangue c'erano alcune regole da seguire, essere in buono stato di salute, non essere affetti da malattie croniche, non aver subito trattamenti chirurghici o farmacologici ed aver mantenuto una '' buona condotta'', e per questo era pronto a garantire per il suo subalterno ad occhi chiusi e mettendo una mano sul fuoco... ma nemmeno donarlo in condizioni di stress e stanchezza era raccomandabile.
'' Sei sicuro d sentirtela?''
'' Non si preoccupi per me, ispettore.  Io sto bene.''
E non ci fu modo di dissuaderlo.

Poco dopo, Takagi si  trovava in una saletta attrezzata per il prelievo, semidisteso sul lettino, con un ago in vena fissato ad un tubicino di plastica, e in meno di mezz'ora ebbero finito.
'' Come si sente?''- gli chiese il medico notando il pallore sul viso del poliziotto.
'' Un po' frastornato...''- a dirla tutta aveva la nausea, vertigini e mal di testa. Era come se tutto quello che era successo nei giorni passati gli fosse piovuto in testa in una volta sola.
'' Non si preoccupi, è normale.''- lo rassicurò il dottore -'' rimanga disteso per un po', e metta qualcosa di dolce sotto i denti, si sentirà subito meglio.''
Takagi annuì stancamente.
Provò a tirarsi su  facendo leva sulle mani, ma crollò nuovamente sul lettino. La stanchezza che aveva addosso già da prima si era unita alla debolezza del prelievo appena subito, togliendogli qualunque energia.
Oppose resistenza per qualche secondo, poi chiuse gli occhi deciso a rilassarsi per qualche minuto per poi tornare davanti alla surgery con tutti gli altri.

Quando riaprì gli occhi, Sato era seduta accanto a lui. Sul tavolino in ferro che stava vicino al lettino, vi era un vassoio su cui erano appoggiati una tazza di cappuccino e un cornetto al cioccolato.
'' Come ti senti?''- fece la poliziotta. Il fidanzato era ancora un po' pallido, ma iniziò a riprendere colore mano a mano che lo aiutava a mandar giù sorsi di cappuccino accompagnati ai bocconi del dolcetto che gli aveva portato.
'' Non sono io quello che è moribondo..''- poi si alzò a sedere di scatto -'' Ma per quanto tempo ho dormito!??''
Sato era indietreggiata di un paio di centimetri assieme allo sgabello, intimorita da quella reazione improvvisa.
'' Beh, occhio e croce... direi un' ora.''
Un' ora.... in un'ora poteva succedere di tutto. Ma se Sakura fosse uscita dalla sala operatoria, viva o morta, di certo Sato gliel'avrebbe detto.
'' Sakura invece...? E' ancora dentro?''
La poliziotta annuì.
'' Per ora non c'è nessuna novità. Per questo non ti ho svegliato...''- anche perchè aveva altri motivi per lasciarlo dormire.
Primo fra tutti, perchè voleva che l'amato si riposasse. Quel giorno, seppur nel giro di poche ore, era successo di tutto e proprio per questo, svegliarlo proprio in quel momento che sembrava così tranquillo ed in pace, le era parso come un crimine punibile con la pena di morte.
E poi... era sempre un piacere stare a guardarlo mentre dormiva.
Aveva sempre un'espressione dolcissima in volto. Quando si fermavano a dormire l'una a casa dell'altro, lei era sempre la prima a svegliarsi e le piaceva stare a guardare il fidanzato quando era ancora immerso nel sonno.
Era come prendere l'abitudine di prendere una tazza di caffè al mattino... quando le capitava l'occasione di osservare Takagi mentre dormiva, restava lì a fissarlo fino a quando il giovane non si svegliava.

L'operazione durò un'altra ora.
Un' altra ora durante la quale i  presenti dovettero rassegnarsi al fatto che nulla potessero fare se non aspettare con pazienza una notizia buona o cattiva che fosse.
Takagi, dopo aver dormito per un po', era tornato in sala d'attesa assieme a tutti gli altri, anche se aveva dovuto appoggiarsi alla fidanzata dato che non appena aveva messo i piedi sul pavimento aveva iniziato a traballare rischiando di cadere a terra come un sacco di patate.
Era rimasto seduto sulla poltroncina, sfregandosi le mani sui pantaloni, per sfogare un po' l'impazienza.
Poi finalmente, la luce della surgery room si spense, segno che l'operazione era finita.
Scattò in piedi. E all'improvviso non fu più tanto certo di voler sapere l'esito dell'operazione. Era terrorizzato all'idea di dover tornare indietro, anche solo con il pensiero, al giorno in cui suo padre aveva avuto l'ennesima crisi a causa della sua malattia per poi vederlo passare dalla sala rianimazione alla cappella mortuaria.
Il suo cuore si alleggerì quando vide la sorella.
Inosciente, pallida come un cadavere, i segni della sofferenza in volto... ma la mascherina per l'ossigeno e la flebo che le avevano messo indicava che era ancora nel mondo dei vivi.
'' Allora? Come sta?''- chiese Takagi fermando il medico che l'aveva operata mentre gli infermieri spingevano il lettino della sorella verso un'altra stanza.
'' Il proiettile si era posizionato poco sotto la spalla, e ha perforato un polmone. Siamo riusciti ad estrarlo e sua sorella ha superato l'atto operatorio in maniera soddisfacente.''- ma proprio quando i presenti stavano per tirare un sospiro di sollievo...-'' Tuttavia...''
'' Tuttavia?''- lo incalzò Sato con la stessa determinazione con la quale conduceva un interrogatorio.
'' Durante l'intervento, c'è stata una complicazione... e il flusso di sangue al cervello si è interrotto per qualche secondo. Aspettiamo che riprenda i sensi per accertarci che non abbia subito lesioni cerebrali.''
'' Capisco...''- borbottò Takagi.
Gli sembrava strano che fosse andato tutto liscio come l'olio... da quando era cominciata quella storia assurda, sembrava che la malasorte avesse preso di mira sia lui che sua sorella.
Ogni volta che pareva esserci una buona notizia, subito succedeva qualcosa che rimetteva tutto in discussione.
'' Takagi, è meglio che tu vada a casa a riposarti un po'.''- fece Megure. Un'ora in cui aveva dormito, era troppo poco perchè fosse riuscito a riposare veramente, soprattutto dopo un prelievo di sangue.
'' No, non posso, mia sorella...''
'' Sta tranquillo, resteremo io, Goro, Sato e Conan a fare i turni per tenerle compagnia. Va a casa, riposati come si deve, fatti una doccia e poi torni qui.
E sappi che anche se non sembra, ti ho appena dato un ordine.''
Takagi annuì a testa bassa e si diresse verso l'uscita dell'ospedale, dove prese un taxi.
Ma non gli diede l'indirizzo di casa sua.
Prima c'era una persona con cui doveva scambiare due parole...

  
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