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Autore: Ghrian    25/02/2016    2 recensioni
Carlotta è una semplicissima ragazza italiana, una come tante: studia, esce con delle amiche incredibilmente più pazze di lei...
Ma nell'università che frequenta stanno organizzando un tirocinio all'estero con un'altro indirizzo, completamente opposto al suo.
Si ritroverà catapultata in un altro mondo, a contatto con una cultura e abitudini enormemente differenti dalle sue e dovrà adattarsi a tutti i costi.
Aggiungiamoci due amici sclerati, lei che non è da meno e l'entrata in campo di dodici ragazzi... l'esplosione è alle porte, io lancio l'avvertimento!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mio Dio, devo scappare!- ululai, raccattando la mia borsa dallo sgabello in cucina e salutai tutti con un grido soffocato.

-Carl, ma dove vai?-

-Carl!- gridarono Sehun e Kris, alzandosi dalle loro sedie -Non abbiamo finito!-

-Ne riparliamo quando torno, sono in ritardo!- sbraitai, lanciando le ciabatte rosa contro la porta e sorbendomi in sottofondo le proteste di Suho.

Uscii correndo come Jack Sparrow inseguito dai cannibali e mentre tentavo di evitare le auto sulla strada principale, cercavo il telefono nel giubbotto di pelle che continuava a suonare fastidiosamente.

-Pronto?- ringhiai, mentre la borsa a tracolla era appena caduta per terra.

-Carl dove cavolo sei?- mi urlò nell'orecchio Bea.

-Sto arrivando.- risposi secca.

-Sbrigati, tra poco iniziano le lezioni.-

-Ma va?- ironizzai, chiudendo la telefonata.

Corsi più velocemente verso l'università e una volta che vidi l'edificio in mattoni quasi mi inginocchiai sul terreno per ringraziare tutti gli Dei. Peccato che non ne avessi tempo.

Quasi buttai giù la porta d'entrata e mi fiondai su per le scale, entrando nell'aula già stracolma.

Bea alzò un braccio indicandomi il posto vicino a lei e io le feci un segno con la mano, facendole capire che sarei arrivata. Prima dovevo chiedere una cosa ad un mio professore.

-Mi scusi? Professor Giudici?- chiesi, cercando di far ritornare normale il mio respiro. Sembravo un drago sputa fuoco.

-Carlotta, salve. Come stai?- mi rispose cordiale il mio caro insegnante di Immunologia. Era un uomo abbastanza giovane, sulla quarantina e portava grossi occhiali neri sul suo nasino minuscolo.

Gli occhiali continuavano a scivolare e lui diventava isterico a forza di tirarseli su con l'indice.

-Senza fiato. Volevo sapere quando inizieranno le lezioni del nostro corso.-

Lui mi guardò da sopra le lenti con un penetrante sguardo azzurro -Beh, il coreano ancora non lo conoscete bene ed è sicuramente una buon incentivo continuare le lezioni. Mi rendo conto tuttavia che anche giusto iniziare le nostre, in fondo dovrete laurearvi alla fine dell'anno.-

Mentre faceva il suo discorso io ripresi completamente fiato e lo guardavo cercando di non addormentarmi per terra. Diamine, vieni al punto!

-Penso che domani o al più tardi dopodomani le lezioni riprenderanno.- finì, ricevendo un sorriso sornione dalla sottoscritta. Lo ringraziai e poi andai diretta al mio posto, tirando fuori i libri di coreano.

Bea era incredibilmente eccitata, non vedeva l'ora di ricominciare. Io sinceramente avevo solo voglia di dormire. E di mangiare qualcosa che non avesse il retrogusto di latte.



-Che sonno!- sbadigliai, stiracchiandomi come un orso fuori dal letargo.

-Oh, che sfaticata che sei Carl.- mi riprese Bea, ridacchiando mentre mi spingeva fuori dall'aula.

Io alzai gli occhi al cielo: se sapesse davvero cosa facevo a casa...altro che sfaticata.

Lei continuava a spingermi imperterrita verso le macchinette -Ho bisogno di cibo.- constatò, fermandomi ad un centimetro dal vetro dell'aggeggio sputa-snack.

-Ok, ma non devi mangiare me.- ribattei, spostandomi dalla macchinetta e facendogli una linguaccia.

-Che essere maleducato che sei.- affermò, spostandosi i capelli rossi aggrovigliati dietro la spalla con un gesto molto altezzoso.

-Devi essere di buon umore per farmi tutti questi complimenti.- la rimbeccai, facendola ridere.

-Ho solo fame.-

-Beh, prego: le macchine che ti donano cibo in cambio di denaro babbano sono proprio di fronte a te.- feci, indicando teatralmente l'ingresso delle banconote.

Bea mi lanciò un'occhiataccia e inserì i suoi soldi mentre qualcuno mi picchiettava insistentemente la spalla. Chi era che voleva morire?

Mi girai in direzione del picchiettatore assassino e mi ritrovai faccia a faccia con Kim Hyun-Su che mi sorrideva tutto contento.

-Annyeonghaseyo Carl! Come stai?- mi salutò lui, inchinandosi profondamente sotto lo sguardo sbigottito di Bea.

-Oh, ciao Hyun-Su. Io sto bene grazie e tu?- chiesi, facendo una breve imitazione di un inchino.

-Benissimo ora che ti rivedo! Ti andrebbe di uscire stasera? Ti faccio conoscere i miei amici.- mi chiese, guardandomi con gli occhi da cucciolo.

Calma, bello cos'è sta storia? Io non avevo nessuna intenzione di uscire con lui, avevo già dodici ragazzi a cui fare la babysitter non ne volevo certo un altro. Grazie al cielo esisteva Jamesuccio che mi aveva invitato a cena. Con tutti gli EXO, dimenticavo.

-Mi spiace ma stasera non posso, ho un altro impegno. Facciamo un'altra sera, ti va?- gli risposi sorridendo dispiaciuta. Quando mi ci metto so recitare. Ma solo quando mi ci metto davvero.

-Oh, mi spiace molto! Certo, certo ti chiamo io allora. Buona serata!- disse, mentre un suo amico lo tirava per una manica.

Continuò a salutarmi da lontano finché non sparì in un'aula dalla porta verde.

-E tu queste cose non me le dici?- ululò Bea ferita, tirandomi il mio giubbino in pelle.

-Beh, ti ho detto di Andrea, no?- pigolai, cercando di spostare il discorso.

-Ma cosa mi interessa di Andrea, lui era più interessante! Come vi siete conosciuti?-

-Non direi. Mi ha aiutata a trovare la strada per l'università il primo giorno.-

-Molto romantico, no?- domandò sorridendo malefica.

-No e piantala subito.- la freddai, tentando di sfuggire al suo piano crudele.

-Sei cattiva! Che hai da fare stasera di così urgente? Potevamo uscire con lui!-

-Veramente l'ha chiesto a me e poi ho una cena a casa di Jenni e James.- risposi, avanzando verso l'uscita. Era mezzogiorno e le lezioni per quella giornata erano terminate.

-Davvero? Sai cominci a preoccuparmi.- affermò seria, fermandosi in mezzo alla strada.

-E perché mai?- le andai dietro roteando gli occhi. Sapevo che era una cavolata, lo sapevo.

-Troppi ragazzi ti girano intorno...ed è meraviglioso! Finalmente sei sbocciata anche tu!- gridò, iniziando a ballarmi in tondo ed a starnazzare. Cosa avevo detto? Cavolata.

-Va bene, Bea. Ora devo tornare a casa, ci sentiamo.- chiusi la conversazione, scappando dalla rossa impazzita.

-Ciaaaao, chiamami!-

Sì, Bea, cerchiamo di drogarci di meno.



Nel ritorno mi fermai al solito supermercato, sperando che la nonnetta troppo forzuta per i miei gusti, non mi riconoscesse.

E stranamente ebbi fortuna: mi accolse con un sorriso e mi salutò cordiale.

Riempii altre cinque borsine di roba e pagai il tutto con gli ultimi spiccioli che avevo in tasca, per fortuna in Corea il cibo non costava molto.

Mi diressi verso casa a passo veloce, volevo assolutamente farmi una bella pastasciutta al ragù. Nessuno mi avrebbe distratto dal mio compito, l'avrei preparata anche per quei dodici anatroccoli così sarebbero rimasti contenti.

Inserii il codice per aprire la porta e mi fiondai in cucina posando la mia borsa dell'università, poi entrai nella villetta degli EXO, pronta per preparare un bel pranzetto ma quello che vidi mi fece gridare di terrore. Terrore puro ed incondizionato.

Quella dannata casa era un disastro.





Io non riuscivo a crederci. Giuro che non credevo ai miei occhi.

Possibile che in quel poco tempo che avevano a disposizione prima di recarsi alle prove fosse riusciti a combinare un disastro di dimensioni abnormi? Sì, è possibile.

Non ho mai avuto istinti omicidi prima d'ora, ma c'è sempre una prima volta e quella era la mia occasione. Non potevo certo perdermela.

Vestiti ovunque, impilati in traballanti torri di Pisa, fogli accartocciati persino nel forno, scarpe sul divano... e questo era solo il salotto. Non volevo vedere le loro camere.

Sono troppo giovane per un infarto, cavolo.

Presi un bel respiro nel tentativo di calmarmi, ma il tic all'occhio destro che mi era comparso non accennava a smettere, così armata di pazienza e del mio fidato swiffer mi misi a pulire. Ancora.

Solo dopo un'ora la sala era ritornata ad essere una vera sala, anche perché prima assomigliava di più ad una discarica.

Decisi di impegnarmi comunque e dopo davvero troppo tempo la pasta stava bollendo e la porta d'ingresso si aprì sbattendo.

-Carl sei a casa?- gridò Luhan seguito da un tonfo sordo, che dovevano essere le sue scarpe, e dalla sua comparsa in cucina.

-Ovviamente, dove altro potrei andare? Solo voi riuscite ad incasinarmi la casa in dieci minuti.- risposi seccata, guardando la pentola e cercando di non far attaccare la pasta.

-Sì ehmm... ci dispiace per il disastro...- fece Suho, entrando a passo svelto.

Io sospirai -Fa niente. Dovrò abituarmici.-

-Sì esatto. E' il tuo lavoro, no?- sbraitò Chanyeol, facendo la sua entrata come una vecchietta inacidita. Non gli risposi e lui si sedette sulla sedia, rimanendo tutto il tempo a fissarmi malevolo

mentre chiacchieravo con gli altri ragazzi. Che scatole.

-Ma si può sapere cosa vuoi da me? Se ti sto sulle palle dillo e basta, così la facciamo finita.- sbottai all'ennesima occhiataccia lanciatami da quel fungo asiatico.

Dovetti aver urlato, poiché scese il silenzio tombale in sala. Immaginatevi dodici ragazzi che vi fissano completamente scioccati... beh, mi sentivo osservata. Davvero troppo.

L'unico suono che ruppe quel silenzio forzato fu il borbottio dell'acqua che bolliva, segno che era quasi pronto.

Mi alzai dalla sedia e visto che gli sguardi sconvolti mi seguivano, alzai le spalle -Beh, me lo dirai dopo. Speriamo che la pasta al ragù vi faccia uscire da questo stato catatonico. Non siete un bel vedere, sapete? E mi inquietate.-

Iniziai a metterla nei piatti, distribuendo il sugo più o meno in modo omogeneo. Ovviamente seguita da dodici paia di occhi, che non si perdevano un mio movimento.

Portai i piatti al tavolo e servii tutti, aspettandomi una valanga di -Ahhhh.- e -Oooh.- come la prima volta e invece nulla, continuavano con la tattica del silenzio.

Loro continuavano a fissarmi e io, di conseguenza, facevo lo stesso ma con un' espressione interrogativa.

Cogliendo il mio smarrimento, dettato anche dalla faccia sconvolta di Chanyeol, Xiumin decise di intervenire -Carl, hai detto una cosa abbastanza scioccante.-

-E perché mai?- chiesi, sempre più confusa.

Lui arrossì leggermente e notai che continuava a guardarsi le scarpe. Facevo così paura?

-Ecco, qui le ragazze non parlano come te.- fece, guardando Kai alla ricerca di un aiuto.

-Si, diciamo che sei stata molto diretta.- si intromise Baekhyun, facendomi un lieve sorriso.

Io ero sempre più confusa e mi rendevo conto di quanto poco sapessi sulla loro cultura. Per me era normale essere diretta, dire chiaramente quello che pensavo. Ho sempre creduto fermamente che la convivenza dovesse basarsi sulla sincerità ed ho fatto di questa mia convinzione uno stile di vita.

La sincerità è uno dei sentimenti più importanti che deve essere sempre presente, altrimenti non vale la pena di impegnarsi con una persona.

-Sono stata sincera.- sbottai, prendendo un piatto e fermandomi in cucina a mangiare sull'isola. Da li avevo una visuale completa su tutti.

Loro si guardarono a vicenda, sorridendo contenti. Sì, sorridendo, Sì, tutti. Sì, anche Chanyeol.

Penso di non averlo mai visto sorridere. Non so se mi fa paura o piacere, ci devo pensare.

-Carl, qui le ragazze non sono mai sincere. Usate l'espressione doppia faccia?- mi informò Suho.

-Certo. Buon viso a cattivo gioco.-

-Esatto. La sincerità è molto relativa... e rara.- si intromise Kris, prima di infilarsi una forchettata in bocca. Sì, perché ho proibito loro di mangiarle con le bacchette. Come si fa a mangiare la pasta con le bacchette? Dai, è impossibile.

E la cosa più assurda è quanto si sono lamentati! Per loro mangiare con le bacchette è una cosa insostituibile... penso abbiano accettato solo per farmi contenta.

-E' bello essere l'eccezione.- replicai, mangiando di gusto il mio primo piatto italiano in Corea.

Cadde di nuovo il silenzio, tutti erano concentrati a spazzolare quello che avevano nei propri piatti tranne Kai, che tutto contento mi trotterellava accanto.

-Quindi stasera si va da James?- mi chiese, portandomi il suo piatto vuoto.

-Si. Così Jenni sarà felice.- risposi riponendo il mio e il suo piatto nel lavello.

-Anche noi siamo felici. E' la prima uscita tutti insieme!- ululò, con gli occhi che gli luccicavano.

-E' vero non ci avevo pensato! Dobbiamo portarti in giro per Seul! Ti piace giocare a Basket? E ai videogiochi?- mi domandò a raffica un super eccitato Chen, entrando nella conversazione brutalmente, come suo solito.

-Io e il Basket non andiamo molto d'accordo... il fatto che sia alta a malapena un metro e sessanta mi limita un po'. Per il resto va bene tutto.- dissi, spaventata dal sorrisone di Chen. Raccapricciante.

-Ti piacciono i videogiochi?!?- mi domandò scioccato Sehun, spalancando la bocca.

-Si, perché è strano?-

-Un po'.-

Mah, che strani questi coreani.











NOTA: Sono tornataaa!

Chiedo scusa per il ritardo MADORNALE, ma come vi avevo anticipato la scorsa settimana ero davvero piena di verifiche... che schifo la scuola.
In ogni caso cercherò di essere più puntuale e di darmi alla scrittura furiosa.

Dimenticavo una piccola cosuccia, settimana prossima sarò in gita (Barcellona, yeeeee) e quindi non riuscirò a pubblicare, per ovvie ragioni.
Penso però di postare un capitolo domenica, in modo da non lasciare una settimana scoperta.

Beh, che altro dire... buon pomeriggio a tutti!

   
 
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