Una volta ricordo di aver visto un pittore  sulla battigia dipingere un tramonto, in una giornata uggiosa, dove cielo e mare non si distinguono l’uno dall’altro se non dalle barche attraccate al molo.
Lo vidi fissare l’orizzonte come se la sua tela avesse catturato i colori del cielo, lo vidi piangere ad ogni pennellata che stendeva delicata su quel pezzo di stoffa, e fremere di gioia come se si fosse liberato della sua anima in pena in quella triste giornata di Novembre.
Ricordo di come una volta mentre passeggiavo sotto i portici della mia città sentii un violinista zittire la folla incantata dalla sua bravura, e nemmeno in vento e gli uccelli ebbero coraggio a interromperlo.
Ricordo di aver visto una mostra di fotografia , fermare il tempo , come se noi visitatori fossimo in una fotografia stessa, e che il tempo in qualche modo fosse diventato effimero .
Canticchiava Spesso mia mamma mentre faceva la doccia, era brava ma si vergognava di farsi sentire felice da me.
Ma io la spiavo, perché mi sarebbe piaciuto un giorno cantare come lei, e magari avremmo potuto farlo insieme .
Imprigionati in un universo in  continuo mutamento, scegliamo la via più facile per affrontare qualsiasi situazione, ci si nasconde per evitare d’ affrontare le delusioni , e si ha paura di lottare per la vita che ogni giorno ci vediamo portare via da sotto gli occhi.
 
 
 
Ohhh come sarebbe bello sentire e vedere tutto questo, dissi a mia madre il giorno prima di morire.
Non ero mai stata sul molo, a Novembre, e non avevo mai udito la melodia di quel violinista, non avevo mai sentito nemmeno la voce di mia madre.
Sono sempre stata qui, in questa stanza , senza sapere ne il colore ne la grandezza, senza saper chi ci fosse con me , che vista avevo dalla finestra e che tempo facesse.
 Avevo solo il potere più grande che un artista possa avere la Fantasia.