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Autore: Lena_Railgun    25/02/2016    2 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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9-ROSALBA

 

Lunedì arrivò, soleggiato ma immerso nel freddo che io amavo. La sera precedente l'avevo passata al telefono, a raccontare a Aria, Elisa ed Amanda di me e di Ivan.

Aria esultò, tirando un urlo al di sopra di qualunque capacità umana, era davvero felice per me, e mi riempii di “te lo avevo detto” fin quasi a farmelo uscire per le orecchie.

-La mia piccola Mary si è fidanzata- continuò a recitare come una cantilena per tutta la durata della conversazione.

-Aria insomma- feci io ridendo.

- è merito di Federico se ti sei fatta avanti no?-

-In effetti si- feci appoggiandomi al cuscino. -Mi sono sentita in colpa...è stato un vero tesoro! Mi ha portata a mangiare il sushi fuori e a vedere l'Arno su una posizione meravigliosa ma...io sono cotta di quello scemo- feci abbassando lo sguardo verso il mio copriletto.

-Tesoro, sei così dolce- esclamò e immaginai la sua espressione dolce e i suoi occhi brillare.

-Come farete con la storia dei genitori?- mi chiese tornando seria.

Sospirai:

-Per ora la teniamo nascosta ma dovremmo dirlo prima o poi...solo che ho paura. Io e Serena abbiamo un bel rapporto, non voglio si senta prese in giro.

-in effetti...dovete parlarne bene voi due e programmare il prossimo passo.-

Io concordai, era l'unica cosa giusta che potevamo fare.

Anche Elisa ed Amanda furono molto contente; a loro volta mi dissero che era destino che io e lui stessimo insieme, come se fossimo davvero fatti l'uno per l'altra, e io volevo crederci anche se sapevo che non era il momento di cadere nelle illusioni. 

Quando quella mattina scesi per la colazione, vidi Serena molto più indaffarata e preoccupata del solito. Mi avvicinai a lei e le chiesi:

-Serena tutto ok?-

Lei mi guardò e mi sorrise per gentilezza:

-Celeste ha la febbre alta, penso di stare a casa da lavoro per stare un po' con lei-

-Povera Celeste...- feci io rivolgendo lo sguardo verso le scale.

-é sempre piena di energia, vederla malata è raro- fece Serena mentre preparava del the caldo e lo metteva in un vassoio. Si incammino verso il piano di sopra mentre io versavo il latte in due tazze, per me e per Ivan, il quale scese indossando una felpa verde smeraldo (gli stava davvero bene) e mi salutò con un gesto complice.

-Ehi- mi disse sedendosi

-Ciao- feci io con un sorriso -Tua sorella ha la febbre- feci tristemente.

-Lo so ho sentito...quando sta male lei è come se la casa diventasse più triste-

Mescolai lo zucchero nel caffè latte appoggiando la testa sul palmo della mano, sbadigliando.

-Sembri un gatto quando sbadigli- fece Ivan ridendo.

-Miao- feci per compiacerlo. Mi guardò estasiato e io scoppiai a ridere.

-Scemo-  dissi divertita.

Dopo aver fatto colazione, feci le solite cose da routine mattutina per poi salutare Serena ed andare in fermata solo noi due.

Appena raggiungemmo la curva, Ivan mi prese e mi strinse, facendomi sobbalzare.

-Co..?-

-Buon giorno scema- fece lui baciandomi il collo. Il suo respiro sulla mia pelle era fantastico, mi faceva rabbrividire ma amavo quella sensazione.

-Buon giorno- feci quindi, stringendomi a lui alla ricerca di calore. -Ogni giorno sarà così?- sussurrai con un sorriso.

-Lo spero- fece lui ridendo. Vederlo ridere mi faceva arrossire: lo trovavo bellissimo.

Salimmo sull'autobus mano nella mano e sentivo gli sguardi dei presenti puntati su di noi; non capivo se fosse una mia sensazione e basta o se era vero, ma arrossii ugualmente ed abbassai lo sguardo con un sorriso imbarazzato sulle labbra. Non appena ci sedemmo, appoggiai la mia testa sulla sua spalla, stringendomi al suo braccio.

-Dimmi se ti peso- feci sbadigliando.

-Ma figurati- mi accarezzò la testa dolcemente, con così tanta cura che sembrava si stesse prendendo cura di un bambino indifeso.

Il solo stargli vicina mi provocava una sensazione meravigliosa, un calore al petto mai provato. Riusciva a farmi tornare il buon umore con un sorriso, con un suo gesto...era come se avesse il completo controllo su di me.

-Mi sembra tutto così strano- fece lui con dolcezza -Insomma...è...assurdo- sembrava che gli mancassero completamente le parole e lo capivo, perché per me era lo stesso...così difficile descrivere quello che provavo.

-Lo so- feci io alzando la testa e sorridendo -è da ieri che penso a quanto sia strano, al fatto che non avrei mai pensato a noi due...così-

-Perché?- mi chiese lui.

-Bhe perché all'inizio non ci sopportavamo- feci ridendo, ricordando i primi mesi in cui salutarci era già molto.

-Vero- fece lui e notai una nota quasi triste nella sua voce, forse stava ripensando alla sua diffidenza causata da July.

-Ehi- lo guardai negli occhi con fare serio. -So a cosa stai pensando! E non incolparti scemo!-

I suoi occhi esitavano sull'ascoltarmi o ricordare quel passato che lo feriva così tanto. Mi sorrise e mi baciò teneramente, portando la sua mano dietro alla mia nuca.

-Sei diventata davvero troppo importante per me- mi sussurrò ad un tratto. E lo stesso valeva per me: ormai giravo intorno a lui.

Quando scendemmo dall'autobus, Daniele ci venne incontro, tenendo per mano la sua ragazza.

-Buon giorno- ci fece educatamente. La sua ragazza ci salutò: non ci eravamo mai presentate ufficialmente, quindi le strinsi la mano:

-Sono Marina- feci.

-Io Erica- aveva un viso amichevole e molto bello.

-Maaa- Daniele ci scrutò attentamente -Ivan devi dirmi qualcosa?- aveva il classico tono da migliore amico desideroso di sapere le ultime novità del suo più caro amico. Ivan rise e mi guardò, e mi sfiorò la guancia con la mano.

-Io e questa scema qui...stiamo insieme-

Daniele ci guardò felice, ed esultò:

-Sono felice per te, Ivan.- gli diede una pacca sulla spalla, quasi come se fosse fiero di lui. Erica ci sorrise e si rivolse ad Ivan:

-Congratulazioni- si sistemò il suo ciuffo castano dietro all'orecchio mentre lo diceva, e mi prese le mani l'istante dopo. Si avvicinò e mi sussurrò:

-Abbi cura di lui-

Io le sorrisi e feci:

-Lo farò-

Ivan ci guardò interrogativo, ma io e lei ci scambiammo un'occhiata complice e scoppiammo a ridere, con Ivan e Daniele perplessi, intenti a scuotere la testa nel vedere con quali persone stavano insieme.

C'era una strana atmosfera quella mattina, e lo sentivo nello stomaco: qualcosa mi opprimeva. Un pensiero, un qualcosa che non riuscivo a capire.

Io e Ivan stavamo per salutarci, non vedevo l'ora di arrivare in classe per rispondere alle domande che sicuramente mi avrebbero fatto ma all'improvviso il sorriso di Ivan sfumò, si spense. Daniele e Erica lo guardarono perplessi

-Ivan tutto bene?- feci preoccupata.

Davanti a noi, una folla di allievi circondava una figura, tutti immersi in chiacchiere e risate, un'atmosfera gioiosa, normale. Eppure Ivan sembrava spaventato, assalito da una qualche preoccupazione che non riuscivo a capire.

-Sono i nostri compagni di classe quelli- fece Daniele, stringendo i suoi occhi in due fessure.

-Allora, com'è stato tornare in Italia?- sentii dire da una ragazza.

-Strano, si, avevo assimilato una mentalità inglese ma è bello essere a casa-

Daniele e Erica sbarrarono gli occhi e guardarono Ivan preoccupati. Era come se tutti avessero capito cosa stava succedendo tranne me, che mi guardavo intorno confusa e perplessa. Lentamente, il gruppo di persone della classe di Ivan lasciò spazio ad una ragazza  alta, dai capelli biondi che le ricadevano sulle spalle perfettamente dritti. Grandi occhi marroni sorridenti poco truccati ed una camminata sicura. Quando si voltò verso di noi, anche il suo sorriso sfumò lievemente:

-Rosalba...- mormorò Ivan e così capii anche io che la ragazza che avevo davanti era la sua ex, di cui era visivamente ancora innamorato.

I due si guardarono per diversi minuti, e mi sentivo davvero in più, come se non avessi dovuto essere lì. Rosalba ruppe quel silenzio tra di loro e accennò un sorriso.

-Ciao Ivan- fece pacatamente. Mi sembrò di sentire il cuore di Ivan tuffarsi nel vuoto a causa dello sguardo della ragazza, che non riusciva a capire.

-Bentornata Rosalba- fece lui facendosi forza.

La ragazza si rivolse a Daniele e ad Erica, salutandoli con allegria e dolcezza. Presi la mano di Ivan e lo guardai:

-Tutto bene?- chiesi, anche se sapevo la risposta. Infatti, lui scosse la testa e non riusciva nemmeno a guardarmi negli occhi. Non riuscivo ad immaginare quanto potesse soffrire dentro di se, quanto stesse male nel aver rivisto la ragazza che aveva tanto amato in passato. Come potevo competere contro di lei? Io era l'ultima arrivata nel suo cuore, non c'era abbastanza spazio per me.

-Io...entro a scuola- feci sospirando, ma cercando di ritrovare un po' di buon umore dentro di me. -Ci vediamo dopo- gli accarezzai la spalla, cercai di infondergli tutta la forza che mi era rimasta. Lui annuii e mi guardò, accennando un minuscolo sorriso, di quelli che cercano di dire “sto bene” ma che, in realtà, sono solo delle grandi bugie. Mi voltai in direzione dell'accademia, mi sentivo ferita anche se sapevo che non era colpa di nessuno. Non era facile dimenticare chi si è amato così tanto, lo sapevo, ma per qualche motivo, non riuscivo a convincermi che tutto si sarebbe risolto, che lo avrei rivisto sorridermi all'uscita da scuola, che mi avrebbe stretto tra le sue braccia e baciata dolcemente. No, non dovevo farmi prendere da quei pensieri ma era difficile, avanzare e salire le scale quando volevo solo stare lì con lui per dirgli “Io ci sono”.

Quando entrai in classe, Aria mi venne incontro sorridendo e si buttò tra le mie braccia.

-Piccola Mary- esclamò felice.

-Ciao Aria- feci io simulando un sorriso.

-Com'è la tua vita da fidanzata?- mi chiese con un sorriso.

-Un casino- feci sospirando.

Inizialmente, Aria pensava che stessi scherzando ma ben presto, si rese conto che ero seria.

Mi guardò perplessa:
-Mary cos'è successo?-

Immagino che stesse pensando cose come “Dopo solo due giorni sei presa così?” e forse si stava ponendo tante altre domande, ma le lasciò da parte per ascoltarmi.

-è tornata la sua ex- feci infine, senza girarci troppo intorno.

Aria mi strinse le mani.

-E..?-

-E sono stati insieme tre anni Aria! Non l'ha mai dimenticata e non lo farà mai...-

-Ma cosa dici?- esclamò lei sbattendo i piedi sul pavimento -Tu gli piaci e lo sai!-

Scossi la testa:

-Non posso competere con lei!-

Aria mi guardò negli occhi.

-Vuoi lasciarlo andare così?-

-Io...no certo che no! Ma voglio che sia felice e so che lei è importate per lui!-

-Perché non gli parli? A questo punto levati tutti i dubbi...ma sono sicura che lui vuole te ora- mi propose teneramente. Io annuii e mi sentii un po' più tranquilla ma ancora in tensione. La mattinata passò, e riuscii a concentrarmi, e così i pensieri su me ed Ivan mi lasciarono stare per cinque ore, per poi invadermi nuovamente appena lo vidi all'uscita da scuola: stava parlando con Daniele e mi sembrava distrutto. Sospirai e mi avvicinai a loro, sentendo una pessima sensazione nello stomaco.

-Ehi- dissi salutandoli.

-Ciao Marina- disse Daniele, sollevato nel vedermi.

Ivan mi guardò con occhi tristi, ma simulò un sorriso nel vedermi.

-Ciao Mary- disse dandomi un bacio sulla testa.

-Insomma- fece Daniele, evidentemente riprendendo il discorso che stava facendo prima che arrivassi io -Non puoi ridurti così!-

Ivan sembrava inquieto, forse non voleva parlare di Rosalba con me di fianco, ma rispose comunque.

-Lo so Dani, lo so...-

-Se lo sai smettila di pensare al passato! Ora hai Marina con te...-

Ivan annuì e mi guardò: i suoi occhi grigi indugiavano sul mio viso, mi sfiorò la guancia con la mano e prese un profondo respiro.

-Si...si hai ragione- disse convinto. Daniele sembrava soddisfatto, e io ero sollevata e felice che la pensasse così. Gli sorrisi e gli strinsi la mano che era ancora appoggiata sul mio volto. L'autobus arrivò e salimmo facendoci largo tra la solita folla di studenti per sederci nel solito posto vicino alla seconda uscita. Ivan guardava fuori dal finestrino vicino a lui, il suo sguardo si perse, vagava in fretta, cercava qualcuno. Cercava lei, nonostante le parole che gli avevamo appena detto, il suo sguardo cercava la ragazza che aveva tanto amato, ne ero sicura. Dopo diversi secondi, si riscosse rendendosi conto di cosa stava facendo e scosse la testa per poi voltarsi. Io lo osservavo, sembrava inquieto, come se stesse lottando dentro di sé, ed avevo paura che la parte di lui che sapeva di stare con me, fosse quella che stava perdendo lentamente terreno. Ad un tratto mi guardò dritto negli occhi, facendomi sussultare. Mi sorrise e mi baciò dolcemente, ma sapevo che non era me che aveva in testa, perciò lo allontanai:

-Non è a me che stai pensando- feci freddamente. Mi uscii un tono duro ma non era così che volevo andasse. Ivan mi guardò ferito, ma annuì, avevo centrato il punto e mi sentii profondamente ferita.

-Marina...-

Scossi la testa:

-Ti lascerò il tuo spazio ed il tuo tempo. Ti capisco...- feci ma, in realtà, non lo capivo affatto. Erano passati mesi eppure continuava a pensare a lei, nonostante mi fossi illusa che Rosalba fosse diventata solo un ricordo.

-Mi dispiace- disse con un filo di voce -Ma devo solo metabolizzare che lei è tornata, io voglio te ora- mi disse ma non mi sembrò troppo deciso. Annuii lentamente, ma avevo brutti presentimenti dentro di me.

L'umore di entrambi era sotto le scarpe, potevo calpestarlo con facilità, calciarlo via. Non ci parlammo molto durante il ritorno verso casa, non avevamo nulla da dirci, ma io avevo paura che quella felicità che ero riuscita ad assaporare, sarebbe svanita totalmente, che lui non avrebbe mai smesso, con i suoi occhi grigi, di cercare tracce della presenza di Rosalba. Non credevo per nulla al suo “devo metabolizzare la cosa”, non l'avrebbe mai fatto, avrebbe continuato ad essere innamorato di lei, cacciandomi via dal suo cuore.

-Bentornati- fece Serena con un sorriso accogliente. Accennai un sorriso, Ivan la salutò con la mano e ci sedemmo a tavola. Si vedeva che non c'era la solita allegria presente in quella casa, ma Serena pensò che fosse perché Celeste era a letto con la febbre quindi non fece troppo caso a noi due. Appena finii di mangiare, salii le scale e andai a trovare Celeste.

Bussai alla porta e la aprii lentamente: lei era seduta sul letto intenta a leggere un libro, sembrava stare meglio.

-Ciao Celeste- feci entrando a passi leggeri.

-Ciao Mary- mi ripose con un sorriso, appoggiando il libro sul comodino.

-Come stai?- mi sedetti sul bordo del suo letto e la guardai negli occhi, lucidi per la febbre.

-Un po' meglio grazie- gracchiò lei, dopo un colpo di tosse. -Tu, invece? Mi sembra ci sia qualcosa che non va-

-Eh? No, no tutto ok- mi affrettai a mentire, non avevo proprio voglia di far preoccupare gli altri per degli stupidi pensieri che stavano invadendo la mia mente. Anche se non li consideravo così tanto stupidi.

-Non sembra...sarà che io ho la febbre..- fece perplessa ma poi alzò le spalle e io mi rilassai.

Rimasi a chiacchierare con lei per qualche minuto fino a quando anche Ivan entrò nella camera della sorella. Lo guardai mentre si inginocchiava vicino a lei.

-Come stai sorellina?- le chiese.

-Meglio grazie- rispose lei prontamente -Ehi ho saputo che è tornata Rosalba- fece preoccupata. A quel nome mi irritai e mi alzai.

-Mary..?-

-Vado a studiare- dissi senza voltarmi, cercando d tenere un tono di voce normale ma sentii che stava tremando. Mi rifugiai in camera e mi accasciai sul pavimento, stringendo le ginocchia al petto: non ce la potevo fare.

Poco dopo, bussarono alla mia porta.

-Marina?- fece la voce di Ivan. -Posso entrare?-

-No! Vorrei stare da sola- risposi io, cercando di essere un minimo cortese, anche se non ne avevo voglia.

-Marina ti prego- supplicò lui.

-Vattene!- esclamai stringendomi alle mie ginocchia. Sentii il silenzio fuori dal corridoio e capii che mi aveva dato retta, anche se dentro di me qualcuno urlava “Cosa hai fatto, scema?”

 

Passarono due giorni, due giorni in cui sembravamo tornati ai primi mesi di convivenza. Ci sedavamo ancora vicini ma non ci parlavamo molto, lui sembrava ancora confuso da ciò che provava e io...io fingevo che tutto andasse bene agli occhi delle mie amiche, perché una coppia che non si parla dopo così poco tempo era una storia che faceva quasi ridere.

Era giovedì ed ero decisa ad adottare un comportamento diverso: ero stata fin troppo fredda, e anche se stavo soffrendo non era giusto nei suoi confronti. Se volevo davvero la sua felicità come avevo sostenuto parlando con Aria, dovevo darmi da fare e smetterla di atteggiarmi come una bambina. Ci incrociammo in corridoio non appena io aprii la porta e lo salutai con un sorriso.

-Mi dispiace...- sussurrai prontamente, prima che potesse aprire bocca -Non ti sto aiutando come vorrei...anzi penso di star facendo peggio. Quindi scusami, non mi sono comportata bene in questi giorni evitandoti-

Ivan mi guardò, sembrava offeso ed ero stata io a renderlo così. Mi sorrise teneramente e mi strinse a sé, fregandosene del fatto che eravamo a casa e dovevamo sembrare semplici amici.

-Tutto a posto- mi disse stringendomi forte. -Ma ti prego non farlo più-

Sorrisi e glielo promisi, sprofondando tra la sua stretta così sicura e calda.

Scendemmo insieme portando un po' di armonia in quella casa che era stata fin troppo triste in quei giorni, tra Celeste ammalata e noi due, che sembravamo dei perfetti estranei. La piccola sorellina era in piena forma quel giorno, trasmettendo allegria a tutti noi che ne avevamo bisogno: la mia giornata scolastica quel giorno era dura ed ero in piena ansia, come mi succedeva spesso in quelle occasioni. Non avevo voglia di ripassare in autobus, perciò mi crogiolai nella musica, svuotando la mia mente, con Ivan che mi coccolava, il tutto senza farci vedere da Celeste.

-Dobbiamo trovare una soluzione- feci ad un tratto -Ho paura che Serena si senta tradita da me...-

Ivan annuì, concordava con me ma dovevamo trovare un modo per comunicarlo in modo “soft”, non buttando la bomba e scappare.

-Ci penseremo, un problema alla volta- fece sospirando ed appoggiandosi al sedile. Annuii lentamente e cercai di sopprimere il mal di testa che avevo.

All'uscita da scuola, potei tirare un sospiro di sollievo. L'ansia che aveva dominato il mio stomaco lasciò posto alla fame e la mia mente si chiese cosa avrebbe preparato Serena quel giorno. Vidi Ivan alla fermata e lo raggiunsi, ma ad attendermi era nuovamente un Ivan depresso, quello con il quale ero arrabbiata, che continuava a pensare a Rosalba. La vidi chiacchierare con un gruppo di amiche, i capelli raccolti e una risata allegra e solare.

-Ivan...- feci sospirando ed agitando una mano davanti agli occhi.

Lui sbatté le palpebre:

-Scusa Marina- disse tornando in sé, ma non poteva andare avanti così, dovevo fare qualcosa per aiutarlo.

Ci pensai su quella sera mentre navigavo su Internet a studio finito. Mi distesi sul letto e fissai il soffitto: come potevo far si che avesse occhi solo per me? Che lasciasse il passato lontano da lui e che si concentrasse sul presente? Il telefono mi distrasse dai miei pensieri e tastai il comodino per cercarlo. Mi sedetti sul letto e guardai il display: era Niccolò. Con un sorriso risposi.

-Ehi- feci.

-Ciao squinternata- rispose la voce allegra di Niccolò.

Scoppiai a ridere:

-Perché mi trovi un nomignolo diverso ogni volta? Sono uno peggio dell'altro!-

-Ti ricordi il primo che ti avevo dato?- mi chiese tra le risate.

-Morina- feci io, ricordando il giorno in cui me lo disse. Era durante l'intervallo che, a quei tempi, passavo o con Lucia o con Gabriele. Niccolò arrivò e mi salutò in quel modo, cercando un misto tra “Marina” e “mora”.

-Scemo- feci io mentre i ricordi invadevano la mia mente.

-Come stai?- mi chiese.

-Potrei stare meglio- risposi con sincerità.

-Cos'è successo?-

-Mi sono fidanzata- dissi.

-Davvero? Sono felice per te- esclamò entusiasta. -E quel è il problema?-

-Il problema è che la sua ex è tornata da uno scambio culturale e sono stati insieme tre anni. Lui la ama ancora e in questi giorni, ogni volta che la vede, si dimentica di tutto e di tutti...io  non voglio perderlo però non sarò mai alla sua altezza...-

-Marina!- esclamò lui -Non lasciarti abbattere così! Ne hai parlato con lui?-

-Si e mi ha detto che vuole me e basta ma...non lo so..-

-Non riesci mai a fidarti tu- fece lui sospirando -Sei sempre in allerta...stai tranquilla e goditi questi momenti. E, senti...non potresti parlare con questa ragazza? Magari lui avrebbe bisogno di confrontarsi con lei...-

Il solo pensiero di vedere Ivan parlare con Rosalba mi fece tremare: avevo paura, si, ma allo stesso tempo, volevo il meglio per lui, quindi quell'idea non era da scartare completamente.

-Ci penserò su...- dissi un po' incerta. Sentii il suo respiro dall'altra parte della cornetta e mi ricordò Capodanno e le cose che avevo detto, facendomi imbarazzare e venir voglia di sotterrarmi.

-Nic- chiamai, mentre lui mi raccontava di qualche fatto di Padova -A Capodanno...ho detto qualcosa che non avrei dovuto dirti?- feci, non riuscendo a trovare parole abbastanza soddisfacenti ma accontentandomi di quelle che avevo scelto. Lo sentì mormorare:

-Bhe, ti ricordi cosa hai detto no?-

-S-si ma insomma..- balbettai.

-Non ti preoccupare...non avrei sopportato l'idea di tradire un amico.-

Si riferiva al fatto di stare insieme, immaginai, che non avremmo mai potuto portare avanti a causa del suo senso di lealtà verso Gabriele, cosa non da tutti. Pensai che, anche se fossi rimasta in Veneto, la nostra storia non sarebbe mai potuta nascere. Abbassai lo sguardo:

-Ok- mormorai, non sapendo cosa dire. Lui sospirò, me lo immaginavo mentre si distendeva sul letto, scrutando la sua stanza con i suoi occhi scuri.

-Bhe, Marina, se con questo non funziona...fammi un fischio che vengo lì-

Risi teneramente, non una di quelle risate fragorose ma una dolce e morbida.

-Hai appena detto che non tradiresti mai Gabriele...-

-Non avrei sopportato ho detto...ho parlato al passato. Io e lui non ci parliamo più-

La notizia mi scioccò e non poco: loro due erano amici da una vita.

-Come mai?- chiesi preoccupata.

-Dopo Capodanno ha iniziato a farmi molte domande su di te e la cosa iniziava a scocciarmi. Così gli sbraitai in faccia che piacevi anche a me...non l'ha presa molto bene e...-

-Niccolò..- sospirai -Lo sai com'è fatto...-

-Si beh ma non ho mai fatto nulla quando stavate insieme!- obiettò lui.

-Lo so, non hai torto...non stiamo neanche più insieme non dovrebbe avere un atteggiamento di questo tipo...ma lo ha-

Mi ritornarono in mente le sue parole:

 

-Marina non puoi perdonarmi?-

 

Perché ci dovevo pensare? Ormai era una storia vecchia e senza importanza, avevo Ivan e dovevo pensare solo a lui e a come aiutarlo.

-Mi dispiace che abbiate litigato...- feci a Niccolò -Ma forse è meglio così...tu sei una persona molto socievole, puoi avere quanti amici vuoi.-

-Bhe meglio di lui di sicuro- disse anche se mi sembrò di sentire un po' di amarezza.

-Lo so che non è facile...e so che siete amici da una vita ma purtroppo molte cose finiscono e non vanno come vogliamo noi, non durano in eterno se anche l'altra persona non collabora. Stringi i denti, puoi essere felice comunque-

-Sei sempre così filosofica- disse lui con dolcezza -Grazie-

-Non c'è di che- feci io sorridendo -Ora vado che è quasi ora di cena-

-Ciao Marina, fammi uno squillo quando torni su-

-Sicuramente- feci, avevo voglia di vederlo -Ciao-

 

-Basta- sussurrai stringendo i denti. Era il pomeriggio del giorno dopo la chiamata con Niccolò e non riuscivo a concentrarmi e a fare la tonnellata di cose che avevo programmato. Continuavo a pensare ad Ivan, al fatto che anche quel giorno fosse distante da me, lontano anni luce con la mente. Abbandonai i libri sulla scrivania e mi distesi sul letto ma anche la mia stanza mi dava fastidio. Afferrai il libro di storia dell'arte e scesi le scale a passi pesanti. Presi il cappotto e le chiavi ed uscii verso il portico. L'aria fredda mi colpii in viso mentre mi sedevo ed aprivo il libro, ma tanto ero consapevole che non sarei riuscita a studiare con tutti quei pensieri che mi ronzavano in testa. Era venerdì, erano passati cinque giorni e lui continuava ad intristirsi alla vista di Rosalba e, da quanto mi aveva detto Erica, non si erano ancora rivolti la parola. Forse Niccolò aveva ragione, forse se parlassero lui potrebbe cambiare atteggiamento ma io avevo paura a farli avvicinare nuovamente. Ragionavo da egoista, ma lo volevo tutto per me senza nessuno tra di noi. Sospirai e mi strinsi alle ginocchia, scrutando la zona con aria vigile quando vidi una ragazza avvicinarsi timorosa. La riconobbi e sussultai: era Rosalba. Si avvicinava al nostro cancello con timore, guardando il campanello ed esitando a suonarlo. La osservai per un po', non si era accorta che ero lì ma poi mi feci forza e mi alzai:

-Ti serve una mano?- feci avvicinandomi al cancello. Lei mi guardò un po' confusa:

-Ehm io, ecco...-balbettò imbarazzata,

-Sei Rosalba vero?- chiesi ma sapevo già la risposta. Infatti, lei annuii.

-Io sono Marina, piacere. Sono ospite della famiglia Innocenti- dissi stringendole la mano.

-Piacere mio- mi disse con un sorriso. Era un sorriso dolce e sincero, diverso da quello che mi aspettavo.

-Quindi...- proseguì lei -July non vive più qui?-

-No, se n'è andata e hanno ospitato me. Mio padre conosceva Pietro-

-Ah- fece lei, e mi chiesi se quell'esclamazione avesse un significato particolare. Esitai un po', non sapevo bene cosa fare ma alla fine la guardai e feci:

-Vuoi...entrare? Hai bisogno di qualcosa?- chiesi un po' riluttante.

-Ehm...vorrei parlare con Ivan-

Io annuii e le aprii il cancello. Non ero molto convinta di quello che stavo facendo, probabilmente mi stavo rovinando con le mie mani ma se era per Ivan, era giusto fare ciò che potevo per renderlo felice.

-Come sapevi chi ero?- mi chiese mentre ci dirigevamo verso la porta di casa. Raccolsi il libro di arte dal vialetto e la guardai.

-Perché Ivan mi ha parlato di te- feci vaga. Non sapevo se fosse il caso di dirle che sapevo molte cose sulla loro storia, non mi sembrava giusto, quindi me ne uscii con quella frase.

Lei sembrò colpita.

-Parla ancora di me?- sussurrò con voce tenera, sorrideva, sembrava molto felice. Finsi di non aver sentito ed entrammo in casa. Lei osservò il soggiorno carica di nostalgia, i suoi occhi indugiavano su ogni particolare, ricordando, probabilmente, gli anni trascorsi lì.

-Ivan- chiamai dalle scale. Sentii una porta aprirsi e lo vidi scendere.

-Dimmi Mar..-

Si bloccò quando vide Rosalba lì vicino a me e si guardarono per diversi secondi, percepivo la loro tensione, perché era il momento di chiarirsi dopo un anno passato a cercare di dimenticare, senza successo.

-Rosalba, cosa fai qui?- chiese Ivan avvicinandosi.

-Ecco...vorrei parlare con te- disse lei prontamente. Ivan annuì e Rosalba sembrava molto felice. Forzai un sorriso:

-Vi lascio soli- dissi salendo le scale, diretta in camera mia, con il libro di arte sotto braccio.

-Marina..?- fece Ivan con tono preoccupato.

-Tutto ok- dissi facendo un cenno con il capo, ma non andava tutto bene. Appena entrai in camera, lanciai il libro sul letto e mi distesi, stringendo il cuscino al petto. Perché ci soffrivo così tanto? Infondo se volevo il suo bene, dovevo permettergli di risolvere quella situazione. Eppure, dentro di me mi sentivo morire, provavo una tremenda gelosia. Ero riuscita ad affezionarmi davvero tanto a lui, avevo bisogno di lui, avevo bisogno di sentirlo vicino. Mi sentivo una stupida, ma purtroppo quelli erano i miei veri sentimenti. Pensai agli ingredienti che avevo comprato per fargli dei biscotti al cioccolato, visto che il giorno dopo era San Valentino...sarebbe stato davvero il caso di farli?

Passarono una ventina di minuti, dove io mi immersi nella musica. Mi alzai lentamente dal letto appoggiando la chitarra sul pavimento e sentii delle risate provenire dal piano di sotto. Lentamente aprii la porta e mi avvicinai: Celeste era con loro e sembrava molto in confidenza con Rosalba, parlavano come delle vecchie amiche. Per quanto riguarda Ivan...sorrideva e rideva con loro, era così radioso ed era tornato l'Ivan allegro che conoscevo. La cosa mi sollevò, ma sentivo nuovamente quella fastidiosa sensazione allo stomaco.

-Allora ci vediamo domani- fece Rosalba aprendo la porta -Grazie Ivan- gli sorrise, per poi salutare Celeste con la mano. Richiuse la porta dietro di se, ma era come se la sua presenza fosse rimasta in casa.

-sono felice che sia tornata- disse Celeste saltellando.

Ivan annuii e sorrise. Rivolse lo sguardo  verso la cima delle scale dov'ero io, spiazzata e confusa su ciò che sentivo dentro di me. Lui salii le scale senza dire una parola e mi prese per un braccio, guidandomi in camera sua.

-Marina...- cominciò guardandomi.

-Allora?- lo interruppi subito -Avete chiarito?-

Lui annuì.

-Le ho spiegato di July e di tutto ciò che è successo-

-Sono felice per...per voi- mi sforzai di dire, accennando un sorriso. Lui mi guardò serio ed appoggiò le mani sul mio viso.

-Quanto sei scema? Lo vuoi capire che io voglio solo ed unicamente te?- mi disse, quasi con rabbia perché non riuscivo a fidarmi delle sue parole.

-però...insomma tu la ami! Perchè...?-

-Perché ormai ci sei solo tu nella mia testa, mi stai facendo impazzire- mi sussurrò.

-Non è vero che la amo ancora...e l'ho capito grazie a te.- continuò con un sorriso. Sembrava davvero sincero e decisi di fidarmi delle sue parole, non aveva motivo di mentirmi.

-Scusami- feci io -Ho dubitato di te-

Lui mi diede un bacio sulla fronte.

-Va tutto bene- disse, e si, andava sul serio tutto bene.

 

Quella sera decisi di tentare e fare dei biscotti per Ivan, mentendo a Serena dicendole che erano per una mia compagna di classe. Mi sentivo male a pensare che la stavo prendendo in giro ma, per ora, non vedevamo altra soluzione. Mi gironzolò in torno per un po', aiutandomi e dandomi consigli, visto che io non ero molto brava in cucina e il risultato mi parve buono, così potei andare a dormire soddisfatta.

Quando, il giorno dopo, ci sedemmo in autobus, presi un pacchetto celeste dallo zaino e lo porsi ad Ivan, il quale mi guardò con sguardo interrogativo.

-Buon San Valentino- dissi timidamente.

-Ma non serviva scema!- disse lui guardandomi sorpreso. Prese il pacchetto e lo aprì: sembrava felice e la cosa mi riempii di gioia.

-Mary sei dolcissima- esclamò, spingendomi con un braccio verso di lui. Mentre con una mano stringeva la scatolina con i biscotti, con l'altro spingeva la mia nuca verso il suo petto, l'unico posto dove mi sentivo davvero protetta. Ero imbarazzata, le mie guance si arrossarono: mi sorprendeva, ogni suo gesto, ogni suo sguardo mi rendeva felice. Lo trovavo adorabile, ogni cosa che faceva mi rendeva sempre più cotta di lui.

Prese un biscotto con l'indice e se lo portò alla bocca. Lui era un cuoco perfetto e quindi avevo accettato ogni consiglio che Serena mi aveva dato la sera prima per cercare di essere perfetta. Lo assaporò con delicatezza e, per un attimo, volevo essere io ad essere assaporata in quel modo. Arrossii a quel pensiero: “Marina, sei una scema! State insieme da una settimana!” e mi calmai quando mi sorrise, fiero di me e del mio lavoro.

-Bravissima piccola.-

Amo quando mi chiama piccola, adoro come lo dice, quel suo tono di voce deciso.

-Sono felice ti piacciano- dissi io, eliminando quei pensieri che mi ero fatta. Cosa avevo per la testa?

Scendemmo dall'autobus mano nella mano e salutammo Daniele ed Erica, che ci aspettavano come ogni giorno per fare qualche chiacchiera insieme. Ma Ivan mi strattonò via poco dopo. Lo guardai confusa:

-Marina, Rosalba vorrebbe parlare con te- mi disse.

Lo guardai sorpresa e ancora più confusa di prima. Mi sembra una frase senza senso:

-Cosa? Perché la tua ex vuole parlarmi?-

Accentuai la parola “ex” per sottolineare che ero preoccupata e non poco.

-Vuole conoscerti Mary- e nel dire quelle parole sembrava fiero di me ancora una volta, ma io ero presa da un panico pesante e visibile. E la sua voce non fece che farmi sentire peggio.

-Ciao Ivan-

Parli del diavolo...

-Ciao Roxy- lui le sorride e m stringe la mano dandomi coraggio.

-Ciao Rosalba- dissi, quindi.

-Ciao Marina- mi sorride gentilmente, mi tranquillizza almeno un po'.

-Tutto bene?- chiesi cortesemente, volendo avesse una buona impressione su di me.

-Si grazie- mi disse -Ehi, avresti voglia di uscire uno di questi giorni?- chiese diretta. Aveva un sorriso sincero, ero ancora allarmata ma un po' più calma. Accettai:

-Sabato prossimo può andare?- proposi e lei annuì entusiasta.

-Allora ci sentiamo per ulteriori dettagli. Chiedo ad Ivan il tuo numero- lo disse con semplicità, era molto schietta e cristallina. Io annuii semplicemente e salutai entrambi prima di entrare in accademia, chiedendomi perché proprio lei volesse vedermi.

 

Il sabato successivo arrivò in fretta, quasi non me ne resi conto. Appena arrivai a casa quel giorno, esausta, reduce da una settimana infernale, avrei voluto solo distendermi sul letto e rimanere lì per sempre. Ma non potevo e lo sapevo bene. Rosalba sarebbe passata verso le tre e mezza, avremmo camminato in giro nei dintorni visto che lei abitava vicino a casa Innocenti. Giocherellai con la mia collana mentre la aspettavo e mi ripetevo che era una chiacchierata...con la ex del mio ragazzo. Ok, dire così non mi aiutava, ma avevo paura ed ero molto paranoica. Respirai profondamente quando sentii suonare il campanello e mi alzai dal divano. Serena fu più veloce e andò ad aprire. Quando si trovò davanti alla ex di suo figlio sussultò:
-Rosalba!- esclamò e la abbracciò forte.

-Ciao Serena-

Serena la guardò felice:
-Mi avevano detto che eri tornata! È bello vederti! Sei qui per Ivan?- chiese facendola accomodare.

-No, sono qui per Marina...-

La salutai con la mano mentre mia avvicinai.

-Ciao Rosalba!- feci e Serena ci guardò sbalordite.

-Vi conoscete quindi?- chiese Serena.

-Si, volevo conoscere meglio la nuova...-

-Ragazza che ospitate!- mi affrettai a dire con il cuore che batteva a mille. Ero sicura che Rosalba stesse per dire “la nuova ragazza di Ivan”, mandando all'aria la nostra relazione. Forse non sapeva che per le nostre famiglie era un segreto, infatti mi guardò confusa ma comprese il mio sguardo, glielo avrei spiegato appena uscite di casa.

-Si esatto- disse quindi sorridendo.

-Oh brava, Marina è una bravissima ragazza- disse elogiandomi e mettendomi anche un po' in imbarazzo.

-Allora io esco- dissi indossando il mio giubbotto. Serena annuì e ci salutò con un sorriso.

Uscimmo di casa e tirai un sospiro di sollievo non appena la porta si chiuse dietro di noi.

-Allora?- fece Rosalba confusa ma anche un po' divertita.

-La sua famiglia e bhe anche la mia a dire il vero, non sa che stiamo insieme...-

-Per la convivenza...- fece Rosalba e io annuii.

-è...dura tenerlo nascosto ma...-

-Ti piace molto eh?- mi chiese guardandomi fissa negli occhi. Arrossii visivamente ed annuii.

-Tu invece? Lo ami ancora?- chiesi, anche se avevo un timore tremendo a porle quella domanda. Rosalba sospirò:

-Bhe non posso dire di no...ma tanto è il passato. Non gli interesso più..-

Non sapevo cosa dire, la situazione era assurda ed imbarazzante.

-Sai...mi ha detto che una certa mora gli ha rubato il cuore-

E a quelle parole, non potei che sentirmi felice come mai prima di allora.

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eccomi qua! Scusate se aggiorno così lentamente ma sono senza computer da un mese e più, e sto schizzando D: in più volevo portarmi avanti con la storia, così da non farvi aspettare troppo. Dedico questo capitolo alla mia omonima, che ho incontrato in centro nel mio paese e mi ha fatto tanti complimenti sulla mia storia! Un bacione alla prossima!

   
 
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