Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Najara    26/02/2016    3 recensioni
Una Maga, un drow, un powrie, un'ondina, un ciclope e un satiro. Insieme formano una compagnia degna di un'avventura. Sapranno affrontare ogni sfida con coraggio, fedeltà, lealtà, verità e amore?
Storia partecipante al contest di grazianaarena: "Fantasy creatures: Non siamo solo mostri."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Primo capitolo: “Ebbene, la compagnia è formata.”

 

Le Riverboot erano delle verdeggianti colline tra le quali scorreva un lungo e placido fiume. Esse erano il centro perfetto di quel mondo, a Ovest costeggiavano le grandi foreste degli elfi, a Sud svettavano le montagne dei nani, a Est si intravedevano le città degli uomini, e a Nord si estendevano le pianure steppose dei ciclopi e dei troll. Si poteva persino scorgere la Foresta Bianca, incastrata tra le terre degli uomini e le montagne dei nani.

Le Riverboot erano dunque terra di nessuno, o meglio, terra di tutti. Vi fioriva il commercio e vi vigevano leggi neutrali che proteggevano la pace e proibivano alle faide tra popoli di metterci piedi.

Non c’era quindi da stupirsi se la taverna del Lupo era strapiena di avventori che bevevano, mangiavano, cantavano e ridevano.

La Maga era seduta a un tavolo sorseggiando un infuso di foglie di menta. Un osservatore disattento avrebbe visto una bella ragazza dai capelli lunghi e castani, raccolti in una comoda treccia, con abiti di buona fattura adeguati al viaggio che evidenziavano un fisico asciutto e longilineo, ma probabilmente non avrebbe notato la daga che portava al fianco oppure lo straordinario spazio che aveva ottenuto senza fatica malgrado la folla presente e chiassosa. Un osservatore più acuto avrebbe notato anche il modo in cui i suoi occhi andavano alla porta ogni volta che essa si apriva e il lampo che colse quei begli occhi verdi quando comparve un elfo scuro.

 

L’elfo osservò con una smorfia sulle labbra l’accozzaglia di esseri che affollava la taverna. Orchi, gnomi, umani, nani e persino qualche elfo. Il disgusto si attenuò quando i suoi occhi si posarono sulla Maga. Con passo deciso raggiunse la ragazza e la guardò interrogativo.

“Siediti Morcheo.” L’elfo afferrò una sedia e la accostò al tavolo, l’armatura a scaglie non infastidiva i suoi movimenti, ma dovette spostare la lunga spada che portava al fianco per sedersi.

“Sono qui, parla.” L’arroganza nel suo tono non face battere ciglio alla giovane Maga che con un semplice cenno attirò l’attenzione dell’oste.

“Maga, la mia regina mi ha permesso di allontanarmi dal suo servizio perché conosce il debito che pesa tra di noi, ma non tarderà a richiamarmi, quindi non perdiamo tempo.”

“Non sei l’unico che sto aspettando. Molti devono ancora giungere…” Il discorso rimase sospeso perché la ragazza aveva voltato la testa verso la porta che un ciclope aveva con fatica oltrepassato. La testa dell’essere non era lontana dal soffitto, ma la taverna era costruita anche per taglie più grosse della sua.

“Quello?” Chiese spezzante Morcheo.

“Sì.” Il ciclope si avvicinò al loro tavolo poi si sedette a terra, spingendo da parte un certo numero di avventori.

“Maga, eccomi, cosa ci fa qua un elfo nero? Io forse non ti basto?”

“Da te non può volere altro che un acchiappa mosche, da come puzzi sarai il loro preferito.” Il ringhio basso del ciclope risuonò nella taverna attirando sguardi preoccupati.

Morcheo, Kanesas, trattenete le lingue e le armi.” Il tono della Maga era pacato, ma entrambi i guerrieri si zittirono. “Come stavo dicendo a Morcheo, la missione in cui stiamo per imbarcarci necessita di un gruppo con membri che presentano qualità diverse.”

“Di che missione si tratta?”

“Se non vi dispiace vorrei parlarne quando saremo tutti presenti.” L’elfo annuì alla sua risposta e all’oste che era appena accorso ordinò da bere imitato dal ciclope.

Non dovettero attendere molto, un nano dalle braccia macchiate di rosso si presentò come Krov e si sedette assieme a loro poi giunse un sileno, dall’aria tutt’altro che felice di essere lì.

“Chi manca ancora?” Chiese il powrie Krov dopo essersi scolato la terza pinta di birra.

“Una persona.” Non si sbilanciò la Maga. Il sole era quasi al tramonto e il gruppo cominciava a spazientirsi.

“Abbiamo proprio bisogno di questa persona?” Chiese il sileno. “Perché sinceramente vorrei andarmene di qua.” Da quando era entrato continuava a lanciare sguardi spaventati agli altri avventori, la folla lo metteva a disagio e di certo Kanesas non lo aiutava gettandogli occhiate fameliche.

“Maga, è tempo di risposte.” Insistette Morcheo.

“Senza il quinto elemento non andremo da nessuna parte e…” Di nuovo si interruppe perché un’esile figura stava entrando titubante dalla porta. Gli occhi blu della giovane donna appena entrata spaziarono lungo tutta la taverna per poi fermarsi incrociando quelli verdi della Maga. “Bene.” Il sorriso che comparve sulle sue labbra indicò a tutti che anche l’ultimo componente era arrivato.

La giovane si fece avanti muovendosi con una certa goffaggine tra gli, ormai ubriachi, avventori della taverna.

“Benvenuta.” Il sorriso della Maga non era sparito, anzi, si alzò e le prese una sedia affinché le si sedesse accanto. “Ora possiamo cominciare.” Annunciò con soddisfazione. “Siete tutti qui perché necessito del vostro aiuto per una missione di fondamentale importanza per il nostro mondo.” Osservò tutti gli esseri raccolti attorno al suo tavolo, il volto pieno di gravità. “Ho scoperto che un potente stregone sta cercando le Tre Gemme dell’Aldilà.” Le sue parole ottennero qualche sopracciglio inarcato, ma nulla di più. “Conoscete le Gemme dell’Aldilà?”

“Sono solo un mito.” Commentò il sileno stringendosi nelle spalle.

“No, esse sono reali, lo so con assoluta sicurezza.” Dicendo questo infilò la mano nella giubba e ne estrasse un sacchettino. Lo aprì e ne rovesciò il contenuto sul palmo della mano. Tutti gli occhi si fissarono sul suo pugno e la Maga, ottenuta la giusta attenzione lo aprì. Un piccolo sassolino verde splendeva nella sua mano.

“Questa è una di esse, il suo potere è flebile, ma con la giusta magia persino con una sola potrei richiamare uno spirito dall’Aldilà.” Richiuse il palmo e fece scomparire la pietruzza nel sacchetto e poi nella sua giubba.

“Quindi vuoi che scopriamo dove sono le altre prima che questo stregone lo faccia?” Morcheo aveva incrociato le braccia aspettando una sua risposta.

“No, so esattamente dove sono le altre due Gemme.”

“Allora cosa vuoi da noi?” Kanesas afferrò il prosciutto che aveva abbandonato sul tavolo e riprese voracemente a mangiarlo.

“Voglio che mi aiutate ad averle tutte e tre.”

“Vuoi il loro potere?” L’ondina intervenne per la prima volta, gli occhi che si fissarono profondi in quelli della Maga.

“No, quando le avrò potrò nasconderle in un luogo sicuro, dove lo stregone non le troverà mai.” La risposta lasciò tutti in silenzio, la Maga incrociò la mani sul tavolo davanti a lei osservandoli. “Morcheo, Kanesas, Krov siete guerrieri e conoscete i pericoli a cui andrete incontro seguendomi.” La Maga voltò lo sguardo sul sileno. “Phy, sei uno studioso, le tue conoscenze saranno vitali, ma andrai incontro a rischi a cui i tuoi libri non ti hanno preparato e tu, Eis, principessa ondina,” la Maga la guardò con crescente serietà. “Nel luogo dove andremo la tua magia sarà fondamentale, ma dovrai affrontare minacce che possono andare oltre quello che io stessa prevedo.” Fece una lunga pausa osservando i volti davanti a lei. “Quello che vi chiedo è di affrontare pericoli e di rischiare la vostra vita in una missione di cui nessuno saprà mai nulla.”

“Abbiamo un patto e non temo pericoli.” Il ciclope sbadigliò e chiamò l’oste per un altro prosciutto.

“Vi ho già detto che vi seguirò, il mio onore di guerriero lo impone.” Krov si strinse nelle spalle poi estrasse uno dei pugnali e cominciò a pulirsi le unghie. Morcheo annuì semplicemente e così fece il sileno. La Maga allora guardò Eis. La principessa giocherellava con un pendente a forma di goccia che portava al collo, quell’oggetto magico permetteva all’ondina di rimanere lontana dall’acqua, un talismano donato a sua madre, la regina, dalla Maga stessa.

“Verrò con voi.”

“Ebbene, la compagnia è formata.” La Maga si alzò sorprendendo tutti. “Partiamo.”

“Ma è scesa la notte e…” Obiettò il sileno.

“Non c’è tempo da perdere, partiamo subito.”

 

La Maga li guidò verso una chiatta attraccata al piccolo molo della taverna. Senza discutere vi si sistemarono tutti, persino Kanesas che detestava l’acqua e il cui peso metteva alla prova il legno dell’imbarcazione.

Krov si mise ai comandi, abituato a dirigere le tozze imbarcazioni fabbricate dai powrie, mentre Morcheo liberò gli ormeggi e si mise di vedetta grazie alla sua prodigiosa vista notturna. La Maga si sistemò accanto a Eis che sporgeva la mano sfiorando la fredda acqua del fiume.

“Avremo bisogno di stabilità e rapidità, potete darcele entrambe?” L’ondina annuì, chiuse gli occhi per un breve istante poi li riaprì. Immediatamente la corrente, rispondendo alla chiamata della principessa, si ingrossò raccogliendo la chiatta e spingendola velocemente al centro del fiume e poi via, lungo di esso.

“Grazie.” La Maga ottenne un timido sorriso da Eis che distolse lo sguardo da lei per tornare a fissare il fiume.

Viaggiarono per gran parte della notte, dirigendosi a Est e inoltrandosi nella terra degli uomini.

“Dove ci porti?” Chiese Phy all’alba, quando la Maga ordinò di attraccare. “Queste terre sono occupate dai Signori della Cenere che non sono notoriamente accoglienti, soprattutto quando gli ospiti non sono umani.”

“Il sileno ha paura, io no, ma voglio sapere lo stesso dove condurrai i nostri passi.” Morcheo aveva incrociato le braccia e guardava la Maga con sospetto.

“E’ presto detto. Stiamo raggiungendo Ramad, dovremmo penetrarci in segreto e rubare la Gemme dell’Aldilà.” Il ciclope sbuffò e Krov fece una smorfia, persino Eis sobbalzò a quelle parole.

“Vuoi la nostra morte? Ramad è la fortezza più inespugnabile che esista.” Phy era impallidito e scuoteva la testa. “Nessuno, mai, vi è penetrato, non gli eserciti che l’hanno assediata, né ladri erranti, né abili ingannatori, è protetta da soldati e da antichissimi incantesimi!”

Phy, conosci la Storia, cosa sai dirmi dell’elfo Taxo?” Il satiro inarcò le sopracciglia perplesso.

Taxo, durante la guerra dei Troll, centinaia di anni or sono, uccise il malvagio Sayiya ponendo fine alla guerra e liberando i Troll dalla sua nefasta influenza…”

“Esatto, lo uccise con 'Ayam, rubando l’arma magica allo stesso Sayiya. Il potente incantatore delle mura di Ramad.”

“Ho sempre amato la Storia, ma non vedo come questa lezione possa aiutarci ad entrare a Ramad.” Intervenne Morcheo.

“Molto semplice, Taxo usò un passaggio segreto, lo stesso che useremo noi.” Il silenzio calò sul gruppo mentre tutti la fissavano tra il perplesso e l’ammirato.

“Tu… ne sei sicura? Perché non ho mai letto niente di simile…”

Phy, ci sono molte cose di queste terre che non so, ma ci sono dettagli delle Storia che conosco, dettagli come l’esatta ubicazione del passaggio segreto.”

Mangiarono camminando, con Kanesas che si lamentava per il passo lento dei compagni dalle gambe corte e Krov che raccontava delle numerose volte in cui si era inoltrato in quelle terre per uccidere uno o più nemici.

La Maga camminava accanto a Eis, ma silenziosa e persa nei suoi pensieri non interveniva nelle discussioni.

“A cosa pensi?” La Maga si voltò con un sorriso verso la ragazza stringendosi nelle spalle. “La nostra missione ti preoccupa?”

“No, so che riusciremo.” Sorrise ancora osservando quei dolci e curiosi occhi blu. “Solo mi piace riflettere mentre cammino, la strada scorre sotto di me più velocemente.” Eis la scrutò, poi annuì, accettando il fatto che la Maga non volesse approfondire.

“Sai, mi ricordo il giorno in cui sei arrivata nel nostro regno con l’amuleto.” La giovane alzò la mano sfiorando la goccia di cristallo che portava al collo. “Senza non credo che il nostro popolo esisterebbe ancora.” La Maga annuì, le ondine erano state sull’orlo della catastrofe, ma il suo intervento aveva permesso alla loro regina di raggiungere la regina degli elfi scuri e così tessere un’alleanza che aveva salvato entrambi i popoli dalla distruzione. “Avevo sempre sentito parlare della Maga, ma non avevo mai immaginato che eri così giovane...” Arrossì e la Maga sorrise.

“La mia giovinezza ha spesso giocato a mio favore, non ci si aspetta che io possa essere una minaccia reale.”

“Degli uomini a cavallo.” Avvisò Morcheo che era partito in avanscoperta qualche ora prima.

“Quanti?” Chiese Krov estraendo un pugnale.

“Dieci.”

“Ne ho affrontati di più numerosi, uccidiamoli.”

“Sono d’accordo, ho fame.” Kanesas alzò la clava indicando di essere pronto.

“No, dobbiamo rimanere invisibili per il momento.” Il nano ritirò il coltello mentre il ciclope emetteva un basso ringhio.

“Di sicuro non potranno raccontare nulla a nessuno dopo che avrò finito con loro! E se preferisci mangerò solo i cavalli.”

“Ho detto no.” La Maga lo fissò con occhi duri come smeraldi e il ciclope distolse lo sguardo abbassando però la clava in segno di resa.

Si allontanarono dalla strada nascondendosi tra i radi cespugli che crescevano in quelle terre. I cavalieri, splendidi nelle loro armature dorate passarono oltre senza vederli e così ripresero la loro strada. Quando ormai la sera stava scendendo videro le luci della città-fortezza dei Signori di Cenere: Ramad. La Maga li condusse sicura fino a una roccia che sembrava una lama spezzata infissa nella terra. Lontana si stagliava Ramad, dominando il territorio grazie all’alto sperone di roccia su cui era costruita.

“Qua ci separiamo.”

“Cosa?” Phy scosse la testa. “Separarci è una pessima idea.” Ma la Maga non lo ascoltò continuando invece a spiegare.

“Io, Phy e Eis entriamo nel passaggio segreto, mentre Kanesas, Morcheo e Krov creeranno un diversivo. Ho bisogno che le guardie credano di aver sventato l’attacco e abbassino la guardia, altrimenti non giungeremo mai nella sala del tesoro.”

“Quindi dobbiamo farci catturare? E’ questo il tuo piano?” Morcheo non sembrava affatto contento.

“Sì, ovviamente sarete sbattuti nei sotterranei e noi vi libereremo una volta presa la Gemma.”

“Per la maledizione che mi ha fatto perdere il berretto! Questa è una follia! Potrebbero ucciderci subito invece di sbatterci nei sotterranei.” Krov si tormentava la folta barba nera mostrando per la prima volta di essere preoccupato.

“Ho detto che non sarebbe stata una missione facile e ho detto che mi sareste serviti tutti voi. Esiste una leggenda umana, dice che un ciclope tenterà di rubare dal tesoro, questo gesto folle verrà sventato, ma porterà rovina su Ramad se il ciclope non verrà ucciso secondo un rituale.”

“Stai scherzando Maga? A me sembra una leggenda che hai appena inventato.” Kanesas era ancora contrariato dopo l’incontro dei cavalieri e non sembrava in vena di approvazione.

“No, anche io conosco la leggenda del ciclope. E’ antica, deriva dai tempi di Taxo, lui aveva un ciclope come compagno.” Si bloccò osservando i compagni attorno a sé. “Un ciclope, un’ondina, un nano, un sileno e un umano, aggiungendo che Taxo era un elfo… hai riproposto la stessa compagnia!” Phy osservò la Maga stupito. “Perché?”

“Si da il caso che cerco quelle qualità specifiche che servirono anche a Taxo, quello che lui ha ottenuto grazie al Creatore io l’ho messo assieme con attenzione. Ma non ha importanza, siete disposti a fare quello per cui siamo venuti?” Dai tre guerrieri ottenne solo dei cenni di assenso scontento, ma non le serviva altro.

 

Eis osservava la luna in silenzio quando la Maga si sedette accanto a lei, Phy poco lontano russava leggermente.

“Dovresti dormire.”

“Come posso dormire? La luna è così bella.”

“Andrà tutto bene.” Gli occhi dell’ondina si spostarono su di lei, consapevoli che la donna aveva colto la sua paura e quello che realmente non la lasciava dormire.

“I compagni di Taxo sono morti, uno dopo l’altro, solo l’elfo riuscì a tornare a casa.” Ricordò allora Eis. La Maga annuì mentre alzava il volto alla luna. Il silenzio si protrasse fino a quando la donna non decise di romperlo.

Eis significa ghiaccio non è vero?”

“Sì, lo specchio d’acqua in cui mia madre partorì gelò la notte in cui sono nata. Il tuo nome invece nessuno lo conosce…” Di nuovo il silenzio.

“Maga è l’unico nome che avrebbe senso per me in questa terra.”

“In questa terra? Perché esistono altri mondi?”

“Certo che no.” La Maga si alzò sorridendo. “Dovresti davvero dormire fino a quando non sarà il momento.”

L’ondina la guardò allontanarsi pentendosi di averla infastidita con le sue domande.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Najara