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Autore: callingonsatellites    26/02/2016    1 recensioni
L'aria fresca sulle braccia. Il sole che brucia negli occhi. Le gambe leggermente indolenzite, e una melodia sconosciuta che girava nella sua mente. Poi un forte dolore alla testa. E ora fissava quegli occhi color nocciola, e ogni domanda veniva annullata come se quei due pozzi scuri fossero l'unica cosa importante ed esistente, l'inizio e la fine di tutto.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era riuscita a scollarsi da Aron per miracolo, e altrettanto per miracolo era riuscita a uscire da quella palestra, diventata improvvisamente opprimente come una prigione.
Stava camminando velocemente, si sarebbe volentieri messa a correre, ma non voleva dare nell’occhio … d’altronde, non che ci fosse così tanta gente fuori dell’edificio, escludendo le coppiette che amoreggiavano, che non avrebbero decisamente badato a lei. Rallentò nell’osservare due ragazzi seminascosti dietro un albero, che si sbaciucchiavano. Senza pensieri, loro due, tranquilli, c’erano solo loro e la notte. E lei lo sapeva bene come ci si sentiva in quei momenti.
 
No, aspetta un attimo … lo sapeva?!
 
Scosse la testa. La sua memoria danneggiata le faceva brutti scherzi. Ogni tanto le capitava, che le venissero in mente immagini, voci, pensieri, così di punto in bianco; memorie appartenenti ad un’altra che prendevano prepotentemente possesso della sua mente, lasciandola stordita, a chiedersi perché, non appena svanivano.
E questo era un momento di quelli.
Scosse la testa di nuovo, e riprese a camminare, sempre velocemente, verso un qualsiasi posto fosse abbastanza lontano dalla musica assordante, dai ragazzi popolari e single, e dalle biondine rognose. Non voleva nemmeno sapere il suo nome. Non voleva saperne proprio niente, lei non c’entrava niente con quello che era stato il suo ragazzo, e non ci avrebbe mai avuto a che fare. Era meglio iniziare a convincersi per bene, se voleva inculcarlo anche alla bionda.
Camminava senza meta da qualche minuto, o anche di più, forse anche qualche ora. Non lo sapeva. Sapeva solo che voleva solo allontanarsi.
Si rese conto che in effetti era abbastanza lontana, anzi, non aveva più idea di dove fosse andata a finire.
 
‘Bella idea, Kimmy’ sussurrò una voce nella sua testa.
 
‘Sì, proprio bella idea’ si auto rispose, girando nervosamente la testa da una parte all’altra, cercando di riconoscere qualche punto di riferimento.
 
Iniziava a preoccuparsi seriamente. Era in un quartiere messo non troppo bene, con pochi lampioni … funzionanti. La strada polverosa era deserta, ci mancavano solo i cespugli rotolanti del far west.
 
‘Ok, piccola, mantieni la calma’ cercò di rassicurarla un’altra voce nella sua testa.
 
‘Magari. Mi piacerebbe’ si auto rispose di nuovo.
 
‘Bene, facciamo il punto della situazione’ prese il sopravvento una terza voce, dal tono pragmatico. ‘Ti sei persa in un vicolo che non conosci, dall’aspetto poco rassicurante, di notte, può darsi che esca un qualche malvivente da un momento all’altro, ma può anche darsi di no, in fondo … in teoria sei arrivata qui procedendo sempre dritta dall’uscita del cortile del liceo; quindi potresti ritrovare la strada se ritornassi in quella direzione …’ aveva ragione. La voce aveva dato un ottimo suggerimento, bastava … rigirarsi dalla parte giusta.
 
‘Bene, se non sbaglio sono arrivata da questa parte’ pensò Kim, girandosi verso la strada alle sue spalle. ‘Dunque, stando a ciò che dici tu … sì, potremmo farcela’  concluse, iniziando a camminare, sicura,  seguendo la strada.
 
‘Come vivresti senza di me? …’
 
‘Non vivrei. Uno a zero per te’
 
#
Un po’ di tempo dopo (minuti, ore, non aveva grossa importanza), era finalmente riuscita a rinfilarsi in una strada conosciuta. Adesso camminava più tranquilla, anche considerando che si era resa conto di essere veramente stanca.
 
‘Bene, adesso cerco la strada di casa e mi infilo diretta sotto le coperte … e ai balli scolastici non ci vengo più nemmeno se mi pagano tutto l’oro del mondo’
 
In effetti, poco dopo riuscì a trovare la strada di casa sua, e procedeva diritta e sicura verso la porta d’ingresso. Si fermò un attimo, giunta davanti alla porta, con la mano a pochi centimetri dalla maniglia. Aveva un dubbio, come se le servisse qualcosa …
 
‘Maledizione! Le chiavi!’
 
Si maledisse in tutti i modi e in tutte le lingue. Solo in quel momento si era accorta di non avere indosso il giubbino jeans con la quale era andata via quella sera … maledetto quel momento in cui l’aveva tolta.
 
‘Quindi … adesso dovrai tornare a scuola, prendere la giacca, e tornare qui?’ domandò la Voce numero 1.
 
‘Col cavolo che mi faccio tutta quella strada. Col cavolo proprio’
 
‘Guarda che non hai alternative, a meno che tu non voglia svegliare i tuoi, farti sgridare per averli svegliati e per aver dimenticato giubbotto e chiavi in un posto dove probabilmente te le avranno già rubate’ aggiunse Voce 1, con la malizia di chi sa di avere tremendamente ragione.
 
‘Bene, quindi secondo te io dovrei rifarmi tutta la strada?! Ci vorrà mezz’ora, e direi che ho già superato il coprifuoco da un pezzo’
 
‘Beh, quelli sono problemi tuoi’ intervenne Voce 2.
 
‘In teoria sono anche tuoi, visto che sei nella mia mente!’ lo rimbeccò Kim.
 
‘Guarda che se vuoi posso anche sparire adesso, eh!’
 
‘E magari andare ad infestare qualcun altro con la tua ottusa intelligenza da primato? No grazie, sono altruista’
 
‘EEHH! PROPRIO!’ la presero in giro tutte le Voci, in un connubio di schiamazzi mischiati assieme.
 
‘Sì, dai, ok, smettetela. Riflettiamo sul da farsi … che si fa? Si va o si resta?
 
‘Io suggerirei di rimanere qui fino a domattina, ti fingi una barbona e non ti noterà nessuno’ fece di nuovo Voce 2.
 
‘TACI!! Ti ho già chiarito che NON VOGLIO sentirti parlare’ lo zittì Kim.
 
‘Che palle’ mormorò la Voce, mentre Kim iniziava a correre furiosamente verso la fermata dell’autobus.
 
‘No, aspetta … che fai adesso?!’ intervenne un’altra voce, Voce 4.
 
‘Oddio, questa è pazza …’ commentò Voce 3 …
 
‘Ma no, stupidi! Guardate, c’è un autobus! Ma certo! …’ venne fuori Voce 1. ‘Gli autobus del turno di notte, cavolo! Come abbiamo fatto a non pensarci! …’
 
Il mezzo si era accostato alla fermata, si era fermato giusto qualche istante per far scendere due passeggeri che si avviarono mogiamente verso strade differenti. Stava ripartendo, ma forse poteva farcela …
 
‘Eddai!! Muovi quel culo poco sodo!’ urlò Voce 2, ma Kim non badava più a loro ormai. Doveva solo raggiungere quel benedetto autobus, farsi notare dall’autista prima che ripartisse …
 
‘Cacchio cacchio cacchio!! Muoviti dannazione! Quello si sta muovendo!! …’ la stressava Voce 3 … non aveva tutti i torti, il bus si stava muovendo, lentamente ma inesorabilmente …
 
Fece le ultime tre falcate quasi cadendo sui propri piedi. Non aveva più speranza. Si sarebbe dovuta fare mezza Magdenburgo a piedi, in piena notte, per recuperare un’insulsa giacchetta, che probabilmente già era stata portata via da qualcun altro. Avrebbe sicuramente passato la notte per le strade, in una camminata inutile
Sicuramente … se non fosse stato per quella mano potente che afferrò la sua, tirandola su e spingendola proprio sul tetto dell’autobus, dove venne presa al volo da un altro paio di braccia muscolose.
 
#
 
-Bello da quassù, vero?
 
Kim stava seduta sul tetto dell’autobus, a gambe incrociate, e fissava la città scorrere velocemente sotto i propri occhi.
 
-Sì. Pittoresco- era l’unico aggettivo che le era venuto in mente. Dopo tutta l’agitazione della corsa, e la certezza di non farcela, e la sorpresa di vedersi tirare su, ora si sentiva come una bambola senza imbottitura, mollemente ripiegata su sé stessa.
 
-Miles dice che si incollerebbe al tetto di un autobus solo per poter avere sempre l’aria gelida che gli sbatte addosso- commentò un altro ragazzo, avvicinandosi a lei e al tizio che le si era seduto accanto. Kim continuava a chiedersi come facessero, quei ragazzi, a passeggiare così tranquillamente sul tetto di un mezzo in corsa.
Il ragazzo si lasciò cadere vicino a lei, scrutando la città che passava loro davanti.
 
-Miles è pazzo. È un pazzo furioso. Tipico inglese- alle parole ‘tipico inglese’ Kim si riscosse dal suo torpore.
 
-Chi è inglese?!- esclamò, voltandosi finalmente a guardarli in faccia.
 
Il ragazzo che aveva appena parlato rimase un attimo perplesso dalla sua espressione. –Miles è inglese. Miles è quello lì- ripeté, indicando un altro ragazzo, che stava beatamente disteso poco lontano da loro, occhi chiusi, mani dietro la testa e torso nudo.
 
-Anche io sono … inglese- sillabò Kim, fissando quel pazzo furioso che stava mezzo nudo in una notte di ottobre in Germania.
 
-Ah! Figo! Miles, hai una compaesana- gridò il ragazzo a Miles. Ce ne voleva di voce, per comunicare con il vento contro. Ma quei ragazzi sembravano esserci abituati.
 
Miles aprì gli occhi, e alzò la testa, voltandosi verso Kim. –Sul serio?- chiese, in inglese, con un tipico accento londinese.
 
-Sì, sul serio. Liverpool- rispose Kim, sorridendo.
 
-Bello. Bellissima città. Patria dei Beatles- commentò Miles, riappoggiando la testa a terra. All’autobus, pardon.
 
-Ma … voi sostate abitualmente sui tetti degli autobus?- chiese poi, rivolta al ragazzo vicino a lei.
 
-No, solo di notte. Di giorno ti vedrebbero subito. Di notte, invece … la città ha tutto un altro sapore. È come … è come se tutto prendesse vita, di notte. La gente dorme, i pensieri di tutto un giorno si depositano sul fondo della mente, tutto cade nell’oblio e nel silenzio. E quando il gatto dorme, i topi ballano: questo per dire che, quando la gente dorme, quando non c’è nessuno per le strade, se non qualche auto e questi sfigatissimi autobus deserti, a quel punto la città prende vita, è come se ogni palazzo, ogni casa, ogni strada, ogni singolo lampione si sciogliesse dalla sua posizione statica, e lasciasse andare … una magia. È magico.
 
Kim ascoltava rapita le sue parole.
 
-E beh … quando cala la notte entriamo in gioco noi. Ovvio che non ci limitiamo a fare pazzie solo di notte, ci muoviamo anche di giorno. Ma come ti ho detto … di notte ha tutto un altro sapore. È come se fosse fatta per noi. Siamo gli unici pazzi che si aggirano per Magdenburgo di notte, se escludiamo gli ubriachi drogati dei pub e le signore … troppo disponibili. Quando cala il buio è come un richiamo. Ci è inevitabile uscire e fonderci con la notte, essere sua parte … è come la droga. Siamo dei drogati, in fondo, drogati della magia della notte … non so se mi spiego- farfugliò le ultime parole sorridendo, come chi sa di aver parlato troppo con qualcuno che non glielo aveva chiesto, e che probabilmente sarebbe passato per un idiota.
 
-è bellissimo. Hai fatto un discorso bellissimo- rispose invece, ammirata, Kim.
 
-Wow, davvero? Strano, di solito mi dicono che parlo a sproposito- commentò ridendo nervosamente il ragazzo.
 
A quel punto Kim si sentiva davvero una stolta. Lui le aveva raccontato tutti i suoi principi di vita, lei non sapeva nemmeno il suo nome.
 
-Come ti chiami?- gli chiese, alla fine.
 
Lui tolse lo sguardo dalla città, e si girò verso di lei sorridendo stupito. –Sul serio? Che figo, qualcuno che mi chiede il mio nome senza esserne obbligato! Sai, di solito la gente non si interessa di me. Loro sono gli unici amici che ho.
 
Tacque per qualche minuto. Poi fu Miles a rompere il silenzio:
 
-Ed, ti ha chiesto come ti chiami, ti ha solo chiesto come ti chiami, non la storia della tua vita.
 
‘Ed’ divenne tutto rosso. Poi aggiunse, imbarazzato:
 
-Mi chiamo Friedrich, comunque. Friedrich Adalwin Maier.
 
-Ah. Bel nome.
 
-Col cavolo. Ho un cognome da vecchia signora fa-centrini.
 
-Beh, in effetti Wanda Meyer è stata un’eroina italiana nella seconda guerra mondiale- commentò Kim, ridacchiando.
 
-Sul serio?! Woh, questa notizia è sconvolgente. Comunque puoi chiamarmi Ed.
 
-Ah. Ok, Ed.
 
-Dove andavi, a proposito?
 
Quella domanda la colse di sorpresa. Si era completamente dimenticata che doveva andare a scuola.
 
-Ehm … io … credo di avere già perso la fermata- farfugliò sconsolata Kim.
 
-Beh, giusto per informarvi siamo alla fermata vicino al liceo- li informò un altro ragazzo, appostato a qualche metro da loro.
 
-Davvero?! Allora io scendo, raga … ho lasciato lì giacca e chiavi.
 
Friedrich la guardò stranito. –A scuola? E le vai a prendere adesso?
 
-Ehm .. diciamo che è una storia lunga. Tornavo da un ballo …
 
-Ah, certo! Oggi i liceali facevano baldoria … beh, posso assicurarti che non troverai proprio un bel niente. Te le hanno già fregate- aggiunse Friedrich risoluto. Probabilmente stava pensando a qualche suo episodio personale.
 
-Oh, merda … lo sapevo. E adesso come ci entro, in casa?
 
I ragazzi si voltarono tutti verso di lei. Uno in particolare, sorrise in un sorriso pieno di sottintesi, fissando Ed, che divenne di un colorito-lenzuolo.
 
-Oh, no, non starai pensando … - mormorò, rivolto al ragazzo che sorrideva.
 
-Beh, a cosa ci servono se no?- fece quello.
 
Friedrich trasse un lungo sospiro, per poi voltarsi verso Kim.
 
-Allora … ascoltami bene: quello che ti sto per dire non ti farà piacere. Sappi in primis che io non approvo …
 
-Ma?- Kim lo esortò a continuare.
 
-Ma, in pratica, nella nostra banda di pazzi scatenati, ci sono anche dei criminali nati. Diciamo che … non le abbiamo mai utilizzate a fini illegali, te lo giuro sui miei capelli, ma … insomma …
 
Indugiò ancora qualche istante, poi buttò fuori tutto d’un colpo:
 
-ABBIAMO UNA COPIA PER OGNI CHIAVE DI MAGDENBURGO- ammise.
 
La faccia di Kim era statica. Inespressiva. Assorbì la notizia. I suoi occhi si illuminarono di sorpresa … e poi un enorme sorriso si aprì sulla sua faccia.
 
-MA E’ FANTASTICO!!- quasi urlò, rischiando di farli scoprire.
 
-SSSSHHHHHHH!!!!!!!!- tutti i ‘passeggeri’ del tetto si buttarono su di lei, tappandole la bocca, mentre quello che aveva sorriso poco prima rimase al suo posto.
 
-Allora … è fatta- disse, in fine, fissando complice Kim.
 
 
 
Wooooooooo, ragga! Sì, lo so, ‘ma in che razza di buco si criminali l’hai mandata?!’ vi starete chiedendo … beh, vi dico solo che non sapevo cosa scrivere, e il mio spirito vandalico-writer-streetdancer da fan di Step Up è emerso al momento giusto.
E poi dai, diciamocelo, a chi è che non piacerebbe fare parte dei The Mob?!! xD
Comunque, tornando a EFP, state tranquille, sono bravi ragazzi. Kimmy non finirà in galera.
Dunque!  Ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno, recensendo o meno, anche questo capitolo!! Mi scuso per il leggero ritardo. Spero sia compensato dalla lunghezza … xD (solo a me sembra così lungo questo capitolo, vero?)
 ps. un biscotto a chi mi riconosce tutte le voci (che si rifaranno sentire spesso)! :D

Baci ragggga!!!!! :DDDDDDDDD               Lisa, che forse ha trovato la soluzione ai suoi eterni dilemmi da nickname, e forse non romperà più lamentandosi di questo ^^
Ciaooooooo :DDDDDDDDDD
 
   
 
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