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Autore: edoardo811    26/02/2016    3 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 7: ADDIO EMPIRE...

 

 

La ragazza fece immediatamente per rialzarsi e fronteggiare la minaccia, ma si rese conto che ciò non era necessario. L’individuo abbassò la pistola e le porse lui stesso la mano. «Aspetta, ti aiuto.»

Osservò la mano perplessa, poi si concentrò sulla persona di fronte a lei. Era un ragazzo, probabilmente sulla ventina. Capelli e occhi castani, giacca e jeans simili a quelli di Lucas e un mezzo sorrisetto stampato in faccia. «Non ti sei fatta male, vero?»

«No, no...» mormorò la ragazza, decidendo di accettare l’aiuto. Quel tizio non sembrava pericoloso, nonostante la pistola. E poi, prima Rachel era stata colta alla sprovvista, ma ora era pronta, se le cose si fossero messe male avrebbe potuto difendersi. Fu aiutata ad alzarsi, poi il suo interlocutore ritirò la mano.

«Perdonami, non volevo spaventarti, ma sai com’è...» Il ragazzo carezzò la canna della pistola, lentamente. «... di questi tempi è meglio fare attenzione... non si può mai sapere chi ci può capitare di fronte...» Mise via l’arma, ridacchiando. «È pieno di pazzi qua fuori...»

«Ehm... sì...» convenne la corvina, annuendo lentamente. Forse era meglio non abbassare troppo la guardia. Ora che lo osservava meglio, quel tipo sembrava uno di quei pazzoidi che tanto andava decantando.

«C’è qualcosa che posso fare per te?» chiese lui.

«Io... ecco...»

«Ehi, amico, che diavolo sta succedendo lì fuori?» Un altro ragazzo uscì dalla stazione, fermandosi non appena vide i due. Sogghignò. «Dannazione, potevi dirmelo che avevi compagnia, non ti avrei disturbato!»

Anche lui aveva una pistola, ma la mise via immediatamente, nascondendola dentro i pantaloni da ginnastica. Sotto un cappellino nascondeva i capelli castani come quelli del suo compare, e aveva gli occhi color ambra. Teneva una sigaretta accesa tra le labbra.

«Allora, che ci fa una bella pupa come te in un postaccio come questo?» domandò, dandosi un colpetto alla visiera del berretto.

«Cer... cercavo del carburante...» spiegò lei, sentendosi parecchio a disagio sotto gli sguardi di quei due. Doveva essere contenta di avere finalmente incontrato qualcuno, in quelle lande desolate, ma in quel momento provava l’esatto contrario. Quei due la guardavano come se la stessero studiando centimetro dopo centimetro. Sperò di non aver incontrato due maniaci.

«Carburante, eh?» Il ragazzo con la giacca nera si prese il mento, guardandosi intorno perplesso. «Beh, mi spiace dirtelo, ma questo posto è...»

«Questo posto è più vuoto delle palle di un adolescente, se capisci cosa intendo...» sghignazzò quello col cappello.

«Suvvia, Kev. Siamo in presenza di una donzella, evita certi discorsi.» Il castano avvolse un braccio attorno al compare, tornando a guardare la conduit con quel suo sguardo inquietante. «Perdonalo, ha avuto un’infanzia difficile...»

«Vaffanculo Dom» sbottò l’altro. «Ho avuto un’infanzia meravigliosa, io.»

Rachel li osservava sempre più stranita. Una vocina nella sua testa le disse improvvisamente che avrebbe fatto meglio ad andarsene da lì al più presto.

«Comunque, la signora ha fatto tanta strada per avere un po’ di benzina, noi non vogliamo certo che rimanga a mani vuote! Forza amico, dalle un po’ della nostra!»

«Sul serio amico?»

«Ma certo.»

L’altro ragazzo inarcò un sopracciglio, perplesso, ma poi scrollò le spalle. «Come ti pare.»

«Davvero mi date la vostra?» domandò la ragazza, sinceramente sorpresa. «Grazie, ma... non vorrei mai...»

«Non preoccuparti. La prossima città non è lontana, ci potremo rifornire di nuovo là.» Il castano le sorrise di nuovo, gentile, anche se l’espressione folle nei suoi occhi non svanì del tutto. «Tu ne hai più bisogno di noi.»

Rachel dischiuse le labbra. Non sapeva più cosa pensare di quei due, di quello di fronte a lei in particolare. Quella voce nella sua testa le stava semplicemente ripetendo di accettare quella benzina e scappare da lì più in fretta che poteva, nonostante avesse i poteri.

Il ragazzo col cappello, Kev, tornò poco dopo, con una tanica di benzina in una mano e la sigaretta ancora accesa nell’altra. «Prendi e non rompere le scatole.»

«Ehm... grazie...» La conduit prese il dono, preoccupata dalla presenza di quella sigaretta così vicina al carburante, poi tornò a guardare l’altro. Il campanello d’allarme nella sua testa trillava sempre più forte man mano che i secondi passavano e lei continuava a restare in quel posto. «Ecco... allora io vado, ok? Grazie... grazie ancora...»

«Figurati.» Quello piegò leggermente il capo e distese il suo sorriso. Divenne ancora più inquietante. «È stato un piacere.»

Corvina si voltò e diede loro le spalle. Cominciò ad allontanarsi, con la tanica stretta tra le sue braccia. Prima di usare i suoi poteri voleva assicurarsi di non essere vista da quei due. E non solo perché non voleva allarmarli, ma soprattutto perché sospettava che usarli di fronte a loro sarebbe stata una pessima mossa. Davvero, davvero pessima.

Quando fu convinta di essersi allontanata a sufficienza e la stazione di servizio si confuse con l’oscurità dietro di lei, sentì ancora la voce del castano provenire dal buio: «Spero di rivederti presto, Rachel!»

La ragazza sussultò e si trasformò all’istante, decollando più in fretta che poté e volando veloce come non aveva mai volato.

Solamente dopo diversi minuti, realizzò di non aver mai detto come si chiamava a quei due.

 

***

 

«Rachel, stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma...» osservò Lucas, quando la ragazza ritornò dai suoi compagni.

«Non farci caso...» mugugnò lei in risposta, consegnando la tanica. «Ho preso ciò che ci serve.»

«Ottimo.» Red X la prese e cominciò a fare il pieno al camioncino. «Bel lavoro.»

«Grazie...» mugugnò la corvina, per poi sbadigliare. Nonostante avesse dormito più di chiunque altro tra loro, era esausta, completamente.

Inoltre, l’aver incontrato quei due tizi non aveva per nulla aiutato. Il primo dei due, soprattutto, lo avrebbe rivisto nei suoi incubi, ne era certa. Pregò di non incontrarlo mai più, a discapito di ciò che lui le aveva augurato. Forse anche lui era un conduit, questo magari avrebbe potuto spiegare come facesse a sapere il suo nome. Magari era una specie di veggente. O magari era lei ad essersi immaginata tutto. Non sapeva quale delle due alternative fosse la migliore, a dire il vero. Sapeva solo che aveva bisogno di dormire, e che non avrebbe mai e poi mai parlato di ciò che aveva visto con nessuno.

Lucas nel frattempo gettò la tanica ormai vuota nel cassone dietro al pick-up, assieme a tutti i borsoni. «Forza, tutti a bordo.»

«Io sto davanti!» esclamò Ryan scavalcando il cofano della macchina con una scivolata e precipitandosi dalla parte del sedile da passeggero.

Uno dopo l’altro i ragazzi salirono. Lucas si mise al volante e questa volta, dopo diversi tentativi e altrettante imprecazioni, riuscì ad avviare il veicolo. Rachel si sistemò dietro, vicino al finestrino. Accanto a lei c’era Amalia, la quale si abbandonò contro il sedile con un sospiro esausto, e per finire Tara.

L’auto cominciò a muoversi poco dopo. Dopo aver camminato per tanto tempo, a Corvina parve surreale spostarsi in quel modo senza più fare alcuna fatica. E poi i sedili erano davvero comodi, ed inoltre l’interno era molto spazioso. Guardò fuori dal finestrino. Non riusciva a scorgere granché, a causa del buio, ma fu molto rilassante per lei osservare il paesaggio oltre quel vetro.

Non passò molto tempo, prima che i suoi occhi si chiudessero del tutto e si addormentasse, vinta dalla stanchezza.

 

***

 

Chi l’avrebbe mai potuto dire? Lei, Rachel Roth, la ragazza più fredda e distaccata di tutto il collegio, con un abito da sera addosso.

Continuava a rigirarsi di fronte allo specchio cercando di auto convincersi che quel vestito le donasse, quando in realtà pensava l’esatto opposto. L’unica cosa che la convinceva di quell’abito era il colore. Blu, come il suo preferito. Per il resto... beh, l’elenco di ciò che la infastidiva non sembrava avere fine.

Non le piaceva il fatto che schiena e spalle fossero così scoperte, a stento le arrivava alle ginocchia ed era troppo scollato. Ma come potevano essere così costosi quegli abiti se a malapena coprivano metà del corpo?

Fu solo pensando al suo obiettivo che riuscì a smettere di rimuginarci su. Poteva piacerle come non, fatto stava che una volta uscita con quell’abito addosso, tutti gli occhi sarebbero stati posati su di lei. Quelli di una persona in particolare.

Sorrise di fronte al suo riflesso. Non appena Richard l’avrebbe vista, avrebbe realizzato quanto bella fosse la sua amica d’infanzia. E a quel punto si sarebbero messi insieme, come già avrebbero dovuto fare anni prima.

A stento conteneva la sua eccitazione. Era da anni che non si sentiva così vitale. Ma era questo l’effetto che lui aveva su di lei, le metteva il buon umore, nel bene e nel male, col sole e con la pioggia.

Fu con quell’ultimo pensiero che uscì dalla stanza e raggiunse i suoi amici, nella palestra del collegio, dove si stava tenendo il ballo di fine anno. Dove finalmente avrebbe aperto il suo cuore a Richard.

Come aveva immaginato, molti sguardi caddero su di lei quando raggiunse la sua destinazione. Ma il fatto che la festa fosse già cominciata da un po’ e che l’illuminazione fosse piuttosto scarsa giocò a suo favore. E comunque, il pensiero fisso di Richard nella sua mente la aiutò ad ignorare tutte le occhiate indiscrete.

Si fece strada nella palestra, allestita come discoteca per l’occasione. Luci stroboscopiche, musica ad alto volume, open bar  e un sacco di ragazzi sudati che ballavano scatenati. Non fu proprio una bella esperienza per lei. Se non avesse dovuto fare ciò che aveva intenzione di fare, probabilmente non ci avrebbe mai messo piede lì dentro.

Finalmente raggiunse l’angolo della palestra dove aveva deciso di incontrasi con i suoi amici. Qui trovò i migliori: Victor e Logan, insieme alle fidanzate, Jennifer e Tara. Anche loro due erano vestite con due fazzoletti come quello di Rachel, cosa che fece sentire molto più tranquilla la corvina. Jennifer aveva un abito rosa, come la tinta dei suoi capelli, mentre Tara ne aveva uno rosso, come il suo colore preferito.

«Accidenti, guarda un po’ chi è uscita dalla tana!» esclamò la rosa con un sorrisetto, vedendola arrivare. «E con che classe!»

«Ciao anche a te, Jenni» replicò Rachel, ricambiando il sorriso. Poi si guardò l’abito. «Ti piace? Io non ne ero molto convinta...»

«Sei uno schianto...» commentò Garfield, per poi beccarsi una poderosa gomitata da Tara. «Ouch!»

«Grazie Logan.» Rachel sorrise anche a lui. «Tara» disse anche alla bionda, rivolgendole un cenno del capo. La ragazza ricambiò, senza mutare la sua espressione indifferente, poi tirò il fidanzato per la manica. «Tesoro, mi accompagni a prendere da bere?»

«Cosa, adesso? Non potremmo aspettare che arrivino anche...»

La ragazza lo interruppe, tirandolo per il braccio verso di lei. I loro volti si sfiorarono, lo sguardo di Tara era carico di intensità. «Magari potremmo anche andare a fare un salto nel ripostiglio...» suggerì maliziosa, facendogli scorrere le dita sul petto.

Garfield rimase a bocca socchiusa. Spostò lo sguardo sugli altri ragazzi, i quali osservavano la scena divertiti, poi si schiarì la gola. «Ehm... scusate gente, ma... devo proprio andare. Sapete com’è, no?, quando la sete arriva, bisogna...»

«Sì, sì, hanno capito» lo interruppe Tara trascinandolo via.

Rachel li seguì con lo sguardo fino a quando non sparirono in mezzo alla folla, sotto le risatine di Victor e Jennifer. Nonostante Tara non le andasse molto a genio, nonostante quei due avessero in testa solamente una cosa, ovvero copulare, i due ragazzi biondi facevano una bella coppia, ed era sinceramente felice per loro. Adesso, però, toccava anche a lei trovare il suo uomo.

«Allora, come mai sei tutta in ghingheri?» domandò intanto Victor, tirando a sé Jennifer.

«Ecco, volevo fare una sorpresa ad una persona...» rispose la corvina, arrossendo.

«Se è un ragazzo allora credo che funzionerà...» si intromise Jennifer. «Non appena vedono una scollatura vanno fuori di testa. E tu ne sai qualcosa, vero?» domandò all’afroamericano con tono mellifluo,accarezzandogli una guancia.

«No, ti sbagli. Non ho assolutamente idea di cosa tu stia dicendo» replicò lui, chinando il capo per poterle stampare un bacio sulle labbra.

Rachel roteò gli occhi e distolse lo sguardo. «Vi prego, almeno voi evitate di fare certe cose...»

«Aspetta, Rachel...» fece Victor, una volta separato dalla rosa. «Per caso la persona di cui parli è... Richard?»

La ragazza arrossì ulteriormente. Era così evidente ormai la sua cotta per lui? Si voltò, osservando il pavimento imbarazzata. «Beh... sì... perché?»

«Oh-oh» mugugnò Jennifer.

«Cosa?» domandò Rachel, alzando lo sguardo allarmata. «Che significa quel verso?»

I due fidanzati si guardarono tra loro, chiaramente a disagio.

«Ragazzi, mi state spaventando, che sta succedendo?»

«Ecco, vedi...» cominciò Victor, sospirando. «Lui...» Si interruppe di colpo, guardando ad occhi sgranati un punto alle spalle di Rachel.

«Vic? Che cavolo ti...» La ragazza si voltò, cercando di capire cosa diavolo avesse appena trasformato il suo amico in un baccalà.

Vide Richard in mezzo ad una folla di studenti. Sorrise, non capendo cosa potesse aver visto Victor di tanto allarmante, finché poi non notò la presenza di un’altra persona, che teneva il ragazzo moro per mano.

Una ragazza. Alta, slanciata, bella. Rachel rimase a bocca aperta. La riconobbe all’istante, quella era Koriand’r, la nuova studentessa.

Il suo cervello faticò a capire cosa stesse succedendo finché la bomba non esplose. I due ragazzi si baciarono. Richard e Kori, lì, in mezzo alla palestra, di fronte a lei. Il ragazzo che amava, il suo amico di infanzia... e quella nuova.

Il mondo le crollò addosso. Rimase ferma, paralizzata, di fronte a quella scena. Non seppe più cosa pensare.

«R-Rachel?» la chiamò Victor, titubante. La ragazza riuscì a riconoscere il suo nome, perché si voltò verso di lui.

Il ragazzo la guardava preoccupato, così come Jennifer. Poi entrambi divennero improvvisamente sfocati. Tutto quanto si fece meno nitido agli occhi di Rachel. Lacrime salate scesero dai suoi occhi, mentre realizzava di avere perso la sua occasione di dire a Richard cosa provava per lui.

A quel punto tutto si fece scuro attorno a lei. Non vide più nulla. Corse via, lasciandosi alle spalle Jennifer e Victor. I due cercarono ancora di chiamarla, ma lei a malapena li sentì. Scappò, impacciata nei movimenti a causa dell’abito, delle scarpe con i tacchi e della vista appannata.

Raggiunse l’uscita di emergenza, dall’altro lato della palestra. Voleva solo più tornare nella sua stanza e piangere.

Rischiò di cadere diverse volte, ma alla fine raggiunse la porta. Si buttò sul maniglione antipanico e uscì.

Ma non si ritrovò fuori dall’edificio. No, si ritrovò in un’enorme distesa di immondizia. Ovunque guardasse vedeva solo cumuli di rottami e rifiuti, accatastati per terra, o messi insieme per ricreare delle specie di baracche.

Non capì cosa stesse accadendo. Cercò di guardarsi intorno, di muovere la testa, ma con sua enorme sorpresa ciò le fu impossibile. Tentò di gridare, ma anche quello non le riuscì. A quel punto provò a compiere anche il più banale dei movimenti, ma non fu in grado di fare neppure quello.

La sua mano si azionò all’improvviso, ma non era lei a controllarla. Quando entrò nel suo campo visivo, notò con suo enorme orrore che quella non poteva essere la sua. Era molto più grossa e grinzosa. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, dove si trovasse, chi diavolo fosse, ma non riuscì a rimuginarci più di tanto, perché qualcuno parlò: «Maledizione! Perché non riesco più ad usarli?! Che razza di conduit è uno che non riesce ad usare i suoi poteri?!»

La ragazza rabbrividì. Quella voce era quella di un uomo. Il timbro era aspro e sgradevole, simile a quello di un vecchio becero. E la cosa peggiore era che le suonava terribilmente familiare. Perfino la distesa di immondizia e baracche di fronte a lei le suonava familiare.

La sua mano continuò a muoversi convulsivamente, mirando un cumulo di rifiuti sparsi a terra. Continuò finché quella voce non si fece sentire di nuovo, questa volta prostrandosi in un grido frustrato. «Cazzo! Non funziona niente! Cazzo!»

E fu allora che Rachel realizzò un’altra orribile cosa. Quella voce... quella voce anziana, maschile... proveniva dalla sua gola. Era lei che stava parlando, era lei che muoveva quella mano...

Eppure non era lei.

Lei era lì... ma in realtà non c’era affatto.

E non appena si rese conto di ciò, l’oscurità inghiottì ogni cosa.

 

***

 

Rachel riaprì gli occhi di scatto, boccheggiando quasi disperatamente. Si guardò intorno, freneticamente. Ciò che vide fu semplicemente l’interno giallo di una macchina.

Quando riconobbe quella moquette, si abbandonò contro il sedile, sospirando rumorosamente. Il cuore batteva forte nel suo petto, ma se non altro riuscì a stabilizzare il respiro. Era quasi andata in iperventilazione.

Rimase per un attimo accasciata contro il poggia schiena, a riprendere fiato e ad aspettare che il cuore smettesse di martellare.

Si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore. Si diede un’asciugata, poi abbandonò il braccio sulla gamba. Si sentiva come se le avessero tappato il naso mentre dormiva. Continuava ad inspirare ed espirare, come per cercare di colmare un’improvvisa carenza d’ossigeno.

Realizzò in quel momento che la macchina era ferma. L’unico presente all’interno era Ryan, intento a sonnecchiare, appoggiato contro il finestrino.

Lucas non c’era, così come Amalia e Tara.

Decise di scendere a respirare una boccata d’aria fresca. Era ancora sera, le stelle brillavano alte nel cielo, accanto alla luna. Si appoggiò alla portiera ed inspirò ancora una volta, profondamente.

«Rachel» la chiamò una voce, facendola voltare. Tara e Amalia erano poco distanti dalla macchina, sul ciglio della strada. Era stata la bionda a chiamarla. «Tutto ok? Sei scesa come una furia...»

«Io...» la corvina si massaggiò una tempia, avvicinandosi a loro. «Sì, sto bene... ho solo avuto un incubo...»

«Accidenti» commentò Amalia. «Un incubo in due ore di sonno? Certo che tu e la sfiga andate a braccetto...»

Rachel fece una smorfia e non rispose, mentre Tara ridacchiò piano, coprendosi leggermente la bocca. Solo dopo averla vista compiere quel gesto, la conduit si rese conto che stringeva una sigaretta accesa tra le dita.

«Da quando fumi?» domandò, sorpresa.

«Beh...» La bionda si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. «Da circa... dopo l’esplosione... so che fa male, ma è un buon modo per scaricare lo stress...»

«Puoi dirlo forte» replicò Amalia, portandosi anche lei una sigaretta accesa alle labbra, per poi soffiare una nuvola di fumo sopra di sé.

Corvina spostò lo sguardo su di lei. Vederla fumare in quel modo le riportò alla mente il ragazzo che aveva incontrato alla stazione di servizio. Sentì le budella contorcersi a quel pensiero. Tra quei due e i sogni che aveva fatto, non sapeva più dove sbattere la testa.

«Che c’è?» domandò la mora, accorgendosi del suo sguardo. Le porse la sigaretta. «Vuoi fare una nota?»

«Cosa? No, no...» rispose Rachel, scuotendo leggermente la testa per eliminare quei pensieri che la tormentavano.

«Meglio.» E Amalia fece un altro tiro.

«Dove... dov’è Lucas?»

«Cristo, non sopravvivi senza di lui per cinque secondi?» sbottò Komand’r, torva.

La corvina ammutolì. Sperò che Amalia non avesse frainteso.

«Doveva fare pipì...» spiegò Tara, pazientemente, mentre dava dei colpetti alla sigaretta per eliminare la cenere superflua. «Tra poco dovrebbe tornare.»

«Grazie.» Rachel accennò un sorriso di riconoscenza.

«Sul serio, non sei stanca di essergli sempre appresso?» interrogò ancora la mora. «Saranno mesi che non si fa una doccia! Hai sentito che puzza quando gli stai vicino?»

«Beh, lui è stato il primo ad aiutarmi con i miei problemi, dopo l’esplosione...» cominciò a spiegare Corvina. «... abbiamo lavorato insieme per tanto tempo, ci... ci siamo dati una mano a vicenda, per questo ora gli sono molto riconoscente... e comunque l’acqua mancava in quasi tutta la città, tutte noi abbiamo bisogno di una doccia...»

«Sì, in effetti...» commentò Tara, per poi annusarsi il colletto della maglietta e ritrarre immediatamente il naso. «Wow... che schifo...»

Amalia rise, gettando il capo all’indietro, e anche Rachel sorrise di fronte alla smorfia semidisgustata della bionda.

«Ci sarà tempo per la doccia, comunque» proseguì Komand’r, gettando a terra e pestando la sigaretta ormai ridotta ad un mozzicone. «Ciò che conta adesso, è allontanarsi il più possibile da Empire. Ho perso fin troppo a causa di quella città maledetta.» Spostò lo sguardo verso l’auto, dove Ryan dormiva ancora indisturbato. «Ancora non riesco a crederci che ce ne siamo andate da quell’inferno, sapete? Ma per fortuna ora siamo qui, al sicuro. Mio fratello, è al sicuro. Non avrei mai sopportato di perdere anche lui.»

«Gli vuoi proprio bene...» le sorrise Tara.

Amalia annuì, senza guardarla. «Sì... sì, è così... e ne volevo anche a Kori...» Strinse i pugni, cambiando improvvisamente umore. «Mi dispiace solo... di non averlo mai detto anche a lei...»

Sospirò pesantemente. Sembrava stesse per piangere. «Dio... ma che diavolo c’è che non va in me?!»

«Ehi, ehi, calma...» Tara le posò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarla, prima che esplodesse di nuovo. «Non sempre due fratelli sono espansivi l’uno con l’altro, ma anche se non gliel’hai mai detto, sono certa che Kori sapeva che le volevi bene. Chiunque gliene avrebbe voluto.»

Komand’r non parve convinta da quelle parole. Scosse lentamente la testa. «Credimi, non è così semplice...» mormorò, per poi tacere con un altro sospiro.

Rachel e Tara si scambiarono un’occhiata perplessa, ma nessuna delle due disse nulla.

«Ehi voi!» Una voce giunse alle loro orecchie all’improvviso.

Le tre ragazze si voltarono. Rachel fu grata di vedere Lucas dirigersi verso di loro in quel momento. Non avrebbe sopportato quel silenzio imbarazzante che stava per crearsi poco prima.

«Che cavolo fate lì fuori?»

«Stavamo fumando» replicò Amalia, ritornando improvvisamente in sé. Fu sorprendente la velocità con cui riprese il tono apatico che usava con Lucas. «Tu piuttosto, quanto cavolo ci hai messo?!»

«Scusami se ti ho fatta aspettare!» esclamò il ragazzo, fingendosi accigliato. «Se vuoi la prossima volta puoi venire a controllare che faccia più in fretta! Magari poi gradisci anche la vista, che ne dici?»

«Ti piacerebbe» ribatté Komand’r, per poi distogliere lo sguardo da lui con un verso di disappunto. «Avrai una pulce là sotto...»

«Oh ma davvero? Quanto sei disposta a scommettere?»

«Ti prego, se il tuo coso fosse al di sopra della media ce ne saremmo già accorte mentre indossavi la tua tutina nera attillata...»

«Che ne dici se ci facciamo un giretto solo tu ed io? Così vedremo chi avrà l’ultima parola.»

I due cominciarono a discutere, con le continue risatine di sottofondo di Tara.

Rachel sospirò, assistendo al loro ennesimo battibecco. Diede le spalle a tutti loro e se ne ritornò in auto. Almeno Ryan non avrebbe rischiato a mettere in scena teatrini imbarazzanti come quello a cui aveva appena assistito.

Ma mentre camminava un sorriso scappò dalle sue labbra. Anche i suoi vecchi amici si comportavano esattamente come loro. Infondo... erano ragazzi. E alla fin fine non le dispiaceva nemmeno poi tanto.

Prima di salire di nuovo in macchina, osservò la strada di fronte a lei. Era fuori da Empire, diretta verso una nuova meta, con una compagnia tutto sommato buona. 

Le sembrava di essere tornata a cinque anni prima, quando era con i suoi amici e con un Richard che ancora non l'aveva tradita, quando tutto quanto le sembrava non perfetto, ma quantomeno sereno.

Quando aveva poco per volta imparato a superare la perdita di sua madre e di suo padre e, in un certo senso, aveva cominciato a rinascere, aiutata dal buonumore incessante di Logan e di Victor, dalla compagnia di Richard e dalle serate tra donne con Jennifer e Karen.

Tutto quanto poi era svanito dopo l'esplosione, anzi, ancora prima. E aveva pensato quella volta che sarebbe stato per davvero, che non avrebbe mai più avuto modo di rinascere nuovamente. Ma dopo aver incontrato Lucas aveva cominciato a ricredersi, poi erano arrivati la ben più chiassosa Amalia, il timido Ryan e per finire anche Tara.

Certo, non poteva definirli i migliori amici che avesse mai avuto, forse nemmeno "amici", ma erano comunque la sua compagnia di viaggio. 

Si sedette sul sedile posteriore, questa volta con un sorriso più marcato.

Se non altro, sapeva che su qualcuno al di fuori di lei stessa poteva contare, in quell'immediato futuro pieno di incertezze che l'attendeva.






Per chi se lo stesse domandando:

Jennifer è Iella (mi pare di aver letto, tempo orsono, che questo è il suo vero nome, ma ultimamente cercando non ho trovato notizie in grado di approvare questa teoria. Nel dubbio, io continuo a chiamarla Jennifer);
Karen è Bumblebee;
Victor e (Garfield) Logan sono Cyborg e BB;
So che già lo sapevate, però io ve lo dico lo stesso perché sono un rompiballe.
E beh, Richard, Kori e Tara li conoscono anche i muri ormai.

Visto che il monologo si è rivelato parzialmente fallimentare, ho optato per qualcosa di un po' più classico, ovvero i classici sogni/flashback. Non so quale sia il loro termine tecnico, perdonatemi. Ci sta qualche scorcio del passato di Rachel, dopotutto.
E poi, ovviamente, la seconda parte del sogno di Rachel. Spero che si sia ben capito cosa accade in essa e sopratutto dove si svolge e chi sia il protagonista di tale scena, al di fuori di Rachel. Ma ci ritorneremo su, non preoccupatevi.

E, per finire, alla categoria di personaggi meno conosciuti che si aggiungono alla storia ecco che appaiono i due ragazzi alla stazione di servizio. Potranno sembrare due semplici cameo (in particolare per chi già li ha conosciuti nelle mie altre storie), ma non è così, ve lo assicuro...

Prima di andare, vorrei ringraziare quelle 52 anime pie che leggono costantemente i miei capitoli. Un numero un po' in ribasso, effettivamente, dopo i quasi 200 fissi di HoS (in alcuni casi anche 300-400), ma, ormai si è capito, altro genere di storia, altro pubblico.
Comunque, vi ringrazio, voi 50 circa.

E ora posso passare ai saluti.
Al prossimo capitolo, bye!
   
 
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