Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: paneenutella    26/02/2016    10 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fedez, in diciannove lunghissimi anni, ha sempre cercato di non dare importanza a tantissime cose.
Alla fissa imbarazzante che sua madre ha per le statuette di porcellana a forma di gufo, ad esempio, al fatto che suo padre lo avesse abbandonato, alle modeche tutti, nella sua città, si ostinano a seguire (sia che si tratti di un taglio di capelli, o di un nuovo tipo di jeans o chissà che altra stronzata) – e a quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui e dei suoi tatuaggi.
Ma, soprattutto, ha sempre cercato di non dare importanza alle relazioni. Quella parte di lui un po' cinica non fa che suggerirgli che tanto non durerà o che potrebbe non durare. È più facile vivere il momento, non pensarci troppo, perché la verità è che è complicato stare con qualcuno, accettarne ogni imperfezione, esserci. E poi ci si stanca, ci si allontana, e allora che senso ha avuto lottare? Affezionarsi?
Per questo Fedez non ha mai messo nessuna ragazza prima degli amici. O prima di Mika.
Comunque.
Scuote la testa, perché inconsciamente si sta trasformando in una quattordicenne complessata. Sono giorni che non fa che pensare a Mika e a quello che si è accorto di provare per lui.
La notte, spesso, non riesce a dormire perché il corpo del riccio accanto al suo lo tiene sveglio. Deve spesso mordersi le labbra per evitare di imbambolarsi e sorridergli come un imbecille e, come se non bastasse, anche quando lavorano al bar Mika riesce a distrarlo.
Martedì, Fedez ha perfino fatto cadere un bicchiere per terra, frantumandolo in mille pezzi, sotto lo sguardo sospettoso di Zack e quello divertito ma anche un po' preoccupato del riccio.
Si sente confuso, fragile e maledettamente esposto. Come se quello che prova sia scritto a caratteri cubitali sulla sua fronte e tutti possano leggerlo.
E poi è terrorizzato perché è come se una parte di lui lo avesse sempre saputo di sentire questa cosa per Mika e perché gli sembra di non riuscire a gestire tutti questi sentimenti e non vuole rovinare tutto. Non vuole perdere Mika. Per nessuna ragione al mondo. In nessun universo.
Odia sentirsi così.
« C'è qualcosa che non va » gli dice il riccio, quel pomeriggio, mentre stanno salendo le scale che portano all'appartamento di Zack.
Non è una domanda, il tono della sua voce sembra neutro. Sembra.
Mika si è fermato pochi gradini davanti a lui. Ed è ancora più alto del solito, così, perciò Fedez è costretto ad alzare fastidiosamente la testa, per riuscire a guardarlo in faccia.
La sua espressione è accigliata, ma i suoi occhi lasciano trasparire un velo di ansia e preoccupazione, che il riccio – Fedez lo sa – sta cercando in tutti i modi di nascondere.
« Sto bene » risponde il ragazzo tatuato e si sente un pochino in colpa, perché non vuole che Mika stia in pensiero per lui.
Il riccio non sembra essere totalmente convinto, perché inclina la testa da un lato e assottiglia gli occhi, mettendo su un broncio che Fedez non può non definire adorabile. Ancora.
Sbuffa, poi gli sorride, spontaneamente.
« Tu è sicuro? » borbotta Mika, scendendo di un gradino per andargli incontro.
Fedez fa spallucce. « Sicuro » mente, rimanendo immobile. C'è un momento di silenzio, tra i due, ma non è opprimente o imbarazzante. Si sentono le voci dei clienti del bar, la risata rumorosa di Zack riecheggia in lontananza.
Mika solleva il braccio, in quello che a Fedez sembra un movimento lentissimo. Passa il pollice sulla sua mascella, ruvida per l'accenno di barba. Il ragazzo tatuato sospira e chiude gli occhi, il cuore che non ne vuole proprio sapere di darsi una fottuta calmata.
Annuisce e basta, incapace di aggiungere qualsiasi altra parola, sopraffatto dalla delicatezza con cui Mika ora sta facendo scorrere le dita, in una leggera carezza, sulla sua guancia.
Sente il suo respiro sul volto, ma non si azzarda a sollevare le palpebre, perché non è sicuro di riuscire a sopportare la vista del viso di Mika che si avvicina sempre di più al suo.
Le loro labbra quasi si sfiorano, quando, all'improvviso, Zack entra nel ripostiglio. Fedez si allontana con uno scatto da Mika, rischiando di inciampare sui gradini.
« Oh. Non vi avevo visto! » esclama Zack, non appena si accorge della loro presenza, portandosi una mano al petto. « Che diavolo state facendo ancora qui? Oltre a cercare di farmi venire un infarto » borbotta, lanciando ad entrambi un'occhiataccia.
Fedez pensa che con quella faccia e quei capelli e tutto il resto, più che sembrare minaccioso, lo zio di Mika sembra solo un gigante buono.
Il riccio ridacchia, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli. Fedez, ora come ora, ha perso l'uso della parola, perciò non dice e non fa niente, ed è Mika a parlare: « Stavamo salendo giusto ora, zio » si giustifica, cercando di nascondere il sorriso che ha stampato in faccia.
Fedez sbuffa una risatina, perché è davvero un idiota, Mika. Davvero davvero davvero.
Il fatto è che la sua vita è sempre stata un po' un macello, come se ci fossero tutti questi pezzettini minuscoli di un puzzle, sparsi qua è là. Ma, quando è con il riccio, è come se i pezzi del puzzle ritornassero al loro posto, come se le cose potessero avere un senso.
Mika lo rimette insieme ed è una consapevolezza che a Fedez un po' fa venire voglia di piangere.
Sono una fottutissima femminuccia, pensa, mentre il riccio lo fa passare davanti a sé e salgono le scale insieme, la mano di Mika ferma sulla sua schiena.


Il suo buonumore comunque, dura poco, perché qualche ora dopo la quiete nell'appartamento di Zack è interrotta da una vocina dolce e un vestitino giallo con margherite bianche.
« Posso rimanere? Giuro che sto zitta zittissima » squittisce la bambina, facendo una giravolta che le fa quasi perdere l'equilibrio.
Fedez vorrebbe cacciarla ma proprio non riesce a dire di no a quegli occhioni.
Zack sale affannato le scale, giusto qualche secondo dopo. « George si sta prendendo un caffè e lei si è precipitata qua sopra. Scusate ragazzi, ma ha detto che le mancavate » dice, sulla porta, chiedendo tacitamente loro di avere pazienza. « Solo il tempo di un caffè » ribadisce, sorridendo incerto.
Fedez alza gli occhi al cielo, Mika stringe Gemma in un abbraccio.
« Ah, Mik, potresti scendere anche tu? Dovrei parlarti di una questione urgente. Riguarda tuo padre » aggiunge e il suo sguardo si indurisce. È strano vedere quell'espressione sul volto di Zack, non sembra nemmeno lui. Lo zio di Mika lancia un'occhiata indecifrabile ad entrambi, poi scende velocemente le scale.
Aspetta.
« Devo rimanere solo con la bambina? » chiede Fedez, in un inglese incerto, una nota di panico nella voce.
Gemma gli è accanto e si affretta a tirargli un lembo della maglietta per attirare la sua attenzione. « Ma io non sono una bambina. Sono grande, ormai » dice, gonfiando il petto, orgogliosa.
Seh.
« Se è un problema posso dire a zio che possiamo parlare dopo » propone Mika, sfiorandogli piano il braccio.
Fedez si sente un idiota perché no, non gli è appena venuta la pelle d'oca, assolutamente.
« Me la cavo. Ma sbrigati, però » borbotta, « per favore ».
Qualche minuto dopo, come promesso, Mika fa ritorno nell'appartamento, un sorriso raggiante sul volto che sembra congelarsi non appena si chiude la porta alle spalle.
Fedez, sdraiato sul divano del salotto, lo osserva, divertito, mentre il riccio lo squadra dalla testa ai piedi. Sembra sul punto di dire qualcosa, ma evidentemente cambia idea e si acciglia. « Dov'è Gemma? ».
Proprio in quel momento, la bambina spunta fuori da dietro il piano bar, trasportando con fatica una bottiglia di coca cola.
« Eccomi » dice, stringendo al petto la bibita.
Se gli sguardi di Mika potessero incenerire, Fedez ora sarebbe solo un mucchietto di polvere, ne è certo.
« Cosa sta succedendo? » gli chiede, serio, poggiandosi le mani sui fianchi proprio come faceva sua madre anni fa, prima di fargli la ramanzina e metterlo in punizione. Il ragazzo tatuato sbuffa una risata.
« Fedè ha detto una parolaccia e l'ho messo in castigo » annuncia Gemma, porgendo a Fedez la bottiglia.
« E come facevi a sapere che era una parolaccia, signorina? » indaga Mika.
« L'ho capito da sola. L'ha detta dopo aver sbattuto il piede alla gamba del tavolo e poi si è tappato la bocca e mi ha chiesto scusa, quindi » spiega emozionata, neanche avesse fatto la scoperta del secolo. « Perciò ora è in punizione e non può giocare con me, ma deve stare seduto tutto il tempo a non fare niente ».
« Oh, ti prego. Non portarmi la confezione di patatine che c'è nel primo scaffale della cucina, ti prego, sii buona » si lamenta Fedez, alzando un braccio in aria con teatralità.
Gemma scatta sull'attenti e corre di nuovo in cucina, convintissima di fare il più grande torto del mondo a Fedez.
L'espressione accigliata di Mika dura circa due secondi, poi il ragazzo a stento riesce a trattenere una risata.
« Che ti ha detto Zack? ».
« Ha parlato con mio padre. In realtà, mio padre ha chiamato lui. Hanno discusso molto, ma, non si sa bene come, zio Zack è riuscito a convincerlo » dice Mika, parlando senza quasi fermarsi per riprendere fiato. « Posso andare in conservatorio ».
Fedez si mette seduto, poggia la bottiglia di coca per terra, accanto al divano in pelle. Gli ci vuole un po' per recepire quello che Mika gli sta dicendo; fa un verso sorpreso, poi stringe il riccio tra le sue braccia.
È così felice per lui che teme che il suo cuore possa scoppiare da un momento all'altro.
« Ma come- come ha fatto a convincerlo? » gli sussurra, sul collo. Per un secondo è quasi tentato di poggiarvi le labbra, ma si deve trattenere.
Mika scuote la testa, le braccia ancora strette ai fianchi di Fedez. « Non ne ho idea. E, se devo essere sincero » si allontana un poco dal ragazzo tatuato, incatenando gli occhi nei suoi, « non mi importa ».
Fedez deglutisce. Stanno ancora parlando di Mika e suo padre, giusto?
« Sei stronzo, però, con Gemma. Bisogna averrre pazienza con i bambini » lo rimprovera poi, pizzicandogli il fianco.
Fedez fa una smorfia e gli morde piano la spalla, per dispetto, facendo sobbalzare il riccio.
« Ecco le tue schifose patatine che non ti piacciono » borbotta Gemma, picchiettandogli un ginocchio.
Parli del diavolo...
Fedez non l'ha neanche sentita arrivare, maledizione, e non vorrebbe, ma è costretto a staccarsi da Mika e a rivolgere la sua completa attenzione alla bambina. « Sei troppo cattiva con me » le dice, fingendosi triste.
« Mh, è colpa tua » si limita a rispondere lei, rubando una patatina dal pacchetto e sorridendo a trentadue denti.
È malvagia.
« Mik, prendiamo il tè insieme? » dice poi, rivolgendosi al riccio. Mika non vuole, è chiaro come il sole. Il sorriso di cortesia che compare sulla sua faccia ne è la prova: preferirebbe lanciarsi da un balcone, probabilmente, piuttosto che fare quei giochini scemi.
Ma Mika non è Fedez, Mika è gentile e con i bambini ci sa fare, perciò non passa molto, prima che il suo sorriso coinvolga anche gli occhi. « Certo ».
La bambina squittisce. « Davvero? ».
« Sì, vado a prendere le tazzine… » risponde, alzandosi in piedi.
Gemma batte le manine soddisfatta, in un modo che Fedez definirebbe carino e irritante allo stesso tempo. « E poi posso farti le codine? ».
Cosa.
Fedez scoppia a ridere e quasi si strozza con una patatina. Tossisce un paio di volte, mentre guarda divertito Mika cambiare radicalmente espressione.
Il ragazzo sgrana gli occhi, infatti, perplesso. « Ma, Gemma, noi n-non abbiamo elastici o pinzette, in casa » tentenna, immobilizzandosi accanto al divano in pelle.
« Ma non importa » gli spiega la bambina, « ce li ho io! » esclama, aprendo una mini borsetta bianca e tirando fuori pettine e elastici colorati.
Da dove diavolo hai tirato fuori quella borsa, vorrebbe chiederle Fedez, ma è troppo impegnato a ridere sguaiatamente.
Mika lo incenerisce con lo sguardo, mentre si allontana dal divano, stizzito, per dirigersi in cucina. Il ragazzo tatuato lo segue e, quando gli è abbastanza vicino, bisbiglia: « Bisogna avere pazienza con i bambini » scimmiottando il suo accento.
Le sopracciglia di Mika sono talmente accigliate che sembra quasi avere il monociglio. Questo non impedisce a Fedez di smettere di ridacchiare, in ogni caso.
« Vaffanculo, sinceramente » sputa l'altro, spintonandolo.
Non glielo impedisce neanche questo.


« Allora? » chiede Gemma, una manciata di minuti dopo. Hanno bevuto il tè tutti insieme – sì, hanno coinvolto anche Fedez e , a lui è toccata la tazzina rosa – e ora, dopo aver costretto il ragazzo tatuato a non guardare perché “no Fedè, devi aspettare che io finisca”, il cuore di Fedez è molto vicino all'implodere.
Dovrebbe ridere, prenderlo in giro, ma la verità è che Mika è bellissimo, anche con due fottuti codini ai lati della testa. Anche con gli elastici colorati per capelli. Anche sempre.
Gemma schiocca le dita, riportandolo alla realtà. « Come ti sembra? ».
Fedez si mordicchia il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo, prima di rispondere: « Mi sembra una fantastica principessa ».
« Fedè » lo ammonisce Mika, incrociando le braccia al petto.
Gemma fa spallucce e allunga le braccia verso Mika, che la solleva e la fa sedere sulle sue ginocchia. « Grazie per avere giocato con me alle parrucchiere ».
Il riccio addolcisce lo sguardo, stringendosi contro la bambina.
Fedez si avvicina al divano, dove i due sono seduti, lancia una rapida occhiata al riccio e stavolta non può non sorridere.
« Io dico che è stupendo, comunque » commenta Gemma, scoccando un bacio umido sulla guancia di Mika.
« Lo è davvero » aggiunge Fedez, in italiano. Un sussurro che spera Mika non riuscirà a cogliere, ma, a giudicare dall'espressione del riccio, l'ha sentito eccome.






Da: Genn
Ore: 16:00
Mi fa male la pancia.


Da: Giò
Ore: 16:01
Certo, mangi le porcherie


« Mik, i bambini sul gruppo stanno di nuovo litigando » scherza Fedez quel pomeriggio, mentre, seduto vicino al tavolo del soggiorno, addenta un toast al formaggio. È da un po' che cerca di ignorare le notifiche che gli arrivano sul telefono nonstop per colpa del gruppo con gli Urban e gli altri, ma, alla fine, non riesce ad impedirsi di andare e leggere le stronzate che si stanno scrivendo.
Mika alza gli occhi al cielo, gli si avvicina con un bicchiere di succo all'arancia in mano e glielo poggia sul tavolo.
Prima di allontanarsi, però, si avvicina al suo viso, facendo sfiorare i loro nasi.
Fedez ha un fremito. « Zack » borbotta, con la bocca piena, « potrebbe salire da un momento all'altro ».
Mika non sembra intenzionato a spostarsi. « A me non importa... » dice, a bassa voce, poggiando una mano sulla spalla destra di Fedez.
« Sto mangiando, Mik » continua il ragazzo tatuato, deglutendo rumorosamente.
Mika alza gli occhi al cielo, per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, e « non mi importa » sussurra, prima di poggiare delicatamente le sue labbra su quelle di Fedez.
Si sono baciati molte volte, in queste settimane. Ci sono stati baci casti, un semplice sfiorarsi di labbra, ma anche baci più urgenti, un misto tra saliva ed eccitazione. Ma questo bacio, Fedez pensa, è un po' speciale perché Mika è una specie di maniaco del controllo e della pulizia.
Lo conosce, ha dovuto imparare a mangiare le cosce di pollo con la forchetta, da quando hanno iniziato a pranzare e cenare insieme – cosa che è successa abbastanza spesso, negli ultimi anni – perché Mika, a volte, riesce ad essere maledettamente schizzinoso.
E ora. Ora lo sta baciando anche se probabilmente ha la bocca tutta sporca di formaggio. E, anche se da una parte questa cosa gli fa un po' schifo, non può negarlo, dall'altra pensa sia bellissimo.
E dolce.
E vaffanculo, dovrei smetterla, pensa, ma con la mano stringe piano la maglietta leggera che Mika indossa, un frusciare leggero a cui nessuno dei due sembra prestare troppa importanza.
Il telefono di Fedez trilla rumorosamente. Mika arriccia il naso, si stacca dalle sue labbra e Fedez vorrebbe dirgli di non andarsene, di continuare, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare, e il riccio, neanche gli abbia letto nel pensiero, rimane lì, a lasciare una scia di piccoli baci sulla sua mascella squadrata.
Fedez mugola perché adora quando Mika lo fa.
Il cellulare suona di nuovo, segno che i quattro trogloditi probabilmente hanno ripreso a scrivere sul gruppo.
O, molto probabilmente, non hanno mai smesso.
L'aggeggio infernale è poggiato sul tavolo, comunque; è vicino, ma allo stesso tempo troppo lontano, perché Fedez non riesce ad afferrarlo e quindi è costretto ad interrompere Mika.
« Li odio » dice e il riccio ridacchia, lasciandogli una veloce carezza sulla guancia, e sedendosi accanto a lui.
La seconda volta in cui Fedez pensa di amare Mika è proprio questa, mentre con la coda dell'occhio lo vede prendere in mano la tazzina di caffè che si è preparato poco prima. Mentre sorride e soffia piano su quel caffè che sicuramente è già freddo.


Da: Genn
Ore: 16:03
Non mangio le porcherie. Sei tu che hai mangiato il toast alle dieci di mattina, oggi.


Da: Shorty
Ore: 16:05
Parla quello che, alle due di notte, mangia la pizza con un sacco di merda sopra, regà, una roba incredibile


Da: Alex
Ore: 16:06
Ma ci sta!


« Mik, stanno delirando » si lamenta Fedez, spiaccicandosi una mano sulla faccia. Il riccio si sporge verso di lui, curioso, e legge silenziosamente.


Da: Giò
Ore: 16:06
Ma la merda vera. Quella marrone.


Da: Alex
Ore: 16:07
Quella là


Da: Genn
Ore: 16:07
Che schifo ahahaha


Da: Alex
Ore: 16:08
Semplice, semplice!


Da: Giò
Ore: 16:09
Quello che hai lo riutilizzi, semplice


Da: Alex
Ore: 16:09
AHAHAHAHA


Fedez si morde le labbra per trattenere una risata. Guarda Mika, anche lui sorride divertito, e gli dice:
« Com'è hai detto che devo fare per togliere le notifiche da Whatsapp? ».
Mika ride.
Neanche mezz'ora dopo, Alessio e Gennaro si precipitano nell'appartamento di Zack – che un po' è diventato anche loro, ormai – e quasi li costringono ad uscire insieme.
« È il vostro giorno libero » tenta di convincerlo Alex, sfoggiando uno di quegli sguardi che, Fedez ci scommette, fanno capitolare ai suoi piedi Gennaro ogni maledettissima volta.
E con lui e Mika non è diverso, visto che il riccio ha già indossato le sue sneakers preferite e lo sta trascinando in camera a cambiarsi.
« Ma quelli dormono qualche volta, oppure è solo una leggenda metropolitana? » borbotta Fedez, facendo ridacchiare Mika.
« Ti ho sentito, stronzo! » gli urla Gennaro, dal salotto, seguito dalla risatina di Alessio.
Da quando, esattamente, “giorno libero” ha iniziato a voler dire “Urban in mezzo alle palle”?, si chiede Fedez, ma preferisce tenersi per sé quest'ultimo pensiero.
« Non ho neanche voglia di cambiarmi » si lagna, neanche fosse un bambino di cinque anni che non vuole andare dal dottore.
Mika lo guarda in tralice. « Io posso aiutare te, se vuoi » dice, a bassa voce, avvicinandosi pericolosamente a Fedez che stavolta, no, non ha alcuna intenzione di indietreggiare.
« Vi sentiamo, ragazzi » la voce di Gennaro arriva alle orecchie di Fedez forte e chiara, facendolo irrigidire.
Mika osserva la sua reazione, cercando probabilmente di nascondere il suo sguardo ferito. Non ci riesce.
Non è che Fedez si vergogni di lui, è solo che-
« È complicato » gli sussurra, poggiando la fronte sul suo petto. Si sente stupido, si sente esposto e sente anche il cuore di Mika battere all'impazzata, forse perfino più velocemente del suo.
Il riccio gli massaggia piano la schiena con un braccio e Fedez potrebbe rimanere in questa posizione per i prossimi duemila anni. Più o meno, insomma.
« Li odio » dice, abbastanza forte per farsi sentire da Alessio e Gennaro, e in modo talmente infantile da riuscire rubare un sorrisino a Mika.


« Vi odio » ripete Fedez, giusto per chiarire il concetto, mentre passeggiano per le strade di Holmes Chapel. La fantastica meta oggi, a quanto pare, è il Game Stop che c'è accanto al Bowling.


« In che senso Game Stop? » chiede Fedez, sistemandosi la canottiera che Mika gli ha regalato tempo fa. È la prima volta che la mette per uscire e, dal momento in cui ha deciso di indossarla fino ad ora, il riccio non gli ha letteralmente tolto gli occhi di dosso.
Fedez può anche raccontare agli altri che l'ha scelta perché non aveva altre magliette pulite – e non sarebbe proprio una bugia, visto che, se non si sbriga a fare una lavatrice, sarà costretto ad andare in giro in mutande – ma la verità è che se l'è messa solo perché gliel'ha regalata Mika ed è stupenda e quindi è giusto che tutti la vedano.
« Aspetta e vedrai » è il commento criptico di Alessio. Fedez si gira verso Mika, che alza le spalle, confuso quanto lui, e decide di ignorare lo sguardo assatanato di Alex, felice come una Pasqua.
Non è difficile capire di chi sia stata l'idea di uscire, a questo punto.
Nei pochi minuti che li separano dal Game Stop, Alessio e Gennaro spiegano loro che il piano iniziale era di uscire tutti insieme, anche con Davide e Giò, ma il primo doveva stare con la ragazza mentre Sada, invece, doveva lavorare.
E poi, il resto del tempo lo passano a confabulare con Mika sull'esibizione di sabato.
Fedez non presta loro troppa attenzione, perché tanto sa che non spiffereranno nulla a riguardo e poi-
« Omioddio, gli piacerà tantissimo » trilla il riccio, mentre gli altri due gli lanciano un'occhiataccia.
Beh, ora Fedez è solo un tantino curioso. « Cosa mi piacerà tantissimo? ».
Gennaro fa il vago, finge di guardare il cielo, poi il bottone della camicia a quadretti di Alessio, proprio l'ultimo, quello che sfiora il collo.
Fedez pensa sia un imbecille.
« Il Game Stop » risponde Alex, cercando di essere il più credibile possibile. « Stavamo giusto raccontando a Mik che figata pazzesca fosse ».
Fedez non ci crede neanche un po', ma non ha voglia di sforzarsi ad indagare, quindi decide di lasciar correre, per questa volta, almeno.
Il Game Stop è un enorme sala giochi. Ci sono slot machines, tre biliardini, giochi virtuali con l'oculus rift e-
« Cos'è questo abominio » esclama Gennaro, fermandosi davanti ad una inquietante bambola di porcellana. A grandezza naturale, la bambola è seduta su una sedia, all'interno di una teca trasparente.
« Salve » si presenta in inglese, ruotando la testa e sbattendo le palpebre. La sua voce è metallica e a Fedez scorre un brivido lungo la schiena.
Mika gli poggia una mano sulla spalla, con un sorrisino. Fedez lo fulmina con lo sguardo, ma non si allontana. Non è che abbia paura, assolutamente, è solo che è schifosamente inquietante. Ecco.
« Sono l'indovina Svetlana. Con una sola sterlina, potrò predire il tuo futuro » continua la bambola, e Fedez nota solo ora il turbante viola che ha sopra il capo, il lungo mantello scuro e la sfera che tiene sollevata a mezz'aria.
« Perché si devono chiamare sempre con nomi improbabili » commenta, disgustato, facendo ridacchiare Alessio.
« Proviamo? » chiede invece il bruno, e Fedez vorrebbe mandarlo a quel paese, ma poi si rende conto che Alex si sta rivolgendo solo a Gennaro.
Tipico.
Il biondo scuote la testa. « Ma mai nella vita, Alé ».
« Eddai, perché no? Chiediamo qualcosa sul nostro futuro » dice, soffermandosi sul pronome possessivo. Mika lancia un'occhiata a Fedez, che ha deciso di rinunciarci, ormai, con quei due.
Gennaro si accorge degli sguardi che gli stanno lanciando lui e il riccio, comunque, e ha la decenza di arrossire, un pochino.
Okay.
« Perché siamo degli sfigati » sbotta Genn, « e perché io sono superstizioso e poi su queste cose ci rimugino per i prossimi mille anni, lo sai ».
Alessio annuisce, pensieroso, forse non più convinto che quella sia una buona idea (anche se Fedez sospetta, più semplicemente, che il ragazzo non abbia voglia di sorbirsi le lagne del biondo, in caso Svetlana regali loro una premonizione negativa).
« Ragazzo, vedo del potenziale in te » esclama la bambola, facendo sobbalzare tutti e quattro.
« Madò, vi prego, spostiamoci da qua » mugugna Gennaro, prendendo Alessio per un braccio e dirigendosi verso gli altri giochi.
Mika e Fedez li seguono a ruota; il ragazzo tatuato, prima di spostarsi, lancia un'ultima occhiata a Svetlana, che aveva già la testa rivolta nella sua direzione.
Si sente stupido anche solo a pensare che la bambola lo stesse già guardando, ma questo non gli impedisce di trovare la cosa un pochino terrificante, soprattutto quando Svetlana sbatte le lunghe ciglia nere mentre la sfera che tiene in mano si illumina prima di rosso, poi di blu e poi di verde, prima di ritornare trasparente.
« Vaffanculo, avrò gli incubi per tutta la vita ».
Passano il resto del pomeriggio a giocare come sedicenni. Provano ogni singolo gioco presente nella sala, con la scusa del “tanto un giro costa poco”.
Alessio convince Gennaro a salire su un simulatore di guida di moto e Fedez pensa sia carino, il modo in cui lo incoraggi quando al “Alè, ma se non ho nemmeno la patente”, il bruno risponda “Ma non c'entra. Con questo è più facile. Ti aiuto io”.
E lo fa davvero. Dandogli consigli e tutto il resto, rimanendo sempre accanto a lui, incurante degli sguardi delle altre persone, che ogni tanto passano loro davanti.
Mika e Fedez, poco distanti, sono al piano bar del Game Stop, seduti su sgabelli troppo alti – secondo Fedez – e aspettano l'arrivo dei due cappuccini che hanno ordinato.
Il ragazzo tatuato li osserva, Gennaro e Alessio, poi guarda Mika; le sue mani, le dita lunghe e dritte, e l'unica cosa che riesce a pensare, in questo momento, è che vorrebbe stringerle nelle sue.
« Penso che Alessio abbia una piccola cotta per Gennaro » dice, invece.
Mika alza le sopracciglia. « Una piccola cotta? Sì, sherto, nello stesso modo in cui Menelao aveva una piccola cotta per Elena di Troia ».
Fedez ridacchia. « Sei una persona squallida ».
Il barista arriva con le loro ordinazioni, Mika lo ringrazia ma poi si acciglia, lo sguardo che si sofferma sulla clavicola di Fedez, lasciata scoperta dalla canottiera che sta indossando.
Il ragazzo tatuato deglutisce.
« Tu passa troppo tempo con Genn. Inizi a parlare come lui » lo prende in giro, bevendo il suo cappuccino.
Fedez sposta lo sguardo sul biondo. Sembra abbastanza sicuro, nella guida, ora che Alessio è al suo fianco. Quando il bruno gli poggia una mano sulla schiena, però, Gennaro si irrigidisce leggermente, perde la concentrazione e la moto che si muove sullo schermo va a sbattere contro un muro.
« Ops » dice Alessio, Fedez non lo può sentire, a questa distanza, ma gli legge il labiale e capisce lo stesso. Gennaro si finge offeso, il sorriso dipinto sulle sue labbra piene, però, la dice lunga.
Idioti.
Alex lo aiuta a scendere dalla moto e Fedez non riesce a smettere di guardarli, mentre si rende improvvisamente conto di quanto Genn sembri piccolo in confronto al bruno e non può non chiedersi se la gente pensi lo stesso, quando vede lui e Mika insieme.


Era la prima volta che si vedevano fuori dall'orario scolastico. L'insegnante di scienze aveva diviso la classe in coppie, ciascuna delle quali avrebbe dovuto studiare un argomento e preparare una presentazione su Power Point da esporre ai compagni.
Fedez era capitato con Mika e, se all'inizio la cosa non gli andava particolarmente a genio perché “Michael è un logorroico del cazzo, sicuro con lui si cazzeggia”, alla fine si era dovuto ricredere.
Mika era sì, un logorroico del cazzo, però era anche un alunno diligente. Infatti, in una sera, avevano già fatto gran parte del lavoro.
E nonostante Fedez avesse proposto casa sua, Mika aveva insistito per andare nel suo, di appartamento, perché lì riusciva a concentrarsi di più.
Verso le sette, prima che Fedez se ne andasse, il riccio gli aveva chiesto se aveva voglia di uscire e prendersi un caffè, magari.
E per quanto non ne avesse voglia e trovasse la proposta strana, aveva accettato. E si era stupito di trovare Mika divertente, a tratti sarcastico. Con lui si poteva parlare di tutto, era facile.
Mentre tornavano a casa, però, il riccio lo aveva completamente spiazzato.
« You know, di solito, quando esco qui a Milano sto sempre lì a pensare a quello che possono pensare gli altri. Di me » aveva confessato, lo sguardo basso.
Fedez aveva aperto la bocca per dire qualcosa, per poi richiuderla un secondo dopo, accorgendosi di non avere niente di intelligente da dire.
« Ma, quando io sono con te, non mi importa ».


« Non mi importa di tue scuse » lo accusa Mika, dopo che hanno perso l'ennesima partita di simulazione di lotta contro gli zombie. « Mi distrai ».
Fedez ridacchia, perché è arrivato ad adorare anche questo lato leggermente competitivo del riccio. « Ma stai zitto. La verità è che sei scarso » lo prende in giro, scandendo le ultime parole.
Sono in piedi di fronte ad un enorme mitragliatore, fissato al pavimento, l'oculus rift che avvolge le loro teste – Fedez non ne aveva mai provato uno e deve ammettere che è un po' fastidioso – e, davanti a loro, la realtà virtuale, in tutta la sua grandezza e-
« No regà, è troppo una figata questa cosa » commenta Fedez per l'ennesima volta. Era dai tempi della Play Station che non si esaltava così tanto per un gioco.
Probabilmente sta urlando, perché le cuffie che ha nelle orecchie rendono i rumori esterni ovattati, ma non gli importa.
È troppo divertente.
Il gioco è abbastanza semplice, comunque. Devono solo sparare gli zombie e non morire. E Fedez sa che è tutto finto e tutto il resto, ma la grafica è talmente ben fatta che, nel momento in cui un morto vivente spunta fuori da chissà dove, parandoglisi di fronte all'improvviso, il ragazzo tatuato quasi lancia un urletto, neanche fosse una ragazzina.
Sarebbe morto, se non fosse stato per Mika che, con i suoi riflessi prontissimi, lo salva. Di nuovo.
Il riccio mira proprio al centro della fronte dello zombie, preciso in maniera impressionante.
Fedez è sinceramente colpito, lo deve ammettere.
Quando arriva il turno di Alessio e Gennaro, però, Fedez si diverte, se possibile, ancora di più. Gennaro è ancora più imbranato di lui. Non riesce a coordinare bene vista e tatto, evidentemente, perché non fa che guardarsi le spalle, allarmato, e sparare a caso ogni volta che uno zombie gli si avvicina.
Sullo schermo al plasma, davanti ai due ragazzi, si vede chiaramente chi sia il giocatore più capace.
Alex sta raggiungendo un punteggio altissimo e ha ancora tutte le vite. Gennaro, invece, ne ha solo una.
Sposta i piedi da una parte all'altra, muovendosi come un serpente impazzito. Fedez non sa se sorridere più per questo o per il fatto che Alessio continui a salvargli la vita e a cercare di mettersi davanti al biondo, facendogli da scudo con il proprio corpo, letteralmente, come se questo potesse davvero servire a qualcosa.


« Siete delle brutte persone » borbotta Fedez, mentre passa uno straccio umido sul bancone.
È sabato, il bar è pieno di gente ed è la terza volta che Mika finge che sfiorargli il fondo schiena sia un incidente.
« Non è che ti stiamo chiedendo un rene Fede, non vogliamo solo dirti il nome della canzone » spiega Gennaro, facendo dei ghirigori strani sul legno del bancone.
Se la sta facendo addosso come sempre, Fedez ormai lo può dire con certezza.
« Ma io sono curioso » si lagna il ragazzo.
« Guarda, non l'abbiamo detto a nessuno, perciò non offenderti » dice Alex, mentre Genn gli fa il labbruccio e davvero? Non funzionerà.
« Ma Mik lo sa » insiste Fedez. Vorrebbe sbattere i piedi per terra perché non è giusto.
« Mik e nessun altro » lo rassicura Gennaro.
In quel momento, Giò esce dal bagno, seguito a ruota da Davide che ha legato la sua enorme massa di capelli in una crocchia imbarazzante.
« Cosa ci siamo persi? » chiede Shorty, mentre ordina una birra.
« Parlavamo della canzone che vogliamo cantare stasera… » inizia il biondo ma viene subito interrotto da Giò che sbatte una mano sul bancone, infervorato.
« No raga, sarà fantastica questa esibizione, ve lo dico io. Un macello » dice, infatti, cercando l'approvazione di Davide, che annuisce.
« Nessun altro un par di palle » borbotta il ragazzo tatuato. Gli altri ridono, colpevoli, e Fedez li odia un po' tutti, lo giura.
I tre si spostano e vanno a sedersi ad un tavolo, mentre Fedez dà il cambio a Mika che, fino a quel momento, stava servendo ai tavoli.
La serata è appena iniziata e lui è già stanco.
« Salvami, ti prego » sussurra al riccio, che gli passa vicino con un ordinazione scritta sul block-notes e ridacchia rumorosamente.
Gli risponde un qualcosa di simile a « lavora, sfaticccato » che Fedez non riesce a cogliere del tutto, comunque, perché si devono sbrigare, ci sono un sacco di clienti e non c'è tempo.
Qualche birra dopo, Alessio e Gennaro sono di nuovo al bancone, proprio mentre Fedez sta passando le sue ordinazioni a Skin.
« Un succo al fico, grazie » dice il moro, allegro, e Fedez, non sa come o perché, ma ha un brutto presentimento. Gennaro, vicino ad Alex, poggia la testa sulla sua spalla.
Se si fanno a merda e non si esibiscono li ammazzo, dopo tutto quello che mi hanno fatto penare.
« Non abbiamo succhi al fico qua, mi dispiace » dice Mika, prendendo automaticamente un bicchiere di vetro.
« Ma che hai capito. Il fico sono io, il succo lo voglio alla pesca ».
Fedez scoppia a ridere, Mika probabilmente non ha colto la battuta e Gennaro si limita a dire l'ennesimo “madò, Alé”.


Alle undici circa, gli Urban annunciano che tra poco si esibiranno e Fedez mentirebbe se dicesse che non gli importa.
Vuole sapere il nome della fottutissima canzone.
È già la seconda volta, quella sera, che desidera che il bar si svuoti in fretta, ma è chiaro come il sole che buona parte dei clienti sia lì anche per sentire Alessio e Gennaro cantare.
Come biasimarli…
Fedez sta ancora servendo ai tavoli quando, tra i tanti volti, riconosce quello familiare di una ragazza, incorniciato da lunghi riccioli rossi.
Oh, no.
Fa un sorriso di circostanza, mentre poggia le loro ordinazioni sul tavolo. Si sente a disagio e le sue mani stanno già iniziando a sudare fastidiosamente, grazie tante.
La ragazza, calcolando il suo gesto o forse no – Fedez non saprebbe dirlo, sinceramente – allunga una mano per prendere la tazzina di caffè e fa sfiorare le loro dita.
Il ragazzo tatuato non sa esattamente dove sia Mika, ma sente il suo sguardo addosso.
Si guarda intorno e lo vede lì, a pochi tavoli di distanza, con un ciuffo riccio che gli è finito sulla fronte e uno sguardo difficile da decifrare. Sembra minaccioso e insicuro allo stesso tempo. A Fedez si stringe lo stomaco.
Sta per allontanarsi, quando la rossa lo afferra per un braccio. « Scusa » dice poi, mollando la presa. Le sue unghie sono smaltate di nero. « Vorrei… » le amiche ridacchiano e Fedez decide che non sono molto simpatiche, ora come ora. « È da quando ti ho visto qua la prima volta che- » inciampa sulle sue stesse parole, farfuglia qualcosa in inglese che Fedez non riesce a cogliere del tutto.
Nonostante si senta un pochino in imbarazzo, Fedez la trova quasi carina.
« Mi interessi » dice, sollevando piano lo sguardo. Il ragazzo tatuato è convinto che, sotto tutto quel trucco, la ragazza sia arrossita leggermente. « E mi chiedevo, a te interessa qualcuno? ».
È una domanda semplicissima. La risposta dovrebbe essere altrettanto automatica, spontanea quasi.
Come “hai sete?”, “sì, certo”, oppure “ti piacciono i Radiohead?”, “assolutamente”.
Invece, Fedez si congela sul posto. Cerca di nuovo lo sguardo di Mika, che ora è più vicino. Vicino abbastanza da sentire quello che si stanno dicendo, probabilmente.
Sì, mi interessa qualcuno, dice una vocina nella sua testa.
Anzi. Io lo amo. Lo guardo e lo amo. E basta.
Deglutisce piano, gli occhi di Mika incatenati nei suoi.
Lo amo e mi terrorizza. Mi terrorizza quello che potrei fare per lui.
« No » risponde invece, scuotendo la testa, e la sua voce è roca e quasi gli fa male, pronunciare quelle parole.
Vede Mika abbassare lo sguardo, rispondere al cliente come se nulla fosse. Come se Fedez non gli avesse appena spezzato il cuore.
Rivolge la sua attenzione alla rossa – ma gliel'ha mai detto il suo nome, poi? - che sta scrivendo qualcosa su un fazzoletto. « È il mio numero di telefono » spiega lei, con una nuova sicurezza nella voce. « Scrivimi, se vuoi » continua, alzandosi e infilando il fogliettino di carta nella tasta dei jeans scuri di Fedez.
Mi sento male.
Non proferisce parola, Fedez, mentre si allontana dal tavolo e torna al bancone. E poi non lo sa bene cosa succede, ma è come se sentisse questa sensazione di disagio iniziare a farsi spazio sotto pelle.
« Rimorchiare a lavoro? Complimenti, figliuolo! » dice Steve, un bicchiere di whisky – a giudicare dall'odore – nella mano destra.
A Fedez viene voglia di vomitare.
Cosa sta succedendo.
« Vorremo dedicare questa canzone ad un nostro amico » dice la voce inconfondibile di Alessio, nel frattempo, al microfono.
« Speriamo gli piaccia » continua Gennaro. « L'abbiamo provata per settimane Fede, per renderle giustizia. Se ti fa schifo, vaffanculo ».
Il pubblico ridacchia e applaude. Fedez stringe forte il legno del bancone e si sforza di fare un sorriso.
Le note che Alex strimpella con la chitarra, poi, sono tutte un programma. Fedez le conosce a memoria.
Creep. Era ovvio che sarebbe stata quella canzone; era stato sciocco a non averlo intuito prima, forse. Quando Alessio inizia a cantare, quasi le gambe gli cedono.


When you were here before
Couldn't look you in the eye



Neanche a farlo a posta, il suo sguardo incontra quello di Mika e Fedez abbassa prontamente le palpebre.
Non ce la faccio.


You're just like an angel
Your skin makes me cry

You float like a feather
In a beautiful world



Gli sembra patetico, ora come ora, pensare effettivamente che Mika un po' angelo lo sia davvero, visto che nonostante tutto sta venendo da lui. Ci vogliono una manciata di secondi, in realtà, pochissimi passi, per raggiungerlo, ma a Fedez sembra tutta una vita.


I wish I was special
Canta Gennaro, You're so fucking special


« Ehi » gli dice Mika, ed è a mala pena un sussurro. Potrebbe fargli una scenata di gelosia, potrebbe prenderlo a pugni perché Fedez è un coglione – lo sa – ma non lo fa.
Fedez non risponde, guarda Alessio e Gennaro. Il biondo sta cantando il ritornello e il cuore del ragazzo tatuato si sta accartocciando.

But I'm a creep, I'm a weirdo,
What the hell am I doing here?
I don't belong here.



Non riesco a gestirlo.
« Sto bene » gli risponde Fedez, con voce spezzata. Non riesce nemmeno a parlare con lui.
Non sono neanche le risatine di alcuni scemi, al bar, le occhiate che la gente lancia a lui e Mika – Fedez le ha notate tutte, comunque, soprattutto in questi giorni – quando il riccio si avvicina e lo sfiora, o semplicemente quando lo guarda.
È solo che lui non riesce a gestire l'intera situazione.


I don't care if it hurts
I want to have control
I want a perfect body
I want a perfect soul



« Ho solo bisogno di- » inizia, ma non riesce a finire la frase. Guarda la porta dello sgabuzzino, semiaperta, e decide che, per il momento, quella è la via di fuga più vicina.
Mika gli afferra il polso. Non gli sta facendo realmente male, perché il riccio è sempre delicato e attento, quando si tratta di Fedez, ma il ragazzo tatuato lo scansa in malo modo, voltandogli le spalle e camminando velocemente.
Non si accorge dell'occhiataccia di Zack, o di Skin che blocca lo zio di Mika prima che questi possa intervenire in qualche modo.


I want you to notice
When I'm not around



La voce di Gennaro è quasi un sussurro, ora, e Fedez non capisce se sia solo una sua impressione o se effettivamente il biondo stia cantando in quel modo.
Gli viene da piangere, quando si chiude la porta dello sgabuzzino alle spalle e poggia la schiena al muro, sollevando il capo e respirando rumorosamente.
Fedez, che cazzo stai facendo.
Qualche secondo dopo, la porta, alla sua destra, si apre e uno spiraglio di luce illumina la stanza. Mika, ovviamente, lo ha raggiunto.
Il riccio si volta a guardarlo, il viso in penombra, gli occhi grandi. « Dimmi cosa tu hai. È tutta la settimana che sei strano ».
Fedez scuote la testa, il groppo in gola gli impedisce di spiccicare parola.
« È- ho fatto qualcosa di sbagliato? ».
No. Nonono. Un milione di volte no.
Fa di nuovo cenno di no con il capo e Mika non aggiunge altro. Sa che Fedez non ne vuole parlare, non ora, perlomeno, quindi fa quello che gli riesce meglio: capirlo.
Gli si avvicina piano, Fedez trattiene il respiro. Può averlo toccato ed essersi fatto toccare tante volte, ormai, ma quello gli viene naturale perché ci sono attrazione e adrenalina di mezzo ed è fottutamente più facile.
Il cuore che sbatte veloce nella sua cassa toracica, questo dolore che sente all'altezza del petto perché sta provando troppo e tutto nello stesso momento e la paura di dare tutto e di non essere comunque abbastanza. Questo.
Questo è un'altra storia.
Mika gli massaggia piano il collo, con i polpastrelli stranamente gelidi. Il suo sguardo è corrucciato, un sorriso triste dipinto sul volto.
Fedez non si è mai sentito così dipendente da qualcuno in tutta la sua fottutissima vita. Butta fuori l'aria, ma il peso che gli opprime il petto rimane.
Poi, il riccio si abbassa di poco e poggia la testa sulla sua spalla. «Io- io. Io ti- » balbetta, il respiro che colpisce il collo di Fedez. « Io ti perdono ».
E potrebbe riferirsi ad un sacco di cose. Al suo continuo rovinare sempre tutto o al suo avere paura di ammettere a se stesso – e agli altri – quello che sta succedendo tra lui e Mika.
O, più semplicemente, potrebbe solo riferirsi all'episodio di qualche minuto fa, con la rossa e il suo stupido numero di telefono.
Quando Mika si allontana da lui, Fedez sente inspiegabilmente freddo. « Vado fuori. Altrimenti è la volta buona che zio e Skin ci ammazzino » gli fa un sorriso incoraggiante, il riccio, prima di andarsene, ma non lo sfiora, probabilmente ancora ferito dalla precedente rifiuto di Fedez.
Ed è buffo come, proprio in quel momento, Alessio e Gennaro stiano armonizzando perfettamente una delle strofe finali della canzone.


She's running out again,
She's running out
She run run run run
Run...



E se n'è andato. E Fedez è solo, ora, perciò si sente un po' meno demente e un po' più debole, quando sbatte piano la testa contro il muro e cerca di regolarizzare il respiro. Forse sta piangendo – forse – ma non gli importa.


But I'm a creep, I'm a weirdo
What the hell am I doing here?
I don't belong here,


I don't belong here.






Angolo dell'autrice
Sono una bruttissima persona.
Ve lo giuro, non era nei piani essere così in ritardo.
Avevo il capitolo a metà da giorni, ma non riuscivo mai a trovare il tempo per finirlo. E' stato un incubo, però, alla fine, ce l'ho fatta.
Dodici pagine che ho finito di revisionare solo poco fa.
Le mie coinquiline, dopo avermi visto scrivere nonstop al computer per tipo due giorni interi, probabilmente ora penseranno che sono pazza. 
Ma spero ne sia valsa la pena.
Ho ricevuto minacce, suppliche e altri messaggi in cui mi chiedevate di aggiornare e spero - davvero sono nervosa, aiuto - di non aver deluso le aspettative di nessuno.
Questo è un po' un capitolo di passaggio (perché non succede niente di emozionante), e un po' un capitolo di angst (perché Fedez è confuso e fa cazzate).
Non siate troppo cattivi con lui (o con me).
Per festeggiare le 167 recensioni totali di questa storia (MORTA. SONO MORTA) vi prometto che cercherò di aggiornare prima di Marzo.
E niente, ho l'ansia da prestazione e sono pure di fretta, perché tra poco devo prendere il treno e tornare a casa e devo ancora rispondere a tutte le recensioni dello scorso capitolo.
Scusatemi anche per questo.
E grazie a chi ancora avrà voglia di seguire questa storia e farmi sapere cosa ne pensa.
Davvero.
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: paneenutella