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Autore: Alwaysmiling_    26/02/2016    3 recensioni
Ogni volta che ci pensava c’era sempre la stessa sensazione opprimente che andava ad otturarle la gola. Volente o nolente quella era la prima volta che si ritrovava in una situazione simile, contesa da due ragazzi, anzi no, da due uomini.
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One-shot dedicata a un momento di profonda confusione che la giovane Sakura Haruno si ritroverà ad affrontare qualche anno dopo la Quarta Grande Guerra, accompagnata dalla sua amica di sempre.
[KakashixSakura]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Desclaimers: I personaggi citati in questa storia non mi appartengono bensì appartengono al mangaka Masashi Kishimoto. Non è stata scritta a scopo di lucro o plagio ma solo per puro piacere personale.
Personaggi: Sakura Haruno, Ino Yamanaka, Kakashi Hatake
Pairing: KakashixSakura
Genere: sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: nessuno
Note dell’autore: ciao a tutti, questa è la prima storia che scrivo in questa sezione e spero non sia troppo cattiva. Era da tempo che ristagnava nella mia cartella di files di Word che non hanno mai visto la luce e non so esattamente perché, ma sentivo qualcosa che mi spingeva a pubblicarla. Spero qualcuno si fermi a lasciare un commento per farmi sapere cosa ne pensa: se posso continuare su questa strada o se fosse meglio modificare completamente le mie modalità compositive.
Non ci sono precisazioni da fare sulla storia a parte sul contesto, giusto per essere un po’ più chiari. La One-shot è ambientata circa tre anni e mezzo dopo gli eventi di MadaraTobiObito ma, come potrete notare anche dal pairing, essa non rispetta assolutamente quelli che sono i canoni Gaiden.
Non mi resta che lasciarvi alla lettura.
Alwaysmiling_
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Momento della Realizzazione
 
 
Ogni volta che ci pensava c’era sempre la stessa sensazione opprimente che andava ad otturarle la gola. Volente o nolente quella era la prima volta che si ritrovava in una situazione simile, contesa da due ragazzi, anzi no, da due uomini. Le si stringeva il cuore a ripensarci o ogni volta che incontrava l’uno o l’altro. Per fortuna ancora non li aveva incontrati tutti e due insieme, sarebbe stato un vero e proprio disastro!
Sta di fatto che lei era stata colta, per la prima volta, completamente impreparata di fronte a quella situazione. Forse le uniche esperienze vagamente simili risalivano ai tempi in cui Naruto e Rock Lee si sputavano addosso insulti dei più disparati per potersi accaparrare il suo cuore, che non aveva battiti che per quel gran bastardo di Sasuke. Anzi no, non erano neanche lontanamente confrontabili quelle due situazioni. Perché se prima tutto era avvolto e ammorbidito da un candore ingenuo, tipico dei bambini, adesso Sakura era letteralmente in fiamme, ardeva di sentimenti contrastanti e logoranti: ustionata da sentimenti indecifrabili, troppo forti da poter esser spiegati a qualcuno.
Ed era per questo che da parecchi minuti Sakura boccheggiava e gesticolava davanti a una scocciata Ino che non vedeva l’ora di andarsi a fare un bel bagno caldo.
In quel momento si sentiva come si era sentita mesi fa, quando avevano intrapreso per la prima volta l’argomento …
 
“Insomma ti decidi ad articolare una frase di senso compiuto?” L’espressione feroce e le braccia incrociate strette sotto il petto di Ino erano molto eloquenti.
Poco lontano da loro, in un vicoletto secondario, si stagliava la figura di Choji che aveva salutato le due e si stava avviando verso casa con uno stomaco brontolante che sicuramente avevano sentito anche a Sunagakure.
“Ino-”
“C’entra Sasuke? Lo so che è tornato, Shikamaru si è fatto sfuggire qualcosa.” La interruppe accondiscendente. Nonostante avessero passato anni a farsi la guerra per un ragazzo, “non un ragazzo qualsiasi” avrebbe ribadito la bionda, dopo aver conosciuto quella vera, avevano deciso di lasciarsi tutto alle spalle e ritornare agli albori della loro amicizia. Quella caratterizzata da occhiate espressive e sorrisi capaci di dipanare le nebbie più fitte.
“Insomma Ino, cosa devo fare?” Sakura era abbattuta come mai era successo dopo la guerra. Si era fatta riconoscere al villaggio per la sua spropositata forza, non solo fisica ma anche spirituale. Nonostante da piccola fosse una frignona, dopo il conflitto con Kaguya era stata di supporto per molte persone. E ripensandoci, a Ino ritornarono in mente quei nostalgici momenti in cui Sakura era una bambina insicura e indifesa davanti al resto del mondo e cominciò a sentire il peso della monotonia e della mancanza, quella vera. Quella che la spingeva a desiderare l’abbraccio spasmodico di un’amica cara, perché dopotutto era da poco che avevano ricominciato a frequentarsi nonostante la guerra fosse finita da un bel pezzo ormai.
“Sakura, parlando seriamente, non credi di aver fatto già abbastanza? – gli occhi azzurri erano specchiati in due verdi, smarriti – Sono passati tre anni e neanche uno straccio di lettera.”
“Si, ma ora è diver-”
“So cosa stai per dire e sai cosa? Fa’ come ti pare, io me ne torno a casa.” E Ino si voltò incamminandosi verso la porta della sua abitazione sopra il negozio di fiori, ristrutturato da poco. Mentre la ragazza inseriva le chiavi nella toppa Sakura poté sentire dei borbottii in cui l’amica ribadiva come lei diventasse totalmente stupida quando si trattava di quell’ “Uchiha da due soldi”.
“Un tempo anche tu eri innamorata di lui!” La porta le sbatté violentemente sul naso per poi riaprirsi dieci secondi dopo mostrando una Ino già pentita di averle voltato le spalle.
“Sakura, seriamente. Dovresti smetterla con questo spirito masochistico. Se realmente vorrà vederti sarà lui stesso a trovare il modo di incontrarti” ribatté Ino a voce bassa. Era notte fonda, una notte anche abbastanza inquietante con il suo silenzio e la luna offuscata dalle nuvole, sostituita da un lieve bagliore opalescente.
Sakura sospirò completamente abbattuta, i lunghi capelli rosa le cadevano piatti accanto al viso ombreggiandole i lineamenti.
“E poi come intendi fare con tu-sai-chi? Non è mica scemo, anzi sono sicura che lui ha saputo prima di te che Sasuke era tornato in città. Non puoi mostrarti così ai suoi occhi altrimenti finirai per rovinare tutto quello che avete duramente costruito! Ricordati chi eri tre anni fa, Sakura Haruno.”
 
“Fronte spaziosa mi stai innervosendo con questo tuo gesticolare.”
“Ino io sono davvero in un pollaio.” La bionda spalancò gli occhi e prese a fare dei teatrali passi indietro di fronte alla follia della sua migliore amica. “Ascoltami!”
“D’accordo, d’accordo. Ma fammi indovinare! Sasuke e Kakashi sono i galli e tu la povera pollastrella da beccare?”
Sakura si abbandonò a sedere sul gradino del portone di casa Yamanaka, con l’umore sottoterra. Stava rasentando la disperazione. L’amica al contrario era solo impaziente di concludere in fretta la faccenda, come poteva rivelare il ticchettio costante che il sandalo sinistro faceva sull’asfalto. Dal modo in cui Ino guardava il piano di sopra a intervalli di tempo regolari, sicuramente Sai, già tornato da qualche suo turno di ronda, la stava aspettando di sopra … insieme al bagno caldo che tanto agognava.
“Io non so più come comportarmi. Sasuke mi bracca ovunque io sia.” Una mano corse a tirarsi i capelli dalla frustrazione liberandoli dalla stretta del coprifronte.
“E Kakashi? Come si comporta?” Meglio farla sfogare subito e in fretta.
“Fa tutto il contrario. E’ scostante. Non perde l’occasione di torturarmi ogni volta che ne ha l’occasione, mentre ci sono momenti in cui arriva persino ad evitarmi!”
“Ma guardati. Contesa tra i due uomini, mi costa ammetterlo, più belli del villaggio. Trascurando Sai, ovviamente” puntualizzò senza riuscire a contenere quel pizzico di orgoglio che non sarebbe mai scomparso. “Cosa vorresti che io facessi per te, esattamente?” Adesso erano una a fianco all’altra, Ino poggiata con un piede al muro e la testa voltata verso la sua amica in crisi di cuore, e di panico.
“Vorrei che mi aiutassi a trovare una risposta, sono così confusa!”
“Ma tesoro tu la risposta ce l’hai già. E sta sulla tua spalla sinistra.” Sakura si chinò a guardarsi la spalla e notò che la morbida e larga sciarpa che aveva indossato quella mattina aveva fatto scivolare un lembo sul suo maglione pesante, lasciando scoperto un piccolo segno che aveva tentato in tutti i modi di camuffare.
“Kakashi …” Sakura si coprì nuovamente pensando a come si era procurata quel succhiotto una sera prima.
 
“Per come ti scodinzola dietro potrei aggiungerlo alla mia Kuchyiose no Jutsu.”
Sakura sobbalzò sentendo quella voce dietro di lei, lontana solo pochi passi.
Era da un po’ che non vedeva il suo maestro, il suo uomo: subito dopo il ritorno di Sasuke in città, Kakashi si era fatto coinvolgere in riunioni burocratiche e strategiche che la ragazza sapeva quanto lui odiasse. Ogni volta infatti tentava di scaricarle sul suo consigliere Yamato, in modo da non essere costretto a dover lasciare il suo beneamato villaggio nascosto, ma da quando Sasuke era tornato al villaggio con un malcelato interesse verso la sua ex compagna di team, il Sesto aveva cominciato a fuggire, letteralmente, con le scuse più disparate: nonostante la Haruno sapesse perfettamente quanto fossero tediose per il copia-ninja tutte quelle insulse riunioni con i Daimyo o con i consiglieri, o peggio con gli altri Kage! Sakura allora ricordò con nostalgia i momenti in cui, sotto le coperte, lo rimproverava amorevolmente per la sua pigrizia “Sicuro di non appartenere al Clan Nara?”, accidia ereditaria! Kakashi la metteva a tacere con un bacio ricordandole anche quanto fossero intelligenti tutti i suoi adepti.
“Che vuoi, Kakashi?” Chiese lei sconsolata restando ancora voltata verso l’appendiabiti.
“Preferivo un acido ‘chi non muore si rivede’ a questa domanda indisponente …” La ragazza si voltò per guardarlo in faccia. Il guardaroba di quel ristorante le sembrava improvvisamente troppo piccolo per contenere due persone contemporaneamente. Inoltre il senso di claustrofobia era rafforzato dal fatto che, alle spalle del suo ex maestro, ci fosse una pesante tenda nera a separare il corridoio che portava dalla sala a quell’angusto spazio, ricolmo di appendiabiti e cappotti di gente sconosciuta.
“Hai anche il coraggio di fare lo spiritoso?” L’uomo di fronte a lei si lasciò andare a un sospiro mentre i suoi occhi si socchiudevano stanchi. “Sei mancato due settimane, perché non fermarti anche una terza?!”
“Colgo risentimento.”
“Le tette del Mizukage ti hanno fatto diventare stupido?” Stava cominciando a partire per la tangente. Era da giorni che aspettava un falco, un cane postino, qualsiasi segno di vita da Kakashi e fino a pochi minuti fa l’unica cosa che aveva ricevuto era stato solo un silenzio frustrante che le faceva ribollire il sangue nelle vene.
“Avanti Sakura, è da giorni che non mi vedi e vuoi sprecare tempo a farmi la predica?” L’Hokage azzardò a muovere qualche passo verso di lei.
“Non ti meriti altro che una snervante predica, Kakashi” sospirò lei suo malgrado, riponendo il suo cappotto sulla gruccia.
“Perdonami” proruppe lui a bassa voce. Sakura per un attimo fu presa alla sprovvista, sapeva quanto fosse raro sentirgli pronunciare parole simili. Ma lei, impietosa, continuò sui suoi passi.
Prima di fargli capire che l’aveva perdonato, voleva farlo cuocere ancora un po’ nel suo brodo e, perché no, magari tirare in ballo Sasuke per farlo ingelosire il minimo indispensabile.
 Il fatto che lui l’avesse lasciata in balia di sé stessa, scoperta alle provocazioni dell’ Uchiha prodigo, la straziava. Ogni donna desidera che il proprio uomo combatta per difendere il suo amore, ma Kakashi in quella situazione aveva fatto tutto il contrario lasciandola sola, allontanandosi con le scuse più disparate e tornando da lei quando la lontananza diventava insostenibile. Era scappato dal problema.
“Dopo quest’ennesimo viaggio potevi anche non tornare più da me.” Sakura cercò in tutti i modi di metter su una maschera credibile di sicurezza.
“Vorresti dirmi che non ti sono mancato neanche un po’?” I polpastrelli lasciati liberi dai guanti tagliati corsero a carezzare la pelle nivea della ragazza.
“Per niente!” Azzardò lei con gli occhi vigili e tremanti, non aspettava altro che la prossima mossa di Kakashi. Come Sakura aveva previsto, l’uomo l’afferrò per i fianchi e la fece voltare. La ragazza socchiuse leggermente gli occhi sentendo di nuovo la sua schiena contro il petto di Kakashi, come poteva non essergli mancata quella sensazione di protezione? Di casa! Ma in quel momento i suoi pensieri erano in subbuglio, forse più dei suoi ormoni, a causa dell’immagine di Sasuke, seduto nella sala a fianco che l’aspettava con i loro amici, che la tormentava. Non sapeva più cos’era giusto e cosa sbagliato. In quel momento sembrava giusto lo sfregare della maschera di Kakashi sul suo collo, in modo che lui se ne potesse liberare per baciare la sua pelle, e sembrava sbagliato il fatto che era venuta in quel ristorante accettando l’invito di Sasuke.
In altri momenti le sembrava giusto dare una seconda possibilità a Sasuke, mentre le sembrava sbagliato proseguire quella storia segreta con il suo ex maestro. Cosa doveva fare?
“Tu invece mi sei mancata tantissimo, Sakura” proferì lui in un sussurro, leccando e baciando la pelle sensibile delle spalle, lasciata scoperta dal maglione con lo scollo largo.
“Non puoi fare quello che ti pare” sibilò lei riferita alle sue partenze improvvise, da vero e proprio fuggitivo. A quelle parole cominciò ad essere più rude e Sakura, completamente in tilt non si preoccupò assolutamente del fatto che di sicuro il giorno dopo si sarebbe ritrovata con un segno violaceo sulla spalla.
“Dovevo testare una cosa.” La attirò ancora di più a sé inebriandosi del profumo dei suoi capelli.
“Volevi mettere alla prova la mia fiducia?” Chiese lei indignata voltandosi per guardarlo negli occhi scuri e sentendo il respiro dell’uomo solleticarle il volto insieme ad alcuni ciuffi di capelli sfuggiti al coprifronte.
Lui la baciò con passione facendole dimenticare qualsiasi cosa. Che erano nel guardaroba di un locale, che sarebbe potuto entrare chiunque da un momento all’altro, che lei doveva ancora fingere di essere arrabbiata con lui, che Sasuke era tornato in città.
Quella era la magia. Meglio di qualsiasi droga e di qualsiasi alcolico.
“Volevo soltanto scoprire se sarei riuscito davvero a starti lontano.” Sakura sconvolta da quelle parole strinse nei pugni i lembi dell’abito da Hokage di Kakashi e prima che potesse proferire qualcos’altro, qualcuno scostò la tenda nera facendo penetrare un chiacchierio più sonoro, proveniente dalla sala, nella piccola stanza. Per fortuna era solo Ino. Ma senza farselo ripetere due volte Kakashi si era già dislocato e chissà dove si trovava adesso. Per l’ennesima volta l’aveva lasciata sola in balia del furore delle sue sensazioni.
L’amica osservò per qualche secondo Sakura con i pugni sollevati a mezz’aria che ormai stringevano il nulla e volse la testa verso l’amica prima che si abbandonasse alla stretta delle sue braccia.
Ino, al di là della sua Shintenshin, sapeva davvero leggere all’interno delle persone.
 
Avendoci ripensato Sakura venne scossa da un brivido. Quella sera poi era tornata a casa piena di dubbi, con le parole di Kakashi che si mischiavano ai battiti furiosi del suo cuore.
Erano sempre stati molto passionali ma lei si sentiva come se, con quello sguardo che lui le aveva rivolto poco prima di sparire fosse davvero riuscito a spogliarla completamente. Nonostante in quel caso avessero tutti i vestiti addosso, quello nel guardaroba era stato indubbiamente uno dei momenti più intimi. Anche con quella stupida maschera di nuovo sul volto Kakashi era diventato un libro aperto per lei dopo quelle parole. Le aveva permesso di capire una volta per tutte i suoi sentimenti e di farle comprendere che un pezzo del suo cuore le sarebbe appartenuto per sempre.
“Avanti! Che aspetti? Che Naruto diventi intelligente o che Choji dimagrisca?”
Sakura sorrise e con lo sguardo si volse verso la torre dell’Hokage. Ormai Kakashi in quanto sesto Hokage era costretto ad abitare lì e chiudendo gli occhi la giovane donna riuscì a ricordare il profumo di solennità che avevano quegli appartamenti. Doveva raggiungerli al più presto e fare chiarezza una volta per tutte nel suo cuore, doveva riuscire a tirar fuori i suoi maledettissimi sentimenti per quell’uomo forse un po’ troppo più grande di lei.
Ino le aveva raccontato di quando si era presa una cotta per il maestro Asuma parecchi anni fa, ma Sakura adesso  ci rideva sopra essendo consapevole che la sua non era affatto una stupida cotta. Lei era innamorata, persa nei meandri della passione e dell’amore. E lo sapeva perché non aveva mai provato nulla di simile per nessun altro; niente più che il tenero sorriso di Kakashi riusciva a scuoterla dentro. Niente più di un litigio con lui le toglieva intere nottate di sonno, niente la faceva sentire più viva dei suoi baci e improvvisamente Sakura si diede della stupida per tutti i dubbi che aveva avuto prima. Come poteva aver pensato anche solo per un momento di poter fuggire da tutto ciò? Come poteva ripudiare tutti quei sentimenti per rimpiazzarli con una freddezza imbarazzante? Proprio così, non poteva.
Aveva deciso. Per la prima volta dopo anni sarebbe stata lei a dare il benservito a Sasuke, e il battito accelerato del suo cuore la convinceva del fatto che non se ne sarebbe pentita. Finalmente sarebbe riuscita a chiudere l’ultima porta dolorosa del suo passato per abbandonarsi a un presente e a un futuro, difficile sì, ma tutto da scoprire.
 Ed era per questo che in quel momento, più veloce di Rock Lee e del suo vento della giovinezza, sorrideva gaia alla luna piena, con il cuore ricolmo di sentimenti positivi e le labbra pronte a sussurrare un “ti amo” sulle sue.
  
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