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Autore: Annie B    27/02/2016    1 recensioni
Breve Fan Fiction ambientata prima di Cob, è un "What if" che seguirà il corso dei libri, ma partendo dal presupposto che Clarissa e Jonathan siano cresciuti insieme a Idris sotto la guida di Valentine, in assenza di Jocelyn.
"Clary iniziava a chiedersi se fuori da quelle quattro mura, esistesse davvero qualcuno che un giorno avrebbe attratto il suo interesse, chi mai poteva essere forte come suo fratello, coraggioso come lui, altrettanto bello da sembrare un angelo? Ma poi che importanza aveva? In fin dei conti lei era una shadowhunter, l'amore non esisteva e nemmeno la libertà, la sua vita era votata alla guerra, al giorno in cui Valentine avrebbe dichiarato di nuovo guerra a Idris, ma con due armi indistruttibili: lei e Jonathan."
Genere: Erotico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti, Valentine Morgenstern
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Buon sabato pomeriggio a tutte coloro che sono tornate per leggere, vi rubo solo un minuto prima di lasciarvi al capitolo, per ringraziare chi già ha messo la storia tra le seguite/preferite e chi mi ha mandato il suo appoggio anche solo con un breve messaggio!
Nella speranza che diventiate meno silenziose, anche per sapere se la storia vi piaccia o meno, vi auguro buona lettura!

Annie :*


Jonathan e Clary seguirono silenziosamente loro padre in casa senza dire una parola. Ma mentre suo fratello le camminava dietro con aria tranquilla, Clary si chiese in che modo quella notizia potesse riguardare loro due.
Aveva sempre creduto che il giorno in cui suo padre si sarebbe ripreso la Coppa Mortale, lo avrebbe fatto con i membri del Circolo ancora in vita e i nuovi seguaci, non con l'aiuto di due ragazzini che considerava solo altre due spade alla sua cintura.
Quando la porta d'ingresso si fu chiusa dietro di loro, Valentine scostando una sedia dal piccolo tavolo della cucina si sedette facendogli cenno di imitarlo.
Stringendosi il braccio rotto al corpo, Clary strizzò gli occhi sedendosi di lato lasciando il posto di fronte a loro padre a Jonathan. Lui tranquillo come se non provasse alcun dolore, scostò la seggiola e le strinse la mano da sotto il tavolo.
Erano anche quei piccoli gesti a darle la speranza che gli importasse di lei a volte, sapeva benissimo che erano entrambi nei guai per aver disobbedito a una regola, ma lui stava cercando di consolarla nonostante non avesse ancora ricevuto la propria punizione.
-Hai fatto buon viaggio padre?- domandò rispettosamente Jonathan osservandolo. Aveva il viso stanco in effetti, ma sempre fiero e senza segni di debolezza.
-Movimentato.- si limitò a rispondere Valentine posando contro la gamba del tavolo la cintura con le armi e sedendosi più comodo.
-Come vi ho detto, c'è qualcosa di cui dobbiamo parlare. Clarissa, partirai per New York domani mattina.- dichiarò senza preamboli.
Quella notizia la colpì come un fulmine a ciel sereno. Non aveva mai avuto il permesso di lasciare quel loro nascondiglio a Idris, l'unica volta che aveva provato ad avvicinarsi alla tenuta dei Wayland per dare un'occhiata al ragazzo che suo padre considerava come un figlio, lui l'aveva frustata fino a farla svenire in un lago di sangue. Da quella volta aveva avuto il buon senso di non mettere più piede oltre i confini del giardino.
E ora invece voleva spedirla a New York? Per quale motivo?
-Perché?- la domanda le uscì dalla bocca prima che potesse formulare una frase meno pericolosa.
-Sarà un onore per Clarissa portare a termine qualunque missione tu le affidi padre.- intervenne suo fratello cercando di riparare alle stupidaggini che le uscivano dalla bocca e stringendole la mano facendole scricchiolare le dita in un muto avvertimento.
-Preferirei mandare te, ma è un tipo di missione che richiede un approccio più... delicato.- rispose Valentine sprezzante rivolgendosi a Jonathan.
-Se pensi di non essere pronta Clarissa, non mi troveresti sorpreso. Affiderò il compito a qualcun altro.- aggiunse poi guardandola con riprovazione.
-No padre, farò tutto quello che è necessario.- rispose lei con la voce ferma, nonostante sentisse gli occhi che stavano per schizzarle fuori dalla testa per il dolore al braccio e l'umiliazione.
Suo padre si divertiva a farla sentire una nullità, nonostante lei cercasse di compiacerlo in tutti i modi.
-Spero che non mi deluderai. Voglio che ti infiltri all'Istituto di New York come un'alleata, è gestito dai Lightwood al momento, siamo stati compagni d'armi molti anni fa, ma hanno tradito la causa spinti dalla codardia. Stringi legami con i loro figli, conquista la loro fiducia.- disse suo padre spiegandole la situazione.
-Sì padre, quale sarà la vera ragione per cui sarò lì invece?- chiese Clary tenendo a mente tutto.
Valentine osservando entrambi rispose -Sotto la custodia dei Lightwood c'è anche Jace, sapete entrambi chi sia, dico bene?-
-Sì.- confermarono tutti e due, trattenendo a malapena il disgusto nel sentir pronunciare il suo nome.
-Avrai bisogno del suo aiuto Clarissa, quindici anni fa, la Coppa è tornata nelle mani del Conclave e ho ragione di pensare, che sia custodita all'Istituto. Le doti di Jace ti saranno fondamentali per scoprire dove sia nascosta.
Clary annuì incollando sul proprio viso un espressione neutrale, ma il solo pensiero di doversi avvicinare a Jace le dava la nausea. Poteva sentire le spade vibrare, al pensiero di vederle conficcate nel suo cuore.
-Posso chiedere perché all'Istituto? Non sarebbe stato più sicuro tenerla a Idris?- chiese Clary a suo padre col tono più innocente del suo repertorio.
-Non sono cose che ti riguardino, quando tua madre mi rubò la Coppa, non mi disse mai dove l'avesse nascosta e poi morì, ma ho ragione di pensare che possa trovarsi a New York. Se hai paura, troveremo un altro modo.- le disse lui freddo.
-Non ho paura. Partirò domani mattina come hai ordinato.- rispose Clary determinata.
-Molto bene allora.- fece Valentine alzandosi da tavola -Vieni in giardino, ti allenerai con tuo fratello e io osserverò, Jace è forte quanto Jonathan, voglio che tu sia in grado di disarmarlo se fosse necessario.-
Clary alzandosi da tavola con un cenno d'assenso si incamminò nel giardino, partiva già svantaggiata per via del gomito rotto che le rallentava i movimenti e riduceva il raggio d'attacco al solo lato destro del suo corpo, ma non disse niente in proposito.
-Jonathan, le spade angeliche.- Ordinò Valentine lanciandogli la chiave di un baule. Di solito quelle armi non erano alla loro portata, ma nelle occasioni in cui Valentine li teneva d'occhio, a volte li faceva allenare anche con quelle, per rendere tutto più realistico.
Suo fratello schizzando verso il baule, in un secondo era di ritorno con due spade, una la tenne per sé, l'altra la lanciò a lei.
Afferrandola al volo affinando i riflessi, Clary si mise in posizione d'attacco, non aveva intenzione di cedere nemmeno un centimetro a suo fratello, non quella volta.
-Cercate di non uccidervi, voglio una dimostrazione.- dichiarò loro padre incrociando le braccia sul petto massiccio e fissandoli glaciale.
-Sì padre.- annuirono entrambi.
Jonathan la guardava con un'aria quasi dispiaciuta, sapeva benissimo a cosa stava pensando, era sicuro che l'avrebbe battuta, eppure il ghigno che si apriva agli angoli della bocca, nascosto dagli occhi teatralmente tristi, era il segno che non aveva intenzione di regalarle la vittoria, anzi, si sarebbe divertito a testare le sue abilità fino al limite.
-Cominciate.- disse loro padre dando l'ordine.
Senza altre avvisaglie, Clary si fiondò verso di lui con la spada luminosa che puntava alla sua gola, ma Jonthan parando il colpo con la propria spada facendo stridere le lame una contro l'altra, si girò a una velocità impressionante tirandole una gomitata in bocca che le fece deglutire sangue.
Senza darle il tempo nemmeno di riprendersi affondò la spada dritta contro di lei puntando allo sterno, Clary riuscì a schivarla all'ultimo secondo girando su sé stessa e contraccambiò con una falciata dal basso verso l'alto mirata all'arteria femorale. Lo avrebbe quanto meno rallentato se fosse riuscita a ferirlo in quel punto. Tuttavia suo fratello ruotando parzialmente su sé stesso, si limitò ad alzare la gamba ed evitò il colpo senza sforzi. Concludendo la rotazione si spinse in avanti verso di lei a lama tesa, ma a quel punto Clary era pronta, stringendo la spada angelica con tutte le forze che aveva la calò su di lui colpendo la sua spada e facendogli perdere la posizione lo spinse in ginocchio. Senza dargli tregua ne approfittò per affondare verso la sua gola, ma Jonathan saltando all'indietro si diede la spinta per allontanarla tirandole un calcio micidiale nella bocca dello stomaco.
Volarono entrambi all'indietro di diversi metri perdendo terreno, ma tanto Jonathan, quanto Clary nonostante il fiato corto per il calcio, si rialzarono di slancio in meno di un secondo
Suo fratello prendendo la rincorsa schizzò verso di lei fermandosi appena un metro prima di toccarla e si caricò in un salto d'attacco a spada tesa, Clary non fece in tempo a rendersi conto della finta, che l'elsa della spada di Jonathan le si piantò in bocca spaccandole il labbro completamente lasciandola stordita e dolorante.
-Patetico Clarissa, non sai fare di meglio?- la schernì suo padre amareggiato.
Senza prendersi nemmeno il tempo di ragionare un attimo, colpita nell'orgoglio, Clary reagì tirando due falciate alla cieca, entrambe parate senza sforzi da Jonathan.
La durezza dei colpi li allontanò di scatto e per qualche secondo rimasero a fissarsi in cagnesco girando in tondo.
Tuttavia le parve di vedere chiaramente un ghigno soddisfatto sulla bocca di suo fratello, quanto avrebbe voluto toglierglielo con una mazza borchiata!
D'un tratto, a una velocità impossibile, Jonathan caricò verso di lei correndo preparando una falciata dall'alto verso il basso, piegandosi indietro Clary riuscì a schivare il colpo, ma un'altra carica era già in arrivo indirizzata al suo fianco. Ruotando più velocemente che poté, riuscì a parare anche quella colpendo la sua spada con la propria e lasciando suo fratello senza guardia per un secondo. Secondo che non aveva intenzione di sprecare! Spingendosi verso di lui tagliò l'aria mirando alla sua gola, gli mancò la giugulare per pochi centimetri, ma ebbe la soddisfazione di vedere un fiotto di sangue zampillare da un profondo taglio che correva orizzontalmente sotto le sue clavicole.
Clary aprendosi in un ghigno soddisfatto approfittò del punto messo a segno per riprendere fiato, ma si rivelò un errore madornale.
Avrebbe dovuto saperlo, aveva visto suo fratello ridotto molto peggio di così e continuare a combattere.
Jonathan ignorando il solco sul petto fece roteare la spada nella mano per darle lo slancio e poi con un sorriso perfido fece fischiare l'aria tagliando perfino l'ossigeno. Mandò a segno il colpo squarciando Clary dalla coscia allo sterno con una falciata dal basso verso l'alto che per poco non raggiunse anche la gola.
-Ho visto abbastanza.- ringhiò loro padre dietro di loro, ma Clary ferita più nell'orgoglio che nel corpo, ignorò deliberatamente l'ordine di smettere e saltando con tutta la forza che le era rimasta caricò un calcio in aria girando su sé stessa puntando al viso di suo fratello.
Jonathan abbassandosi senza sforzo schivò il calcio e prendendola per la caviglia la scaraventò in aria facendola atterrare sulla schiena a un paio di metri più in là.
Quando cozzò contro il terreno con un tonfo sordo, le sembrò che tutto l'ossigeno del mondo fosse scomparso, respirava acido e cenere ad ogni boccata d'aria che cercava di prendere per riempirsi i polmoni. Doveva avere almeno quattro costole rotte e ormai c'era più sangue sul prato che nelle sue vene probabilmente, ma non aveva intenzione di prendersi gli insulti di suo padre e darla vinta a Jonathan. Strisciando sulla pancia schiudendo ulteriormente i lembi di pelle già gravemente aperti, fece forza sui gomiti finché riuscì a mettersi in ginocchio.
Sputò per terra una macchia di sangue mista alla bile che le risaliva dallo stomaco e fissò suo fratello con aria di sfida.
-Tutto qui?- lo schernì tirando fuori tutta la voce che le era rimasta.
Jonathan sghignazzando con la spada in mano le si avvicinò e prendendola per i capelli alla base della nuca le tirò il collo all'indietro scoprendole la gola. Le poggiò la lama brillante della spada angelica contro la pelle macchiata di sangue e sussurrò -Come pensi di venirne fuori?-
Clary impugnando lateralmente la spada, si aprì in un ghigno e con un colpo secco gli tagliò il polpaccio per tutta la lunghezza, nello stesso istante in cui sui fratello si piegò imprecando per assorbire il colpo, lei si alzò in piedi tremando sulle gambe e gli piantò l'elsa della spada dritta sulla nuca facendolo cadere definitivamente per terra.
Avrebbe potuto finirlo, e dimostrare che era in grado di batterlo, ma non appena mosse due passi, crollò di nuovo in ginocchio ansimando senza fiato. Le girava la testa, stava perdendo troppo sangue.
La spada le scivolò di mano tintinnando contro l'erba e spegnendosi. L'ultima cosa che fece in tempo a vedere fu suo padre che le andava incontro, poi perse i sensi sbattendo violentemente contro il prato zuppo del suo sangue.
Riaprendo gli occhi stordita, sentì un paio di colpetti sulle guance. Si guardò intorno con lo sguardo appannato e vide Jonathan chinato su di lei che la stava scuotendo.
-Clarissa, Clary apri gli occhi.- le disse da molto vicino facendole schioccare le dita davanti alla faccia.
-Cosa... quanto tempo è passato?- chiese lei cercando di mettersi in posizione eretta.
-Dieci minuti, nostro padre mi ha autorizzato a farti qualche runa, ti senti meglio?- le rispose lui sorridendo e togliendosi dalla faccia l'espressione cupa di pochi secondi prima.
Clary alzandosi in piedi, rendendosi conto che si trovava ancora sul prato annuì -Sì, sto bene.- si toccò la gamba seguendo il profilo della cicatrice non ancora chiusa del tutto, che saliva fino al ventre arrampicandosi su per le costole e fermandosi appena sotto lo sterno.
-Cercavi di ammazzarmi?- chiese a Jonathan scocciata.
-Mai sorellina.- ribatté lui con un sorrisetto -Stavo solo facendo sul serio, tu piuttosto, avresti dovuto fermarti quando ti è stato detto, ti saresti risparmiata di svenire così.-
-E cosa ci avrei guadagnato? Nostro padre non sarebbe stato soddisfatto nemmeno se ti avessi messo al tappeto con la prima mossa. Ha detto qualcosa?- chiese ansiosa di sapere se la missione fosse ancora affidata a lei.
Jonathan annuì, circondandole la vita con il braccio la aiutò a camminare portandola verso casa -Ha detto che te le sei cavata bene e che probabilmente Jace non attaccherebbe una ragazzina come ho fatto io, quindi hai qualche possibilità.-
-Jace...- Clary sputò quel nome come un insulto. -L'idea di dovergli stare vicino giorno e notte in cerca della Coppa mi da la nausea. Preferirei rimanere chiusa in una cantina con dei Nascosti.- sibilò storcendo il viso in un espressione di disgusto.
Suo fratello ridacchiò -Non ti invidio in effetti, averlo finalmente a portata di spada e non poterlo uccidere... però sai, una volta trovata la Coppa... potrebbe succedere un tragico incidente al nostro angelico fratello, non pensi?- le chiese con un ghigno inquietante.
Clary scoppiando a ridere si strinse le costole per una fitta di dolore e ansimò -Non lo escludo. Spero solo di fare in fretta, passare il mio tempo con uno smidollato e una famiglia di traditori, mi da l'idea di buttare via ore preziose della mia vita.-
-Trova la Coppa e ammazza quel bastardo. Fallo anche per me.- le disse Jonathan truce prendendola per le spalle e fissandola negli occhi. -Quando la tua spada sarà conficcata nel suo petto, guardalo morire e ridigli in faccia da parte mia.-
Clary sorrise cinica -Alla prima occasione.-
Entrarono in casa camminando vicini, mentre Clary ancora un po' debole si teneva appoggiata a suo fratello. Trovarono loro padre in piedi in cucina -Te la sei cavata bene Clarissa. Mi aspettavo peggio.-
Clary si impose di sorridere in modo educato e rispose -Grazie padre, la prossima volta farò meglio.- era tipico di Valentine, ogni volta che le faceva un complimento, doveva aggiungere una critica per bilanciare le cose.
-Jonathan, lasciaci soli.- disse suo padre d'un tratto lasciandoli interdetti.
-Come desideri padre.- rispose lui salendo su per le scale velocemente.
Valentine posando un bicchiere d'acqua sul tavolo e indicandoglielo ordinò -Siediti Clarissa.-
Clary guardando il bicchiere sospettosa si chiese cos'altro avesse in mente, nemmeno quando era stata messa molto peggio di così suo padre si era preso il disturbo di darle dell'acqua o essere premuroso in qualche modo.
-C'è una cosa, che voglio tu sappia.- le disse osservandola.
-Ti ascolto.- rispose lei bevendo un sorso d'acqua.
-Non è solo per eliminare la feccia che intendo evocare l'angelo Raziel con la Coppa.- dichiarò suo padre, poi aggiunse -Far sparire tutti i Nascosti che insudiciano questo mondo è una priorità, certo. Ma tu e Jonathan siete stati coraggiosi per tutti questi anni, avete lottato bene e cercato di non deludermi.-
Clary ascoltò con attenzione le sue parole, erano misurate e attente, niente era lasciato al caso, conosceva suo padre fin troppo bene ormai. E aveva detto “cercato di non deludermi” non aveva certo ammesso che ci erano riusciti. Tuttavia nonostante il fastidio, continuò ad ascoltare in silenzio, era un discorso strano perfino per uno come lui.
-Quando mi porterai la Coppa, Clarissa, c'è una cosa che intendo fare. Chiederò a Raziel di ridarmi Jocelyn, lei dovrà essere con noi quando coroneremo il nostro sogno. Saremo di nuovo una famiglia, Jonathan non ha il cuore tenero come il tuo, ma tu sei mia figlia, ti conosco.-
Clary sentì l'acqua andarle di traverso, era la prima volta che suo padre le si rivolgeva in quel modo. E poi, non aveva mai parlato di sua madre, cercava sempre di farlo il meno possibile ed eludeva le domande se gli venivano poste.
Suo padre continuò -A tuo fratello non credo possa interessare, ma tu, sono sicuro che tu vorresti tua madre con te, non te lo sto dicendo per farti contenta non fraintendermi, te lo sto dicendo perché voglio tu sappia che la vita di tua madre, se ci tieni a rivederla, dipende dall'esito della tua missione. Portami la Coppa, non tradirmi e riavrai la madre che non hai mai avuto.-
Clary lo osservò in silenzio, pesando ogni parola, certo che rivoleva sua madre, si era sempre chiesta se vivendo con lei la sua vita sarebbe stata diversa da quell'inferno di sangue in cui l'aveva chiusa suo padre, ma non aveva mai creduto che fosse una possibilità alla sua portata. I morti erano morti, e tali sarebbero rimasti. Ora invece sembrava che una nuova occasione si aprisse davanti a lei. Tuttavia, la cosa che più le dava fastidio, nonostante la gioia del pensiero di abbracciare per la prima volta una madre mai conosciuta, era che fosse certa che suo padre le avesse detto tutte quelle cose, solo perché non si fidava di lei, voleva darle una buona ragione per portare a termine la missione.
Prendendo fiato, Clary rispose fredda come il ghiaccio -Grazie per aver condiviso questa tua intenzione con me padre, ma anche se non ci fosse stata in palio la vita di mia madre, non ti avrei deluso comunque. Il mondo merita di essere ripulito da tutti gli scarafaggi insulsi che lo abitano.-
-Ben detto Clarissa. Rendimi fiero. Ora vai a riposare, ti aspetta un lungo viaggio domani. Avrai tempo per i saluti con tuo fratello prima di partire.-
-Grazie padre.- disse Clary alzandosi. Si congedò con un cenno del capo e salì le scale diretta in camera sua. Trovò Jonathan seduto sul suo letto che l'aspettava.
-Allora? Cosa voleva? Ti ha fatto qualcosa?- le chiese apprensivo.
-No, ha solo parlato. Credo non si fidi di me, pensa che io sia troppo... “tenera” per usare le sue parole.- spiegò Clary scocciata.
Joanthan ridacchiò -Gli dimostrerai che si sbaglia, ma pensavo... credi che la prenderà bene la notizia della morte di Jace?-
Stringendosi nelle spalle Clary si aprì in un sorriso freddo -Può prenderla come vuole, una volta che sarà morto, non ci sarà più molto che nostro padre possa fare no?-
-Ti staccherà la pelle dalle ossa se uccidi il suo angioletto senza permesso.- disse suo fratello.
-E allora spero che si diverta a farlo, quanto io mi divertirò a uccidere Jace e vederlo soffocare nel suo sangue.-
-Sei meravigliosa, una sorella degna del nome Morgenstern.- le disse Jonathan sfiorandole la guancia. -Che nome pensi di usare?- le chiese poi.
-Dovrei tingermi i capelli.- rispose Clary, poi ghignando aggiunse -Del tuo colore in effetti, ma non sono molto entusiasmata all'idea. Ad ogni modo userò il nome di Helen Blackthorn, mi sono informata, in quella famiglia sono una sfilza di fratelli e sorelle infinita, è una buona copertura, inoltre Helen non ha mai messo piede a New York, né da quanto ho constatato, incontrato i Lightwood a Idris. Nessuno conosce il suo aspetto.- concluse soddisfatta.
-E l'età? Coincide?- chiese suo fratello.
-Ha qualche anno più di me, ma niente di rilevante. Quello che mi scoccia è il colore dei capelli, non voglio tingere i miei. I suoi sono come i tuoi, di un biondo quasi bianco. Se cerco di farmeli così finirò per restare pelata!- si lagnò Clary scontrosa.
Jonathan le prese una ciocca cremisi tra le dita e la osservò con aria estasiata -Sei talmente bella che sarebbe un insulto cambiare il tuo aspetto. Se nessuno l'ha mai vista forse non corri rischi, oppure puoi dire che non è il tuo colore naturale e ti sei tinta.-
-Sì, penso che farò così infatti.- confermò Clary. Per tutto il resto lei ed Helen Blacktorn, ad occhi che non le avevano mai incontrate, potevano sembrare la stessa persona se si basavano solo su una descrizione fisica. Erano entrambe magre e affusolate, la pelle pallida, gli occhi verdi, a parte il fatto che quelli di Helen avevano sfumature blu, ed entrambe avevano la grazia esile di una fata, non per niente, nelle vene di Helen c'era sangue del Popolo Fatato. Non che Clary fosse entusiasta di interpretare la parte di una shadowhunter mezzosangue, ma era quello che passava al convento.
La notte passò veloce, e nonostante la presenza di loro padre in casa, Jonathan riuscì a intrufolarsi in camera di Clary anche dopo cena e rimasero a dormire abbracciati per tutta la nottata, scambiandosi qualche bacio e parole nostalgiche, ma la cosa che li univa era il pensiero di prendersi finalmente la loro vendetta. Non avrebbero avuto un'occasione migliore.
La mattina seguente, Clary senza bisogno di ulteriori istruzioni da parte di loro padre, salutò lui e Jonathan e partì alla volta di New York, avrebbe cavalcato fino in Spagna, poi da lì, l'aspettava un portale che l'avrebbe fatta ricomparire a Manhattan.
Quando arrivò in città, con il suo borsone sulle spalle e l'aria smarrita, si guardò intorno meravigliata. I palazzi di New York erano altissimi, sembravano fatti di vetro lucido, ma non come il materiale delle Torri Antidemoni, erano lisci e freddi, ma nonostante questo bellissimi nella loro maestosa grandezza. Le strade erano un viavai di macchine, persone, limousine, sembrava un circo impazzito nel quale però ogni membro seguiva il suo ordine preciso delle cose dando vita a quel caos misurato.
Ci mise una buona mezz'ora a trovare l'Istituto, ma quando fu arrivata, invece di entrare come avrebbe potuto, essendo una shadowhunter, decise che forse fosse meglio farsi annunciare, giusto nel caso che suo padre non le avesse detto qualcosa, magari che all'Istituto non aspettavano nessuno.
Posò la mano sul battente e picchiò tre volte, rimanendo in attesa.
Dopo due minuti, la porta doppia si aprì rivelando l'ingresso maestoso che si apriva davanti a una scala. Un ragazzo alto e muscoloso, dai capelli biondi come il sole e gli occhi altrettanto dorati, le sorrise arrogante -Tu devi essere Helen, sangue di fata eh?-
Clary lo guardò per una frazione di secondo, non le servì di più per capire che la persona che aveva davanti, era Jace.

 

   
 
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