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Autore: PrimPrime    27/02/2016    1 recensioni
Il mondo, un tempo in pace, si era trasformato in un grande campo di battaglia.
Le popolazioni, distribuite in città felici, si erano divise in fazioni.
La pace era ormai un concetto così lontano, da essere impensabile.
-dal testo:
"perché questo?" domandò disperata, in preda al dolore.
Gli occhi del ragazzo si riempirono ancor più di rabbia. La sua bocca era tesa in un ghigno che avrebbe intimorito chiunque.
Gli bastò un gesto della mano perché le porte della sala si chiudessero e le torce si spegnessero. Colpì uno ad uno i suoi uomini, facendoli prima cadere a terra per poi spaccargli il cranio.
Anche se a luci spente, Tesha riusciva a percepire gli spostamenti del ragazzo e i gemiti dei suoi uomini morenti. E sentiva che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti della sua vita. Gli occhi le si riempirono di lacrime ed iniziò a tremare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peace is not real - Cronache di un mondo in guerra'
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21. Capitolo extra: Fenix's story
 

La storia di questo capitolo è ambientata moltissimi anni prima delle vicende di Peace is not real.



Il ragazzo si svegliò molto presto quella mattina. Dopo essersi preparato adeguatamente uscì dalla casa in cui viveva insieme alla sua famiglia e raggiunse alcuni amici, con cui sarebbe partito per una spedizione. Non troppo lontano dal loro villaggio era stato trovato, sotto terra, uno strano portale. Alcuni uomini lo avevano attraversato ma in pochi erano tornati, raccontando che esso conduceva ad un mondo pericoloso in cui regnava un enorme drago nero. Erano stati i sopravvissuti a dare a quel mondo il nome di End, non solo perché era abitato da moltissimi enderman, ma anche perché era lì che la vita di molti avventurieri si era conclusa.
Il ragazzo e i suoi amici amavano l'avventura ed erano molto bravi a combattere. Inoltre erano ben equipaggiati, con le loro armature e spade in diamante. Avevano con loro anche arco e frecce, con cui se la cavavano abbastanza bene.
Erano d'accordo di incontrarsi all'ombra di un albero lì vicino, appena fuori dal loro villaggio, e fu proprio lì che li trovò.
"Fenix, eccoti finalmente" gli disse uno di loro, alzandosi in piedi. "sei sempre l'ultimo ad arrivare"
"scusate, mi stavo preparando per la battaglia" sorrise.
"credo che quel drago ci darà molto filo da torcere.. ma non troppo. Siamo giovani, ma siamo anche molto esperti quando si tratta di combattere" disse un altro, sicuro di sé.
"è meglio se ci muoviamo o dovremo fare la fila per affrontarlo e qualcuno potrebbe sconfiggerlo al posto nostro" disse il terzo, sorridendo.
Insieme si diressero al portale, entusiasti perché stavano intraprendendo una nuova avventura. All'inizio di ogni avventura i ragazzi non sapevano cosa aspettarsi, ma tutte le avventure vissute insieme si erano rivelate entusiasmanti e divertenti. Si aspettavano, quindi, di divertirsi anche quella volta.
Era una battaglia molto dura quella che li aspettava nell'End, più dura di quanto potessero immaginare. Non esistevano leggende su quel mondo o sul drago, quindi le uniche informazioni che avevano erano quelle fornite da chi era sopravvissuto allo scontro con lui. Quasi tutti uomini sconvolti, e feriti gravemente.
Nella lugubre sala del portale si erano ritrovati molti uomini. Alcuni si stavano equipaggiando per partire, altri raccontavano quello che avevano visto una volta entrati in quel mondo.
I quattro ragazzi si fecero strada verso il portale, vicino al quale si trovava una guardia.
"ragazzi, siete sicuri di volerlo fare? state andando a morire" disse loro, serio in viso. "io ci sono stato, dall'altra parte. Il gioco non vale la candela" terminò, battendo la lama della propria spada in ferro contro una delle sue gambe, che era in legno.
"vecchio, noi quattro combattiamo da tutta la vita. Siamo abili e ben equipaggiati, torneremo vittoriosi e tutti interi" ribatté uno di loro.
Non gli lasciò dire altro, salì i gradini che conducevano al portale e ci saltò dentro, scomparendo davanti ai loro occhi.
Gli altri due fecero lo stesso, senza dire altro all'uomo di guardia.
Fenix gettò un ultimo sguardo a quell'uomo e alla sua gamba prima di seguire i compagni. Pensò che probabilmente era stato il drago a strappargliela, e che forse avrebbero rischiato grosso anche loro. Si voltò verso il portale e guardò il colore della sostanza che lo componeva. Era un nero profondo e pareva in movimento. Doveva andare, seguire i suoi compagni. Aveva fiducia in loro e credeva con tutto sé stesso che sarebbero presto riemersi dal portale, vittoriosi.
 
Il mondo che comparve davanti ai loro occhi era incredibile. Dalla piattaforma in ossidiana su cui si trovavano potevano ammirarlo in tutta la sua desolazione: si trattava di una terra estesa, ma comunque molto piccola, sospesa nel vuoto. Il materiale di cui era composta era molto strano, non lo avevano mai visto. Era di un color giallo smorto. Qua e là il terreno era cosparso di alte torri in ossidiana, sulle quali erano situati degli strani cristalli scuri.
Percorsero il ponte in ossidiana che li avrebbe condotti su quello strano terreno, stando attenti a dove mettevano i piedi. Sarebbe bastato un passo falso per farli precipitare nel vuoto e morire. Quando raggiunsero il terreno tirarono un sospiro di sollievo.
Subito videro che ovunque c'erano molti enderman, non ne avevano mai visti così tanti insieme.
"ragazzi, è meglio se ci teniamo alla larga da loro. Non guardiamoli o potremmo ritrovarci in grossi guai" suggerì uno di loro, impugnando la spada.
Improvvisamente sentirono un ruggito risuonare sopra di loro. Alzarono lo sguardo e nel cielo scuro di quel mondo riuscirono a distinguere una figura. Era un drago e veniva nella loro direzione.
"ecco, finalmente, la bestia!" esclamò uno dei ragazzi, sollevando al cielo la spada in segno di battaglia.
Era sicuro di sé, ma corse via vedendo che il drago si stava abbassando e puntava a lui.
"attento!" urlò Fenix, preoccupato.
Il suo amico riuscì a spostarsi al momento giusto e il drago non lo prese per un soffio. Intanto gli amici si avventarono su di lui con le loro spade. Emise un urlo di dolore e si sollevò velocemente in cielo, dove non potevano colpirlo.
"stai bene?" domandò Fenix all'amico fortunato, offrendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi.
"si, sto bene" rispose lui, accettando l'aiuto.
Tutti e quattro prepararono gli archi e spararono una pioggia di frecce sul drago, che soffriva visibilmente ad ogni colpo ricevuto.
La bestia passò accanto ad una torre e dal cristallo che aveva in cima partì un raggio che lo colpì. I ragazzi erano sorpresi, ma non sapevano cosa stava accadendo. Mentre girava attorno a quella torre uno di loro gli sparò una freccia, che però colpì il cristallo al posto del drago.
Il cristallo esplose all'istante.
La bestia si ferì nell'esplosione, ma subito si allontanò da quella torre per raggiungere la cima di un'altra, dove un nuovo raggio lo colpì e sembrò essersi rimesso un po' in sesto.
"ragazzi, forse ho capito.. quei cristalli gli curano le ferite, se non li distruggiamo non abbiamo speranze di sconfiggerlo" disse, guardandosi intorno.

Con fatica i ragazzi riuscirono a distruggere tutte le pietre che il drago usava per ricaricare la sua vita, e fu ancora più faticoso attaccarlo senza rimanere feriti.
Fenix era preoccupato ogni volta che vedeva il drago avvicinarsi a lui o a uno dei suoi amici, ma quella preoccupazione si era presto trasformata in odio. La bestia era molto resistente e le ferite che aveva inflitto loro erano profonde.
Uno dei suoi amici corse incontro al drago, che puntava verso di lui. Lo trafisse con la spada ma la creatura lo sbalzò in aria, facendolo cadere rovinosamente.
Anche gli altri due fecero la stessa fine. Si lanciarono contro al drago agitando le loro spade, in un ultimo tentativo di ucciderlo. Lo ferirono soltanto, mentre il drago feriva a morte loro.
Fenix era ancora vivo, anche se faticava a tenersi in piedi per via della stanchezza e delle ferite. Aveva visto i suoi amici morire e non aveva potuto fare nulla per difenderli. Ora, con le ultime forze che gli rimanevano, era intenzionato a vendicare la loro morte o morire provandoci. Odiava quella creatura che volava minacciosa sopra di lui e che aveva strappato la vita dei suoi compagni. Meritava di morire.
Scagliò una raffica di frecce contro di lui, che riuscì a schivarne solo alcune e subito dopo si diresse verso di lui per finirlo.
Il ragazzo era pronto, teneva la spada puntata verso il drago nella speranza di poterlo ferire almeno un'altra volta prima di morire. Il suo sguardo era fiammante d'odio e determinato, non si sarebbe lasciato uccidere senza lottare. Quando il drago si abbatté su di lui venne trafitto dalla spada e quella ferita gli fu fatale.
Il suo corpo iniziò a sprigionare una luce innaturale e si distrusse davanti agli occhi di Fenix, che non avrebbe mai immaginato di vedere qualcosa del genere. Del corpo del drago rimase solo una scaglia nera della sua pelle, che cadde a terra.
Il ragazzo si lasciò cadere sulle ginocchia, stremato, e raccolse la scaglia. Era un oggetto curioso, grande quasi quanto il palmo di una mano, ed era caldo. Si accorse che toccandolo gli si erano macchiate le mani di uno strano inchiostro nero. Trovò la cosa insolita, soprattutto quando quell'inchiostro prese a brillare sulla sua pelle. Lasciò cadere la scaglia per lo stupore e continuò a guardare quel luccichio innaturale che aveva sulle mani, mentre sentiva le forze tornargli e le ferite guarire. Quando il luccichio sparì il ragazzo era ancora stupito per quello che gli era appena successo. Raccolse nuovamente la scaglia, che questa volta non lasciò nessuna traccia sulle sue mani, e attraversò il portale per tornare a casa.
Si promise di non tornare mai più in quel mondo crudele che gli aveva portato via i suoi unici amici.

Fenix ricomparve nella sala del portale con la scaglia in una mano e la sua spada in diamante nell'altra. Gli avventurieri presenti nella sala furono molto sorpresi di vederlo tornare, soprattutto perché lui sembrava in gran forma.
Nessuno dei presenti si aspettava di rivedere anche soltanto uno di quei quattro ragazzi, dato che molti uomini forti, avventurieri famosi, non avevano fatto ritorno.
Si avvicinarono a Fenix, chiedendo a se stessi cosa fosse successo dato che non aveva nessuna ferita sul suo corpo.
"ragazzo, è sorprendente vedere che sei tornato senza nemmeno una ferita" disse la guardia dalla gamba di legno. "i ragazzi che erano con te dove sono?"
"sono tutti morti" rispose lui, abbassando lo sguardo.
"mi dispiace per la tua perdita. Forse questo drago è veramente imbattibile come alcuni dicono" continuò l'uomo non sapendo come consolarlo. Si guardò intorno cercando l'approvazione degli altri avventurieri presenti, che rimasero in silenzio accanto a lui.
"anche il drago è morto" disse Fenix, mostrando a tutti la pietra scura che teneva in mano.
Tutti i presenti erano increduli. Alcuni di loro senza prima ribattere all'affermazione del ragazzo attraversarono il portale solo per controllare che dicesse il vero. Quando videro che il drago non c'era più e che tutte le torri erano state distrutte tornarono dell'Overworld e fecero al ragazzo i loro più sentiti complimenti. Era sorprendente come un ragazzo come lui fosse riuscito a sconfiggere quel mostro sanguinario.
Fenix sorrise lievemente sentendo tutti quei complimenti inaspettati, pur rimanendo triste per la morte dei suoi compagni. Lasciò a quegli uomini la scaglia, non gli interessava averla con sé. Non voleva portare con sé nulla che gli ricordasse di quell'esperienza.
La storia del ragazzo che aveva ucciso l'Enderdragon rimanendo illeso si propagò in fretta per tutto il mondo, tanto che nel suo villaggio e in quelli più importanti venne eretta una statua in suo onore. La statua era in oro e raffigurava Fenix con la spada alzata verso il cielo, pronto a trafiggere il nemico. Sotto di essa era riportata una targa che diceva: Fenix Blackfire, il ragazzo che ha ucciso l'Enderdragon.
Statue e complimenti a parte, la vita del ragazzo era rimasta la stessa di un tempo, anche se ora le sue avventure erano in solitario.
Una sera era uscito da casa e si era diretto in una foresta lì vicino. Voleva combattere contro alcuni mob, in memoria dei vecchi tempi, di quando lo faceva insieme ai suoi amici.
Subito aveva sorpreso un tranquillo gruppo di scheletri che, accorgendosi della sua presenza, avevano preso a lanciargli contro le loro frecce. Lui riuscì a schivarle tutte quante e ucciderli uno dopo l'altro, ma l'ultimo rimasto in vita riuscì a colpirlo sul polpaccio. Il ragazzo percepì appena il dolore e, dopo aver ucciso anche quello scheletro, rimosse la freccia dalla gamba e vide la ferita rimarginarsi davanti ai suoi occhi. Non ebbe neanche il tempo per rimanere sorpreso: proprio in quel momento un creeper sbucato da dietro un albero gli esplose alle spalle. Fenix sentì il rumore dell'esplosione e un lieve dolore alla schiena. Venne sbalzato a terra, ma senza riportare alcuna ferita. Si alzò e si domandò se non stesse sognando, quindi ricordò il luccichio dello strano inchiostro sulle sue mani e la sensazione delle ferite che venivano guarite. I suoi effetti erano a lungo termine.
Alcuni mob avevano assistito all'esplosione ed erano sorpresi quanto lui, se non di più, di vederlo ancora vivo e vegeto. Provarono ad attaccarlo a loro volta ma nessuno riuscì a ferirlo. Il ragazzo li lasciò fare, curioso anche lui di vedere cosa sarebbe successo. I loro attacchi gli provocavano un dolore minimo e le ferite che generavano si rimarginavano automaticamente.
Da quel momento in poi tutti i mob decisero di ignorarlo, mai più uno di loro lo avrebbe attaccato.
 
Gli anni passavano sereni e Fenix si rendeva conto che i suoi poteri non si limitavano alla guarigione delle sue ferite, si era accorto anche di non invecchiare. Intorno a lui i bambini crescevano fino a diventare adulti, ma il suo aspetto non cambiava.
Ogni giorno aumentava in lui la curiosità verso quei poteri, si domandava infatti se gli fosse possibile sopravvivere ad ogni cosa o soltanto agli attacchi dei mob. Provò ad infliggersi una ferita al braccio utilizzando una delle sue spade incantate e il risultato fu quello che sperava: l'arma non lasciò nessun segno sulla sua pelle.
Era notte quando fece la scoperta più grande, mentre i mob gli camminavano tranquillamente attorno. Si trovava in cima ad una montagna molto alta e voleva vedere se, cadendo, non avrebbe riportato proprio nessuna ferita. Si lanciò quindi nel vuoto, chiuse gli occhi per il timore e quando li riaprì si accorse che era sospeso in aria. Poteva volare.
Inizialmente la cosa lo spaventò, soprattutto perché non sapeva come gestire quel potere. Fece qualche tentativo di muoversi e si accorse di potersi spostare liberamente in aria, come se stesse camminando su un pavimento invisibile.
 
Man mano che scopriva un nuovo potere il fatto di aver sconfitto l'Enderdragon gli sembrava sempre più una benedizione. Era felice per via di quello che era in grado di fare.
Almeno, fino al giorno della morte di suo padre. Fu in quel giorno che si rese conto che avrebbe assistito alla morte di tutti i suoi cari senza poter fare niente per salvarli. Davanti a sé aveva una lunghissima vita piena di tristezza.
Quando tutti i suoi familiari furono morti, Fenix si fece prendere dalla disperazione e decise che l'unico modo che aveva per essere felice era quello di vivere da solo, in isolamento. Ma intanto la voce che il ragazzo che aveva ucciso l'Enderdragon non poteva invecchiare né morire si era diffusa in lungo e in largo.
Fece di una grotta la sua casa, arredandola con tutto ciò che gli serviva e addobbandola con ricchi materiali. Sperava di poter vivere tranquillo lì, senza essere mai scoperto da nessuno.
Ogni giorno usciva a fare una passeggiata nel cielo e a cercare del cibo, anche se era consapevole che mangiare non gli serviva più. La notte faticava a dormire, era passato molto tempo dalla morte di tutti quelli che conosceva ed era triste ripensando a loro e ai bei momenti passati insieme. Questo gli succedeva ogni notte e vedeva i loro volti anche in sogno.
L'ennesima notte di disperazione ebbe inizio e Fenix decise di uscire a prendere una boccata d'aria. Pensava che il ricordo dei suoi cari non lo avrebbe mai abbandonato e ritenne di aver bisogno di distrarsi facendo qualcos'altro. Si mise seduto a guardare il cielo e la distesa di mob che si trovavano nella pianura lì davanti. Tutti loro, come ormai facevano da troppo tempo, si muovevano qua e là ignorandolo completamente. Allungò una mano verso un ragno lontano e improvvisamente un fulmine lo colpì.
Ritrasse la mano, incredulo. Gli sembrava impossibile che quel fulmine fosse stato causato da lui, doveva essere stata una coincidenza. Decise di riprovare, questa volta con un enderman. Allungò la mano verso di lui e pensò ad un fulmine. L'evento si ripeté anche quella volta.
Concentrato sul nuovo potere che aveva scoperto, Fenix non si accorse che nella pianura c'erano anche delle persone che stavano combattendo contro i mob. Queste persone avevano visto che alcuni di essi erano stati fulminati, ma non ci avevano fatto troppo caso e non si erano accorti di avere compagnia.
Quando Fenix li notò decise di aiutarli. Fulminò tutti i mob della pianura contemporaneamente, che morirono bruciati e dropparono a terra alcuni materiali. Gli uomini, sorpresi, raccolsero i materiali e, visto che ormai nella pianura non c'erano altre figure, notarono che non erano soli.
Fenix si spaventò quando vide che loro gli andavano incontro, non aveva un contatto umano da troppo tempo ed era certo che li avrebbe spaventati. Capì di aver fatto un errore. Quegli uomini si stavano avvicinando lentamente a lui, incuriositi dal fatto che un ragazzo stesse passando la notte seduto tranquillo, senza preoccuparsi dei mob. Era insolito, come i fulmini che avevano ucciso tutti i mob davanti ai loro occhi. Fenix si alzò in volo e scappò via, sparendo tra le montagne. Così facendo aveva rivelato i suoi poteri, ma era l'unico modo che conosceva per andarsene in fretta.
L'indomani si trovava fuori per la caccia giornaliera nei dintorni di casa e non si accorse che, nascosti tra gli alberi, degli uomini lo stavano spiando. Lo circondarono e quando meno se lo aspettava sbucarono fuori rivelando la loro posizione e puntandogli contro le proprie armi. Il ragazzo, preso alla sprovvista, rimase pietrificato.
"abbiamo visto cosa puoi fare" gli disse uno di loro, che sembrava il capo del gruppo. "adesso non fare storie e vieni con noi"
La voce di quell'uomo, malgrado fosse malintenzionato, aveva un suono piacevole alle orecchie di Fenix, che aveva quasi dimenticato che suono avesse la voce umana. Non sapendo cosa fare e non volendo attaccarli aveva deciso di seguirli. Ormai avevano scoperto i suoi poteri. Inoltre decise di rimanere in silenzio, così da mantenere le distanze con loro.

Il mondo che aveva davanti gli sembrava del tutto nuovo. Si chiese quanto tempo avesse passato da solo in quella grotta e nei suoi dintorni.
Li seguì senza dire nulla fino ad un grande villaggio. Gli abitanti si erano riuniti intorno alla strada principale e parlavano sottovoce tra loro mentre guardavano Fenix passare. Venne condotto in un castello e gli dissero di sedersi su un lettino in una piccola stanza. Obbedì, domandandosi cosa volessero da lui.
Dopo un po' alcune persone si ritrovarono fuori dalla porta di quella stanza. Stavano parlando tra loro, ma Fenix riuscì a capire solo la parola innocuo. Subito dopo la porta si aprì e ne entrò un uomo molto vecchio che indossava una tunica nera.
"ciao, ragazzo" disse l'uomo.
Fenix non rispose.
"gli uomini che ti hanno portato qui dicono che sei innocuo, ma non si può mai sapere" disse e tirò fuori dalla tasca uno strano medaglione.
Per quanto l'uomo sembrasse minaccioso, quel medaglione lo era ancora di più. Era nero e aveva inciso in bianco il disegno di un drago. Il ragazzo osservò l'oggetto come ammaliato da quel disegno e nella sua mente prese forma un ricordo: quello della battaglia con l'Enderdragon.
L'uomo glielo mise al collo con la forza e Fenix, preso alla sprovvista, non riuscì ad impedirglielo.
Appena ebbe il medaglione al collo si sentì pesante e si lasciò ricadere sul letto, incapace di muoversi.
"ecco fatto. Il sigillo ti terrà buono mentre ti studiamo, mostro"
Il cuore di Fenix si riempì di dolore quando si sentì chiamare in quel modo. Voleva alzarsi e scappare ma per quanto si sforzasse non poteva compiere nessun movimento.
Il vecchio prese un pugnale dalla tasca della tunica e glielo piantò con forza nel petto, proprio dove stava il cuore. Il ragazzo, ormai impaurito, si sentì trapassare il corpo da un fulmine di dolore, che però fu soltanto lieve.
L'uomo dovette impiegare molta forza per estrarre il pugnale, ma quando lo fece la ferità che aveva provocato si rimarginò all'istante e si accorse che l'arma non era macchiata da nemmeno una goccia di sangue. Incredulo, uscì dalla stanza senza dire nulla.
 
Con il passare dei giorni molti uomini si presentarono nella sua stanza per ferirlo. Insistendo si erano accorti che alcune ferite non scomparivano e da esse prelevavano del sangue per farci chissà cosa. Mentre lo ferivano non parlavano, se non per insultarlo, chiamandolo mostro senza averne alcun motivo.
Inizialmente anche lui era sorpreso di vedere che delle ferite non guarivano, poi ci aveva fatto l'abitudine e gli era sembrata la cosa più naturale del mondo. Era apatico davanti a tutti gli uomini che ogni giorno lo colpivano con insistenza, trapassandogli la carne con le loro spade finché la ferita non rimaneva, e raccoglievano il suo sangue. E ogni volta che lo insultavano il suo cuore diventava sempre più nero e i sentimenti si spegnevano. E le notti, quando era lasciato solo, non faceva che pensare a tutte le persone care che aveva perso nel corso della sua lunga vita. Sperò di morire e raggiungerli, finalmente.
Un giorno però le cose cambiarono. Nessuno si stava presentando da lui e quello era insolito. Le sue ferite, ormai cosparse su tutto il corpo, erano ancora aperte e non facevano dolore, e nessuno era lì a procurargliene di nuove. Poi la porta si aprì e Fenix pensò che stavano per ricominciare a ferirlo.
Fu sorpreso di vedere che chi era entrato questa volta era una ragazza. Era vestita in modo semplice, aveva la pelle molto chiara e dei lunghi capelli biondi. Lei non lo guardò in faccia, prese una sedia e si mise accanto a lui. Aveva con sé delle bende e delle pozioni di cura. Era chiaramente intimorita.
Versò una pozione su alcune bende e gliele avvolse intorno al braccio con cautela. Fenix sentì subito l'effetto benefico della pozione e la pelle che si rimarginava sotto le bende.
La ragazza stava per passare al busto quando notò il medaglione. Prese in mano il ciondolo con il disegno del drago e lo osservò curiosa, quasi si fosse dimenticata di non essere sola in quella stanza.
Spostò appena lo sguardo sul viso di lui e si accorse di essere osservata. Spaventata lasciò la presa sul medaglione, che ricadde sul petto del ragazzo. Continuò a guardarlo negli occhi senza dire nulla.
"non avere paura" sussurrò lui, con fatica. "anche se potessi non ti farei nulla"
"mi hanno detto che tu non potevi parlare" rispose lei, con voce tremolante.
"si sbagliano. Per favore, guarisci anche le altre ferite" le chiese.
"adesso lo faccio, ma temo che ci vorrà del tempo prima che guariscano del tutto" disse, sempre con voce tremolante.
"non credo, alza le bende"
La ragazza fece ciò che lui le aveva detto e fu sorpresa di vedere che le ferite sul braccio si erano perfettamente rimarginate. Non erano rimaste nemmeno le cicatrici.
Spalancò la bocca per lo stupore davanti a quella pelle priva di segni, come se non fosse mai stata sfiorata da nessuna lama.
Velocemente prese un'altra benda e continuò il suo lavoro, guarendo completamente il corpo del ragazzo. Anche le poche ferite che aveva sul viso erano ora scomparse.
"è sorprendente.. non capisco come sia possibile" disse lei, posando l'ultima ampolla di pozione vuota nel cesto. "chi sei tu?"
"mi chiamo Fenix, sono un ragazzo come qualsiasi altro.. ma non posso morire e ho qualche altro potere" rispose con voce sicura, dato che aveva recuperato le forze.
"li hai dalla nascita?" domandò, ancora più curiosa.
"no.. ho sconfitto l'Enderdragon e ho ricevuto questi poteri" spiegò.
La ragazza fece una faccia strana, non capiva di cosa lui stesse parlando.
"Enderdragon?" gli chiese poi.
Lui fu molto sorpreso di sentire che la ragazza non aveva idea di cosa fosse. Si domandò quanti anni avesse passato in quella grotta, isolato dal resto dell'umanità. Forse così tanti che la storia di come aveva sconfitto quel mostro era andata perduta.
"era un drago che viveva in un altro mondo. Uccideva chiunque vi entrasse e io sono riuscito ad uccidere lui"
La ragazza sembrava interessata, ascoltava in silenzio tutto ciò che lui le diceva.
Improvvisamente la porta si aprì e ne entrò il signore anziano con la tunica nera. La ragazza sobbalzò e si alzò in piedi.
"bene, vedo che hai finito di medicarlo. Come immaginavo tutte le ferite sono guarite all'istante" disse lui, compiaciuto. Infilò una mano nella tasca e ne estrasse il coltello, lo stesso con cui aveva pugnalato il cuore di Fenix. "ora và, ho del lavoro da fare" disse alla ragazza.
Lei senza dire nulla prese il cesto e uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
"ragazzo, c'è un ordine naturale a questo mondo e non può essere capovolto. I mob attaccano gli umani e gli umani cacciano i mob per difesa o per ricavarne materiali. Tu sei un mostro ma non puoi essere cacciato" detto questo affondò la lama nel suo collo.
Fenix emise un gemito di dolore, il primo che l'uomo gli sentiva da quando era prigioniero lì. Dalla ferita uscì del sangue che l'uomo raccolse prontamente con una boccetta di vetro.
"questo è l'unico modo che ho per ricavare dei materiali da te"
Fenix rabbrividì mentre glielo sentiva dire. Lui voleva il suo sangue.
"è sorprendente come io possa trapassarti il collo da parte a parte col mio pugnale senza ucciderti.."
Detto questo uscì dalla stanza, lasciandolo con la ferita aperta.
 
Passò una settimana prima del ritorno di quella ragazza. Fenix fu felice di rivederla, era la prima persona con cui parlava da moltissimo tempo ed era anche l'unica amichevole con lui.
Appena entrata nella stanza gli fece un debole sorriso e si sedette, pronta a medicarlo. Lui non disse niente, privo di forze, e aspettò di sentire le ferite che si rimarginavano.
"non posso credere che ti stiano torturando in questo modo" gli disse, applicando la prima benda. "ho sentito dire che con il tuo sangue stanno creando una pozione per curare le malattie, tutte quelle che le classiche pozioni di cura non possono far sparire"
Il ragazzo fu sorpreso di sentire ciò. Pensava che usassero il suo sangue per scopi meno nobili.
"e sta funzionando?" le chiese.
"ancora non lo so" sospirò. "loro ti considerano un mostro, ma non ti conoscono affatto" continuò lei, preparando un'altra benda.
"come ti chiami?" le chiese Fenix, mentre lavorava.
"ah, non mi sono ancora presentata. Sono Lexia"
 
Fenix aveva ormai accettato di essere prigioniero in quel castello, e il fatto di sapere che con il suo sangue stava aiutando qualcuno lo faceva sentire un po' più in pace con se stesso. Non sapeva, però, che tutte le persone che erano state curate con il suo sangue erano poi morte.
L'anziano, arrabbiato per il risultato ottenuto, si presentò nella sua stanza durante le torture giornaliere e ne prese parte. Lasciarono cadere a terra tutto il sangue che fuoriusciva dalle ferite e perciò Fenix capì che qualcosa non andava.
L'uomo però non gli disse niente.
Fu ancora una volta Lexia ad informarlo della cosa, una settimana dopo. Si era spaventata nel vedere tutto quel sangue per terra e tutte quelle ferite sul suo corpo, e aveva capito che aveva bisogno di essere curato in fretta.
Fenix non capiva come mai il suo sangue avesse ucciso quelle persone, ma si sentiva in colpa come se le avesse uccise con le sue mani.
"malgrado questo non vogliono liberarti" disse lei. "pensano che ci uccideresti tutti per vendicarti di quello che ti hanno fatto. Dato che non sanno come ucciderti vogliono tenerti qui e torturarti per sempre" sospirò.
"non posso crederci.." rispose lui, sconvolto.
"ascolta, io voglio aiutarti. Non credo che tu sia capace di uccidere, se mi dici cosa devo fare sarò felice di darti una mano"
Fenix istintivamente posò gli occhi sul medaglione, causa della sua immobilità. Guardò poi la ragazza negli occhi, che aveva già capito cosa fare.
"questo significa tradire il mio popolo" disse lei, mentre cautamente gli toglieva il medaglione, con le mani che tremavano.
Fenix sentì subito il potere scorrere dentro di lui, si sentiva rinato. Fece due respiri profondi, come se non respirasse da tanto tempo. Poi le prese le mani e la guardò negli occhi, mentre si metteva seduto.
"grazie per avermi aiutato. Se vuoi puoi scappare con me, ti proteggerò"
La ragazza, intimorita e con gli occhi lucidi, annuì. Lasciò cadere a terra il medaglione, sul quale, per l'impatto, si formò una grossa crepa.
Bastarono un paio di pugni per sfondare la parete della stanza e ritrovarsi all'aperto. Fenix prese in braccio la ragazza e senza esitazione  si sollevò in volo, provando di nuovo il piacere del vento fresco sul viso.
Lexia era spaventata per l'altezza e la velocità a cui si stavano muovendo, si strinse a lui.
Era la ragazza che lo aveva liberato e per questo Fenix era deciso a proteggerla per sempre. Sapeva che un giorno avrebbe perso anche lei, ma le avrebbe dato una vita felice.

Il rumore della parete che veniva sfondata aveva attirato l'attenzione delle guardie del castello, che ora inseguivano a cavallo i due ragazzi su un'ampia pianura. I due erano rimasti sorpresi dalla velocità con cui quegli uomini li avessero raggiunti, ma Fenix era certo di poterli seminare.
Gli uomini presero i loro archi e iniziarono a sparare contro di lui una pioggia di frecce. Alcuni urlavano "uccidete il mostro", come se non sapessero che ucciderlo era impossibile.
Ma Lexia non aveva la stessa fortuna. Una freccia la colpì al collo trapassandole la gola. La ragazza emise un gemito di dolore, guardò Fenix e lui vide che aveva il terrore negli occhi.
"no, Lexia!" urlò, senza smettere di volare.
Gli occhi della ragazza si spensero mentre erano puntati in quelli di lui. Lasciò ricadere la testa all'indietro e mollò la presa che prima era salda sulle spalle di Fenix. Era morta.
Il ragazzo si fermò, sconvolto, con il cadavere di Lexia tra le mani. Si abbassò e appena ebbe toccato terra vi appoggiò il corpo senza vita di lei. Lo fece con cautela, incurante degli uomini armati che gli si avvicinavano sempre di più.
Quando alzò lo sguardo e puntò gli occhi su di loro non era più lui, era una persona diversa. Una parte di lui era morta per lasciare spazio ad una nuova. I suoi occhi erano infiammati e pieni di odio, incutevano terrore solo a guardarli. Gli uomini si fermarono di colpo, spaventati, ed iniziarono a correre nella direzione opposta, cercando di tornare in fretta al castello prima che la furia di Fenix si abbattesse su di loro.
Ma era troppo tardi, il castello era troppo lontano e Fenix era troppo veloce per loro.
Uccise il primo uomo con un solo pugno ben assestato, che gli frantumò il cranio. Gli prese la spada e la usò per trapassare il corpo del secondo uomo, che morì sul colpo. Con quella spada continuò a mietere vittime, finché la pianura su cui si trovava diventò una distesa di cadaveri.
Lasciò cadere la spada a terra, furioso, e si alzò in volo nuovamente. Tutti i sentimenti negativi che aveva provato, specialmente in quell'ultimo periodo, si stavano riversando dentro di lui come un fiume in piena. Non poteva controllarli, poteva solo sfogarli uccidendo chiunque si trovasse sul suo cammino e nel castello.
Gli era stato impossibile trovare la felicità isolandosi e la possibilità di vivere felice insieme a Lexia era stata distrutta. L'unica possibilità che gli rimaneva era quella di distruggere tutti coloro che gli capitassero davanti.
Il vecchio uomo con la tunica si era nascosto in un armadio nella speranza di non essere trovato. Purtroppo per lui Fenix capì che si trovava lì e sfondò un'anta con un pugno.
"no, non uccidermi!" lo implorò, mentre il ragazzo lo sollevava per la gola.
Fenix non lo ascoltò. Lasciò cadere a terra la spada e gli mise una mano in tasca, dove sapeva che lui teneva il pugnale con cui lo aveva torturato.
"no! sei solo un mostro!" urlò ancora.
"mostro? io? voi umani siete i veri mostri. Io sono un Dio!" esclamò, pieno di rabbia, conficcandogli il pugnale nel petto.
 
Nessuno nel castello venne risparmiato,  nemmeno nei territori circostanti. La voce di un mostro che sterminava interi popoli si diffuse così velocemente che un folto gruppo di persone, tutti uomini forti e bravi combattenti desiderosi di potere, raggiunta la conclusione che sconfiggerlo era impossibile avevano deciso di unirsi a lui nel seminare distruzione. Solo loro vennero risparmiati dalla sua furia. Da quel momento in poi Fenix non fu più solo, era nata la fazione degli Warriors, la prima delle tante fazioni in cui il mondo si sarebbe presto diviso.
Il nuovo obbiettivo di Fenix era quello di conquistare l'intero mondo, distruggendo chiunque si opponesse al suo potere.
Riteneva che gli uomini fossero inferiori a lui, che non capissero. Era per colpa loro che lui era infelice, per questo dovevano pagare. Tutti quanti, uno dopo l'altro.
Dal giorno della morte di Lexia la pace aveva smesso di esistere.







___spazio autrice
Tutto è bene quello che finisce bene! ovviamente scherzo.. grazie mille per aver letto fino a qui! è il capitolo più lungo della storia, averlo letto tutto vi fa onore xD
E ora conoscete la storia del nostro caro Fenix.. mi sembrava giusto parlare un po' del suo passato prima di passare alla battaglia finale.
Che ne dite? ve l'aspettavate così oppure no? settimana prossima (tempo permettendo, so già che avrò molto da fare) pubblicherò il capitolo della battaglia.. che sarà il penultimo, eh si! quindi mi raccomando di passare a leggere anche quello :) Alla prossima!
 
 
   
 
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