Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: strambascrittricediff    27/02/2016    1 recensioni
Nei Sette Regni le nobildonne sanno che è loro dovere sposarsi e dare al proprio marito dei figli. Ma quando Annalise scopre chi è l'uomo che dovrà sposare decide di rinunciare alla sua vita di nobildonna, al suo nome e scappare.
Il suo piano per rifarsi una vita e essere libera è semplice ma nei Sette Regni le cose non vanno mai come dovrebbero.
Presenza di un OC che incontrerà i protagonisti del trono di spade.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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~~Lisbeth stava attraversando il cortile con una cesta piena di panni da lavare, un gatto inseguito da un cane le tagliò la strada facendola ruzzolare a terra con tutto il bucato.
-Oh ci mancava solo questa!- esclamò lei alzando gli occhi al cielo, poi all’improvviso si sentì afferrare alle spalle da un paio di mani forti e rimettere in piedi.
Lisbeth si voltò e vide un uomo alto, dai capelli biondi che torreggiava su di lei.
-Vi ringrazio dell’aiuto ser- disse facendo una piccola riverenza. L’uomo non sembrava un popolano, lei non ne era sicura perché non lo conosceva ma comunque era meglio ostentare reverenza.
Lui la fissò e non disse nulla per qualche secondo, quindi scosse il capo come se si fosse appena accorto di lei.
-State attenta la prossima volta- le disse in tono duro
-Si mio signore- disse Lisbeth quindi raccolse rapidamente la biancheria e corse via

*Jaime POV
Osservò la ragazza che raccoglieva i panni in fretta e furia e poi correva via, chissà dove.
La memoria gli stava giocando brutti scherzi perché avrebbe giurato che la ragazza assomigliava alla povera Elia Martell.
Certo la sua carnagione era più chiara, ma comunque non così chiara come quella delle donne del nord e i suoi occhi non erano scuri come il carbone ma di un color caramello dorato.
Anche i capelli erano castani con dei riflessi ramati e non neri come lo erano stati quelli della povera Elia, ma il suo viso. Jaime non aveva mai potuto scordare il viso di Elia Martel per via della terribile fine che le era toccata per mano di uno degli uomini di suo padre.
Non riusciva ancora ad accettare che ser Gregor Clegane potesse stare libero a corte dopo quello che aveva fatto.
Ma com’è possibile che una ragazzina del nord le somigli tanto? Che un dorniano sia arrivato fino a qui e abbia generato una figlia bastarda?
Tornò nella sua stanza e strappò una manica di una delle sue tuniche, quindi chiamò una serva.
-La mia tunica si è strappata- le disse
-La riparerò subito mio signore- disse la serva
-No, c’è una domestica qui. Una ragazzina, quindici anni circa, capelli castani, occhi nocciola dorati. Dovrebbe essere una delle lavandaie, mi piace come cuce. Portala qui, sarà lei a riparare la mia tunica
-Si milord- disse la serva prima di scappare via
“Devo vederla meglio” si disse sedendosi sul davanzale della finestra in attesa che la ragazza arrivasse
Quando mezz’ora dopo la ragazzina fu al suo cospetto si disse che non si era inganato.
-La riparerò entro stasera mio signore- disse la ragazza prendendo la camicia per andare via
-No, fallo qui. Ora, ho bisogno di quella tunica. Tu invece puoi andare- disse all’altra serva
Jaime osservò gli sguardi che le due si erano scambiate in quel momento, sapeva esattamente cosa stavano pensando ma non gli importava. Fece sedere la ragazza, accese un paio di candele perché vedesse meglio e le ordinò di iniziare il lavoro.
-Da dove venite ragazza?- chiese Jaime
-Porto bianco mio signore
-E’ lontano da qui. Come sei arrivata a Grande Inverno
-Con dei mercanti per cui lavoravo. Quando ho sentito del corteo reale ho deciso di cercare un nuovo lavoro. Come lavandaia mi pagano meglio, il cibo è migliore e il corteo è diretto al sud.
-E la tua famiglia?
-Non ho una famiglia ser
-Un’orfana dunque. I tuoi genitori erano del nord?
-Mio padre si, mia madre veniva dal sud. Dalla capitale
Dopo questo scambio di battute Jaime lasciò che la ragazza finisse il lavoro in silenzio. Le sue mani non erano rovinate come dovevano essere quelle di un’orfana. Il suo modo di parlare non lo convinceva.
-Ho terminato. C’è altro che posso fare per voi?- chiese la ragazza
Jaime prese la tunica e la esaminò-
-Hai fatto un buon lavoro, ora va
La ragazza fece una piccola riverenza che tradiva la sua storia, era troppo aggraziata e ben fatta per essere un orfana. Ma a Grande Inverno nessuno la conosceva, nessuno sapeva chi fosse o aveva notato la ragazza.

Maya tornò nelle cucine, Marya l’aspettava.
-Dunque cosa voleva lo sterminatore di re?- chiese la donna
-Oh cucito la sua tunica, dovevi vedere come ha esaminato la cucitura. Punto per punto. Un tipo strano- disse lei con un sospiro
-Ha esaminato solo quella?- chiese la donna
-Si, solo quella!- disse lei capendo dove volevano andare a parare- e mi ha fatto un sacco di altre domande.
-Domande di che genere?- chiese una delle serve
-Sui servitori del castello, da dove venivano, cosa dicevano del re. Se conoscevo qualcuno che volesse nuocerli- buttò li lei
-Sembra che lo sterminatore di re questa volta abbia intenzione di fare il suo lavoro e proteggere il sovrano- rise il cuoco
-E tu che hai risposto?- chiese Marya
-Che il re è la nostra ultima preoccupazione, con tutto il lavoro che abbiamo da fare!- esclamò lei esasperata
-Ha chiesto a te perché pensava che non gli avresti mentito, sei troppo giovane e innocente- disse Marya accarezzando il capo della ragazza che aveva preso sotto la sua ala protettiva.
-Perché avrei dovuto mentire?- sospirò lei osservando la zuppa di cereali che aveva davanti. Quanto avrebbe voluto un pezzo di montone alla brace, del formaggio con noci e miele e un bicchiere di latte dolce.
Un giorno avrebbe avuto tutto ciò che desiderava, si disse affondando il cucchiaio nella zuppa.

 

  
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