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Autore: The_Lock    27/02/2016    1 recensioni
A grande richiesta, il secondo capitolo della saga It's Up to You. Ashley è una matricola che si trasferisce nel campus St. Collins. Tra confraternite e segreti, il gioco interattivo ritorna: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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ST. JUDE HOTEL, ore 22:30

 

Jason inspirò ed aspettò che arrivasse il messaggio con le nuove istruzioni. Sapeva bene che scrivere Verità significava solo fare il gioco del maniaco, ma l'opzione di “Obbligo” gli sembrava ben più spaventosa della verità.

“Jason, che succede?” domandò Ashley, ed il cellulare del ragazzo squillò.
Lo stomaco di Jason si strinse in un pugno ed il ragazzo tirò fuori il cellulare dalla tasca, lo sbloccò e lesse le istruzioni, non sorprendendosi di ciò che il maniaco gli chiedeva.
Voleva che raccontasse alla ragazza di D. M., così c'era scritto sul messaggio e che, se non l'avesse fatto, avrebbe pagato conseguenze ben peggiori.
“Ti... ti ricordi quella mail che hai ricevuto mentre eravamo in biblioteca?” domandò il ragazzo, passandosi una mano sulla fronte sudata. Ashely annuì, aggrottando la fronte.

“Bé... era firmata D. M. e sono le iniziali di una matricola della BBK dell'anno scorso: Dylan March. Era... era un ragazzetto magrolino e passava spesso inosservato; era biondo come te e molto timido. Comunque fu preso di mira da Tristan, Michael, Freddie, Madison e Linsday e ne fecero il loro zimbello...” disse, con voce tremula “E stavano esagerando, ed io lo sapevo e anche Logan mi rimproverava di non fare nulla per aiutarlo, ma non ero ancora leader della BBK e non volevo inimicarmi gli altri... e Dylan si fece vedere sempre meno di frequente... l'hanno umiliato in ogni modo possibile finché, una sera, alla festa di fine anno...” e la voce gli morì in gola.
“Jason... cosa avete fatto?” domandò Ashley con gli occhi sbarrati.
“Si eleggeva il re e la regina del campus e... avranno truccato i voti, non so...” disse, sull'orlo del pianto “...ma alla fine hanno fatto vincere Dylan come reginetta. È stato così umiliante per lui... ricordo le risate dei ragazzi e lui scappò tra le lacrime e l'ilarità generale... E poi sembrò sparire, nessuno lo vedeva da giorni ormai... finché non è arrivata la polizia e non l'ha trovato in camera, appeso alla trave. Si era impiccato.” disse, con occhi lucidi.
Ashley si coprì la bocca e divenne pallida, mentre lacrime di rabbia le scendevano dagli occhi verdi e Jason vide nel suo sguardo quello che temeva: il cambiamento. Ora non lo guardava più con devozione ma con disgusto e disprezzo.
“Fate schifo!” disse Ashley, per poi fare dietro-front e correre lontano da Jason, come avesse davanti il più infido degli assassini.
Ma Jason sapeva bene che quello sguardo se lo meritava; benché non avesse partecipato attivamente alla tortura verso Dylan, era stato omertoso e aveva lasciato che lo rendessero ridicolo senza che muovesse un dito. La rabbia gli montò con imperio e Jason tirò un pugno al muro, subito pentendosene perché sentì un forte dolore sulle nocche.
Il cellulare squillò di nuovo e Jason lesse: “Vai in camera 134 a ritirare il tuo premio”. Jason aggrottò la fronte e obbedì alle indicazioni del messaggio.
Poggiò la mano sulla maniglia e aprì leggermente l'anta, sospettando una trappola da parte del maniaco. Aspettò qualche secondo, poi spalancò l'anta e accese la luce che rivelò una camera qualunque, una matrimoniale, sul cui grande letto vi era un pacco regalo.
Jason si avvicinò e lesse la targhetta: “A: Jason; Da: Un amico”.
Il moro aprì la scatola con cautela e strabuzzò gli occhi, vedendo cosa conteneva: era una pistola scarica con tre proiettili sfusi e tutti uguali.
Al fondo, vi era un altro biglietto:

Hai solo tre colpi: usali con cura.

 

Linsday arrivò a ciò che le parve un vicolo cieco e imprecò a denti stretti. Se l'assassino l'aveva seguita, allora era fregata. Gli occhi pizzicarono e si ricoprirono di lacrime, mentre la ragazza si mordeva le labbra e cercava di trovare una soluzione a quella trappola.
Era andata a destra senza motivo ma sperava di trovare una via d'uscita; eppure non pareva così.
Linsday sbatté i piedi per terra e poi i suoi occhi si concentrarono su ciò che parve una riga gialla sul pavimento. Strano, pensò, era buio, allora come faceva a vedere quella striscia? Un momento, la striscia tremolava anche!
Nel cuore di Linsday si riaccese la speranza. Capì che quella era la luce che filtrava attraverso una fessura della parete e che quindi essa conduceva ad un'altra camera.
Decisa, Linsday spinse con tutte le sue forze, fino a quando l'ostacolo non mancò più e cadde per terra, sbattendo il naso.
“Linsday?” domandò una voce a lei familiare. La bruna alzò lo sguardo e vide Madison che, con una sigaretta alla mano, la fissava con stupore.
“OH, MADDY! MADDY!” pianse, alzandosi e abbracciando l'amica, sentendosi salva per il pericolo scampato.
“Calmati, idiota!” sbottò Madison, cercando di divincolarsi dall'abbraccio della Beta. “Che sta succedendo?”
“Un uomo incappucciato, Madison! Voleva uccidermi!” strillò, coprendosi il volto con entrambe le mani “Voleva uccidermi, Madison! Ha iniziato a inseguirmi e...”
“Cosa? Sei sicura fosse un malintenzionato?” domandò la ragazza, aggrottando la fronte.

“Sì! Aveva un coltello e continuava a seguirmi e...” ma si bloccò. Madison le aveva tirato un manrovescio talmente forte che la ragazza era rimasta stordita, mentre la guancia si colorava di un rosso acceso.
“Allora sei cretina, oltre che sgualdrina!” le urlò contro, raccogliendo il pacchetto delle sigarette e uscendo dalla stanza. “L'avrai sicuramente condotto a me! E ora ucciderà anche me! Ma non potevi crepare in silenzio, stupida cavalla?” urlò, voltandosi per dare le spalle all'amica. Madison fece un passo e subito si sentì spingere e cadde a terra, sfiorando di poco una candela con il viso.
“Tu sei la vacca, tra le due!” le urlò contro Linsday con il viso rosso di rabbia “Tu mi hai rovinato la vita!” la accusò con voce stridula.
“La tua vita non vale nulla!” sbottò Madison e si alzò di scatto. Le due amiche si tirarono schiaffi e si presero i capelli, sbattendo da una parete all'altra del corridoio.
Mentre Madison graffiava l'altra con le unghie, Linsday le mordeva la spalla, mentre Madison la schiaffeggiava, Linsday le tirava i capelli.

“Ehi! Ehi! Ehi!” disse Logan che, passando di lì, vide le due accapigliarsi. Logan cercò di dividerle ma, nella confusione, si prese un colpo di unghie da parte di Madison sullo zigomo che presto prese a sanguinare.
“BASTA!” urlò, spalancando le braccia così da far metter spazio tra le due.

“Ha iniziato lei!” piagnucolò Linsday, cercando di sistemarsi i capelli.
“Ma che m'importa!” sbottò Logan e le due ragazze sembrarono calmarsi. Il ragazzo si passò l'avambraccio sul rivolo di sangue e guardò Madison con sguardo adirato, ma la ragazza ricambiò con occhi di sufficienza.

“Mi spiegate che sta succedendo?”
“Linsday mi ha appena condannata a morte!”
“Che?” sbottò Logan, strabuzzando gli occhi.

“Un uomo incappucciato e con un coltello mi stava inseguendo, Logan! Son sbucata nella camera di Madison e lei m'ha detto che dovevo crepare da sola invece che mettere a rischio anche la sua vita.” pianse Linsday, singhiozzando tra una sillaba e l'altra.

“Qualcuno può chiamare Tristan, per favore?” urlò Linsday, inginocchiandosi per terra dalla disperazione.

“Dio mio!” sbottò Madison, prendendo il cellulare e componendo il numero del rosso. Il cellulare squillò un paio di volte prima che la chiamata venisse negata. Madison aggrottò la fronte e fece spallucce, ma poi il suo cellulare prese a squillare: le erano arrivati dei messaggi, da parte di Tristan. “Scusate non posso parlare, sono morto :( ” recitava.
Linsday e Logan si avvicinarono a Madison per leggere, ma poi arrivò un altro messaggio che presentava un allegato.
Madison si scambiò uno sguardo con gli altri due ed i ragazzi annuirono, allora vi cliccò su e si aprì una foto.
“Oh Dio!” urlò la ragazza, facendo cadere il cellulare, mentre Linsday urlava a pieni polmoni. Nella foto vi era il volto di Tristan perforato da dei chiodi.
“No... non può essere...” mormorò Logan, passandosi una mano sul viso per cercare di rimanere lucido.
Linsday si appoggiò alla parete e si passava la mano tra i capelli, disperata, mentre Madison si piegava per riprendere il cellulare come fosse stato velenoso. L'apparecchio squillò ancora e i tre sussultarono, mentre Madison leggeva ad alta voce: “Ed ora tocca a voi!”. I ragazzi si scambiarono uno sguardo di terrore, mentre Madison riceveva un altro allegato.
Facendosi forza, la mora aprì il messaggio e impallidì, vedendo una foto di loro tre di spalle.
“CORRETE!” urlò e gli altri due ragazzi si voltarono vedendo l'uomo incappucciato brandire il coltello e salutarli con un gesto della mano.
“MERDA!” sbottò Logan, scattando e praticamente portandosi dietro Linsday di forza. Madison era la prima della fila e continuava a correre a perdifiato mentre si malediceva per tutte le sigarette che aveva fumato in giornata.
Alla fine i ragazzi si fermarono poiché erano ricomparsi sulla rampa delle scale principali e da lì sarebbero potuti andare ovunque.

“Dividiamoci!” disse Madison.
“Cosa?” sbottò Logan.
“Dividiamoci! Almeno due di noi si salveranno; mentre se rimaniamo uniti crepiamo tutti e tre!” disse a bassa voce, mentre i passi dell'assassino risuonavano per il corridoio.

 

A) I ragazzi rimangono uniti
B) Ognuno intraprendere una strada diversa
 

 

Con un ultimo strattone, Michael riuscì a liberarsi dai fili che gli legavano i polsi, non senza però aprirsi delle sottili eppure profonde piaghe lungo di essi.
Il rosso gemette, portandosi i polsi sotto gli occhi e si infuriò, vedendo com'erano stati ridotti a causa di quei fili. L'odio che provava per Jason si moltiplicò e Michael sentì le mani prudergli per il bisogno di tirare qualche pugno al leader della BBK.
Ma adesso aveva altre cose a cui pensare e si diresse verso la porta che aveva visto aprire a quella strana figura. Si affacciò oltre la soglia e cercò di vedere dove conducesse, ma non si vedeva nulla se non un lungo corridoio scuro.
Vi era, inoltre, una brezza umida e che soffiava da destra verso sinistra, accarezzandogli i capelli.

Cosa poteva fare? Rimanere lì e stare ai giochi di Jason e quindi sembrare colpevole o seguire il tunnel e scappare alla prima occasione?

 

C) Michael rimane in cantina
D) Michael segue il tunnel  


Carissimi e Carissime,
mi spiace per questo imperdonabile periodo di assenza ma tra tesi e ultimi esami ho avuto pochissimo tempo da dedicare a questa storia! Ma ora son tornato e sono pronto a continuare questa avventura. 
Ringrazio Michi Michi e Cheshirecat96 per le decisioni prese (coincidenti). 
Ora ecco una decisione difficile che mi ho sempre avuto paura di affrontare: meglio rimanere uniti sempre, oppure accettare il sacrificio di qualcuno e guadagnare tempo? Questo vi chiede la prima scelta: preferireste che Linsday, Madison e Logan rimangano insieme o che si dividano? 
Mentre Michael, secondo voi cosa è più saggio che faccia? 
A voi la scelta,
The_Lock

  
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