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Autore: Mad_Dragon    27/02/2016    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Per tre giorni e tre notti la terra tremò. Le montagne franarono, i mari si ritirarono e enormi onde si abbatterono sulle coste di Kanto e sui suoi arcipelaghi. All'alba del quarto giorno, dove qualche giorno prima il mare si era ritirato, spuntò un 'enorme montagna sottomarina. Dopo poche ore anche il fondale si alzò circondando la montagna. Era nata una nuova isola.
Diversi spedizioni vennero mandate ad ispezionare l'isola. La più importante di tutte, capitanata dalla professoressa Green, scoprì l'origine di quella montagna: uno scontro tra due pokémon di leggendaria potenza, Lugia e Kyogre, ha creato questa montagna e generato i terremoti che avevano straziato la regione di Kanto. L'isola venne chiamata Novisola e la montagna è tuttora conosciuta come Monte dello Scontro."
Spero di avervi incuriosito ;)
- Migliorati capitoli da 1 a 4, rivista l'impaginazione -
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, N, Nuovo personaggio, Red, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 17
- La città sotterranea -
 
Impiegammo due giorni per andare da Cerulean City alla località che Layla aveva indicato come l'entrata più sicura per i Sotterranei di Kanto. Importati da Sinnoh qualche anno fa, i cunicoli sotterranei si snodano alcune decine di metri sotto il suolo di Kanto, collegando città ai due estremi della Regione e allo stesso tempo formando un'immensa città sotterranea dove è possibile recuperare qualsiasi tipo di strumento od oggetto ad un prezzo stracciato. Negli anni, una zona dei Sotterranei si specializzò, per così dire, nell'offrire a coloro che sostavano per quei luoghi un'ampia scelta di divertimenti, tra cui un'arena in cui sfidarsi liberamente e una zona adibita alla cattura di alcuni Pokémon selvatici, procedimento ovviamente regolato da norme ferree per evitare che le specie rare rischiassero di estinguersi. Suddette regole, tuttavia, potevano essere "annullate" nel caso il sistema di allontanamento di Pokémon subisse dei guasti: in quei casi, tutti gli allenatori presenti erano tenuti a contribuire all'allontanamento delle creature che si avvicinavano troppo ai negozi e, nel caso lo volessero, potevano tenere fino ad un massimo di tre Pokémon catturati durante questa speciale occasione. Molte aziende internazionali, come la Devon S.p.A. e la Silph tanto per citare dei nomi importanti, si sono opposte a quello che era a tutti gli effetti un mercato nero di prodotti, ma non riuscirono mai a convincere la Lega a smantellare una risorsa così importante per molti dei suoi Allenatori. Riuscirono, però, ad impedire il traffico illecito di quegli oggetti che gli Allenatori potevano tranquillamente reperire in qualsiasi negozio, come modifiche per gli ami e accessori per i vari PokéNav e Holovox; inoltre, la Lega s'impegnò a livello internazionale a punire severamente tutti coloro che avessero infranto gli accordi presi con le aziende, arrivando a minacciare l'espulsione dagli albi della Lega nel caso si venisse colti in flagranza di reato. Malgrado questa grave batosta, i cittadini di quella che era ormai conosciuta da tutti come "La città sotterranea" seppero reinventarsi: la maggior parte di loro abbandonò - a malincuore - la propria attività commerciale e riconvertirono la maggior parte della città in un'attrazione turistica adatta sia agli Allenatori che alle allegre famigliole. Kanto si fece protagonista di questo cambiamento, mentre le altre Regioni che avevano dei Sotterranei finirono o col smantellarli in toto ( nel caso di Kalos) o col accettare in modo passivo la loro presenza o col garantire ad essi un'autonomia ancora più grande ( come fece Sinnoh).

Personalmente, non ho mai avuto occasione di potermi esprimere liberamente sui Sotterranei, visto che non avevo mai avuto l'occasione di vistarli personalmente, né di conoscere qualcuno che ci fosse stato, né di poter ricevere informazioni più o meno precise visto che la mia vecchia professoressa, quando ancora andavo all'accademia, aveva deciso di glissare l'argomento facendo solo qualche accenno estemporaneo alla vicenda di quando in quando. Perciò, la prospettiva di poter visitare questo luogo parecchio controverso mi allettava davvero tanto, molto di più di quello che sarei stato disposto ad ammettere. Già mi immaginavo cunicoli stretti e scarsamente illuminati che si alternavano ad ampie grotte illuminate grazie a qualche sorta di meccanismo naturale popolate da una grande varietà di persone ed abbellita da diverse attrazioni turistiche. Il mio entusiasmo fu brutalmente ridimensionato dalle affermazioni di Layla che trasformarono il piccolo, ridente luogo che mi ero immaginato in una realtà piuttosto grigia: infatti, secondo la corvina tutti gli Allenatori che accedevano per la prima volta ai Sotterranei dovevano aver ricevuto un invito da un'altra persona, anch'essa legata ai Pokémon in qualche maniera, e dovevano registrarsi in modo tale che potessero essere riconosciuti da tutto il corpo di vigilanza dei Sotterranei. Inoltre, l'accesso ad alcuni dei corridoi e delle sale era limitato od addirittura proibito a tutti coloro che non erano entrati nei Sotterranei almeno una decina di volte. Controlli meno rigidi erano applicati anche alle famiglie di non Allenatori. Tutto questa sorveglianza mi fece presumere che, nonostante l'accordo raggiunto con le aziende che vi ho elencato prima, le menti che muovevano i fili dei Sotterranei temessero una nuova ondata di accuse nei loro confronti. Oppure volevano semplicemente evitare di essere collegati a qualche persona dalla fedina penale non troppo pulita, per così dire, e subire così danni alla propria immagine che avrebbero portato a dei nuovi ridimensionamenti piuttosto importanti. Se devo essere sincero, se fossi stato nei loro panni avrei agito allo stesso modo. L'unico che sembrava non esser minimamente preoccupato  da questo iter burocratico era Zack, il quale aveva appena ricevuta la sua scheda Allenatore grazie alle pressioni di Bill. Non era la prima volta che una persona appartenente al mondo "esterno" entrava a far parte dell'ormai variegata Associazione Allenatori, eppure la cosa destava ancora del clamore soprattutto in quelle fasce della popolazione che erano ancora legate alle vecchie tradizioni. D'altronde, non erano passati neanche cent'anni dall'abolizione delle barriere tra il mondo Pokémon e quello normale e non era possibile che in un lasso di tempo così breve venissero cancellati tutti i vari pregiudizi che i due universi avevano. Come ho già avuto occasione di dire, vedere Zack così entusiasta mi provocava una strana sensazione: mi sento felice per avere la possibilità di essere - finalmente - utile in maniera importante a qualcuno, ma allo stesso tempo avevo paura di commettere degli errori mentre aiutavo il mio amico. Una parte di me, tuttavia, pensava che fosse inutile sprecare tempo a rimuginare sulla possibilità di fare errori poiché, anche se avessi usato miriadi di accorgimenti, ci sarebbe stata sempre una variabile che sarebbe sfuggita al mio controllo. E poi, non si può maturare se non si commettono degli errori nella propria vita.

I momenti che ricordo con più piacere di quel piccolo viaggio appartengono tutti all'ultima parte di esso: il ricordo che preferisco in assoluto è la corsa in bicicletta che avevamo fatto per affrettare i tempi di quella marcia forzata. Sfrecciavamo per i sentieri sterrati del bosco a gran velocità, ignorando qualsiasi buonsenso. Ammetto che più di una volta rischiai di rovinare per terra ma non m'importava: dopotutto, ero sopravvissuto a due battaglie contro un team malvagio e ad una incursione nella loro base. Sbucciarmi un ginocchio non mi preoccupava più di tanto. Arrivammo all'ingresso dei Sotterranei dopo quasi un'ora di biciclettata, sudati e con le gambe che urlavano vendetta per via dello sforzo a cui non erano più abituate. Ci accolse un uomo di statura media, dalla faccia poco raccomandabile e con un folto pizzetto sul mento. Si avvicinò con fare amichevole a Layla e la salutò allegramente, come se la conoscesse da anni.
"Come mai da queste parti, signorina Ketchum?" chiese la guardia assumendo un'espressione criptica.
"Devo passare attraverso i Sotterranei per raggiungere Aranciopoli" rispose la ragazza con nonchalance.
"E quei due ragazzini? Non li ho mai visti prima..."
"Sono con me. Li invito formalmente ad entrare nella comunità dei Sotterranei"
"Molto bene, signorina. Si ricordi che ha ancora un invito e che non può accedere al terzo livello, quello che usiamo per entrare nei tunnel naturali" replicò la guardia. Dopodiché, ci lanciò uno sguardo storto e ci ordinò, con fare piuttosto presuntuoso, di allungargli le nostre tessere Allenatore. Sgranò gli occhi appena vide il mio cognome e si affrettò a scusarsi per il tono poco rispettoso che aveva usato prima. Non si può dire che fece la stessa cosa nei confronti di Zack, anzi, tutto il contrario: appena si accorse che il mio amico era americano, gli rivolse uno sguardo di scherno e fui veramente tentato di tirargli un pugno.
"Lurido ipocrita bastardo" dissi mentre mi allontanavo dalla postazione della guardia.
"Tu hai davvero qualche problema con la vigilanza, Tom..." commentò ironico Zack.
"Hai visto come ti guardava?!" replicai stizzito. Era come se quello sguardo avesse ferito più me di lui.
"Pensi davvero che quello sia il primo sguardo discriminatorio che ricevo da quando sono arrivato qui? Sono ben consapevole del fatto che, nonostante l'enorme apertura di Kanto in questi ultimi vent'anni nei confronti dei Paesi esterni, la chiusura mentale nei confronti delle persone come me..."
"Beh, Sinnoh, Unima e Kalos, per fortuna, non sono così chiuse nei confronti delle persone che vengono da fuori. A dirla tutta, si sono fatte influenzare molto da alcuni Paesi stranieri sotto diversi aspetti" s'inserì Layla. "Perché non ti sei trasferito lì? Ad esempio, a Unima ti saresti sentito più a casa rispetto a Kanto..."
"Beh, vuoi mettere la possibilità di poter studiare nei laboratori dello zio di Tom, di Bill ed anche alla Silph S.p.A. con qualsiasi altra attrazione delle altre Regioni? Credimi, per uno come me i luoghi che ti ho menzionato prima sono molto più divertenti di qualsiasi ruota panoramica" rispose Zack senza troppe remore.

Le parole del mio amico mi stupirono molto: era disposto ad affrontare una lunga serie di pregiudizi pur di poter entrare in contatto con le menti più geniali del pianeta. In parte lo capivo,e se fossi stato al suo posto avrei fatto la stessa. Ammetto che mi sarei fatto scoraggiare, anche se non proprio tanto, dal modo in cui sarei stato trattato. Non riuscivo a capire come potessero esserci delle persone che ancora avevano paura di ciò che è diverso da loro. Viviamo in un mondo dove si può venire a contatto con tantissime persone diverse e perché dovremmo chiuderci a riccio nelle nostre convinzioni, quando dall'incontro di due culture diverse non può nascere altro che un modo migliore di pensare e di relazionarsi con gli altri? Come ci si può isolare, chiudere nei propri confini nazionali quando il mondo esterno offre tantissime possibilità? Kanto, più di altre Regioni, avrebbe potuto ricavare enormi vantaggi dall'incontro di due culture diverse come quelle americana ed asiatica per via della sua strategica posizione geografica. Beh, questi sono discorsi che non centrano nulla con la storia che voglio raccontarvi, perciò mi sembra opportuno andare avanti col racconto.
Imitammo, proprio come fanno i cuccioli appena nati, tutti i movimenti che Layla faceva, prestando tantissima attenzione a dove mettevamo i piedi per evitare di far scattare qualsiasi genere di trappola. Avevo sentito dire che alcuni elementi poco raccomandabili si divertivano a posizionare trappole dai vari effetti in giro per i cunicoli dei Sotterranei, non curanti dei danni che potevano causare a persone e/o oggetti. Arrivati davanti ad una parete di roccia innaturalmente liscia con solo una piccola fessura posta a quasi un metro e mezzo dal suolo, una voce proveniente da non so dove ci suggerì caldamente di inserì la nostra tessera Allenatore precedentemente modificata dalla guardia nella spaccatura della parete. La modifica di cui la voce parlava consisteva nell'inserimento di una piccola striscia di numeri impressa su uno dei bordi della tessera e serviva principalmente, o almeno così credevo, a prendere nota di quante volte il possessore della tessera entrasse nei Sotterranei. In realtà, il loro scopo principale era quello di tenere informata la Lega sugli Allenatori che usufruivano delle attrazioni dei Sotterranei stessi e poterli così incastrare appena avrebbero fatto un passo falso. Un vero e proprio sistema di spionaggio che, tuttavia, non intaccava la bellezza ed il fascino di quei cunicoli. Appena ritirai la mia scheda, la parete di roccia si rivelò essere una porta a scomparsa che immetteva in quello che sembrava un lungo corridoio tenuamente illuminato.
"Muoviamoci, non voglio rimanere un minuto in più del necessario qui dentro" disse Zack mentre metteva piede nel corridoio. Con passo deciso, mi affrettai a seguirlo in quell'oscuro condotto che mi procurava dei brividi lungo la schiena. La porta alle nostre spalle si chiuse con un rumore secco, togliendoci quella poca luce che avevamo. In quel momento, pregai di arrivare sano e salvo in fondo a quel tunnel senza rischiare, come era successo nella grotta prima di Pewter City, di venire attaccato da un gruppo di Pokémon inferociti. Ero davvero stufo di rischiare la mia vita.

***

L'aria di mare pregna di salsedine sferzava il volto di Blue, procurandogli un piacevole fastidio. Aspettava seduto al molo 51 di Aranciopoli l'arrivo del suo contatto della Federazione Ranger per poter partire alla volta del Residence Acqua nella regione di Oblivia. L'opportunità di poter viaggiare in un luogo così lontano affascinava il Dexholder, anche se l'iter burocratico a cui aveva dovuto sottostare per ottenere l'autorizzazione per i suoi Pokémon l'aveva leggermente irritato: non capiva come fosse possibile che il semplice fatto di poter portare con sé alcuni dei suoi più fidati compagni d'avventura, a solo scopo difensivo tra l'altro, potesse rappresentare un simile ostacolo da superare. Di sicuro, pensava, un ruolo piuttosto importante l'aveva giocato la diffidenza che gli abitanti delle zone protette direttamente dai Ranger avevano nei confronti degli Allenatori. Odiava la burocrazia e per questo aveva rinunciato al ruolo di Capopalestra a vantaggio di Red, il quale aveva accettato di sostituirlo ma continuava a lasciare la Palestra di Veridian City ai suoi sottoposti per lanciarsi in avventure in giro per il mondo. Sarebbe piaciuto anche a lui poter partire per terre a lui ignote, ma purtroppo avevo scelto di prendersi degli impegni con la comunità con cui viveva e non se la sentiva di piantare tutti in asso e di andarsene. Comunque, alla fine nessuno avrebbe potuto dirgli nulla...

"Signor Oak, da questa parte!" urlò qualcuno da dietro Blue.

Si girò e vide un uomo piuttosto corpulento, di qualche anno più giovane di lui, venirgli incontro a gran velocità. Indossava una divisa della Federazione Ranger verde con il simbolo della stessa stampato poco sotto il petto, a qualche centimetro di distanza dal cuore, ma non sembrava aver con sé lo Styler, lo strumento tipico dei Ranger. Blue ipotizzò che l'uomo potesse essere il responsabile delle relazioni esterne di cui Primo gli aveva parlato.
"Scusi se l'ho fatta aspettare" disse il presunto responsabile una volta raggiunto il Dexholder di Kanto, poco prima di iniziare una lunga serie di respiri lunghi e profondi atti a riprendere il fiato che la goffa corsa gli aveva procurato. "Io sono Willy, colui che l'accompagnerà ad Oblivia" aggiunse poi Willy mentre allungava la mano con fare amichevole. Blue ricambiò la stretta dell'uomo, la quale si rivelò essere molto più decisa di quello che poteva sembrare. Aveva un'aria simpatica e gioviale quell'addetto, Blue doveva ammetterlo. Per certi versi, gli ricordava Bruce.
"Molto piacere Willy. Come se la passa Red?" chiese Blue.
"Guardi, non ne ho idea. So solo che due giorni dopo la mia partenza ha deciso di accompagnare Bruce e altri Ranger in una missione esplorativa in una nuovo livello delle Rovine vicino al Residence Acqua" rispose Willy.
"Perché avrebbe dovuto prendere parte a questa missione?"
"Penso che in qualche modo centri la ricerca di cui si stava occupando, ma non so i dettagli..."
"Quale ricerca?"
"Certo che Red è stato molto vago sui dettagli..." commentò Willy sarcastico. "Penso che sia meglio che il suo amico le spieghi tutto" aggiunse poi, poco prima di indicare a Blue la via per la nave della Federazione.
Blue annuì e s'incamminò verso l'imbarcazione, perdendosi nei suoi pensieri sempre più ad ogni passo che faceva. Cosa stava cercando Red ad Oblivia? Perché aveva lasciato Kanto poco prima di un momento di crisi che lui stesso aveva predetto? "E se fosse collegato a quello che gli è successo alcuni anni fa..?" si chiese Blue. Con un gesto della mano, il giovane Oak scacciò quel pensiero dalla mente. Aveva promesso di non pensare più a quell'accaduto, che non poteva essere in alcun modo collegato a quello che stava succedendo. Di sicuro Red aveva trovato il modo di anticipare i piani del Triade e si era recato ad Oblivia per portare qualche suo piano a termine. Blue non sopportava affatto quel modo di comportarsi del suo rivale: non riusciva ad accettare il fatto che lo escludesse dalle sue macchinazioni. Si erano allontanati negli ultimi anni, questo era vero, per via anche della distanza che li separava, ma Blue era convinto che il loro legame fosse ancora forte come negli anni della loro giovinezza. Evidentemente, qualcosa si era rotto e non se n'era accorto. Oppure si era solo illuso di poter mantenere un rapporto del genere nonostante le varie, infinite miglia d'acqua che li distanziavano.

Mentre saliva la scaletta della nave, Blue ricevette un messaggio sul suo PokéNav, un messaggio da parte di suo figlio nel quale gli comunicava la sua seconda vittoria in Palestra e la sua imminente partenza per Aranciopoli. In quel momento, Blue desiderò di poter rimanere anche solo un paio di giorni in più in quella città per poter incontrare suo figlio e potergli parlare: aveva saputo da Samuel che il suo ragazzo non stava passando un bel periodo e si sentiva obbligato ad offrirgli il suo sostegno, perché, anche se non lo voleva ammettere, si sentiva colpevole per tutto ciò che era successo al figlio. Blue pensava che Tom fosse finito nel mirino dei Triade per via del suo cognome e per questo lo avevano assalito al museo di Pewter City. Strinse i pugni per cercare di calmarsi. Era sicuro che presto avrebbe avuto l'occasione di far pagare a quegli stronzi tutto quello che avevano fatto con gli interessi. A volte, il sangue che ci scorre nelle vene è la peggiore delle condanne.
"Ti prometto, Tom, che prima o poi la gente ti vedrà per quello che sei e non per quello che sono stati i tuoi parenti" disse Blue mentre rispondeva al messaggio del figlio.

***

Se c'è qualcosa che riusciva ad esprimere appieno lo spirito di una certa epoca o, come lo chiamavano i filosofi tedeschi di oltre un secolo e mezzo fa, lo zeitgeist, quel qualcosa per Rick erano i grattacieli, in particolare quelli che spuntavano in maniera spettacolare e allo stesso tempo prepotente dal suolo del centro di Saffron City. Il ragazzo era affascinato da quelle costruzioni che sembravano sfidare le leggi della fisica. Uno in particolare colpiva il biondo: la sede della Polizia Internazionale della città. Essa occupava un palazzo di una trentina di piani situato a poca distanza dalla Silph S.p.A. ed era stato completato alcuni anni fa, ma rimaneva comunque uno degli edifici più audaci ed innovativi della città. Formato da un corpo principale fatto a sua volta da un prisma ottagonale e attorno al quale si stringeva una struttura in acciaio che avvolgeva a spirale tutto l'edificio e che culminava alla base dell'antenna dello stabile. A metà dell'edificio si sviluppavano due bracci secondari che culminavano uno in una pista d'atterraggio per elicotteri, l'altro in una serie di uffici riservati agli agenti col grado più alto. All'ultimo piano c'era invece l'ufficio del Capo, che nessuno, esclusi alcuni selezionati agenti, avevano avuto l'onore di visitare.

A Rick sarebbe piaciuto visitare quel palazzo ed avere la possibilità anche solo di visitare la sezione privata degli uffici. Nonostante avesse un'autorizzazione di livello A, molta gente nell'organizzazione lo trattava come un bambino o come un infimo agente di livello E, e questo al ragazzo non andava per nulla giù. Odiava quelli sguardi che lo attraversavano senza pietà ogni volta che metteva piedi da solo in una delle stazioni, le battute che gli agenti, incollati alle loro inutili scrivanie, si scambiavano appena credevano che la via fosse libera. Detestava la loro invidia ingiustificata. Molto spesso era tentato di raccontare loro come fosse difficile cambiare più spesso identità che maglietta, di come fossero stati umilianti e stressanti gli allenamenti a cui si era sottoposto per poter avere una condizione fisica di gran lunga superiore ad un normale ragazzo della sua età, di come fosse distruttivo per la propria psiche dover sopportare tutto quello che lui aveva visto. Ma a loro non sarebbe importato, avrebbero venduto l'anima al diavolo pur di vivere la vita che lui viveva anche solo per un giorno, anche solo per un'ora. Non riuscivano ad apprezzare ciò che avevano, accecati dal desiderio di prevalere sugli altri e di poter incidere il proprio nome nella storia. Ma non c'era gloria per la gente come Rick, l'unica cosa che sarebbe rimasta dopo la loro dipartita era la cenere di tutto ciò che avevano toccato. Loro erano il nulla, ed al nulla appartenevano.

Con quei pensieri in testa, Rick si avviò verso il luogo dell'incontro con Lack-Two. I due si erano accordati per incontrarsi in un piccolo bistrot che si trovava in una delle traverse del centro, abbastanza invisibile agli occhi della gente ed abbastanza vicino alla sede centrale per evitare che eventuali spie si avvicinassero. Era stato il biondo a proporre quel luogo al suo responsabile, sotto consiglio di Zenobia la quale aveva fatto perdere le sue tracce dopo averlo aiutato a recuperare i dati della base a Cerulean City. Quella ragazza si era rivelata una risorsa troppo importante per poterla lasciare andare, Rick lo sapeva, e prima o poi le avrebbe dato la caccia e l'avrebbe convinta ad unirsi permanentemente al team di Raven. Dopo pochi minuti di camminata, il ragazzo arrivò al bistrot ed entrò, salutando con un gesto della mano la sorridente cameriera che gli aveva dato il benvenuto.
"Tu devi essere Rick, vero? Tuo zio ti aspetta nella saletta qui di fianco" disse la cameriera indicando una porta bianca sulla parete opposta all'entrata.
"Grazie" rispose il biondo. Avevano dovuto concordare una copertura per non far insospettire la cameriera.  

Rick entrò nella stanzina e vide che c'era un unico tavolo al centro di essa, circondato da un paio di sedie vintage in legno e con un vecchio videogioco arcade che, probabilmente, aveva più anni del ragazzo e del suo capo messi assieme relegato in un angolo della sala a prendere polvere. Lack-Two guardò il suo sottoposto appena entrò nella stanza, invitandolo con un gesto piuttosto eloquente della mano a sedersi davanti a lui. Rick obbedì e, poco dopo essersi seduto, tirò fuori dal suo zaino una piccola scatola di legno e la porse all'adulto, accompagnandola con queste parole:" Lì dentro troverà una pen drive con tutti i dati che sono riuscito a recuperare dalla base vicino a Cerulean City." Dopodiché, recuperò dal suo zaino un plico di fogli ordinato e pinzato alle due estremità e lo lanciò con malagrazia sul tavolino. "E questo è il mio rapporto" aggiunse mentre riponeva la sacca sul pavimento.
"Ottimo lavoro..." sussurrò Lack-Two mentre leggeva rapidamente il documento appena consegnatogli. "Ma vedo che non c'è nessun cenno a quei due ragazzi che ti hanno aiutato..." aggiunse poi squadrando RicK, il quale deglutì vistosamente. Come aveva fatto a scoprire il coinvolgimento di Zack, Tom e Layla nella sua missione? Una serie di brividi freddi attraversò la schiena del ragazzo, accentuando l'ansia che stava prendendo possesso della sua mente. Iniziò a vagliare tutte le possibili disattenzioni che, dopo un rapido esame, si rivelarono nulle. Aveva seguito alla lettera il protocollo post-missione e aveva imposto le stesse regole anche a tutti i suoi compagni di missione, eppure Lack-Two sapeva. Un'intuizione si fece largo nella mente del biondo e, più avanzava, più sentiva crescere un moto di rabbia dentro di lui.
"Bill..." disse Rick,la voce leggermente inclinata.
"Esattamente. Mi ha contattato dicendomi che, oltre ai due agenti che erano previsti per la missione, nella squadra ce n'erano due in più, il cui scopo era recuperare la ragazza che i Triade avevano rapito. Me li sono fatti descrivere e ho cercato le loro maschere nel database" spiegò l'agente della Polizia Internazionale mentre riponeva il rapporto e la scatola nella sua ventiquattrore. "Non è necessario dirti che non ho trovato un riscontro. E nemmeno che sono molto vicino a scoprire le loro vere identità" aggiunse poi mentre si avvicinava a Rick.
"Non so di chi stia parlando, capo..." bluffò Rick, cercando di guadagnare tempo. Doveva trovare una scusa che fosse in grado di reggere alle domande di Lack-Two e di proteggere i suoi amici. Se il suo capo avesse scoperto la verità, avrebbe fatto prelevare i tre e li avrebbe rinchiusi da qualche parte per evitare che parlassero e, una volta passato il momento di crisi, li avrebbe liberati intimando loro di non far parola con nessuno di quello che avevano visto.
"Coinvolgere direttamente i civili in operazioni di quel tipo va contro il regolamento, Rick. Tuttavia, penso che tu abbia avuto più di un motivo valido per farlo ragion per cui, per questa volta, chiuderò un occhio"
Rick, dopo aver sentito quelle parole, si rilassò ed emise un sospiro di sollievo. Doveva stare più attento in futuro, per evitare che il gruppo di Tom venisse di nuovo coinvolto nelle sue missioni. Con un cenno del capo salutò il suo superiore ed uscì dal bistrot, per poi perdersi nella fiumana cittadina di Saffron City, diretto alla sua prossima missione.
***

La prima cosa che vidi una volta varcata la soglia dei Sotterranei fu un grande cartello con stampata sopra la mappa di quella sezione delle gallerie sotterranee, con tanto di indicazioni su quale cunicolo prendere per dirigersi verso quella o l'altra località. La struttura si articolava in diverse stanze di forma quadrata o rettangolare collegate tra loro da gallerie più o meno ampie. Le due principali, inoltre, ospitavano una struttura in cui venivano ospitati coloro che avessero intenzione di pernottare nei Sotterranei e che, almeno secondo Layla, ricordavano le vecchie Basi Segrete che andavano di moda anni fa a Sinnoh e a Hoenn. Noi ci trovavamo in una delle stanze più grandi, nella quale era stata localizzata una specie di serra dove crescevano diversi alberi di bacche e di altri frutti e da cui si diramavano due corridoi. Uno di essi portava ad un mercato mentre l'altro portava ad una zona che era ancora in fase di allestimento.
"È enorme" commentò stupefatto Zack.
"Anche un po' opprimente" feci notare io mentre mi slacciavo il giubbotto. Faceva un caldo innaturale in quella stanza, dovuto sicuramente alla presenza delle luci della serra.
"Andiamo ragazzi, voglio passare il minor tempo possibile qua sotto" disse Layla mentre  si avviava verso il corridoio di destra e noi ci affrettammo a seguirla.

La stanza del mercato, che mi ricordava molto quello che si teneva una volta al mese su Novisola, si dimostrò essere molto più fredda rispetto a quella
precedente e, soprattutto, molto più chiassosa, per via dell'enorme moltitudine di persone che l'affollava e per le grida dei venditori che si sforzavano di superare il vociare della massa. Non avevo mai visto un assortimento tanto variegato di oggetti: c'erano bancarelle piene di accessori per i Pokémon affiancate da quelle stracolme di strumenti di ogni sorta, dalle Balls alle Mt. La cosa più divertente di tutte era lo sguardo di Zack: esso balzava veloce da uno stand all'altro, meravigliandosi ogni volta di più. La sua attenzione fu attratta da una bancarella di Balls particolari ch potevano essere ottenute solo in condizioni speciali, come quelle distribuite durante i Safari. Con l'arrivo imminente del suo Darude, mi sembrava normale che il mio amico volesse scegliere la Sfera più adatta alla specie del suo Pokémon. Alla fine scelse una luccicante Safari Ball che ben s'intonava ai colori di quello che sarebbe diventato il suo Flygon. Avevo qualche dubbio sul fatto che sarebbe stato capace di far evolvere in tempi brevi un Pokémon come Trapinch senza l'aiuto di un allenamento intensivo e mirato, ma alla fine decisi di non far trapelare le mie perplessità per evitare di offenderlo. D'altronde, non ero neanche nella posizione adatta per giudicare qualcun'altro, essendo io stesso poco più di un novellino. O di un bamboccio, come direbbe qualcuno...
Layla, invece, sembrava sempre più nervosa ogni volta che le rivolgevo lo sguardo. Stava ferma in mezzo alla strada, ignorando la gente che le chiedeva, più o meno gentilmente, di farsi da parte e lanciando sguardi di fuoco a Zack. Non riuscivo a capire come mai si comportasse così: era stata sua l'idea di usare i Sotterranei per arrivare più velocemente ad Arianciopoli eppure agiva come se fossimo stati io e Zack ad imporle di passare per quelle gallerie. Forse si era solo pentita di aver fatto quella deviazione, magari le erano tornate alla mente immagini di un'esperienza che voleva dimenticare. Oppure era ancora tormentata dal fantasma dei Triade. Ma chi volevo prendere in giro: i Triade erano tutto tranne che un fantasma, erano una spada di Damocle pronta a calare implacabile sulle nostre teste nell'esatto momento in cui avremmo abbassato la guardia. E anche oggi, nonostante mi sia liberato di loro, sento ancora l'ombra di quella organizzazione seguirmi di giorno e tormentarmi la notte. Certe ferite non guariscono mai, forse perché sono troppe profonde o forse perché siamo noi a tenerle aperte mantenendo in vita il ricordo della loro causa. Ma io dovevo mantenere vivo e vivido quel ricordo, e gli altri della stessa specie, per evitare che altri commettessero i miei stessi errori, per evitare che le mie, anzi, le nostre sofferenze gravassero sulle spalle di altri. Mi avvicinai a Layla e le chiesi quale fosse la causa del suo nervosismo.

"Lo sai vero che loro potrebbero essere qui?" domandò acida la ragazza. Faceva ancora fatica a nominare i Triade, e ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che ci riuscisse.
"Per quanto ne sappiamo, i Triade potrebbero essere dovunque e allo stesso tempo da nessuna parte"
"Non pronunciare quella parola, ti prego..."
"Cancellare il loro nome non ti aiuterà a superare quello che stai passando"
"Ne sono consapevole" rispose Layla poco prima di lanciare uno sguardo innervosito ad un tizio appoggiato alla parete. "Ma mi fa sentire meglio" aggiunse poi mentre si allontanava di qualche passo.
"Ti capirei se volessi abbandonare il nostro viaggio" dissi mentre le prendevo una mano. La strinsi forte, come a sottolineare ciò che stava dietro alla mia affermazione. "D'altronde, è colpa mia se sei stata fatta prigioniera" aggiunsi poi mentre Layla si girava verso di me.
"Non è colpa tua: io potevo anche non seguirti, ma l'ho fatto. Siamo entrambi delle vittime in tutto questo"
Non era vero, almeno non in parte: Layla era l'unica vera vittima, mentre io ero sia carnefice che vittima. Tutto quello che stava passando in quel momento era colpa mia, e nulla mi avrebbe fatto cambiare idea. Feci per rivolgerle nuovamente la parola ma un boato proveniente dal fondo della sala mi fece morire le parole in gola: i ricordi di ciò che era successo al Museo si fecero nuovamente sentire e fui colto da un altro attacco di panico, meno potente di quello dell'ultima volta ma altrettanto destabilizzante. Iniziai a scandagliare con lo sguardo tutte le uscite della sala, in cerca di tracce della presenza dei Triade. Layla, nel frattempo, prese mano ad una Sfera e si mise in guardia. Dopo pochi secondi arrivò anche Zack, che si mise tra me e Layla cercando così un riparo. Un sorriso amaro si dipinse sul volto del mio amico. Era evidente che quella situazione lo stesse frustrando parecchio ed io non potevo fare a meno di comprendere come si stesse sentendo.

"Signori visitatori, vi preghiamo di mantenere la calma" disse una voce nasale proveniente da uno degli auto-parlanti fissati al soffitto. "Un folto gruppo di Pokémon è riuscito a sfondare il cordone di sicurezza. Vi preghiamo di seguire gli addetti della sicurezza che vi condurranno in una zona sicura. Inoltre, la direzione esorta tutti gli Allenatori presenti in questo settore dei Sotterranei ad affrontare l'orda di Pokémon" aggiunse poco dopo con fare monotono.
"Zack, tu vai con gli altri visitatori. Io e Tom ci occuperemo dell'orda" disse Layla mentre recuperava la sfera di Empoleon.
"No, io rimango qui. Non vi lascio da soli" replicò il ragazzo.
Layla si girò verso di lui e gli afferrò il braccio destro, stringendolo in una morsa dolorosa. Lo fissò negli occhi a lungo prima di parlare:"Ho detto che te ne vai, amico. Hai già tentato di combattere e sappiamo tutti come è andata a finire. Non voglio che tu ti faccia di nuovo del male"
Zack, ferito dalle parole di Layla, si liberò dalla presa della ragazza e recuperò il suo zaino. Dopodiché, si voltò verso di noi e ci raccomandò di non farci ammazzare per poi incamminarsi verso il tunnel che avevamo attraversato per entrare nella zona del mercato. Ciò che la corvina gli aveva detto evidentemente aveva fatto effetto, anche se aveva causato più danni di quelli che voleva prevedere. Nonostante questo, se fossi stato al posto di Layla avrei fatto la stessa cosa, magari scegliendo in maniera un pochino più attenta le parole per evitare che Zack si sentisse un fardello inutile per il gruppo. Layla fece uscire dalle Sfere Empoleon e un Camerupt mentre io schierai Venus e Mesmer, gli unici membri della mia squadra che potevano essere d'aiuto a quelli della mia compagna di viaggio. Ci dirigemmo verso il centro del mercato dove, secondo le informazioni che i membri dello staff fornivano attraverso gli auto-parlanti, si era radunata la maggior parte dei Pokémon. Arrivati a destinazione, uno spettacolo orrendo si porse ai nostri occhi: diverse bancarelle giacevano sventrate ai lati della piazzetta che costituiva il centro del mercato, i prodotti che esse sfoggiavano erano sparsi su tutto il pavimento ridotti in uno stato pietoso. Al centro della piazzetta troneggiava un Aggron, un esemplare grande almeno un metro in più rispetto al normale, affiancato da un Crobat e da diversi Sandslash e Sandshrew che lo aiutavano a devastare quello che restava della mercanzia di alcuni mercanti. Il Pokémon Acciaio e quello Volante, tuttavia, combattevano contro un Allenatore sulla ventina ed il suo Arcanine che, nonostante il vantaggio di tipo, non se la stava passando bene: una delle due zampe anteriori era piegata in un modo strano e provocava dolorose fitte al canide e una vistosa ferita, che non sembrava affatto superficiale, sul fianco sinistro gli impediva di muoversi come voleva. Anche il suo Allenatore era ferito ad un braccio, colpito probabilmente da un colpo del Crobat.

"Camerupt, Geoforza!" urlò Layla. Il Pokémon di Layla si concentrò e l'aria intorno a lui iniziò a tremolare per poi espandersi precipitosamente dopo un lungo muggito. Dopo pochi secondi, giusto poco prima che Aggron sferrasse un altro colpo contro Arcanine, il terreno sotto di lui iniziò a tremare ed esplose, scaraventando il Pokémon Acciaio diversi metri più in là. Crobat fu colpito a sua volta da un Fuocobomba ordinato dall'altro Allenatore al suo Arcanine, il quale svenne poco dopo aver mandato a segno il suo attacco. Io mi concentrai sui Terra, che stavano ancora devastando il mercato. Ordinai a Venus di usare Foglielama sul gruppo più folto, cercando di metterne al tappeto il più possibile. Uno dei Sandslash, dimostrando un'agilità ed una velocità piuttosto notevoli,  schivò l'attacco di Ivysaur con estrema facilità e si scagliò contro il mio Pokémon sfoderando i suoi lunghi artigli, pronto a colpire con un Forbice X. Fortunatamente, ordinai appena in tempo a Mesmer di usare Schermoluce, l'unica mossa protettiva che conosceva, per parare il colpo dell'avversario, il quale per via del contraccolpo rimase bloccato a mezz'aria per alcuni secondi, giusto quello che bastò a Drowzee per stringerlo in una presa psichica e a scagliarlo lontano contro un altro Sandslash. Entrambi i Pokémon rotolarono per diversi metri, finendo poi esausti. Nel frattempo, Ivysaur utilizzò le sue liane per lanciare in aria un terzo Sandslash e per colpirlo poi con una scarica di Foglielama combinata con un Idropompa di Empoleon: l'avversario non riuscì a resistere alla potenza di due attacchi a cui era naturalmente debole e precipitò a terra, esausto come i suoi compagni.

A quel punto erano rimasti solo alcuni esemplari di Sandshrew, poco meno di una decina, che soccombettero ad un secondo attacco di Empoleon. Fuggirono appena si ripresero, ritornando nelle caverne che occupavano normalmente. Tutti meno uno, che giaceva svenuto su una tavola di legno appartenente ad una delle bancarelle distrutte e con un taglio sul fianco sinistro, probabilmente ferito da uno degli attacchi di Venus. Mi avvicinai a lui e lo presi in braccio per poi dirigermi verso Layla in cerca di un aiuto.
"Gli serve l'aiuto di Blissey" le disse appena la raggiunsi.
"Mi dispiace, Tom, ma ho depositato la sua Sfera poco prima che partissimo da Celestopoli" rispose la ragazza con fare sconsolato.
"Tieni, usa questa" intervenne l'Allenatore che avevamo salvato prima mentre mi porgeva una Cura Ball. "Ho finito le mie superpozioni, purtroppo" aggiunse poi a mo' di scusa.
"La ringrazio" dissi mentre agguantavo, forse in maniera troppo brusca, la Sfera. Diedi un colpetto leggero sulla testa del tipo Terra ed esso fu subito risucchiato nella Sfera, completando la cattura in pochissimo. Mi dispiaceva rinchiuderlo, ma non c'era altro modo per salvarlo. L'avrei liberato una volta assicuratomi che fosse in piena salute. Nel frattempo, anche Aggron e Crobat si ripresero e, una volta accortisi che il loro seguito si era ritirato, scapparono nelle loro tane, forse per evitare di combattere di nuovo contro degli Allenatori senza il vantaggio del numero.
"Come hanno fatto quei Pokémon a penetrare nei Sotterranei?" si chiese Layla mentre richiamava Empoleon e Camerupt.
"Probabilmente ci sarà stato un guasto nel sistema di arginamento..." ipotizzò l'Allenatore sconosciuto.
"Ci conviene riunirci agli altri visitatori. Non vorrei che Zack si preoccupasse" dissi guardando Layla, la quale annuì.
Ci incamminammo verso il corridoio dal quale eravamo entrati, seguiti dallo sconosciuto che si manteneva comunque ad una certa distanza assorto nei suoi pensieri, e mentre camminavo guardavo la Sfera di Sandshrew: guardarla mi procurava una strana sensazione, una sorta di dubbio. Non ero sicuro che il tipo Terra dentro la Sfera volesse seguire colui che aveva causato, seppur in maniera indiretta, le sue ferite lontano dalla sua casa. Accantonai quei pensieri con un gesto della mano: era inutile preoccuparsi di un qualcosa che si sarebbe risolto nel giro di qualche ora. Con quella convinzione in testa, entrai nelle tenebre del corridoio.

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+ Angolo di uno scrittore in erba +
Long time no seen, ma dear readers. Come state?
Devo dire che questo capitolo non mi soddisfa appieno, ma non ho né il tempo né la voglia di mettermi a riscriverlo, anche perché non sono di sicuro di poter fare di meglio. Dovrei smetterla di essere così autocritico... Signori, iniziano a muoversi fili importanti, presto saprete molte cose di molti personaggi. Restate sintonizzati!
Un saluto \0-0/
Rovo     
  
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