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Autore: Lady Lara    28/02/2016    4 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XXI La Promessa d'amore

XXI Capitolo

 

La Promessa

 

 

Cornovaglia, molto tempo fa …

Il cavallo galoppava silenzioso nel buio della notte. I suoi zoccoli erano stati fasciati da stracci, per attutire il suono che avrebbero provocato, rendendolo facilmente individuabile nella quiete notturna. Nessuno doveva sapere, che un oscuro cavaliere, vestito da un lungo mantello nero e il capo coperto da un cappuccio, si stava recando alla baracca di Malcom.

Il Cavaliere avvistò tra gli alberi la sagoma della baracca. Scese da cavallo e preferì avviarsi a piedi, verso quell’umile dimora, lasciando il cavallo legato, con la briglia, ad uno degli alberi.

 Muovendosi con circospezione, tra i mucchi di legna affastellati, tra una capanna e l’altra, che costituivano un piccolo villaggio, sulla sponda celtica del lago, arrivò alla sua meta.

Due colpi brevi e uno lungo, il segnale pattuito, vennero bussati alla porta e questa si aprì prudentemente, lasciando trapelare la luce della fornace che sfavillava dall’interno. La grossa mano callosa, di un uomo dalla folta capigliatura e dalla barba ispida e screziata di grigio, era posata sull’uscio e fece cenno all’ospite, appena arrivato, di entrare velocemente. Il grembiule di cuoio, che rivestiva l’addome dell’uomo, apparve lucido alla fiamma della fornace, quando si girò verso di essa. Quella sorta di grembiule gli era necessario, quando si affaccendava nel suo lavoro di fabbro.

 – Malcom, fedele amico! È pronta?

Dall’ombra del cappuccio, la voce uscì melodiosa, mentre la donna vi portava le mani per scoprire il capo e mostrarsi all’amico fabbro.

– Si Mia Signora! È pronta. Non so neppure io come sono riuscito a realizzarla, il disegno era bellissimo e complesso, devo dire che ho sudato sette camicie e non solo per il caldo della mia fornace!

L’uomo rise sommessamente, proferendo questa dichiarazione e la donna gli rivolse un affettuoso sorriso, di rimando.

– Si, il disegno è stato eseguito con abilità e creatività!

 Una punta di orgoglio si notò nel tono della sua voce, mentre pensava al giovane che aveva realizzato quel disegno.

 – Mostramela ora Malcom, sono impaziente di vederla dal vivo!

Il fabbro si accostò ad una cassapanca di legno, poggiata alla parete, uno dei pochi mobili di arredamento presenti in quella umile baracca, che aveva il doppio ruolo di casa e officina per Malcom. L’uomo estrasse un lungo oggetto, avvolto da un panno di tela grezza. Tolse il panno e il metallo dell’oggetto brillò alla luce della fiamma, riflettendosi nei verdi occhi meravigliati della donna.

 – E’ bellissima Malcom! Hai realizzato un capolavoro dal disegno! Ora dovrai provvedere a fondere i minerali per formare il suo involucro, dovrà sembrare una pietra naturale. Ti basteranno tre giorni?

 – Per te Principessa me li farò bastare. Lo sai che lo considero un onore fare quello che posso per questa causa e, con il mio silenzio, sarà il ringraziamento per te e Lancillotto che mi avete reso parte di una grande cosa.

La donna pose la mano destra sulla spalla di Malcom, in segno di ringraziamento e stima.

– Sono io che ti ringrazio Malcom! E se le cose andranno come spero, saranno i nostri popoli un giorno a ringraziarti, per la tua fondamentale collaborazione. Ora vado e la porto con me. Tornerò tra tre notti per l’inserimento. Il luogo è già deciso, per il resto ci penserà lui.

 – Lancillotto è scaltro e coraggioso, saprà come fare!

La donna indossò nuovamente il cappuccio sui capelli biondi, raccolti in una lunga treccia, prese l’oggetto dalle mani di Malcom e silenziosamente come era arrivata, scivolò tra le ombre della notte e tornò al suo cavallo.

Cavalcò costeggiando il lago, fino a giungere nella radura dove si ergeva una solitaria capanna da pastori. Lui l’attendeva lì, come da accodi.

Il cane pastore, a guardia delle numerose pecore, le corse incontro senza abbaiare e scodinzolando, la conosceva e, come sempre, si aspettava da lei una carezza sulla testa affusolata.  La donna scese da cavallo e accontentò la fedele bestiola, che guaì emozionata.

 – Portami da Lui Buck!

Velocemente, con il cane che le saltellava al fianco, la figura incappucciata si avviò verso la porta della capanna. Con il pugno chiuso bussò il solito segnale e a bassa voce disse:

 - Aprimi, sono io!

La porta si aprì, due forti e muscolose braccia l’afferrarono per la vita, tirandola dentro, mentre due labbra morbide e calde si impossessavano, con passione e desiderio, delle sue. Lei fece scorrere velocemente le mani sulle braccia del giovane, passando poi sulle sue spalle, il collo e affondando nei suoi capelli bruni e selvaggi, accentuando con la presa il contatto tra le loro labbra. Erano giorni che non si vedevano, la loro eccitazione per quel contatto, si accese immediatamente, come il fuoco da un vecchio tronco di legno secco, colpito da un fulmine.

 

 

 

 

Si erano incontrati quattro anni prima, vivendo una forte attrazione, si erano amati da subito, presi da un amore intenso e passionale, più grande della loro ingenua e innocente giovane età.

Quel giorno lui aveva ucciso un lupo enorme, solo con l’aiuto di un piccolo pugnale e del suo grande coraggio. Portandone la pelle al villaggio, era stato onorato da tutti e, da quel giorno, iniziarono a chiamarlo Lancillotto, un nome il cui significato si perdeva nelle radici antiche del loro linguaggio.

Lei aveva continuato a chiamarlo con il suo vero nome.

– Cillian, amore mio! Mi sei mancato tanto questi giorni!

 – Gwyneth, anche tu mi sei mancata, non ho fatto altro che pensare a questo momento! Stavo impazzendo dalla voglia di riaverti tra le braccia!

In quei quattro anni, dal loro primo incontro, avevano continuato a vedersi quasi tutti i giorni, mentre Cillian risiedeva nel capanno, poi, più raramente, quando arrivava l’autunno e l’inverno. Il capanno era il loro rifugio e l’alcova per il loro amore.

Erano assetati l’uno dell’altra, si bevvero reciprocamente con i loro baci appassionati e, come sempre, non riuscirono a resistere a lungo alla bramosia delle loro mani, che velocemente, tolsero reciprocamente gli indumenti che indossavano.

Cillian tirò su, verso di sé, Gwyneth e lei agilmente gli avvolse le gambe intorno alle natiche snelle e muscolose. Sostenendo con le mani la sua amata, si diresse sul giaciglio rivestito di pelliccia, si mise seduto e lasciò che lei si muovesse sulla sua erezione. Erano cresciuti in quegli anni. Le forme leggermente acerbe di lei, ora apparivano ben sviluppate agli occhi di lui e, ogni giorno, più desiderabili. Lei reclinava la testa indietro, mentre il suo corpo si inarcava verso il torace di lui, i movimenti del suo bacino sempre più ritmici, mentre con le mani gli accostava il capo al seno, accarezzandogli i bruni capelli ribelli. Avevano imparato a conoscere i loro corpi, sapevano ormai come darsi piacere l’un l’altra. Gemendo per quel piacere Cillian, affondò il viso tra i suoi seni, li solleticò con la soffice barba, che ora gli ornava in modo più definito il mento e il labbro superiore, con le labbra si impossessò di uno dei due rosei capezzoli, succhiandolo e carezzandolo con lenti, caldi e umidi colpi della lingua. Le sue braccia tenevano a sé la sua donna, carezzandole la schiena, come sapeva lei preferisse. Generosamente fece sì che lei arrivasse all’apice del piacere, dopodiché invertì le posizioni. Ora lei era sdraiata sulla schiena e lui su di lei, con ritmo sempre più veloce, nei movimenti guizzanti della sua muscolatura, si stava impossessando di lei sempre più a fondo, portando entrambe a raggiungere, con voluttà, le vette più alte di quanto potevano provare. Infine si abbandonarono, brucianti e sudati, su quelle morbide pellicce, affiancati, guardandosi felici negli occhi e vedendo, l’uno nell’altra, verdi prati infiniti lambiti dall’azzurro dell’oceano immenso …

 - Malcom ha realizzato il tuo disegno in modo impeccabile Cillian!

– E’ riuscito ad incidere anche i due piccoli scudi con il cigno e l’uncino?

 – Si, guarda tu stesso!

Si alzarono dal giaciglio, senza pensare a rivestirsi. Gwyneth raccolse l’oggetto che le era caduto di mano quando, appena entrata, lui l’aveva abbracciata. Tolse la tela che lo copriva e lo porse a Cillian. La lama ondulata ora brillava nelle mani del giovane. Era incredulo, la spada andava oltre le sue aspettative. Gli intagli sulla lama erano perfettamente uguali al suo disegno e i due piccoli scudi dorati, sui bracci laterali dell’elsa, erano come lui li aveva ideati. Un cigno in uno ed un uncino nell’altro.

– I nostri simboli amore mio. Tu sei il cigno che credevo di aver visto nel laghetto, la prima volta che i miei occhi si sono posati su di te, l’uncino è la parte ricurva del mio bastone da pastore. Solo io e te sapremo cosa significano. Questa  spada è, e sarà, il simbolo del nostro amore, ti prometto su di essa che, nello spazio e nel tempo, dovessimo perderci, io ti ritroverò sempre.

– Si Cillian, è il simbolo del nostro amore e io ti faccio la stessa promessa, in fin dei conti tutto quello che stiamo facendo, per unire la nostra gente è finalizzato alla possibilità di poter essere uniti anche noi, potrai chiedermi in sposa a mio padre, non potranno opporsi né lui né la tua famiglia, perché non saremo più nemici.

– Appena sarà pronta la pietra, con la spada inserita, la porteremo nel bosco, parlerò con Artorius e gli racconterò la storia che abbiamo inventato. È l’uomo adatto, ha già un ruolo di comando come romano, il fatto di essere per metà Celta lo fa ben vedere da tutta la mia gente. Sarà il Capo perfetto e io farò in modo che lo possa diventare! Malcom ci darà una mano a spargere la voce sull’esistenza della “spada del coraggio e del potere”. Tutti, Sassoni e Celti, saranno interessati ad estrarre la spada, ma solo io so come fare e lo suggerirò ad Artorius, in modo che sia l’unico a riuscirci e potrà essere nominato comandante in capo, nel riunire i due popoli del lago.

– Io farò la mia parte con il mio popolo …

 - Presto potremmo vivere il nostro amore alla luce del giorno Gwyneth e nessuno potrà dire nulla in contrario …

Dicendo queste ultime parole, si gettarono nuovamente l’una nelle braccia dell’altro, avevano fatto bene a non rivestirsi …

 Cillian celava un animo romantico, pacifico, da artista, in un corpo muscoloso da guerriero. Era coraggioso, impavido, generoso. Non aveva nessuna sete di potere, né ambizioni di comando. Se avesse avuto le caratteristiche che non possedeva, affiancate alle qualità possedute, sarebbe stato lui il capo perfetto. Artorius possedeva sia le qualità che la capacità di comando, unita ad una forte ambizione. Cillian lo sapeva, per questo, oltre che per il sangue misto, lo aveva scelto. Con il suo migliore amico avrebbero riunito i due popoli e lui finalmente si sarebbe unito alla donna che amava e che lo ricambiava. Ciò che Cillian e Gwyneth stavano facendo era solo per amore, il loro profondo amore.

 

***

Maine, 1726

Emma si era gettata nel suo grande letto a baldacchino, esausta per l’intensa giornata avuta e per le forti emozioni provate, nell’ aver dovuto parlare con suo padre e con Regina, della situazione con Neal. Purtroppo, il momento più doloroso della giornata, era avvenuto pochi minuti prima, con l’uomo che amava. Non le aveva dato tempo di spiegarsi, si era chiuso all’ascolto, trincerandosi dietro il muro della gelosia e, inconsapevolmente, sapeva che Killian ne era inconsapevole, l’aveva ferita. Non tanto per le parole dette, ma per la mancanza di fiducia e stima che aveva letto tra quelle righe e nel suo sguardo. Si era voltata quando lui, con voce incrinata, vedendo che andava via, l’aveva richiamata a sé e lei, con tono pacato, gli aveva risposto di leggere nel proprio cuore per intuire la verità. Sapeva che Killian la amava, lo dimostrava di continuo, ma doveva dominare la gelosia e la possessività che nutriva nei suoi confronti. Doveva avere fiducia in lei e, se il suo amore era vero e altruistico, avrebbe capito l’errore e sarebbe tornato sui suoi passi. Aveva pianto in quei pochi minuti, distesa sul suo letto da principessa, temendo che lui non avrebbe bussato alla sua porta. Ancora indossava il vestito di seta verde acqua e i capelli non erano stati sciolti. Ora l’abito era sgualcito e i capelli un po’ scompigliati. Quando sentì bussare alla porta scattò seduta sul letto e il cuore iniziò ad accelerare i battiti nel petto. Rimase seduta per un paio di minuti, con l’orecchio teso ad ascoltare. Poi si alzò e andò alla porta. Non aprì, poggiò la mano sinistra sul legno e l’orecchio attento ai suoni esterni. Sentì Killian pregarla, a bassa, voce di aprirgli la porta. Sentì il suo sospiro di disperazione. Non riuscì a resistere, avrebbe voluto abbracciarlo e portarlo nella sua stanza, ma qualcosa la bloccava e il suo gesto fu solo di aprirgli la porta. Sentì una forte emozione alle sue parole. Aveva scrutato nel proprio cuore e, le aveva detto, vi aveva trovato dentro soltanto lei. Appena dette quelle romantiche parole si era fatto avanti verso di le, con il chiaro intento di abbracciarla, ma Emma si era tirata in dietro, sollevando una mano per farlo fermare. Era rimasto turbato dal gesto.

– Sono stato un idiota Emma …

 - Si lo posso confermare …

- Amore già mi sento in colpa! Non è necessario infierire!

 Emma sorrise. Lui fu felice di essere riuscito a strapparle un sorriso.

 – La verità è che sono geloso Emma, non posso neppure pensare all’idea che un altro ti sfiori. La gelosia mi stava accecando quando mi hai confermato che non mi avevi mentito su Neal, sono arrivato a pensare che il bambino fosse di Jamie…

- Di Jamie! Oh Killian! Eppure mi avevi detto che ti sembrava che il mio corpo non avesse conosciuto maternità … Avrei voluto raccontarti tutto allora, dirti che era proprio come avevi intuito, ma ho avuto paura! Jamie, quando l’ho conosciuto, nonostante il tentativo di tutti di distogliermi dallo sposare  Neal, mi confidò di essere promesso a Claire, in un matrimonio combinato dalle famiglie e che, fortunatamente, si amavano. Si sono sposati poco dopo di me e sono molto felici insieme.

– Mi ricordo di Lady Claire, ero presente quando l’ha conosciuta e fu sicuramente un colpo di fulmine. Fu la sera del ballo di fine anno accademico. Una sera tremenda se ci penso …

- Una serata di gala, danzante, tremenda?!

 – Non me lo far ricordare! Fui tampinato per tutta la serata dalle sorelle Dwein e ci mancò poco di restare azzoppato, a causa  loro e di Jamie!

Killian sorrideva al ricordare e intanto, con quelle brevi confidenze, la tensione tra lui ed Emma si stava allentando.

 – Le due sorelle dello scherzo?

– Proprio loro! Fu per il loro comportamento nei miei confronti che quel buontempone di Bill organizzò lo scherzo!

Emma gli sorrise nuovamente  al ricordo del racconto di Bill O’Brian durante il pranzo, sulla “Stella del mattino”, pochi giorni prima. Killian intanto ridiventò serio.

– Emma cosa ti ha spaventato, per cui non mi hai detto la verità?

 – Ricordi quando mi hai raccontato di Milha e della ricerca del suo bambino?

Killian si irrigidì, mentre un pensiero gli attraversava la mente.

 – Mi hai detto che era figlio del Duca Mc Cassidy, il padre di Neal. Ti ho raccontato che quando tornò a Storybrook e sapemmo delle sue azioni malvagie, avevamo saputo la cosa da uno dei due prigionieri che io e Neal avevamo trovato sulla nave del suo complice Barba Nera. Solo uno dei prigionieri poteva parlare … l’altro non poteva … perché era un lattante. Sapemmo dal prigioniero che il piccolo era figlio del Duca, ma non chiedemmo della madre. Per questo ti ho detto che, quando torneremo a Storybrook, potrai parlare con questa persona e magari, con le domande giuste, scoprire qualcosa di più. Voglio che tu conosca Hanry e veda tu stesso se trovi delle somiglianze con Milha.

 – Ancora non capisco di cosa hai avuto paura Emma …

 - Ho avuto paura che se tu avessi scoperto che Hanry è veramente il piccolo di Milha … me lo avresti portato via …

Le lacrime presero il sopravvento, sulle ultime parole pronunciate da Emma

 – Hai detto che, se trovavi il bambino, lo avresti riportato in Irlanda con Eddy … Killian … Hanry è tutta la mia vita … l’ho preso con me, accudito, curato e amato come se fosse veramente … mio figlio. Ha riempito il doloroso vuoto che era la mia vita dopo l’esperienza … con Neal. Se sono andata avanti e ho fatto tanto per la popolazione di Storybrook, è stato per amore di Hanry. Anche questa missione … ha lo scopo di dargli un futuro migliore, non solo a lui, ovviamente, ma a tutti, è stato l’amore per lui che mi ha ispirata e guidata. C’era qualcosa in quel bambino che … mi ha rapito il cuore … dal primo momento che … l’ho visto in quella misera culla e il mio affetto è cresciuto con lui … se è il bambino di Milha e vorrei che lo fosse … per sapere che è salvo … ti prego … non portarmelo via, non sopporterei il dolore di perdere lui e … te …

Emma piangeva nel dire questo, Killian era senza parole. Portarle via un bambino che lei considerava a tutti gli effetti suo figlio?! Significava anche togliere a Hanry la donna che considerava sua madre! Emma era sicuramente una madre amorevole e stava crescendo bene il bambino, non avrebbe potuto trovare una madre migliore! Anche la madre di Emma, aveva detto che sua figlia adorava il piccolo.

Il più grande desiderio di Killian era di potere avere con se Emma e, se il piccolo non era figlio di Neal, per lui non sarebbe stato un problema portar via entrambe, a maggior ragione se la vera madre di Hanry era proprio Milha. Sarebbe riuscito anche a mantenere la promessa fatta alla donna in punto di morte …

Killian pensò tutto questo mentre, in silenzio, guardava Emma che continuava a piangere, preoccupata ulteriormente dal suo silenzio.

Fece ancora un passo verso di lei. Emma si scostò ancora. Lentamente alzò la mano verso il suo viso e il suo sguardo si addolcì, con il riflesso di un dolce sorriso sulle labbra.

 – Emma, Tesoro … ti ho già detto di non avere paura di me … lascia che ti asciughi le lacrime … Come potrei portarti via quello che è ormai tuo figlio e che ti considera sua madre. Ho visto come ti manca … ho visto la luce nei tuoi occhi quando parli di lui … Ti amo Emma e ti amo ancora di più per quello che hai dato a Hanry, che sia o no il figlio di Milha. Non voglio portartelo via e … non voglio perderti. Se vorrai e … se mi vorrai … porterò via sia te che lui … andremo altrove Emma … Vorrei che tu e il piccolo foste la mia famiglia … non desidererei nulla di meglio al mondo …

Asciugò con il pollice le lacrime sulla guancia sinistra di Emma e con la mano di legno guantata, portò via quelle che scorrevano sulla gota di destra. Con il tallone aveva, intanto, chiuso lentamente la porta, dietro di sé. Continuò ad avanzare verso di Emma, mentre lei continuava ad indietreggiare. Sembrava quasi una danza, ma Killian si rese conto che c’era qualcosa che non andava, non erano solo le lacrime per il timore di perdere Hanry o l’offesa di poco prima, della quale pensava di essere stato perdonato. Emma stava rialzando le barriere che era riuscito ad abbattere sulla nave. Cosa le stava succedendo? Voleva solo carezzarla,  baciarla e stringerla come poco prima sul terrazzo. Era riuscito a distruggere quanto aveva costruito con lei nelle settimane a bordo?

– Emma, abbracciami come fai di solito … ti prego! Non mi allontanare, perdonami per prima e non avere paura … amore … tu … tu stai tremando … che ti succede Emma?!

Emma tremava, sempre più visibilmente, ad ogni passo che Killian faceva verso di lei. Era vero e proprio terrore, i suoi occhi erano sbarrati.

–Tesoro parlami, fammi capire … voglio aiutarti …

Emma scuoteva la testa e aveva portato le mani davanti a sé, come barriera tra loro. Improvvisamente a Killian venne un pensiero e cercò di parlarle ancora, con maggior calma e tono affettuoso.

– Emma … è questa … la stanza della notte delle tue nozze?

Per tutta risposta Emma si accasciò a terra tremante, stringendosi le braccia con le mani e piangendo a testa bassa. Killian sentì spezzarsi il cuore per il suo dolore, odiò Neal Mc Cassidy più di quanto non aveva fatto la prima volta che Emma gli aveva raccontato di lui. Non sapeva cosa fare, come consolarla e fece ciò che gli venne spontaneo. Si inginocchiò di fronte a lei, la prese con calma tra le braccia, la portò a sedersi sulle sue gambe e la cullò come avrebbe fatto per consolare un bambino. Le fece poggiare il capo nell’incavo della sua spalla sinistra. Mentre, con il braccio amputato, la teneva per la vita. Iniziò a carezzarle la guancia e i capelli con la mano. Lei sentì il suo tocco, era leggero e caldo. Le portò la treccia  sulla sommità delle spalle, lasciate scoperte dalla scollatura del vestito di seta. Abilmente, per una sola mano, tolse il laccetto che chiudeva l’estremità della treccia e passò le dita tra i capelli intrecciati, sciogliendoli delicatamente. Il biondo vaporoso di quella chioma si riaprì sulla schiena di Emma. Killian le depose un casto bacio sulla fronte, all’attaccatura dei capelli. Le carezzò ancora, con la punta delle dita, il viso, scese lungo il collo. Sentiva le pulsazioni veloci del cuore di Emma. Sperò che fosse per l’inizio del turbamento che il piacere delle carezze le dava, ma non ne era ancora convinto. Scese ancora con le dita carezzevoli e leggere sulla seta del corsetto, sfiorandole il seno. Sentì la piccola gemma sotto la seta inturgidirsi. Finalmente un segno di reazione! Tracciò leggeri cerchi sulla stoffa sottile, intorno alla piccola gemma sottostante. Il respiro di Emma cambiò ritmo. Tornò con la mano verso il suo viso, le alzò il mento verso di sé e sperando che lei rispondesse ancora, posò teneramente le labbra sulle sue, accarezzandole, erano morbide e calde, le carezzò ancora, con la punta della lingua, cercando di farle schiudere. Si distaccò per guardarla in viso, non piangeva più, respirava con gli occhi chiusi. Baciò ancora la sua fronte e si dedicò di nuovo alle sue labbra. Le dita solleticavano la guancia di Emma, vicino alla bocca e poi si allontanavano per ridiscendere lungo il suo collo da cigno, andando verso la scollatura del vestito e seguendo il confine dello scollo. Tornarono ancora verso la sua bocca, mentre, con la punta della lingua, continuava ad invitarla a schiudersi a lui. Finalmente Emma iniziò a reagire a quelle carezze lente, dolci e sensuali. Fu come riconoscerlo. Portò il braccio destro a cingere la schiena di Killian e alzò la mano sinistra verso i capelli bruni che gli ricadevano sulla fronte. Egli si distaccò di nuovo per guardarla negli occhi, le sorrise e lei ricambiò il sorriso

 – Ben tornata Swan!

Poi nuovamente fu sulle sue labbra e il bacio diventò profondo, appassionato e reciproco. Il corpo di Emma riprese il calore che le apparteneva. Godettero a lungo di quei baci, accontentandosi di sentire il loro sapore ed il loro calore, poi Killian cercò di rialzarsi.

– Emma … ti porto sul letto … vuoi?

Annuì con il capo e lui la prese in braccio per deporla sul suo letto principesco. I capelli di Emma brillavano allargati sul cuscino, l’incarnato del suo viso era diventato rosato per il calore della passione. Killian le si sedette vicino, poggiando la mano destra oltre il suo fianco. Continuò a guardarla sorridendo. Le sfiorò il braccio sinistro risalendo ancora verso la spalla. La vedeva bellissima e la stava desiderando ardentemente, ma si rese conto che il fatto di essere riuscito a farla riprendere, era già tanto e non voleva insistere. Avrebbe voluto che anche lei lo desiderasse allo stesso modo e decise di rendersi prezioso. Si chinò su di lei, le depose un bacio sul bordo della scollatura del vestito, poi lungo la clavicola e risalì il collo per giungere di nuovo alle labbra. Fu, questa volta, un bacio molto casto, appena sfiorato.

– Ti lascio dormire ora, lo so è stata una giornata veramente intensa. Domani non ci vedremo per quasi tutto il giorno, sai che dovrò organizzare la scorta e vedere il piano con Jefferson, domani sera sarò da te. Buona notte Tesoro … sognami … io so che ti sognerò!

Emma gli portò le braccia al collo e, adesso, fu lei a baciarlo intensamente.

– Buona notte Killian!

Ora era più difficile lasciarla! E pensare che lui voleva tentare di rendersi prezioso! Si ritirò nella sua stanza controvoglia e come altre volte la sognò veramente … come l’avrebbe voluta.

 

Regina aveva osservato, dal buio della sua stanza, la scena che si era svolta sulla balconata. Emma era stata raggiunta da Killian, inizialmente lui l’aveva abbracciata, poi c’era stata una discussione e lei lo aveva schiaffeggiato. Una mezza fuga di Emma, la rincorsa di Killian e poi un nuovo inseguirsi rientrando nel palazzo. Cosa era successo tra quei due per arrivare allo schiaffo? Regina ritornò a come si era svolto il pomeriggio, il momento del the con i pasticcini, l’espressione facciale del Capitano al racconto di Margaret, riguardo al figlio di Emma. Il racconto di Emma su Neal ... Killian aveva sicuramente capito che il piccolo Hanry non era figlio di Neal, probabilmente si era ingelosito, aveva pensato alla presenza di un altro uomo. L’aveva visto rimuginare, dopo che Emma si era ritirata in camera e poi rientrare di corsa, sicuramente per andare da lei. Il Capitano aveva capito la verità! Potere dell’amore! Pensò Regina, non si può litigare per più di due minuti e si ha subito bisogno di fare la pace! Sperò che quei due stessero facendo l’amore; aveva detto ad Emma che Killian sarebbe stata la sua cura per il trauma subito.

Traumi … quanti se ne potevano vivere! Regina aveva conosciuto l’amore e aveva sofferto per esso. Il suo primo amore era stato il suo istruttore di equitazione. Si erano amati, approfittando degli spazi di tempo che le lezioni di equitazione gli lasciavano. Sua madre, Lady Rovena, aveva scoperto la tresca e aveva cercato di allontanare il giovane Daniel. Ma loro avevano trovato altri modi per incontrarsi e abbandonarsi alla passione. Un giorno Daniel non si presentò all’appuntamento nel fienile. Lo ritrovarono morto lungo la strada, caduto da cavallo. Una stupida caduta da cavallo per un istruttore di equitazione esperto? Nessuno indagò sulla cinghia tagliata, del sottopancia del cavallo. Sua madre era una donna estremamente ambiziosa, aveva messo a tacere ogni cosa e vista la virtù perduta della figlia, le combinò un matrimonio, con un nobiluomo: il Principe Leopold, da qualche anno vedovo e padre di una ragazzina, che era quasi sua coetanea. Regina non voleva sposare Leopold. Non lo aveva mai visto e il lutto per la perdita di Daniel era ancora acceso. Lady Rovena pensò di organizzare un festeggiamento, per la conferma del  fidanzamento della figlia e, in quell’occasione, i due futuri sposi si incontrarono. Per Leopold fu un colpo di fulmine e volle confermare, immediatamente, il suo intento di sposare quella bellissima creatura bruna. Dopo il matrimonio sarebbero partiti per la Colonia del Maine, in America, dove a Leopold fu dato l’incarico di Reggente da Re Giacomo II Stuard. Regina, suo malgrado, subì il fascino del Principe, ma non avrebbe mai pensato, che il loro matrimonio si sarebbe trasformato in un’ unione fatta di un sincero sentimento amoroso. Leopold l’aveva conquistata, con la sua gentilezza e il suo buon carattere, ogni giorno di più. Era molto più grande di lei d’età, sua figlia sembrava una sorella per Regina non certo sua figliastra! Quando morì, lei era al suo capezzale, lo aveva accudito amorevolmente, ma le sue cure e quelle di Padre Benedictus, purtroppo non bastarono. Le ultime parole di Leopold furono di ringraziamento per lei, per avergli regalato una nuova giovinezza e per aver illuminato quegli ultimi anni della sua vita, con la sua presenza. Regina lo pianse non meno di quanto aveva pianto per Daniel.

 Si sedette sulla poltrona di velluto rosso, vicina alla finestra, le gambe accavallate sotto il raso della sua camicia da notte nera. Indossava su quella camicia da notte una vestaglia di pizzo, egualmente nera. Era molto sensuale in quel negligé.

Dalla morte di Leopold erano passati molti anni ed ora, il cuore di Regina, dopo che Emma si era sposata, aveva ripreso a battere. Il Comandante delle guardie, un bell’uomo dagli occhi chiari, castano e muscoloso, anche lui vedovo e padre di un bambino di sette anni, aveva suscitato il suo interesse e la passione era esplosa tra loro. Lo stava aspettando, tra breve avrebbe bussato alla sua camera e avrebbero passato la notte insieme. Quasi tutte le notti era così. Regina era una donna molto passionale e il suo appetito sessuale era aumentato, con la sicurezza di sé data dalla maturità e dall’attrazione fisica per il Comandante. Si chiese, come poteva, Emma, non superare il suo blocco con un bel giovane come il Capitano Jones al suo fianco? Era un uomo affascinante e desiderabile, inoltre la chimica e l’elettricità, tra di loro, erano palpabili.

Udì il bussare alla porta, tipico del segnale dell’uomo che attendeva. Andò ad aprire.

 – Regina, non vedevo l’ora di essere da te questa sera!

– Robin, amore mio! Vieni dentro presto!

Non fece in tempo a chiudere la porta che Robin l’aveva sollevata tra le braccia e la portava verso il letto. Distesa sulla schiena, assaporò ogni momento dei gesti di Robin, il quale, lentamente, con le mani, risalì lungo il raso nero, scoprendole le gambe  e il ventre. Le schiuse le gambe ben tornite e iniziò, il loro amplesso, regalandole per primo un bacio molto intimo, che fece ansimare fortemente Regina, inarcarle la schiena e chiedergli di prenderla subito.

 L’unione di due corpi, brucianti di passione, era il giusto completamento dell’amore, Regina ne era convinta ed era ancora più convinta di dover aiutare Emma a raggiungere la stessa completezza, con l’uomo per il quale si sentiva bruciare della stessa passione, il bel Capitano Killian Jones.

 

 

Si era alzato presto la mattina dopo, per partire alla volta del porto, senza avere occasione di salutare Emma. Sperava che stesse meglio, da come si erano lasciati la sera prima, sembrava di si, lei aveva avuto uno slancio passionale finale, nei suoi confronti, che lo aveva messo a dura prova sull’andare o restare.

– Capitano Flinth!

Si sentì chiamare, mentre sistemava la briglia al suo cavallo. Uno dei paggi in livrea, che la sera prima aveva servito a cena, arrivò con una certa fretta, porgendogli un biglietto piegato e chiuso in ceralacca rossa, su un piatto d’argento. Cosa poteva essere? Si chiese Killian mentre spezzava con la mano la ceralacca.

Sua Signoria Capitano Killian Flinth Jones

È invitato, questa sera,  alla cena in onore di Lady Barbra,

che si terrà nel salone di palazzo alle ore 21,00

saranno presenti pochi amici intimi,

Al suo ritorno troverà a disposizione un valletto per

La Sua toeletta Ed il sarto di palazzo

Lady White Margaret Charming Pendràgon

Una festa in onore di Emma, più che di Barbra, ovviamente. La Reggente, evidentemente, non aveva resistito alla tentazione di festeggiare il ritorno di sua figlia, dopo tanto tempo. Killian sorrise e si avviò all’appuntamento con Jefferson e gli altri suoi uomini.

 

Emma, nonostante la stanchezza, non si era addormentata subito. Era rimasta con la sensazione di calore che le dava di solito l’abbraccio di Killian. Si era data della sciocca, per il blocco che aveva avuto con lui. Aveva cercato di elaborare quanto le era accaduto. Killian non era Neal! Perché accidenti non era riuscita a rilassarsi con lui come le riusciva di solito? Avrebbero potuto passare la notte insieme, come sulla nave. Era stato bello trovarsi tra le sue braccia, ricevere le sue carezze … le mancavano in effetti. Sentì salire l’eccitazione e aumentare il battito cardiaco, al ricordo dei momenti intimi avuti durante il viaggio. Ricordò come tutto era iniziato. Il crescendo dell’attrazione per lui, che aveva risvegliato il tenero amore vissuto, sempre per lui, dodici anni prima. Quanti i momenti in cui si erano ritrovati occhi negli occhi o a guardarsi le labbra, desiderate ed agognate reciprocamente, fino poi a toccarsi e a non voler più smettere di baciarsi. Il corpo atletico e nudo di Killian, curato durante la febbre, carezzato e desiderato. La propria tunica fatta scivolare dalle spalle con la sua carezza, il suo corpo esposto davanti a lui che l’aveva ammirata, desiderata ed amata. I suoi baci intimi e sensuali dove lei era più sensibile, sfiorando punti nascosti e proibiti. Lo voleva ancora, voleva anche di più. Anche lui voleva di più, ma il rispetto per lei e volerla vedere felice, lo avevano fatto giungere fino lì, pur dandole un piacere orgasmico che lei non avrebbe mai immaginato esistesse.

Decise di non farsi più condizionare dal ricordo di Neal, collegato anche a quella stanza, dove lei e Killian si erano ritrovati. Il fantasma di Neal non doveva aleggiare tra loro. No, non doveva. Quella mattina suo padre le avrebbe consegnato l’atto di annullamento del matrimonio. Una firma di Neal e sarebbe stata liberata da quel vincolo legale. Un vincolo divino, in le,i già esisteva da tempo e non era per Neal, da sempre era per Killian. Voleva appartenere al suo amato e a nessun altro. Quella stanza da letto, per lei, non doveva avere più il significato del dolore e della violenza.

Dopo essersi preparata andò a cercare sua madre, la trovò nelle cucine a dare disposizione per la giornata. Quando la vide, sua madre le andò incontro a braccia aperte.

 –Tesoro, facciamo colazione insieme? Tuo padre è già nel suo ufficio, ha redatto ieri notte l’annullamento del matrimonio … mi ha detto di te e Neal. Ora capisco tutto figlia mia. È stato molto nobile da parte tua prenderti cura di Hanry in quel modo. Mi dispiace che tu ci abbia mentito, avremmo potuto aiutarti subito. Fortuna che almeno hai avuto vicino Padre Benedictus ..

 – Si, lui mi è stato di grande conforto nei momenti bui. Se non fosse arrivato Hanry non so cosa sarebbe stato di me, in alcuni momenti ho pensato al peggio …

 - Figlia mia, non mi sarei mai perdonata di non esserti stata vicina e non aver capito la tua sofferenza … Ora ascolta … non voglio essere indiscreta .. ma ho l’impressione che con il Capitano Jones tu abbia legato molto …

-Si mamma, se vuoi definirlo così …

 - Tesoro, sai quello che pensavo di quel giovane da quando lo abbiamo conosciuto … Ti voglio solo dire che … si … insomma … se tu … mi capisci … tu e lui … insomma Emma! Avete la mia benedizione!

Alla fine Margaret lo aveva detto tutto d’un fiato. Emma non sapeva se ridere o piangere. Sua madre era la persona più tenera e buffa che conoscesse.

– Un’altra cosa Emma, questa sera alle 21,00 ci sarà una cena in onore del tuo ritorno …

 - Mamma! Sai che sono in incognito!

 – No, no, no! Non ti preoccupare, è solo per pochi intimi amici Giacobiti. Sii puntuale nel salone grande e indossa l’abito più bello che hai nel tuo armadio.

Margaret strizzò l’occhio all’ultima richiesta. L’abito più bello che aveva nell’armadio? Cosa era rimasto nell’armadio? A parte il vestito della sera precedente, solo uno poteva essere definito il vestito più bello. Sorrise all’idea.

Madre e figlia fecero colazione insieme, scambiandosi confidenze e notizie su Hanry e sul carissimo August che Margareth scoprì ancora ignorasse la verità sul nipotino, essendo tornato dalla sorella dopo la “nascita” del piccolo. Certo che, dato il profondo attaccamento di August per Emma e il grande senso di protezione che da sempre era radicato in lui nei suoi confronti, sapere cosa Neal le aveva fatto, avrebbe seriamente messo in repentaglio la vita di Neal! Emma, conoscendolo non gli aveva detto nulla appositamente, non voleva che August rischiasse la vita in un duello con il suo ex marito.

Verso le 11,00, dopo essersi allenata con il valoroso Comandante delle guardie, Sir Robin, con la spada allacciata al fianco, Emma si diresse negli appartamenti di Regina.

La trovò nel suo laboratorio, elegante e pettinata alla perfezione, come suo solito, che pestava in un mortaio delle erbe molto profumate. Appena la vide, quella che doveva essere la sua improbabile nonna, l’apostrofò immediatamente

– Miss Swan, dove te ne vai con quei pantaloni?

 – Non cominciare come la mamma a dirmi che sono un maschiaccio! È l’abbigliamento più consono per tirare di scherma, lo sai! Ho appena finito di allenarmi con Sir Robin!

Regina sorrise al pensiero di Robin che, nonostante la notte insonne e molto attiva, ancora aveva la forza per allenarsi con Emma ed Emma era una forza della natura per battersi!

 – Sai, durante il viaggio sono molto migliorata nella tecnica e Sir Robin ha detto che l’ho messo in seria difficoltà. Ha apprezzato molto anche i trucchi che mi ha insegnato Killian!

– Killian eh! Sulla sua nave gironzolavi con quei pantaloni aderenti? Deve essere veramente un santo oltre che gentiluomo il tuo Killian, se non ti è saltato addosso! E anche i suoi pirati …

Emma era diventata paonazza

- Sai come stanno le cose ... Lui comunque è un vero gentiluomo e mi avrebbe protetto dai suoi uomini. Sono diventati pirati, ma tutti conoscono le buone maniere, erano nella Royal Navy. In ogni caso se lo vuoi sapere apprezza parecchio i miei pantaloni!

– Si, si, certo! I pantaloni! Ma a proposito di apprezzamento, vi ho visto dal balcone ieri sera e non mi sembra che le cose stessero andando bene ..

– Abbiamo avuto una discussione, ma poi lui ha capito, si trattava della mia maternità, gli ho raccontato la verità e si è chiarito tutto.

Regina sorrise, la sua intuizione era stata giusta. Il Capitano aveva detto qualche parola di troppo, per gelosia e si era beccato il ceffone, ma poi … Chissà se il poi si era concluso come sperava? Non volle fare altre domande alla sua “piccola Emma”. Se avesse avuto bisogno di parlarne con lei lo avrebbe fatto, era sempre stata la sua migliore confidente!

– Volevo chiederti di farmi un ripasso sul potere di suggestione nonna!

Quando erano sole Regina non aveva nessun problema a farsi chiamare nonna, anzi le faceva piacere, perché Emma la chiamava così proprio nei momenti di confidenza.

 – La suggestione?! Vuoi usarla al meeting di domani?

 – Si, devo in qualche modo condizionare i presenti con la spada.

– Non è facile, saranno oltre dieci persone, dovrai essere suadente con i toni della voce, diretta e aiutarti con i movimenti delle mani e della spada. Non sono i piccioni di Padre Benny Emma!

Emma rise al ricordo delle litigate tra il buon Frate e sua nonna Regina. Il frate teneva molto ai suoi piccioni viaggiatori ed Emma lo aiutava nel loro allevamento. Regina li usava spesso, alla sua insaputa, per i suoi esperimenti di ipnosi e spesso ne lasciava qualcuno addormentato per fare uno scherzo al vecchio Frate. In una occasione li aveva addormentati tutti e al poveretto prese quasi un infarto, pensando che fossero morti per una infezione. Quando Regina scese in giardino e, con uno schiocco delle dita, li fece svegliare tutti contemporaneamente, il frate la definì “perfida strega”. Da quel giorno Regina cambiò atteggiamento. L’idea della stregoneria aveva avuto abbastanza vittime innocenti nel 1692, pochi decenni prima, nella città di Salem, nella colonia del Massachusetts. Si era avuta una vera e propria strage e ancora se ne sentiva l’eco, nonostante fossero passati anni. Regina non voleva essere etichettata in quel modo, già c’era chi malignava su come lei si mantenesse giovane e conoscesse le erbe. Era così difficile per la gente ignorante capire che era scienza e non magia? Purtroppo si, erano l’ignoranza e la superstizione le vere figlie del demonio e avevano portato tanto male, tra persone innocue e persino stimate. A Regina passò un brivido per la schiena.

 – Emma, faremo qualche esercizio, ma spero che non dovrai usare l’ipnosi, potrebbe rivoltarsi contro di te.

Si esercitarono fino a ora di pranzo e poi ripresero i loro studi nel pomeriggio. White Margaret, ad un certo momento, le interruppe, per la questione della festa di quella sera. Emma doveva prepararsi e lei voleva aiutarla, era da tanto che quei fedeli amici non la vedevano e, secondo lei,  doveva essere splendida più del solito. Non era sicura che il Capitano Jones sarebbe stato presente, ancora non era tornato dai suoi affari al porto. Spinse Emma fuori dalle stanze di Regina, con tutte quelle motivazioni e quando si voltò verso la matrigna, per salutarla, si scambiarono un occhiolino di cui Emma non si accorse.

 

Emma ricordava sua madre così euforica, solo al compleanno dei suoi diciotto anni. Neppure al matrimonio era così contenta. Per la verità gli unici contenti al suo matrimonio erano lei e Neal. I suoi genitori, Regina e August erano molto seri, convinti che quel giovanotto non fosse adatto a lei …

- Emma il vestito più bello è questo qui, l’ho fatto rinfrescare dalle cameriere …

 - Mamma hai ragione, ma non credo che mi vada ancora, il prossimo novembre compirò trent’anni, non credo che riuscirò ad entrare lì dentro!

 – Abbi fede figliola, male che vada, prima di questa sera il sarto di palazzo farà qualche modifica! Dai, dai! Provalo!

Nessuno sapeva essere più insistente e petulante di sua madre! Emma la conosceva bene! Si arrese, tutto sommato non le sarebbe dispiaciuto indossare quell’abito, era sempre stato il suo preferito.

 – Vedi?! Che ti dicevo! Ne ero sicura! Non sei cambiata affatto! Tutto quell’allenamento ti mantiene! Il vestito ti va a pennello! Il sarto non dovrà metterci mano!

Emma si guardò incredula allo specchio, era perfetto! Peccato che Killian difficilmente sarebbe tornato in orario. Ma aveva la sua parola che la sera sarebbe tornato da lei, lo avrebbe aspettato in camera dopo la partenza degli ospiti.

Ci fu un via vai di cameriere nella sua stanza, le prepararono il bagno, le acconciarono i capelli in diverse fogge, provando varie pettinature e sua madre guardava per promuovere o bocciare. Emma la lasciava fare, non le dispiaceva farsi trattare da bambina per un paio d’ore, le piaceva subire le coccole di sua madre, le era mancata!

 

 

- Mi raccomando! Domani mattina alle cinque dovete essere con la carrozza al luogo dell’appuntamento, Emma prenderà posto in carrozza e ci avvieremo verso il punto che vi ho indicato sulla cartina. Jack e Max anticiperanno la carrozza, Nicodemo e Jefferson saranno in retroguardia. Io sarò in carrozza con Emma e il mio cavallo sarà tra quelli del traino.

Killian diede le ultime indicazioni per il giorno seguente, i suoi uomini annuirono e dopo i saluti ripartì, a cavallo, alla volta del Palazzo del Governatore, non aveva intenzione di perdere la cena in onore di Emma –Barbra. Ciò che agognava, più che la festa in suo onore, era di poter passare la notte con lei, quelle due notti, da quando erano arrivati, non era successo e aveva sentito terribilmente la sua mancanza. La nostalgia dei momenti di intimità sulla sua nave, gli premevano sull’anima. Forse la notte passata era stato un errore andare via o forse no. Gli erano rimasti dei dubbi su quella notte, non sapeva cosa aspettarsi da Emma al suo ritorno. Forse la compagnia di vecchi amici, a cena, l’avrebbe rilassata, chissà? Spronò il cavallo, aveva bisogno di fare un bagno, la giornata era stata molto calda e sia lui che i suoi compagni avevano sudato parecchio. Nel biglietto della Reggente si diceva che sarebbe stato a sua disposizione anche il sarto di palazzo, era un bene, non portava indumenti eleganti con sé, se non quelli per lui più pratici e adatti alla missione.

Arrivò per le 19,00, mancavano due ore, non ci sarebbe voluto tutto quel tempo, sperò di poter vedere Emma anche prima della cena, ma quando arrivò gli dissero che si stava preparando. Giusto, era una Principessa! La prima e unica volta che era stato ad una festa per lei, aveva tardato a scendere e non si erano potuti vedere in viso e ricordò che sulla nave, quando si dedicava al suo bagno, le piaceva stare a lungo in acqua. Si diresse verso la sua stanza, guardò in direzione della porta di Emma e vide una cameriera che entrava, non era sola, non poteva andare da lei. Entrò in camera e  notò che il valletto gli aveva preparato il bagno. Perfetto! Un desiderio che si avverava! Il valletto gli disse che appena avesse voluto, suonando il campanello egli sarebbe tornato per barba e capelli e avrebbe portato anche il sarto. Killian non era più abituato a quelle attenzioni e servigi da nobile, ma non se ne dispiacque. Quando fu il momento il valletto, usando un panno caldo sul suo volto e poi il rasoio, sistemò in modo impeccabile la barba e i baffi, rasando le guance e definendo la peluria restante. Spuntò il ciuffo di capelli che solitamente gli ricadevano ribelli sulla fronte e li lasciò asciugare in modo ordinato. Rimase molto meravigliato, nel vedere che il sarto aveva confezionato un vestito per lui, senza avergli preso le misure. Il vestito fu indossato e gli cadeva a pennello, facendo risaltare le ampie spalle ed il bacino stretto. Gli porsero uno specchio e il suo narcisismo rimase soddisfatto, ironizzò su sé stesso

 – Ovviamente sono maledettamente affascinante!

Mancavano dieci minuti alle 21,00, scese, andando verso la grande sala. I due valletti gli aprirono la porta e entrò.

Ricordava tutto di quella grande sala, l’enorme lampadario centrale in cristallo, illuminato da una serie di candele accese, la scalinata da dove dodici anni prima doveva scendere Emma …

Guardò nuovamente il biglietto di White Margaret, in dubbio sull’orario. Diceva ore 21,00 e l’ora era esatta! Ma era uno scherzo? Dove erano gli altri? Aveva sbagliato sala? In un lato della sala un tavolo rotondo era stato apparecchiato elegantemente, al centro di esso brillavano due lunghe candele accese … Sentì un rumore provenire dalla sommità della scalinata, la porta, il cigolio della porta e un’apparizione gli fece perdere un battito al cuore.

Emma, splendida nel vestito che aveva indossato dodici anni prima, stava scendendo le scale. I suoi capelli erano sciolti sulle spalle, ricadevano a boccoli. La trovò incantevole. Avrebbe potuto innamorarsi di lei, ancora di più, di quanto se ne era innamorato, quella famosa sera senza averla vista in volto? Se l’avesse vista non sarebbe riuscito a partire con Liam, ora ne era certo. Lei scendendo rimase non meno meravigliata, sia dell’assenza degli ospiti che a vedere Killian vestito in quel modo. Indossava pantaloni bianchi, con stivali marroni e una giacca nello stile della marina, blu con alamari dorati e le spalline con frange, anche esse dorate. Molto simile alla divisa da Tenente di dodici anni prima. Ricordò le parole di sua nonna Regina “con un piccolo aiuto i desideri si possono realizzare”. Regina e sua madre avevano organizzato tutto per loro, per farli rivivere un momento che avevano perso, era veramente tornare alle origini!

Emma volò verso Killian, leggiadra nel suo vestito bianco. Lui l’aspettava in fondo alle scale, un piede sullo scalino e il braccio destro appoggiato alla ringhiera di marmo. Le prese la mano sinistra, il solitario brillò, le depose un bacio galante sul dorso della mano, mentre la guardava negli occhi, poi in un sussurro

 – Sei bellissima Swan!

– Anche tu Capitano …

Il suono di un carillon aleggiò nell’aria, si guardarono intorno

– A quanto pare qualcuno ci ha voluto regalare un nuovo inizio …

- Un bel regalo Emma, era quello che avresti voluto, la possibilità di riavere quel momento perduto … siamo qui, ci stiamo guardando negli occhi e so cosa avrei provato per te se ti avessi vista in volto …

 - C .. Cosa Killian?

 – La voglia di restare ... perché la tua magia, come ti ho già detto, mi ha stregato, non sarei potuto andarmene, avrei fatto di tutto per restare solo con te …

-Saremo andati in giardino e forse ci saremo baciati … per me sarebbe stata la prima volta …

 - Poi … ti avrei chiesto di essere mia … per sempre …

Non fantasticarono oltre, ora era diverso, non avevano l’ingenuità di allora. Si gettarono l’una nelle braccia dell’altro, baciandosi selvaggiamente, consapevoli del desiderio reciproco. Stretti in quell’abbraccio, iniziarono a muoversi secondo il ritmo della musica del Carillon. Il bacio divenne meno urgente e più calmo e dolce, appagante nella sua semplicità. Continuarono a ballare, separando le labbra e guardandosi negli occhi.

 Qualcuno gioiva per loro in quel momento. La mano di Regina trascinò via Margaret, lasciando che il carillon continuasse a suonare.

Il tavolo era stato apparecchiato, sapientemente, per due. Sotto i coperchi a cupola, argentei, vi trovarono cibi prelibati: ostriche, crostacei e asparagi. Cibi afrodisiaci, notò Emma. Ne avevano bisogno? Ballare con Killian, essere tra le sue braccia, il suo odore di pulito, i capelli e la barba perfetti, il suo sorriso e, più di tutto, i suoi meravigliosi occhi di lapislazzulo, per Emma era già abbastanza afrodisiaco. Non diversamente per lui, vederla così, in quell’abito bianco, tale e quale a dodici anni prima, guardarla negli occhi di smeraldo e restare senza fiato, era abbastanza afrodisiaco.

Mangiarono appena, non avevano fame, almeno non di cibo. Non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso. Si alzarono e uscirono nel giardino. Anche quella notte l’aria tiepida di luglio si faceva sentire, mentre la brezza del mare portava un alito fresco. Si ritrovarono stretti in un abbraccio, di nuovo occhi negli occhi e labbra ad un soffio di bacio.

– Killian, ho pensato a ieri notte, non voglio fantasmi che interferiscano tra noi …

Lui l’ascoltava attentamente, quasi trattenendo il fiato ..

– Vorrei che questa notte restassi con me … non voglio che quella stanza sia fatta solo di brutti ricordi …

Non doveva dire altro, era quello che Killian avrebbe voluto sentirle dire e, prima di baciarla con passione, le rispose semplicemente:

 - Come la Signora desidera.

Non tardarono oltre, Lui la prese per mano e rientrarono avviandosi per la scalinata. Giunti in cima, Killian la prese in braccio come una sposa, quello le sembrava, si diresse verso la porta della sua stanza, era appena socchiusa, si aprì con la spinta di un calcio e entrarono chiudendola alle loro spalle.

– Dimenticavo! La cameriera doveva venire ad aiutarmi con il vestito …

 - Ti preoccupi che io non riesca a farti uscire da quel magnifico abito Swan?! Ti assicuro che me la cavo piuttosto bene!

Emma rise, non ne dubitava affatto.

– Vieni qui!

La condusse davanti allo specchio, dove Emma si era provato il vestito. La sua immagine si rifletteva radiosa, alla luce delle candele, poste nei candelabri d’argento che qualcuno aveva acceso, prima che entrassero.

– Stai vedendo la meraviglia che vedo io Emma …

Killian, dietro di lei, iniziò a slacciarle l’intreccio dei lacci che chiudevano il vestito. Emma sentiva, centimetro per centimetro, le sue dita, lungo l’apertura, sfiorarle la pelle nuda e piccoli brividi di piacere attraversavano il suo corpo. Le spostò i lunghi capelli sulla spalla sinistra e  con leggerezza le fece scorrere le dita dal collo, lungo la colonna vertebrale. Spostò i lembi del vestito e con la mano lignea guantata di pelle, insieme alla destra, le accarezzò le scapole, risalì verso le spalle per far ricadere verso l’esterno i due lembi della stoffa. Accarezzandole le braccia, accompagnò il corsetto del vestito sempre più in basso, fino a farlo arrivare alla vita di Emma, lasciandole i seni scoperti. Posò le labbra sulla sua spalla destra, dandole un umido bacio, assaporando la sua pelle. Le avvolse la vita con il braccio sinistro e portando la mano destra in avanti, risalì verso il seno. Emma deglutiva con il battito cardiaco sempre più accelerato, mentre lui le stringeva e massaggiava il seno, delicatamente, stuzzicandone la piccola gemma che lo sormontava, rendendola turgida e arrossata. Indicandole la loro immagine riflessa allo specchio  e continuando a toccarla le disse:

 – Guardati Emma … guardati … sei bellissima … questo è quello che io vedo .. Sei la mia casa Emma … con te mi sento a casa. I tuoi occhi … mi fanno pensare all’erba della mia Irlanda, sei la mia terra …

La accarezzava mentre parlava, facendo navigare la sua mano su ogni punto del suo corpo che pian piano nominava simbolicamente

– Le tue tenere colline … dolci pendii … discese … vallate …

Con le due mani le fece scivolare dai fianchi il vestito candido e lei rimase con la culotte di seta bianca, chiusa da un laccetto che l’arricciava in vita. Lui, con un sol gesto, sciolse il laccetto. La strinse di più a sé, con il braccio intorno alla vita e fece scivolare la mano sul suo davanti, insinuandosi nella culotte.

– Ancora colline erbose … insenature marine … qui … su questo piccolo scoglio .. si infrangono le onde del tuo mare … qui … il calmo porto dove il mio vascello può trovare rifugio ..

Emma sentiva il fluire della propria eccitazione, mentre le parole di Killian la stavano facendo arrossire e la sua voce calda e roca, così sensuale, la faceva sognare. La sua mano, esperta e impudica, la carezzava intimamente e le sue dita, impertinenti ed esigenti, iniziavano a scorrere, in una carezza lussuriosa e ardita, dentro di lei. Era una nuova sensazione, più forte dei baci proibiti che le aveva regalato sulla sua nave. Emma respirava sempre più affannosamente, stringendo le gambe e inarcando la schiena, aderendo maggiormente al petto di Killian. Poi afferrò la sua mano e la tirò via. Killian vide dallo specchio la sua espressione, se ne preoccupò, cosa succedeva ora? Di nuovo Emma avrebbe rialzato le barriere? Lei si voltò verso di lui e con sua meraviglia, velocemente gli tolse la giacca, con frenesia gli sciolse la sciarpa, buttandola a terra, con impazienza e irruenza, quasi strappò la camicia bianca che lui indossava. La fece scivolare dai suoi bicipiti muscolosi e giù sul pavimento con la giacca. Lo guardava negli occhi azzurri senza parlare, non era affatto brava con le parole, lo sapevano entrambe. Killian sorrideva, divertito ed eccitato, dal suo modo di fare e di essere. Le mani di Emma scorsero sul suo torace atletico, tracciando grandi e poi piccoli cerchi intorno ai suoi capezzoli, facendolo sussultare, si distaccò un attimo, lo guardò e si gettò sulle sue labbra, si scambiarono un bacio avido, pieno di desiderio. Killian le accarezzava le braccia e la schiena. Emma sentiva il tocco sensuale del guanto di pelle sulle natiche, mentre si insinuava nella culotte. Fece lo stesso su di lui, portò le mani al suo inguine rigonfio sotto, i pantaloni aderenti, gli tolse la cintura, sbottonò l’indumento

– Togliti quegli stivali Killian, non ti serviranno per entrare nel letto!

Lui rise ed esegui

– Come la Mia Signora desidera!

Lei ora si occupò dei suoi pantaloni, facendoli scivolare dai suoi fianchi stretti e snelli. Erano rimasti ambedue con l’ultimo indumento intimo. Emma sorprese ancora Killian. Gli poggiò la mano destra aperta sul cuore e lo spinse in dietro, il suo sguardo era velato dalla lussuria, Killian ne era felice e si lasciò spingere, camminando all’indietro, verso il letto a baldacchino. Sentì il letto dietro le gambe, abbracciò Emma, la liberò dell’ultimo indumento, lei fece lo stesso con lui, la pose seduta sul letto, le gambe fuori dal bordo. Si inginocchiò tra di esse, spingendole delicatamente il torace sul letto, la face sdraiare. Le carezzò l’interno delle gambe e cercò nuovamente il piccolo scoglio dove le onde si sarebbero infrante. Si avvicinò con le labbra, la solleticò e le regalò, come aveva fatto sulla nave, baci intimi e languidi che la fecero sospirare e gemere di piacere. Si rialzò e si distesero uno di fianco all’altra.

– Emma, amore mio, voglio farti sentire ancora di più ora ..

Si impadronì delle sue labbra e lei voluttuosa rispose con passione, carezzandogli il collo e affondando le dita nei suoi capelli scuri, mentre abilmente, le dita di Killian ancora la cercavano nell’intimità e trovandola pronta per lui, calda e bagnata, entrarono con facilità in ciò che lui aveva definito il suo porto tranquillo. I movimenti lenti, languidi e sempre più profondi si susseguirono, lei sentì contrarre i propri tessuti e iniziare un piacere che ancora non conosceva.

– Sento che stai bruciando come me Emma … dimmi che mi vuoi come io ti voglio …

- Ti voglio Killian!

– Voglio che tu sia sicura di voler essere mia Emma … chiedimelo ...

 – Voglio essere tua Killian e voglio che tu sia mio … adesso ..

Si baciarono ancora con ardore e mentre il bacio continuava, lui si posizionò su di lei, teso allo spasmo per l’eccitazione, lei lo accolse ospitale nel mare del suo piacere. Delicatamente scivolò dentro di lei e si completarono, furono una cosa sola, furono ciò che volevano essere, un’unica anima, un unico cuore. Emma lo avvolse nel suo calore intimo, accogliendolo e accogliendolo ancora, movimenti sensuali sempre più veloci che li innalzavano verso le vette del Paradiso, gridando i loro nomi e, quando furono all’apice, Emma si fermò improvvisamente, sconvolgendolo nuovamente. Perché?! Si chiese Killian senza il coraggio di  parlare. Emma vide la sua espressione di sgomento e gli sorrise

 – Mi hai fatta tua, come volevo e come desideravi, ma ti ho detto anche che volevo tu fossi mio …

Invertì con un colpo di reni la posizione, era come quando lottava, rovesciò Killian sulla schiena, mentre lui rideva, passando su di lui che, capendo il suo gioco, non poté che regalarle uno dei suoi sorrisi smaglianti, mentre i suoi occhi azzurri si chiudevano per il piacere e il suo petto atletico si alzava e abbassava ansimante. Fu lei questa volta ad impossessarsi di lui, scivolando sul suo turgore, godendone per la sensazione di pienezza che le dava, muovendosi ritmicamente e facendolo gemere di piacere a sua volta. Quello che sentirono dopo, fu un’esplosione di energia che li attraversò dai visceri al cervello, facendoli ricadere l’una nelle braccia dell’altro. Killian aveva guidato i suoi movimenti, carezzandole dolcemente i fianchi, fu pronto a stringerla al petto, quando lei ricadde su di lui, sfinita dal piacere reciproco. Si accoccolarono abbracciati e rimasero così, colti dal torpore dato dall’orgasmo provato contemporaneamente.

 

Si svegliarono come si erano addormentati, si guardarono negli occhi, rendendosi conto di quanto si amavano e di quanto bisogno avevano l’una dell’altro. Emma aveva superato quell’ultima barriera. Killian sentiva il solito calore nel petto che ormai chiamava Emma. Erano andati fino in fondo, questa volta, ed era stato meravigliosamente oltre le reciproche aspettative. Dovettero alzarsi, avevano appuntamento con gli uomini di Killian per partire alla volta del luogo per il meeting. Killian andò nella sua stanza per vestirsi adeguatamente alla missione, poi tornò da Emma che già pronta, con i pantaloni e stivali, stava indossando su di essi una gonna da cavallerizza. Sulla sua scrivania era poggiata la spada dalla lama ondulata e una pergamena. Killian si avvicinò per prenderle la spada e vide la pergamena, automaticamente la lesse, una nuova speranza di felicità lo inebriò, era l’atto di annullamento del matrimonio di Emma con Neal. Si voltò verso la sua donna, ormai la considerava tale, porgendole la spada. Emma la prese con sguardo preoccupato.

– Tra breve partiremo Killian, questa notte è stata molto importante per me, sei riuscito a cancellare i miei fantasmi. Non so come andrà la missione, potremmo incontrare pericoli seri, qualcosa potrebbe dividerci, voglio dirti quello che da tanto avrei dovuto e non ci sono riuscita … Ti amo Killian, ti amo con tutta me stessa …

Non si aspettava quella dichiarazione, non in quel momento, ma ormai sapeva che Emma lo avrebbe sempre sorpreso. L’emozione a sentirla dichiarare ciò che lui già sapeva, ma che era rassicurante sentirselo dire, fu grande. Lui che sapeva trovare parole dolci e romantiche, non riuscì a parlare, ma con impeto la prese nuovamente tra le braccia per baciarla l’ennesima volta, intrecciando la lingua alla sua, facendo l’amore anche così.

Controvoglia si allontanarono. Killian teneva la spada e ne guardò l’ elsa.

 – Sai cosa significano il cigno e l’uncino Emma?

– Per la verità non so, amore mio.

Non lo aveva mai chiamato così, neppure durante i momenti di intimità, gli fece battere più forte il cuore.

– E’ strano Emma, ma da quando mi hai mostrato questa spada, la prima volta, ho avuto l’impressione che fosse stata fatta per noi, è vero che il tuo secondo nome è Swan, ma io ti ho chiamata così da subito, senza saperlo e l’uncino mi ha rappresentato fino a pochi giorni fa. Non so perché ci sono questi simboli sull’elsa, ma è come se questa spada avesse viaggiato nello spazio e nel tempo per riunirci, è come se fosse il nostro simbolo …

 - Si, potremmo dire che questa spada è sia mia che tua, la potremmo considerare come il simbolo del nostro amore, che ne dici?

 – Si Emma e ti voglio fare una promessa su questa spada, qualsiasi cosa succeda, dovessimo separarci o perderci, nello spazio e nel tempo, io ti ritroverò sempre!

– Nello spazio e nel tempo, Killian, ti prometto anche io, che ti ritroverò sempre!

In un capanno da pastori o in un castello, quella promessa risuonava da tempo immemore …

Killian come Cillian … Emma come Gwyneth …

 

Angolo dell’autrice

Se siete arrivati fin qui, avete ovviamente già letto. Ora piccolo esperimento, rileggete e quando parla Killian immaginate di sentire la voce di Colin. Fatemi sapere le vostre sensazioni e se riuscite a vedere le immagini.

La storia è diventata lunga, spero che non vi stia annoiando, mancano pochi altri capitoli alla fine e mi farebbe piacere se anche chi non ha mai recensito, ma ha letto fino ad ora mi facesse sapere un suo parere. Quali capitoli sono stati più pesanti e perché e quali sono piaciuti di più e perché.

Ringrazio comunque tutti coloro che hanno letto, sono tanti, e chi con pazienza, sensibilità e attenzione ha recensito. Buona settimana a tutti

Lady Lara

   
 
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