XXI Capitolo
La Promessa
Cornovaglia,
molto tempo fa …
Il cavallo
galoppava silenzioso nel buio della notte. I suoi
zoccoli erano stati fasciati da stracci, per attutire il suono che
avrebbero
provocato, rendendolo facilmente individuabile nella quiete notturna.
Nessuno
doveva sapere, che un oscuro cavaliere, vestito da un lungo mantello
nero e il
capo coperto da un cappuccio, si stava recando alla baracca di Malcom.
Il Cavaliere
avvistò tra gli alberi la sagoma della baracca.
Scese da cavallo e preferì avviarsi a piedi, verso
quell’umile dimora,
lasciando il cavallo legato, con la briglia, ad uno degli alberi.
Muovendosi
con
circospezione, tra i mucchi di legna affastellati, tra una capanna e
l’altra,
che costituivano un piccolo villaggio, sulla sponda celtica del lago,
arrivò
alla sua meta.
Due colpi brevi
e uno lungo, il segnale pattuito, vennero bussati
alla porta e questa si aprì prudentemente, lasciando
trapelare la luce della
fornace che sfavillava dall’interno. La grossa mano callosa,
di un uomo dalla
folta capigliatura e dalla barba ispida e screziata di grigio, era
posata
sull’uscio e fece cenno all’ospite, appena
arrivato, di entrare velocemente. Il
grembiule di cuoio, che rivestiva l’addome
dell’uomo, apparve lucido alla
fiamma della fornace, quando si girò verso di essa. Quella
sorta di grembiule
gli era necessario, quando si affaccendava nel suo lavoro di fabbro.
–
Malcom, fedele
amico! È pronta?
Dall’ombra
del cappuccio, la voce uscì melodiosa, mentre la
donna vi portava le mani per scoprire il capo e mostrarsi
all’amico fabbro.
– Si
Mia Signora! È pronta. Non so neppure io come sono
riuscito a realizzarla, il disegno era bellissimo e complesso, devo
dire che ho
sudato sette camicie e non solo per il caldo della mia fornace!
L’uomo
rise sommessamente, proferendo questa dichiarazione e
la donna gli rivolse un affettuoso sorriso, di rimando.
– Si,
il disegno è stato eseguito con abilità e
creatività!
Una
punta di orgoglio
si notò nel tono della sua voce, mentre pensava al giovane
che aveva realizzato
quel disegno.
–
Mostramela ora
Malcom, sono impaziente di vederla dal vivo!
Il fabbro si
accostò ad una cassapanca di legno, poggiata
alla parete, uno dei pochi mobili di arredamento presenti in quella
umile
baracca, che aveva il doppio ruolo di casa e officina per Malcom.
L’uomo
estrasse un lungo oggetto, avvolto da un panno di tela grezza. Tolse il
panno e
il metallo dell’oggetto brillò alla luce della
fiamma, riflettendosi nei verdi
occhi meravigliati della donna.
–
E’ bellissima
Malcom! Hai realizzato un capolavoro dal disegno! Ora dovrai provvedere
a
fondere i minerali per formare il suo involucro, dovrà
sembrare una pietra
naturale. Ti basteranno tre giorni?
–
Per te Principessa
me li farò bastare. Lo sai che lo considero un onore fare
quello che posso per
questa causa e, con il mio silenzio, sarà il ringraziamento
per te e
Lancillotto che mi avete reso parte di una grande cosa.
La donna pose la
mano destra sulla spalla di Malcom, in segno
di ringraziamento e stima.
– Sono
io che ti ringrazio Malcom! E se le cose andranno come
spero, saranno i nostri popoli un giorno a ringraziarti, per la tua
fondamentale collaborazione. Ora vado e la porto con me.
Tornerò tra tre notti
per l’inserimento. Il luogo è già
deciso, per il resto ci penserà lui.
–
Lancillotto è
scaltro e coraggioso, saprà come fare!
La donna
indossò nuovamente il cappuccio sui capelli biondi,
raccolti in una lunga treccia, prese l’oggetto dalle mani di
Malcom e
silenziosamente come era arrivata, scivolò tra le ombre
della notte e tornò al
suo cavallo.
Cavalcò
costeggiando il lago, fino a giungere nella radura
dove si ergeva una solitaria capanna da pastori. Lui
l’attendeva lì, come da
accodi.
Il cane pastore,
a guardia delle numerose pecore, le corse
incontro senza abbaiare e scodinzolando, la conosceva e, come sempre,
si
aspettava da lei una carezza sulla testa affusolata. La
donna scese da cavallo e accontentò la fedele
bestiola, che guaì emozionata.
–
Portami da Lui Buck!
Velocemente, con
il cane che le saltellava al fianco, la
figura incappucciata si avviò verso la porta della capanna.
Con il pugno chiuso
bussò il solito segnale e a bassa voce disse:
-
Aprimi, sono io!
La porta si
aprì, due forti e muscolose braccia l’afferrarono
per la vita, tirandola dentro, mentre due labbra morbide e calde si
impossessavano, con passione e desiderio, delle sue. Lei fece scorrere
velocemente
le mani sulle braccia del giovane, passando poi sulle sue spalle, il
collo e
affondando nei suoi capelli bruni e selvaggi, accentuando con la presa
il contatto
tra le loro labbra. Erano giorni che non si vedevano, la loro
eccitazione per
quel contatto, si accese immediatamente, come il fuoco da un vecchio
tronco di
legno secco, colpito da un fulmine.
Si erano
incontrati quattro anni prima, vivendo una forte attrazione,
si erano amati da subito, presi da un amore intenso e passionale,
più grande
della loro ingenua e innocente giovane età.
Quel giorno lui
aveva ucciso un lupo enorme, solo con l’aiuto
di un piccolo pugnale e del suo grande coraggio. Portandone la pelle al
villaggio, era stato onorato da tutti e, da quel giorno, iniziarono a
chiamarlo
Lancillotto, un nome il cui significato si perdeva nelle radici antiche
del
loro linguaggio.
Lei aveva
continuato a chiamarlo con il suo vero nome.
–
Cillian, amore mio! Mi sei mancato tanto questi giorni!
–
Gwyneth, anche tu mi
sei mancata, non ho fatto altro che pensare a questo momento! Stavo
impazzendo
dalla voglia di riaverti tra le braccia!
In quei quattro
anni, dal loro primo incontro, avevano
continuato a vedersi quasi tutti i giorni, mentre Cillian risiedeva nel
capanno, poi, più raramente, quando arrivava
l’autunno e l’inverno. Il capanno
era il loro rifugio e l’alcova per il loro amore.
Erano assetati
l’uno dell’altra, si bevvero reciprocamente
con i loro baci appassionati e, come sempre, non riuscirono a resistere
a lungo
alla bramosia delle loro mani, che velocemente, tolsero reciprocamente
gli
indumenti che indossavano.
Cillian
tirò su, verso di sé, Gwyneth e lei agilmente gli
avvolse le gambe intorno alle natiche snelle e muscolose. Sostenendo
con le
mani la sua amata, si diresse sul giaciglio rivestito di pelliccia, si
mise
seduto e lasciò che lei si muovesse sulla sua erezione.
Erano cresciuti in
quegli anni. Le forme leggermente acerbe di lei, ora apparivano ben
sviluppate
agli occhi di lui e, ogni giorno, più desiderabili. Lei
reclinava la testa
indietro, mentre il suo corpo si inarcava verso il torace di lui, i
movimenti
del suo bacino sempre più ritmici, mentre con le mani gli
accostava il capo al
seno, accarezzandogli i bruni capelli ribelli. Avevano imparato a
conoscere i
loro corpi, sapevano ormai come darsi piacere l’un
l’altra. Gemendo per quel piacere
Cillian, affondò il viso tra i suoi seni, li
solleticò con la soffice barba,
che ora gli ornava in modo più definito il mento e il labbro
superiore, con le
labbra si impossessò di uno dei due rosei capezzoli,
succhiandolo e
carezzandolo con lenti, caldi e umidi colpi della lingua. Le sue
braccia
tenevano a sé la sua donna, carezzandole la schiena, come
sapeva lei preferisse.
Generosamente fece sì che lei arrivasse all’apice
del piacere, dopodiché invertì
le posizioni. Ora lei era sdraiata sulla schiena e lui su di lei, con
ritmo
sempre più veloce, nei movimenti guizzanti della sua
muscolatura, si stava
impossessando di lei sempre più a fondo, portando entrambe a
raggiungere, con
voluttà, le vette più alte di quanto potevano
provare. Infine si abbandonarono,
brucianti e sudati, su quelle morbide pellicce, affiancati, guardandosi
felici
negli occhi e vedendo, l’uno nell’altra, verdi
prati infiniti lambiti
dall’azzurro dell’oceano immenso …
-
Malcom ha realizzato
il tuo disegno in modo impeccabile Cillian!
–
E’ riuscito ad incidere anche i due piccoli scudi con il
cigno e l’uncino?
–
Si, guarda tu
stesso!
Si alzarono dal
giaciglio, senza pensare a rivestirsi.
Gwyneth raccolse l’oggetto che le era caduto di mano quando,
appena entrata,
lui l’aveva abbracciata. Tolse la tela che lo copriva e lo
porse a Cillian. La
lama ondulata ora brillava nelle mani del giovane. Era incredulo, la
spada
andava oltre le sue aspettative. Gli intagli sulla lama erano
perfettamente
uguali al suo disegno e i due piccoli scudi dorati, sui bracci laterali
dell’elsa, erano come lui li aveva ideati. Un cigno in uno ed
un uncino nell’altro.
– I
nostri simboli amore mio. Tu sei il cigno che credevo di
aver visto nel laghetto, la prima volta che i miei occhi si sono posati
su di
te, l’uncino è la parte ricurva del mio bastone da
pastore. Solo io e te
sapremo cosa significano. Questa spada
è,
e sarà, il simbolo del nostro amore, ti prometto su di essa
che, nello spazio e
nel tempo, dovessimo perderci, io ti ritroverò sempre.
– Si
Cillian, è il simbolo del nostro amore e io ti faccio la
stessa promessa, in fin dei conti tutto quello che stiamo facendo, per
unire la
nostra gente è finalizzato alla possibilità di
poter essere uniti anche noi,
potrai chiedermi in sposa a mio padre, non potranno opporsi
né lui né la tua
famiglia, perché non saremo più nemici.
–
Appena sarà pronta la pietra, con la spada inserita, la
porteremo nel bosco, parlerò con Artorius e gli
racconterò la storia che
abbiamo inventato. È l’uomo adatto, ha
già un ruolo di comando come romano, il
fatto di essere per metà Celta lo fa ben vedere da tutta la
mia gente. Sarà il
Capo perfetto e io farò in modo che lo possa diventare!
Malcom ci darà una mano
a spargere la voce sull’esistenza della “spada del
coraggio e del potere”.
Tutti, Sassoni e Celti, saranno interessati ad estrarre la spada, ma
solo io so
come fare e lo suggerirò ad Artorius, in modo che sia
l’unico a riuscirci e
potrà essere nominato comandante in capo, nel riunire i due
popoli del lago.
– Io
farò la mia parte con il mio popolo …
-
Presto potremmo
vivere il nostro amore alla luce del giorno Gwyneth e nessuno
potrà dire nulla
in contrario …
Dicendo queste
ultime parole, si gettarono nuovamente l’una
nelle braccia dell’altro, avevano fatto bene a non rivestirsi
…
Cillian
celava un animo romantico, pacifico,
da artista, in un corpo muscoloso da guerriero. Era coraggioso,
impavido,
generoso. Non aveva nessuna sete di potere, né ambizioni di
comando. Se avesse
avuto le caratteristiche che non possedeva, affiancate alle
qualità possedute,
sarebbe stato lui il capo perfetto. Artorius possedeva sia le
qualità che la
capacità di comando, unita ad una forte ambizione. Cillian
lo sapeva, per
questo, oltre che per il sangue misto, lo aveva scelto. Con il suo
migliore
amico avrebbero riunito i due popoli e lui finalmente si sarebbe unito
alla
donna che amava e che lo ricambiava. Ciò che Cillian e
Gwyneth stavano facendo
era solo per amore, il loro profondo amore.
***
Maine, 1726
Emma si era
gettata nel suo grande
letto a baldacchino, esausta per l’intensa giornata avuta e
per le forti
emozioni provate, nell’ aver dovuto parlare con suo padre e
con Regina, della
situazione con Neal. Purtroppo, il momento più doloroso
della giornata, era
avvenuto pochi minuti prima, con l’uomo che amava. Non le
aveva dato tempo di
spiegarsi, si era chiuso all’ascolto, trincerandosi dietro il
muro della
gelosia e, inconsapevolmente, sapeva che Killian ne era inconsapevole,
l’aveva
ferita. Non tanto per le parole dette, ma per la mancanza di fiducia e
stima
che aveva letto tra quelle righe e nel suo sguardo. Si era voltata
quando lui,
con voce incrinata, vedendo che andava via, l’aveva
richiamata a sé e lei, con
tono pacato, gli aveva risposto di leggere nel proprio cuore per
intuire la
verità. Sapeva che Killian la amava, lo dimostrava di
continuo, ma doveva
dominare la gelosia e la possessività che nutriva nei suoi
confronti. Doveva
avere fiducia in lei e, se il suo amore era vero e altruistico, avrebbe
capito
l’errore e sarebbe tornato sui suoi passi. Aveva pianto in
quei pochi minuti,
distesa sul suo letto da principessa, temendo che lui non avrebbe
bussato alla
sua porta. Ancora indossava il vestito di seta verde acqua e i capelli
non
erano stati sciolti. Ora l’abito era sgualcito e i capelli un
po’ scompigliati.
Quando sentì bussare alla porta scattò seduta sul
letto e il cuore iniziò ad
accelerare i battiti nel petto. Rimase seduta per un paio di minuti,
con
l’orecchio teso ad ascoltare. Poi si alzò e
andò alla porta. Non aprì, poggiò
la mano sinistra sul legno e l’orecchio attento ai suoni
esterni. Sentì Killian
pregarla, a bassa, voce di aprirgli la porta. Sentì il suo
sospiro di
disperazione. Non riuscì a resistere, avrebbe voluto
abbracciarlo e portarlo
nella sua stanza, ma qualcosa la bloccava e il suo gesto fu solo di
aprirgli la
porta. Sentì una forte emozione alle sue parole. Aveva
scrutato nel proprio
cuore e, le aveva detto, vi aveva trovato dentro soltanto lei. Appena
dette
quelle romantiche parole si era fatto avanti verso di le, con il chiaro
intento
di abbracciarla, ma Emma si era tirata in dietro, sollevando una mano
per farlo
fermare. Era rimasto turbato dal gesto.
– Sono
stato un idiota Emma …
-
Si lo posso confermare …
- Amore
già mi sento in colpa! Non è
necessario infierire!
Emma
sorrise. Lui fu felice di essere riuscito
a strapparle un sorriso.
–
La verità è che sono geloso Emma, non posso
neppure pensare all’idea che un altro ti sfiori. La gelosia
mi stava accecando
quando mi hai confermato che non mi avevi mentito su Neal, sono
arrivato a
pensare che il bambino fosse di Jamie…
- Di Jamie! Oh
Killian! Eppure mi
avevi detto che ti sembrava che il mio corpo non avesse conosciuto
maternità …
Avrei voluto raccontarti tutto allora, dirti che era proprio come avevi
intuito, ma ho avuto paura! Jamie, quando l’ho conosciuto,
nonostante il
tentativo di tutti di distogliermi dallo sposare
Neal, mi confidò di essere promesso a Claire,
in un matrimonio combinato dalle famiglie e che, fortunatamente, si
amavano. Si
sono sposati poco dopo di me e sono molto felici insieme.
– Mi
ricordo di Lady Claire, ero
presente quando l’ha conosciuta e fu sicuramente un colpo di
fulmine. Fu la
sera del ballo di fine anno accademico. Una sera tremenda se ci penso
…
- Una serata di
gala, danzante,
tremenda?!
–
Non me lo far ricordare! Fui tampinato per
tutta la serata dalle sorelle Dwein e ci mancò poco di
restare azzoppato, a
causa loro e di
Jamie!
Killian
sorrideva al ricordare e
intanto, con quelle brevi confidenze, la tensione tra lui ed Emma si
stava
allentando.
–
Le due sorelle dello scherzo?
–
Proprio loro! Fu per il loro
comportamento nei miei confronti che quel buontempone di Bill
organizzò lo
scherzo!
Emma gli sorrise
nuovamente al
ricordo del racconto di Bill O’Brian
durante il pranzo, sulla “Stella del mattino”,
pochi giorni prima. Killian
intanto ridiventò serio.
– Emma
cosa ti ha spaventato, per cui
non mi hai detto la verità?
–
Ricordi quando mi hai raccontato di Milha e
della ricerca del suo bambino?
Killian si
irrigidì, mentre un
pensiero gli attraversava la mente.
–
Mi hai detto che era figlio del Duca Mc
Cassidy, il padre di Neal. Ti ho raccontato che quando tornò
a Storybrook e
sapemmo delle sue azioni malvagie, avevamo saputo la cosa da uno dei
due
prigionieri che io e Neal avevamo trovato sulla nave del suo complice
Barba Nera.
Solo uno dei prigionieri poteva parlare … l’altro
non poteva … perché era un
lattante. Sapemmo dal prigioniero che il piccolo era figlio del Duca,
ma non
chiedemmo della madre. Per questo ti ho detto che, quando torneremo a
Storybrook, potrai parlare con questa persona e magari, con le domande
giuste,
scoprire qualcosa di più. Voglio che tu conosca Hanry e veda
tu stesso se trovi
delle somiglianze con Milha.
–
Ancora non capisco di cosa hai avuto paura
Emma …
-
Ho avuto paura che se tu avessi scoperto che
Hanry è veramente il piccolo di Milha … me lo
avresti portato via …
Le lacrime
presero il sopravvento,
sulle ultime parole pronunciate da Emma
–
Hai detto che, se trovavi il bambino, lo
avresti riportato in Irlanda con Eddy … Killian …
Hanry è tutta la mia vita …
l’ho preso con me, accudito, curato e amato come se fosse
veramente … mio
figlio. Ha riempito il doloroso vuoto che era la mia vita dopo
l’esperienza … con
Neal. Se sono andata avanti e ho fatto tanto per la popolazione di
Storybrook,
è stato per amore di Hanry. Anche questa missione
… ha lo scopo di dargli un
futuro migliore, non solo a lui, ovviamente, ma a tutti, è
stato l’amore per
lui che mi ha ispirata e guidata. C’era qualcosa in quel
bambino che … mi ha
rapito il cuore … dal primo momento che …
l’ho visto in quella misera culla e
il mio affetto è cresciuto con lui … se
è il bambino di Milha e vorrei che lo
fosse … per sapere che è salvo … ti
prego … non portarmelo via, non sopporterei
il dolore di perdere lui e … te …
Emma piangeva
nel dire questo,
Killian era senza parole. Portarle via un bambino che lei considerava a
tutti
gli effetti suo figlio?! Significava anche togliere a Hanry la donna
che considerava
sua madre! Emma era sicuramente una madre amorevole e stava crescendo
bene il
bambino, non avrebbe potuto trovare una madre migliore! Anche la madre
di Emma,
aveva detto che sua figlia adorava il piccolo.
Il
più grande desiderio di Killian
era di potere avere con se Emma e, se il piccolo non era figlio di
Neal, per
lui non sarebbe stato un problema portar via entrambe, a maggior
ragione se la
vera madre di Hanry era proprio Milha. Sarebbe riuscito anche a
mantenere la
promessa fatta alla donna in punto di morte …
Killian
pensò tutto questo mentre, in
silenzio, guardava Emma che continuava a piangere, preoccupata
ulteriormente
dal suo silenzio.
Fece ancora un
passo verso di lei.
Emma si scostò ancora. Lentamente alzò la mano
verso il suo viso e il suo
sguardo si addolcì, con il riflesso di un dolce sorriso
sulle labbra.
–
Emma, Tesoro … ti ho già detto di non avere
paura di me … lascia che ti asciughi le lacrime …
Come potrei portarti via
quello che è ormai tuo figlio e che ti considera sua madre.
Ho visto come ti
manca … ho visto la luce nei tuoi occhi quando parli di lui
… Ti amo Emma e ti
amo ancora di più per quello che hai dato a Hanry, che sia o
no il figlio di
Milha. Non voglio portartelo via e … non voglio perderti. Se
vorrai e … se mi
vorrai … porterò via sia te che lui …
andremo altrove Emma … Vorrei che tu e il
piccolo foste la mia famiglia … non desidererei nulla di
meglio al mondo …
Asciugò
con il pollice le lacrime
sulla guancia sinistra di Emma e con la mano di legno guantata,
portò via
quelle che scorrevano sulla gota di destra. Con il tallone aveva,
intanto, chiuso
lentamente la porta, dietro di sé. Continuò ad
avanzare verso di Emma, mentre
lei continuava ad indietreggiare. Sembrava quasi una danza, ma Killian
si rese
conto che c’era qualcosa che non andava, non erano solo le
lacrime per il
timore di perdere Hanry o l’offesa di poco prima, della quale
pensava di essere
stato perdonato. Emma stava rialzando le barriere che era riuscito ad
abbattere
sulla nave. Cosa le stava succedendo? Voleva solo carezzarla, baciarla e stringerla come
poco prima sul
terrazzo. Era riuscito a distruggere quanto aveva costruito con lei
nelle
settimane a bordo?
–
Emma, abbracciami come fai di
solito … ti prego! Non mi allontanare, perdonami per prima e
non avere paura …
amore … tu … tu stai tremando … che ti
succede Emma?!
Emma tremava,
sempre più visibilmente,
ad ogni passo che Killian faceva verso di lei. Era vero e proprio
terrore, i
suoi occhi erano sbarrati.
–Tesoro
parlami, fammi capire …
voglio aiutarti …
Emma scuoteva la
testa e aveva
portato le mani davanti a sé, come barriera tra loro.
Improvvisamente a Killian
venne un pensiero e cercò di parlarle ancora, con maggior
calma e tono
affettuoso.
– Emma
… è questa … la stanza della
notte delle tue nozze?
Per tutta
risposta Emma si accasciò a
terra tremante, stringendosi le braccia con le mani e piangendo a testa
bassa.
Killian sentì spezzarsi il cuore per il suo dolore,
odiò Neal Mc Cassidy più di
quanto non aveva fatto la prima volta che Emma gli aveva raccontato di
lui. Non
sapeva cosa fare, come consolarla e fece ciò che gli venne
spontaneo. Si
inginocchiò di fronte a lei, la prese con calma tra le
braccia, la portò a
sedersi sulle sue gambe e la cullò come avrebbe fatto per
consolare un bambino.
Le fece poggiare il capo nell’incavo della sua spalla
sinistra. Mentre, con il braccio
amputato, la teneva per la vita. Iniziò a carezzarle la
guancia e i capelli con
la mano. Lei sentì il suo tocco, era leggero e caldo. Le
portò la treccia sulla
sommità delle spalle, lasciate scoperte
dalla scollatura del vestito di seta. Abilmente, per una sola mano,
tolse il
laccetto che chiudeva l’estremità della treccia e
passò le dita tra i capelli
intrecciati, sciogliendoli delicatamente. Il biondo vaporoso di quella
chioma
si riaprì sulla schiena di Emma. Killian le depose un casto
bacio sulla fronte,
all’attaccatura dei capelli. Le carezzò ancora,
con la punta delle dita, il
viso, scese lungo il collo. Sentiva le pulsazioni veloci del cuore di
Emma.
Sperò che fosse per l’inizio del turbamento che il
piacere delle carezze le
dava, ma non ne era ancora convinto. Scese ancora con le dita
carezzevoli e
leggere sulla seta del corsetto, sfiorandole il seno. Sentì
la piccola gemma
sotto la seta inturgidirsi. Finalmente un segno di reazione!
Tracciò leggeri
cerchi sulla stoffa sottile, intorno alla piccola gemma sottostante. Il
respiro
di Emma cambiò ritmo. Tornò con la mano verso il
suo viso, le alzò il mento
verso di sé e sperando che lei rispondesse ancora,
posò teneramente le labbra
sulle sue, accarezzandole, erano morbide e calde, le carezzò
ancora, con la
punta della lingua, cercando di farle schiudere. Si distaccò
per guardarla in
viso, non piangeva più, respirava con gli occhi chiusi.
Baciò ancora la sua
fronte e si dedicò di nuovo alle sue labbra. Le dita
solleticavano la guancia
di Emma, vicino alla bocca e poi si allontanavano per ridiscendere
lungo il suo
collo da cigno, andando verso la scollatura del vestito e seguendo il
confine
dello scollo. Tornarono ancora verso la sua bocca, mentre, con la punta
della
lingua, continuava ad invitarla a schiudersi a lui. Finalmente Emma
iniziò a
reagire a quelle carezze lente, dolci e sensuali. Fu come riconoscerlo.
Portò
il braccio destro a cingere la schiena di Killian e alzò la
mano sinistra verso
i capelli bruni che gli ricadevano sulla fronte. Egli si
distaccò di nuovo per
guardarla negli occhi, le sorrise e lei ricambiò il sorriso
–
Ben tornata Swan!
Poi nuovamente
fu sulle sue labbra e
il bacio diventò profondo, appassionato e reciproco. Il
corpo di Emma riprese
il calore che le apparteneva. Godettero a lungo di quei baci,
accontentandosi
di sentire il loro sapore ed il loro calore, poi Killian
cercò di rialzarsi.
– Emma
… ti porto sul letto … vuoi?
Annuì
con il capo e lui la prese in
braccio per deporla sul suo letto principesco. I capelli di Emma
brillavano
allargati sul cuscino, l’incarnato del suo viso era diventato
rosato per il
calore della passione. Killian le si sedette vicino, poggiando la mano
destra
oltre il suo fianco. Continuò a guardarla sorridendo. Le
sfiorò il braccio
sinistro risalendo ancora verso la spalla. La vedeva bellissima e la
stava
desiderando ardentemente, ma si rese conto che il fatto di essere
riuscito a
farla riprendere, era già tanto e non voleva insistere.
Avrebbe voluto che
anche lei lo desiderasse allo stesso modo e decise di rendersi
prezioso. Si
chinò su di lei, le depose un bacio sul bordo della
scollatura del vestito, poi
lungo la clavicola e risalì il collo per giungere di nuovo
alle labbra. Fu,
questa volta, un bacio molto casto, appena sfiorato.
– Ti
lascio dormire ora, lo so è
stata una giornata veramente intensa. Domani non ci vedremo per quasi
tutto il
giorno, sai che dovrò organizzare la scorta e vedere il
piano con Jefferson,
domani sera sarò da te. Buona notte Tesoro …
sognami … io so che ti sognerò!
Emma gli
portò le braccia al collo e,
adesso, fu lei a baciarlo intensamente.
–
Buona notte Killian!
Ora era
più difficile lasciarla! E
pensare che lui voleva tentare di rendersi prezioso! Si
ritirò nella sua stanza
controvoglia e come altre volte la sognò veramente
… come l’avrebbe voluta.
Regina aveva
osservato, dal buio
della sua stanza, la scena che si era svolta sulla balconata. Emma era
stata
raggiunta da Killian, inizialmente lui l’aveva abbracciata,
poi c’era stata una
discussione e lei lo aveva schiaffeggiato. Una mezza fuga di Emma, la
rincorsa
di Killian e poi un nuovo inseguirsi rientrando nel palazzo. Cosa era
successo
tra quei due per arrivare allo schiaffo? Regina ritornò a
come si era svolto il
pomeriggio, il momento del the con i pasticcini,
l’espressione facciale del
Capitano al racconto di Margaret, riguardo al figlio di Emma. Il
racconto di
Emma su Neal ... Killian aveva sicuramente capito che il piccolo Hanry
non era
figlio di Neal, probabilmente si era ingelosito, aveva pensato alla
presenza di
un altro uomo. L’aveva visto rimuginare, dopo che Emma si era
ritirata in
camera e poi rientrare di corsa, sicuramente per andare da lei. Il
Capitano
aveva capito la verità! Potere dell’amore!
Pensò Regina, non si può litigare
per più di due minuti e si ha subito bisogno di fare la
pace! Sperò che quei
due stessero facendo l’amore; aveva detto ad Emma che Killian
sarebbe stata la
sua cura per il trauma subito.
Traumi
… quanti se ne potevano
vivere! Regina aveva conosciuto l’amore e aveva sofferto per
esso. Il suo primo
amore era stato il suo istruttore di equitazione. Si erano amati,
approfittando
degli spazi di tempo che le lezioni di equitazione gli lasciavano. Sua
madre,
Lady Rovena, aveva scoperto la tresca e aveva cercato di allontanare il
giovane
Daniel. Ma loro avevano trovato altri modi per incontrarsi e
abbandonarsi alla
passione. Un giorno Daniel non si presentò
all’appuntamento nel fienile. Lo
ritrovarono morto lungo la strada, caduto da cavallo. Una stupida
caduta da
cavallo per un istruttore di equitazione esperto? Nessuno
indagò sulla cinghia
tagliata, del sottopancia del cavallo. Sua madre era una donna
estremamente
ambiziosa, aveva messo a tacere ogni cosa e vista la virtù
perduta della
figlia, le combinò un matrimonio, con un nobiluomo: il
Principe Leopold, da
qualche anno vedovo e padre di una ragazzina, che era quasi sua
coetanea.
Regina non voleva sposare Leopold. Non lo aveva mai visto e il lutto
per la
perdita di Daniel era ancora acceso. Lady Rovena pensò di
organizzare un
festeggiamento, per la conferma del fidanzamento
della figlia e, in
quell’occasione, i due futuri sposi si incontrarono. Per
Leopold fu un colpo di
fulmine e volle confermare, immediatamente, il suo intento di sposare
quella
bellissima creatura bruna. Dopo il matrimonio sarebbero partiti per la
Colonia
del Maine, in America, dove a Leopold fu dato l’incarico di
Reggente da Re
Giacomo II Stuard. Regina, suo malgrado, subì il fascino del
Principe, ma non
avrebbe mai pensato, che il loro matrimonio si sarebbe trasformato in
un’
unione fatta di un sincero sentimento amoroso. Leopold
l’aveva conquistata, con
la sua gentilezza e il suo buon carattere, ogni giorno di
più. Era molto più
grande di lei d’età, sua figlia sembrava una
sorella per Regina non certo sua
figliastra! Quando morì, lei era al suo capezzale, lo aveva
accudito
amorevolmente, ma le sue cure e quelle di Padre Benedictus, purtroppo
non
bastarono. Le ultime parole di Leopold furono di ringraziamento per
lei, per
avergli regalato una nuova giovinezza e per aver illuminato quegli
ultimi anni
della sua vita, con la sua presenza. Regina lo pianse non meno di
quanto aveva
pianto per Daniel.
Si
sedette sulla poltrona di velluto rosso,
vicina alla finestra, le gambe accavallate sotto il raso della sua
camicia da
notte nera. Indossava su quella camicia da notte una vestaglia di
pizzo,
egualmente nera. Era molto sensuale in quel negligé.
Dalla morte di
Leopold erano passati
molti anni ed ora, il cuore di Regina, dopo che Emma si era sposata,
aveva
ripreso a battere. Il Comandante delle guardie, un bell’uomo
dagli occhi
chiari, castano e muscoloso, anche lui vedovo e padre di un bambino di
sette
anni, aveva suscitato il suo interesse e la passione era esplosa tra
loro. Lo
stava aspettando, tra breve avrebbe bussato alla sua camera e avrebbero
passato
la notte insieme. Quasi tutte le notti era così. Regina era
una donna molto passionale
e il suo appetito sessuale era aumentato, con la sicurezza di
sé data dalla
maturità e dall’attrazione fisica per il
Comandante. Si chiese, come poteva,
Emma, non superare il suo blocco con un bel giovane come il Capitano
Jones al
suo fianco? Era un uomo affascinante e desiderabile, inoltre la chimica
e
l’elettricità, tra di loro, erano palpabili.
Udì
il bussare alla porta, tipico del
segnale dell’uomo che attendeva. Andò ad aprire.
–
Regina, non vedevo l’ora di essere da te
questa sera!
–
Robin, amore mio! Vieni dentro
presto!
Non fece in
tempo a chiudere la porta
che Robin l’aveva sollevata tra le braccia e la portava verso
il letto. Distesa
sulla schiena, assaporò ogni momento dei gesti di Robin, il
quale, lentamente,
con le mani, risalì lungo il raso nero, scoprendole le gambe e il ventre. Le schiuse le
gambe ben tornite
e iniziò, il loro amplesso, regalandole per primo un bacio
molto intimo, che
fece ansimare fortemente Regina, inarcarle la schiena e chiedergli di
prenderla
subito.
L’unione
di due corpi, brucianti di passione,
era il giusto completamento dell’amore, Regina ne era
convinta ed era ancora
più convinta di dover aiutare Emma a raggiungere la stessa
completezza, con
l’uomo per il quale si sentiva bruciare della stessa
passione, il bel Capitano
Killian Jones.
Si era alzato
presto la mattina dopo,
per partire alla volta del porto, senza avere occasione di salutare
Emma.
Sperava che stesse meglio, da come si erano lasciati la sera prima,
sembrava di
si, lei aveva avuto uno slancio passionale finale, nei suoi confronti,
che lo
aveva messo a dura prova sull’andare o restare.
–
Capitano Flinth!
Si
sentì chiamare, mentre sistemava
la briglia al suo cavallo. Uno dei paggi in livrea, che la sera prima
aveva
servito a cena, arrivò con una certa fretta, porgendogli un
biglietto piegato e
chiuso in ceralacca rossa, su un piatto d’argento. Cosa
poteva essere? Si
chiese Killian mentre spezzava con la mano la ceralacca.
Sua
Signoria Capitano Killian Flinth Jones
È
invitato, questa sera, alla
cena in
onore di Lady Barbra,
che
si
terrà nel salone di palazzo alle ore 21,00
saranno
presenti pochi amici intimi,
Al
suo
ritorno troverà a disposizione un valletto per
La
Sua
toeletta Ed il sarto di palazzo
Lady
White Margaret Charming Pendràgon
Una festa in
onore di Emma, più che
di Barbra, ovviamente. La Reggente, evidentemente, non aveva resistito
alla
tentazione di festeggiare il ritorno di sua figlia, dopo tanto tempo.
Killian
sorrise e si avviò all’appuntamento con Jefferson
e gli altri suoi uomini.
Emma, nonostante
la stanchezza, non
si era addormentata subito. Era rimasta con la sensazione di calore che
le dava
di solito l’abbraccio di Killian. Si era data della sciocca,
per il blocco che
aveva avuto con lui. Aveva cercato di elaborare quanto le era accaduto.
Killian
non era Neal! Perché accidenti non era riuscita a rilassarsi
con lui come le
riusciva di solito? Avrebbero potuto passare la notte insieme, come
sulla nave.
Era stato bello trovarsi tra le sue braccia, ricevere le sue carezze
… le
mancavano in effetti. Sentì salire l’eccitazione e
aumentare il battito
cardiaco, al ricordo dei momenti intimi avuti durante il viaggio.
Ricordò come
tutto era iniziato. Il crescendo dell’attrazione per lui, che
aveva risvegliato
il tenero amore vissuto, sempre per lui, dodici anni prima. Quanti i
momenti in
cui si erano ritrovati occhi negli occhi o a guardarsi le labbra,
desiderate ed
agognate reciprocamente, fino poi a toccarsi e a non voler
più smettere di
baciarsi. Il corpo atletico e nudo di Killian, curato durante la
febbre,
carezzato e desiderato. La propria tunica fatta scivolare dalle spalle
con la
sua carezza, il suo corpo esposto davanti a lui che l’aveva
ammirata,
desiderata ed amata. I suoi baci intimi e sensuali dove lei era
più sensibile,
sfiorando punti nascosti e proibiti. Lo voleva ancora, voleva anche di
più.
Anche lui voleva di più, ma il rispetto per lei e volerla
vedere felice, lo
avevano fatto giungere fino lì, pur dandole un piacere
orgasmico che lei non
avrebbe mai immaginato esistesse.
Decise di non
farsi più condizionare
dal ricordo di Neal, collegato anche a quella stanza, dove lei e
Killian si
erano ritrovati. Il fantasma di Neal non doveva aleggiare tra loro. No,
non
doveva. Quella mattina suo padre le avrebbe consegnato l’atto
di annullamento
del matrimonio. Una firma di Neal e sarebbe stata liberata da quel
vincolo
legale. Un vincolo divino, in le,i già esisteva da tempo e
non era per Neal, da
sempre era per Killian. Voleva appartenere al suo amato e a nessun
altro.
Quella stanza da letto, per lei, non doveva avere più il
significato del dolore
e della violenza.
Dopo essersi
preparata andò a cercare
sua madre, la trovò nelle cucine a dare disposizione per la
giornata. Quando la
vide, sua madre le andò incontro a braccia aperte.
–Tesoro,
facciamo colazione insieme? Tuo padre
è già nel suo ufficio, ha redatto ieri notte
l’annullamento del matrimonio … mi
ha detto di te e Neal. Ora capisco tutto figlia mia. È stato
molto nobile da
parte tua prenderti cura di Hanry in quel modo. Mi dispiace che tu ci
abbia
mentito, avremmo potuto aiutarti subito. Fortuna che almeno hai avuto
vicino
Padre Benedictus ..
–
Si, lui mi è stato di grande conforto nei
momenti bui. Se non fosse arrivato Hanry non so cosa sarebbe stato di
me, in
alcuni momenti ho pensato al peggio …
-
Figlia mia, non mi sarei mai perdonata di
non esserti stata vicina e non aver capito la tua sofferenza
… Ora ascolta …
non voglio essere indiscreta .. ma ho l’impressione che con
il Capitano Jones
tu abbia legato molto …
-Si mamma, se
vuoi definirlo così …
-
Tesoro, sai quello che pensavo di quel
giovane da quando lo abbiamo conosciuto … Ti voglio solo
dire che … si …
insomma … se tu … mi capisci … tu e
lui … insomma Emma! Avete la mia
benedizione!
Alla fine
Margaret lo aveva detto
tutto d’un fiato. Emma non sapeva se ridere o piangere. Sua
madre era la
persona più tenera e buffa che conoscesse.
–
Un’altra cosa Emma, questa sera
alle 21,00 ci sarà una cena in onore del tuo ritorno
…
-
Mamma! Sai che sono in incognito!
–
No, no, no! Non ti preoccupare, è solo per
pochi intimi amici Giacobiti. Sii puntuale nel salone grande e indossa
l’abito
più bello che hai nel tuo armadio.
Margaret
strizzò l’occhio all’ultima
richiesta. L’abito più bello che aveva
nell’armadio? Cosa era rimasto
nell’armadio? A parte il vestito della sera precedente, solo
uno poteva essere
definito il vestito più bello. Sorrise all’idea.
Madre e figlia
fecero colazione
insieme, scambiandosi confidenze e notizie su Hanry e sul carissimo
August che
Margareth scoprì ancora ignorasse la verità sul
nipotino, essendo tornato dalla
sorella dopo la “nascita” del piccolo. Certo che,
dato il profondo attaccamento
di August per Emma e il grande senso di protezione che da sempre era
radicato
in lui nei suoi confronti, sapere cosa Neal le aveva fatto, avrebbe
seriamente
messo in repentaglio la vita di Neal! Emma, conoscendolo non gli aveva
detto
nulla appositamente, non voleva che August rischiasse la vita in un
duello con
il suo ex marito.
Verso le 11,00,
dopo essersi allenata
con il valoroso Comandante delle guardie, Sir Robin, con la spada
allacciata al
fianco, Emma si diresse negli appartamenti di Regina.
La
trovò nel suo laboratorio,
elegante e pettinata alla perfezione, come suo solito, che pestava in
un
mortaio delle erbe molto profumate. Appena la vide, quella che doveva
essere la
sua improbabile nonna, l’apostrofò immediatamente
– Miss
Swan, dove te ne vai con quei
pantaloni?
–
Non cominciare come la mamma a dirmi che
sono un maschiaccio! È l’abbigliamento
più consono per tirare di scherma, lo
sai! Ho appena finito di allenarmi con Sir Robin!
Regina sorrise
al pensiero di Robin
che, nonostante la notte insonne e molto attiva, ancora aveva la forza
per
allenarsi con Emma ed Emma era una forza della natura per battersi!
–
Sai, durante il viaggio sono molto
migliorata nella tecnica e Sir Robin ha detto che l’ho messo
in seria
difficoltà. Ha apprezzato molto anche i trucchi che mi ha
insegnato Killian!
–
Killian eh! Sulla sua nave
gironzolavi con quei pantaloni aderenti? Deve essere veramente un santo
oltre
che gentiluomo il tuo Killian, se non ti è saltato addosso!
E anche i suoi
pirati …
Emma era
diventata paonazza
- Sai come
stanno le cose ... Lui
comunque è un vero gentiluomo e mi avrebbe protetto dai suoi
uomini. Sono
diventati pirati, ma tutti conoscono le buone maniere, erano nella
Royal Navy.
In ogni caso se lo vuoi sapere apprezza parecchio i miei pantaloni!
– Si,
si, certo! I pantaloni! Ma a
proposito di apprezzamento, vi ho visto dal balcone ieri sera e non mi
sembra
che le cose stessero andando bene ..
–
Abbiamo avuto una discussione, ma
poi lui ha capito, si trattava della mia maternità, gli ho
raccontato la verità
e si è chiarito tutto.
Regina sorrise,
la sua intuizione era
stata giusta. Il Capitano aveva detto qualche parola di troppo, per
gelosia e
si era beccato il ceffone, ma poi … Chissà se il
poi si era concluso come
sperava? Non volle fare altre domande alla sua “piccola
Emma”. Se avesse avuto
bisogno di parlarne con lei lo avrebbe fatto, era sempre stata la sua
migliore
confidente!
–
Volevo chiederti di farmi un
ripasso sul potere di suggestione nonna!
Quando erano
sole Regina non aveva
nessun problema a farsi chiamare nonna, anzi le faceva piacere,
perché Emma la
chiamava così proprio nei momenti di confidenza.
–
La suggestione?! Vuoi usarla al meeting di
domani?
–
Si, devo in qualche modo condizionare i
presenti con la spada.
– Non
è facile, saranno oltre dieci
persone, dovrai essere suadente con i toni della voce, diretta e
aiutarti con i
movimenti delle mani e della spada. Non sono i piccioni di Padre Benny
Emma!
Emma rise al
ricordo delle litigate
tra il buon Frate e sua nonna Regina. Il frate teneva molto ai suoi
piccioni
viaggiatori ed Emma lo aiutava nel loro allevamento. Regina li usava
spesso,
alla sua insaputa, per i suoi esperimenti di ipnosi e spesso ne
lasciava
qualcuno addormentato per fare uno scherzo al vecchio Frate. In una
occasione
li aveva addormentati tutti e al poveretto prese quasi un infarto,
pensando che
fossero morti per una infezione. Quando Regina scese in giardino e, con
uno
schiocco delle dita, li fece svegliare tutti contemporaneamente, il
frate la
definì “perfida strega”. Da quel giorno
Regina cambiò atteggiamento. L’idea
della stregoneria aveva avuto abbastanza vittime innocenti nel 1692,
pochi
decenni prima, nella città di Salem, nella colonia del
Massachusetts. Si era
avuta una vera e propria strage e ancora se ne sentiva l’eco,
nonostante
fossero passati anni. Regina non voleva essere etichettata in quel
modo, già
c’era chi malignava su come lei si mantenesse giovane e
conoscesse le erbe. Era
così difficile per la gente ignorante capire che era scienza
e non magia?
Purtroppo si, erano l’ignoranza e la superstizione le vere
figlie del demonio e
avevano portato tanto male, tra persone innocue e persino stimate. A
Regina
passò un brivido per la schiena.
–
Emma, faremo qualche esercizio, ma spero che
non dovrai usare l’ipnosi, potrebbe rivoltarsi contro di te.
Si esercitarono
fino a ora di pranzo
e poi ripresero i loro studi nel pomeriggio. White Margaret, ad un
certo
momento, le interruppe, per la questione della festa di quella sera.
Emma
doveva prepararsi e lei voleva aiutarla, era da tanto che quei fedeli
amici non
la vedevano e, secondo lei, doveva
essere splendida più del solito. Non era sicura che il
Capitano Jones sarebbe
stato presente, ancora non era tornato dai suoi affari al porto. Spinse
Emma
fuori dalle stanze di Regina, con tutte quelle motivazioni e quando si
voltò
verso la matrigna, per salutarla, si scambiarono un occhiolino di cui
Emma non
si accorse.
Emma ricordava
sua madre così
euforica, solo al compleanno dei suoi diciotto anni. Neppure al
matrimonio era
così contenta. Per la verità gli unici contenti
al suo matrimonio erano lei e
Neal. I suoi genitori, Regina e August erano molto seri, convinti che
quel
giovanotto non fosse adatto a lei …
- Emma il
vestito più bello è questo
qui, l’ho fatto rinfrescare dalle cameriere …
-
Mamma hai ragione, ma non credo che mi vada
ancora, il prossimo novembre compirò trent’anni,
non credo che riuscirò ad
entrare lì dentro!
–
Abbi fede figliola, male che vada, prima di
questa sera il sarto di palazzo farà qualche modifica! Dai,
dai! Provalo!
Nessuno sapeva
essere più insistente
e petulante di sua madre! Emma la conosceva bene! Si arrese, tutto
sommato non
le sarebbe dispiaciuto indossare quell’abito, era sempre
stato il suo
preferito.
–
Vedi?! Che ti dicevo! Ne ero sicura! Non sei
cambiata affatto! Tutto quell’allenamento ti mantiene! Il
vestito ti va a
pennello! Il sarto non dovrà metterci mano!
Emma si
guardò incredula allo
specchio, era perfetto! Peccato che Killian difficilmente sarebbe
tornato in
orario. Ma aveva la sua parola che la sera sarebbe tornato da lei, lo
avrebbe
aspettato in camera dopo la partenza degli ospiti.
Ci fu un via vai
di cameriere nella
sua stanza, le prepararono il bagno, le acconciarono i capelli in
diverse
fogge, provando varie pettinature e sua madre guardava per promuovere o
bocciare.
Emma la lasciava fare, non le dispiaceva farsi trattare da bambina per
un paio
d’ore, le piaceva subire le coccole di sua madre, le era
mancata!
- Mi raccomando!
Domani mattina alle
cinque dovete essere con la carrozza al luogo
dell’appuntamento, Emma prenderà
posto in carrozza e ci avvieremo verso il punto che vi ho indicato
sulla
cartina. Jack e Max anticiperanno la carrozza, Nicodemo e Jefferson
saranno in
retroguardia. Io sarò in carrozza con Emma e il mio cavallo
sarà tra quelli del
traino.
Killian diede le
ultime indicazioni
per il giorno seguente, i suoi uomini annuirono e dopo i saluti
ripartì, a
cavallo, alla volta del Palazzo del Governatore, non aveva intenzione
di
perdere la cena in onore di Emma –Barbra. Ciò che
agognava, più che la festa in
suo onore, era di poter passare la notte con lei, quelle due notti, da
quando
erano arrivati, non era successo e aveva sentito terribilmente la sua
mancanza.
La nostalgia dei momenti di intimità sulla sua nave, gli
premevano sull’anima.
Forse la notte passata era stato un errore andare via o forse no. Gli
erano
rimasti dei dubbi su quella notte, non sapeva cosa aspettarsi da Emma
al suo
ritorno. Forse la compagnia di vecchi amici, a cena,
l’avrebbe rilassata,
chissà? Spronò il cavallo, aveva bisogno di fare
un bagno, la giornata era
stata molto calda e sia lui che i suoi compagni avevano sudato
parecchio. Nel
biglietto della Reggente si diceva che sarebbe stato a sua disposizione
anche
il sarto di palazzo, era un bene, non portava indumenti eleganti con
sé, se non
quelli per lui più pratici e adatti alla missione.
Arrivò
per le 19,00, mancavano due
ore, non ci sarebbe voluto tutto quel tempo, sperò di poter
vedere Emma anche
prima della cena, ma quando arrivò gli dissero che si stava
preparando. Giusto,
era una Principessa! La prima e unica volta che era stato ad una festa
per lei,
aveva tardato a scendere e non si erano potuti vedere in viso e
ricordò che
sulla nave, quando si dedicava al suo bagno, le piaceva stare a lungo
in acqua.
Si diresse verso la sua stanza, guardò in direzione della
porta di Emma e vide
una cameriera che entrava, non era sola, non poteva andare da lei.
Entrò in
camera e notò
che il valletto gli aveva
preparato il bagno. Perfetto! Un desiderio che si avverava! Il valletto
gli
disse che appena avesse voluto, suonando il campanello egli sarebbe
tornato per
barba e capelli e avrebbe portato anche il sarto. Killian non era
più abituato
a quelle attenzioni e servigi da nobile, ma non se ne dispiacque.
Quando fu il
momento il valletto, usando un panno caldo sul suo volto e poi il
rasoio,
sistemò in modo impeccabile la barba e i baffi, rasando le
guance e definendo
la peluria restante. Spuntò il ciuffo di capelli che
solitamente gli ricadevano
ribelli sulla fronte e li lasciò asciugare in modo ordinato.
Rimase molto
meravigliato, nel vedere che il sarto aveva confezionato un vestito per
lui,
senza avergli preso le misure. Il vestito fu indossato e gli cadeva a
pennello,
facendo risaltare le ampie spalle ed il bacino stretto. Gli porsero uno
specchio
e il suo narcisismo rimase soddisfatto, ironizzò su
sé stesso
–
Ovviamente sono maledettamente affascinante!
Mancavano dieci
minuti alle 21,00,
scese, andando verso la grande sala. I due valletti gli aprirono la
porta e
entrò.
Ricordava tutto
di quella grande sala,
l’enorme lampadario centrale in cristallo, illuminato da una
serie di candele
accese, la scalinata da dove dodici anni prima doveva scendere Emma
…
Guardò
nuovamente il biglietto di
White Margaret, in dubbio sull’orario. Diceva ore 21,00 e
l’ora era esatta! Ma
era uno scherzo? Dove erano gli altri? Aveva sbagliato sala? In un lato
della
sala un tavolo rotondo era stato apparecchiato elegantemente, al centro
di esso
brillavano due lunghe candele accese … Sentì un
rumore provenire dalla sommità
della scalinata, la porta, il cigolio della porta e
un’apparizione gli fece
perdere un battito al cuore.
Emma, splendida
nel vestito che aveva
indossato dodici anni prima, stava scendendo le scale. I suoi capelli
erano
sciolti sulle spalle, ricadevano a boccoli. La trovò
incantevole. Avrebbe
potuto innamorarsi di lei, ancora di più, di quanto se ne
era innamorato,
quella famosa sera senza averla vista in volto? Se l’avesse
vista non sarebbe
riuscito a partire con Liam, ora ne era certo. Lei scendendo rimase non
meno
meravigliata, sia dell’assenza degli ospiti che a vedere
Killian vestito in
quel modo. Indossava pantaloni bianchi, con stivali marroni e una
giacca nello
stile della marina, blu con alamari dorati e le spalline con frange,
anche esse
dorate. Molto simile alla divisa da Tenente di dodici anni prima.
Ricordò le
parole di sua nonna Regina “con un piccolo aiuto i desideri
si possono
realizzare”. Regina e sua madre avevano organizzato tutto per
loro, per farli
rivivere un momento che avevano perso, era veramente tornare alle
origini!
Emma
volò verso Killian, leggiadra
nel suo vestito bianco. Lui l’aspettava in fondo alle scale,
un piede sullo
scalino e il braccio destro appoggiato alla ringhiera di marmo. Le
prese la
mano sinistra, il solitario brillò, le depose un bacio
galante sul dorso della
mano, mentre la guardava negli occhi, poi in un sussurro
–
Sei bellissima Swan!
–
Anche tu Capitano …
Il suono di un
carillon aleggiò
nell’aria, si guardarono intorno
– A
quanto pare qualcuno ci ha voluto
regalare un nuovo inizio …
- Un bel regalo
Emma, era quello che
avresti voluto, la possibilità di riavere quel momento
perduto … siamo qui, ci
stiamo guardando negli occhi e so cosa avrei provato per te se ti
avessi vista
in volto …
-
C .. Cosa Killian?
–
La voglia di restare ... perché la tua magia,
come ti ho già detto, mi ha stregato, non sarei potuto
andarmene, avrei fatto
di tutto per restare solo con te …
-Saremo andati
in giardino e forse ci
saremo baciati … per me sarebbe stata la prima volta
…
-
Poi … ti avrei chiesto di essere mia … per
sempre …
Non
fantasticarono oltre, ora era
diverso, non avevano l’ingenuità di allora. Si
gettarono l’una nelle braccia
dell’altro, baciandosi selvaggiamente, consapevoli del
desiderio reciproco.
Stretti in quell’abbraccio, iniziarono a muoversi secondo il
ritmo della musica
del Carillon. Il bacio divenne meno urgente e più calmo e
dolce, appagante
nella sua semplicità. Continuarono a ballare, separando le
labbra e guardandosi
negli occhi.
Qualcuno
gioiva per loro in quel momento. La
mano di Regina trascinò via Margaret, lasciando che il
carillon continuasse a
suonare.
Il tavolo era
stato apparecchiato,
sapientemente, per due. Sotto i coperchi a cupola, argentei, vi
trovarono cibi
prelibati: ostriche, crostacei e asparagi. Cibi afrodisiaci,
notò Emma. Ne
avevano bisogno? Ballare con Killian, essere tra le sue braccia, il suo
odore
di pulito, i capelli e la barba perfetti, il suo sorriso e,
più di tutto, i
suoi meravigliosi occhi di lapislazzulo, per Emma era già
abbastanza
afrodisiaco. Non diversamente per lui, vederla così, in
quell’abito bianco,
tale e quale a dodici anni prima, guardarla negli occhi di smeraldo e
restare
senza fiato, era abbastanza afrodisiaco.
Mangiarono
appena, non avevano fame,
almeno non di cibo. Non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso. Si
alzarono
e uscirono nel giardino. Anche quella notte l’aria tiepida di
luglio si faceva
sentire, mentre la brezza del mare portava un alito fresco. Si
ritrovarono stretti
in un abbraccio, di nuovo occhi negli occhi e labbra ad un soffio di
bacio.
–
Killian, ho pensato a ieri notte,
non voglio fantasmi che interferiscano tra noi …
Lui
l’ascoltava attentamente, quasi
trattenendo il fiato ..
–
Vorrei che questa notte restassi
con me … non voglio che quella stanza sia fatta solo di
brutti ricordi …
Non doveva dire
altro, era quello che
Killian avrebbe voluto sentirle dire e, prima di baciarla con passione,
le
rispose semplicemente:
-
Come la Signora desidera.
Non tardarono
oltre, Lui la prese per
mano e rientrarono avviandosi per la scalinata. Giunti in cima, Killian
la
prese in braccio come una sposa, quello le sembrava, si diresse verso
la porta
della sua stanza, era appena socchiusa, si aprì con la
spinta di un calcio e
entrarono chiudendola alle loro spalle.
–
Dimenticavo! La cameriera doveva
venire ad aiutarmi con il vestito …
-
Ti preoccupi che io non riesca a farti uscire
da quel magnifico abito Swan?! Ti assicuro che me la cavo piuttosto
bene!
Emma rise, non
ne dubitava affatto.
–
Vieni qui!
La condusse
davanti allo specchio,
dove Emma si era provato il vestito. La sua immagine si rifletteva
radiosa,
alla luce delle candele, poste nei candelabri d’argento che
qualcuno aveva
acceso, prima che entrassero.
– Stai
vedendo la meraviglia che vedo
io Emma …
Killian, dietro
di lei, iniziò a
slacciarle l’intreccio dei lacci che chiudevano il vestito.
Emma sentiva,
centimetro per centimetro, le sue dita, lungo l’apertura,
sfiorarle la pelle
nuda e piccoli brividi di piacere attraversavano il suo corpo. Le
spostò i
lunghi capelli sulla spalla sinistra e
con leggerezza le fece scorrere le dita dal collo, lungo
la colonna
vertebrale. Spostò i lembi del vestito e con la mano lignea
guantata di pelle,
insieme alla destra, le accarezzò le scapole,
risalì verso le spalle per far ricadere
verso l’esterno i due lembi della stoffa. Accarezzandole le
braccia, accompagnò
il corsetto del vestito sempre più in basso, fino a farlo
arrivare alla vita di
Emma, lasciandole i seni scoperti. Posò le labbra sulla sua
spalla destra,
dandole un umido bacio, assaporando la sua pelle. Le avvolse la vita
con il
braccio sinistro e portando la mano destra in avanti, risalì
verso il seno.
Emma deglutiva con il battito cardiaco sempre più
accelerato, mentre lui le
stringeva e massaggiava il seno, delicatamente, stuzzicandone la
piccola gemma
che lo sormontava, rendendola turgida e arrossata. Indicandole la loro
immagine
riflessa allo specchio e
continuando a
toccarla le disse:
–
Guardati Emma … guardati … sei bellissima
…
questo è quello che io vedo .. Sei la mia casa Emma
… con te mi sento a casa. I
tuoi occhi … mi fanno pensare all’erba della mia
Irlanda, sei la mia terra …
La accarezzava
mentre parlava,
facendo navigare la sua mano su ogni punto del suo corpo che pian piano
nominava simbolicamente
– Le
tue tenere colline … dolci
pendii … discese … vallate …
Con le due mani
le fece scivolare dai
fianchi il vestito candido e lei rimase con la culotte di seta bianca,
chiusa
da un laccetto che l’arricciava in vita. Lui, con un sol
gesto, sciolse il
laccetto. La strinse di più a sé, con il braccio
intorno alla vita e fece
scivolare la mano sul suo davanti, insinuandosi nella culotte.
–
Ancora colline erbose … insenature
marine … qui … su questo piccolo scoglio .. si
infrangono le onde del tuo mare
… qui … il calmo porto dove il mio vascello
può trovare rifugio ..
Emma sentiva il
fluire della propria
eccitazione, mentre le parole di Killian la stavano facendo arrossire e
la sua
voce calda e roca, così sensuale, la faceva sognare. La sua
mano, esperta e
impudica, la carezzava intimamente e le sue dita, impertinenti ed
esigenti,
iniziavano a scorrere, in una carezza lussuriosa e ardita, dentro di
lei. Era
una nuova sensazione, più forte dei baci proibiti che le
aveva regalato sulla
sua nave. Emma respirava sempre più affannosamente,
stringendo le gambe e
inarcando la schiena, aderendo maggiormente al petto di Killian. Poi
afferrò la
sua mano e la tirò via. Killian vide dallo specchio la sua
espressione, se ne
preoccupò, cosa succedeva ora? Di nuovo Emma avrebbe
rialzato le barriere? Lei
si voltò verso di lui e con sua meraviglia, velocemente gli
tolse la giacca,
con frenesia gli sciolse la sciarpa, buttandola a terra, con impazienza
e
irruenza, quasi strappò la camicia bianca che lui indossava.
La fece scivolare
dai suoi bicipiti muscolosi e giù sul pavimento con la
giacca. Lo guardava
negli occhi azzurri senza parlare, non era affatto brava con le parole,
lo
sapevano entrambe. Killian sorrideva, divertito ed eccitato, dal suo
modo di
fare e di essere. Le mani di Emma scorsero sul suo torace atletico,
tracciando
grandi e poi piccoli cerchi intorno ai suoi capezzoli, facendolo
sussultare, si
distaccò un attimo, lo guardò e si
gettò sulle sue labbra, si scambiarono un
bacio avido, pieno di desiderio. Killian le accarezzava le braccia e la
schiena. Emma sentiva il tocco sensuale del guanto di pelle sulle
natiche,
mentre si insinuava nella culotte. Fece lo stesso su di lui,
portò le mani al
suo inguine rigonfio sotto, i pantaloni aderenti, gli tolse la cintura,
sbottonò l’indumento
–
Togliti quegli stivali Killian, non
ti serviranno per entrare nel letto!
Lui rise ed
esegui
– Come
la Mia Signora desidera!
Lei ora si
occupò dei suoi pantaloni,
facendoli scivolare dai suoi fianchi stretti e snelli. Erano rimasti
ambedue
con l’ultimo indumento intimo. Emma sorprese ancora Killian.
Gli poggiò la mano
destra aperta sul cuore e lo spinse in dietro, il suo sguardo era
velato dalla
lussuria, Killian ne era felice e si lasciò spingere,
camminando all’indietro,
verso il letto a baldacchino. Sentì il letto dietro le
gambe, abbracciò Emma,
la liberò dell’ultimo indumento, lei fece lo
stesso con lui, la pose seduta sul
letto, le gambe fuori dal bordo. Si inginocchiò tra di esse,
spingendole
delicatamente il torace sul letto, la face sdraiare. Le
carezzò l’interno delle
gambe e cercò nuovamente il piccolo scoglio dove le onde si
sarebbero infrante.
Si avvicinò con le labbra, la solleticò e le
regalò, come aveva fatto sulla
nave, baci intimi e languidi che la fecero sospirare e gemere di
piacere. Si
rialzò e si distesero uno di fianco all’altra.
–
Emma, amore mio, voglio farti sentire
ancora di più ora ..
Si
impadronì delle sue labbra e lei
voluttuosa rispose con passione, carezzandogli il collo e affondando le
dita
nei suoi capelli scuri, mentre abilmente, le dita di Killian ancora la
cercavano nell’intimità e trovandola pronta per
lui, calda e bagnata, entrarono
con facilità in ciò che lui aveva definito il suo
porto tranquillo. I movimenti
lenti, languidi e sempre più profondi si susseguirono, lei
sentì contrarre i
propri tessuti e iniziare un piacere che ancora non conosceva.
–
Sento che stai bruciando come me
Emma … dimmi che mi vuoi come io ti voglio …
- Ti voglio
Killian!
–
Voglio che tu sia sicura di voler
essere mia Emma … chiedimelo ...
–
Voglio essere tua Killian e voglio che tu
sia mio … adesso ..
Si baciarono
ancora con ardore e
mentre il bacio continuava, lui si posizionò su di lei, teso
allo spasmo per
l’eccitazione, lei lo accolse ospitale nel mare del suo
piacere. Delicatamente
scivolò dentro di lei e si completarono, furono una cosa
sola, furono ciò che
volevano essere, un’unica anima, un unico cuore. Emma lo
avvolse nel suo calore
intimo, accogliendolo e accogliendolo ancora, movimenti sensuali sempre
più
veloci che li innalzavano verso le vette del Paradiso, gridando i loro
nomi e,
quando furono all’apice, Emma si fermò
improvvisamente, sconvolgendolo
nuovamente. Perché?! Si chiese Killian senza il coraggio di parlare. Emma vide la sua
espressione di
sgomento e gli sorrise
–
Mi hai fatta tua, come volevo e come
desideravi, ma ti ho detto anche che volevo tu fossi mio …
Invertì
con un colpo di reni la
posizione, era come quando lottava, rovesciò Killian sulla
schiena, mentre lui
rideva, passando su di lui che, capendo il suo gioco, non
poté che regalarle
uno dei suoi sorrisi smaglianti, mentre i suoi occhi azzurri si
chiudevano per
il piacere e il suo petto atletico si alzava e abbassava ansimante. Fu
lei
questa volta ad impossessarsi di lui, scivolando sul suo turgore,
godendone per
la sensazione di pienezza che le dava, muovendosi ritmicamente e
facendolo
gemere di piacere a sua volta. Quello che sentirono dopo, fu
un’esplosione di
energia che li attraversò dai visceri al cervello, facendoli
ricadere l’una
nelle braccia dell’altro. Killian aveva guidato i suoi
movimenti, carezzandole
dolcemente i fianchi, fu pronto a stringerla al petto, quando lei
ricadde su di
lui, sfinita dal piacere reciproco. Si accoccolarono abbracciati e
rimasero
così, colti dal torpore dato dall’orgasmo provato
contemporaneamente.
Si svegliarono
come si erano
addormentati, si guardarono negli occhi, rendendosi conto di quanto si
amavano
e di quanto bisogno avevano l’una dell’altro. Emma
aveva superato quell’ultima
barriera. Killian sentiva il solito calore nel petto che ormai chiamava
Emma.
Erano andati fino in fondo, questa volta, ed era stato
meravigliosamente oltre
le reciproche aspettative. Dovettero alzarsi, avevano appuntamento con
gli
uomini di Killian per partire alla volta del luogo per il meeting.
Killian andò
nella sua stanza per vestirsi adeguatamente alla missione, poi
tornò da Emma
che già pronta, con i pantaloni e stivali, stava indossando
su di essi una
gonna da cavallerizza. Sulla sua scrivania era poggiata la spada dalla
lama
ondulata e una pergamena. Killian si avvicinò per prenderle
la spada e vide la
pergamena, automaticamente la lesse, una nuova speranza di
felicità lo inebriò,
era l’atto di annullamento del matrimonio di Emma con Neal.
Si voltò verso la
sua donna, ormai la considerava tale, porgendole la spada. Emma la
prese con
sguardo preoccupato.
– Tra
breve partiremo Killian, questa
notte è stata molto importante per me, sei riuscito a
cancellare i miei
fantasmi. Non so come andrà la missione, potremmo incontrare
pericoli seri,
qualcosa potrebbe dividerci, voglio dirti quello che da tanto avrei
dovuto e
non ci sono riuscita … Ti amo Killian, ti amo con tutta me
stessa …
Non si aspettava
quella dichiarazione,
non in quel momento, ma ormai sapeva che Emma lo avrebbe sempre
sorpreso.
L’emozione a sentirla dichiarare ciò che lui
già sapeva, ma che era
rassicurante sentirselo dire, fu grande. Lui che sapeva trovare parole
dolci e
romantiche, non riuscì a parlare, ma con impeto la prese
nuovamente tra le
braccia per baciarla l’ennesima volta, intrecciando la lingua
alla sua, facendo
l’amore anche così.
Controvoglia si
allontanarono.
Killian teneva la spada e ne guardò l’ elsa.
–
Sai cosa significano il cigno e l’uncino
Emma?
– Per
la verità non so, amore mio.
Non lo aveva mai
chiamato così,
neppure durante i momenti di intimità, gli fece battere
più forte il cuore.
–
E’ strano Emma, ma da quando mi hai
mostrato questa spada, la prima volta, ho avuto l’impressione
che fosse stata
fatta per noi, è vero che il tuo secondo nome è
Swan, ma io ti ho chiamata così
da subito, senza saperlo e l’uncino mi ha rappresentato fino
a pochi giorni fa.
Non so perché ci sono questi simboli sull’elsa, ma
è come se questa spada
avesse viaggiato nello spazio e nel tempo per riunirci, è
come se fosse il
nostro simbolo …
-
Si, potremmo dire che questa spada è sia mia
che tua, la potremmo considerare come il simbolo del nostro amore, che
ne dici?
–
Si Emma e ti voglio fare una promessa su
questa spada, qualsiasi cosa succeda, dovessimo separarci o perderci,
nello
spazio e nel tempo, io ti ritroverò sempre!
–
Nello spazio e nel tempo, Killian,
ti prometto anche io, che ti ritroverò sempre!
In un capanno da
pastori o in un
castello, quella promessa risuonava da tempo immemore …
Killian
come Cillian … Emma come Gwyneth …
Angolo
dell’autrice
Se
siete arrivati fin qui, avete ovviamente già letto. Ora
piccolo
esperimento, rileggete e quando parla Killian immaginate di sentire la
voce di
Colin. Fatemi sapere le vostre sensazioni e se riuscite a vedere le
immagini.
La
storia è diventata lunga, spero che non vi stia annoiando,
mancano
pochi altri capitoli alla fine e mi farebbe piacere se anche chi non ha
mai
recensito, ma ha letto fino ad ora mi facesse sapere un suo parere.
Quali
capitoli sono stati più pesanti e perché e quali
sono piaciuti di più e perché.
Ringrazio
comunque tutti coloro che hanno letto, sono tanti, e chi con
pazienza, sensibilità e attenzione ha recensito. Buona
settimana a tutti
Lady
Lara