Non
so davvero cosa dire, ragazze!
Lothiriel, Mel, Gilraen, Hobbit,
Estel21, Jenny76, Argenne, Kiko87,
le vostre
recensioni sono un dono incredibile, per me!
E’ bello che questa mia ff vi piaccia ben oltre quanto avrei osato sperare.
Prima di immergervi nel quinto capitolo, alcune risposte per voi:
* Le immagini che separano
i paragrafi sono piccoli folletti, anche se…è vero, possono ricordare anche le Tengwar elfiche.
fanno parte
dell’unico download che sono riuscita a fare da un
sito, da quando ho riavuto il pc riparato. Perché si veda
l’immagine che
corrisponde alla lettera della tastiera devo ingrandirla un bel po’, ma il
massimo renderebbe la pagina davvero
pacchiana. Così, per le dimensioni che ho
scelto alla fine, sembrano delle Tengwar.
* Per
quanto riguarda la partenza di Celebrian, è vero che
nelle appendici del SdA
viene detto che lei non poteva più sopportare
di restare nella
Terra di Mezzo. Io ho interpretato questo come conseguenza del veleno in cui
era intinta la freccia…credo che
altrimenti non
avrebbe fatto quella scelta. In sostanza, su questo la mia ff
si discosta un pochino, è vero. Tu, Gilraen, pensi
che
debba scrivere AU?
Non ci avevo pensato, sinceramente, al momento di descrivere la ff che avevo in mente.
Ora vi lascio al
capitolo cinque.
Occhi aperti…potrebbero arrivare grosse
sorprese!
Caillie ;)
Anime
attorno al fuoco
Capitolo Cinque
L’aria della sera pizzicava la pelle.
In quel momento, però, non gli riusciva più di
coglierne il piacere.
“ Frodo…”
L’hobbit non rispose.
Fealen scostò la coperta dalle proprie gambe deboli e
ferite. Si avvicinò con enorme fatica alla sedia di Frodo. Da quando lo
conosceva, non lo aveva mai visto così assorto.
Cominciava a preoccuparsi. Non c’era nemmeno qualcuno
che potesse rassicurarlo. Lo zio di Frodo, il vecchio Hobbit che Fealen aveva
incontrato solo una volta, doveva trovarsi nella casa principale, mentre dal
momento in cui aveva ripreso conoscenza lui era rimasto sempre lì, nella casa
di Dama Celebrian.
Il bambino fece un ulteriore passo
verso la figura seduta accanto alla finestra. La mano sinistra, quella priva di
una falange, era piegata e scompariva parzialmente nel libro che Frodo gli
stava leggendo.
Fealen cercò di prenderlo il più
delicatamente possibile, poi lo appoggiò sul bracciolo della
poltroncina. “ Frodo ” provò a richiamare. Ma gli
occhi del suo nuovo amico erano fissi nel nulla. “ Frodo…”
“ C’è qualcuno che…” La voce gli si smorzò in gola.
Da quando si era risvegliato in quella stanza aveva intuito che non sarebbe stato più lo stesso. Il
torace gli doleva quasi ad ogni respiro…semplicemente aveva imparato ad
abituarsi, ma era un dolore che non se ne sarebbe andato. Per quanto la
bellissima Dama Celebrian tentasse
di convincerlo di questo, Fealen sentiva che non
sarebbe guarito.
Quando lei, i suoi familiari, e soprattutto Frodo erano
accanto a lui, però, il dolore passava in secondo piano. Stavano diventando una
famiglia, per lui che non l’aveva più. Alla sera riempivano la stanza di allegria, trasportando davanti al suo letto la magia del
Salone del Fuoco di Ceppo. Gli presentavano le persone che animavano i loro
ricordi, gli parlavano della speranza che aveva distrutto il regno del terrore
di Sauron, gli narravano delle bravate di due
“piccoli” guerrieri, della scommessa sempre aperta tra un elfo e un nano, degli
splendidi fuochi di artificio di una lontana festa di
compleanno.
Fealen non avrebbe mai voluto vedere nessuno di loro in
quello stato di apatia che ora sembrava aver colto l’hobbit.
Il piccolo malato valutò sul serio la possibilità di
chiedere aiuto, urlando se necessario. Possibile che tutti gli abitanti della
Casa e i loro ospiti li avessero abbandonati?
Riprese fiato e la voce uscì
finalmente un po’ più sicura.
“ Frodo non sta bene, non riesco
a…C’è qualcuno? ”
Si portò una mano al petto, dove il cuore batteva
furiosamente.
Toccò la fronte dell’hobbit
e la scoprì gelida.
Frodo chiuse le palpebre, tremando in maniera
incontrollata. Ma restò ancora assente ai suoi
tentativi di chiamarlo. Fealen ricordò un gesto di
qualcuno che lo aveva cullato, che si era preso cura di lui, e che una notte
gli aveva scoperto il collo e dolcemente aveva preso a massaggiarglielo.
Frodo forse non aveva quella
difficoltà a respirare che l’anima buona aveva riconosciuto allora in lui…Fealen ricordava soltanto che in quel gesto aveva percepito
un amore potente, una delicatezza che gli aveva gonfiato il cuore e aveva
scacciato le ombre dell’incoscienza…anche se solo per un momento. All’hobbit non avrebbe potuto fare altro che bene.
Cominciò timidamente a slacciargli i primi bottoni, e
fu allora che le sue dita si ritrassero. Scorrendo sulla pelle di Frodo,
avevano incontrato una cicatrice. Fealen si ritrovò
per un attimo altrove, circondato non più dalle pareti della casetta, con il
loro rasserenante color bianco arrossato dai raggi del tramonto, ma da un
paesaggio di rocce e vento, sotto un cielo color piombo.
Rabbrividì.
Un Frodo
molto diverso, decisamente più giovane, stava sdraiato
accanto a lui, la testa riccioluta sostenuta dalla mano di chi – con l’altra
mano chiusa a conca – stava per posargli sulla fronte una pezzuola bagnata,
bagnata e molto profumata.
Diverse voci
cercavano di raggiungere l’hobbit, i cui occhi si
andavano progressivamente velando. Tutto il corpo di Frodo era percorso da
lunghi brividi di sudore freddo.
Disperato, ancora temendo di arrecargli altri dolori, Fealen tornò a sfiorare il collo e le spalle dell’hobbit. Realizzò all’improvviso che quelle gocce che
scorrevano sul proprio viso non erano di sudore. Sussurrando qualcosa
intensificò il tocco sulla pelle di Frodo, e la sua mano passò sempre più
calore al petto che si alzava e si abbassava con affanno…proprio come il suo.
“ Frodo…” chiamò di nuovo, senza cercare di asciugarsi
le lacrime.
La mano sinistra dell’hobbit
abbandonò il suo fianco e si aggrappò leggermente al braccio di Fealen.
Gli occhi verdi si fissarono nei suoi, e il bambino
temette di scoprirle di nuovo velate, come gli erano
apparse poco prima.
Ma non fu così, quando Frodo
gli accarezzò la guancia bagnata. “ Mettiti a letto, piccolo amico. ”
“ Cosa ti è successo? ”
Frodo non rispose a quella domanda.
“ Torna sotto le coperte, ” disse
sforzandosi di sorridere, “ devo finire di leggerti il racconto del Sole
e della Luna. ”
x
“ Non sta
dormendo, invece! ” disse una voce sempre più vicina alla casetta. “ Le candele
sono ancora accese. ” Era una voce di bambina.
“ E’ vero, ”
rispose Dama Celebrian. “ Ma potrebbero essersi
addormentati sul libro che Frodo stava leggendo. ”
“ Addormentarsi
su un libro? ” sogghignò Gandalf, inarcando le
sopracciglia cespugliose, “ Non è da Fealen…e neppure
da Frodo. ”
“ Lo scopriremo
subito ” commentò il vecchio Bilbo.
Sire Elrond pronunciò
sottovoce la parola del benvenuto. Si trattava di un antico incantesimo
conservato soltanto per garantire nel tempo - prima a Celebrian,
e ora a Fealen – la tranquillità della
convalescenza…normalmente nessuna delle soglie di Tol
Eressea era chiusa con incantesimi.
La prima a far udire i propri passi
nel silenzio della casetta fu proprio la bambina. La sua risata fresca e
spontanea fendette la quiete della sera, chetandosi soltanto
quando Gandalf le ebbe indicato la stanza del
piccolo ospite. Furono lui e Dama Galadriel
ad accompagnarla. Se non altro perché avevano sopportato per
tutto il giorno la sua insistente richiesta di portarla con loro, quando
sarebbero tornati dalla spiaggia, a far visita a quel misterioso ragazzo che
non poteva mai venire con loro.
Lo trovò molto più sereno di quanto si fosse immaginata.
Il volto pallido era concentrato, posato sul cuscino e
inclinato verso la poltrona dove sedeva Frodo, che ancora stava leggendo.
“ La
creazione del Sole e della Luna fu il terzo tentativo, da parte degli Dèi, di illuminare luoghi oscuri. Melko
aveva portato alla rovina sia le Lampade del Nord e del Sud, sia gli Alberi
della pianura. Solo nell’aria Melko non ha alcun
potere maligno - disse Manwe - perciò propongo di
costruire un grande recipiente, colmandolo fino
all’orlo di luce d’oro e della rugiada conservata di Laurelin,
e di farlo galleggiare come una nave maestosa, sopra i tenebrosi regni della
Terra. Percorrerà vie lontane attraverso le arie, e diffonderà luce su tutto il
mondo tra Valinore e le coste orientali.
“ Manwe aveva stabilito che il tragitto della nave di luce si
sarebbe esteso fra l’Est e l’Ovest, perché Melko
teneva il Nord e Ungweliant il Sud, mentre all’Ovest
c’erano Valinor e i Reami beati, e all’Est vaste
regioni di terre buie che desideravano ardentemente la luce.
“ Che Aule e la sue gente si occupino di costruire le Navi di Luce –
disse Manwe, al termine del suo discorso. Pochi si
mostrarono contrari; si narra tuttavia che Lorien non
fosse molto lieto, temendo che l’ombra e i luoghi tranquilli e segreti
cessassero di esistere. Vana, grande com’era il suo impossibile desiderio di
vedere gli Alberi accendersi di nuovo, seppe ben poco pensare ad altro.
“ Aule
promise, allora: Il compito che mi affidate è di estrema
difficoltà, ma farò tutto ciò che posso…” Frodo si interruppe per qualche istante, gli occhi sorrisero alla
bambina che si avvicinava al letto, mentre Dama Celebrian
posava un mazzo di lilla nell’ampolla d’acqua posata sul tavolino accanto alla
sua poltrona.
Il piccolo occupante del letto si volse e incontrò per
la prima volta lo sguardo della sua anima gemella.
I capelli corvini ricadevano disordinati e sudati sulle esili spalle. Grandi occhi neri dominavano il viso
acceso da quel sorriso. Fealen fu assai grato a Frodo per aver ricominciato subito
a leggere, fornendogli la scusa per distogliere dal viso fatato la sua faccia
improvvisamente infuocata.
“ Perciò Manwe ordinò a Yavanna di usare i propri poteri. Essa era riluttante, ma
il clamore della gente la costrinse, cosicché domandò un poco del fulgore
bianco e d’oro. Manwe ed Aule si limitarono a
concedere solo due piccole ampolle, affermando che – se gli antichi fiotti
avessero avuto il potere di guarirli, i due Alberi sarebbero già rifioriti,
perché Vala e Lorien ne avevano versato in abbondanza in torno alle loro radici.
Allora Yavanna sostò nella pianura, tutta tremante e
col viso pallidissimo, per l’enormità dello sforzo che il suo essere compiva,
lottando contro il destino.
“ Con la mano
destra reggeva l’ampolla d’oro, e con la sinistra quella d’argento; ritta fra i
due Alberi le sollevò in alto, e da ciascuna sorsero a mo’ di fiori fiamme
rosse e bianche. La terra tremò e si aperse, e da qui, intorno ai suoi piedi,
spuntò una massa di fiori e di piante, bianche e blu alla sua sinistra e rosse oro alla destra.
“ Avanzando, Yavanna gettò ognuna delle ampolle sull’Albero cui spettava
e intonò i canti della crescita imperitura, nonché una
melodia di resurrezione dopo la morte e l’avvizzimento; poi, all’improvviso,
tacque. ”
Frodo guardò di sottecchi la mano che la piccola Anìron aveva allungato a sfiorare il braccio di Fealen, steso sulle coperte.
Quel tocco non sembrò dare alcun fastidio al suo
attento ascoltatore. Suppose comunque che la sua
attenzione si stesse esaurendo. Si azzardò perciò a chiudere il libro. “ Temo di avere la gola un po’ troppo secca per continuare,
Fealen. Perché non chiedi alla nostra amica di
leggere per te? ”
Continua…