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Autore: Caillean    19/03/2005    4 recensioni
Attorno al fuoco, attorno a me, sorrisi risate...tepore...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Anime attorno al fuoco

 

   Non so davvero cosa dire, ragazze!

     Lothiriel, Mel, Gilraen, Hobbit, Estel21, Jenny76, Argenne, Kiko87,

     le vostre recensioni sono un dono incredibile, per me!

     E’ bello che questa mia ff vi piaccia ben oltre quanto avrei osato sperare.

     Prima di immergervi nel quinto capitolo, alcune risposte per voi:

* Le immagini che separano i paragrafi sono piccoli folletti, anche se…è vero, possono ricordare anche le Tengwar elfiche.  

  fanno parte dell’unico download che sono riuscita a fare da un sito, da quando ho riavuto il pc riparato. Perché si veda

  l’immagine che corrisponde alla lettera della tastiera devo ingrandirla un bel po’, ma il massimo renderebbe la pagina davvero

  pacchiana. Così, per le dimensioni che ho scelto alla fine, sembrano delle Tengwar.

    * Per quanto riguarda la partenza di Celebrian, è vero che nelle appendici del SdA viene detto che lei non poteva più sopportare

 di restare nella Terra di Mezzo. Io ho interpretato questo come conseguenza del veleno in cui era intinta la freccia…credo che   

 altrimenti non avrebbe fatto quella scelta. In sostanza, su questo la mia ff si discosta un pochino, è vero. Tu, Gilraen, pensi che 

 debba scrivere AU? Non ci avevo pensato, sinceramente, al momento di descrivere la ff che avevo in mente.

     Ora vi lascio al capitolo cinque.

     Occhi aperti…potrebbero arrivare grosse sorprese!

     Caillie ;)

 

Anime attorno al fuoco

 

Capitolo Cinque

 

 

 

L’aria della sera pizzicava la pelle.

In quel momento, però, non gli riusciva più di coglierne il piacere.

 “ Frodo…”

 L’hobbit non rispose.

Fealen scostò la coperta dalle proprie gambe deboli e ferite. Si avvicinò con enorme fatica alla sedia di Frodo. Da quando lo conosceva, non lo aveva mai visto così assorto.

Cominciava a preoccuparsi. Non c’era nemmeno qualcuno che potesse rassicurarlo. Lo zio di Frodo, il vecchio Hobbit che Fealen aveva incontrato solo una volta, doveva trovarsi nella casa principale, mentre dal momento in cui aveva ripreso conoscenza lui era rimasto sempre lì, nella casa di Dama Celebrian.

Il bambino fece un ulteriore passo verso la figura seduta accanto alla finestra. La mano sinistra, quella priva di una falange, era piegata e scompariva parzialmente nel libro che Frodo gli stava leggendo.

Fealen cercò di prenderlo il più delicatamente possibile, poi lo appoggiò sul bracciolo della poltroncina. “ Frodo ” provò a richiamare. Ma gli occhi del suo nuovo amico erano fissi nel nulla. “ Frodo…”

“ C’è qualcuno che…” La voce gli si smorzò in gola.

Da quando si era risvegliato in quella stanza aveva intuito che non sarebbe stato più lo stesso. Il torace gli doleva quasi ad ogni respiro…semplicemente aveva imparato ad abituarsi, ma era un dolore che non se ne sarebbe andato. Per quanto la bellissima Dama Celebrian tentasse di convincerlo di questo, Fealen sentiva che non sarebbe guarito.

Quando lei, i suoi familiari, e soprattutto Frodo erano accanto a lui, però, il dolore passava in secondo piano. Stavano diventando una famiglia, per lui che non l’aveva più. Alla sera riempivano la stanza di allegria, trasportando davanti al suo letto la magia del Salone del Fuoco di Ceppo. Gli presentavano le persone che animavano i loro ricordi, gli parlavano della speranza che aveva distrutto il regno del terrore di Sauron, gli narravano delle bravate di due “piccoli” guerrieri, della scommessa sempre aperta tra un elfo e un nano, degli splendidi fuochi di artificio di una lontana festa di compleanno.

Fealen non avrebbe mai voluto vedere nessuno di loro in quello stato di apatia che ora sembrava aver colto l’hobbit.

Il piccolo malato valutò sul serio la possibilità di chiedere aiuto, urlando se necessario. Possibile che tutti gli abitanti della Casa e i loro ospiti li avessero abbandonati?

Riprese fiato e la voce uscì finalmente un po’ più sicura.

“ Frodo non sta bene, non riesco a…C’è qualcuno? ”

Si portò una mano al petto, dove il cuore batteva furiosamente.

Toccò la fronte dell’hobbit e la scoprì gelida.

Frodo chiuse le palpebre, tremando in maniera incontrollata. Ma restò ancora assente ai suoi tentativi di chiamarlo. Fealen ricordò un gesto di qualcuno che lo aveva cullato, che si era preso cura di lui, e che una notte gli aveva scoperto il collo e dolcemente aveva preso a massaggiarglielo.

Frodo forse non aveva quella difficoltà a respirare che l’anima buona aveva riconosciuto allora in lui…Fealen ricordava soltanto che in quel gesto aveva percepito un amore potente, una delicatezza che gli aveva gonfiato il cuore e aveva scacciato le ombre dell’incoscienza…anche se solo per un momento. All’hobbit non avrebbe potuto fare altro che bene.

Cominciò timidamente a slacciargli i primi bottoni, e fu allora che le sue dita si ritrassero. Scorrendo sulla pelle di Frodo, avevano incontrato una cicatrice. Fealen si ritrovò per un attimo altrove, circondato non più dalle pareti della casetta, con il loro rasserenante color bianco arrossato dai raggi del tramonto, ma da un paesaggio di rocce e vento, sotto un cielo color piombo.

Rabbrividì.

Un Frodo molto diverso, decisamente più giovane, stava sdraiato accanto a lui, la testa riccioluta sostenuta dalla mano di chi – con l’altra mano chiusa a conca – stava per posargli sulla fronte una pezzuola bagnata, bagnata e molto profumata.

Diverse voci cercavano di raggiungere l’hobbit, i cui occhi si andavano progressivamente velando. Tutto il corpo di Frodo era percorso da lunghi brividi di sudore freddo.

Disperato, ancora temendo di arrecargli altri dolori, Fealen tornò a sfiorare il collo e le spalle dell’hobbit. Realizzò all’improvviso che quelle gocce che scorrevano sul proprio viso non erano di sudore. Sussurrando qualcosa intensificò il tocco sulla pelle di Frodo, e la sua mano passò sempre più calore al petto che si alzava e si abbassava con affanno…proprio come il suo.

“ Frodo…” chiamò di nuovo, senza cercare di asciugarsi le lacrime.

La mano sinistra dell’hobbit abbandonò il suo fianco e si aggrappò leggermente al braccio di Fealen.

Gli occhi verdi si fissarono nei suoi, e il bambino temette di scoprirle di nuovo velate, come gli erano apparse poco prima.

Ma non fu così, quando Frodo gli accarezzò la guancia bagnata. “ Mettiti a letto, piccolo amico. ”

Cosa ti è successo? ”

Frodo non rispose a quella domanda.

“ Torna sotto le coperte, ” disse sforzandosi di sorridere, “ devo finire di leggerti il racconto del Sole e della Luna. ”

 

x

 

 

 “ Non sta dormendo, invece! ” disse una voce sempre più vicina alla casetta. “ Le candele sono ancora accese. ” Era una voce di bambina.

 “ E’ vero, ” rispose Dama Celebrian. “ Ma potrebbero essersi addormentati sul libro che Frodo stava leggendo. ”

 “ Addormentarsi su un libro? ” sogghignò Gandalf, inarcando le sopracciglia cespugliose, “ Non è da Fealen…e neppure da Frodo. ”

 “ Lo scopriremo subito ” commentò il vecchio Bilbo.

Sire Elrond pronunciò sottovoce la parola del benvenuto. Si trattava di un antico incantesimo conservato soltanto per garantire nel tempo - prima a Celebrian, e ora a Fealen – la tranquillità della convalescenza…normalmente nessuna delle soglie di Tol Eressea era chiusa con incantesimi.

La prima a far udire i propri passi nel silenzio della casetta fu proprio la bambina. La sua risata fresca e spontanea fendette la quiete della sera, chetandosi soltanto quando Gandalf le ebbe indicato la stanza del piccolo ospite. Furono lui e Dama Galadriel ad accompagnarla. Se non altro perché avevano sopportato per tutto il giorno la sua insistente richiesta di portarla con loro, quando sarebbero tornati dalla spiaggia, a far visita a quel misterioso ragazzo che non poteva mai venire con loro.

Lo trovò molto più sereno di quanto si fosse immaginata.

Il volto pallido era concentrato, posato sul cuscino e inclinato verso la poltrona dove sedeva Frodo, che ancora stava leggendo.

“ La creazione del Sole e della Luna fu il terzo tentativo, da parte degli Dèi, di illuminare luoghi oscuri. Melko aveva portato alla rovina sia le Lampade del Nord e del Sud, sia gli Alberi della pianura. Solo nell’aria Melko non ha alcun potere maligno - disse Manwe - perciò propongo di costruire un grande recipiente, colmandolo fino all’orlo di luce d’oro e della rugiada conservata di Laurelin, e di farlo galleggiare come una nave maestosa, sopra i tenebrosi regni della Terra. Percorrerà vie lontane attraverso le arie, e diffonderà luce su tutto il mondo tra Valinore e le coste orientali.

Manwe aveva stabilito che il tragitto della nave di luce si sarebbe esteso fra l’Est e l’Ovest, perché Melko teneva il Nord e Ungweliant il Sud, mentre all’Ovest c’erano Valinor e i Reami beati, e all’Est vaste regioni di terre buie che desideravano ardentemente la luce.

“ Che Aule e la sue gente si occupino di costruire le Navi di Luce – disse Manwe, al termine del suo discorso. Pochi si mostrarono contrari; si narra tuttavia che Lorien non fosse molto lieto, temendo che l’ombra e i luoghi tranquilli e segreti cessassero di esistere. Vana, grande com’era il suo impossibile desiderio di vedere gli Alberi accendersi di nuovo, seppe ben poco pensare ad altro.

“ Aule promise, allora: Il compito che mi affidate è di estrema difficoltà, ma farò tutto ciò che posso…” Frodo si interruppe per qualche istante, gli occhi sorrisero alla bambina che si avvicinava al letto, mentre Dama Celebrian posava un mazzo di lilla nell’ampolla d’acqua posata sul tavolino accanto alla sua poltrona. 

Il piccolo occupante del letto si volse e incontrò per la prima volta lo sguardo della sua anima gemella.

I capelli corvini ricadevano disordinati e sudati sulle esili spalle. Grandi occhi neri dominavano il viso acceso da quel sorriso.   Fealen fu assai grato a Frodo per aver ricominciato subito a leggere, fornendogli la scusa per distogliere dal viso fatato la sua faccia improvvisamente infuocata.

Perciò Manwe ordinò a Yavanna di usare i propri poteri. Essa era riluttante, ma il clamore della gente la costrinse, cosicché domandò un poco del fulgore bianco e d’oro. Manwe ed Aule si limitarono a concedere solo due piccole ampolle, affermando che – se gli antichi fiotti avessero avuto il potere di guarirli, i due Alberi sarebbero già rifioriti, perché Vala e Lorien ne avevano versato in abbondanza in torno alle loro radici. Allora Yavanna sostò nella pianura, tutta tremante e col viso pallidissimo, per l’enormità dello sforzo che il suo essere compiva, lottando contro il destino.

“ Con la mano destra reggeva l’ampolla d’oro, e con la sinistra quella d’argento; ritta fra i due Alberi le sollevò in alto, e da ciascuna sorsero a mo’ di fiori fiamme rosse e bianche. La terra tremò e si aperse, e da qui, intorno ai suoi piedi, spuntò una massa di fiori e di piante, bianche e blu alla sua sinistra e rosse oro alla destra.

“ Avanzando, Yavanna gettò ognuna delle ampolle sull’Albero cui spettava e intonò i canti della crescita imperitura, nonché una melodia di resurrezione dopo la morte e l’avvizzimento; poi, all’improvviso, tacque. ”

Frodo guardò di sottecchi la mano che la piccola Anìron aveva allungato a sfiorare il braccio di Fealen, steso sulle coperte.

Quel tocco non sembrò dare alcun fastidio al suo attento ascoltatore. Suppose comunque che la sua attenzione si stesse esaurendo. Si azzardò perciò a chiudere il libro. “ Temo di avere la gola un po’ troppo secca per continuare, Fealen. Perché non chiedi alla nostra amica di leggere per te?

 

Continua…

 

 

 

  

   
 
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