Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
Segui la storia  |       
Autore: Red_and_blue96    28/02/2016    3 recensioni
Non ci si meraviglia di un uomo comune che prova amore… ma può, invece, un folle, incosciente, dedito al divertimento, innamorarsi sul serio? Può un essere duro e freddo come il marmo, giudicato da tutti una bestia, provare amore? Può un uomo autoritario, interessato solo al potere, amare la sua famiglia? E può l’amore cambiare le persone?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giulietta

“Svegliati dormigliona!” fu così che la mia nutrice mi diede il buongiorno.
“Fammi riposare ancora un po’, balia…” mugugnai io portando un braccio sugli occhi, per evitare che la luce che entrava dalla finestra appena aperta, mi svegliasse del tutto.
“Vorrei tanto bambina mia, ma vedi…è arrivato Frate Lorenzo per medicarti la ferita” rispose prendendo la spazzola da sopra la toletta.
“Va bene allora mi sveglio…” e mi sollevai di poco mentre la mia nutrice aveva iniziato a pettinarmi.
“Cosa c’è per colazione?” chiesi affamata.

Conte Capuleti

“E’ assurdo!” protestai.
“Ma zio, non puoi sospendere tutto solo perché Giulietta non può essere presente!” si lamentò ancora.
“Chi non può essere presente!?” disse mia figlia, che comparve sulla porta aiutata dalla nutrice. Subito vidi i tre giovani dinanzi a me scattare all’in piedi, incredibile…
“Giulietta ma non dovresti essere a letto?” chiesi sconcertato dalla sua presenza.
“Mio buon Conte” intervenne Frate Lorenzo che nel frattempo era comparso dietro le due donne “Vostra figlia è molto giovane e quindi la ferita non ha impiegato molto tempo a rimarginarsi in parte…le ho consigliato io di camminare per un po’ in questi giorni…stando sempre attenta, vero Giulietta?”
“Certo Padre, vi ringrazio ancora per il vostro prezioso aiuto…” rispose lei e il Frate se ne andò via dopo essersi congedato. Mia figlia, sorretta dalla nutrice, si andò ad accomodare sul divanetto dove prima erano seduti i due giovani estranei e fece cenno di continuare i nostri discorsi.
“Adesso che Giulietta è presente, possiamo continuare a decidere il da farsi…” ripresi il mio discorso.
“Messeri, sta giungendo l’estate e io voglio che mia figlia si maritata entro la fine di questa. Perciò, ho deciso che sarò  io a scegliere chi farà al caso suo. Avrò tempo entrò la fine della stagione…e adesso potete andare. Vi giungeranno mie notizie al riguardo” e così dicendo attesi che i tre giovani salutassero mia figlia e che lasciassero il palazzo. Quando io e mia figlia ci ritrovammo soli nella stanza, mi preparai a sentirla lamentare…

Giulietta

Cosa avevano appena udito le mie orecchie? Mio padre si era preso la libertà di scegliere mio marito senza prima chiedere il mio parere…oh ma adesso mi sente!
“Padre! Ma perché avete preso una tale decisione?”
“Figlia mia, sai bene che spetta a me decidere…” rispose calmo, e più lui era calmo più io mi infuriavo.
“Sarò io ad essere maritata quindi è giusto che anche io prenda parte alla scelta!”
“Giulietta, non tentare di cambiare verso alle questioni della vita…” disse dandomi le spalle.
“Padre…voi…voi non potete obbligarmi a sposare un uomo che non amo!!!” urlai con quanto fiato avevo in corpo.
“Giulia Isabella Lavinia Capuleti! Non osare mai più contraddire tuo padre. E da adesso in poi non mi rivolgerai più la parola senza prima avere il mio permesso!” replicò mio padre voltandosi di scatto e venendomi incontro con la mano alzata, come se quasi volesse picchiarmi, ma forse si era ricordato della ferita. Ma la cosa peggiore era il fatto che mi aveva chiamata con il mio nome completo e ciò accade solamente quando è davvero adirato. Con le poche forze che avevo, mi aggrappai alla spalliera del divanetto e mi alzai. Feci qualche passo barcollando fino all’uscio, poi mi aggrappai ad essa e voltai l’angolo per ritrovarmi in corridoio. Alla mia destra trovai appoggiato al muro Tebaldo, aveva udito tutto e ora mi guardava con aria di chi avrebbe commesso un omicidio di li a poco e allo stesso tempo avrebbe voluto difendermi. Ebbi solo il tempo di pensare che anche da bambino aveva la stessa reazione quando mio padre mi sgridava, perché poi il mio fianco cedette e perdendo l’equilibrio mi ritrovai a un palmo da terra. Ma la mia pelle non toccò mai il freddo marmo color grigio e bianco perché mio cugino si era lanciato su di me e aveva fatto in tempo a sorreggermi la testa e la schiena:
“Tebaldo, grazie al cielo…”
“Shh non parlare, ti riporto in stanza.” Mi sollevò da terra prendendomi tra le sue braccia e si avviò verso le mie stanze, sotto lo sguardo del Gatto, che rimase di guardia davanti alla mia porta una volta entrati dentro. Tebaldo, con molto garbo, mi adagiò sulle bianche lenzuola che rivestivano il mio letto matrimoniale, poi si sedette al mio fianco:
“Sarebbe meglio controllare la ferita…” disse con il suo solito tono glaciale e muovendo la mano verso il lembo della gonna del mio abito.
“Non pensarci nemmeno…tu non vedrai nul- ah!!!” non riuscì a finire la frase poiché una fitta mi tolse il respiro.
“Dicevi?” chiese sarcastico alzando le mie vesti…e io non potei fare altro che arrossire per l’imbarazzo. Con mia grande sorpresa fu molto sensibile e delicato, mentre alzava le vesti non guardò neanche per un istante nella  direzione delle mie gambe, abbassò gli occhi solo dopo aver trovato la ferita. Procedette togliendo la fascia che mi fasciava l’intera vita, e dopo avermi guardata con sguardo rassicurante, si avvicinò di poco per vedere cosa era accaduto sotto la garza della dimensione del taglio:
“Giulietta si è riaperto qualche punto, ma non è nulla di così importante da richiamare l’attenzione di Frate Lorenzo, ci posso pensare io stesso” disse.
“Sai cucire le ferite?” chiesi meravigliata.
“Certo che si!” esclamò con ovvietà. Ma certo, il grande e temuto Tebaldo sapeva fare tutto e non aveva bisogno di nessuno! Si alzò dal letto e andò a prendere tutto l’occorrente che il Frate aveva lasciato per le medicazioni giornaliere, li mise sul cuscino e cominciò a sistemare l’ago:
“Farà male ma non troppo, se senti dolore stringi questa” e togliendosi la giubba di pelle rossa me la porse. Il contatto con le mani bollenti di Tebaldo mi fece sussultare e questo non gli passò inosservato, visto il sorrisetto che si era stampato in viso. Il dolore che provai fu indescrivibile e la giubba di mio cugino mi tornò utile…
“Manca molto?...non ce la faccio…più!” dissi tra un sospiro e l’altro.
“Tranquilla ho appena finito…ecco fatto” disse rilassandosi e posando l’occorrente.
“Grazie ancora…tieni questa è tua” e gli porsi la giubba che però non indosso, perché doveva abbassarmi le vesti…e stavolta i suoi occhi lo tradirono.

Tebaldo

Giulia sei stupenda, e non ho visto altro che le tue gambe…cosa darei per averti…spero solo non si sia accorta, altrimenti chi la sente! Oh, troppo tardi…è rossa in viso:
“Tebaldo!” mi riprese lasciando un piccolo schiaffo sulla mia mano. Decisi che l’avrei impaurita un po’…adoravo la sua espressione terrorizzata.

Giulietta

Mi pentì poco dopo del gesto che avevo appena fatto e il suo voltarsi lentamente verso di me non mi tranquillizzò affatto. I suoi occhi di ghiaccio mi fissavano in modo accusatorio e la sua mano andò ad afferrare il mio polso:
“Ragazzina non ci provare più, mi hai sentito?” sibilò a denti stretti.
“C-certo.” Ma non ne fu convinto perché invece di lasciarmi, con l’altra mano mi afferrò dal collo, sollevando il mio viso dalla mascella e cominciò a stringermi e ad avvicinare il suo volto. Chiusi gli occhi per la paura. Potevo avvertire le sue labbra che percorrevano le linee della mia spalla lasciata scoperta dalla scollatura dell’abito rosa cipria che indossavo, esse salivano sempre più su fino ad arrivare al mio orecchio, poi un sussurro:
“Hai paura cugina?” e mi lasciò un bacio sulla guancia.
“Lasciami ti prego…” e la sua mano scomparve dal mio collo, ma l’altra si sollevò tenendo ancora il mio polso nella sua stretta e se la portò alla bocca, con la quale mi lasciò un bacio sul dorso della mano:
“Stavo solo scherzando…non ti farei mai del male, non a te” disse sorridendomi. In quell’istante tirai un sospiro di sollievo…
“Giulietta…mi ci vedresti al tuo fianco?” domandò dandomi le spalle e guardando dalla finestra, si era infatti alzato dal letto e si stava appoggiando con la spalla al muro.
“Mmm forse!” dissi io ridendo. Lui si girò ricambiando il sorriso.
“Guarda che non c’è molto da ridere su questo! È una questione seria…pensa che si sta parlando dell’uomo che avrai sempre accanto. Vuoi forse fare la fine di mia zia, tua madre?”
“No affatto, povera mamma, deve essere dura per lei…” dissi rattristandomi ma Tebaldo prontamente mi si avvicinò e sollevò il mio mento con la punta delle dita.
“Se tuo padre non dovesse scegliere me, giuro sul mio onore che ti sarò affianco, anche dopo le nozze…perché se quell’uomo non lo amerai, ci penserò io a rallegrare le tue giornate.” Lo disse in un modo così solenne e dolce che per un attimo mi tremò il cuore e non potei fare a meno di accarezzarlo. Non si lasciò scappare l’occasione e lentamente cominciò ad avvicinarsi e appoggiò le sue labbra carnose sulle mie. Staccatosi poco dopo, prese la sua giubba, rimasta sul mio letto e lanciatomi un ultimo sguardo,  sparì dietro la porta.
Non mi dispiacque quel bacio, devo anche ammettere che rimasi piuttosto soddisfatta, se è questo il termine giusto…i miei pensieri su Tebaldo, che stavano diventando poco seri, vennero interrotti dalla presenza della mia nutrice che entrò in camera mia per prepararmi per la cena. Indossai un abito rosso con le maniche a palloncino e mi feci acconciare i capelli in una treccia laterale, lasciando qualche ciocca libera; poi scesi di sotto con l’aiuto della mia adorata nutrice.

La Nutrice

C’era qualcosa di diverso nella mia bambina: l’avevo ritrovata seduta sul letto, rossa in viso e con lo sguardo perso nel vuoto…ma quello che più mi preoccupava era aver visto quello sconsiderato di Tebaldo uscire dalla sua stanza. Aveva forse fatto qualcosa a Giulietta?
Accompagnai la mia bimba alla grande tavola imbandita, dove già avevano preso posto il Conte, la Contessa, Tebaldo e ora Giulietta, che sedeva di fianco alla madre e di fronte a Tebaldo. Dopo aver fatto un inchino mi dileguai per recarmi nelle cucine e consumare il mio pasto.

Mercuzio

Rientrai al castello giusto in tempo per l’ora di pranzo. Entrato nella sala, li vidi seduti tutti intorno alla tavola stracolma di cibo come sempre. Mio zio teneva le mani incastrate tra loro all’altezza del mento, con i gomiti appoggiati sul tavolo. La sua espressione non prometteva nulla di buono:
“Mercuzio” mi richiamò una volta seduto a tavola.
“Dove diavolo sei stato fin’ora?” e sbatté i pugni sul tavolo facendo vibrare i piatti e i calici. Mio fratello si girò a guardarmi e mi fece cenno di rispondere:
“Dai Capuleti, stamane il Conte ci ha convocato per avvisarci della sua decisione riguardo il futuro marito di sua figlia…” dissi con tutta la calma che avevo in corpo. Mio zio non parve molto compiaciuto:
“Non mi piace affatto che frequenti i Capuleti, i Montecchi potrebbero pensare che il loro Principe si stia schierando dalla parte avversaria. Sai bene che io rappresento la giustizia a Verona e quindi devo essere neutro.”
“Zio tu sei neutrale. I Montecchi possono dormire sonno tranquilli…” e addentai la coscia di pollo che avevo preso dal vassoio centrale.
“Bada a te, Mercuzio. Stai attento alle tue azioni…”Dopo che anche lui diede il primo morso al pezzo di carne che stava nel suo piatto, tutti gli altri ripresero a mangiare.
“A me non dispiacerebbe sapere Mercuzio maritato alla figlia del Capuleti…” disse mia cognata rompendo il silenzio che si era creato.
“Moglie mia, sai bene che ci vuole la benedizione di qualcuno…” rispose mio fratello riferendosi a nostro zio.
“…E il consenso di qualcun altro!” mi affrettai a dire. “Il Conte può decidere ciò che vuole, ma io, se sarò scelto, sposerò Giulietta solo se sono sicuro di provare qualcosa per lei, e non mi riferisco solo all’ammirazione!”
“Parli bene.” Sentenziò mio zio, e lo guardai con intesa.
“Fatto sta che Giulietta è una delle più belle di tutta Verona, ti sfido a trovarne una più bella!” disse divertita mia cognata mentre imboccava il figlio.

Alcuni giorni dopo…

Romeo

“Romeoooo?” udì il grido da sotto la mia finestra. Alzandomi controvoglia dal letto andai a vedere chi fosse, ma già l’avevo riconosciuto dalla sua  voce:
“Mercuzio, dai vieni su!” lo invitai. Uscì in corridoio e andai da Benvolio, che era già pronto per la nostra solita passeggiata in paese. Insieme  a lui, scesi le scale per andare incontro al mio amico che per poco non mi sbatté addosso mentre imboccava l’angolo della scala:
“Eccolo qua! Il nostro Romeo, meglio conosciuto come Conte Antonio!” mi schernì Mercuzio ridendo a crepapelle. Benvolio ci fissava confusi…
“E’ forse il caso che voi due mi spiegate cosa sta succedendo?” chiese mio cugino con tutta la ragione di questo mondo.
“Si dai, andiamo a passeggiare e ti racconterò tutto…e tu smettila di ridere, o i tuoi riccioli faranno la stessa fine dei miei!”
“Oh che paura!” continuò con la sua presa in giro. Arrivati in piazza, ci sedemmo sui soliti scalini dove di lì a poco vennero ad arrivare anche gli altri ragazzi della nostra compagnia.
“Benvolio, devi sapere che tuo cugino Romeo, invaghito com’è per la nobile e bella Capuleti, ha deciso di cambiare identità per poter presentarsi agli occhi del Conte senza essere scoperto, con la speranza che questi gli dia in sposa sua figlia!” disse Mercuzio tutto d’un fiato.
“Cugino, l’ho sempre detto che non stai bene. E poi cos’è questa fissa per le donne della famiglia Capuleti? E prima Rosalina, adesso Giulietta…più li odi e più ti piacciono forse?”
“Io non odio nessuno, loro non mi hanno fatto niente…e nemmeno i miei genitori li dovrebbero odiare, perché tutto questo non ci ha mai riguardati! Sono cose antiche…”
“Romeo, seriamente, non puoi continuare a mentire a tutti: il Conte, la tua famiglia…per quanto tu lo voglia e per quanto Frate Lorenzo ti aiuti, non potrai mai sposare Giulietta! Andiamo è una follia!” sbottò Mercuzio guadagnandosi il consenso di tutto il gruppo.
“Ma  non sei forse tu che mi hai insegnato a credere nei sogni e a compiere follie?” risposi a tono alzandomi e parandomi a un passo da lui. Lo vidi diventare serio, l’avevo colpito nel suo punti debole.
“Va bene, come vuoi! Vai a farti ammazzare dai Capuleti…ma non dire che  non ti avevamo avvertito Romeo…scellerato che non sei altro…” e si accasciò sui gradini e per il resto della giornata non proferì parola, fino a quando non scorgemmo da lontano la figura della nutrice di Giulietta…

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo / Vai alla pagina dell'autore: Red_and_blue96