“Svegliati
dormigliona!” fu così che la mia nutrice
mi diede il buongiorno.
“Fammi riposare ancora un po’,
balia…” mugugnai io portando un braccio sugli
occhi, per evitare che la luce che entrava dalla finestra appena
aperta, mi
svegliasse del tutto.
“Vorrei tanto bambina mia, ma vedi…è
arrivato Frate Lorenzo per medicarti la
ferita” rispose prendendo la spazzola da sopra la toletta.
“Va bene allora mi sveglio…” e mi
sollevai di poco mentre la mia nutrice aveva
iniziato a pettinarmi.
“Cosa c’è per colazione?”
chiesi affamata.
Conte
Capuleti
“E’ assurdo!” protestai.
“Ma zio, non puoi sospendere tutto solo perché
Giulietta non può essere
presente!” si lamentò ancora.
“Chi non può essere presente!?” disse
mia figlia, che comparve sulla porta
aiutata dalla nutrice. Subito vidi i tre giovani dinanzi a me scattare
all’in
piedi, incredibile…
“Giulietta ma non dovresti essere a letto?” chiesi
sconcertato dalla sua
presenza.
“Mio buon Conte” intervenne Frate Lorenzo che nel
frattempo era comparso dietro
le due donne “Vostra figlia è molto giovane e
quindi la ferita non ha impiegato
molto tempo a rimarginarsi in parte…le ho consigliato io di
camminare per un
po’ in questi giorni…stando sempre attenta, vero
Giulietta?”
“Certo Padre, vi ringrazio ancora per il vostro prezioso
aiuto…” rispose lei e
il Frate se ne andò via dopo essersi congedato. Mia figlia,
sorretta dalla
nutrice, si andò ad accomodare sul divanetto dove prima
erano seduti i due
giovani estranei e fece cenno di continuare i nostri discorsi.
“Adesso che Giulietta è presente, possiamo
continuare a decidere il da farsi…”
ripresi il mio discorso.
“Messeri, sta giungendo l’estate e io voglio che
mia figlia si maritata entro
la fine di questa. Perciò, ho deciso che sarò
io a scegliere chi farà al caso suo.
Avrò tempo entrò la fine della
stagione…e adesso potete andare. Vi giungeranno mie notizie
al riguardo” e così
dicendo attesi che i tre giovani salutassero mia figlia e che
lasciassero il
palazzo. Quando io e mia figlia ci ritrovammo soli nella stanza, mi
preparai a
sentirla lamentare…
Giulietta
Cosa
avevano appena udito le mie orecchie? Mio padre
si era preso la libertà di scegliere mio marito senza prima
chiedere il mio
parere…oh ma adesso mi sente!
“Padre! Ma perché avete preso una tale
decisione?”
“Figlia mia, sai bene che spetta a me
decidere…” rispose calmo, e più lui era
calmo più io mi infuriavo.
“Sarò io ad essere maritata quindi è
giusto che anche io prenda parte alla
scelta!”
“Giulietta, non tentare di cambiare verso alle questioni
della vita…” disse
dandomi le spalle.
“Padre…voi…voi non potete obbligarmi a
sposare un uomo che non amo!!!” urlai
con quanto fiato avevo in corpo.
“Giulia Isabella Lavinia Capuleti! Non osare mai
più contraddire tuo padre. E
da adesso in poi non mi rivolgerai più la parola senza prima
avere il mio
permesso!” replicò mio padre voltandosi di scatto
e venendomi incontro con la
mano alzata, come se quasi volesse picchiarmi, ma forse si era
ricordato della
ferita. Ma la cosa peggiore era il fatto che mi aveva chiamata con il
mio nome
completo e ciò accade solamente quando è davvero
adirato. Con le poche forze
che avevo, mi aggrappai alla spalliera del divanetto e mi alzai. Feci
qualche
passo barcollando fino all’uscio, poi mi aggrappai ad essa e
voltai l’angolo
per ritrovarmi in corridoio. Alla mia destra trovai appoggiato al muro
Tebaldo,
aveva udito tutto e ora mi guardava con aria di chi avrebbe commesso un
omicidio
di li a poco e allo stesso tempo avrebbe voluto difendermi. Ebbi solo
il tempo
di pensare che anche da bambino aveva la stessa reazione quando mio
padre mi
sgridava, perché poi il mio fianco cedette e perdendo
l’equilibrio mi ritrovai
a un palmo da terra. Ma la mia pelle non toccò mai il freddo
marmo color grigio
e bianco perché mio cugino si era lanciato su di me e aveva
fatto in tempo a
sorreggermi la testa e la schiena:
“Tebaldo, grazie al cielo…”
“Shh non parlare, ti riporto in stanza.” Mi
sollevò da terra prendendomi tra le
sue braccia e si avviò verso le mie stanze, sotto lo sguardo
del Gatto, che
rimase di guardia davanti alla mia porta una volta entrati dentro.
Tebaldo, con
molto garbo, mi adagiò sulle bianche lenzuola che
rivestivano il mio letto
matrimoniale, poi si sedette al mio fianco:
“Sarebbe meglio controllare la ferita…”
disse con il suo solito tono glaciale e
muovendo la mano verso il lembo della gonna del mio abito.
“Non pensarci nemmeno…tu non vedrai nul-
ah!!!” non riuscì a finire la frase
poiché una fitta mi tolse il respiro.
“Dicevi?” chiese sarcastico alzando le mie
vesti…e io non potei fare altro che
arrossire per l’imbarazzo. Con mia grande sorpresa fu molto
sensibile e
delicato, mentre alzava le vesti non guardò neanche per un
istante nella direzione
delle mie gambe, abbassò gli occhi
solo dopo aver trovato la ferita. Procedette togliendo la fascia che mi
fasciava l’intera vita, e dopo avermi guardata con sguardo
rassicurante, si
avvicinò di poco per vedere cosa era accaduto sotto la garza
della dimensione
del taglio:
“Giulietta si è riaperto qualche punto, ma non
è nulla di così importante da
richiamare l’attenzione di Frate Lorenzo, ci posso pensare io
stesso” disse.
“Sai cucire le ferite?” chiesi meravigliata.
“Certo che si!” esclamò con
ovvietà. Ma certo, il grande e temuto Tebaldo
sapeva fare tutto e non aveva bisogno di nessuno! Si alzò
dal letto e andò a
prendere tutto l’occorrente che il Frate aveva lasciato per
le medicazioni
giornaliere, li mise sul cuscino e cominciò a sistemare
l’ago:
“Farà male ma non troppo, se senti dolore stringi
questa” e togliendosi la
giubba di pelle rossa me la porse. Il contatto con le mani bollenti di
Tebaldo
mi fece sussultare e questo non gli passò inosservato, visto
il sorrisetto che
si era stampato in viso. Il dolore che provai fu indescrivibile e la
giubba di
mio cugino mi tornò utile…
“Manca molto?...non ce la
faccio…più!” dissi tra un sospiro e
l’altro.
“Tranquilla ho appena finito…ecco fatto”
disse rilassandosi e posando
l’occorrente.
“Grazie ancora…tieni questa è
tua” e gli porsi la giubba che però non indosso,
perché doveva abbassarmi le vesti…e stavolta i
suoi occhi lo tradirono.
Tebaldo
Giulia
sei
stupenda, e non ho visto altro che le tue gambe…cosa darei
per averti…spero
solo non si sia accorta, altrimenti chi la sente! Oh, troppo
tardi…è rossa in
viso:
“Tebaldo!” mi riprese lasciando un piccolo schiaffo
sulla mia mano. Decisi che
l’avrei impaurita un po’…adoravo la sua
espressione terrorizzata.
Giulietta
Mi
pentì poco dopo del gesto che avevo appena fatto
e il suo voltarsi lentamente verso di me non mi
tranquillizzò affatto. I suoi
occhi di ghiaccio mi fissavano in modo accusatorio e la sua mano
andò ad
afferrare il mio polso:
“Ragazzina non ci provare più, mi hai
sentito?” sibilò a denti stretti.
“C-certo.” Ma non ne fu convinto perché
invece di lasciarmi, con l’altra mano
mi afferrò dal collo, sollevando il mio viso dalla mascella
e cominciò a
stringermi e ad avvicinare il suo volto. Chiusi gli occhi per la paura.
Potevo
avvertire le sue labbra che percorrevano le linee della mia spalla
lasciata
scoperta dalla scollatura dell’abito rosa cipria che
indossavo, esse salivano
sempre più su fino ad arrivare al mio orecchio, poi un
sussurro:
“Hai paura cugina?” e mi lasciò un bacio
sulla guancia.
“Lasciami ti prego…” e la sua mano
scomparve dal mio collo, ma l’altra si
sollevò tenendo ancora il mio polso nella sua stretta e se
la portò alla bocca,
con la quale mi lasciò un bacio sul dorso della mano:
“Stavo solo scherzando…non ti farei mai del male,
non a te” disse sorridendomi.
In quell’istante tirai un sospiro di sollievo…
“Giulietta…mi ci vedresti al tuo
fianco?” domandò dandomi le spalle e guardando
dalla finestra, si era infatti alzato dal letto e si stava appoggiando
con la
spalla al muro.
“Mmm forse!” dissi io ridendo. Lui si
girò ricambiando il sorriso.
“Guarda che non c’è molto da ridere su
questo! È una questione seria…pensa che
si sta parlando dell’uomo che avrai sempre accanto. Vuoi
forse fare la fine di
mia zia, tua madre?”
“No affatto, povera mamma, deve essere dura per
lei…” dissi rattristandomi ma
Tebaldo prontamente mi si avvicinò e sollevò il
mio mento con la punta delle
dita.
“Se tuo padre non dovesse scegliere me, giuro sul mio onore
che ti sarò
affianco, anche dopo le nozze…perché se
quell’uomo non lo amerai, ci penserò io
a rallegrare le tue giornate.” Lo disse in un modo
così solenne e dolce che per
un attimo mi tremò il cuore e non potei fare a meno di
accarezzarlo. Non si
lasciò scappare l’occasione e lentamente
cominciò ad avvicinarsi e appoggiò le
sue labbra carnose sulle mie. Staccatosi poco dopo, prese la sua
giubba,
rimasta sul mio letto e lanciatomi un ultimo sguardo,
sparì dietro la porta.
Non mi dispiacque quel bacio, devo anche ammettere che rimasi piuttosto
soddisfatta, se è questo il termine giusto…i miei
pensieri su Tebaldo, che
stavano diventando poco seri, vennero interrotti dalla presenza della
mia
nutrice che entrò in camera mia per prepararmi per la cena.
Indossai un abito
rosso con le maniche a palloncino e mi feci acconciare i capelli in una
treccia
laterale, lasciando qualche ciocca libera; poi scesi di sotto con
l’aiuto della
mia adorata nutrice.
La
Nutrice
C’era
qualcosa di diverso nella mia
bambina: l’avevo ritrovata seduta sul letto, rossa in viso e
con lo sguardo
perso nel vuoto…ma quello che più mi preoccupava
era aver visto quello
sconsiderato di Tebaldo uscire dalla sua stanza. Aveva forse fatto
qualcosa a
Giulietta?
Accompagnai la mia bimba alla grande tavola imbandita, dove
già avevano preso
posto il Conte, la Contessa, Tebaldo e ora Giulietta, che sedeva di
fianco alla
madre e di fronte a Tebaldo. Dopo aver fatto un inchino mi dileguai per
recarmi
nelle cucine e consumare il mio pasto.
Mercuzio
Rientrai
al
castello giusto in tempo per l’ora di pranzo. Entrato nella
sala, li vidi
seduti tutti intorno alla tavola stracolma di cibo come sempre. Mio zio
teneva
le mani incastrate tra loro all’altezza del mento, con i
gomiti appoggiati sul
tavolo. La sua espressione non prometteva nulla di buono:
“Mercuzio” mi richiamò una volta seduto
a tavola.
“Dove diavolo sei stato fin’ora?” e
sbatté i pugni sul tavolo facendo vibrare i
piatti e i calici. Mio fratello si girò a guardarmi e mi
fece cenno di
rispondere:
“Dai Capuleti, stamane il Conte ci ha convocato per avvisarci
della sua decisione
riguardo il futuro marito di sua figlia…” dissi
con tutta la calma che avevo in
corpo. Mio zio non parve molto compiaciuto:
“Non mi piace affatto che frequenti i Capuleti, i Montecchi
potrebbero pensare
che il loro Principe si stia schierando dalla parte avversaria. Sai
bene che io
rappresento la giustizia a Verona e quindi devo essere
neutro.”
“Zio tu sei neutrale. I Montecchi possono dormire sonno
tranquilli…” e addentai
la coscia di pollo che avevo preso dal vassoio centrale.
“Bada a te, Mercuzio. Stai attento alle tue
azioni…”Dopo che anche lui diede il
primo morso al pezzo di carne che stava nel suo piatto, tutti gli altri
ripresero a mangiare.
“A me non dispiacerebbe sapere Mercuzio maritato alla figlia
del Capuleti…”
disse mia cognata rompendo il silenzio che si era creato.
“Moglie mia, sai bene che ci vuole la benedizione di
qualcuno…” rispose mio
fratello riferendosi a nostro zio.
“…E il consenso di qualcun altro!” mi
affrettai a dire. “Il Conte può decidere
ciò che vuole, ma io, se sarò scelto,
sposerò Giulietta solo se sono sicuro di
provare qualcosa per lei, e non mi riferisco solo
all’ammirazione!”
“Parli bene.” Sentenziò mio zio, e lo
guardai con intesa.
“Fatto sta che Giulietta è una delle
più belle di tutta Verona, ti sfido a
trovarne una più bella!” disse divertita mia
cognata mentre imboccava il
figlio.
Alcuni
giorni dopo…
Romeo
“Romeoooo?”
udì il grido da sotto la mia finestra. Alzandomi
controvoglia
dal letto andai a vedere chi fosse, ma già l’avevo
riconosciuto dalla sua voce:
“Mercuzio, dai vieni su!” lo invitai.
Uscì in corridoio e andai da Benvolio,
che era già pronto per la nostra solita passeggiata in
paese. Insieme a
lui, scesi le scale per andare incontro al
mio amico che per poco non mi sbatté addosso mentre
imboccava l’angolo della
scala:
“Eccolo qua! Il nostro Romeo, meglio conosciuto come Conte
Antonio!” mi schernì
Mercuzio ridendo a crepapelle. Benvolio ci fissava confusi…
“E’ forse il caso che voi due mi spiegate cosa sta
succedendo?” chiese mio
cugino con tutta la ragione di questo mondo.
“Si dai, andiamo a passeggiare e ti racconterò
tutto…e tu smettila di ridere, o
i tuoi riccioli faranno la stessa fine dei miei!”
“Oh che paura!” continuò con la sua
presa in giro. Arrivati in piazza, ci
sedemmo sui soliti scalini dove di lì a poco vennero ad
arrivare anche gli
altri ragazzi della nostra compagnia.
“Benvolio, devi sapere che tuo cugino Romeo, invaghito
com’è per la nobile e
bella Capuleti, ha deciso di cambiare identità per poter
presentarsi agli occhi
del Conte senza essere scoperto, con la speranza che questi gli dia in
sposa
sua figlia!” disse Mercuzio tutto d’un fiato.
“Cugino, l’ho sempre detto che non stai bene. E poi
cos’è questa fissa per le
donne della famiglia Capuleti? E prima Rosalina, adesso
Giulietta…più li odi e
più ti piacciono forse?”
“Io non odio nessuno, loro non mi hanno fatto
niente…e nemmeno i miei genitori
li dovrebbero odiare, perché tutto questo non ci ha mai
riguardati! Sono cose
antiche…”
“Romeo, seriamente, non puoi continuare a mentire a tutti: il
Conte, la tua
famiglia…per quanto tu lo voglia e per quanto Frate Lorenzo
ti aiuti, non
potrai mai sposare Giulietta! Andiamo è una
follia!” sbottò Mercuzio
guadagnandosi il consenso di tutto il gruppo.
“Ma non
sei forse tu che mi hai
insegnato a credere nei sogni e a compiere follie?” risposi a
tono alzandomi e
parandomi a un passo da lui. Lo vidi diventare serio, l’avevo
colpito nel suo
punti debole.
“Va bene, come vuoi! Vai a farti ammazzare dai
Capuleti…ma non dire che
non ti avevamo avvertito Romeo…scellerato che
non sei altro…” e si accasciò sui
gradini e per il resto della giornata non
proferì parola, fino a quando non scorgemmo da lontano la
figura della nutrice
di Giulietta…