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Autore: MissKiddo    28/02/2016    0 recensioni
La vita di Kimberly sembrava procedere tranquillamente, noiosa e monotona come ogni sedicenne pensa della propria esistenza.
Ma non sempre tutto può andare come ci si aspettava. Cosa accadrà quando scoprirà che il suo gatto, che ha da quando è nata, non è un gatto come tutti gli altri? Cosa si celerà dietro al mistero della sua nascita? Esistono davvero altri mondi oltre al nostro?
Tratto dalla storia: «Midnight, tu rimarrai con lei. Proteggila, sorvegliala. È la nostra unica speranza, non deludermi» dopo aver finito di parlare la donna poggiò il piccolo fagotto sulla soglia della porta. La bambina continuava a dormire, il suo viso innocente le fece stringere il cuore.
«Piccola mia...» le diede un bacio sulla fronte, a quel punto non poté più trattenere le lacrime che scesero calde lungo le sue guance fredde. La guardò per l'ultima volta, fino all'ultimo secondo pensò di riprenderla con sé e fuggire il più lontano possibile, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, così si voltò e corse via. Midnight rimase accanto alla bambina annusandola con delicatezza.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 1

Una notte accadde

 

Il buio aveva preso possesso delle strade, faceva freddo e una sottile pioggia iniziava a scendere dal cielo. A quell'ora della notte tutti stavano sicuramente dormendo, si sentiva solo il rumore di alcune macchina e il loro sfrecciare sull'asfalto bagnato.
In un vicolo buio vi era una figura nascosta, si era fermata per riprendere fiato. Stava correndo ormai da ore, aveva il respiro affannato. Quando si tolse il cappuccio che le copriva il viso i lunghi capelli biondi le ricaddero sulle spalle, si guardò intorno, non poteva fermarsi lì, ancora non aveva compiuto la sua missione. Si spaventò quando sentì un rumore vicino a lei, ma appena si voltò vide un piccolo gatto nero, trasse un sospiro di sollievo. «Midnight, sei tu...» accarezzò il manto morbido del micio. L'altro miagolò di nuovo, e fissò il fagotto che la donna aveva tra le braccia. Si muoveva e da dentro la stoffa proveniva un pianto di neonato. «La devo salvare, anche a costo della vita, seguimi Midnight» corse lungo il vicolo, zoppicava vistosamente ma continuò a correre, il gatto la seguì.
Dopo alcuni minuti si accorse di essere nel quartiere che stava cercando, ogni casa era di colore rosa pallido e i giardini erano tutti verdi e ben curati. Le luci nelle case erano tutte spente, il silenzio regnava sovrano. La donna guardò la bambina che aveva tra le braccia, finalmente si era addormentata. Era una bambina coraggiosa. Era ferma in mezzo alla strada quando sentì dei passi, l'avevano trovata. Si rimise il cappuccio e si nascose sul retro di una delle casette rosa. Guardò da una delle finestre e vide che c'era ancora qualcuno sveglio, chiuse gli occhi e ringraziò il cielo. Intanto il gatto che l'aveva seguita la stava fissando. «Midnight, tu rimarrai con lei. Proteggila, sorvegliala. È la nostra unica speranza, non deludermi» dopo aver finito di parlare la donna poggiò il piccolo fagotto sulla soglia della porta. La bambina continuava a dormire, il suo viso innocente le fece stringere il cuore.
«Piccola mia...» le diede un bacio sulla fronte, a quel punto non poté più trattenere le lacrime che scesero calde lungo le sue guance fredde. La guardò per l'ultima volta, fino all'ultimo secondo pensò di riprenderla con sé e fuggire il più lontano possibile, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, così si voltò e corse via. Midnight rimase accanto alla bambina annusandola con delicatezza.

 

Katy e Adam Green erano una coppia di giovani sposati da alcuni anni. Vivevano in un bellissimo quartiere nella loro casa rosa pallido. Lei si era da poco laureata in medicina, mentre lui lavorava da molto tempo come chef. Gli ultimi mesi per loro non erano stati facili, avevano scoperto che Katy non avrebbe mai potuto avere figli. Per loro era stato come ricevere una pugnalata al cuore, desideravano da tempo un figlio, ma purtroppo avrebbero dovuto accettare la verità. Adam aveva sempre cercato di sollevare l'umore della moglie, aveva notato che stava diventando sempre più depressa. Così quella sera avevano deciso di non uscire, avrebbero mangiato dei pop corn guardando un film. Katy era sdraiata sul divano, i capelli castani portati a caschetto erano scompigliati, si era addormentata a metà film, Adam guardandola sorrise, pensando a quanto fosse fortunato. Lui continuò a guardare la TV. Per un attimo gli sembrò di sentire un rumore provenire dalla porta sul retro, ma pensò che fosse il vento e così decise di rimanere seduto.
«Adam, non dirmi che ho dormito per tutto il tempo» disse Katy con la voce assonnata. Il film era finto da un pezzo. «Si, tesoro. Dormivi così bene che sarebbe stato un peccato svegliarti» i due si alzarono dal divano e si baciarono. Decisero che era ora di andare a dormire, mentre camminavano per andare al piano di sopra Katy sentì un rumore. «Hai sentito? Sembra un gatto» si fermarono con le orecchie in ascolto per cercare di capire da dove provenisse quel miagolio. «Non dirmi che mi hai regalato un gatto!» esclamò Adam divertito. I due sentirono di nuovo quel rumore, e andarono verso la cucina, il gatto doveva essere fuori casa. «Povero piccolo! Magari è solo e a fame, ti prego Adam vai a vedere» lui obbedì e aprì la porta. Guardò fuori e non vide niente, ma quando abbassò lo sguardo la sua attenzione fu catturata da un piccolo micio tutto nero come la notte e gli occhi gialli. Stava seduto sopra quello che poteva sembrare un mucchio di stracci, incuriosito Adam prese il gatto tra le mani. «Katy, guarda un po'! È un micino» lei lo raggiunse e strillo dalla felicità. «Ma è tenerissimo! Possiamo tenerlo? Avrà sicuramente fame...» si interruppe bruscamente quando vide che qualcosa si stava muovendo sulla soglia della loro porta. Entrambi spaventati si allontanarono. «Cosa pensi che sia?» chiese Katy spaventata ma anche curiosa. «Beh, lo scopriremo subito» Adam si avvicinò a quel mucchio di stracci e lo prese tra le braccia, quando sentì piangere capì cosa avevano trovato. «Santo cielo! È un bambino!» entrambi non credevano ai propri occhi.
Katy si avvicinò a guardò meglio, era una bambina! Doveva essere un dono del cielo, quella bambina era un dono per loro due. «Adam, credi che...» lui sapeva cosa stava per dire sua moglie. Si fissarono per alcuni minuti, e poi guardarono quella bambina così piccola e infreddolita. Adam chiuse la porta chiudendo a chiave, avrebbero tenuto la bambina.

 

***

 

Sedici anni dopo

 

Era una comune mattina di fine settembre, l'aria era frizzante e il cielo limpido. Le foglie sugli alberi stavano diventando gialle, chiaro segnale che l'autunno stava per arrivare.
Tutti i ragazzi nelle loro case si stavano preparando per andare a scuola, ma c'era ancora chi non si era neanche svegliato. «Kimberly Ann Green, se non ti svegli immediatamente ti dovrò far alzare con la forza!» Katy stava urlando dal piano inferiore. Kimberly sentì sua madre urlare e prendendo il suo cuscino lo posizionò sopra la sua testa, e si addormento di nuovo. Katy non sentendola alzarsi decise di salire in camera sua. Una volta arrivata davanti alla stanza della figlia spalancò la porta. «Kim, alzati! Ultimo avvertimento!» finalmente Kimberly alzò la testa, aveva ancora gli occhi chiusi ma riuscì a balbettare qualche parola. «Sono... sveglia!» si alzò con il busto e osservò sua madre tornare in cucina. Si alzò lentamente dal letto e andò dritta allo specchio. I capelli lunghi e castani erano scompigliati, ci avrebbe messo delle ore per pettinarli. Gli occhi verdi erano circondati da profonde occhiaie, e le labbra carnose erano screpolate. «Santo cielo, Kim, fai ufficialmente schifo!» disse lei alla sua immagine riflessa. Scosse la testa ed entrò nel bagno. Riuscì a farsi una doccia veloce ed a vestirsi in tempo record. Controllò che la sua camera fosse in ordine, ma non lo era. Il letto sfatto, la scrivania sommersa di vestiti. Decise che ci avrebbe pensato dopo la scuola. Scese al piano di sotto velocemente, voleva qualcosa da mangiare. Quando arrivò in fondo alle scale trovò qualcuno ad aspettarla: era il suo gatto. «Piccolo Midnight! Sei sempre più bello, vieni dalla tua padrona» lo prese in braccio e lo portò con sé in cucina. Sua madre stava preparando i pancake. «Visto? Sono pronta! Non credi mai in tua figlia!» sua madre si voltò per guardarla e sorrise. «Finiscila! Adesso mangia e poi voli verso la scuola» Kimberly prese uno dei pancake e iniziò a mangiarlo. Mentre masticava osservò Midnight, aveva il pelo lucido e più nero che mai. «Stavo pensando... ma come è possibile che Midnight sia ancora vivo e non invecchi? Insomma ha la mia età!»
«È un gatto fortunato» rispose Katy continuando a cucinare. «Secondo me è un principe mascherato da gatto, vero Midnight?» iniziò ad accarezzarlo sotto il mento, in cambio il gatto iniziò a fare le fusa. «E pensare che tu e papà l'avete trovato dopo poco che sono nata, che bella coincidenza!» sua madre a quelle parole si irrigidì. «Beh... si. Ma adesso fila a scuola, io andrò in ospedale, tuo padre è già a lavoro» Kimberly prese il suo zaino e dopo aver salutato sua mamma e il gatto con un bacio uscì di casa.

 

Fuori il clima era piacevole, anche se una brezza leggera si insinuava sotto la sua giacca. Dopo aver respirato a pieni polmoni si incamminò verso la scuola. Ma prima si sarebbe fermata davanti alla casa di Tyler. Erano amici da quando aveva memoria, e come ogni mattina l'avrebbe aspettato perchè, sicuramente, anche lui era in ritardo come al solito. Dopo pochi secondi lo vide uscire di corsa, borbottando qualcosa. Aveva i capelli in disordine, anche se erano molto corti, il colore era sempre il solito: castano. I suoi occhi ancora assonnati erano incorniciati dai suoi occhiali da vista.
«Buongiorno persona perennemente in ritardo» disse lui prendendola per un braccio e trascinandola. «Beh, come se tu fossi sempre in orario. Oh Tyler, la scuola mi ucciderà» stavano camminando a passo svelto. «Ancora con questa storia? Kim, quest'anno prometti che ti impegnerai?»
«Io ci provo, ma è difficile! Per te è semplice, sei un secchione!» sorrise e lo superò correndo più forte. «Ehi! Io non sono un secchione!» finalmente in lontananza videro la scuola, così aumentarono il passo.
Quando arrivarono a scuola la campanella era appena suonata, anche quella mattina erano riusciti a scamparla. Nel corridoio si divisero, non frequentavano le stesse lezioni. Kimberly andò al piano superiore dove l'aspettava la lezione di storia, e questo non le dispiaceva. Era la professoressa che non le andava a genio. La signorina Hamilton era molto fastidiosa, e ce l'aveva con lei per chissà quale motivo. Appena arrivò in classe prese posto all'ultimo banco, sperò che almeno quella mattina riuscisse a capire qualcosa.
La Hamilton entrò, il suo aspetto non era dei migliori. Quel naso così grande rendeva il suo viso buffo e allo stesso tempo spaventoso. Iniziò la sua spiegazione, Kimberly cercò con tutta sé stessa di ascoltare, ma non riusciva. Aveva sonno ed era stanca, avrebbe dormito molto volentieri, così facendo attenzione a non farsi vedere appoggiò la testa sul banco e il sonno prese il sopravvento.

 

«Strega! Strega! Bruciatela!» quelle voci erano insistenti, arrivavano da ogni angolo, c'era un frastuono terribile. Faceva caldo, mancava l'aria. Il fumo denso e nero stava entrando nei suoi polmoni...

 

«Signorina Green?» la voce della Hamilton portò alla realtà Kimberly, si guardò intorno e tutti stavano ridendo. Si era addormentata di nuovo! Maledisse sé stessa e cercò di scusarsi. «Se la lezione non è interessante per lei può anche uscire. Ma avrà un insufficienza in storia, e adesso cerchi di stare attenta» era veramente arrabbiata. «Scusi signorina Hamilton, non capiterà più» Kimberly prese il libro e iniziò a seguire la lezione. Poi però il ripensò al sogno che aveva appena fatto. Che razza di sogno era? Aveva ancora la sensazione del calore e del fumo denso nei polmoni. Sospirò e cercò di non pensarci, «ecco cosa succede quando si studia storia...» disse sottovoce. «Come ha detto?» chiese subito la Hamilton «Niente, niente...»

 

Quando suonò la campanella Kimberly si sentì meglio, quella era stata l'ora peggiore della sua vita. E sicuramente la prof gliel'avrebbe fatta pagare in un modo o nell'altro. Sentiva già le urla di sua madre quando le avrebbe detto dell'ennesima insufficienza. «Ti sei addormentata di nuovo?» le chiese Tyler nel corridoio. «Lascia stare, andiamo a chimica» per fortuna in quella materia non andava affatto male. Forse solo perchè aveva come compagno il suo migliore amico.
Prima che arrivasse il professore Tyler prese un libro dallo zaino, lo aprì e indicò qualcosa. Kimberly cercò di vedere. «Guarda. Non sembra lo stesso simbolo che hai sulla schiena?» disse lui curioso. «Non è un simbolo, è una voglia. Ce l'ho da quando sono nata» lei si sporse ancora di più sul libro, e in effetti somigliava molto a quel simbolo. «Strano! Che libro è?»
«Un libro di stregoneria» sembrava una cosa perfettamente normale. «Cosa diavolo hai intenzione di fare con un libro del genere? Tu diventi ogni giorno più pazzo» disse lei spingendolo con una mano. «Voglio solo ampliare le mie conoscenze...» non finì la frase. Il professore entrò in classe. Salutarono e cercarono di seguire. Ma Tyler non aveva finito il suo discorso. «Pare che quel simbolo appartenga alle streghe bianche, e inoltre appartiene solo alle prescelte» disse sottovoce. «Ti ripeto: stai impazzendo. Togliti dalla testa queste cazzate e ascoltiamo» lui mise apposto il libro, in fondo erano solo stupidaggini.

 

La giornata passò noiosamente, come ogni giorno di scuola. Tyler aspettò all'uscita Kimberly e si incamminarono insieme verso casa. Avevano fatto quel tragitto almeno un milione di volte, perchè non succedeva mai niente di divertente? O quanto meno qualcosa di diverso. Kimberly sbuffò deprimendosi per la noia perenne. «Kim, pensa a fare i compiti»
«Si, ci penso. Ma vorrei fare anche altro, tu non hai voglia di un'avventura?» lui la guardò e con il dito indice si sistemò gli occhiali. «Io? Un'avventura? Preferisco i libri» continuarono il tragitto in silenzio. A volte Tyler la faceva innervosire, anche lui era noioso. Arrivati davanti casa si salutarono. «A domani piccola strega»
«A domani quattrocchi» detto questo le fece una linguaccia e corse verso la porta di casa sua. Povero Tyler, anche se era noioso per lei ci sarebbe sempre stato. «Ti voglio bene» urlò lei prima di entrare in casa. «Lo so» rispose anche lui urlando. Con il sorriso sulle labbra entrò in casa, ad aspettarla c'era Midnight. I suoi genitori erano ancora a lavoro e lei aveva la casa tutta per sé. Il gatto appena la vide le andò incontro e si strusciò sulle sue gambe. «Come farei senza di te» disse prendendolo in braccio e guardandolo dritto negli occhi. Guardò le scale e capì che era arrivato il momento, doveva sistemare la sua camera.

 

Nota autrice:
Ciao a tutti! Cosa ne pensate della storia? È solo il primo capitolo ma non esitante a scrivere! Grazie a tutti quelli che lo faranno e a chi leggerà la storia.
Al prossimo capitolo ^^

   
 
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