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Autore: LostHope92    28/02/2016    1 recensioni
Ho tentato di immaginare il momento in cui Salazar prese la decisione di lasciare Hogwarts.
Spero che vi piaccia! :)
Un abbraccio ed un saluto!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Godric, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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-Ne sopporto a malapena la vista- proruppe Salazar, dando le spalle alla finestra, che prima aveva invece accolto il suo sguardo pensieroso.

Godric, che era nella stanza immersa nella semioscurità insieme a lui, alzò lo sguardo dal libro che stava sfogliando distrattamente, era in cerca di un incantesimo che permettesse al soffitto di Hogwarts di cambiare.

Gli occhi di Grifondoro esprimevano tutta la sua confusione.

E Salazar rispose, con il mento perennemente alzato:-

-Vieni a vedere tu stesso-

L'altro, ora curioso, si alzò, per accostarsi alla finestra.

Lo sguardo attento dell'uomo si spostava veloce, alla ricerca della causa della stizza dell'altro, ma tutto ciò che trovò, furono gli alunni, che chiassosi si rincorrevano, o se ne stavano quieti in un angolo a studiare.

Serpeverde, ormai stizzito dalla lentezza dell'altro, si girò di nuovo verso la finestra ed indicò senza aggiungere parola, un punto ben preciso.

Ce l'aveva forse con quell'albero? Era forse marcio?

O con quel muretto?

Eppure gli sembravano entrambi così normali.

Il terreno stesso sembrava in buono stato, che cosa gli era sfuggito?

-La ragazza- disse finalmente Salazar con un sussurro infastidito -La babbana-

Gli occhi di Godric furono catturati dalla figura quieta di un alunna, seduta sul muretto, intenta a provare alcuni incantesimi di appello.

La testa della giovane era china sul grosso tomo aperto sulle sue ginocchia, e la divisa della casa Grifondoro fece sospirare il fondatore di orgoglio, aveva dopotutto una studentessa diligente.

Ma poi, ripensò alla reazione del suo amico.

Che cosa c'era che non andava?

-Non mi sembra stia infrangendo alcuna regola- ammise infine Grifondoro.

-Sento il puzzo del suo sangue marcio da qua- sibilò l'uomo appoggiato al muro, si era nuovamente scansato dalla finestra, per non essere sovrastato dal disgusto di quella visione.

Godric gli rivolse uno sguardo colmo di astio.

-Non dirlo con quel tono, anzi, non dirlo affatto- stava per lasciare la stanza, avviluppato dalle spire della rabbia, quando lo raggiunse gelida la voce dell'altro fondatore.

-Non capisco come tu faccia, come tu possa permetterlo-

-Permettere cosa?- si voltò per fronteggiarlo.

Erano entrambi uomini piuttosto possenti, ma in Godric si intravedeva qualcosa di diverso, una fiamma, che ardeva sotto la sua pelle e negli occhi, che nell'altro invece era assente.

Salazar infatti, era noto per il suo carattere gelido e posato, che, per quanto sapesse far rispettare la propria persona, non dava (erroneamente) l'impressione di essere troppo pericoloso.

-Che usino la nostra magia- concluse Serpeverde rivolgendogli uno sguardo duro, totalmente disinteressato alla sua rabbia.

-La nostra magia? A volte non riesco proprio a capirti amico mio-

-E io faccio fatica a capire te amico mio- rispose sottolineando crudelmente le ultime due parole.

-La magia non ci appartiene, non è una cosa che scorre nel sangue puramente incorrotto, è una forza che può nascere in ogni persona, magica o babbana che sia.-

Ora la voce dell'uomo rossiccio si era riempita di una nuova sfumatura, carica di tristezza e impazienza.

Salazar era suo amico, lo conosceva da decenni ormai, quindi doveva capire.

-Questa è bella- lo aveva invece sbeffeggiato l'altro superandolo per non dover fissare più lo sguardo su Grifondoro.

-Non accetto quel tono, non da te di certo.-

-E io non accetto questi discorsi, sei folle. Tu, Tosca e Cosetta lo siete- Salazar era esploso, ora fissava l'altro fuori di se, con le vene che pulsavano vistose sotto lo strato di epidermide nivea e gli occhi perlacei strabuzzati dalla rabbia.

-Finirete per farci estinguere, tutti voi. Con il vostro amore per questi...esseri. Che hanno la pretesa di mettersi al nostro livello. Il loro sangue marcio contaminerà un mago, poi l'altro fino a far marcire interi alberi genealogici immacolati. E tra qualche anno, qualche decennio o secolo...non ci saranno più maghi da contaminare, saremo tutti condannati ad un futuro senza magia-

La sua voce, seppur fosse solo un sibilo, non si era incrinata neanche una volta, neanche nel riprendere fiato.

E Godric lo guardava terrorizzato.

Da lui, dalle sue idee al limite della razionalità, dalla sua cieca crudeltà , dal suo disgusto irrazionale.

-Non puoi pensarlo veramente, non puoi- si decise a rispondere poi, sotto gli occhi gelidi dell'altro.

-Ah davvero? Dimmi allora, saggio amico, cosa dovrei pensare?Illuminami- lo fissava in attesa, con un sopracciglio alzato, che trasmetteva tutto il suo scetticismo.

-Dove tu vedi sangue, io vedo una vita, dove tu vedi un essere inetto, io vedo il futuro. Un futuro luminoso, fratello mio, dove maghi e babbani convivono insieme, da amici. Permettimi di dartene una prova Salazar, non lasciarti accecare dalla tua superbia, dal tuo orgoglio, apri gli occhi sull'avvenire- Dicendo questo faceva cenno al mago biondo di guardare di nuovo la ragazza, che era ancora intenta, con la fronte aggrottata dalla concentrazione, ad allenarsi con gli incantesimi.

Salazar le gettò uno sguardo veloce, per riportare gli occhi glaciali sull'amico che lo osservava attento e pieno di speranza.

-Ecco cosa vedo- disse con un sibilo velenoso- Una sporca babbana, che si affanna in una ridicola imitazione di maga. Abbraccia pure il tuo futuro luminoso, non rimarrò qua a guardare questa scuola riempirsi di spazzatura- Detto questo si voltò svelto verso l'uscita, lasciando l'altro completamente paralizzato.

-Salazar- lo fermò prima che uscisse dalla porta- che stai dicendo?- esalò con il viso stravolto dallo stupore.

-Sto dicendo, fratello, che è giunto per me il momento di andare. Non è questa la scuola che avevo in mente- Il suo sguardo fermo non ammetteva repliche

e lasciò l'altro confuso, basito e solo, mentre si allontanava con passo svelto.




Tosca entrò nella stanza, che era ormai immersa nell'oscurità più totale.

Incerta chiamò:

-Godric, ci sei?-

Stava per girare i tacchi svelta, prima che una voce si facesse spazio nel silenzio, così spenta che fu quasi presa dalla strana sensazione che si trattasse di un'illusione.

-Se n'è andato-

-Cosa?Chi?- disse lei in cerca della fonte di quella voce abbattuta.

Lo trovò seduto, con le mani che stringevano la fronte, gli occhi chiusi.

-Salazar-

-Dov'è andato? Cosetta lo stava cercando- rispose l'altra, confusa dallo stato nel quale il suo amico si trovava.

Si portò al fianco dell'uomo e gli mise gentilmente una mano sulla spalla, stringendogliela piano.

-Lui...- cercò di formulare Godric- Lui...non tornerà-

La donna trattenne il fiato rumorosamente, portandosi le mani a coprire la bocca, spalancata dallo stupore.

-Cosa? Lui...cosa?- la sua voce richiamava parole confuse ma le bastò accogliere lo sguardo che l'altro le lanciava, per capire tutto.

Abbracciò Godric, stringendolo forte, mentre l'altro cercava di digerire quello che era successo.

Aveva perso un fratello.

Ricambiò l'abbraccio, lasciando che Tosca liberasse lacrime anche per lui.




   
 
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