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Autore: toluene    28/02/2016    2 recensioni
Sono le cinque e mezza di sabato mattina, Daichi non sa che cosa lo abbia svegliato.
Daichi è innamorato perso e Kōshi ha i capelli color delle stelle.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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yo, allora, devo dirvi che ero partito innanzitutto volendo scrivere una asanoya ambientata ad hogwarts e invece è uscita una daisuga davvero stucchevole che, sacrosanto odino, non so da dove sia riuscito a tirare fuori. ho praticamente chiuso tutto il mio romanticismo represso in questa piccola storiella, rendendo daichi quello che sono io e suga quello che vorrei essere my s.o. e buh, credo che possiamo convenire tutti sul fatto che suga sia angelico e un dono del signore e daichi sia così dannatamente innamorato di lui che delle volte si dimentica di respirare. mmmh, credo di non aver altro da dire! buona lettura e un grande grazie in anticipo per le recensioni! ;P





5:30 am; thinking about how your essence screams angel





Daichi non è tanto sicuro di cosa lo abbia svegliato: forse il suo orologio biologico è stato scombussolato da qualcosa, forse doveva andare in bagno, forse era semplicemente il fatto che Kōshi si è mosso e ha strofinato la sua guancia contro il suo pettorale destro. Dall’angolo della sua bocca esce un po’ di saliva, Daichi ridacchia un po’, perché è tanto tenero quel lato del biondo; quando non è sveglio o cosciente degli sguardi altrui e si lascia andare a ciò che è, gentile e rassicurante. Daichi è davvero tanto innamorato del suo migliore amico, tutto gli sembra paradiso quando Suga gli sorride, con quel sorriso che potrebbe convincere chiunque a fare qualsiasi cosa, che gli ricorda che “sì, Daichi, sei il capitano e stai dimostrando che la nostra squadra sa volare, amore mio, sappiamo volare” e glielo ripete, quando si sente travolto dalle responsabilità, quando diventa troppo persino per lui e ha un crollo, gli stringe l’avambraccio con quelle sue mani che nonostante i calli sono ancora morbide, si porta una mano del moro alla bocca e pianta un bacio a fior di pelle sul palmo del suo capitano, del suo numero uno, discretamente, per non far vedere ai ragazzi cosa stia succedendo.
Daichi non è davvero sicuro di cosa lo abbia svegliato alle cinque e mezza del mattino, Kōshi forse lo sa, da come apre gli occhi e, ancora a metà fra due mondi, lo guarda sognante. Gli sorride – oh, oh Suga, andrei ovunque per vedere quel sorriso, pensa –, ma non gli dà un bacio, non si muove nemmeno.
I raggi della Luna che filtrano dalla finestra sopra il letto di Daichi illuminano il volto di Kōshi, i capelli biondo cenere che quasi diventano d’argento – c’era un film, si ricorda, dove i capelli della ragazza diventavano del colore delle stelle. Ecco Suga ha i capelli del colore delle stelle – e la mano di Daichi si muove spontanea fino al neo sotto l’occhio del ragazzo, aprendosi calda e ferma fino a colorare di rosa pallido e poi di rosso la pelle di Kōshi, scaldandola dal pallido latteo di poco prima fino a diventare una rosa che sboccia sotto al suo tocco.
Oh, Kōshi sorride di nuovo e questa volta si muove, decidendo che il cuscino è migliore rispetto ai muscoli del fidanzato, gli lascia un bacio sulla spalla, uno sul collo, un altro sotto l’orecchio ed un altro ancora sotto l’occhio, evitando sapientemente la bocca, perché Kōshi è un angelo, ma un angelo al quale piace atteggiarsi da demone.
«Come mai ti sei svegliato?» eccolo, piccolo dolce Suga che si preoccupa come farebbe una mamma, una volta Kuroo glielo ha detto, quel ragazzo, si ricorda la voce graffiante del rivale, fa desiderare agli uomini adulti di essere adottati e non era che loro fossero adulti, men che meno uomini veri e propri, ma non poteva che dare ragione al ragazzo coi capelli neri, osservando Suga da lontano e sperando che il biondo non gli avesse sentiti.
«Non lo so» risponde Daichi, sinceramente. In fondo è vero, non ne ha idea, fatto sta che è sveglio e che è indeciso se tornare a dormire o semplicemente baciare fino a quando la pelle di Suga non diventi rossa e le sue labbra secche come la cartapesta e entrambi debbano staccarsi per respirare, bere, e poi rituffarsi l’uno sull’altro, gettarsi, accarezzarsi e poi, infine, addormentarsi di nuovo.
In fondo è sabato, sono le cinque e mezza di mattina, e l’allenamento è pomeridiano. Hanno tutto il tempo che vogliono.
«Sai, pensavo–
«Un pericoloso passatempo» interrompe Suga, evitando di guardare Daichi negli occhi, nascondendosi nell’incavo del collo del moro, oramai quasi completamente sopra di lui.
«Pensavo che sei proprio un angelo, Kōshi»
Sente il corpo del ragazzo irrigidirsi, la schiena rizzarsi, sembra quasi un suonatore di pianoforte intento e diligente.
«Come mai dici questo?» ciò che lascia il suo corpo è una risata leggera e sfiatata, un sussurro, un sospiro sul volto di Sawamura.
«Non lo so» questa, invece, è una bugia.
Lo sa eccome, Daichi, perché gli sta dicendo ciò: perché è innamorato perso di Kōshi, perché glielo vuole ricordare ogni giorno, ogni ora, e anche se per lui è decisamente troppo presto e Suga è troppo bello per essersi appena svegliato, talmente bello da sembrare impossibile, lo vuole cingere nelle sue braccia, farne tesoro, custodirlo, come lui accudisce i ragazzi del primo anno, senza che nessuno si prenda cura di lui.
Sugawara sorride ancora, stanco, mentre rimette la testa sul cuscino e porta la mano a riposare sopra il cuore dell’innamorato.
«Dormi»
Sono le cinque e mezza di sabato mattina, Daichi non sa che cosa lo abbia svegliato, ma in fondo, non gli importa e torna a dormire.
   
 
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