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Autore: LoScribaNero    29/02/2016    0 recensioni
Evento st. Valentine's Day: Sei personaggi in cerca d'amore, una serie di fan fiction di 6 personaggi dell'Universo Sacramentum. Ogni capitolo sarà dedicato al san valentino di alcuni di loro
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Sei personaggi in cerca d'amore


(6)

- La Caotica Vergine -

[Evento st. Valentine's Day]





 

Tredici aveva il chaos dentro.
Di buffo c'era che proprio Chaos le avesse detto questo. Di angosciante c'era che il Chaos l'amava per questo. E voleva ucciderla. Sposarla. Fotterla.
Si svegliò tutte le notti dopo gli avvenimenti accaduti un mese prima. Si era innamorata del Chaos, lo aveva portato fin lì, al Rosenburg. Lo aveva maledetto quando lui l'aveva ferita.
Per quanto l'odiasse non riusciva a non pensarci. Si destava in preda a spasmi e a volte piangeva.
Di giorno fingeva che fosse tutto ok, rideva e chiacchierava con gli altri, aiutava Raven alla torre dei sette semi. Quand'era da sola in camera invece si ritrovava a pensare cose che prima di allora non le erano mai passate lontanamente per la testa.
Un mattino nella mensa sentì alcune delle ragazze parlare dell'imminente san Valentino, chi osannava la festa, chi la disprezzava, chi cercava un regalo, chi si programmava una giornata in panciolle sul divano.
Quando chiesero a lei se avesse qualcuno con cui passarlo, si limitò a fare una battuta e trovare una scusa per allontanarsi.
Quella notte si svegliò nuovamente, stavolta nulla le aveva turbato il sonno. O meglio, turbato non era la parola giusta.
Scese fino alle carceri quella notte. Come al solito tutti lavoravano, la scortarono fino a dove Deimos era rinchiuso ma appena mise piede oltre la soglia del corridoio cambiò idea tornando indietro. Non si sentiva pronta per rivederlo.
Anche le notti dopo lo sognò, svegliandosi confusa, ma non spaventata. Che in qualche modo stesse riuscendo a entrarle nella testa, nei sogni?
Tredici iniziava a sentirsi in colpa per ciò che gli aveva fatto, non voleva che lui la odiasse, perché in fondo nemmeno lei lo odiava. Non così tanto come voleva credere.
Nemmeno lei capì perché comprò quella scatola di cioccolatini, davvero non lo sapeva. O meglio, voleva portarglieli, ma allo stesso tempo sapeva che non avrebbe dovuto.
Quella sera scese di nuovo nelle carceri, curandosi che Vans non la scoprisse.
Non si aspettava che Deimos fosse felice di vederla, né di festeggiare qualunque cosa. A dire il vero lei non si aspettava proprio nulla di preciso dal chaos in persona.
Dovette farsi coraggio più di una volta per proseguire lungo il corridoio, fino alla cella dove lui era rinchiuso.
Vans non lo aveva fatto trafiggere con le spade come aveva minacciato, ma le catene che legavano Deimos erano cariche di fatture e sigilli di ogni tipo, uno era stato disegnato sul pavimento per impedire al recluso di uscire dal perimetro della stanza.
Appena la vide, gli occhi gli fiammeggiarono, se di odio o desiderio lei non lo capì. Lui era in piedi, incatenato contro la parete, ogni tanto gli cambiavano posizione da quel che lei aveva capito.
-Ciao.- un flebile gemito che si disperse nell'eco spettrale delle carceri.
-Cosa ci fai qui?- ringhiò lui.
Tredici non rispose, avvicinandosi abbastanza da toccare le catene che lo imprigionavano. Deimos fece per ritrarsi, ma dietro di lui c'era il muro.
-Volevo passare questa serata con te.- ammise Tredici non senza vergogna. Deglutì, sentendosi sprofondare quando lui le rise in faccia.
-Ti piace vedere come mi hanno ridotto, eh? La signorina voleva il gran duca beneducato, e visto che non lo sono ha chiesto a papino di legarmi come un salame in questo buco puzzolente di piscio.-
-No, non mi piace. Ma se ti libero tu mi ammazzi.-
-È quello che volevi, non dare la colpa a me.-
-Io volevo te.- Tredici si asciugò le lacrime che iniziavano a scendere lungo le sue guance, non voleva farsi vedere così. Non doveva piangere, non poteva. -E ti voglio ancora, ma non so cosa posso fare... dimmi cosa devo fare.-
Deimos sogghignò, prendendosi parecchi secondi prima di rispondere. Si stava divertendo, era evidente.
-Succhiamelo.- scandì bene ogni lettera.
Tredici si paralizzò. Non aveva l'aria di scherzare.
Iniziò a tremare, si bloccò così com'era e iniziò a respirare piano. Dopo un abbondante minuto in cui Deimos le parlava senza che lei lo sentisse, si inginocchiò davanti a lui.
Con le dita tremanti quanto il resto del corpo cercò la cerniera, aprendola poco a poco, con il timore di cosa ci avrebbe trovato sotto.
Non ne aveva mai visto uno che non fosse di una persona ormai morta, veniva da una realtà piuttosto pudica e non sapeva nemmeno lei da dove stava tirando fuori la forza per farlo.
La prima impressione fu orribile, perciò chiuse gli occhi guidandosi con il tatto. Non aveva idea di cosa dovesse fare, andò a intuito finché non sentì un sapore indentificabile fra le labbra, troppo disgustoso perché non lo sputasse tossendo.
Si allontanò tremando più di prima. Non riuscì a sollevare lo sguardo, richiuse pantaloni a Deimos e si rialzò solo per correre via.
Dentro di lei si agitavano talmente tante cose che appena arrivò in camera vomitò così violentemente che finì per svenire.
Per molti giorni si diede malata. Non voleva farsi vedere così, inoltre per quanto si fosse estraniata mentalmente iniziava a ricordare ogni secondo di quel momento. Non le aveva propriamente fatto schifo l'averlo fatto, quanto il come si era venduta, a conti fatti.
E ora si ritrovava con ancora più confusione di prima.
Bussarono alla porta.
-Avanti.-
Auron entrò con un'espressione totalmente apatica, mostrando una scatola familiare. -Tredici... stai meglio?-
-Un po'...-
Lui annuì, buttandole la scatola vuota sul letto.
-Il bastardo ha detto che gli sono piaciuti. Riprenditi, eh.- se ne andò con la stessa aura di allegria con cui era entrato.
Tredici guardò la scatola senza sapere cosa pensare. Voleva rivederla? O forse no?
Inconsciamente si strofinò l'estremità della lingua contro il palato.
Non avrebbe aspettato un altro san Valentino per andare da lui. Vergognandosi come una ladra.



   
 
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