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Autore: Annie B    29/02/2016    1 recensioni
Breve Fan Fiction ambientata prima di Cob, è un "What if" che seguirà il corso dei libri, ma partendo dal presupposto che Clarissa e Jonathan siano cresciuti insieme a Idris sotto la guida di Valentine, in assenza di Jocelyn.
"Clary iniziava a chiedersi se fuori da quelle quattro mura, esistesse davvero qualcuno che un giorno avrebbe attratto il suo interesse, chi mai poteva essere forte come suo fratello, coraggioso come lui, altrettanto bello da sembrare un angelo? Ma poi che importanza aveva? In fin dei conti lei era una shadowhunter, l'amore non esisteva e nemmeno la libertà, la sua vita era votata alla guerra, al giorno in cui Valentine avrebbe dichiarato di nuovo guerra a Idris, ma con due armi indistruttibili: lei e Jonathan."
Genere: Erotico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti, Valentine Morgenstern
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Buon inizio settimana! 
*Sospira sconsolata*
Mi fermo solo per augurare buona lettura e dare la mia parola che se lasciate un commento non vi mordo! Anzi... fareste felice questa povera pazza! :)
Al prossimo aggiornamento.
Annie :*

 

Cercando di imporsi con tutte le proprie forze, di dimenticare che il ragazzo che aveva davanti era la persona che probabilmente odiava di più al mondo, Clary tese la mano verso la sua e disse -Sì, piacere di conoscerti, sono Helen Blackthorn.-
Jace prese la sua mano affusolata nella propria, più grande e ruvida, dalle dita ricoperte di calli, proprio come quelle di Jonathan.
Dopotutto, se era cresciuto per undici anni con Valentine, un minimo di addestramento doveva averlo seguito anche lui no? Per loro padre l'età non era mai stata un limite, Jonathan aveva preso in mano la prima spada a sei anni, era presumibile che anche a Jace fosse andata allo stesso modo, più o meno.
-Il piacere è mio.- rispose lui con una voce calda come caramello fuso, osservandola con attenzione attraverso le iridi dorate.
-Il mio nome è Jace Wayland, e potevi entrare senza problemi, non c'era bisogno di bussare.- aggiunse presentandosi.
Come aveva immaginato, era proprio lui, Clary si strinse nelle spalle simulando un'espressione confusa -Non ero sicura che mi steste aspettando, non volevo piombare nel mezzo di qualcosa di privato magari...-
Jace ridacchiò -Al contrario, mi hai salvato dal pranzo di Izzy e dato una scusa per uscire a mangiare qualcosa di decente, vuoi accompagnarmi? Ti spiego come funzionano le cose da queste parti.- disse facendo un passo verso di lei e allungando la mano per afferrare il suo borsone.
-Posso fare da sola.- disse Clary tirandosi indietro e sottraendosi alle sue mani.
-Sembravi più timida dall'aspetto, ma forse mi sono sbagliato.- rise Jace alzando le braccia e lasciandola passare.
Clary mettendo per la prima volta in vita sua piede in un Istituto, si guardò intorno incantata, tuttavia cercando di non lasciar trasparire emozioni dal proprio viso.
Posò il borsone nell'ingresso lasciandolo accanto alla porta e poi si voltò verso Jace sorridendo meglio che poté -Ok, vengo con te.- disse scivolandogli di fianco e tornando a respirare l'aria afosa e inquinata di New York, era tutto così diverso da Idris...
Jace chiudendosi alle spalle il portone massiccio, si infilò le mani in tasca e camminando tranquillo iniziò a guidarla per le vie della città.
Rimasero in silenzio per un po', Clary sapeva che ci sarebbe voluto tempo prima di poter affrontare il discorso della Coppa, sopratutto perché a detta di suo padre, nessun altro sapeva che si trovava a New York.
-Hai fratelli o sorelle?- le chiese Jace d'un tratto rompendo il silenzio.
-Sì, diversi.- rispose Clary preparata -Siamo sette in famiglia, nove inclusi i nostri genitori.-
-Non ti sentirai sola almeno!- ridacchiò Jace con tono sorpreso.
-Tu invece?- domandò Clary pur conoscendo benissimo la risposta.
Jace per un momento sembrò incupirsi, ma poteva benissimo essere frutto della sua immaginazione, perché dopo un secondo, con un sorriso tranquillo disse -Tre fratelli adottivi, la famiglia che mi ha preso con sé dopo la morte di mio padre.-
Continuando a camminarle accanto fissando la strada davanti a sé continuò -Alec e Isabelle Lightwood, che vivono con me all'Istituto, poi c'è Max, lui ha solo nove anni e vive a Idris.-
Dal tono con cui parlava di loro, sembrava gli fosse molto affezionato, come li considerasse davvero una famiglia, notò Clary.
-Sembri tenere molto a loro.- constatò osservandolo di sottecchi.
Jace si strinse nelle spalle -Alec è il mio Parabatai.- disse come se bastasse a spiegare tutto, ma poi aggiunse -E i Lightwood sono brave persone.-
Clary per poco non si mise a ridere, era fin troppo evidente lo zampino di Valentine nell'educazione di Jace, sembrava completamente incapace di ammettere che provasse affetto per qualcuno.
-Non sei un tipo molto dolce tu vero?- gli chiese sogghignando e nascondendo il viso tra i lunghi capelli rossi.
-Nemmeno tu.- si limitò a rispondere Jace senza darle soddisfazione.
Quell'affermazione la stupì, da cosa poteva dedurre una cosa del genere?
-Perché lo dici?- gli chiese sinceramente curiosa, dimenticando per un secondo l'astio che provava nei suoi confronti.
-Immagino sia solo una mia impressione.- ribatté Jace -Ma quando mi hai detto della tua famiglia, sembrava stessi facendo più un elenco che altro. Sei diversa dalle Shadowhunter che ho conosciuto fin ora.- le disse osservandola con aria curiosa.
Clary si prese a schiaffi mentalmente da sola, doveva cercare di sembrare più affezionata alla famiglia di cui parlava se le venivano poste domande, ma la verità era che faceva fatica a provare qualcosa anche per la sua famiglia vera, figurarsi simulare un sentimento per degli sconosciuti.
Conosceva la lealtà meglio di chiunque altro, la giustizia, il rispetto, ma l'amore non era il suo asso forte, non aveva idea di cosa volesse dire amare qualcuno, nemmeno per Jonathan nutriva quel tipo di sentimento, o quantomeno, non ne era a conoscenza a livello razionale se così fosse stato.
Cercando di tornare a concentrarsi su Jace impegnandosi di più, chiese -In cosa sarei diversa?-
Jace per un attimo si fermò, la guardò dritta negli occhi e per un istante, Clary ebbe la netta sensazione che riuscisse a vedere dentro di lei.
Che stupidaggine. Nemmeno la conosceva!
-Tu hai già ucciso qualcuno, non hai fatto solo addestramento, dì la verità.- le disse in un modo talmente autoritario che Clary si chiese se per caso non avesse del sangue addosso, o un cartello con scritto “Assassina” a lettere cubitali incollato sulla fronte.
-Certo che ho ucciso. Demoni. Non è per questo che veniamo marchiati e portiamo il nome di Shadowhunter?- rispose più pacata che poté.
Jace si aprì in un sorrisetto sarcastico -Non mi riferivo solo ai demoni, anche se dubito che tu ne abbia uccisi molti...-
Clary lo guardò vagamente scocciata, quel ragazzo riusciva a irritarla e incuriosirla allo stesso tempo -Stai insinuando che io abbia ucciso dei Nascosti? O dei mondani magari?- ribatté pungente.
Ridendo senza trattenersi Jace rispose -È successo a tutti di uccidere un Nascosto, non è certo colpa nostra se infrangono gli Accordi no? Non ti sto giudicando, chiedevo solo. Calmati.-
-Sono calma.- fece Clary serafica -E comunque, mi vorresti dire cosa ti fa pensare che io non sia una qualunque ragazzina che si sbuccia le ginocchia alla sua prima missione?- gli chiese provocatoria sistemandosi i capelli con movimenti più nervosi di quanto avrebbe voluto.
-So riconoscere qualcuno che mi somiglia, tutto qui. I tuoi occhi mi sono familiari, è lo sguardo di chi ha visto troppo sangue.- le rispose Jace tornando serio.
Ma cosa diavolo ne sapeva lui del sangue? Chi si credeva di essere per parlarle così?
-Quando ero piccola il mio cane è stato investito da un taxi. Un disastro. Sangue ovunque.- rispose Clary sarcastica guardandolo di traverso.
-Hai davvero un caratteraccio per essere una ragazzina che si sbuccia le ginocchia alla sua prima missione.- rispose Jace ghignando.
-E tu sei davvero il peggior cicerone che potesse capitarmi oggi.- fece Clary di rimando, ma senza riuscire a impedirsi di ridere sotto i baffi.
Jace aprendosi in un sorriso ironico annuì scuotendo i capelli -Non posso darti torto su questo. Oggi pomeriggio ti lascerò con Alec, dicono che lui abbia un carattere molto meno... affascinante del mio, ma anche più cordiale.- disse facendole l'occhiolino.
-Non vedo l'ora...- borbottò Clary, poi chiese -Allora, dove devi andare a prendere il tuo benedetto pranzo?-
-Oh è qui vicino, guarda- le disse allungando il braccio e indicandole un piccolo localino al di là della strada.
Sull'insegna c'era scritto “Taki's diner”. Dall'esterno sembrava un comune locale nel quale fermarsi a mangiare o prendere qualcosa take away, ma già da quella distanza Clary riusciva a sentire puzza di cane. Era pieno zeppo di Nascosti quel posto, perché diavolo uno come Jace lo frequentava?
-Vieni spesso da queste parti?- gli chiese mentre camminando accanto a lui si accingeva ad attraversare la strada.
La sua risposta fu attutita dal suono assordante di un clacson e Clary si ritrovò dall'altro lato del marciapiede letteralmente avvinghiata al corpo di Jace che scostandole i capelli dal viso con aria allarmata le chiedeva -Stai bene?-
Clary annuendo un po' confusa si rese conto che Jace doveva averla tirata via dalla traiettoria di un tassista isterico un secondo prima che la investisse. Non era abituata a tutto quel caos.
-Sto bene.- disse cercando di toglierselo di dosso -Grazie...-
Lui lasciandola andare la guardò divertito -Da dove hai detto che vieni?-
-Los Angeles. Se te lo stai chiedendo, sì, li abbiamo anche là i taxi, ero solo distratta dall'odore di quel posto.- rispose Clary sulla difensiva indicando il Taki's.
Jace seguendo la linea del suo sguardo osservando il locale, si voltò poi verso di lei ammirato -Complimenti, non conosco nessuno che da questa distanza sarebbe riuscito a sentire odore di Nascosti.- le disse sorpreso.
Clary recuperando un po' di autocontrollo rispose -Mia madre era una fata, io lo sono per metà, è un odore che forse mi è più familiare di altri.- dichiarò con naturalezza.
-Già, l'avevo sentito dire prima del tuo arrivo, siete tutti così in famiglia?- le chiese Jace curioso.
-No, solo io e mio fratello Mark, le mie altre sorelle e fratelli sono figli della nuova moglie di nostro padre e sono Shadowhunter puri.-
-Capisco.- rispose Jace liquidando il discorso -Allora che vuoi fare, entri con me e mangi qualcosa o aspetti fuori e tenti la fortuna con il pranzo che sta preparando Isabelle all'Istituto?-
Clary trovandosi un momento in imbarazzo, si toccò le tasche dei jeans e scrollò le spalle sconsolata -Ho lasciato il denaro nel borsone.-
-Non hai l'aria di essere una che mangia troppo, offro io.- rispose Jace ridacchiando -Non vorrei che il ricordo del tuo primo giorno nel nostro Istituto fosse marchiato per sempre dallo shock delle minestre di mia sorella.-
Clary sorridendo involontariamente domandò -Cucina così male?- in fin dei conti se era sopravvissuta ai digiuni imposti da loro padre, era più che plausibile che quelle minestre sarebbero state comunque meglio della pancia vuota.
-Male... non è proprio il termine che userei. Diciamo che hanno l'odore di interiora di Ravener con una spruzzatina di bava di Drevak.-
A quel punto scoppiando a ridere senza riuscire a trattenersi, Clary rispose -Ok, accetto volentieri la tua offerta allora.-
-Perfetto, almeno non ti avrò sulla coscienza.- le sorrise Jace.
Facendo attenzione a taxi, draghi volanti e qualunque altra cosa potesse farla sembrare un impedita goffa e distratta, sta volta Clary riuscì ad attraversare la strada senza finire stesa come una tovaglia, raggiunto l'ingresso del Taki's diner, Jace le tenne aperta la porta per lasciarla entrare per prima e poi la seguì.
Dopo una breve e alquanto tragicomica descrizione del menù, nella quale Jace le consigliò accuratamente cosa evitare, si ritrovarono a mangiare tranquilli mentre la maggior parte dei presenti li ignorava.
Clary non era mai stata così vicina a tanti Nascosti tutti insieme, a tratti le veniva l'impulso involontario di alzarsi da tavola e farli fuori uno ad uno, ma dalla figlia di una fata, non era certo quello che ci si sarebbe aspettati, così cercò di sorridere educatamente a tutti, senza esagerare né in un senso né nell'altro.
Notò invece, che molte delle attenzioni delle fate nel locale, erano rivolte verso Jace, evidentemente aveva un discreto successo, nonché una reputazione abbastanza conosciuta lì dentro.
Parlando sottovoce, con un mezzo sorrise chiese -Sembra che molte di loro ti guardino come se volessero il bis.-
Jace sbuffò teatralmente e tirò fuori un ghigno compiaciuto, totalmente in disaccordo con il pessimo tentativo di sembrare scocciato -Cosa vuoi farci? Tante notti in giro a caccia di demoni... succede che a fine serata io mi fermi da queste parti, ho solo fatto un po' di amicizie.- rispose ironico.
-Non hai un'amica, che ti aspetti a casa?- domandò Clary curiosa. Dopotutto, poteva odiare quel ragazzo quanto voleva, ma non poteva certo negare a sé stessa che fosse di una bellezza disarmante.
Jace ridacchiò -Parli di una fidanzata? O roba simile?-
-Sì, qualcuno che ami, sai quelle cose che fanno i bei ragazzi con le belle ragazze...- rispose sarcastica Clary.
-Oh, ma quelle cose, che fanno i bei ragazzi con le belle ragazze le faccio eccome, solo non mi interessa offrirgli la colazione la mattina dopo.- ribatté lui divertito.
-Oltre che avere una strana passione per i Nascosti, sembri anche un bello stronzo...- fece Clary tranquilla, poi aggiunse -Per essere uno Shadowhunter, che dovrebbe proteggere i buoni ed evitare che il loro cuore cessi di battere, si direbbe che tu sia più un ragazzaccio che i cuori li spezza alla prima occasione.-
Jace la guardò curioso, poi stringendosi nelle spalle e alzandosi dal tavolo disse solo -Non c'è niente da spezzare, l'amore è una cosa per bambini, un giorno cresci, e ti rendi conto che hai preso un grosso granchio.-
Clary si trovò fastidiosamente d'accordo con lui -Già...siamo Shadowhunter, nel nostro petto non può esserci niente. Siamo solo muscoli, ossa e carne. Viviamo per combattere e moriamo nel sangue. Sembra quasi una perdita di tempo sperare di innamorarsi di qualcuno.- disse piatta, pronunciando la prima frase in presenza di Jace, senza mentire sul suo contenuto. Era davvero convinta che fosse così.
-Quanto cinismo per essere una ragazzina.- le disse Jace stupito, poi aggiunse -sei la prima che mi dica una cosa del genere, potremmo andare molto d'accordo io e te.-
Clary sorridendo sarcastica rispose -Non credo, abbiamo entrambi un carattere davvero disastroso, tu sei un arrogante borioso e pieno di sé, io sono una gelida cinica manipolatrice. Non ti sembra che ci sarebbe troppa carne al fuoco?-
-Ouch.- disse Jace portandosi una mano al cuore e assumendo un espressione di dolore. Ridendo lasciò venti dollari sul tavolino poi si incamminò verso l'uscita, quando furono di nuovo in strada chiese -Nemmeno mi conosci, hai già un opinione così negativa di me?-
-Non ci vuole molto per tracciare il profilo psicologico di uno come te.- ribatté Clary acida.
Non le piaceva la piega che stava prendendo la conversazione, non tanto per i contenuti, in fin dei conti poteva permettersi qualche battuta anche se era sotto copertura.
Quello che non le piaceva, era il modo in cui trovava spiritoso Jace e come trovasse troppo spesso i propri occhi a indugiare su di lui.
-Sentiamo allora. Fai del tuo peggio ragazzina.- le schernì lui incrociando le braccia sul petto fasciato da una t-shirt così aderente che Clary dovette imporsi di guardare altrove per mantenere il filo del discorso.
-Non mi chiamo ragazzina.- fu la prima cosa che le uscì dalla bocca, poi riprendendo il controllo di sé, fissandolo dritto negli occhi, sibilò velenosa -Sei un povero ragazzo che ha perso il papà da piccolo, la vita è stata dura, nessuno ti ama, hai tante responsabilità sulle spalle visto che sei il più letale Shadowhunter della tua generazione e per quanto ti sforzi di compiacere le persone che hai intorno, sei sempre e comunque insoddisfatto perché è te stesso che non riesci a rendere fiero. Ci sono andata molto lontana?- concluse Clary soddisfatta.
-Non sai niente di me.- si limitò a ripetere Jace dandole le spalle e incamminandosi di nuovo verso l'Istituto. -Da come parli, sembra difficile credere che tu sia la maggiore di sei fratelli, almeno finché sono piccoli, non pensi sarebbero più felici con una sorella che insegna loro qualcosa sulla compassione invece che sull'odio?- le disse senza guardarla, continuando a camminare.
-Sono una brava sorella.- sibilò Clary prendendolo per il braccio e facendolo fermare. -Non sono una che predica l'odio, ho solo detto che nel nostro mondo non c'è spazio per cose frivole come il romanticismo e mi sembra di capire che tu fossi d'accordo con me. Come mi comporto con i miei familiari o tu con i tuoi, non sono affari che riguardano l'uno o l'altra non trovi?-
-Qual'è il tuo problema con la famiglia? Vediamo...- rispose Jace sarcastico grattandosi il mento -Hai detto che tu e Mark, siete i maggiori, entrambi figli di una fata, è presumibile che magari allora vostro padre non vi abbia mai considerati veri Shadowhunter, mezzi mostriciattoli con il sangue diviso a metà, che non avrebbero mai potuto portare il nome dei Blackthorn nella cerchia del Conclave. Potreste essere cresciuti arrabbiati e insicuri e con la tendenza ad attaccare chiunque sembri rappresentare una minaccia, proprio per evitare di ritrovarvi a combattere con una concorrenza che non potete surclassare. Ci sono andato molto lontano?- concluse lui scimmiottando il suo tono di poco prima.
Clary ricorrendo a tutto il proprio autocontrollo si morsicò l'interno della bocca per non dare di matto. Doveva pensare alla missione, suo padre l'avrebbe uccisa se l'avesse deluso. Doveva mantenere la calma. Jace era esattamente l'arrogante ragazzo pieno di sé che si immaginava. Convinto di sapere tutto, senza sapere proprio un bel niente!
Tirando fuori un sorriso falso come una moneta da cinque dollari Clary rispose -Nostro padre amava profondamente la madre mia e di Mark, ci ha sempre amati e dato tutto quello che potevamo desiderare. Dirigere l'Istituto di Los Angeles credo sia un riconoscimento sufficiente da parte del Conclave per dichiarare che non ha problemi con il nostro sangue. Mi dispiace Jace, ritenta.- concluse mentre il cuore sembrava stesse per scoppiarle fuori dal petto dall'umiliazione e il nervoso.
Pur non sapendo realmente chi lei fosse, doveva ammettere che Jace non ci era andato poi così lontano...era solo una coincidenza, un colpo di fortuna. Quel viscido angelo imbevuto di boria non poteva certo leggerle nel pensiero!
-Reazione interessante, di qualcuno punto sul vivo.- rispose Jace tranquillo guardandola con un espressione che le fece venire voglia di prenderlo a pugni.
Finalmente dopo cinque minuti di silenzio nervoso, le porte dell'Istituto ricomparvero davanti a loro offrendogli la possibilità di interrompere quella conversazione forzata.
Jace posando la mano sul battente, lo spinse in avanti entrando nell'ingresso e facendo segno a Clary di accomodarsi.
-La tua stanza è al piano di sopra, insieme alle altre camere Helen. Vuoi che ti accompagni?- le chiese sarcastico.
-Penso di riuscire a trovarla anche da me, grazie del pranzo, Jace Wayland.- gli rispose Clary con un sorrisetto affilato e incrociando le braccia in attesa che lui si levasse di mezzo.
-Afferrato.- sghignazzò Jace iniziando a salire gli scalini due a due ignorando l'ascensore.
Clary sospirando, finalmente libera dall'ansia del dosare ogni parola, si incamminò verso la grata all'interno della quale c'era un mezzo preistorico che ricordava appunto un ascensore. Premette il bottone restando in attesa, sentendolo sferragliare dal piano di sopra.
Passandosi le dita tra i capelli cercò di districare un paio di nodi, l'attesa era snervante, voleva solo infilarsi in camera, riprendere il controllo di sé stessa e conoscere gli altri membri dell'Istituto. Doveva darsi una mossa e iniziare la missione per la quale si trovava lì.
-Jocelyn...- una voce alle sue spalle la fece trasalire. Jocelyn era il nome di sua madre... chi diavolo?
Si girò di scatto e si ritrovò a fronteggiare un uomo sotto la quarantina, era alto e dinoccolato, indossava un paio di occhiali sulla punta del naso e la fissava sconvolto.
Clary intravide una runa del silenzio che marchiava il braccio dell'uomo appena sotto la manica arrotolata della maglia. Ecco perché non l'aveva sentito arrivare.
-No, non sei Jocelyn...- disse lui ritrovando un barlume di lucidità nello sguardo. -Clarissa! Credevo che fossi morta!- le disse poi abbracciandola.
Clary guardandolo basita se lo scrollò di dosso con uno strattone e disse -Mi hai confuso con qualcun altro, il mio nome è Helen Blackthorn. Posso sapere chi sei tu invece?!-
L'uomo facendo un paio di passi indietro si scusò, pur continuando a guardarla come se non credesse ai propri occhi -Sono Lucian Greymark. Conoscevo tua madre, siete due gocce d'acqua, tu devi essere sua figlia, non c'è dubbio.-
-Ti ho già detto che ti stai sbagliando, io mi chiamo Helen, sono qui come apprendista di Hodge Starkweather e non ho mai sentito nominare la tua Clarissa, o Jocelyn.- gli ringhiò lei ringraziando Dio che l'ascensore fosse arrivato schizzando dentro come una saetta e chiudendogli la grata sulla faccia.
Era in un bel casino. Un casino schifoso. Conosceva quel nome, Lucian Greymark... era stato il Parabatai di suo padre, ma Valentine le aveva sempre detto che Lucian era morto in un attacco da parte dei licantropi. Come diavolo poteva essere ancora vivo? E uno Shadowhunter per di più... suo padre non ne sapeva niente! Doveva risolvere quel casino da sola, se quel traditore di Greymark fosse andato in giro a parlare dei Morgenstern, sarebbe saltata la sua copertura!

 

   
 
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