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Autore: Erina91    29/02/2016    5 recensioni
“cos'è quel sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”
Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriere poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Ma Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celeva un passato che avrebbe voluto dimenticare. Pairing: Soma x Erina (Sorina)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Matsuri Festival!
 

Jess continuava ad essere un passo avanti a lui: Soma stava ripensando al banchetto italiano trascorso da quando era terminato. Lui ed Erina non si erano più parlati, o almeno, non avevano più avuto conversazioni particolari o trovato occasioni per stare da soli.
Soma aveva deciso di prendere le distanze per qualche giorno da lei, poiché la sua confidenza con Jess non aveva smesso di ferirlo ed infastidirlo.
Suo padre, invece, era ormai ripartito da un paio di giorni e stavolta la sua meta era Parigi, la meravigliosa capitale della Francia. Si erano salutati di sfuggita due sere fa.
Il banchetto giapponese era alle porte e suo padre gli aveva detto che se lo sarebbe perso, per tornare invece per il compleanno di Erina ed assistere alla cerimonia del thé inglese.
Al contrario della volta scorsa, Soma aveva già in mente il piatto da preparare e quale sostanza usare per stupire Cucinare era la sua passione, non avrebbe mai perso la devozione nel farlo quando c'era bisogno di attenzione nell'approcciarsi al mestiere, ma non aveva intenzione di arrendersi con nessuno dei due obiettivi: avvicinarsi ad Erina e continuare a migliorarsi come chef.
Si era depresso e ritirato abbastanza dopo lo stretto abbraccio tra lei e Jess, ma adesso era pronto a rientrare in azione. Abbandonò il testo di cucina che stava leggendo e decise di controllare dalla finestra della sua stanza se Erina era ad equitazione con Carter.
Era una giornata soleggiata e ventilata, le temperature erano risalite ai 27°gradi: tempo ideale per prendere il sole. Di certo, però, non si aspettava di vedere Nakiri distesa su un lettino a bordo piscina, in costume da bagno e con gli occhi socchiusi. Rispetto alla distanza che intercorreva tra il maneggio e la vetrata della sua camera, la piscina era molto più vicina ai suoi occhi.
Inizialmente la vide da sola ed era bellissima in costume da bagno: aveva un costume a due pezzi, in tinta unita, color mandarino maturo. Le guance arrossate per il sole che aveva preso chele donavano un sano ed innocente colorito. Le "coppe" del costume avvolgevano degnamente il seno prosperoso.
Il ventre piatto e longilineo catturava tutti i raggi del sole accarezzando il suo corpo ancora niveo.
Le gambe slanciate erano distese lungo il lettino con grazia e i piedi intrecciati e smaltati di rosso accavallati una sopra l'altro. Quel costume le stava da dio e il corpo mezzo scoperto di Erina era davvero notevole come si era immaginato. Ogni volta che la guardava con quegli occhi avidi ed estasiati dalla sua perfetta bellezza, una calda ed eccitante scossa elettrica percorreva tutto il suo corpo facendolo ribollire dentro per il desiderio di volerla afferrare ed esplorarla sempre di più, fino alla parte più nascosta.
Più passava il tempo, più la voglia di lei cresceva a dismisura senza via di scampo. Era felice di vederla da sola e per una volta non in compagnia di Jess, per cui decise che sarebbe andato a salutarla.
Prima che potesse incamminarsi, tuttavia, apparve proprio Carter che si sedette sul lettino accanto a Nakiri, sorridendo, anche lui in costume. Aveva in mano un bicchiere a forma di cilindro, lungo e di cristallo pregiato, con all'interno un liquido color mirtillo e in fondo del ghiacchio a cubetti e una cannuccia inserita.
Carter prese un sorso dalla cannuccia dopo aver detto qualcosa ad Erina e Soma pensò che il bicchiere fosse per lui, in realtà dopo averne preso un goccio lo passò a lei che non si fece problemi a prenderlo in mano e bere anch'essa, senza pensarci, dalla cannuccia dove egli aveva succhiato il succo di mirtello.
Si strinse in una smorfia di fastidio, profondamente irritato, e decise di non raggiungerla come si era ripromesso. La giornata era iniziata subito male.
Uscì da camera sua e si scontrò in corridoio con Takumi:
-che cera tremenda, amico.- commentò quest'ultimo, stupito.
Doveva darsi una calmata, perciò decise di assumere un sorriso di circostanza che non convinse del tutto il ragazzo, ma egli decise di non intromettersi ancora.
-mi stavi cercando, Takumi?- chiese dunque.
-sì, ti va di andare a fare una partita a pinpog?- lo invitò -ovviamente se anche tu hai già trovato un gusto sorprendente per il banchetto Giapponese. Il menù è tutto sushi.-
-c'è un tavolo da pigpog?- domandò sorpreso lui. -e sì, sono apposto con il piatto.-
-bene! Il tavolo si trova nella parte posteriore del parco. Sei pronto?- gli strizzò l'occhiolino.
-se serve a non pensare direi di sì.- accettò distrattamente, ripensando alla scena tra Nakiri e Carter.
-d'accordo. Andiamo allora!-
-hanno bevuto dalla stessa cannuccia.- farfugliò tra sé e sé, Soma, credendo di non aver detto la frase ad alta voce, di fianco a Takumi. Purtroppo si sbagliava:
-cosa stai borbottando, Yukihira?-
Soma scosse la testa brusco, dopo aver compreso che Takumi aveva sentito.
-oh beh..- cominiciò grattandosi la nuca imbarazzato -.. credo di aver pensato ad alta voce.-
-lo credo anch'io.- confermò Takumi. -ma non so di chi stavi parlando.-
-Nakiri e Carter: hanno bevuto dalla stessa cannuncia con noncuranza.- precisò.
Non comprese perché, ma aver raccontato a Takumi quello che aveva visto l'aveva sollevato da un macigno sul petto. Si era sentito liberato.
-ah! Capisco.- asserì Takumi, non trovando cosa aggiungere. -mi dispiace.. ecco perché non vuoi pensare. Carter è davvero una spina nel fianco per te.-
Soma annuì in silenzio e dopo una pausa rispose guardando dritto a sé:
-però non mi arrendo.- dichiarò deciso.
-mi sembra giusto. Faccio il tifo per te.- ghignò. -I ricchi rampolli come Carter non mi convincono.-
-grazie Takumi, del sostegno.- gli sorrise grato.
Aldini non rispose, ricambiò solo il suo sorriso.
Si erano chiariti in silenzio. Non c'era bisogno di inutili parole.

 
 
****


Il nonno di Alice aveva assegnato a lui e alla sua signora di andare nella biblioteca Nakiri, nei vecchi archivi, a prendere un paio di tomi di ricette da cucina dell'epoca Meiji* del Giappone.
Lui c'era andato controvoglia perché avrebbe preferito di gran lunga fare le sue cento flessioni in palestra: era il suo modo di rilassarsi prima del secondo evento organizzato dal sig.Nakiri, anzi.. prima di qualsiasi altro evento riguardante il mestiere di chef. Prima di ogni sfida.
Lui ed Alice si conoscevano da quando erano piccoli. La madre di Alice lo aveva preso in affidamento a sei anni e lui ed Alice giocavano sempre insieme nei momenti che lei era da sola.
Il loro rapporto era sempre stato strano: si consideravano come fratelli, ma erano più alla stregua di servo e padrona_non ché a lui dispiacesse quel genere di rapporto dato che Alice gli voleva bene e lui ne era certo_. Alice si fidava di lui, stimava la sua cucina esplosiva e dai sapori forti e penetranti.
Il loro legame si era costruito più che altro su sfide di cucina, ma nello stesso tempo incoraggiandosi a vicenda su ogni ambito. Però, negli ultimi tempi, Ryou non riusciva più a vedere Alice come una semplice sorella; non perché provasse qualcosa di diverso da allora, ma perché aveva notato la sua maturazione fisica e mentale. Alice era cambiata molto rispetto al passato: era cresciuta diventando un'affascinante ragazza, sexy e assai intraprendente. Non era più la ragazzina di un tempo, dal “faccino” paffuto e candido.
Il suo volto si era fatto grazioso e con dei lineamenti più femminili. Tutto di lei era diventato più femminile. Ryou aveva realizzato che Alice era in tutto e per tutto una ragazza.
Solitamente a lui le donne non interessavano, ma aveva sempre avuto un debole per la sua signora perché era stata l'unica ad accoglierlo e ad essere amichevole con lui.
Adesso, ogni volta che si toccavano per sbaglio o meno, lui avvertiva qualcosa di diverso: non sapeva dire cos'era, ma non era più a suo agio come un tempo con lei. Era timoroso di sfiorarla e, anche quando lo faceva, si tirava immediatamente indietro “scottato” o si ritrovava impreparato su come reagire o addirittura a chiedersi se farlo. Non sopportava di vederla triste e si irritava in quei momenti, cercando di scuoterla, ed era la sua maniera d'essere protettivo nei suoi confronti.  Alice si trovava continuamente sotto i suoi occhi, perché lui non distoglieva lo sguardo dalla sua signora neanche per un momento.
Era così morboso con lei perché fin da piccoli erano stati insieme, 24 ore su 24.
Tuttavia.. non sapeva come la considerava, ma era sicuro non fosse più la stessa opinione di un tempo.
Alice era diventata un mistero per i suoi sentimenti.
Pure negli attimi in cui era addormentato e silenzioso, la “fiamma” per lei era sempre accesa.
Tutto questo, in modalità cucina, lo sentiva ulteriormente raddoppiato ed ecco che entrava in gioco la sua rudezza e la sua prepotenza.
-perché mio nonno ci ha mandato a fare un lavoro così rognoso? Non poteva chiedere a mia cugina?
Intanto lei sta bella bella a prendere il sole a bordo piscina con quel figo di Carter.-
Il brontolare lamentoso di Alice distrusse i pensieri di Ryou:
-smetta di lametarsi mia signora.- la zittì con aria annoiata.
-Ryou.. invece di stare lì impalato come un'ebete, vieni a darmi una mano!- ordinò seccata.
-dove sono i testi di suo nonno?- chiese apatico.
-sono lassù in cima, se non prendiamo lo scaleo non ci arriviamo.
Su, sbrigati, prendilo lì all'angolo e portalo qui.- gli intimò spiccia.
La biblioteca era immensa. Alte e lunghe librerie in legno antico erano una accanto all'altra creando un muro quasi insormontabile. Gli scomparti tutti nominati dai vari generi: cucina principalmente, ma anche narrativa, storia, geografia, romanzi, cultura, libri per bambini (favole e filastrocche), poesie.. etc etc.
Gli scaffali erano suddivisi a seconda degli anni e delle varie epoche.
Vi era solo una scrivania e qualche tavolo sparso qua e là nella biblioteca, per sedersi e leggere, ma anche i tavoli e la scrivania erano ricolmi di testi ammassati uno sopra l'altro.
-ci vorrebbe un bibliotecario. Con tutti i soldi che possiede mio nonno, perché non assumerlo?-
Proseguì seccata la sua signora, quando lui finalmente tornò con lo scaleo in mano.
-ecco tieni lo scaleo. Sali tu.- borbottò poi.
-perché dovrei farlo? Tu sei più alto e più forte di me.- protestò lei, contrariata.
-lo scaleo la regge meglio. È più leggera di me, mia signora.- bofonchiò passivo.
Alice sbuffò stufa e controvoglia salì sullo scaleo lentamente, esso iniziò a traballare essendo poco stabile.
-idiota di Ryou! Arreggi lo scaleo prima che crolli!-
Lui rispettò gli ordini e afferrò i lati della scaleo che smise di traballare.
-prendi il primo libro.- glielo passò tra le mani. Lui non lo prese subito perché aveva le mani occupate a tenere ferma la scaletta. -se me li passi non posso tenere fermo lo scaleo.- setenziò assente.
Alice alzò gli occhi al cielo tuonando stufa:
-fallo e basta!-
Ryou, allora, prese i libri che lei gli passò.
Fu un attimo: il tempo di staccare le mani dallo scaleo che riprese ad essere instabile, che Alice perse l'equilibrio pronta a schiantarsi a terra. Lui, vedendo in difficoltà la sua signora, mollò di riflesso i tomi di cucina producendo un tonfo sordo quando essi caddero sul pavimento, per alzare le mani e accogliere tra le sue braccia Alice prima che si rompesse l'osso del collo, così fu salvata come una principessa dalle braccia di Ryou.

Alice aveva chiuso gli occhi pronta a “sfracellarsi” a terra, ma non successe.
Il tempo di realizzare di essere sorretta dalle muscolose braccia di Ryou, che spalancò gli occhi, sobbalzando, trovandosi davanti il volto e i bellissimi ed imperturbabili pozzi neri del suo assistente che la guardavano sagaci. -avevo avvisato la mia signora che sarebbe caduta facendo in quel modo.- commentò in tono impassibile, reggendola ancora tra le braccia e non interrompendo quell'intenso attimo.
Ryou non riusciva a capire cosa avvertiva, ma il calore del corpo di Alice contro il suo petto lo sentiva piacevole e affine, come se gli appartenesse. In effetti, in parte, Alice era sua perché erano sempre stati vicini da quando si erano incontrati per la prima volta e avevano iniziato a vivere insieme, però in quel momento il sentimento era diverso: gradevole ed accogliente, certo, ma al contempo era anche misterioso e distante, quasi sconosciuto. Accusò un certo disagio, simile alla vergogna, ma non era totalmente imbarazzo; era solamente una sensazione diversa dalla solita, più attrattiva.
Era attirato dalla sua signora, incuriosito dal corpo di lei tra le sue braccia e attratto dalle sue forme femminee; da quelle parti nascoste dai vestiti che non gli erano mai interessate davvero.
Instintivamente, sentendo ribollire il sangue nelle vene per la crescente calura che lo stava invadendo, la poggiò a terra. -abbiamo preso tutto, mia signora.-
Detto questo con freddezza, dopo averla riportata sulla “terra ferma”, si chinò a raccogliere i due libri abbandonati sul pavimento per salvarla. -andiamo.- aggiunse cupamente, lasciandola con il cuore che le batteva incontrollato per la meraviglia e altrettanto dubbioso.
-tutto bene Ryou?- chiese lei sottovoce, infatti, una volta ripresasi dallo stupore.
Lui non le rispose, ancora confuso per quello che aveva provato, e proseguì a passo spedito con i vecchi tomi in mano. Alice decise di non insistere, poiché sapeva che Ryou non era esattamente di tante parole e si innervosiva facilmente. Tuttavia.. non riusciva a dimenticare le emozioni provate trovandosi tra le braccia virili del suo assistente e piacevolmente riscaldata dal petto muscoloso del ragazzo e dal tepore che esso emanava. Qualcosa era decisamente cambiato tra lei e Ryou ed entrambi se n'erano accorti.


 
 
****


-Yukihira.. a quanto pare non riesci a battermi neanche a pinpog.- lo puzzecchiò Takumi.
-non scherziamo, Takumi, non ti batterò a pinpog ma in cucina non sono così scarso.-
-hai ragione. Altrimenti non ti vedrei nemmeno come un rivale.- concordò l'altro, facendogli un occhiolino complice. Avevano fatto almeno tre partite a pinpog, ma Yukihira non era riuscito a vincere a nessuna di esse.
Così avevano posato le mini racchette sul tavolo da pigpog e si erano messi a battibeccare come dei normali amici/rivali. Takumi vide passare Hisako con in mano due ceste piene di roba sconosciuta all'interno, la seguì con lo sguardo notando il suo leggero affaticamento.
-scusami Soma, vado a dare una mano ad Arato-san che sembra in difficoltà.- annuciò sbrigativo, facendogli un cenno di saluto prima di rincorrere la ragazza.

-Arato-san.. aspetta!- la chiamò, appunto.
Lei, sentendosi interpellata, si bloccò e appena vide Takumi roteò gli occhi stancamente:
-Aldini.. vado di fretta! Non vedi che sono strapiena di ceste in mano? Se mi hai chiamato per “deliziarmi” con qualche tua sciocca battuta maliziosa, allora fai subito retro marcia.-
Takumi scoppiò a ridere divertito dal sarcasmo di Hisako.
-credimi, Arato-san, stavolta sono innocente. Vengo in pace.- ironizzò stando allo scherzo -volevo solo aiutarti a portare qualche cesta dato che ti ho vista in difficoltà.-
-non ho bisogno del tuo aiuto.- rifiutò lei, arrossendo lievemente alla sua gentilezza.
Si era accorto di provare un certo interesse per Arato da quando lei aveva mostrato di essere maturata molto e diventata più aperta ed espansiva verso gli altri rispetto a qualche tempo fa. Tempo in cui stava appiccicata ad Erina senza farsi conoscere davvero come persona. Solo recentemente aveva dimostrato di avere una personalità che Takumi aveva trovato intrigante. Tale trasformazione l'aveva stupito e si era ritrovato incuriosito dalla sua aria misteriosa. In particolare, da quando erano arrivati alla villa Nakiri, aveva avuto modo di scoprire ulteriori qualità positive in lei: inanzi tutto.. era una bella ragazza ed era la prima dote che gli era saltata all'occhio già in precedenza al suo cambiamento. Inoltre, con sorpresa, aveva realizzato che Arato celava un carattere “peperino” e astuto, sapeva farsi rispettare dagli altri, si nascondeva sotto un'aria da dura ma in realtà era timida e possedeva una femminilità tutta sua accentuata anche da quel suo comportamento sfuggente e prevenuto che lo affascinava moltissimo.
Oltre a tutto questo, considerava il suo approccio amicale e protettivo verso gli amici_soprattutto con Erina_un aspetto della sua personalità veramente unico e speciale.
Ammirava il valore che lei dava all'amicizia perché era lo stesso che gli associava lui.
Sapeva che quelli erano solo alcuni degli aspetti di Arato, ma era già abbastanza per accendergli l'interesse e scatenargli per la prima volta emozioni sconosciute. Non a caso, come era successo in quel momento, gli bastava vederla in difficoltà per rincorrerla per tutta la villa e “racimolare” un'occasione per restare da solo con lei e avere così la possibilità di conoscerla ancora meglio. Di studiare i suoi atteggiamenti.
-sì che ne hai.- obiettò specchiandosi nelle iridi color cioccolato e, prima che protestasse, le prese dalle mani la cesta più grande. -cos'è tutta questa frutta estiva e primaverile?- domandò scioccato, contando una quantità infinita di frutti di bosco maturi (fragole, mirtilli, more, lamponi, ribes) e anche di ciliege, susine e pesche etc etc. -l'ho raccolti nella serra della famiglia Nakiri. Erina mi ha chiesto di farlo.-
-perché l'ha fatto? Non ti ha nemmeno chiesto se avevi bisogno di aiuto mentre lei se ne sta beata a bere dallo stessa cannuccia di Carter.-
Hisako strabuzzò gli occhi, stupita da quelle parole, intanto che procedevano sulla passeggiata sterrata del parco, che portava al portone della residenza. -cosa hai appena detto, Aldini?!- fece oltraggiata.
-ho detto che Nakiri non è stata molto rispettosa verso di te, visto che ti lascia fare tutto il lavoro sporco mentre lei si gode la vita.-
-Erina mi rispetta invece! Non parlare solo per dare aria alla bocca!- esplose prendendola sul personale -sa che a me piace raccogliere la frutta nelle serra dopo che ha raggiunto la maturazione.
Portare qualche cesta in più non mi disturba, lo faccio perché questo lavoro mi rilassa.-
Finalmente Takumi comprese di aver osato troppo e di essere stato erroneamente diffidente nei confronti di Nakiri. -ok, se le cose stanno così allora perdonami.-
Hisako continuò a fare la sostenuta, ma alla fine decise di perdonarlo.
Takumi si sentì sollevato notando il volto di Arato tornare ad essere disteso e tranquillo, e di conseguenza, affondò una mano all'interno della cesta tirando fuori una piccola fragolina matura per portarla lentamente verso le labbra fini di Hisako_su cui avrebbe voluto posarci le sua di bocca_ sfiorandole con il frutto, cogliendola di sorpresa e costringendola a schiuderle per mordere la fragolina.
L'aveva praticamente imboccata con sensualità tale che lei non aveva saputo ribellarsi.
Si riprese poco dopo, arrossendo per la vergogna.
-risparmiati questi inutili tentativi di seduzione, Aldini.- mormorò imbarazzata.
-non mi sembra siano completamente inutili, Arato-san, sei rossa come un pomodoro.- ridacchiò stuzzicandola. Comunque.. anche lui avvertì un po' di imbarazzo dopo quel gesto confidenziale.
-sei diretto proprio come tutti gli italiani. Se non altro fai onore ai tuoi concittadini, ma noi giapponesi siamo molto più pudici e dovresti tenerne conto.- affermò cercando di dare un timbro autorevole alle sue parole, senza successo, perché Takumi la prese sul giocoso:
-felice, dunque, di essere italogiapponese.- sghignazzò affiancandosi di nuovo a lei.
Lei decise di ignorare l'ultima frase, aprendosi in un sospiro senza speranza, ma le guance bruciavano ancora a causa dell'imbarazzo al ricordo di quel momento malizioso eppure anche ricco di dolcezza.
-dobbiamo portare le ceste in cucina per svuotarle e disporre la frutta tra il frigo e le varie fruttiere.
Un'altra parte deve essere infilata in dei contenitori di medie dimensioni e poi trasferita nel grande megazzino all'angolo della cucina principale.- gli spiegò rapidamente il lavoro, cercando di distogliere la mente dalle sensazioni travolgenti che la stavano assalendo a stare a pochi passi da Takumi.
-hai ancora intenzione di darmi una mano, ora che sai cosa devi fare?-
-è un lavoro noioso ma finché sono con te, Arato-san, risulterà molto divertente.-
Aveva detto quelle parole con tanta naturalezza che lei non riuscì a reagire nuovamente in maniera eccessiva e con il cuore che sembrava destinato a sfondare la sua cassa toracica da quanto batteva forte.
La cosa valeva per entrambi.
Infine si misero a lavoro.


 
 
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Il salone era sempre pieno come un uovo, ma l'atmosfera che aleggiava attorno era molto più allegra e colorata del solito visto che erano vestiti tutti in Kimono/Yukata di qualsiasi fantasia esistente al mondo.
La cena del banchetto giapponese era appena terminata e gli ospiti avevano svuotato i piatti per il dessert, che aveva sorpreso tutti: Hisako aveva donato un sapore strepitoso al suo tiramisù al thé verde. Era stato un contrasto notevole tra il gusto del thé legato al mascarpone, dolce e delicato, e quello leggermente amaro regalato dalle gocce di cioccolato fondente inserite nella crema di mascarpone; che, grazie ai pavesi affondati nel thé già aromatizzato alla menta, non stuccava né rendeva assetati. Ma Erina era stata più che altro sorpresa dall'invenzione di Yukihira: come al solito quel ragazzo se n'era uscito fortemente creativo eppure semplice, con il sushi tartufato. Aveva seriamente aggiunto un fungo di terra a qualcosa di mare, creando un delizioso e ed indistruttibile ponte tra mare e terra ferma, unendo due cibi che a modo loro erano raffinati ma richiamavano anche paesi d'oltreoceano considerando l'uso del tartufo, in una simbiosi unica e dal sapore elegante e forte, penetrante, che univa tutte e cinque i sensi_chi più e chi meno_.
Anche gli altri si erano mostrati molto capaci e ognuno aveva trovato qualcosa di speciale da aggiungere al proprio piatto: come ad esempio Takumi, che aveva messo al posto delle foglie d'insalata nel rotolo e nel condimento interno del sushi, racchiuso sotto l'alga che avvolgeva il riso, pezzetini di asparagi, donando un gusto molto più dolce al riso e senza intaccare il particolare sapore del pesce crudo donando un tocco del tutto italiano al piatto. Ovviamente anche il suo sushi era risultato perfetto sotto ogni punto di vista e la sala l'aveva riempita di applausi anche per la precisione con cui aveva impastato il riso e disposto il pesce crudo e gli ingredienti di contorno, definendola una “precisione da miniaturista”, poiché non avevano neanche uno sbaffo e il gusto era così fresco e di eccelsa qualità, talmente divino da sembrare caduto veramente dal paradiso.
A parte questo, fortunatamente, l'idea del banchetto giapponese l'aveva aiutata a pensare il meno possibile a Yukihira e a levarsi dalla testa_almeno quando cucinava_la scena tra Alice e Soma e il loro amichevole interagire. Il vederlo meno, l'incontrarsi di rado per i corridoi prendendo le distanze di proposito, la mancanza di momenti di ritrovarsi da soli, li eventi di suo nonno.. tutti questi avvenimenti l'avevano salutarmente allontanata da lui, giovando al suo fastidio.
Lei e Yukihira non avevano una conversazione decente dal banchetto italiano.
Pensava che adottando la tecnica “prendi le distanze” si sarebbe sentita meglio, e per un po' così era stato, ma dall'altra parte l'irrazionalità e dei rovinosi e moralmente gravi sintomi d'astinenza Yukihira, l'interesse che sentiva per lui ma cercava ostinatamente di negare e frantumare senza miglioramenti, le dicevano che parlare con lui e avvertire la sua presenza vicina_e in qualche modo intima_le mancava terribilmente.
Non voleva accettarlo ma era così.

-signori.. ho un annuncio da farvi.- disturbò i suoi pensieri, suo nonno.
Il resto di salone si riunì in un lungo silenzio in attesa di quello che lui volesse dire:
-visto che la cena è finita e i miei giovani ospiti hanno cucinato per noi, ho deciso di far loro una sorpresa..-
I ragazzi della Tootsuki, compresa lei che non sapeva del regalo del nonno, si voltarono verso l'anziano meravigliati -..stasera c'è il festival Matsuri più grande di Sapporo.
La tradizione giapponese, come sapete, ogni estate organizza feste di questo tipo con il passaggio dei carri e la varietà di bancarelle: desidero che i miei studenti vi partecipino e si godano il festival dopo una serata di lavoro. Inoltre, siete già con il giusto abbigliamento.-
Il gruppo di ragazzi si scambiò delle occhiate sorprese e in seguito gli applausi inondarono la stanza.
-grazie Sig.Nakiri.- ringraziò per tutti Hisako. L'uomo annuì.
-adesso andate pure.- portò gli occhi su sua nipote, -vai anche tu Erina.-
Lei non si aspettava di far parte del gruppo degli altri ragazzi e neanche pensava che la sorpresa fosse riservata anche a lei. -ma..- tentò infatti, però suo nonno le fece segno di non dire niente.
-hai bisogno di divertirti anche tu.-
A quel punto non trovò da replicare e involtariamente indugiò su Yukihira che a sua volta la stava guardando con un sorriso incoraggiante e dolce.
Distolse gli occhi per prima, arrossendo, e infine il gruppo di giovani si avviò verso l'uscita della villa, già vestiti in abiti ideali e seguiti dai saluti degli ospiti.
Andò con loro anche Jess Carter.

 
 
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Musica di flauti traversi, arpe, tamburi Taiko** creavano un suono omogeneo e armonico, tradizionalmente giapponese. I grandi carri ambulanti (dashi), ornati dai tipici tessuti giapponesi lavorati a mano e dalle decorazioni rosso e oro, avevano il compito di attraversare la città trascinando la grande statua della dività Shinto*** appartenente al satuario locale; essi si muovevano sotto una lentezza musicale accompagnata dai flauti e dai tamburi. I Dashi**** venivano definiti “carri allegorici” ed ognuno vantava di una propria caratteristica. Il festival Matsuri era caratterizzato, come richiesto dalla tradizione, da ricorrenti e fantastici elementi: bancherelle gremite di cibi, leccornie, prelibatezze, sfiziosità locali del Giappone o anche di oltreoceano (popcorn, patatine, zucchero a velo etc etc). Assaggi salati e dolci, amari e aspri. Banchi che invece proponevano la vendita di maschere, oggetti folcrolistici giapponesi come figure, statuette, Kokeshi*****, porta fortuna e porta chiavi, braccialetti e collanine varie e colorate, si estendevo lungo la passeggiata principale.
Vi erano anche bancherelle di giochi come quella per sparare alle lattine o la cattura dei pesci, e giostre illuminate. I classici chioschi insomma. Delle bancherelle erano allestite anche nelle vie interne e strette, lontano dal passaggio dei mezzi di trasporto e racchiuse in una zona ristretta creata per fare massa, ma non dall'aria soffocante ed irrespirabile. I passaggi degli immensi carri avvenivano nelle strade principali, che erano più spaziose e ampie. Un profumo di dolciumi, spaghetti saltati e frutta secca solleticava le narici di Soma. L'atmostra era allegra, piacevole, divertente e soprattutto.. colorata: i passanti erano tutti vestiti in kimono/yukata estivi, alcuni coperti da maschere suggestive. La musica che si alternava tra il delicato e lo scatenato, tracciando il cammino verso un palcoscenico dove avvenivano rappresentazioni teatrali volte a ricordare le regole che vigevano nel Giappone antico, e per non dimenticare la cultura storica del paese, oppure ragazze in kimono che danzavano a ritmo dei flauti traversi o del suono dolce dell'arpe.
La feste Matsuri erano tante e versatili, ognuna diversa dall'altra: alcune energiche e rumorose_come il loro caso_ altre tranquille e meditative. Esse hanno radici arcaiche e vengono organizzate da sempre per esaltare la religione cinese e buddista, decantarla e venerarla con assoluta devozione; oppure per ricordare un importante evento storico che ha lasciato il segno nel corso delle epoche attraversate dal Giappone.
Se era come il resto delle feste Matsuri, verso le 23.00 si sarebbero aggiunti i fuochi d'artificio e il volo delle lanterne. Soma era la prima volta che partecipava ad uno di quei festival, poiché non aveva mai avuto occasione di andarci; ma era anche la prima volta che ne vedeva uno così bello e grande, gestito ottimamente.
Gli scappò un sorriso di fronte a quel vivace affresco, sotto un cielo stellato e dalla temperatura leggermente ventilata. Sorriso che si spense quando sentì Erina parlare con Carter, poco più distante da lui:

-allora signorina Nakiri, da come è sorpresa vedo che non ha mai partecipato ad un festival del genere nonostante venga organizzato tutti gli anni nel periodo estivo.-
-mio nonno non mi ha mai dato occasione di andarci. È la prima volta. Non che mi interessino festival di questo tipo. Sono davvero chiassosi! Mi stupisco non mi abbia affiancato dei bodyguard per proteggermi da eventuali pericoli.-
-quale guardie del corpo vorresti quando ne hai già 7.- sorrise smagliante lui, riferendosi al suo gruppo di amici.

Decisamente, Carter era sempre in mezzo con quel suo fare provocante.
Soma si strinse in una smorfia irritata: non sopportava più di essere eclissato da lui e fece per andare dalla semi-coppia, ma Takumi agì per primo:
-Carter.. che ne dici di una sfida allo sparo delle lattine?-
-sempre ad andare dietro alle sfide, eh, Aldini.- ridacchiò Jess, -ma accetto volentieri.-
Si scusò con Erina e si portò accanto a Takumi; quest'ultimo, indisturbato, portò la mano destra dietro un fianco e alzò il pollice verso di lui: lo aveva appena aiutato.
Riconoscente al suo amico, raggiunse Nakiri che si trovava con Hisako.
-oh! Ti stavo proprio cercando, Yukihira-kun.- intervenne Alice, bloccandolo per lo yukata e rallentando il suo cammino verso Erina.
-Alice.. perché mi stavi cercando?- domandò lui, provando a capire le sue intenzioni.
Accanto a lei sempre un silenzioso Ryou e poco più in là un sorridente Isami.
-mi aiuteresti a catturare uno dei pesci rossi lì al banco?- lo invitò maliziosa, consapevole che sua cugina li stava guardando e che non era per niente contenta.
-veramente Yukihira aveva appena detto ad Erina che le avrebbe offerto una mela caramellata per premiarla per il successo che ha avuto il suo sushi.- mentì spudoratamente, Hisako, sorridendo candidamente.
Soma sgranò gli occhi dopo aver sentito la menzogna di Arato, ma decise di assecondarla perché voleva davvero restare solo con Nakiri.
-Hisako!!!- apostrofò Erina scioccata. Tuttavia l'altra la mise a tacere con un'occhiata signficativa.
Alice si infastidì per l'invadenza di Hisako; però, prima che potesse replicare, fu fermata da una mano di Ryou che le strinse forte il braccio, quasi a lasciarle un segno rosso.
-l'accompagno io, mia signora, a catturare i pesci rossi.- decise duramente, il suo assistente.
Alice si aprì in un'espressione meravigliata, poiché non si aspettava che Ryou le impedisse di adempiere ai suoi capricci da “principessina” e di attuare la sua piccola vendetta sulla cugina, e che lo voleva così tanto da farle arrossare il braccio a causa della salda presa.
-che stai facendo Ryou?- recitò confusa, infatti. -devi seguire i miei ordini.-
Lui la fulminò con un'occhiata che per un breve attimo le sembrò intimidatoria.
Anche se solo per un secondo, era entrato in modalità chef.
Tale prepotenza, anche se rapida, fu abbastanza spaventosa da farla desistere dal suo “diabolico” piano:
-d'accordo. Allora andiamo Ryou.-
-sì, mia signora.-
Era velocemente tornato ad essere una creatura ammansita, devota alla sua padrona, e dall'aria imbronciata.
Però, per un attimo, si era davvero impaurita di fronte all'atteggiamento incomprensibile del suo assistente.

Hisako soddisfatta, dopo aver avuto la certezza che gli altri si fossero tutti allontanati, si trascinò dietro Soma e gli diede una “spintarella”:
-forza Yukihira-kun, ti affido la mia amica. Fai “a modino”.- lo avvisò severamente.
Erina era ancora sbigottita e non sapeva cosa dire visto che era stata tutta una tattica di Hisako.
Non era riuscita a fermarla o forse.. non avrebbe voluto. Scacciò subito quel pensiero molesto.
Non capiva cosa la sua amica stesse pianificando e, come se non bastasse, si era appena allontanata per seguire Hayama e Isami lasciando nuovamente lei e Yukihira da soli.
Regnò il silenzio tra loro, si guardarono solamente negli occhi come loro solito.
Yukihira era davvero affascinante con quello yukata blu a striscie bianche.
I ciuffi sbarazzini a donargli un'aria trasandata, eppure affascinante e naturale, perfetta per la semplicità di cui era dotato. Gli occhi ambra che la fissavano come se la stessero studiando, brillavano grazie alla luce lunare. Erano limpidi e belli. -allora Nakiri.. che ne dici se ti offro davvero una mela caramellata?- propose scherzoso, grattandosi la nuca imbarazzato. -scusami.. non so cosa sia preso agli altri.-
-cosa sia preso ad Hisako, vorrai dire.- puntualizzò lei.
-se non ti va, torniamo dagli altri.- la rassicurò sorridendo.
-sono scomparsi, se non te ne sei accorto.- farfugliò impacciata.
-allora lo prendo come un sì.- ridacchiò lui, ilare.
Lei non ribatté ma attese che lui si avvicinasse di più.
Finirono per ritrovarsi uno accanto all'altro, pochi centimetri li dividevano dall'afferarsi la mano a vicenda, erano così vicini che lei poteva sentire le dita di Yukihira sfiorare distrattamente le sue. Non riusciva a guardarlo negli occhi, camminava con lo sguardo dritto davanti a sé, nell'impresa di controllare i suoi battiti.
Erano da soli dopo giorni. Una quiete imbarazzante e muta li circondava: nessuno dei due sembrava intenziato a parlare o a distruggere la tensione che si era creata.
Finalmente lei decise di superarla:
-dovrei offrirti anch'io una mela caramellata dato che gli ospiti di mio nonno hanno dimostrato di apprezzare davvero il tuo scontato sushi tartufato.-
Soma scoppiò a ridere davanti a quel commento e l'atmosfera tra i due sembrò un po' allegerirsi.
-e tu, Nakiri, cosa pensi del mio sushi tartufato?- chiese di rimando, ghignando.
-quasi accettabile.- mentì balbettando insicura: no mai, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirsi dire “delizioso” neanche questa volta. -neanche questa volta “delizioso” eh?-
-non soddisfa ancora il mio palato, Yukihira, accettalo.-
-d'accordo. Non importa, ho ancora due mesi pieni per fartelo ammettere.- sorrise blando.
Lei si sentì arrossire ancora: la determinazione di Yukihira la faceva impazzire e al contempo infuriare, eppure provava una sorta di ammirazione per essa_anche se non l'avrebbe mai confessato apertamente_.
-guarda Nakiri, il banco delle mele caramellate.- le fece notare lui, indicandolo.
-dai! Prendiamone una per uno!- esclamò felice come un bambino.
-Hisako ha detto che me la devi offrire te.- ribadì allusiva.
Lui le fece un occhiolino.
-anche se Arato-san non l'avesse detto, te l'avrei offerta comunque.- dichiarò semplicemente.
Lei arrossì di nuovo per la scioltezza con la quale aveva detto tali parole, senza un briciolo di malizia e priva di pretese. Era irritante pensarlo, ma la delicatezza che metteva quando parlava le piaceva moltissimo.
Lo vide pagare il bastoncino con la mela caramellata incastrata dentro e la proprietaria del banco passargli anche il secondo bastoncino. -ecco a te, Nakiri.- glielo offrì sorridendo.
Lei, all'inizio timorosa si soffermò sulle mani curate di Yukihira e infine, convinta, prese in mano la mela.
-grazie..- sussurrò vergognosa, iniziando a leccarla: era davvero buona.
-non pensavo fossi tipo da cibi da strada.- considerò lui divertito, infastidendola.
-infatti non lo sono, ma visto che sono qui ho voluto provare.-
-allora, sentiamo, cosa ne pensi di questa mela? Troppo dolce, vero?-
-decisamente stucchevole.- asserì disgustata, -ricca di conservanti. In poche parole.. di basso livello.-
-non per questo si chiamano leccornie.- approvò spiritoso.
-comunque, mi aspettavo una critica. Il tuo palato è troppo incredibile per sbagliarsi.- convenne.
-il mio palato è una rogna.- sbottò aspramente, rendendosi conto troppo tardi di aver appena ammesso di odiare la sua abilità natale; infatti, tali parole stupirono Yukihira:
-è la prima volta che ti sento dire una cosa simile, Nakiri, pensavo ti vantassi della tua qualità e invece da quello che dici non sembra.- notò dubbioso.
-non fare caso a ciò che ho detto, Yukihira, e cammina che ho visto una bancarella che mi interessa.-
Evitò palesemente il discorso, gelida e schiva.
Lui aveva capito che non voleva parlarne, così restò in silenzio benché pieno di domande e riflessioni in testa.

 
 
****


Lui la vide avvicinarsi ad una bancarella davvero graziosa, pochi passi indietro la osservò chinarsi leggermente sfiorando il kimono al terreno. Il lungo abito tradizionale giapponese, rosato con motivi floreali tra il fucsia e il lilla, le fasciava dignitosamente le sue forme perfette e compatte.
Il kimono si intonava con estrema grazia ai suoi ciuffi biondo platino, rialzati da una crocchia acconciata con destrezza e sostenuta da una serie di forcine, da cui partiva un bastoncino incastrato tra le ciocche e decorato da un ciondolo da dove calavano tre brillantini luminosi e argentati che le donavano ancor più eleganza.
Il volto era lievemente truccato con mascara e matita nera, solo un rossetto bordò a dare valore e colore alle sue invitanti labbra. Era stupenda anche in abiti convenzionali.
Qualsiasi cosa Nakiri indossasse risultava sempre incantevole e leggiadra, aggraziata.
In quel momento sembrava incuriosita da un braccialetto d'argento con un ciondolo a forma di quadrifoglio e alcune perline tonde a fare da contorno: era davvero carino.
-carino questo braccialetto, signorina, non trova? Molto femminile.- sostenne la gentile ed anziana proprietaria del banco, -bella com'è le starebbe benissimo.- sorrise affettuosa.
-la ringrazio ma sono di fretta.- la congedò sorridendo, riprendendo a camminare.
Soma non smise di controllare Nakiri per paura che restasse da sola, ma in un gesto furtivo si avvicinò al banco dove lei aveva posato gli occhi:
-signora, mi scusi, possiede un negozio nel centro di Sapporo?- esordì sottovoce, sorridendo, e nel frattempo seguendo di sfuggita i movimenti di Erina. La donne ricambiò la gentilezza, comprensiva:
-sì, ragazzo mio. Gestisco un negozio proprio nel centro della città. Se vuoi fare un regalo alla tua ragazza..- riferendosi ad Erina e facendolo imbarazzare. -..puoi venire tutti i giorni, dal lunedì al sabato, a dare un'occhiata al mio reparto di gioielleria.-
Si strinse in un occhialino.
Lui alzò una mano in un in gesto di ringraziamento.
-la ringrazio molto signora. È stata davvero gentile a darmi queste informazioni.-
Lei annuì sorridendo con affetto e dolcezza.
Con questo tornò ad inseguire Nakiri, che si era fermata a vedere le ballerine danzare sul palcoscenico seguendo la dolce e attraente musica.
-dov'eri finito, Yukihira?- le chiese, guardandolo. -non che fossi preoccupata per te eh!- precisò vergognosa, tornando a guardare con scarsa attenzione le ballerine.
-mi ero perso.- ridacchiò mentendo. -e non penso fossi preoccupa per me.-
-queste bancherelle sono piene di futili oggetti.- constatò schietta, cambiando discorso.
-però quel braccialetto ti piaceva.- ribatté lui divertito, -dimmi.. se era così perché non l'hai comprato?
Quella signora era stata davvero disponibile con te e i soldi non ti mancano.-
-solo perché il suo lavoro è vendere il più possibile.- replicò, sebbene fosse rimasta colpita dalla sua gentilezza. -e non l'ho comprato perché era troppo semplice ed inutile.-
-diciamo perché parti sempre prevenuta, Nakiri. Tutto ciò che per te non è di lusso, conta poco.
Però sono sicuro che quel braccialetto ti piaceva tanto: mentre lo giravi tra le mani sorridevi e ti brillava gli occhi. È raro vederti così emozionata per qualcosa.-
Lei avvampò violentemente. -non è vero!-
-va bene, come preferisci.- ridacchiò.
-torniamo dagli altri, Yukihira. Mi hai già stancato.- ordinò risoluta.
Si portò avanti, superandolo infastidita.
-stai attenta a non inciampare nel tessuto del kimono, Nakiri.- la avvisò scherzoso.
-chiudi quella fogna, Yukihira.- ringhiò lei irritata.
Lui tornò affianco a lei pronunciando le ultime parole:
-il kimono ti dona, Nakiri.- confessò sinceramente, celando l'imbarazzo per aver detto quelle parole.
Lei fu piacevolmente colpita dai complimenti di Yukihira, talmente tanto che le mancò il respiro più di quanto le mancava da una buona ora che passeggiavano insieme.
La cassa toracica le rimbombava da come il suo cuore batteva frenico e violento.
Le sembrò che la sua temperatura corporea si alzasse all'improvviso: la reazione a quel complimento fu di un'intensità tale dal non riuscire a replicare.
-lasciami respirare Yukihira.- lo implorò stancamente, -ti ho appena detto di stare zitto. Hai per caso intenzione di farmi innervosire ulteriormente?-
-dico sul serio, Nakiri.- le afferrò le dita dalla mano, rapido, involontariamente.
Lei sgranò gli occhi cogliendo la sua espressione seriosa.
-giù le mani, Yukihira.- borbottò tremante: non voleva veramente che le lasciasse la mano, il suo contatto le era mancato tantissimo, che lo negasse o meno.
-grazie per questo giro.- sorrise ancora, lui, mollando la presa e facendola deglutire agitata quando lo vide alzare lentamente la mano e raccogliere un suo ciuffo riccioluto, un po' fuori posto, per poi portarlo dietro il suo orecchio con delicatezza e non smettendo di scrutarla negli occhi, probabilmente curioso di scoprire la sua reazione a quel gesto. Le dita di Yukihira solleticarono flebili dietro al suo orecchio, un tocco leggero ed innocente, eppure tanto disarmente da disseminarle una sorta di gradevole turbamento.
Quando scese con il braccio alla stessa lentezza iniziale, accerezzò le dita delle sue mani con studiata gentilezza scatenandole dei brividi d'eccitazione lungo tutto il corpo.
Si riscosse da quello stato da “catalassi” blaterando:
-è solo un caso se abbiamo girato per il festival insieme. Non farti strane idee.-
Posò gli occhi a terra, riscontrando difficoltà  nel sostenere il suo sguardo.
-grazie lo stesso.- ripeté lui grato e dopo un attimo di pausa si allontanò da lei, lasciandola confusa.
Gli altri erano proprio davanti a loro, sul ponte rosso a fior d'acqua.
Vi era, infatti, anche un lago nella zona dove si svolgeva il festival.
Alcune canoe si trovavano al centro del lago e i canottieri erano intenti ad accendere le lanterne che si sarebbero portate in alto, verso il cielo stellato, in modo da illuminare il pelo dell'acqua cristallina con una luce giallo-arancio, creando un evento unico e in qualche maniera romantico e surreale.
In seguito sarebbero anche partiti i fuochi d'artificio per fare da sfondo alle lanterne alzate in cielo.

-finalmente siete tornati ragazzi!- li accolse Takumi, correndo in contro a Soma.
-ci abbiamo messo più del previsto. Scusate ragazzi.- si giustificò, Soma, vago.

Erina, poco dietro di lui, era ancora avvolta nei suoi pensieri tanto da risultare assente.
Pensieri, come al solito, su Yukihira e l'interesse che stava dimostrando per lei come persona.
Sapeva che lui era amichevole con tutti, per cui non pensò a nessuna spiegazione speciale riguardo agli atteggiamenti di Yukihira. Si trattava solo del suo primordiale istinto di coinvolgimento e attenzione che riservava a tutte le persone che gli stavano attorno. Lei non faceva certo eccezione né veniva distinta dagli altri.
Comunque, purtroppo, l'istinto socievole e coinvolgente di Yukihira e le attenzioni che nutriva per tutti_lei compresa_la sua continua ricerca del contatto con lei, il loro innaturale sfiorarsi o bramare di farlo.. stavano diventando più complicati da "debellare" di quel che aveva immaginato e soprattutto potenzialmente pericolosi per il suo corpo e il suo cuore che si stavano abituando sempre di più a quelle dolcezze, a come lui la vezzeggiava con inconsapevole audacia; che, invece di farle desiderare di fuggire da esse, le sortivano l'effetto opposto: sentiva il bisogno di ricambiare le manifestazioni d'affetto di Yukihira, magari fare anche la prima mossa lei nell'accorciare le distanze ed ascoltare quello che voleva veramente.. cioè lasciarsi andare e scoprire come si sarebbe sentita ad assecondare le richieste del suo corpo per prima, al posto di Yukihira.
Voleva ricambiarlo con la stessa gentilezza e cura che lui le dimostrava.
Era un desiderio che a poco a poco si faceva sempre più urgente ed incontrollabile, attraente ed ambizioso.
-guarda che belle le laterne, Erina! Si specchiano sull'acqua!- attirò la sua attenzione Hisako, entusiasta.
Lei alzò gli occhi al cielo, accennando un sorriso vedendo quanto fossero belle le lanterne.
-già..- disse solo, in tono soffuso.

Dall'altra parte, Alice e Ryou erano uno accanto all'altra e parlavano:
-perché mi hai voluto accompagnare a catturare i pesci, Ryou?-
-non potevo lasciare la mia signora da sola.- confessò semplicemente, poggiandole delicatamente una mano sopra il caschetto liscio, sebbene il motivo fosse per ben altro ma Ryou non glielo avrebbe mai detto, perché neanche lui aveva la certezza di ciò che provava e neanche si spiegava le sensazioni strane e nuove avvertite negli ultimi giorni quando era a poca distanza dal corpo della sua signora.
-grazie Ryou..- sussurrò Alice, rossa in volto appena lui le carezzò la testa con rude tenerezza.

Fu così che il festival serale raggiunse la sua conclusione, lasciando un bellissimo e stimolante ricordo estivo a tutto il gruppo.



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Angolo autrice: ho postato il nuovo cap. Per ora riesco a pubblicare una volta a settimana ;D.
Inanzi tutto.. grazie infinite per le vostre recensioni. Mi aiutate davvero tantissimo! *////* Ringrazio anche chi ha messo la fanfic tra preferite/seguite e la piccola Amy che mi ha messo tra gli autori preferiti!! grazie tesoro!! *-*
Ma venendo al cap: spero non vi dispiaccia se ho riassunto attraverso il punto di vista di Erina l'evento del banchetto giapponese e più o meno ciò che i personaggi_non tutti_hanno creato in cucina. Ho preferito dare più spazio al festival perché era il centro del cap. Mi auguro che non vi abbia dato troppo fastidio (a chi non piace la coppia) la scena tra Hisako e Takumi, e che invece abbiate apprezzato quella tra Ryou ed Alice (spero di non essere andata troppo OOC con Ryou: ho cercato di rimanere il più possibile nel suo PG e ho giocato un po' con la sua doppia personalità. Però credo che, semmai un giorno scoprisse l'esistenza del corpo femminile, lo farebbe in questo modo XD ma fatemi sapere voi cosa ne pensate :D ). Quanto al festival Matsuri, è un evento che avviene davvero tutti gli anni in Giappone, come ricorrenza.
Comunque, tranquilli: Il cap dedicato alla cerimonia del thé inglese sarà leggermente più dettagliato sull'aspetto alimentare :). I dolci mi piacciono!! *çççç*
Mi sono informata su esso e ho deciso di descriverlo a modo mio, rispettando la classica tradizione giapponese, ma aggiungendo un tocco del tutto personale (mi piacerebbe tanto viverlo di persona come festival*___* <3 <3). Che ne pensate delle scene Sorina? :P a piccoli passetti, molto piccoli, sti stanno avvicinando (la cosa sarà lunga, preparatevi! XD non sono tipo da far mettere subito insieme i PG protagonisti, perché poi non c'è  più gusto. Lo pensate anche voi? :P . In ogni caso non preoccupatevi, non rimarrete "asciutti" dall'emozioni e dalle scene "romantiche" e anche fraintendimenti tra loro. Anche nel prox cap lo vedrete ;D ).
Questo cap sarà dedicato ad Amy944 <3. Il prossimo a Pimpi95 *-*.
P.S: piccolo consiglio.. fate molta attenzione alla scena dove Soma parla con la signora del banco, perché sarà ricorrente nel cap dopo per un motivo preciso che non sto a dirvi! :P

Per farsi un po' di cultura del Matsuri Festival, ecco le spiegazioni di alcuni termini che ho usato nelle descrizioni.
Epoca Meiji*: in italiano si dice la seconda metà dell'Ottocento. Più chiaramente il diciannovesimo secolo.
Taiko**: tamburi giapponesi dal suono profondo.
Shinto***: una delle tante divinità in cui credono i giapponesi.
Dashi****: carri allegorici tipici dei festival Matsuri, ognuno con le proprie caratteristiche
Kokeshi*****: la tipiche bamboline giapponesi in kimono, create con vari materiali.

Spero davvero di non avervi deluso con 'sto cap! D: fatemi sapere cosa ne pensate sinceramente! :D grazie ancora a tutti voi!!
  
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