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Autore: PattyOnTheRollercoaster    26/03/2009    1 recensioni
Un fratello prima d'ora sconosciuto affiorerà nella vita di Harry Potter in modo violento e improvviso. Ma sarà davvero quel che dice di essere e, soprattutto, sarà vero quello che racconta su James?
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia di Voldemort

Alan uscì dall’armadio e guardò in volto l’uomo che aveva di fronte. Era stranamente deforme, con il naso schiacciato quasi come quello di un serpente e gli occhi rossi, spietati e incandescenti. Sembrava alto, ma da seduto non si poteva mai dire, e aveva lunghe dite diafane e sottili.

“Sai come sei arrivato qui?” chiese con la sua voce acuta. Alan non rispose, aveva la gola secca. “Ti ho chiesto se sai come sei arrivato qui” ripeté l’uomo.

Alan si schiarì la gola e poi rispose “No”.

“Vuoi che te lo spieghi?”.

Alan, cercando di guadagnare tempo rispose con un basso sì, sussurrato appena.

Voldemort piegò la bocca in una smorfia che poteva sembrare un sorriso. “Quello è un armadio svanitore” disse indicandolo. “Il suo gemello si trova Hogwarts, e Draco lo ha riparato così, adesso, io ho un modo per entrare a Hogwarts”.

“E Silente ha un modo per venire qui da te” rispose Alan. Il viso di Voldemort si deformò dalla rabbia.

“Silente questa notte morirà. Sarà Draco ad ucciderlo” disse lanciando uno sguardo all’uomo accanto a sé. Aveva un sorriso ironico sul volto.

“Malfoy non è riuscito ad uccidere nemmeno me, legato davanti a lui. Gli sono sfuggito e sono entrato nell’armadio. E lui era insieme ad altri Mangiamorte. Non riuscirà mai nemmeno a toccare Silente”.

Il volto di Voldemort si fece ancor più brutto “Sai perché ancora non sei morto?”.

“No” rispose Alan con tono di sfida.

“Perché sei un grande amico di Harry Potter. E noi ti vogliamo qui a farci … compagnia”.

“Non vi dirò niente di quello che volete sapere!” gridò Alan avanzando. “Niente!”.

Voldemort non sembrò per nulla intimorito e si limitò ad osservarlo “Con il Veritaserum non credo che sarà un problema”.

“Tu …” cominciò a dire Alan avanzando verso di lui e tirando fuori la bacchetta, ma non fece in tempo a fare un solo passo che un lampo di luce lo colpì.

Cadde in ginocchio, si sentì contorcere le budella, ogni cellula del suo corpo era punta da un ago, la sue ossa si stavano spezzando millimetro per millimetro, la testa scoppiava. Gridò e si contorse per terra, aprì gli occhi e vide Voldemort in piedi su lui.

“Per convincerti ho anche la maledizione Cruciatus. Questo è solo un assaggio di quello che può fare”.

Poi Voldemort gli puntò addosso la bacchetta e Alan non vide più niente.

 

Mi fa male la testa. Apro lentamente gli occhi. Mi ci vuole un po’ per abituarmi alla luce, che poi mi accorgo non essere così forte come pensavo. Pian piano ricordo tutto, e mi alzo per vedere dove sono. Mi hanno preso la bacchetta! No, cazzo!

Mi guardo intorno, vedo solo pareti spoglie sporche di tempo e solitudine. La stanzetta dove mi trovo non so neanche se si può definire così, è più che altro uno sgabuzzino con un panca. Sarà lunga circa due metri e se allargo le braccia con la punta della dita sfioro le due pareti laterali. Però è alta, e più in alto possibile c’è una piccolissima finestra. Non è come pensavo fosse una cella: la finestra è senza sbarre. Ma tanto, anche se ci fossero, non servirebbero a niente perché salire fino a là è impossibile.

Cazzo. E adesso? Come faccio a non svelare che Harry sa degli Horcrux e che ne ha distrutto uno, il diario? Come faccio?

Mi prende il panico, poi la disperazione, poi la depressione. Sono fasi normali in un prigioniero? Spero di si, altrimenti sto impazzendo.

Passa del tempo, non so quanto, ore interminabili, o addirittura giorni, ma finalmente sento dei passi fuori dalla porta. Una grata si apre e vedo degli occhi acquosi guardarmi. “Stai indietro” mi dice, io non mi muovo. Ho smesso di temere Codaliscia da tempo ormai.

“Ciao” gli dico quando entra.

“Non fare lo spiritoso” dice afferrandomi per un braccio e puntandomi addosso la bacchetta. A questo punto le opzioni sono due, o dargli un calcio nelle palle, o lasciare che mi porti via. Preferisco la prima, tanto per divertirmi un po’. Non mi possono ancora uccidere, perché devo dirgli tante cose, quindi tanto vale dargli più fastidio possibile. Tanto mi uccideranno.

Gli do un calcio forte proprio in mezzo alle gambe, e lui smette di respirare si butta a terra tenendosi le palle con una mano. Gli do un altro calcio, nello stomaco stavolta. Lui si accascia a terra e dà un grido.

“Stronzo traditore!” urlo io. E gli do un altro calcio. “Vaffanculo!”.

In quel momento arrivano dei Mangiamorte che sicuramente hanno sentito tutto. Mi schiantano e mi buttano a terra. Ho preso una botta contro la panca di legno, sento il sapore del sangue in bocca. Sputo a terra.

Un Mangiamorte mi afferra per un braccio e mi fa alzare “Adesso non fare niente di avventato ragazzino, vieni con noi!” e mi trascina fuori dalla cella. Prima di essere portato via vedo con chiarezza Codaliscia che ancora sbuffa. Almeno una soddisfazione.

Il Mangiamorte mi porta su per delle scale e poi dei corridoi, è una casa enorme questa! Alla fine arriviamo in un salotto con un tavolo di legno enorme in mezzo. E seduto a capotavola c’è lui, Voldemort, che parla con uomo seduto alla sua destra. Mi sembra di riconoscerlo, ha i capelli lunghi quasi fino alle spalle e attaccati alla testa, unticci, che luccicano sotto la luce della bella lampada appesa al soffitto.

“Avvicinati Alan” mi dice Voldemort, distogliendomi dai miei pensieri. “Vieni qui affianco a me. E non cercare di scappare”.

Anche se ci provassi non avrei la minima possibilità, forse c’e l’avrei con Bellatrix, e anche con i  Malfoy, ma non con lui. Ho visto come si muove, come studia il suo avversario, è sempre pronto, anche quando non lo sembra.

Mi avvicino, mi metto al suo fianco. Passo con gli occhi su tutta la tavolata. Vedo Yaxley, I Malfoy, e Draco che sembra non volermi guardare, Bellatrix, qualche altro Mangiamorte già conosciuto, e infine , anche lui, vedo Piton proprio affianco a me. Lui non mi guarda, ma io continuo ad osservarlo. Sono nauseato, sento lo stomaco ribellarsi e il cuore battere forte. Il primo istinto è quello di tirargli un pugno, non mi serve la bacchetta. Silente si fidava di lui, si fidava davvero tanto, non ha mai saputo che il suo uomo di fiducia era un traditore.

Mi accorgo che Voldemort sta dicendo qualcosa, non so cosa sia ma tutti si alzano, eccetto Piton. Lui resta seduto, sembra arrabbiato, e guarda di fronte a sé senza muovere un muscolo.

Voldemort mi dice di sedermi affianco a lui, di fronte a Piton. Io eseguo in silenzio.

“Il tuo ex professore è riuscito a procurarsi un po’ della pozione che ci serve. Ma prima che tu rimanga intontito dai suoi effetti  voglio raccontarti una storia” dice.

Noto solo ora il serpente verde grosso come la coscia di un uomo che si arrotola vicino a lui, come la brutta copia di un cane da compagnia. Un Horcrux. Forse potrei riuscire ad ucciderlo prima di rivelare tutti i segreti di Harry e Silente a Voldemort. Ma i segreti di Silente glieli avrà già raccontati tutti Piton.

“Una storia che sono sicuro ti interesserà” continua Voldemort. Io distolgo lo sguardo dal serpente e lo fisso.

“E perché dovrebbe?” chiedo per nulla curioso.

“Come? Non vuoi sapere chi è tuo padre?”.

Rimango come colpito da una scarica elettrica. Questa era l’ultima cosa che mi aspettavo.

“Vedo che ora ti interessa di più” dice Voldemort.

 

L’anno in cui Alan nacque era un anno davvero brutto per tutti, maghi e babbani. Ma almeno i maghi sapevano cosa succedeva, mentre i babbani si limitavano a essere tristi senza motivo.

Camminavano per le strade a testa bassa e non incrociavano lo sguardo di nessuno. C’era qualcosa di malsano nell’aria da qualche tempo, ma nessuno sapeva dire con esattezza cosa fosse.

La, a quel tempo giovane, Ginger faceva di mestiere la cameriera in un bar di poco conto, dove si ritrovavano ragazzi già ubriachi e vecchi uomini che volevano sfuggire alle mogli per una notte.

Una sera arrivò un giovane dai capelli neri, magro, abbastanza alto. Sembrava comparso dal nulla, ordinò una birra e rimase lì per il resto della serata, fino a tardi. Fino all’ora di chiusura. Sembrava nervoso e un po’ triste, così Ginger, siccome il locale stava per chiudere, decise di andare a parlagli.

La sua intenzione era mandarlo fuori dal locale in modo da poter chiudere, ma si ritrovò a chiudere con il cliente ancora seduto al tavolo, e gli offrì qualche bicchierino di qualcosa di più forte della birra. Uscirono insieme dal locale e Ginger si diresse verso casa sua, sempre con l’uomo al fianco. Era un tipo simpatico, a parer suo, e anche un po’ strano. A volte diceva cose senza senso, ma Ginger lo attribuì al troppo alcool. Una volta arrivati al suo piccolo appartamento Ginger invitò l’uomo di sopra.

Fu quella la notte in cui Alan venne concepito. Non era stata una cosa prevista né voluta, ma Ginger si prese l’impegno di crescere suo figlio. Non sapeva nulla dell’uomo con cui era stata a parte il nome.

Lo sapeva solo lei, non l’aveva mai detto a nessuno, nemmeno al figlio che ebbe nove mesi dopo.

Ma c’era qualcun altro che sapeva chi fosse.

 

“E questo qualcuno c’è l’hai davanti Alan” disse Voldemort.

Lui guardò confuso Piton che era rimasto in silenzio per tutta la storia.

“Devi sapere che Severus a quel tempo aveva un tremenda cotta per una certa Lily Potter” Alan sobbalzò al sentirla nominare. La madre di Harry?! “Purtroppo lei era sposata, ma suo marito viveva momenti difficili, come tutti gli altri sciocchi che non si sono uniti a me. Comunque Piton la spiava, mi ha confessato, e una sera vide il marito di questa donna andare in giro per i quartieri babbani, dove nessun mago andava mai. La notte del nostro racconto Severus lo seguì, e così seppe che James Potter aveva tradito Lily Potter. Con tua madre”.

 

Quest’uomo delira! Come può dire cose simili? E’ una sciocchezza! James Potter non poteva essere mio padre, non doveva! Quali sono le prove di questo qui?! Come può essere vero?!

Sembra che la mia faccia sia lo specchio dei miei pensieri perché in quel momento Voldemort dice: “Se vuoi esserne sicuro chiedi a tua madre il nome dello sconosciuto che incontrò quella sera”.

Lo guardo con gli occhi sbarrati “Perché mi dici tutte queste cose?”.

“Perché mi sembra giusto che tu le sappia prima di morire” parla con dolcezza, sembra persino sincero.

Allora è così, l’uomo che mi ha abbandonato è il padre di Harry, mio padre. Mi viene in mente solo ora: Harry è il mio fratellastro. No. NO! Questo è impossibile, mi dico, ma l’altra parte di me sa che è vero. Ho la stessa corporatura di Harry, le stessa labbra e la stessa forma del viso. E lo stesso sangue.

Sento un impeto di odio verso di lui, verso Harry, che ha sempre parlato di suo padre come se fosse un santo, come se avesse salvato il mondo ogni volta! Lo venera e lo considera un eroe, uno che non ha mai fatto niente di male in vita sua, totalmente immacolato! Piton ha ragione a considerarlo un egocentrico. Un bastardo!

“Harry non ha passato quello che hai passato tu” mi sussurra Voldemort all’orecchio. Io mi scanso e lo guardo aggottando le sopracciglia. “Lui non ha vissuto odiando suo padre, è esattamente come lui”.

“Che cosa?” boccheggio. Non capisco cosa mi vuole dire, ora non capisco proprio niente. Ma un messaggio mi penetra nella mente, solo uno: ha ragione. Harry non sa cos’ha fatto lui. Suo padre. Il nostro padre perfetto.

“Credo che dovresti pensarci, a questo fatto” dice Voldemort con voce sottile. “Alla pozione ci pensiamo domani. Abbiamo tutto il tempo”.

“Perché?” chiedo. “Vuoi farmi impazzire?!” mi ritrovo in piedi, le mani sul tavolo, non ricordo neanche di essermi alzato. Mi chino verso di lui. “Sei tanto pazzo da voler far impazzire anche gli altri?” lo provoco. Voglio che faccia qualcosa, voglio sfogarmi. Di solito funzionava prendere a calci un cuscino, ma ora no. Voglio combattere contro Voldemort, perché è l’unico che ha la colpa tutto.

“Ti sbagli, sai? Non ho io la colpa. La colpa è solo tua e di Harry” mi dice come se mi avesse letto nel pensiero. Io ammutolisco.

“Che centra Harry?”.

“Ora che sai che suo padre è anche il tuo, non lo detesti per averlo sempre difeso? Non vuoi che se ne sia stato zitto, almeno per una volta? Invece di aver lodato il vostro sporco padre per tutto questo tempo? E’ così, lo so”.

Piton si muove impercettibilmente sulla sedia.

“E’ solo colpa sua se ora sai che tua madre era solo un rimpiazzo per quella sera. E’ colpa sua se sai quanto era nobile agli occhi degli altri. Ma guarda come si comportava in realtà”.

“B’è … questo sarà anche colpa di Harry, ma non è come lui!”. No. Harry non è come lui … non lo è.

“Ma lo diventerà” Voldemort si alza.

Harry sarà come lui.

Si volta.

Sarà come lui.

Si incammina verso una porta.

Come lui. Come lui.

Mette la mano sulla maniglia.

Lui. Lui. Lui. Lui.

Mio padre.

 

“Aspetta!” alle sue parole Voldemort si bloccò e si voltò verso Alan. “Che cosa vuoi sapere?” chiese il ragazzo tremando.

Ecco il secondo capitolo! Anche se la storia non ha avuto molto successo continuerò imperterrita a postare i nuovi capitoli! Non sia mai che lasci una storia a metà  U_U   B'è comunque ringrazio chi ha letto e anche _SiMoNa_ che ha messo la storia su preferiti.

Un saluto by Patty.

 

   
 
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