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Autore: _Thurayya_    29/02/2016    0 recensioni
Non ere sesso, non era eccitazione.
Non era inseribile in alcun contesto erotico.
I brividi che percorsero ogni centimetro del mio corpo erano solo un prodotto dell'amore che leggevo nei suoi occhi.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo accompagnai verso il divano, mentre tenevo stretta la sua mano. Mi sentivo fragile al cospetto di tutti questi sentimenti, che mi turbinavano in un vortice senza alcuna via d'uscita, in cui ero rimasta bloccata: ero intrappolata in un circolo vizioso, che aveva come punti focali il mio amore, la mia debolezza e la mia costante paura di perderlo.

Mi fece sedere in braccio a sé, mettendo le sue braccia attorno al mio corpo. Per un momento mi fermai. Forse più di un momento, ma sta di fatto che rimasi in silenzio a guardarlo. Percorrevo con lo sguardo ogni centimetro del suo viso, notando con familiarità i piccoli nei che erano su di esso disseminati. Posai lo sguardo dapprima sui suoi occhi: un taglio allungato, quasi a mandorla, racchiudeva un'iride la cui speranza era contaminata dall'autunno. 
Il suo sguardo riusciva a passare attraverso il mio involucro umano e a colpire ciò che di piu fragile aveva la mia anima.

Proseguii osservando le sue carnose labbra. Sarei potuta rimanere ore intere a guardare la loro forma,  il loro colore, il modo in cui si incurvavano in un sorriso imbarazzato. 
Nonostante la sola visione fosse motivo di estasi, per la complessità di emozioni che crescevano in me, volevo di più: non resistevo alla tentazione di assaporare ancora una volta la mia fuga dal mondo reale, verso un universo fatto esclusivamente di intenso fervore.

Con movimenti lenti e incerti, mi protesi verso di lui: il suo profumo divenne un'invisibile coperta che mi ricopriva completamente, proteggendomi da tutto ciò che mi avrebbe potuto fare del male. 
Poi proseguì rapendomi con i suoi baci e, sinceramente, avrebbe potuto tenermi in ostaggio fino alla fine dei miei giorni. 
Per un istante si fermò, scrutando che cosa i miei occhi cercassero di comunicare: così, dopo che capìche desideravo solo l'unione fra i nostri corpi, passò la sua mano fra i miei capelli, fino a raggiungere piano la mia guancia; con questo contatto, riprese a stravolgere ogni mio senso. Sentivo una debole fiamma partire dall'incontro delle nostre labbra, fino a diventare una fiamma che ardeva chissà dove dentro di me, ma sicuramente aveva fatto tappa verso il mio cuore, che aveva ripreso a saltellare vigorosamente.

Con un sussurro, gli chiesi se volesse dormire insieme a me, sul nostro letto, semplicemente chiusi in un abbraccio. Senza darmi una risposta, mi fece alzare in piedi sul divano: io ridevo, avevo intuito cosa volesse fare. Piano, mi prese fra le sue braccia, come se fossi una principessa. 
La sua principessa. 
Mi tenni stretta a lui, come se avessi paura di cadere, anche se in realtà era un pretesto per poter stare nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla, per sentire poi il calore del suo corpo mentre iniziava inesorabilmente a fondersi con il mio, lasciando che lui mi portasse ovunque volesse: sapevo che con lui sarei sempre stata al sicuro.

Mi posò delicatamente sul letto, mentre lui si stendeva al mio fianco. Mi voltai per guardarlo, rimanendo immobile, con un sorriso come dipinto, che non accennava minimamente a scomparire.

Gli accarezzai il viso, rimanendo scossa da un brivido che mi percorse ogni centimetro del corpo. Lui aveva uno sguardo, dolce e assorto, che conoscevo bene: era lo sguardo che mi rivolse il giorno in cui per la prima volta capii la natura dei miei veri sentimenti verso di lui. Mi emozionò rileggere sul suo volto un'espressione ormai così lontana nel tempo, che iniziò a far scorrere qualche lacrima sul mio viso, che subito lui si apprestò ad asciugare. Questo era quello che mi stupiva continuamente: si prendeva cura di me, in ogni momento. Lo strinsi forte, avevo bisogno di lui e del suo contatto. Rispose al mio gesto stringendomi più forte ancora, quanto mi bastava per capire che per lui anche un semplice contatto fosse importante.

Mi feci scivolare fra le sue braccia, fino ad arrivare al suo petto: riuscivo a sentire il battito del suo cuore sotto la sua felpa. Lo guardai negli occhi, bisbigliando ciò che avevo appena percepito. Mi prese la mano, e la appoggiò sul suo petto.

- "Lo senti?"

- "Si."

- "Batte solo per te".

Uno sguardo, uno solo, poi ci ritrovammo l'uno stretto fra le braccia dell'altra, mentre suggellavamo questo momento con un bacio, che sembrò eterno. Eravamo sul bordo del letto, senza cadere;  restavamo su quella ridotta porzione di spazio, tenendo intrecciati i nostri corpi, come se fossimo legati da fili. Per brevi momenti, riuscii a sentire il vuoto, che sembravo prossima a raggiungere, ma che era al contempo così lontano da noi. Lui capì, come sempre, ciò che sentivo: mi spostò delicatamente e si mise parzialmente su di me, mentre le mie mani scorrevano sulla sua schiena, come se volessero cercare di capire se tutto questo fosse reale.

E lo era. 

Mi guardò dritto negli occhi per un breve lasso di tempo, per poi abbassare lievemente lo sguardo e sorridere.

- "Mi era venuta voglia di fare l'amore. "

- "Non che sia passata."

- "Per niente."

Non feci in tempo a terminare la frase, che un sentimento nuovo, totalmente diverso, mille volte più intenso, più invasivo, più radicato, più profondo, mi attraversò. Totalmente travolti, ci girammo, ci abbracciammo, ci guardammo, finendo per sorriderci l'un l'altro, come complici di un'unica colpa. Feci scorrere le mie mani, fino ad abbassare la lampo della sua felpa; lentamente gliela sfilai, facendola cadere a terra. Lui fece scivolare le sue mani sul mio corpo, iniziando a sbottonare i bottoni della mia camicia. Le sue mani correvano lungo la mia schiena, fino a quando si fermarono sull'allacciatura del mio reggiseno: mi privò della mia ultima barriera. Sentivo il suo corpo, contro il mio. Sentivo il suo cuore mentre batteva contro il mio petto. Presi la sua mano, e questa volta fui io a fargli sentire il mio battito. Non servivano parole per capire ciò che volevano, se non il "ti amo" che mi disse lievemente all'orecchio, prima di spostarsi verso il basso, per lasciare che i nostri corpi si fondessero completamente. Io feci lo stesso. 

Ci scambiammo un sorriso, poi mi prese le mani e vi posò le labbra, lasciando consumarsi un piccolo bacio. Non lasciò andare le mie mani, ma le tenne con sè, unendole alle sue. 

Così, con le dita incrociate, mi diede un bacio di addio, per salutare il nostro io più recondito e puerile. 

Una parte di noi stava salpando verso una terra, dalla quale non sarebbe più tornata. 

Iniziammo a fare l'amore, accompagnando il tutto da sospiri, brevi e profondi, o più lunghi e intensi.

Le sue mani stringevano le mie sempre più forte ogni volta che incrociavamo lo sguardo, immersi in sentimenti di cui avevamo perso concezione.

Non ere sesso, non era eccitazione.

Non era inseribile in alcun contesto erotico.

I brividi che percorsero ogni centimetro del mio corpo erano solo un prodotto dell'amore che leggevo nei suoi occhi.
   
 
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