Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: paneenutella    01/03/2016    11 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fedez sa che Mika non è una persona che porta rancore.
Non che non si arrabbi o non rimanga ferito dai suoi continui sbagli, anzi. È solo che il riccio funziona come un palloncino: si gonfia velocemente, poi scoppia e torna la persona tranquilla e pacata che è.
E lo perdona sempre, Mika, qualsiasi cosa Fedez faccia. Il ragazzo tatuato potrebbe mangiare bambini e Mika lo perdonerebbe lo stesso, probabilmente.
« Tavolo cinque » gli dice Skin, un'espressione seria dipinta sul volto. Sembra stia per aggiungere qualcos'altro, ma poi guarda i clienti e scuote la testa.
Fedez sospetta che, prima o poi – meglio poi – la ragazza si deciderà finalmente a fargli la fatidica domanda che, con ogni buona probabilità, la sta logorando dentro da sabato scorso: cosa sta succedendo tra te e Michael?
Non lo so, potrebbe rispondere Fedez e sarebbe la verità; ma anche un fanculo Skin, fatti gli affari tuoi, andrebbe bene.
Il ragazzo si è svegliato prima del solito, oggi, solo per discutere con Zack del compleanno di Mika. Gli ha parlato della visita che faranno nel pomeriggio a Palm House e ha notato le solite rughette comparire attorno agli occhi chiari dell'uomo, prima che le sue labbra si aprissero in un gran sorriso.
« La sera potrete venire a festeggiare qua, insieme ai vostri amici. È una domenica, no? » gli ha chiesto, Fedez ha annuito.
« Pago io le consumazioni. E lunedì avrete il giorno libero » ha aggiunto, con un tono che non ammette repliche. Fedez ci ha provato, comunque, a ribattere ma, prima che una sola parola uscisse fuori dalla sua bocca, Zack ha detto: « Erano anni che non lo vedevo e voglio fare questa cosa per lui ».
Fedez fa un veloce slalom tra i tavoli, poggiando la tazza fumante di tè e i biscotti sul tavolo cinque, dove è seduta una delle loro clienti abituali. La signora Rose lo guarda e gli sorride cortese, lui cerca di fare lo stesso senza rovesciarle il liquido caldo addosso.
Potrà anche parlare in modo più fluido l'inglese, ora, ma il suo essere sbadato, quello probabilmente non cambierà mai.
« Stamattina non c'eri » lo accusa Mika, quando torna al bancone. Non hanno più parlato della mezza crisi di sabato sera, ma Fedez si è assicurato che il riccio lo vedesse, mentre buttava nel water il fazzoletto, con il numero della ragazza scritto sopra, e tirava lo sciacquone.
« Non riuscivo a dormire, tuo zio mi ha visto in piedi e mi ha chiesto se scendevo a dargli una mano » mente Fedez, cercando di non guardare Mika negli occhi e sperando che se la beva.
Il riccio fa spallucce. « Okay, ma potevi chiamarmi. Potevo venire ad aiutare anche me ».
Fedez sorride divertito. « Non volevo svegliarti » risponde, una nota di dolcezza nella voce che non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire, forse.
Quando finiscono il turno, Zack chiede loro se possono andare a fare le spesa, ma Fedez dice che può andarci lui.
« Sicuro? » gli domanda Mika, studiando l'espressione sul suo viso, probabilmente per capire se Fedez stia solo cercando di fare il gentile e se voglia davvero andare al supermarket da solo.
Come se stesse partendo per l'America, poi. « Mik, è a meno di due isolati da qui » lo rassicura, sperando che il riccio vada a riposarsi. Sa che Mika non sta dormendo bene, in questi giorni. È da domenica notte che non fa che rigirarsi nel letto e Fedez finge di non accorgersene.
Ma la verità è che non riesce a prendere sonno se Mika, al suo fianco, non si addormenta prima di lui. Gli sembra stupido pensarlo, però il suo respiro pesante lo tranquillizza.
La sua sola presenza lo tranquillizza, ed è sempre stato così, riflette, quando saluta Skin e Zack ed esce dal bar, con la lista della spesa stretta in mano e il sole che gli colpisce prepotente il viso.


Non puoi mollarmi così, dai. Oggi c'è matematica e quella stronza non la sopporto, se non ci sei tu.
Gliel'aveva scritto così, senza pensarci più di tanto. Un po' perché era vero e un po' perché voleva farlo sentire in colpa.
Il giorno prima, infatti, Mika non era voluto uscire con lui, perché doveva vedersi con un ragazzo che stava frequentando da qualche settimana. Fedez non aveva voluto indagare oltre, anche perché Mika aveva invitato il ragazzo in questione a casa sua e non era difficile immaginare cosa avrebbero potuto fare.
L'idea del riccio e di quello sconosciuto che facevano sesso sul letto di Mika, quello su cui lui e il riccio avevano scritto i loro primi pezzi, giocato alla Play o guardato film insieme, gli faceva venire il voltastomaco.
Col cazzo che mi ci risiedo su quel materasso del cazzo. In quella camera del cazzo, aveva pensato Fedez, dando un calcio ad un sassolino più grande degli altri, mentre percorreva la stessa inutile strada che l'averebbe portato al suo liceo.
Alla fine Mika gli aveva dato buca perché “no Fede, sono stanco, oggi rimango a casa” e lui aveva dovuto passare le quattro ore più lunghe della sua vita in banco da solo, a guardare il finestrino con aria sconsolata e annoiata allo stesso tempo, come in un video musicale da quattro soldi.
Cinque anni di Liceo Artistico.
Venticinque studenti.
Eppure, senza Mika, la classe sembrava così stupidamente vuota.
Mik sei un coglione. Tu e quello che ti scopi.
L'ora di matematica era arrivata, lenta e dolorosa. Come la morte.
Non appena entrata in classe, l'insegnante aveva già deciso di mietere vittime.
Giorgio, Mattia, Alessia.
I primi caduti.
Interrogazione di recupero – a sorpresa – per coloro che avevano l'insufficienza.
Ma che senso ha interrogare senza preavviso, poi, se è un recupero?
In ogni caso, Fedez si era preoccupato di tenere la bocca chiusa, perché lui il sei ce l'aveva e non era il caso di giocarselo in quel modo.
I suoi buoni propositi, però, erano andati a farsi benedire non appena la docente aveva menzionato Mika.
« Penniman ha deciso di assentarsi anche oggi, quindi. Questo la sufficienza se la scorda se continua a paccare le mie interrogazioni ».
Fedez avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa,, ma quando si trattava di Mika, non ci riusciva proprio. Mettendo da parte il suo orgoglio ferito, aveva gonfiato il petto e « professoressa, scusi » era intervenuto, gli occhi dei compagni puntati tutti su di lui.
Lo guardavano come si guarda uno che sceglie volontariamente di andare al patibolo.
Addio, fedeli compari, è stato bello conoscervi.
« Ma Michael si è sempre presentato ad ogni sua lezione o verifica. Ed è lei che, nella maggior parte dei casi, si è rifiutata di interrogarlo e di fargli recuperare il voto » aveva continuato, lo sguardo fisso sulla figura minuta dell'insegnante.
Questa aveva spalancato gli occhi, interdetta, poi aveva gonfiato le guance, ora diventate di un pericoloso bordeaux.
Adesso esplode, aveva pensato Fedez, non pentendosi, però, neanche un secondo di quello che aveva detto. Era la verità, Mika le aveva chiesto di essere interrogato più volte e, se lei il giorno prima gli aveva dato la sua disponibilità, quello dopo si era rimangiata tutto sbraitandogli contro accuse campate in aria, perché lei aveva un programma da portare a termine e i recuperi toglievano tempo prezioso.
« Non ti permettere, Federico Lucia » lo aveva ammonito, urlandogli addosso una serie di insulti che Fedez non aveva neanche ascoltato. « Capisco che Michael è tuo amico, ma questo non ti autorizza a difenderlo sempre e comunque! ».
E lei, in quanto docente, non ha il diritto di parlare male di un suo alunno quando questo non è presente in classe, avrebbe voluto aggiungere Fedez, ma, per l'ennesima volta, si era imposto di non esagerare.
« Lo difendo non tanto perché è mio amico, ma perché quello che sto dicendo è vero ».


La strada di ritorno gli è sembrata più lunga di quanto ricordasse. Forse per colpa del caldo – non c'è neanche un filo di vento, stranamente – forse perché le due buste pesano e lui, anche se non l'avrebbe mai ammesso, un po' ha faticato a trascinarsele appresso.
Non importa, in ogni caso, perché non appena Fedez mette piede dentro il bar, rinasce.
« Sei tornato » lo saluta Zack con un sorriso, neanche fosse stato via due anni. Si avvicina abbastanza, comunque, per spettinargli i capelli e il ragazzo tatuato finge di esserne infastidito, ma in realtà non lo è, per niente, perché è bello il modo semplice e disarmante con cui quest'uomo dispensi abbracci e carezze affettuose a tutti. Soprattutto a lui, come se fosse davvero parte della famiglia. « Mika è salito su a farsi una doccia » lo avvisa, poi, quando nota Fedez guardarsi intorno.
Il ragazzo non sa se arrossire più per il fatto che Zack abbia capito chi stava cercando senza che lui gli dicesse niente o per i ricordi che si affollano nella sua mente dopo aver sentito le parole “Mika” e “doccia”.
Quando apre piano la porta dell'appartamento è tentato di fare due cose; la prima è accasciarsi sul parquet e morire, la seconda è dimenticarsi di avere quasi vent'anni, nascondersi e far prendere uno spavento a Mika.
Il rumore di una chitarra, però, lo distrae ed è costretto a tendere le orecchie e ascoltare, perché quella melodia gli sembra di conoscerla.


I am all the days
That you choose to ignore



La voce di Mika, bassa come altre poche volte gli è capitato di sentirla, è inconfondibile. Mika che canta i Radiohead è qualcosa che probabilmente non riuscirà mai a superare. Ma proprio mai.


You are all I need
Youre all I need
I'm in the middle of your picture
Lying in the reeds



Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno.
Poggia piano le buste per terra, Fedez, prima di dirigersi in camera sua e di Mika, là dove la musica sembra provenire.
Sentire Mika cantare una delle sue canzoni preferite, di uno dei suoi gruppi preferiti, smuove qualcosa dentro di lui.


I am a moth
Who just wants to share your light
I'm just an insect
Trying to get out of the night



Decide di togliersi le scarpe, comunque, perché queste maledettissime sneakers fanno troppo casino e non vuole assolutamente che Mika smetta di fare quello che sta facendo. Si affaccia nel corridoio che porta alle camere da letto e vede il riccio seduto sul suo di letto, di spalle. Ha le gambe incrociate e un paio di pantaloncini corti gli fasciano le cosce. La schiena nuda sembra ancora più chiara, colpita dai raggi del sole che illuminano la stanza.


I only stick with you
Because there are no other



Non c'è nessun altro.
Fedez lo pensa, Mika lo canta piano. Ed è strano come anche solo un sussurro possa entrargli dentro, proprio lì, dritto al cuore.


You are all I need
Youre all I need
I'm in the middle of your picture
Lying in the reeds



Fedez si ferma davanti alla porta della loro camera, chiude gli occhi. Si accorge di avere la pelle d'oca e la cosa non lo stupisce neanche più.


It's all wrong, it's all right
It's all wrong, it's all right



Quando solleva le palpebre Mika è sempre seduto sul letto, ma si è girato verso di lui. Forse Fedez non è stato così silenzioso come pensava.

It's all, it's all, canta, pizzicando piano le corde della chitarra. Piega le labbra in una smorfia, ed è come se Fedez avesse percepito tutto il dolore e la delusione provati dal riccio la scorsa settimana. Lo scorso sabato.
Mi dispiace.
Quando smette di cantare, rimangono per qualche secondo in silenzio, a guardarsi.
Il cuore di Fedez ha iniziato a battere troppo veloce, per i suoi gusti. « E quella da dove sbuca? » chiede, indicando la chitarra e cercando di non pensare a quanto quella domanda possa essere stupida.
Mika fa spallucce. « Ce l'aveva Zack. Me l'ha prestata ».
Ancora silenzio.
Fedez si sposta dentro la stanza, davanti al letto. Davanti a Mika. Lo guarda e si sente più nudo del riccio, che indossa solo un paio di stupidi pantaloni.
« Che fa? Mi spii adesso? » gli chiede Mika, leggermente divertito, alzando un sopracciglio.
Fedez assottiglia lo sguardo. « Non ti spiavo » borbotta, incrociando le braccia al petto.
« Ah, no? » continua il riccio, alzandosi in piedi e squadrandolo dall'alto in basso.
Fedez deglutisce. Gli sta solo parlando, non dovrebbe eccitarsi, maledizione.
« Ti- ti osservavo in silenzio ».
Mika ridacchia. « Questo non lo rende meno inquietante ».
« Oh, ma stai zitto » brontola ancora Fedez, cercando di imporsi un certo autocontrollo.
Il riccio lo avvicina a sé, tirandolo per il colletto della divisa. « Non hai nulla da dire a me? ».
« No ».
« Sicuro? » continua Mika, abbassando di poco le ginocchia e facendo strusciare i loro bacini.
« Cristo » geme l'altro, alzandosi le punte per far scontrare le loro labbra.
Mika solleva appena il lembo della sua maglietta scura, ma Fedez ferma la sua mano. « Facciamo che oggi penso io a tutto, mh? » gli dice il ragazzo tatuato, scostandosi un poco da lui, ostentando una sicurezza che in realtà non possiede.
Il riccio alza le mani, in segno di resa. Ridacchia leggermente e Fedez muore dentro.
Sono nella loro bolla, adesso, mentre continuano a baciarsi, le mani di Fedez che vagano un po' sul collo di Mika, un po' sul suo petto, un po' ovunque.
Non si rende neanche conto di essersi spalmato addosso al riccio, quando questo perde l'equilibrio e cadono entrambi sul materasso.
« Cazzo » dice Fedez, con voce roca, mettendosi a cavalcioni sopra di lui. « Ti ho fatto male? ».
Mika scuote la testa, gli occhi più luminosi che mai. Il petto di Fedez inizia a fare male.
Non solo il petto, in realtà, pensa, lanciando un rapido sguardo ai suoi jeans stretti.
Il riccio capisce e, quasi automaticamente, allunga le mani per slacciarglieli e dargli un po' di sollievo.
Ma Fedez poggia di nuovo una mano sulle sue, bloccandolo. « Mik, ti prego » lo supplica e, quando il riccio molla la presa, Fedez si sistema meglio su di lui, mentre Mika si sposta finché non poggia la testa sopra il cuscino.
E ora?
Fedez non ha mai messo al primo posto nessuno, in questi casi. Non si è mai concentrato così tanto sul dare piacere all'altra persona, sul conoscere i suoi punti deboli.
E Mika i suoi, di punti deboli, li conosce tutti. Sa che gli piacciono i baci lenti, ad esempio, o che impazzisce quando il riccio percorre la linea della sua mascella con la lingua.
Ma Fedez? Fedez non sa nulla. All'inizio, si limitava a seguire l'istinto, guardare Mika per capire se quello che stava facendo andava bene e non era un totale disastro.
Ora, però, è diverso, perché è lui ad avere il controllo, potrebbe fargli quello che vuole e questa consapevolezza gli annebbia il cervello.
Mika non sembra voler spostare lo sguardo dalle sue labbra, perciò Fedez si china per baciarlo, mentre sbottona i suoi pantaloni e abbassa la cerniera. Il riccio geme vergognosamente nelle sue labbra.
Il ragazzo tatuato decide di abbandonare le labbra di Mika per dedicarsi al suo petto. Lecca piano un capezzolo, non sapendo neanche lui quello che sta facendo, lasciandosi guidare dal continuo ansimare dell'altro.
Poi, un campanello d'allarme trilla nella sua testa.
La porta di camera. È aperta.
Si stacca velocemente dal corpo di Mika, neanche fosse stato colpito da una scarica elettrica.
« Mhh » si lamenta il riccio e Fedez gli bacia piano le labbra, prima di alzarsi dal letto. « Che fai? ».
« Ci salvo dall'ennesima figura di merda » spiega, andando a chiudere la porta e facendo scattare la serratura, l'erezione stretta nei pantaloni sempre più fastidiosa.
Quando si gira verso Mika, il ragazzo ha già infilato una mano sotto l'elastico dei suoi boxer. Mentre si masturba, Mika ha gli occhi socchiusi, il labbro inferiore stretto tra i denti e il respiro affannoso.
Fedez potrebbe venire nelle mutande solo guardandolo.
Scuote piano la testa, ritornando in sé, salendo sul materasso, mettendosi di nuovo a cavalcioni sul riccio e bloccandogli le mani sopra la testa.
« Faccio io » ringhia, quasi, un po' per colpa dell'adrenalina, un po' perché un contegno proprio non riesce a darselo.
Il corpo di Mika freme sotto il suo. È come creta, Mika, sotto le sue mani. Fedez lo vede, mentre continua a baciargli ogni centimetro di pelle, mentre passa la lingua vicino all'ombelico e poi più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei boxer.
Il riccio trattiene il respiro. Fedez gli sfila piano le mutande, abbastanza per riuscire a muoversi senza difficoltà.
Potrebbe scoparselo, ora come ora, e Mika non opporrebbe resistenza, ne è certo.
Controllo, Federico, mantieni il controllo.
Vuole che sia speciale, la sua prima volta con il riccio. Vuole che la luce sia tenue, soffusa, perché a Mika piace di più quando si toccano al buio. E poi vuole avere più tempo, non una manciata di minuti, con Zack che potrebbe salire nell'appartamento da un momento all'altro e potrebbe sentirli.
Mentre muove la mano sull'erezione di Mika, sempre più veloce, si accorge che il ragazzo ha ancora lo sguardo fisso sulle sue labbra, come in trance.
Ed è in quel momento che capisce. Eccolo là il punto debole di Mika, era così semplice, d'altronde.
Fedez deglutisce. Si morde le labbra, mentre un'idea inizia a prendere forma nella sua testa.
Non è che non voglia, è che ha paura di fare schifo. Chissà quanti ragazzi l'avranno fatto prima di lui. Chissà quanti saranno stati migliori di lui.
Questo pensiero gli attanaglia lo stomaco e gli fa sgranare gli occhi, il nervosismo che inizia a farsi strada dentro di lui.
Si sente un adolescente alle prime armi, porca puttana.
Mika lo guarda e gli bastano pochi secondi per sollevarsi facendo leva sui gomiti e poggiare le labbra sulle sue; lo sta rassicurando, ora come ha fatto sempre, da quattro anni a questa parte.
Fedez gli morde piano il labbro inferiore, continuando a masturbarlo, il cuore che rischia di scoppiargli nel petto, e, con un sorrisino, poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo butta giù, la schiena di Mika che rimbalza piano sul materasso.
Si inumidisce le labbra con la saliva, prima di schiuderle e abbassarsi lentamente sull'erezione di Mika, stretta nel suo pugno.
Quando lecca piano tutta la sua lunghezza, il riccio fa un verso osceno, sforzandosi di mantenere il contatto visivo.
Fedez si trattiene dal portare una mano sulla patta dei suoi pantaloni, per cercare di darsi sollievo.
No, Mika al primo posto, si impone, facendo roteare la lingua sulla punta del membro di Mika. Sembra andare bene, comunque, visto che il riccio ansima di nuovo e inizia a stringere spasmodicamente le lenzuola.
Se c'è un'altra cosa che ha imparato – e che sta imparando – è che Mika è maledettamente rumoroso. Non si trattiene, neanche un po', non gliene importa niente e questa cosa fa uscire di testa Fedez. Perché ogni gemito, ogni Fedé sussurrato, non fa che peggiorare la situazione.
« Fedè » ansima, per l'ennesima volta, una mano che va a stringere piano i suoi capelli. « Per favore ».
Allora Fedez prende in bocca il suo membro, pompando prima lentamente, poi più veloce, muovendo la testa su e giù e aiutandosi con i movimenti rapidi della mano.
Il corpo di Mika è scosso da un brivido, la mano del riccio ancora stretta tra i suoi capelli. Fedez cerca di seguire il ritmo che sta dettando il riccio, possibilmente senza strozzarsi, grazie mille.
Non l'aveva mai fatto ma gli piace, gli piace avere in pugno Mika in quel modo.
Non ce la fa più.
La mano di Fedez si insinua sotto l'elastico dei suoi boxer, si sfiora velocemente, la punta già bagnata. Si sta masturbando e sta facendo un pompino a Mika.
Va tutto benissimo.
Mika gli tira i capelli per costringerlo a non interrompere il contatto visivo. I suoi fianchi si spingono piano contro le sue labbra, Fedez respira forte dal naso.
Mika ha le labbra rosse dischiuse e le pupille dilatate all'inverosimile. Fedez sta per venire e sono passati solo pochi minuti, probabilmente.
Cazzo.
« Fed- Fedè » balbetta il riccio, stringendo la presa sui suoi capelli.
Fedez lo guarda, cercando di comunicargli con lo sguardo ciò che sta pensando.
Tranquillo, ci penso io.
Incava – se possibile – ancora di più le guance e continua a muovere le labbra, attento a non usare i denti, la mente annebbiata dal piacere.
Vengono quasi nello stesso momento, Fedez sulle dita della sua mano sinistra e Mika nella sua bocca.
Il corpo del riccio si rilassa sul materasso, mentre Fedez cerca di ingoiare il suo seme e di non fare la figura dell'idiota.
Si pulisce la mano sui jeans – cazzo, dovrò metterli a lavare, ora – e si sdraia delicatamente sul petto di Mika.
Nasconde il viso nell'incavo del suo collo perché non ci può credere, a quello che è successo.
Mika gli posa un bacio sulla testa, in un gesto tanto dolce quanto intimo.
« Ti- ».
Ti amo, cazzo.
« Ti scoccia se rimango così per un po'? » si corregge, giusto in tempo.
Sente Mika scuotere la testa, prima di avvolgergli un fianco con il braccio.
L'ultima cosa che sente, prima di socchiudere le palpebre, è la voce calda di Mika, che lo avvolge come una coperta e lo fa sentire al sicuro. « Potresti rimanere così anche tipo sempre ».




Angolo dell'autrice
Che ridere. Sono in ritardo di cinque minuti e oggi è ufficialmente primo marzo.
Sono le 00:04, quindi posso dire di essere (quasi) riuscita a mantenere la parola data.
E boom. Come promesso, ecco il nuovo capitolo.
E' breve ed è di passaggio ma mi serve per dare un senso alla storia e niente.
NON HO ANCORA RISPOSTO ALLE RECENSIONI DELLO SCORSO CAPITOLO: SCUSATEMI.
Ce la posso fare, ve lo gggiuro.
(Ah, la canzone è All I need, dei Radiohead, comunque).
Come sempre aspetto i vostri commenti o critiche o eventuali suggerimenti.
Spero anche di riuscire a svegliarmi, domani mattina, e di non morire a lezione, ma questa è un'altra storia.
Buonanotte
  
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