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Autore: NonnaPapera    01/03/2016    1 recensioni
Ormai era stanco di fare quella vita, sempre solo, sempre a rischio di qualche pestaggio o peggio… senza una casa, una famiglia, un luogo qualsiasi dove stare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La morte del clown
Ormai era stanco di fare quella vita, sempre solo, sempre a rischio di qualche pestaggio o peggio… senza una casa, una famiglia, un luogo qualsiasi dove stare.
Quella vita errabonda non l’aveva scelta lui, gli eventi della vita lo avevano spinto a quel punto di non ritorno senza che quasi se ne rendesse conto.
Comunque lui non si era mai dato per vinto. Aveva sempre affrontato tutto e tutti con la gioia di vivere, con il sorriso sulle labbra.
Gli altri che come lui condividevano quella sorte, che come lui erano dei vagabondi dimenticati dalla società, lo chiamavano il clown.
Non perché fosse buffo o perché facesse ridere, semplicemente perché in mezzo a tanta tristezza, lui era il solo a rimanere allegro e la sua gioia, seppur brevemente, contagiava anche chi gli stava attorno.
Lui era l’unico a sognare ancora un futuro e a cercare di ottenerlo.
Però ormai non aveva più energie dalle quali attingere. Se all’inizio si era adattato a quella vita che gli era capitata, ormai sempre più spesso si ritrovava a pensare con dolore al passato. Ai tempi in cui era felice, anche se in quegli anni neppure se ne rendeva conto.
Si sistemò meglio sulla sua panchina, coprendosi con una coperta bucata che si portava sempre dietro.
Come ogni sera si mise a fissare il cielo, erano anni ormai che lo faceva abitualmente, sperando di avere fortuna e di incontrare una stella cadente per esprimere il suo unico desiderio, ritornare a vivere una vita degna di quel nome.
Purtroppo di stelle non ne aveva mai viste, e la sua esistenza si era trascinata avanti così per un decennio.
Sempre lì, in quel parco silenzioso e freddo si sdraiava ogni notte su quella panchina scrostata e fissava il cielo fino ad addormentarsi.
Quel giorno come ogni giorno fece lo stesso, si stese a pancia in su e rimase fermo a guardare il cielo invernale.
“Oh, la prima neve dell’anno” mormorò dopo pochi istanti, quando si rese conto che dal cielo scendevano dei leggeri fiocchi ghiacciati.
Era così stanco, di una stanchezza che –già lo sapeva- non sarebbe svanita con il sonno.
Perciò rimase fermo, per un tempo infinito a fissare le stelle e la neve che cadeva.


Il giorno dopo lo ritrovarono lì, disteso su quella panchina, con ancora gli occhi vuoti rivolti verso il cielo del mattino, e quando la notizia si sparse, ogni clochard della zona ebbe un tuffo al cuore.
Perché se perfino lui, il clown, quello che aveva sempre il sorriso sulle labbra e la voglia di vivere ogni giorno, era morto in quella maniera, allora voleva dire che per nessuno di loro c’era speranza.
   
 
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