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Autore: Lady Warrior    01/03/2016    1 recensioni
Questa storia narra le vicende di Jill Shepard, dalla sua prima missione sulla Normandy alla sconfitta di Saren Arterius e la Sovereign mediante una narrazione introspettiva. Mi sono soffermata sui sentimenti e le emozioni della nostra Shepard in modo particolare. Il tutto è accompagnato, ad ogni inizio di capitolo, dalla canzone "Starlight" dei Muse.
Dal prologo:
"Shepard osservò le stelle brillare. Le sembravano così piccole ai suoi occhi da bambina, ma adesso era adulta e aveva scoperto che quel cielo stellato non era così bello, affascinante e liberatorio come aveva sempre pensato. Aveva promesso una volta al suo migliore amico che sarebbe diventata una marine e gli avrebbe portato della luce stellare, e se non la avesse trovata la avrebbe cercata per tutta la vita."
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Feros, parte prima
 
 
 
 
Our hopes and expectations 
Black holes and revelations 
Our hopes and expectations 
Black holes and revelations 

(Starlight, Muse)
 
 
 
Sovereign, dopo la sconfitta di Benezia
 
 
Saren dette un pugno al tavolo con violenza. I bicchieri di cristalli tintinnarono. Uno cadde, frantumandosi. Il liquore rosso sangue scese dal tavolo fino al pavimento.
Benezia era stata sconfitta. Come aveva potuto farsi fottere da Shepard’ non era una matriarca asari? Ah, non si sarebbe mai dovuto fidare! L’aveva inviata in una missione troppo importante. Sarebbe dovuto andarci lui stesso.
Benezia.
C’era un altro motivo per cui era arrabbiato. Un motivo che non riguardava i Razziatori o la galassia: la dipartita di Benezia aveva lasciato nel suo cuore corrotto dal male un buco nero. Un grande buco nero che Saren non riusciva a colmare, né riusciva a comprendere perché si fosse formato.
Certo, Benezia era una formidabile alleata. O meglio, lo era stata, nonostante fosse stata sconfitta. Senza di lei, si ritrovava con un sostegno in meno, ed era evidentemente più debole. La potenza biotica dell’asari gli era sempre stata di grande aiuto. Ma avrebbe potuto fare da solo.
Perché quel buco nero?
Saren guardò oltre il vetro dell’astronave.
Quella nave l’aveva portato lontano. Lontano da tutto, dal suo paese natale, dai suoi simili, dal passato, da chi lo odiava e da chi non importava se lui viveva o meno. La sua vita era su quella nave, e da nessuna parte. Lì si sentiva potente. Lì si sentiva protetto.
Le stelle brillavano di luce stellare. Saren sapeva che gli umani credevano di poterla raccogliere, ma la verità era che essa non esisteva. I Turian erano sempre stati poco poetici, erano un popolo pragmatico. Eppure, ogni tanto, lui guardava le stelle e si chiedeva se quella luce stellare esisteva. Se quella luce avrebbe potuto colmare quel buco nero, se avrebbe potuto rispondere alle sue domande. Alle voci nella sua testa. Si chiedeva se quella luce lo avrebbe potuto rendere libero.
Ma la verità era che quando Benezia era stata con lui, vicina, lui si era sentito libero. Con lei e con nessun altro. La verità era che si era accorto che il suo cuore batteva incessantemente per lei. E avrebbe tanto voluto dirglielo, ma quelle voci erano sempre così insistenti… quelle voci gli dicevano che la sua missione era più importante dell’asari, più importanti dell’amore. Ma ecco, ora che si rendeva conto, quel buco nero stava diventando una voragine, perché lui avrebbe tanto voluto stringerla tra le sue braccia e abbandonare tutto. Sapeva che non avrebbe potuto farlo, perché la Sovereign era molto più potente di lui, ma avrebbe tanto desiderato farlo. Solo stringerla tra le sue braccia. Solo quello. Lei aveva elettrificato la sua vita, più della sua carriera, più delle armi, più del suo odio per gli umani. Sì, la aveva elettrificata, perché loro due erano anime che sarebbero morte per sentirsi vive. Chissà se Benezia si era sentita viva, in punto di morte. Quelle voci, l’influenza della Sovereign, li avevano portati a una morte dei sentimenti e della loro volontà, ma magari prima di moire Benezia si era riappropriata, anche per un piccolo istante, di tutte le sue facoltà cognitive e si era resa conto di amarlo. Chissà. Lui sperava fosse così. Certo, era ironico, che l’Asari si fosse sentita viva solo in punto di morte, ma lui lo sperava, perché se non era così, allora Benezia non aveva mai vissuto da quando lo aveva incontrato. E pensarlo gli faceva male.
Sospirò.
Avrei solo voluto stringerti tra le mie braccia.
 
 
 
Normandy, al termine della missione su Noveria.
 
 
La strana compagnia era seduta in cerchio nella sala debriefing. Presto avrebbero dovuto avere un colloquio con il Consiglio, per fare rapporto sulla situazione. Shepard si guardò attorno: le pareva di essere nella leggenda di re Artù e la tavola rotonda, ove tutti i cavalieri erano disposti in cerchio perché avevano, o comunque avrebbero dovuto avere, tutti pari dignità e facoltà di scelta. Una disposizione egualitaria, insomma. Anche loro erano disposti a quel modo.
- Cosa facciamo ora, comandante? Ci dirigiamo verso il portale mu? Oppure conviene cercare la dottoressa T’soni?-, chiese Ashley.
- Oppure recarci su Feros. È una colonia umana, dovremmo difenderla-, disse Kaidan.Shepard tacque.
- E la liberazione della regina rachni non piacerà al consiglio-, intervenne Garrus,- E a dire il vero nemmeno a me. Hai mai pensato che avesse potuto mentire? Che le parole proferite da quell’enorme insetto fossero solo menzogne?
- Ma noi non siamo nessuno per decretare la fine di un’intera specie!-, esclamò Tali con veemenza, - E poi in ogni guerra il torto è in ambo le parti, Garrus. La Regina rachni sembrava davvero benintenzionata.
- Sembrava. Ad ogni modo io la avrei uccisa-, borbottò Wrex, - Adesso ci conviene non prendere più decisioni mossi dalla compassione, bensì dalla praticità.
- Io voto per rintracciare la dottoressa-, disse Tali.
- Meglio andare a vedere cosa c’è oltre il portale-, propose Ashley.
- Senza sapere quale è la diretta destinazione di Saren? Ah, sarebbe una perdita di tempo!
- E se la dottoressa T’soni si rivelasse d’indole simile alla madre?
- Anche tu hai sentito cosa ha detto Benezia, Wrex.
- Non sono solito credere alle parole di una vecchia asari pazza in punto di morte.
- E Feros? Come ha detto Kaidan, è una colonia umana! Dobbiamo difenderla!
- Calmati, Ashley. È del bene dell’universo che parliamo.
- Ah, sì? voi Turian siete tutti uguali! Comandante, intervieni anche tu!
- Ora basta-, disse fermo Kaidan che fino a quel momento aveva taciuto,- il comandante ha già troppi problemi senza che voi vi mettiate a litigare come dei bambini. È del bene dell’universo che si parla. Tocca a Shepard decidere, e sarebbe giusto concederle almeno qualche minuto di silenzio.
- Grazie, Kaidan-, sussurrò Sheprad, con una mano sulla fronte.
Feros o Liara T’soni? Un altro componente del gruppo non avrebbe fatto altro che bene, ma d’altronde Feros era una colonia umana, e lei, prima di essere uno Spettro, era un marine dell’Alleanza.
- Ebbene-, esordì,-Andremo a Feros.
Nessuno ebbe il tempo di ribattere perché arrivò una segnalazione da parte del consiglio. Shepard la accettò. Davanti a lei apparvero gli ologrammi dei consiglieri.
- Questo rapporto è accurato, Comandante?-, chiese la consigliera asari con voce irritata, -Ha trovato dei Rachni su Noveria?
- E poi ha liberato la regina!-, esclamò il Turian, a metà tra lo stupito e l’adirato,- Si rende conto di quello che ha fatto? Quante generazioni passeranno prima che distruggano la galassia?
- Il Comandante ha fatto ciò che riteneva giusto-, s’intromise Kaidan.
- Non è permesso ai sottoposti di parlare. Shepard, insegni al suo equipaggio quali sono i momenti opportuni per tacere.
- Questa regina è diversa-, spiegò Shepard, -Ha compreso perché la sua specie è stata quasi annientata.
- Spero che lei abbia ragione, Shepard-, disse il consigliere Turian, -O i figli dei nostri figli pagheranno il prezzo del suo errore.
- Aspetteremo il suo prossimo rapporto, Comandante-, disse l’asari, interrompendo le comunicazioni. 

- Mi dispiace, Comandante-, disse Kaidan una volta che tutti se ne furono andati.
- Non ti preoccupare. Capisco che sono stati irritanti. Piuttosto, grazie per prima. Con tutta quella confusione non riuscivo a pensare. Spero solo di aver compiuto la scelta giusta.
- Sono sicuro che la hai fatta. Lasciamo la dottoressa T’soni ai suoi studi ancora per un po’.  Io mi fido di te, Comandante- 
- Grazie, Kaidan. Per me è importante.
- Cosa? Il parere del tuo equipaggio?
Shepard esitò.
- Sì-, mentì. In realtà avrebbe voluto rispondere diversamente.
- Sei un buon Comandante, Shepard.La ragazza sorrise.
- E tu un buon amico.

Shepard si avvicinò all’ascensore per rifocillarsi nel suo appartamento, quando qualcuno la fermò.
- Garrus vuole parlarti-, disse Tali.
- Grazie. Vado subito da lui.
- Sì, prima però volevo dirti una cosa. È stato un onore combattere al tuo fianco.
- Anche per me, Tali. Sei davvero brava. Ti hanno insegnato tutto quello sulla flotta?
- In parte sì, ma ho appreso molto anche durante il mio pellegrinaggio. Tuttavia, non ho ancora trovato nulla di utile. Sai, da me viene preteso più dei normali Quarian: mio padre è un generale. Un pezzo grosso, insomma. Io sono sempre cresciuta nella sua ombra, tutti pensano o vogliono che io diventi come lui, ma non sono come lui.
- Tu sei meglio di ciò che credi-, la consolò Shepard posandole una mano sulla spalla, - Te la sei cavata bene in battaglia.
- Grazie, Shepard.
 
Trovò Garrus vicino al motore. Stava guardando di fronte a sé con sguardo perso.
- Qualcosa non va, Garrus?
- No, no-, scosse la testa il Turian, -Mi chiedevo soltanto: perché lo hai fatto? Perché hai salvato quella regina rachni?
- Perché lei era diversa, Garrus, ha promesso che avrebbe saldato il suo debito. Io ho avuto pietà di lei.
- Pietà?
- Voi Turian non la provate?
- No, cioè, può darsi. Sì, la proviamo, Shepard. Ma io non comprendo. Come puoi provare pietà per un individuo appartenente ad una razza che ha tentato di ucciderci tutti?
- Ogni individuo è un soggetto a sé stante. Quella regina è nata dopo la guerra, che colpa ha lei di ciò che è avvenuto? Non la ha nemmeno combattuta in prima persona. È nata da un uovo in laboratorio, invisa, lontana da tutti, senza colpa. La guerra è stata fatta dai suoi antenati, non da lei.
- Quindi tu dici che potrebbe essere buona nonostante tutto?
- Sì, Garrus. Anche tu sei un Turian diverso da quelli che ho conosciuto.
- Davvero?-, Garrus rise.
- Sì. Hai qualcosa di diverso. Hai un innato senso della giustizia, e so che nonostante tu provi a fare il duro, c’è qualcosa dentro di te, hai un animo gentile, Garrus. In genere, i Turian non lo hanno. Ma tu sei Garrus.
- Ho capito. Forse hai ragione, quella sorta di mega ragno gigante può essere diverso. Chissà, magari ci aiuterà veramente un giorno, quando ne avremo più bisogno. 
 

Shepard si svegliò di soprassalto. Avevano appena attraversato il portale galattico. Joker non esitò ad annunciarlo. Shepard si vestì in fretta e raggiunse la cabina di comando. Davanti a loro si stanziava già Feros.
- Fra poco potremo atterrare-, la avvertì Joker.Shepard annuì.
- Garrus, Kaidan, venite con me.
- Comandante, se permetti, voglio venire anche io-, disse Ashley,-Questa è una nostra colonia. Si fideranno più di noi se vedranno tre umani.
- Non tutti sono come te, Williams-, scherzò Kaidan.
- Ad ogni modo, forse Ashley potrebbe avere ragione. Vieni tu al posto di Garrus, e tieni pronto il tuo fucile di precisione. 
 

- Cosa pensi che troveremo, comandante?-, chiese Ashley poco prima di atterrare.
- Non lo so, ma di certo niente di buono. Ho pensato ai motivi per i quali a Saren potrebbe interessare Zhu’s Hope, la colonia su Feros, ma non sono arrivata a niente. Forse c’entra qualcosa la Exogeni.
- Che abbia risvegliato altre creature antiche?-, ipotizzò il tenente Alenko.
- No, non credo-, disse Ashley, scuotendo la testa.
- Vedremo.
Appena scesi, in fondo al lungo corridoio che portava all’uscita dello spazioporto, vera un tale di nome David Al Talaqani ad attenderli.
- Abbiamo visto la tua nave. Phai Dan vuole parlarti immediatamente-, disse, stranamente tranquillo. Anzi, troppo calmo. Decisamente troppo calmo. In fondo, orde di geth li stavano attaccando, non doveva essere almeno un poco preoccupato, o quantomeno turbato?
- Chi?-, chiese Shepard.
- È il nostro capo. Ha bisogno del tuo aiuto per difenderti dai geth-, spiegò il tale con calma socratica, -presto ci attaccheranno di nuovo. Ti prego, Sali le scale oltre il mercantile.
Shepard non fece in tempo a pensare che quell’uomo pareva un pessimo attore alle prese con una scena particolarmente difficile, che alcuni geth sbucarono dal nulla e li attaccarono.
Shepard trovò riparo. Nonostante le cure della dottoressa Chackwas, a volte il suo braccio dava cilecca. E ovviamente, non accadeva mai quando non aveva nulla da fare. Fece una smorfia di dolore cercando di non dare nell’occhio, ma fallì. Sentì uno sparo e poi un’esplosione dietro di lei.
Un geth era stato quasi sul punto di attaccarla alle spalle.
- Comandante, tutto bene?-, chiese Kaidan, riponendo la pistola.
Le si avvicinò.
- Sì, tenente Alenko. Tutto bene.
- Hai un braccio ferito?
- Oh, io… no, assolutamente no.
Kaidan sorrise.
- Ti copro io finché non ti passa il dolore. Vedo come tieni il fucile, non riesci a sostenere il peso. Dovresti utilizzare le pistole.
Shepard voleva rispondergli a tono, ma tacque. Seguì il consiglio, sebbene le pistole non fossero la sua arma preferita.
Cercarono di farsi strada attraverso il corridoio pieno di geth, i quali contavano truppe d’assalto e anche qualche cecchino che diede del filo da torcere a Kaidan e Shepard, schierati davanti ad Ashley, che eliminava i bersagli col fucile di precisione. Shepard non avrebbe mai pensato che fosse così brava. Ad ogni modo, avevano trovato un ritmo: mentre Kaidan faceva volare i nemici per aria grazie ai suoi poteri biotici, il comandante ne approfittava per ucciderli con pochi colpi di pistola ma ben mirati. Ben presto i fastidiosi cecchini geth vennero eliminati da Ashley, che dovette cambiare arma: erano infatti arrivati alle scale.
- Sembra tutto tranquillo-, disse Ashley,-Ehi, ma dove è finito quel tizio?
- Non importa. Merda, ho finito il medigel-, disse Kaidan.
- A cosa ti serve il medigel?-, gli chiese Shepard.
- Per la tua ferita, Comandante. Non vorrei che…
- Cosa c’è, tenente Alenko, ti stai innamorando del comandante?-, scherzò Ashley.
La sua forse ingenua battuta fece calare su di loro un silenzio imbarazzante. Shepard vide Kaidan arrossire.
- Oh, no, io… io… beh, non vorrei che le prestazioni del comandante si riducano, ecco.
- Tranquillo, tenente. Non sarà uno sgraffio a fermarmi-, lo tranquillizzò Shepard.
- Comunque, prima di andare volevo dirti una cosa, comandante.
- Cosa?
- Ti ricordi l’altro giorno, quando hai detto che sono un buon amico?
Shepard annuì.
- Beh, io… io speravo che tu lo dicessi, ecco. Ho sempre avuto speranze, aspettative da parte tua. Quello che voglio dire è che speravo di essere qualcosa di più di un sottoposto per te. Un amico, sì. erano queste le mie speranze, le mie aspettative. Le tue parole sono state una rivelazione.
- Grazie Kaidan, vale anche per me. Ora non perdiamo ulteriore tempo.Arrivati davanti alle scale, udirono un rumore sinistro e metallico.
- Geth cacciatori-, sibilò Ashley,-Facciamo attenzione.Shepard strinse la pistola. Vide Kaidan porsi davanti a lei. Sapeva che non doveva farlo, il suo posto era dietro. Il suo comportamento la irritava. Lei era il comandante, non una fanciulla indifesa! Avrebbe dovuto dirglielo, una volta usciti da lì.
Shepard si guardò attorno con circospezione, trattenendo il fiato.
Ad un tratto udì un grido.
Si voltò di scatto. Un geth aveva assalito Ashley balzandole addosso, e la ragazza non riusciva a scrollarselo di dosso. Shepard mirò a quella che doveva sembrare la testa del geth, riuscendo a tramortirlo. Il sintetico mollò la presa e cadde per terra. Ashley, infuriata, lo martoriò con una raffica di proiettili.
Intanto Kaidan aveva rintracciato l’altro geth, che Shepard riuscì a freddare senza troppo impegno.
- Dietro di me-, disse.
- Agli ordini-, rispose laconico il tenente.
Salirono le scale. Pareva tutto deserto. Sulla destra trovarono un’uscita, e dopo una donna che puntava loro contro l’arma. Probabilmente temeva un attacco geth. Erano arrivati alla colonia.
- Senza tutti questi maledetti alieni o sintetici che siano, le nostre colonie avrebbero prosperato senza problemi. E invece, guarda qui, comandante-, disse Williams.
- Tutto ciò è colpa di Saren e dei geth, Ashley. Di loro soltanto, non dimenticartelo.
Trovare quel Fai Dan in mezzo a quell’ammasso informe di edifici non fu semplice. I coloni erano troppo terrorizzati per fornire al gruppo, e gli scienziati che si occupavano delle risorse erano troppo indaffarati. Alla fine, dopo aver girovagato in tondo per tutta la colonia, trovarono il famigerato Fai Dan. Shepard notò che il radar non riusciva più a trovare il segnale, mostrando a video la solita parola “disturbato”. Chissà cosa stava facendo interferenza. Non sembravano esserci cacciatori geth in giro.
- Comandante! Finalmente hanno mandato qualcuno ad aiutarci!-, esclamò il tale di nome Fai Dan, che aveva un tono più turbato rispetto all’uomo incontrato al momento dell’attracco.
- Siete un po’ in ritardo, eh-, disse una donna al suo fianco, con arroganza.
- Portate rispetto-, disse Shepard. Avrebbe voluto dire che non erano tenuti ad aiutarli, quindi la donna e i coloni avrebbero dovuto quantomeno ringraziarli, ma tacque.
- Arcilia!-, la rimproverò Fai Dan, -Scusa Comandante, questi continui attacchi ci hanno…
- Attenzione!-, gridò Arcilia, indicando col fucile un punto dietro di lei.
- Ci sono dei geth nella torre-, disse il soldato.
Ecco cosa aveva disturbato il segnale. Shepard avrebbe dovuto pensarci. Trovò immediatamente riparo e fece iniziare le danze macabre. I geth si nascondevano nei corridoio perpendicolari a quello centrale della torre. Era difficile attaccarli, da quella postazione, ma uscire allo scoperto era rischioso. I geth, inoltre, avevano eretto degli scudi che li proteggevano ulteriormente. Ashley e Shepard iniziarono a far fuoco a oltranza, riuscendo a distruggere le protezioni, poi Kaidan, veloce, si nascose accanto alla porta e caricò un attacco biotico che sorprese un paio di geth. Gli altri si misero al riparo, spaventati, e dettero l’occasione al comandante e all’artigliere capo di uscire allo scoperto e di avvicinarsi alla torre, posizionandosi in un luogo più consono. Da lì Shepard poteva mirare benissimo ai geth nascosti nei corridoio posti nella parte sinistra della torre, mentre quelli a destra erano a un tiro di schioppo da Ashley. Ergere ulteriori scudi non servì a nulla ai sintetici, che caddero vittima di Shepard e dei suoi.
Entrarono. I corridoi erano liberi, ma al primo piano volavano degli spari. Quindi, Shepard, Kaidan e Ashley salirono, sorprendendo due geth intenzionati a massacrare un uomo. Ma furono massacrati loro.
Ne trovarono altri in una sorta di atrio.
Fu una vera carneficina, ma i veri ostacoli rilevanti che trovarono furono un cecchino geth veramente ben piazzato e un distruttore geth, che venne ucciso da Shepard con la collaborazione di Ashley.
- Chissà cosa vogliono dai coloni…-, disse Kaidan.
- Forse dai coloni poco o nulla-, rispose Shepard, - Forse la chiave di tutto è la ExoGeni. Che stia combinando qualcosa, proprio come la Binary Helix?
- Non mi stupirei: ormi la scienza non ha più un’etica, e questo è quello che ci sorte fuori. Ad ogni modo, a preoccuparmi di più non sono questi ammassi di ferraglia, bensì i coloni. Avete visto come sono strani?
- Cosa intendi dire, Ashley?
- Beh, se io fossi un civile e la mia colonia venisse attaccata da orde di geth, beh, non rimarrei lì impalata a non fare nulla. o comunque, non avrei quella voce pacata con cui loro ci hanno detto “Presto i geth ci attaccheranno. Trova Fai Dan, io non so dove è”. E anche ilo tizio allo spazioporto… naaah, non mi piace.
- Hai ragione, Ashley. Andiamo, ho la sensazione che prima andremo via da questa colonia, meglio sarà.Si avviarono da Fai Dan e da Arcilia, che erano rimasti sul posto.


- La torre è salva grazie a te, Comandante.
- Sono felice che l’avamposto sia salvo, almeno per ora.
- Apprezzo molto il tuo interessamento e i tuoi sforzi contro i geth.
- Abbiamo allentato la loro avanzata, ma torneranno. Loro tornano sempre-, disse Arcilia.
- Aiutatemi a scoprire cosa stanno cercando i geth-, chiese Shepard.
- Noi non sappiamo cosa stiano cercando-, ammise Fai Dan, - Sono venuti qui e ci hanno attaccato. Non sappiamo altro. La loro base però è al quartier generale della ExoGeni. Forse lì troverai le risposte alle tue domande.
- È la compagnia per la quale lavoravamo. L’autostrada conduce al quartier generale dei geth-, spiegò Arcilia.
- Pare che tu abbia fatto centro, comandante-, commentò Ashley. 


Prima di partire alla volta della ExoGeni, si fermarono ad aiutare i coloni feriti. I geth non avevano provato pietà. Ma d’altronde, loro erano sintetici, non potevano provare sentimenti, o almeno era quello che credeva Shepard.
Stava curando una ragazza che stava perdendo molto sangue dal ventre. Era incinta, prima dell’attacco. Poi aveva dovuto abortire. Il suo volto era un misto di lacrime e sangue. Shepard non sapeva cosa dirle o cosa fare per lei, probabilmente non poteva nulla contro quel dolore. Si alzò e si mise a sedere da una parte, distante da tutti. Avrebbe voluto tanto salvare tutta la colonia, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Saren e la sua stupida guerra. Cosa voleva ottenere? E perché?
- Forse dovremo andare, comandante. Qui ci sono abbastanza medici, noi non possiamo fare nulla per loro.
- Resteremo ancora un po’ qui, Kaidan.Il tenente le si sedette accanto.
- Non puoi salvarli tutti, Shepard.
- Ma lo vorrei.
- Tutti lo vorremmo.Kaidan guardò negli occhi Shepard.
- Sai, comandante, prima ti ho mentito.Shepard tacque, non sapendo di cosa stesse parlando Kaidan.
- Quando mi hai detto che per te sono un buon amico, hai aperto un buco nero dentro di me. Ci ho riflettuto a lungo, sai’ ho pensato alla nostra missione. Ho pensato…-, Kaidan sussurrò dopo questa frase, -A noi due.
- Noi due? Kaidan, non c’è nessun noi due!
Shepard si pentì di aver pronunciato quella frase.
- Appunto. Ho pensato… io provavo qualcosa per te, Shepard. E lo provo. Ed è amicizia, solo amicizia, ma per un momento ho avuto aspettative più ampie. Ho avuto speranze enormi. Non so perché. sono solo un sottoposto, Shepard, e il protocollo… ma tu hai lasciato un buco nero dentro di me. Oh, cosa sto dicendo?
Shepard lo fissò negli occhi, e sentì il suo cuore battere incessantemente. Come sempre, quando lo guardava, perciò lo evitava.
- Anche io ho pensato a queste cose.
- Davvero? Shepard, il protocollo lo vieta. Tecnicamente, non dovremmo nemmeno essere amici o qualcosa di simile. E sai perché? perché se succedesse qualcosa…
- Io non riesco ad anestetizzare il cuore, Kaidan. Mi dispiace.
- Cosa vorresti dire?
- Che non rinuncerei mai  a nessuno di voi. Siete il mio equipaggio. Io vi voglio salvare.
Sentì la mano di Kaidan sfiorarle il braccio. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Voleva dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa.
- Sarà difficile. Ma io sarò al tuo fianco.
- Kaidan, di quali speranze e aspettative dicevi prima?
Il tenente aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotto.
- Penso sia l’ora di partire, o quei geth attaccheranno di nuovo. È l’ora di sterminarli!-, esclamò Ashley.
Poi si fermò davanti a loro. osservò la mano di Kaidan posata su quella di Shepard.
- Ho interrotto qualcosa?
- No, Ashley, non hai interrotto nulla-, disse Shepard, alzandosi,- Hai ragione. È l’ora di andare. 
   
 
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